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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Far Bene le Cose ma Comunicarle Male: + 1 – 1 = 0
Notizie Brevi

Far Bene le Cose ma Comunicarle Male: + 1 – 1 = 0. Comunicazione e MarketingImprenditori non ci si improvvisa, non ti alzi una mattina e decidi che entro il pomeriggio puoi fare un prodotto o un servizio che non conosci. Non acquisisci le nozioni tecniche, produttive e distributive in un lasso di tempo limitato, ma vengono da un chiaro e ponderato ragionamento in cui si bilanciano pro e contro, tecnica e dedizione, fatica e capacità, tempo e risultato. Emergere nel mercato interconnesso di oggi è veramente difficile, il tuo prodotto o servizio deve essere ben ponderato e devi dedicargli la massima cura e il massimo sforzo per dare ai tuoi clienti un risultato che sia, non solo utile alla loro vita, ma probabilmente migliore della media della concorrenza. La globalizzazione ha cambiato i sistemi distributivi e, se da una parte offrono molte opportunità, hanno l’inconveniente di essere estremamente affollati di proposte più o meno valide, in cui le imprese lottano per avere una corretta vetrina di sé stesse. Fare buoni prodotti o buoni servizi oggi non è più sufficiente se non sai come comunicare al mercato le tue qualità e le tue prerogative. Anni fa bastava avere un sito internet, fare delle fiere, avere collaboratori commerciali che proponevano la tua azienda. Oggi le cose sono cambiate, in modo radicale, in quanto internet è sempre più affollato e le proposte si moltiplicano riducendo l’attenzione dei tuoi potenziali clienti. Le fiere attraversano periodi di difficoltà e la rete vendita, complice anche i costi aziendali per la sua gestione, sono in diretta concorrenza con le vendite on line. Farsi notare sulla rete, avere la possibilità di trovare la giusta attenzione per la tua azienda in modo da catturare nuovi clienti, comporta impegno e dedizione. La comunicazione aziendale è un pilastro portante di ogni grande o piccola azienda, perché in internet siamo tutti uguali, ma ci possiamo differenziare in base ai contenuti che creiamo e la fidelizzazione che costruiamo con i nostri potenziali clienti. Blog, Newsletter, pagine social e articoli aziendali sono un valido aiuto all’imprenditore che vuole far crescere la sua azienda sul proprio territorio o all’estero. Pensare di risparmiare sulla comunicazione significa chiudere il cancello della propria azienda e staccare i telefoni e la corrente elettrica aspettando la fine. Una comunicazione corretta, qualitativa, puntuale e professionale crea una reputazione importante che ti darà la giusta spinta nel tuo business, senza portare via tempo a te e al tuo staff per concentrarti su quello che sai fare bene.

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https://www.rmix.it/ - Riciclo e Devulcanizzazione degli Elastomeri: Tecniche Innovative per una Sostenibilità Garantita
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Riciclo e Devulcanizzazione degli Elastomeri: Tecniche Innovative per una Sostenibilità Garantita
Economia circolare

Scopri come ridurre l’impatto ambientale e recuperare le proprietà dei polimeri vulcanizzati con le più avanzate strategie di economia circolaredi Marco ArezioQuando si parla di elastomeri, ci si riferisce a una vasta famiglia di materiali polimerici in grado di subire deformazioni elastiche considerevoli e di recuperare poi la forma originaria, grazie alla presenza di una struttura chimico-fisica reticolata. Tale caratteristica li rende estremamente utili in un’ampia gamma di applicazioni: dall’industria automobilistica (ad esempio, nella produzione di pneumatici e guarnizioni) al settore dell’edilizia (isolanti, rivestimenti), passando per dispositivi medici, giocattoli e componenti elettronici. Di contro, proprio la loro natura reticolata – specialmente quando si parla di gomma vulcanizzata, in cui la reticolazione è irreversibile – rende complesso il riciclo a fine vita. Negli ultimi anni, con il crescente interesse verso la sostenibilità e l’economia circolare, si è puntato molto a individuare vie percorribili per reimpiegare gli elastomeri esausti, evitando di ricorrere a metodi di smaltimento come la discarica o l’incenerimento. La ricerca industriale e accademica ha quindi dedicato sforzi crescenti alla messa a punto di strategie volte a ridurre l’impatto ambientale degli elastomeri, massimizzando il recupero di materia prima secondaria. Uno dei processi chiave in questo contesto è la cosiddetta “devulcanizzazione”, che consente di rompere i legami di zolfo (e talvolta quelli carbonio-zolfo) responsabili della reticolazione, restituendo al materiale una parte delle proprietà di processabilità iniziale. La sfida, tuttavia, è ampia e articolata: da un lato vi sono gli elevati volumi di produzione e consumo di gomma (sia naturale, sia sintetica), dall’altro le difficoltà tecniche di lavorazione, unite a una regolamentazione sempre più severa in materia di emissioni e di utilizzo di sostanze chimiche potenzialmente pericolose. Le possibilità di migliorare la sostenibilità della filiera passano, dunque, per l’innovazione tecnologica e per una visione strategica che abbracci l’intero ciclo di vita del materiale: dalla progettazione iniziale (design for recycling) fino al suo recupero post-uso. Vantaggi Ambientali del Riciclo degli Elastomeri: Perché Puntare alla Devulcanizzazione Il riciclo degli elastomeri si inserisce in un contesto più ampio di transizione ecologica e di economia circolare. Evitare lo smaltimento in discarica permette di ridurre non solo il consumo di risorse naturali (come la gomma vergine, ottenuta da materie prime spesso non rinnovabili o comunque limitate), ma anche le emissioni di CO₂ e altri inquinanti. A differenza dell’incenerimento, che pur consente un recupero energetico parziale, la possibilità di recuperare il materiale polimerico apre orizzonti molto più ampi. Le tecniche di devulcanizzazione, in particolare, consentono di recuperare porzioni significative delle caratteristiche meccaniche del polimero, di modo che il materiale riciclato possa essere impiegato in applicazioni di buon livello qualitativo. Un elastomero devulcanizzato – se ben formulato – potrà entrare in blend con una matrice vergine e dare vita a nuovi articoli tecnici, in un ciclo virtuosamente ripetibile. In un’ottica di valutazione dell’impatto ambientale, svariati studi condotti a livello internazionale sottolineano i vantaggi della devulcanizzazione rispetto ad altre soluzioni di recupero. L’impiego di metodologie di analisi come il Life Cycle Assessment (LCA) evidenzia come, pur essendoci consumi energetici e chimici da considerare, il bilancio di CO₂ risulti comunque spesso positivo rispetto alle strategie di smaltimento tradizionali. Inoltre, risulta di particolare interesse il potenziale di riduzione dei rifiuti, che altrimenti andrebbero ad aumentare il carico sulle discariche e, nel caso delle gomme fuori uso, rischierebbero di generare ulteriori problemi di inquinamento e di sicurezza (p.e. incendi di pneumatici). Principali Sfide nel Recupero e Riciclo degli Elastomeri: Dalla Reticolazione alla Selezione dei Processi Uno degli ostacoli più significativi nel riciclo degli elastomeri riguarda la natura stessa del materiale. Quando la gomma viene vulcanizzata – un processo tipicamente basato sull’uso di zolfo o di altre sostanze reticolanti – si formano ponti chimici che collegano le catene polimeriche in modo permanente. Questa reticolazione fa sì che la gomma mantenga le sue proprietà elastiche anche in condizioni di stress meccanico, ma rende difficile separare e “riadattare” i polimeri una volta che il prodotto arriva a fine vita. Le criticità da affrontare nella prospettiva del riciclo includono: Compatibilità tra materiali diversi: Molti manufatti elastomerici sono composti da blend di gomme differenti o contengono additivi e rinforzanti (come nerofumo, silice, oli, antiossidanti). La presenza di questi componenti può complicare il processo di riciclo. Stabilità termica e chimica: Le alte temperature richieste in alcuni processi di devulcanizzazione possono portare alla degradazione termica delle catene polimeriche, generando sottoprodotti indesiderati e riducendo le proprietà meccaniche del materiale riciclato. Fattibilità economica: Investire in impianti e tecnologie di devulcanizzazione necessita di un adeguato riscontro sul mercato. Se il costo del materiale riciclato è troppo elevato rispetto a quello vergine, il settore industriale potrebbe scegliere la via più economica, sebbene meno sostenibile. Ciononostante, la spinta normativa e sociale verso soluzioni a basso impatto ambientale favorisce la ricerca e lo sviluppo di metodologie sempre più performanti. Molti Paesi, inoltre, prevedono incentivi o obblighi di legge che spingono le aziende a investire in questi processi. In alcune regioni europee, ad esempio, è obbligatorio recuperare una percentuale elevata di pneumatici esausti, con conseguenti opportunità di mercato per le tecniche di devulcanizzazione. Tecniche di Devulcanizzazione: Come Riciclare gli Elastomeri in Modo Efficace La devulcanizzazione è un processo che mira a spezzare i ponti di reticolazione presenti nella gomma vulcanizzata, restituendo al polimero una certa “fluidità” e capacità di formare nuovi articoli. Questa operazione deve essere condotta con attenzione, cercando di limitare la degradazione delle catene principali: l’obiettivo non è distruggere il polimero, ma agire selettivamente sui legami che lo rendono eccessivamente rigido e non lavorabile. Nel corso degli anni, sono state proposte diverse soluzioni, spesso adoperate in combinazione tra loro, a seconda del tipo di elastomero e del risultato desiderato: Devulcanizzazione Meccanica Nel caso della devulcanizzazione meccanica, le gomme esauste vengono sottoposte a forze di taglio elevate (shear), di solito in estrusori o mulini. La combinazione di taglio meccanico e aumento di temperatura favorisce la rottura di alcuni legami di reticolazione. Si tratta di un metodo relativamente semplice, ma non sempre altamente selettivo: oltre ai ponti di zolfo, possono subire danni anche le catene polimeriche principali, compromettendo parte delle proprietà meccaniche finali. Devulcanizzazione Chimica Un’altra strada è quella di impiegare agenti chimici selettivi, come disolfuri organici, ammine o composti a base di fosforo, progettati per agire sui legami S-S (zolfo-zolfo) o C-S (carbonio-zolfo). Con una buona formulazione, è possibile “aprire” la rete polimerica senza intaccarne eccessivamente la struttura. Tuttavia, l’uso di questi reagenti richiede cautela: bisogna tener conto degli aspetti di costo, tossicità e smaltimento dei sottoprodotti. Devulcanizzazione Termica Esporre l’elastomero a elevate temperature rappresenta una soluzione più tradizionale, in cui il calore rompe i legami reticolanti. Questo processo è piuttosto diffuso, ma necessita di un controllo rigoroso dei parametri di processo per evitare un’eccessiva degradazione termica. In alcuni casi, viene combinato con l’impiego di sostanze chimiche o additivi che ne aumentano l’efficacia. Devulcanizzazione a Microonde Negli ultimi anni, la tecnologia delle microonde ha suscitato un certo interesse per la sua capacità di riscaldare in modo selettivo le zone di reticolazione contenenti zolfo. Il nero di carbonio, spesso presente negli elastomeri, funge inoltre da assorbitore di microonde, facilitando il processo. Questa tecnica può essere più efficiente dal punto di vista energetico e più selettiva rispetto ai metodi termici convenzionali, anche se richiede impianti specializzati e investimenti iniziali. Devulcanizzazione a Ultrasuoni La rottura selettiva dei ponti di zolfo può essere ottenuta anche tramite le onde ultrasoniche, che esercitano un’azione di cavitazione e creano micro-sforzi locali capaci di disgregare la rete reticolata. Il processo può avvenire, ad esempio, in un estrusore dotato di un sistema a ultrasuoni, ma l’elevato costo di questa tecnologia ne ha finora limitato l’adozione su larga scala. Devulcanizzazione con Fluidi Supercritici Alcune ricerche hanno dimostrato che l’utilizzo di anidride carbonica supercritica (CO₂ sc) o altri fluidi supercritici può gonfiare la struttura polimerica e facilitarne la rottura selettiva. Questa tecnologia è affascinante per il basso impatto ambientale dei fluidi impiegati (specialmente quando si usa CO₂), ma richiede impianti complessi a elevata pressione e un controllo accurato dei parametri di processo. Studi di Settore sul Riciclo degli Elastomeri: Dati e Prospettive Globali Diverse organizzazioni, tra cui l’European Tyre and Rubber Manufacturers’ Association (ETRMA) in Europa e la Rubber Division dell’American Chemical Society negli Stati Uniti, pubblicano periodicamente dati e analisi sulle quantità di gomma prodotta e sullo stato del riciclo. A livello mondiale, il consumo di gomma naturale e sintetica supera decine di milioni di tonnellate l’anno, con tassi di crescita sostenuti soprattutto nei mercati emergenti. Una parte consistente del consumo è legata alla produzione di pneumatici, per i quali il riciclo e il recupero sono spesso oggetto di politiche specifiche. L’Unione Europea, ad esempio, impone di recuperare e riciclare una percentuale significativa di pneumatici fuori uso, incentivando così i processi di macinazione meccanica, pirolisi e, sempre più di frequente, devulcanizzazione. Molte aziende hanno investito nella creazione di veri e propri impianti di rigenerazione della gomma, che puntano a ottenere materiali con proprietà simili a quelle della gomma vergine. Secondo i rapporti più recenti, i metodi di devulcanizzazione – quando progettati con cura – possono ottenere un grado di recupero delle prestazioni meccaniche che va dal 50% a oltre il 70-80%, in base al tipo di gomma e alla combinazione di agenti usati. Ciò significa che una porzione significativa di elastomero può essere reimmessa nei cicli produttivi, con evidenti vantaggi in termini di risparmio di materie prime, energia e riduzione delle emissioni complessive. La comunità scientifica pubblica con regolarità studi su riviste come Polymer Degradation and Stability o il Journal of Applied Polymer Science, approfondendo sia gli aspetti strettamente chimico-fisici dei processi di devulcanizzazione, sia quelli economici e normativi. In particolare, si sta lavorando allo sviluppo di reagenti “green” e di tecnologie ibride (ad esempio, microonde combinate con agenti chimici o meccanici) per migliorare ulteriormente l’efficienza e la selettività del processo. Conclusioni sulla Sostenibilità e il Futuro del Riciclo degli Elastomeri La ricerca e l’innovazione nel settore del riciclo degli elastomeri – e in particolare lo sviluppo di tecniche di devulcanizzazione sempre più efficaci – rivestono un ruolo cruciale per la transizione verso un modello di economia circolare. L’industria della gomma, data la sua importanza strategica e l’elevato volume di produzione, si trova di fronte a una sfida pressante: conciliare la crescente domanda di prodotti elastomerici con l’urgenza di ridurre l’impatto ambientale. La devulcanizzazione rappresenta una delle strade più promettenti per dare nuova vita ai prodotti in gomma vulcanizzata, permettendo di recuperare parte delle proprietà originali del materiale. È però fondamentale continuare a investire in ricerca, con l’obiettivo di perfezionare la selettività del processo, limitare l’uso di sostanze pericolose e ottenere prestazioni meccaniche sempre più vicine a quelle dei prodotti vergini. In parallelo, la progettazione di elastomeri “facilmente riciclabili” – a partire dalla scelta di agenti reticolanti e additivi meno problematici – può rappresentare una svolta, rendendo l’intero ciclo di vita del prodotto più sostenibile. Le spinte provenienti dalla legislazione, dagli incentivi economici e dalla sensibilità sociale verso l’ambiente porteranno probabilmente a un’accelerazione di questa transizione. Nei prossimi anni, ci si può attendere un incremento delle collaborazioni tra aziende produttrici di gomma, centri di ricerca e istituti universitari, finalizzate allo sviluppo di tecnologie all’avanguardia. Questa evoluzione non interesserà solo gli addetti ai lavori, ma anche i consumatori, che in futuro potrebbero trovarsi a scegliere fra prodotti in gomma realizzati con diverse percentuali di materiale riciclato. Sostenere attivamente tale cambiamento significa promuovere un utilizzo più responsabile delle risorse, ridurre l’impatto ambientale e contribuire alla formazione di un mercato più consapevole e rispettoso dell’ecosistema. In definitiva, il riciclo degli elastomeri basato su tecniche di devulcanizzazione appare destinato a consolidarsi quale pilastro fondamentale di un sistema produttivo più sostenibile. Grazie ai progressi nella ricerca, alla condivisione delle conoscenze e all’applicazione di normative più attente all’ambiente, potremo assistere alla graduale trasformazione del settore della gomma in una filiera circolare, in grado di valorizzare e reimpiegare le risorse, contribuendo in maniera sostanziale alla riduzione dei rifiuti e delle emissioni di CO₂.© Riproduzione Vietata

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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Trasformazione Creativa: L'Arte di Rinnovare i Rifiuti
Economia circolare

Esplorazione del Movimento dell'Arte da Rifiuto: Impatto, Artisti e Mercatodi Marco ArezioL'arte realizzata con materiali di rifiuto affonda le sue radici nel contesto delle avanguardie artistiche del XX secolo, quando artisti come Marcel Duchamp introdussero l'uso di oggetti quotidiani, i ready-made, nelle loro opere, sfidando le definizioni tradizionali di cosa potesse essere considerato arte. Tuttavia, l'adozione specifica di rifiuti e materiali scartati come mezzi principali per la creazione artistica ha iniziato a guadagnare terreno negli anni '60 e '70, parallelamente all'emergere di movimenti ambientalisti e di sensibilizzazione verso il consumo sostenibile. In questo periodo, l'arte da rifiuto emergeva non solo come espressione estetica ma anche come critica sociale e commento politico. Artisti come Robert Rauschenberg e Tony Cragg hanno utilizzato rifiuti e detriti urbani per creare le loro opere, esplorando temi di sovrapproduzione, consumismo e la trasformazione del rifiuto in risorsa.Evoluzione nel Tempo Nel corso dei decenni successivi, l'arte da rifiuto ha continuato a evolversi, con artisti che sperimentano una vasta gamma di materiali scartati, dai rifiuti domestici ai detriti industriali, fino a materiali naturali considerati "rifiuti" in un contesto specifico. La pratica si è espansa per includere una varietà di tecniche e media, dall'assemblaggio alla scultura, dall'installazione al collage, riflettendo una crescente preoccupazione globale per le questioni ambientali e la sostenibilità. Negli anni 2000, l'arte da rifiuto ha guadagnato ulteriore visibilità e riconoscimento, con artisti come El Anatsui e Vik Muniz che raggiungono un pubblico internazionale attraverso mostre in prestigiosi musei e gallerie. Questo periodo ha visto anche un aumento della collaborazione tra artisti e comunità locali, con progetti che non solo trasformano fisicamente i rifiuti in arte, ma cercano anche di coinvolgere e sensibilizzare il pubblico sui problemi di gestione dei rifiuti e conservazione ambientale.Riconoscimento Accademico e Culturale L'accoglienza accademica e culturale dell'arte da rifiuto ha variato nel tempo, con alcuni critici e istituzioni che inizialmente esitavano a riconoscerla come forma d'arte legittima. Tuttavia, con l'aumentare della consapevolezza ambientale e il crescente apprezzamento per le pratiche artistiche che sfidano i confini tradizionali, l'arte da rifiuto ha guadagnato un posto rispettato nel dialogo artistico contemporaneo. Le università e le scuole d'arte hanno iniziato ad includere l'arte da rifiuto nei loro curricula, riconoscendola come un importante veicolo per esplorare e discutere questioni di sostenibilità, etica del consumo e il ruolo dell'arte nella società. Musei e gallerie in tutto il mondo ospitano regolarmente mostre dedicate a questa forma d'arte, segnando il suo consolidamento come movimento influente e rilevante.Artisti e Opere Chiave Questo capitolo si concentra sui protagonisti del movimento dell'arte da rifiuto, esaminando gli artisti che hanno segnato con le loro opere il panorama artistico contemporaneo. Attraverso l'analisi delle loro creazioni, si evidenziano i materiali utilizzati, le tecniche adottate e i messaggi che intendono trasmettere, sottolineando l'unicità e l'importanza di ogni artista nel contesto del movimento.Artisti e Opere Europei Michelangelo Pistoletto: Uno dei pionieri dell'Arte Povera, Pistoletto ha utilizzato materiali di scarto e oggetti di uso quotidiano per riflettere sul rapporto tra arte e vita. Le sue "Venus of the Rags" combinano statue classiche con montagne di stracci, simboleggiando il confronto tra l'ideale di bellezza e il rifiuto della società consumistica. Thomas Hirschhorn: Conosciuto per le sue installazioni immersive create da materiali effimeri e di scarto, come cartone, nastro adesivo e plastica. L'opera "Bataille Monument" ha trasformato spazi pubblici in aree di dialogo sociale, utilizzando i rifiuti per interrogare temi di consumo, povertà e comunità.Artisti e Opere dalle Americhe Vik Muniz: L'artista brasiliano ha guadagnato fama internazionale con la serie "Pictures of Garbage", dove ha collaborato con i catadores (raccoglitori di materiali riciclabili) di uno dei più grandi discariche a cielo aperto del mondo, a Rio de Janeiro, creando ritratti grandiosi utilizzando i rifiuti raccolti. Queste opere interrogano la natura del valore artistico e sociale, trasformando letteralmente il rifiuto in bellezza e dignità. Mierle Laderman Ukeles: Artista americana associata al movimento di manutenzione dell'arte, ha dedicato la sua carriera a sfidare le nozioni di lavoro di servizio, arte e il valore dei rifiuti. La sua performance "Touch Sanitation" ha coinvolto il saluto personale di ogni lavoratore dell'igiene di New York, enfatizzando l'umanità e l'importanza del lavoro considerato "invisibile".Artisti e Opere dall'Asia e altre regioni El Anatsui: L'artista ghanese è celebre per le sue sculture flessibili realizzate da migliaia di tappi di bottiglia di metallo riciclati, collegati insieme per creare vasti panneggi che ricordano tessuti tradizionali africani. Le sue opere, come "Black River", esplorano temi di consumo, scambio culturale e la bellezza rinvenuta nei materiali trascurati. Song Dong: Questo artista cinese utilizza una varietà di materiali scartati nelle sue installazioni per esplorare la transitorietà della vita e il valore emotivo degli oggetti quotidiani. "Waste Not" è un'opera commovente che presenta gli oggetti domestici accumulati dalla famiglia dell'artista per decenni, riflettendo su perdita, memoria e il consumismo.Analisi delle Opere Significative Ogni artista selezionato rappresenta un approccio unico all'utilizzo di materiali di scarto, dimostrando la versatilità e la profondità del movimento dell'arte da rifiuto. Attraverso le loro opere, questi artisti non solo trasformano fisicamente i materiali ma ricodificano il significato e il valore attribuito al rifiuto, invitando a una riflessione critica sulle pratiche di consumo e sulle responsabilità ecologiche. Le tecniche variano dalla scultura all'installazione, dal collage alla performance, evidenziando la ricchezza e la diversità del movimento. I materiali, una volta considerati inutili, acquistano nuove vite come elementi di opere d'arte, sfidando le percezioni convenzionali di bellezza e valore. I messaggi veicolati attraverso queste opere sono potenti e molteplici, spaziando dalla critica al consumismo sfrenato e all'indifferenza ambientale, alla celebrazione della resilienza umana e alla capacità di reinvenzione e rigenerazione. Questi artisti ci ricordano che l'arte ha il potere di trasformare non solo materiali ma anche prospettive, invitando a una maggiore consapevolezza e responsabilità verso il nostro pianeta e le nostre comunità.Tematiche e Messaggi L'arte creata a partire da materiali scartati non è solo una manifestazione di creatività e ingegnosità; è anche una forma di comunicazione potente che veicola messaggi profondi riguardanti l'ambiente, il consumismo, la sostenibilità e la trasformazione. Questo capitolo esplora le tematiche e i messaggi intrinseci nell'arte da rifiuto, analizzando come gli artisti utilizzano i materiali scartati per riflettere su questioni globali e stimolare un cambiamento nel pubblico.Ambientalismo e Sostenibilità Una delle tematiche più evidenti nell'arte da rifiuto è l'ambientalismo. Gli artisti che lavorano con materiali scartati spesso cercano di mettere in luce l'impatto ambientale del consumismo sfrenato e della produzione di rifiuti. Opere che incorporano plastica monouso, elettronica obsoleta e altri rifiuti industriali servono come commento critico sulla cultura del "usa e getta" e sull'accumulo di detriti che minaccia gli ecosistemi naturali.Critica al Consumismo Molti artisti dell'arte da rifiuto mirano a sfidare direttamente le norme del consumismo, evidenziando la brevità della vita utile di molti prodotti e il ciclo incessante di consumo e scarto. Attraverso la trasformazione di rifiuti in arte, questi artisti propongono una riflessione sul valore degli oggetti, invitando a considerare pratiche di consumo più consapevoli e sostenibili.Rinascita e Trasformazione Un messaggio potente veicolato attraverso l'arte da rifiuto è quello della trasformazione e rinascita. Gli artisti dimostrano come materiali considerati inutili o dannosi possano essere trasformati in qualcosa di bello e significativo. Questa tematica non solo serve a ispirare un nuovo apprezzamento per i materiali scartati, ma funge anche da metafora per la possibilità di cambiamento e rinnovamento nella società e nell'individuo.Messaggio Sociale ed Ambientale L'arte da rifiuto spesso incorpora un forte messaggio sociale ed ambientale, incitando alla riflessione su come le pratiche individuali e collettive influenzino l'ambiente. Attraverso l'esplorazione di temi come la gestione dei rifiuti, l'inquinamento e la conservazione delle risorse, gli artisti mirano a stimolare un dialogo attivo sui modi in cui possiamo contribuire a un futuro più sostenibile.Riflessioni Iniziali Questo capitolo sottolinea l'importanza dell'arte da rifiuto come veicolo per la critica sociale e la sensibilizzazione ambientale. Attraverso l'uso di materiali scartati, gli artisti non solo mettono in discussione le norme del consumismo e dell'accumulo di rifiuti, ma offrono anche una visione di speranza e cambiamento, dimostrando il potenziale di trasformazione insito nei materiali più umili. L'arte da rifiuto, quindi, emerge come una pratica profondamente radicata nelle questioni contemporanee, che sfida gli spettatori a riflettere sul proprio impatto ambientale e a considerare vie alternative verso un futuro più sostenibile.Classificazione e Accoglienza Critica La crescente prevalenza dell'arte da rifiuto nel panorama artistico contemporaneo solleva questioni interessanti sulla sua classificazione e sulla ricezione da parte della critica e del pubblico. Questo capitolo esamina il posizionamento dell'arte da rifiuto all'interno delle categorie artistiche esistenti e considera le varie risposte che ha suscitato nel mondo dell'arte.L'Arte da Rifiuto come Arte Moderna o Contemporanea Determinare se l'arte da rifiuto debba essere classificata come arte moderna, contemporanea o come un movimento a sé stante è un compito complesso. L'uso di materiali di scarto come medium artistico sfida le definizioni tradizionali dell'arte, proponendo una nuova narrazione nell'arte contemporanea. Sebbene condivida affinità con alcune pratiche dell'arte moderna e contemporanea, come l'arte concettuale e l'assemblaggio, l'arte da rifiuto spesso si distingue per il suo forte impegno etico e ambientale.Accoglienza Critica e Posizionamento nel Panorama Artistico L'accoglienza critica dell'arte da rifiuto è stata varia, oscillando tra l'ammirazione per la sua innovazione e l'ingegnosità e il dibattito sulla sua legittimità come forma d'arte. La critica spesso si concentra sul messaggio ambientale e sociale trasmesso attraverso i materiali di scarto, lodando la capacità di questi artisti di sollevare consapevolezza e provocare il dibattito pubblico su temi urgenti. Tuttavia, alcuni critici hanno sollevato interrogativi sulla longevità e la conservazione di queste opere, dato il carattere degradabile e transitorio dei materiali usati. Queste preoccupazioni evidenziano la tensione tra il valore estetico e tematico dell'arte da rifiuto e le pratiche conservative tradizionali.Un Nuovo Canone? Man mano che l'arte da rifiuto continua a guadagnare terreno, alcuni propongono che meriterebbe di essere considerata una categoria artistica a parte, data la sua unicità e il suo impatto. Questa prospettiva suggerisce che l'arte da rifiuto non solo rappresenta una sfida alle convenzioni artistiche, ma offre anche una visione critica delle pratiche sociali e ambientali, meritevole di riconoscimento e studio specifico. La creazione di un nuovo canone per l'arte da rifiuto potrebbe facilitare ulteriori discussioni e ricerche su questo movimento, promuovendo una maggiore comprensione e apprezzamento delle sue qualità uniche e del suo potenziale per influenzare positivamente la società.Riflessioni Iniziali La classificazione e l'accoglienza dell'arte da rifiuto riflettono le sfide e le opportunità di questa pratica artistica innovativa. Mentre naviga tra ammirazione e critica, l'arte da rifiuto sollecita una riflessione continua sul ruolo dell'arte nella società e sulle responsabilità degli artisti e del pubblico nei confronti dell'ambiente. La sua capacità di connettere estetica, etica e azione offre un campo fertile per esplorazioni future, sia all'interno che al di fuori delle tradizionali categorie artistiche.Mercato e Valore Economico L'ultimo capitolo di questa tesi esplora il mercato e il valore economico dell'arte da rifiuto, un argomento che rivela tanto sul riconoscimento sociale e culturale di quest'arte quanto sulla sua sostenibilità finanziaria. Analizzando come le opere create da materiali scartati sono valutate, vendute e collezionate, possiamo ottenere una visione più completa del ruolo che l'arte da rifiuto gioca nel panorama artistico contemporaneo.Analisi del Mercato Negli ultimi anni, il mercato dell'arte da rifiuto ha visto una crescita significativa, con un numero crescente di collezionisti e gallerie interessati a queste opere. Questo interesse è spesso alimentato dalla crescente consapevolezza delle questioni ambientali e dalla ricerca di arte che esprime un impegno sociale o politico. Le mostre dedicate a questa forma d'arte, sia in gallerie private che in istituzioni pubbliche, hanno contribuito a incrementare la sua visibilità e attrattiva sul mercato.Esempi di Valori Approssimativi Il valore delle opere d'arte da rifiuto può variare ampiamente a seconda dell'artista, della complessità dell'opera e del messaggio che veicola. Alcuni artisti, come Vik Muniz o El Anatsui, hanno visto le loro opere raggiungere prezzi significativi in aste e vendite private. Ad esempio, le opere di El Anatsui possono superare i centomila dollari, riflettendo il suo riconoscimento internazionale e l'importanza critica del suo lavoro. Tuttavia, il valore di quest'arte non risiede esclusivamente nella sua quotazione economica. Il significato sociale, ambientale e culturale delle opere contribuisce a un valore intrinseco che trascende il prezzo di mercato, rendendole importanti per collezionisti e istituzioni che cercano di sostenere e promuovere l'arte con un messaggio forte e trasformativo.Fattori che Influenzano il Prezzo Diversi fattori influenzano il valore di mercato dell'arte da rifiuto, tra cui: Riconoscimento dell'Artista: Artisti con una solida reputazione e una presenza consolidata nel panorama artistico tendono a raggiungere prezzi più elevati. Unicità e Complessità dell'Opera: Le opere che dimostrano un alto livello di ingegnosità e originalità nel trattamento dei materiali scartati sono particolarmente apprezzate. Messaggio e Impatto Sociale: Opere che comunicano un messaggio potente e stimolano la riflessione su questioni ambientali o sociali possono suscitare un interesse maggiore.Riflessioni Conclusive Il mercato dell'arte da rifiuto riflette un crescente riconoscimento del valore dell'arte come mezzo per esplorare e affrontare questioni critiche del nostro tempo. Sebbene il valore economico delle opere possa essere un indicatore del successo e dell'accettazione all'interno del mercato dell'arte, è importante ricordare che l'arte da rifiuto trascende il suo valore commerciale, offrendo prospettive uniche su come possiamo riconciliarci con il nostro ambiente e le nostre pratiche di consumo. L'arte da rifiuto, quindi, rappresenta non solo un movimento artistico significativo ma anche un catalizzatore per il cambiamento sociale e ambientale, invitando artisti, collezionisti e spettatori a riconsiderare il valore e il potenziale dei materiali scartati.

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https://www.rmix.it/ - Cosa sono i Tensioattivi e che Impatto hanno sull’Ambiente
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Cosa sono i Tensioattivi e che Impatto hanno sull’Ambiente
Ambiente

Saponi, detersivi, shampoo, sono solo alcuni esempi di composti che contengono i tensioattividi Marco ArezioCome ogni medaglia esiste un lato brillante e uno scuro, nel nostro caso, oggi, parliamo sia del lato brillante, cioè i prodotti della pulizia che assolvono un compito nobile e doveroso, che del lato scuro, che riguarda l’impatto ambientale dello scarico dei tensioattivi nei fiumi, laghi e mari. Cosa sono i tensioattivi I tensioattivi, noti anche come surfattanti, sono composti chimici che vengono utilizzati comunemente nei detergenti, come lo shampoo, i saponi, i detersivi e molti altri prodotti per la pulizia personale e domestica. La loro principale funzione è quella di abbassare la tensione superficiale tra due fasi immiscibili, come ad esempio l'acqua e l'olio, permettendo loro di mescolarsi in una soluzione omogenea. Questa capacità li rende efficaci per disperdere grasso e sporco, facilitando la pulizia e l'eliminazione delle impurità. I tensioattivi possono essere di diversi tipi: - come anionici - cationici - non ionici - anfoteri ciascuno con proprietà specifiche a seconda dell'applicazione desiderata. Categorie e differenze tra i tensioattivi I tensioattivi possono essere suddivisi in diverse categorie principali in base alla loro polarità e carica elettrica. Le principali categorie di tensioattivi sono: Tensioattivi anionici Questi tensioattivi hanno una carica negativa quando si dissolvono in acqua. Sono comunemente utilizzati nei detergenti per lavanderia e piatti, oltre che nei saponi. Gli esempi includono il solfato di sodio laurile (SLS) e il solfato di sodio laurilsolfonato (SLES). Tensioattivi cationici A differenza degli anionici, i tensioattivi cationici hanno una carica positiva in ambiente acquoso. Sono spesso usati come additivi per ammorbidenti, balsami per capelli e detergenti per tessuti. Esempi di tensioattivi cationici includono i cloruri di ammonio quaternario. Tensioattivi non ionici Questi tensioattivi non hanno cariche elettriche e sono spesso utilizzati in detergenti delicati, come detergenti per pelli sensibili o detergenti per lavastoviglie. Gli esempi includono gli alcoli grassi etossilati (AEO) e i nonilfenoli etossilati (NPE). Tensioattivi anfoteri Possono avere sia cariche positive che negative in diverse condizioni di pH. Sono comunemente utilizzati nei prodotti per capelli, come shampoo e balsami. Un esempio comune di tensioattivo anfotero è il cocamidopropil betaina. Le differenze tra i tensioattivi riguardano principalmente le loro cariche elettriche e le proprietà che queste conferiscono ai composti. Inoltre, il tipo di tensioattivo utilizzato può influire sulla sua efficacia per specifiche applicazioni, come la rimozione di grasso, la schiumosità e la capacità di essere stabile in diverse condizioni di pH e temperatura. La scelta del tensioattivo dipenderà dalle esigenze specifiche del prodotto e dalla sua finalità d'uso. La storia dei tensioattivi L'uso di tensioattivi naturali, come il sapone, risale a migliaia di anni fa. I primi tentativi di pulire e lavare gli oggetti hanno spinto l’uomo all'utilizzo di miscele di oli e grassi di origine animale e vegetale, che contenevano già composti tensioattivi naturali. Questi tensioattivi presenti nel sapone permettevano di ridurre la tensione superficiale dell'acqua, facilitando la pulizia. Tuttavia, la produzione su larga scala di tensioattivi sintetici, come quelli utilizzati oggi, è iniziata nel corso del XX secolo, con importanti sviluppi nella chimica industriale e delle materie prime. Infatti, i primi tensioattivi sintetici furono sviluppati durante la prima metà del XX secolo e vennero utilizzati principalmente nell'industria dei detergenti e dei saponi. Non esiste un singolo inventore dei tensioattivi sintetici, ma il merito va attribuito a molti scienziati e ricercatori che hanno contribuito a sviluppare e perfezionare questi composti chimici nel corso del tempo. La loro scoperta e applicazione hanno avuto un impatto significativo sulla pulizia, igiene e produzione di una vasta gamma di prodotti chimici e beni di consumo moderni. Cosa comporta lo scarico dei tensioattivi nell’ambiente Lo scarico dei tensioattivi nell'ambiente può avere diversi effetti negativi, poiché questi composti chimici possono essere dannosi per gli ecosistemi acquatici e terrestri. Vediamo alcune delle principali problematiche ambientali correlate allo scarico di tensioattivi in ambiente: Inquinamento dell'acqua I tensioattivi possono arrivare nei corpi d'acqua attraverso gli scarichi domestici e industriali. Questi composti possono alterare la tensione superficiale dell'acqua, riducendo la capacità degli organismi di planare o galleggiare. Ciò può avere effetti negativi su alcune specie acquatiche, come insetti o piccoli animali che si muovono sulla superficie dell'acqua per alimentarsi o riprodursi. Tossicità per la vita acquatica Alcuni tensioattivi, specialmente quelli non biodegradabili, possono essere tossici per organismi acquatici come pesci, invertebrati e piante acquatiche. Questi composti possono danneggiare gli organismi presenti negli ecosistemi acquatici, alterando la loro fisiologia e la loro capacità di sopravvivenza e riproduzione. Formazione di schiuma Lo scarico eccessivo di tensioattivi può portare alla formazione di schiuma sulla superficie dell'acqua, specialmente in corrispondenza di fonti di scarico come fiumi o laghi. Questa schiuma può interferire con il trasporto dell'ossigeno, creare ostruzioni e ostacoli per la fauna e diventare un problema estetico. Inquinamento del suolo Se i tensioattivi vengono assorbiti nel terreno, possono contaminare le acque sotterranee o influenzare negativamente i microrganismi del suolo, compromettendo la salute e la fertilità del terreno. Quali sono i tensioattivi biodegradabili I tensioattivi biodegradabili sono composti chimici che possono essere facilmente scomposti e decomposti in modo naturale dagli organismi biologici presenti nell'ambiente, come batteri e altri microrganismi. Questa caratteristica li rende meno dannosi per l'ambiente rispetto ai tensioattivi non biodegradabili, poiché si degradano rapidamente e si trasformano in sostanze meno tossiche. Vediamo quali sono i principali tensioattivi biodegradabili:Tensioattivi a base di zucchero Sono ottenuti da fonti vegetali come il mais, la canna da zucchero o il cocco. Sono considerati biodegradabili e spesso utilizzati in prodotti per la pulizia ecologici e sostenibili. Tensioattivi a base di amminoacidi Sono derivati dagli amminoacidi, i mattoni costitutivi delle proteine. Sono biodegradabili e comunemente usati in prodotti per l'igiene personale, come shampoo e detergenti delicati. Tensioattivi a base di oli vegetali Alcuni tensioattivi possono essere ottenuti dalla saponificazione di oli vegetali come l'olio di palma o l'olio di cocco. Sono biodegradabili e utilizzati in prodotti per la pulizia e per la cura della pelle. Tensioattivi enzimatici Sono basati su enzimi, che sono proteine naturali altamente biodegradabili. Sono spesso utilizzati in detergenti per lavanderia e lavastoviglie. Tensioattivi di origine naturale Alcuni tensioattivi possono essere estratti da fonti naturali come le saponarie (Sapindus spp.) o altri alberi e piante. Quando si scelgono prodotti contenenti tensioattivi, è sempre consigliabile cercare quelli con etichette "biodegradabili" o "ecologici" per contribuire a ridurre l'impatto ambientale del loro utilizzo.

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https://www.rmix.it/ - Skytech e Snetor Annunciano un Accordo di Distribuzione sui Polimeri Riciclati
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Skytech e Snetor Annunciano un Accordo di Distribuzione sui Polimeri Riciclati
Notizie Brevi

Skytech e Snetor Annunciano un Accordo di Distribuzione sui Polimeri Riciclati Skytech, pioniere francese nel settore della Greentech specializzato nella creazione di resine riciclate di alta qualità per l'industria e i produttori di plastica, insieme al Gruppo Snetor, impresa globale nella distribuzione di materie plastiche prime e prodotti chimici, hanno annunciato l'accordo per la distribuzione di ABS e PS riciclati.Il Gruppo Snetor vanta oltre 40 anni di esperienza nella distribuzione di materie prime plastiche (come polietilene, tereftalato di polietilene, polipropilene, polistirene espanso) e prodotti chimici, espandendosi in Europa, Africa, Medio Oriente e America Latina. Presente in più di 100 paesi, il gruppo serve una vasta gamma di clienti tra trasformatori (come stampatori, aziende di estrusione, produttori di film) e distributori locali. Dal 2019, Snetor ha iniziato a impegnarsi attivamente verso una transizione all'economia circolare, lanciando il marchio Snetor Green e intraprendendo un percorso ambizioso di Responsabilità Sociale d'Impresa (RSI). Skytech si è affermata negli ultimi anni come leader nel riciclo di ABS, PS e PP di alta qualità, garantendo prestazioni tecniche pari a quelle delle resine vergini. La società ha ampliato la sua capacità produttiva nel nuovo stabilimento di Val d’Hazey, puntando a raggiungere le 40.000 tonnellate per soddisfare la crescente domanda dei suoi clienti. Il progressivo avvicinamento tra il Gruppo Snetor e Skytech nel 2022 ha portato alla formalizzazione di una partnership commerciale per la fornitura di ABS e PS riciclati. La firma di questo contratto suggella la fiducia e la cooperazione tra le due aziende, che scommettono sull'aumento della domanda di plastica riciclata a livello globale entro il 2024. Frédéric Delaval, Direttore Generale di Skytech, ha espresso soddisfazione per il partenariato con Snetor, riconoscendo l'accordo come un segno di fiducia nella qualità dei loro plastici riciclati ABS e PS e nell'expertise del team nella rigenerazione e formulazione dei materiali plastici post-consumo. Questo accordo rafforza ulteriormente la collaborazione con Snetor, dimostrando l'impegno di quest'ultimo nell'intensificare la distribuzione dei prodotti riciclati prodotti da Skytech. Fabrice Guillermain, Vice Direttore Generale Affari del Gruppo Snetor, ha espresso grande entusiasmo per il contratto, che rappresenta un importante passo avanti nella partnership commerciale. I prodotti di Skytech, unici nel loro genere sul mercato dell'ABS/PS riciclato, anticipano un significativo incremento della domanda da parte delle aziende, desiderosi di integrare più materiali riciclati nei loro prodotti per ridurre l'impatto ambientale dei loro processi produttivi. Guillermain ha ringraziato il team di Skytech per la capacità di soddisfare queste esigenze.

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https://www.rmix.it/ - La Banca Dati dell’Economia Circolare e del Riciclo Internazionale
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La Banca Dati dell’Economia Circolare e del Riciclo Internazionale
Notizie Brevi

rMIX, il portale del riciclo, sta costituendo una banca dati sulle aziende, prodotti e servizi del mondo del ricicloUna banca dati a disposizione di tutti, via web sul portale del riciclo rMIX, permette a tutti gli operatori del settore del riciclo e dell’economia circolare di cercare od offrire, prodotti o servizi nel campo di interesse. Ogni azienda di questo settore può partecipare, inserendo i propri prodotti o servizi, a far diventare la banca dati del riciclo un punto di riferimento per il proprio lavoro. Il portale del riciclo rMIX da la possibilità ai clienti di postare in modo gratuito, autonomo ed anonimo, (o tramite un abbonamento) le proprie offerte/richieste di prodotti o servizi nel campo dell’economia circolare. I settori di interesse sono: • polimeri riciclati, nelle varie forme (granuli, macinati, densificati o balle) • carta riciclatavetro riciclatolegno riciclatometalli riciclati (ferrosi e non ferrosi) • tessuti riciclatiRAEEmateriali edili riciclatimacchine industriali e gli stampiprodotti plasticiconsulenza e la distribuzione dei prodottiricerca e l'offerta di lavorolavoro conto terzi Inoltre abbiamo costituito una banca dati, configurata come un motore di ricerca, in costante incremento, di aziende attive e meritevoli nel settore del riciclo, per offrire a chiunque la possibilità di accedere al mercato in modo rapido e selettivo, senza perdere tempo sui motori di ricerca generalisti. Se desideri contribuire a questa iniziativa e ritieni che la tua azienda svolga un ruolo importante nel campo dei prodotti e servizi del riciclo e dell’economia circolare, puoi partecipare alla banca dati inserendo, gratuitamente (rMIX Zero) o tramite un abbonamento, uno o più prodotti o sevizi di cui ti occupi. Qui troverete l’indirizzo del portale in 4 lingue: www.rmix.it Qui troverete il link per postare i vostri/prodotti/serviziQui troverete il link per le informazioni sugli abbonamenti Vi aspettiamo per cerare insieme una nuova piattaforma del riciclo e dell’economia circolare.

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https://www.rmix.it/ - Snetor Acquisisce il 100% di Gazechim Francia
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Snetor Acquisisce il 100% di Gazechim Francia
Notizie Brevi

La comunicazione a firma del CEO del gruppo Snetor. Emmanuel Aubourg, che rende noto al mercato la doppia acquisizione di società operanti nel campo dei polimeri in EuropaSiamo lieti di confermare, in qualità di partner privilegiato, l'acquisizione da parte del Gruppo Snetor di Gazechim Plastics il 27 luglio 2020.   Questa operazione arriva ad appena una settimana dall'acquisizione del 70% di Tecnopol Spa in Italia e Spagna da parte del Gruppo Snetor.   Valori condivisi e una visione comune Il Gruppo Snetor e Gazechim Plastics sono due aziende a conduzione familiare con la stessa cultura aziendale e valori condivisi in cui la dimensione umana e le relazioni basate sulla fiducia sono al centro delle decisioni e delle organizzazioni. Fortemente legati agli stretti legami con i nostri partner, condividiamo anche le stesse ambizioni: creare valore per i nostri clienti e fornitori e diventare un attore chiave nella distribuzione di materie plastiche in Europa. Da questa operazione nasce un gruppo che rappresenterà oggi un perimetro di aziende che impiegano quasi 300 dipendenti per un fatturato consolidato di 1,2 miliardi di euro, presenti in Europa, Africa, Stati Uniti e America Latina. Ad oggi, Gazechim Plastics opera nel continente europeo attraverso 7 filiali che coprono le seguenti zone: Francia, Italia, Regno Unito, Benelux, Iberica, Romania e Norden. Un attore chiave in Europa Con queste 2 operazioni, Snetor diventa un player paneuropeo in grado di offrire una soluzione globale a tutti i suoi partner attraverso diversi canali di distribuzione a seconda del Paese e di perseguire la sua strategia di prossimità e impegno nei confronti dei propri clienti e fornitori ovunque si trovino. Orgogliosi e attenti ai rapporti duraturi che intratteniamo con voi, i nostri team continueranno a collaborare con voi sui progetti dei nostri clienti, con la stessa professionalità e livello di rigore e qualità del servizio.

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https://www.rmix.it/ - Protocollo Tecnico per Valutare una Pressa per le Materie Plastiche Usata
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Protocollo Tecnico per Valutare una Pressa per le Materie Plastiche Usata
Informazioni Tecniche

Molti fattori influenzano il valore reale e commerciale di una pressa che, se non considerati, potrebbero portare a numerose problematichedi Marco ArezioIl mercato delle presse usate è forse uno dei più floridi e attivi nel mondo tra i macchinari di produzione delle materie plastiche nel mondo. Anche nelle presse ad iniezione per le materie plastiche, l’evoluzione tecnologica ha assunto un ruolo fondamentale, non solo in termini di performance lavorative, quindi velocità, dimensioni dei pezzi stampabili, accessoristica e molte altre cose, ma anche nel campo del risparmio energetico e della riduzione dei costi di manutenzione. La vita delle presse ad iniezione è piuttosto lunga, ed è per questo che il mercato dell’usato ha assunto una dimensione importante nel settore delle materie plastiche. Per chi è intenzionato ad acquistare una pressa ad iniezione per le materie plastiche usata è importante capire lo stato qualitativo della macchina a cui è interessato, per non buttare via i soldi e, cosa non trascurabile, trovarsi con un impianto produttivo in azienda che non rispetta le aspettative richieste. Quindi, valutare la qualità e il valore di una pressa per le materie plastiche usata richiede una combinazione di controlli visivi, test meccanici e di documentazione.Come e cosa valutare in una pressa per materie plasticheCi sono alcuni passi importanti da compiere per poter valutare la qualità di una pressa che si desidera acquistare: Documentazione e Storia della Macchina - Verifica la presenza di manuali, registri di manutenzione e certificazioni - Controllare la data di costruzione e la vita operativa della macchina espresse in ore lavorate - Esaminare eventuali precedenti problemi o riparazioni Ispezione Visiva - Esaminare l'usura esterna, le crepe, la ruggine o altri segni di danno - Assicurarsi che tutti i pannelli, le coperture e le protezioni siano al loro posto e in buone condizioni - Verificare che non ci siano perdite di olio o altri fluidi. Test Funzionale - Accendere la macchina e far funzionare tutti i suoi componenti, controllando che funzioni senza intoppi o rumori strani. - Verificare la pressione, la temperatura e altre specifiche per assicurarti che siano all'interno delle gamme specificate Componenti e Accessori - Esaminare lo stato delle componenti chiave come cilindri, viti, motori e sistemi elettronici - Controllare la disponibilità e la condizione degli accessori inclusi, come i manipolatori o gli estrattori. Software e Controlli - Verificare che il software di controllo sia aggiornato e funzionante - Assicurarsi che tutti i controlli e i display funzionino correttamente. Valutazione Economica - Confrontare il prezzo richiesto con il valore di mercato attuale delle macchine simili - Considerare la domanda e l'offerta attuali nel tuo mercato locale. Verifica della Conformità - Assicurarsi che la macchina rispetti le normative e gli standard locali per la sicurezza e l'efficienza energetica. In generale, la condizione, l'età, la marca, le specifiche tecniche e la domanda nel mercato determinano il valore di una pressa per le materie plastiche usata.Quali sono le parti di una pressa ad iniezione usata di maggior costo se usurate?Le pressa ad iniezione per le materie plastiche sono macchine complesse, e alcune dei loro componenti sono particolarmente costosi da sostituire o riparare se usurati o danneggiati. Vediamo alcune delle parti di una pressa ad iniezione che, se usurate, possono comportare costi significativi: Unità di Plastificazione Vite di Iniezione. È responsabile dell'iniezione del materiale fuso nella cavità dello stampo. Una vite usata o danneggiata può influire sulla qualità del prodotto finito e sulla consistenza del processo. Cilindro (o canale) di Iniezione. Funziona in tandem con la vite. Se corroso o usato, può influire sulla qualità della plastificazione e, quindi, del prodotto. Unità di Chiusura. Se deformate o danneggiate, possono influire sulla corretta chiusura dello stampo, causando problemi come la fuoriuscita di materiale o la formazione di pezzi non conformi. Sistema Idraulico Pompe Idrauliche. Esse alimentano il movimento di molte parti della pressa ad iniezione. Se sono usate o danneggiate, possono compromettere l'intera operatività della macchina. Sistemi Elettrici Pannello di Controllo. È il cervello operativo della pressa. Se danneggiato o obsoleto, può essere costoso da sostituire, e senza di esso, la macchina potrebbe non funzionare correttamente. Assicurarsi, inoltre, che tutti gli schermi, pulsanti e leve funzionino correttamente e controlla eventuali segni di bruciature o danni.Servomotori e Azionamenti. Questi componenti sono essenziali per il movimento preciso e la funzionalità della macchina. Se si guastano, possono essere costosi da riparare o sostituire. Cavi e Connettori. Esaminare il cablaggio per eventuali segni di usura, danni o bruciature. Sensori e Trasduttori. Controllare che i sensori di temperatura, pressione e posizione funzionino correttamente e che siano calibrati.Sistemi di Raffreddamento Una unità di raffreddamento inefficiente può portare a surriscaldamenti e potenziali danni ad altre parti della macchina. La sostituzione o la riparazione del sistema di raffreddamento può essere costosa. Sistemi di Sicurezza Mentre essenziali per la sicurezza operativa, la sostituzione di sistemi di sicurezza avanzati può essere onerosa. È sempre importante tenere presente che la prevenzione attraverso una manutenzione regolare e adeguata può spesso evitare danni costosi e prolungare la durata della macchina. Se si sta considerando l'acquisto di una pressa ad iniezione usata, sarebbe saggio fare un'ispezione approfondita di queste parti critiche o avere un tecnico esperto che effettui la valutazione.

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https://www.rmix.it/ - Guida alla Scelta del Casco per Bicicletta e Monopattino: Sicurezza, Comfort e Sostenibilità
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Guida alla Scelta del Casco per Bicicletta e Monopattino: Sicurezza, Comfort e Sostenibilità
Economia circolare

Scopri i migliori caschi per biciclette e monopattini con un focus su sicurezza, comfort e rispetto per l'ambientedi Marco Arezio La sicurezza è un aspetto cruciale per chi utilizza biciclette e monopattini, sia elettrici che tradizionali. Indossare un casco adeguato può fare la differenza in caso di incidente, proteggendo efficacemente la testa e riducendo il rischio di lesioni gravi. Tuttavia, la scelta del casco giusto non è sempre semplice, data la vasta gamma di prodotti disponibili sul mercato. Questa guida all'acquisto ti fornirà le informazioni essenziali per orientarti nella selezione del casco più adatto alle tue esigenze, considerando aspetti come sicurezza, comfort, sostenibilità e design. Importanza del Casco per Bicicletta e Monopattino L'uso del casco è fondamentale per garantire la sicurezza durante la guida di biciclette e monopattini. In caso di caduta o collisione, il casco assorbe l'impatto, proteggendo il cranio e il cervello da possibili traumi. Studi hanno dimostrato che l'uso del casco riduce significativamente il rischio di lesioni alla testa. In Italia, l'uso del casco è obbligatorio per i minori di 18 anni che utilizzano monopattini elettrici, ma è fortemente consigliato per tutti gli utenti, indipendentemente dall'età. Cosa Considerare Prima dell'Acquisto Certificazioni di Sicurezza Assicurati che il casco scelto rispetti le normative di sicurezza vigenti. In Europa, la certificazione EN 1078 è lo standard per caschi da ciclismo e per utenti di monopattini. Questa certificazione garantisce che il casco abbia superato test specifici riguardanti l'assorbimento degli urti, la resistenza alla penetrazione e l'efficacia del sistema di ritenzione. Tipologia di Casco Esistono diverse tipologie di caschi, ognuna progettata per specifiche esigenze: Caschi da Strada: Leggeri e ben ventilati, ideali per il ciclismo su strada. Caschi da Mountain Bike (MTB): Offrono maggiore copertura nella parte posteriore della testa e spesso includono una visiera per proteggere dal sole e dai detriti. Caschi Urban: Progettati per l'uso cittadino, combinano protezione e stile, spesso con un design più compatto e meno ventilato. Caschi Integrali: Offrono protezione completa del viso e del mento, consigliati per attività ad alta velocità o percorsi impegnativi. Misura e Vestibilità Un casco deve adattarsi perfettamente alla tua testa per garantire la massima protezione. Misura la circonferenza della tua testa appena sopra le sopracciglia e consulta le guide alle taglie fornite dai produttori. Molti caschi dispongono di sistemi di regolazione che permettono di adattare la calzata in modo preciso. Materiali e Tecnologia I caschi sono generalmente costituiti da una calotta esterna in policarbonato o ABS e da una fodera interna in EPS (polistirene espanso) che assorbe gli urti. Alcuni modelli integrano tecnologie avanzate come il MIPS (Multi-directional Impact Protection System), progettato per ridurre le forze rotazionali sul cervello in caso di impatto angolare. Ventilazione e Peso Una buona ventilazione è essenziale per mantenere la testa fresca durante la guida, soprattutto nei mesi caldi. Il numero e la disposizione delle prese d'aria influenzano la circolazione dell'aria all'interno del casco. Anche il peso è un fattore da considerare: un casco più leggero offre maggiore comfort, specialmente durante lunghi tragitti. Sostenibilità del Prodotto e delle Aziende La sostenibilità è diventata un criterio importante nella scelta dei prodotti, inclusi i caschi. Alcune aziende adottano pratiche ecologiche nella produzione, utilizzando materiali riciclati o processi a basso impatto ambientale. Ad esempio, il marchio PANK promuove una mobilità urbana più sicura e sostenibile, progettando caschi per scooter elettrici e biciclette per adulti e bambini, con un'attenzione particolare alla protezione e alla sostenibilità. Informarsi sulle politiche ambientali dei produttori e scegliere prodotti con certificazioni ecologiche può contribuire a un consumo più responsabile. Selezione di Caschi Sostenibili e Sicuri Closca Loop Descrizione: Un casco leggero (340g), sicuro e ventilato, con fascia regolabile. Disponibile in numerose colorazioni, è omologato e adatto sia per bici che per monopattini elettrici. Il design pieghevole lo rende pratico da trasportare. Sostenibilità: Closca è nota per il suo impegno verso la sostenibilità. I caschi sono progettati con materiali riciclati e una filosofia di design che privilegia la durabilità, riducendo la necessità di sostituzioni frequenti. Inoltre, la produzione è orientata alla riduzione degli sprechi, e l'azienda collabora attivamente a iniziative ambientali. Pro: Calotta realizzata con materiali riciclati. Design pieghevole che favorisce la praticità e riduce gli sprechi. Azienda impegnata in campagne ambientali globali. Contro: Prezzo leggermente superiore alla media. PANK Casco Bici Descrizione: Un casco ultraleggero (250g) per adulti e ragazzi, dotato di luce LED e cinghia riflettente per una maggiore visibilità notturna. Il design unisex lo rende versatile per vari utilizzi. Sostenibilità: Questo casco unisex utilizza materiali riciclabili nella sua produzione, come l'ABS e l'EPS. L'azienda adotta processi produttivi a basso impatto ambientale, riducendo le emissioni di carbonio. Inoltre, il casco è progettato per durare nel tempo, evitando la necessità di sostituzioni frequenti. Pro: Luce LED integrata per sicurezza notturna. Peso ridotto per maggiore comfort. Cinghia riflettente per visibilità. Contro: Disponibile in meno colorazioni. ABUS Urban-I 3.0 Descrizione: Un casco urbano di alta qualità, noto per il suo comfort e la protezione avanzata. È dotato di una luce posteriore integrata, prese d'aria ben progettate per la ventilazione e una calotta resistente. Disponibile in diverse taglie e colori. Sostenibilità: ABUS è un marchio che integra politiche ecologiche nella produzione dei suoi caschi. Questo modello è fabbricato con materiali sostenibili, e l'azienda si impegna a ridurre l'impatto ambientale attraverso il miglioramento continuo dei processi produttivi e l'uso di energia rinnovabile nelle sue strutture. Pro: Luce posteriore LED per maggiore visibilità. Design elegante e moderno. Sistema di regolazione preciso per un’ottima vestibilità. Contro: Prezzo più alto rispetto ad altri modelli sul mercato. Lumos Ultra Descrizione: Questo casco è dotato di illuminazione integrata, con LED anteriori, posteriori e laterali, e funzionalità smart, come la connessione a un'app per personalizzare le luci e monitorare la sicurezza. È particolarmente apprezzato da chi guida di notte o in condizioni di scarsa visibilità. Sostenibilità: Lumos utilizza plastica riciclata per la calotta e materiali durevoli per minimizzare i rifiuti. Inoltre, la tecnologia integrata, come i LED ricaricabili, elimina la necessità di batterie usa e getta, riducendo ulteriormente l'impatto ambientale. L'azienda collabora con progetti di riforestazione per compensare le emissioni di CO2. Pro: Illuminazione LED a 360 gradi. Funzionalità smart integrate. Design accattivante e futuristico. Contro: Necessità di ricaricare regolarmente la batteria. Costo elevato rispetto ai modelli standard. Conclusione La scelta del casco ideale dipende dalle tue esigenze specifiche, dal budget e dalle condizioni in cui utilizzerai il casco. Se cerchi un casco pieghevole e compatto, il Closca Loop è un'ottima scelta. Per chi vuole massimizzare la sicurezza durante la guida notturna, il Lumos Ultra offre funzionalità avanzate. Se invece preferisci un casco urbano classico e affidabile, l’ABUS Urban-I 3.0 combina stile e praticità. Infine, il PANK Casco Bici è perfetto per chi cerca una soluzione leggera e con caratteristiche di visibilità integrate. Ricorda sempre di considerare le certificazioni di sicurezza, la vestibilità e, se possibile, l’impatto ambientale del prodotto e del produttore. Un casco è un investimento in sicurezza e protezione, e scegliere il modello giusto ti consentirà di pedalare o guidare il monopattino con tranquillità. © Riproduzione Vietatafoto wikimedia

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https://www.rmix.it/ - Il Futuro Sostenibile del Granulo Riciclato in LLDPE: Innovazione e Applicazioni
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il Futuro Sostenibile del Granulo Riciclato in LLDPE: Innovazione e Applicazioni
Informazioni Tecniche

Scopri come il Riciclo Avanzato dell' LLDPE Connette l'Industria della Plastica all'Economia Circolaredi Marco ArezioIl polietilene lineare a bassa densità (LLDPE) è un materiale plastico ampiamente utilizzato in numerosi prodotti, dall'imballaggio flessibile ai manufatti agricoli. La sua flessibilità, resistenza e durabilità lo rendono un candidato ideale per molteplici applicazioni. Tuttavia, l'impiego massiccio di LLDPE solleva preoccupazioni ambientali legate alla gestione dei rifiuti e alla sostenibilità. Il riciclo del LLDPE, in particolare sotto forma di granulo riciclato, emerge come una soluzione promettente per affrontare queste sfide, consentendo di ridurre l'impatto ambientale associato alla produzione e allo smaltimento dei materiali plastici. Processo di Produzione dell'LLDPE Il polietilene lineare a bassa densità (LLDPE) è prodotto attraverso un processo di polimerizzazione che utilizza catalizzatori specifici per ottenere una struttura molecolare unica, che conferisce al materiale le sue caratteristiche desiderate di resistenza, duttilità e flessibilità. La produzione dell'LLDPE può essere suddivisa in diverse fasi chiave:Il polietilene lineare a bassa densità (LLDPE) è prodotto attraverso un processo di polimerizzazione, come abbiamo visto, che coinvolge l'unione di monomeri di etilene in lunghe catene polimeriche. Questo processo si svolge tipicamente in due modi principali: Polimerizzazione in fase gassosa: L'etilene gassoso viene iniettato in un reattore contenente un catalizzatore, solitamente a base di titanio o cromo. Le condizioni di pressione e temperatura elevate facilitano l'unione dei monomeri di etilene, formando il polimero LLDPE. Polimerizzazione in soluzione o in slurry: L'etilene viene disciolto in un solvente o sospeso in una miscela sotto forma di slurry, con l'aggiunta di un catalizzatore. La reazione di polimerizzazione avviene in queste condizioni, portando alla formazione di LLDPE. La scelta del processo dipende dalle specifiche esigenze di produzione e dalle caratteristiche desiderate nel prodotto finale. Il LLDPE prodotto è noto per la sua resistenza alle sollecitazioni meccaniche e chimiche, la flessibilità e la capacità di formare film sottili di alta qualità. Controllo di Qualità Prima di essere distribuito, il LLDPE subisce rigorosi test di controllo qualità per assicurare che le proprietà meccaniche e chimiche rispettino gli standard richiesti per le applicazioni specifiche. Processo di Riciclo del LLDPE Il riciclo del LLDPE inizia con la raccolta e la selezione dei rifiuti di plastica, seguita da una serie di passaggi che trasformano il materiale usato in granuli riciclati pronti per un nuovo ciclo di produzione: Raccolta e Selezione: I rifiuti di LLDPE vengono raccolti e separati da altri tipi di plastica e contaminanti. Questo passaggio è cruciale per garantire la purezza del materiale riciclato. Lavaggio e Pulizia: I materiali selezionati vengono lavati per rimuovere impurità, residui di cibo, etichette e adesivi. Questo processo include solitamente una fase di triturazione, che riduce il materiale in pezzi più piccoli, facilitandone il lavaggio. Rigenerazione e Pelletizzazione: I frammenti puliti di LLDPE vengono poi fusi in un estrusore, che omogenizza il materiale. Durante l'estrusione, il materiale fuso viene filtrato per rimuovere eventuali contaminanti rimasti. Infine, il LLDPE fuso viene tagliato in piccoli granuli, pronti per essere utilizzati nella produzione di nuovi oggetti. Questo processo non solo riduce la quantità di rifiuti destinati alle discariche ma contribuisce anche a conservare le risorse naturali e a ridurre l'impatto ambientale associato alla produzione di nuove plastiche. Vantaggi Ambientali del Riciclo del LLDPE Il riciclo del LLDPE porta numerosi benefici ambientali, cruciale per migliorare le sfide globali legate ai rifiuti di plastica e alla sostenibilità. Ecco i principali vantaggi: Riduzione dell'Impronta di Carbonio: La produzione di granulo riciclato in LLDPE richiede meno energia rispetto alla produzione di LLDPE vergine. Ciò si traduce in una significativa riduzione delle emissioni di gas serra, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico. Conservazione delle Risorse Naturali: L'utilizzo di materiale riciclato riduce la dipendenza dalle risorse fossili, come il petrolio e il gas naturale, necessarie per produrre etilene, il monomero di base del LLDPE. Promozione dell'Economia Circolare: Il riciclo del LLDPE si inserisce nell'idea di economia circolare, dove i materiali vengono riutilizzati e riciclati il più possibile, riducendo i rifiuti e migliorando l'efficienza delle risorse. Applicazioni del Granulo Riciclato in LLDPE Grazie alle sue proprietà, il granulo riciclato in LLDPE trova impiego in diversi settori: Imballaggio Flessibile: Sacchetti per la spesa, film per imballaggi alimentari e materiali di imballaggio protettivo sono alcuni esempi dove il granulo riciclato in LLDPE viene utilizzato, sfruttando la sua flessibilità e resistenza. Prodotti per l'Agricoltura: Teli per pacciamatura, tubi per l'irrigazione e reti protettive sono prodotti agricoli fabbricati con LLDPE riciclato, beneficiando della sua durabilità e resistenza agli agenti atmosferici. Beni di Consumo e Industriale: Contenitori, cestini per la raccolta differenziata e componenti industriali sono altri esempi di applicazioni del LLDPE riciclato, che ne valorizzano la resistenza e la versatilità. Problemi e Limitazioni Nonostante i numerosi vantaggi, il riciclo del LLDPE presenta alcune difficoltà: Qualità e Uniformità del Materiale: La variabilità nella qualità dei rifiuti di plastica può influenzare le proprietà del granulo riciclato, rendendo a volte difficile l'uso in applicazioni che richiedono specifiche tecniche strette. Limitazioni Tecniche: Alcune applicazioni, specialmente quelle che richiedono materiale con proprietà meccaniche o di barriera specifiche, possono essere difficili da realizzare con il LLDPE riciclato a causa delle sue variazioni di performance. Superamento delle Barriere Tecnologiche e di Mercato: Per incrementare l'uso del LLDPE riciclato, sono necessarie innovazioni tecnologiche che migliorino la qualità del materiale riciclato e strategie di mercato che ne promuovano l'adozione. Innovazioni Tecnologiche nel Riciclo del LLDPE Le innovazioni tecnologiche giocano un ruolo cruciale nel migliorare l'efficienza e l'efficacia del processo di riciclo del LLDPE, affrontando le problematiche legate alla qualità e all'applicabilità del materiale riciclato. Di seguito vengono illustrate alcune delle principali innovazioni in questo campo: Tecnologie di Separazione Avanzate: Nuovi metodi di separazione e purificazione, come la tecnologia NIR (Near Infrared) e le tecniche di flottazione, consentono una migliore selezione dei materiali, aumentando la purezza del LLDPE riciclato e migliorandone le proprietà. Processi di Compatibilizzazione: Lo sviluppo di additivi compatibilizzanti aiuta a migliorare le interazioni tra diversi tipi di plastiche nel riciclo misto, migliorando la qualità del prodotto finale e ampliandone le possibili applicazioni. Raffinamento della Qualità attraverso il Riciclo Chimico: Il riciclo chimico, che converte i polimeri in monomeri o in altri composti chimici intermedi, offre la possibilità di produrre LLDPE riciclato con qualità paragonabile a quella del vergine, superando le limitazioni delle tecniche di riciclo meccanico. Tendenze di Mercato e Impatto delle Politiche Ambientali Il mercato del LLDPE riciclato è influenzato da diverse tendenze globali e politiche ambientali: Crescente Domanda di Materiali Sostenibili: La crescente consapevolezza ambientale tra consumatori e aziende spinge la domanda di materiali riciclati, inclusi il LLDPE riciclato, specialmente in settori come l'imballaggio, dove la sostenibilità sta diventando un criterio di scelta sempre più importante. Impatto delle Politiche Ambientali: Legislazioni e normative, come le direttive sull'economia circolare dell'Unione Europea, che impongono quote di contenuto riciclato nei prodotti e incentivano la riduzione dei rifiuti di plastica, stimolano l'industria a investire nel riciclo e nell'uso di materiali riciclati. Innovazioni nella Supply Chain: L'integrazione verticale e le partnership lungo la catena di fornitura del riciclo stanno migliorando l'efficienza del processo di riciclo e la qualità del materiale riciclato, rendendo il LLDPE riciclato più competitivo sul mercato.

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Ambiente

Un Nemico Invisibile: Gli Pneumatici Esausti e il Loro Impatto Nascosto sull'Ambiente AcquaticoIn un articolo pubblicato qualche tempo fa dal titolo: "La Densità della Plastica Crea la sua Sfortuna nella Nostra Società", avevamo messo in guardia dal pericolo dei rifiuti che non si vedevano e da quelli che, molto bistrattati come la plastica, rimanevano visibili in acqua per via del loro peso specifico. Infatti, ci si indigna giustamente quando si vedono residui plastici galleggiare nei mari e nei fiumi, ma purtroppo non consideriamo altri tipi di rifiuti che, in modo scellerato, vengono abbandonati nei corsi d’acqua o nei mari stessi. Probabilmente ciò che non vediamo non ci fa paura, ma le conseguenze sull’ambiente dei rifiuti sommersi sono del tutto reali ed è meglio conoscerle. Il CNR si è preoccupato di fare delle comparazioni tra le microplastiche che galleggiano nei nostri mari e gli pneumatici che giacciono sui fondali, cercando di capire il grado di pericolosità per l’ambiente e l’uomo. Uno studio ha rilevato che, in acqua, i batteri che crescono sulle microparticelle derivate dagli pneumatici sono più pericolosi per l’ambiente rispetto a quelli che si sviluppano sui frammenti delle bottiglie di plastica, che invece potrebbero porre problemi per la salute dell’uomo. Plastiche e microplastiche sono riconosciute come un inquinante emergente con effetti nefasti sulla salute dell'ambiente, dell'uomo e degli animali acquatici. Uno studio dell’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche di Verbania (Cnr-Irsa) ha dimostrato come microplastiche diverse possano causare un impatto differente sulle comunità batteriche in acqua. La ricerca è stata pubblicata su Journal of Hazardous Materials. Come ci spiega Gianluca Corno del Cnr-Irsa, in un sistema che replica un fiume o un lago italiano abbiamo comparato le comunità batteriche che crescono sul polietilene tereftalato (Pet) ricavato da una bottiglia di bibita, molto abbondante in acqua, con quelle che si sviluppano su particelle di pneumatico usato, quasi sconosciute a causa del fatto che tendono a non galleggiare e ad affondare molto lentamente”, spiega Gianluca Corno del Cnr-Irsa. Abbiamo quindi dimostrato che la prima offre rifugio a batteri patogeni umani che possono causare rischio immediato per la salute umana, senza però favorirne una crescita immediata. Le particelle di pneumatico, grazie al rilascio costante di materia organica e nutrienti, favoriscono invece la crescita abnorme di batteri cosiddetti opportunisti che, pur non causando un rischio diretto per l'uomo, causano una perdita di qualità ambientale, di biodiversità microbica, e un conseguente depauperamento dei servizi ecosistemici offerti. Generalmente le comunità batteriche che crescono sulle microplastiche come biofilm sono studiate senza approfondirne le differenze legate al tipo di plastica su cui proliferano, ma come un unico comparto, la cosiddetta plastisfera. Questo risultato ci pone, per la prima volta, di fronte alla necessità di riconsiderare i metodi di analisi dell'inquinamento da microplastiche e di tenere in conto le particelle di pneumatico, che possono avere un impatto decisivo sulla qualità degli ecosistemi acquatici in nazioni come l'Italia dove i fiumi sono particolarmente esposti a questo tipo di inquinamento. Fonti: CNR

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Slow Life

Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milanodi Marco ArezioRacconti. Ombre di Ambizione. Capitolo 1: Il FurtoLa città di Milano si svegliava lentamente, avvolta in una nebbia densa che sembrava voler nascondere i suoi segreti più profondi. Le strade erano silenziose, interrotte solo dal rumore ovattato dei primi tram, mentre la città si preparava ad un altro giorno di rinascita industriale.Nel fervido panorama industriale degli anni '50, un periodo segnato da un'esplosione di innovazione e da una rinnovata fiducia nel progresso tecnologico post-seconda guerra mondiale, emergeva la figura di MilanTech Industries. In un'epoca in cui tutto sembrava possibile, la città di Milano diventava il palcoscenico di una rivoluzione scientifica e tecnologica.Questa azienda, con sede nel cuore pulsante di Milano, si distinse presto come una delle più promettenti nel settore emergente delle materie plastiche. I suoi sviluppi rivoluzionari contribuirono significativamente al tessuto economico e scientifico globale.MilanTech Industries nacque grazie all'intraprendenza di un gruppo di ingegneri e chimici italiani, uniti dalla visione di sfruttare le potenzialità delle materie plastiche per migliorare la vita quotidiana. Non si trattava solo di un'impresa commerciale: era un sogno collettivo, un progetto ambizioso che puntava a rivoluzionare l'industria italiana e non solo.La fondazione dell'azienda coincise con un periodo di intensa ricerca scientifica e sviluppo tecnologico, in cui il potenziale delle plastiche come materiali versatili ed economici stava appena cominciando a essere riconosciuto e sfruttato su larga scala. In questo contesto, MilanTech si posizionò come un faro di innovazione, promuovendo lo sviluppo di nuovi materiali capaci di trasformare interi settori industriali.Il vero salto di qualità per MilanTech Industries avvenne con lo sviluppo di una nuova forma di polipropilene, un polimero termoplastico che l'azienda riuscì a rendere più resistente, leggero e versatile rispetto a quanto disponibile sul mercato fino ad allora. I risultati ottenuti furono frutto di anni di studio e sperimentazione.Questo nuovo polipropilene aveva caratteristiche rivoluzionarie: era incredibilmente resistente agli agenti chimici, alle temperature estreme e all'usura, rendendolo ideale per un'ampia gamma di applicazioni, dall'industria automobilistica a quella alimentare, dal packaging all'elettronica. La sua versatilità divenne il punto di forza dell'azienda, che iniziò a esportare il suo prodotto ovunque ci fosse bisogno di soluzioni affidabili e all'avanguardia.Il brevetto del nuovo polipropilene segnò l'inizio di un'era di successo senza precedenti per MilanTech Industries. L'innovazione dell'azienda catturò l'attenzione dei mercati internazionali, portando a partnership strategiche, espansioni commerciali e la creazione di filiali in diversi paesi. Il polipropilene di MilanTech divenne sinonimo di affidabilità e progresso.La capacità di MilanTech di offrire un prodotto superiore a un costo competitivo le permise di dominare rapidamente il mercato delle materie plastiche, contribuendo significativamente al boom economico dell'epoca. Milano non era solo la capitale della moda e del design, ma anche un simbolo di innovazione e intraprendenza industriale.Oltre ai successi commerciali, MilanTech Industries si distinse per i suoi contributi al progresso scientifico nel campo delle materie plastiche. La ricerca dell'azienda portò a innovazioni significative in termini di riciclabilità e sostenibilità, temi che iniziavano a emergere come cruciali verso la fine del decennio. MilanTech non guardava solo al presente: aveva già un occhio rivolto al futuro, consapevole delle sfide ambientali che sarebbero emerse.Per i suoi sforzi, MilanTech ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui premi internazionali per l'innovazione e per il contributo al progresso tecnologico e ambientale. L'azienda diventò un punto di riferimento per il settore, un simbolo del potenziale di un'industria che sapeva combinare progresso e responsabilità sociale.L'impulso innovativo di MilanTech Industries e il suo successo nel campo delle materie plastiche furono emblematici dello spirito di rinascita e ottimismo tecnologico degli anni '50. L'azienda non solo contribuì a definire il ruolo delle materie plastiche nell'economia moderna ma pose anche le basi per lo sviluppo sostenibile dei polimeri, anticipando alcune delle sfide ambientali che diventerebbero centrali nelle decadi successive.Nel frattempo, il professor Giovanni Ferrari, il genio dietro l'ultima innovazione di MilanTech Industries, era già nel suo laboratorio da ore, immerso nel suo lavoro. La sua scoperta, una formula rivoluzionaria per il polipropilene, prometteva di cambiare il mondo dei materiali sintetici, rendendoli più resistenti, flessibili e sostenibili. Ferrari non era solo un chimico, ma un visionario, consapevole delle potenzialità della sua scoperta.Era una mattina come tante altre e Ferrari era immerso nella sua routine. Stava eseguendo una serie di test finali sulla nuova formula del polipropilene, annotando ogni minimo dettaglio con meticolosità. Aveva appena acceso il bunsen per un esperimento di resistenza termica quando un suono insolito lo distolse dai suoi pensieri. La fiamma vibrò leggermente, come se anch'essa percepisse un cambiamento nell'aria. La porta del laboratorio era socchiusa, nonostante fosse certo di averla chiusa a chiave. Il cuore gli balzò in gola mentre si avvicinava, il presentimento di un disastro imminente cresceva a ogni passo. Aveva ancora addosso il calore del lavoro intenso e il profumo acre dei reagenti, ma ora tutto sembrava congelarsi. Qualcosa non andava.Il suo peggiore incubo si materializzò davanti ai suoi occhi: la cassaforte, un capolavoro di tecnologia e sicurezza, era spalancata, vuota. Un'ondata di terrore gli percorse la schiena, gelando ogni fibra del suo corpo. La formula del polipropilene, il risultato di anni di ricerca e sacrifici, era scomparsa. La sua mente si rifiutava di accettare la realtà, cercando disperatamente una spiegazione razionale. "Come è possibile?" balbettò, la voce strozzata dall'angoscia, mentre lo sguardo si posava sul metallo freddo e vuoto della cassaforte. L'aria sembrava farsi più pesante, ogni suono ovattato, come se il mondo intero stesse trattenendo il respiro. L'impotenza lo avvolse, un vuoto dentro l'anima che faceva male tanto quanto la consapevolezza della perdita.Non c'erano segni di effrazione, nessuna spiegazione logica. Solo il vuoto, un abisso che sembrava inghiottire ogni speranza. Senza perdere tempo, compose il numero della polizia, la sua mente ancora incapace di accettare l'accaduto."Polizia, come posso aiutarla?" rispose una voce femminile, calma ma professionale."Sono il professor Giovanni Ferrari, mi trovo presso il laboratorio della MilanTech Industries. C'è stato un furto... la formula, la mia formula è stata rubata!" disse Ferrari, il panico evidente nel tono della sua voce."Professor Ferrari, si calmi. È in pericolo? Ci sono ancora persone nei pressi?" chiese l'operatrice, tentando di raccogliere le informazioni essenziali."No, no... almeno credo. La porta era aperta, ma non c'è nessuno qui. La cassaforte è stata aperta, non so come sia successo!" rispose, il respiro affannoso."Va bene, professor Ferrari, la prego di rimanere dove si trova. Stiamo inviando una pattuglia immediatamente. Cerchi di non toccare nulla fino all'arrivo degli agenti," concluse l'operatrice con tono rassicurante."Capisco... farò come dice," mormorò Ferrari, mentre la linea cadeva e il silenzio del laboratorio tornava a riempire l'aria.L'arrivo del commissario Lucia Marini e del suo assistente, l'ispettore Carlo Conti, non tardò. Entrambi erano figure note nella città per la loro dedizione e il loro impegno contro il crimine, ma il loro approccio era molto diverso. Lucia Marini era una donna decisa, dal carattere inflessibile e dotata di un'intelligenza acuta che le permetteva di cogliere dettagli sfuggiti agli altri. Era temuta dai malviventi per la sua capacità di smascherare i loro inganni con una lucidità disarmante. La sua presenza in una scena del crimine infondeva sempre una sensazione di rigore e determinazione, come se nulla potesse sfuggire al suo sguardo penetrante.Carlo Conti, invece, era l'equilibrio perfetto per la tenacia di Marini. Di carattere più pacato, Conti aveva un talento naturale per mettere a proprio agio le persone e farle parlare. La sua calma e la sua empatia erano spesso l'arma segreta che permetteva alla squadra di ottenere testimonianze cruciali. Era conosciuto per la sua meticolosità e per il modo in cui riusciva a scovare indizi nascosti anche nelle situazioni più disperate. Dove Marini era il bisturi affilato, Conti era la mano ferma e paziente che guidava la lama.Insieme, formavano una squadra affiatata, complementare, che univa la determinazione ferrea di Marini alla sensibilità investigativa di Conti. La città di Milano li conosceva bene: erano il simbolo di una giustizia che non si fermava davanti a nulla, e la loro reputazione li precedeva ovunque andassero."Professor Ferrari, mi racconti esattamente cosa è successo," disse Marini, il suo sguardo acuto che sembrava penetrare ogni angolo del laboratorio. La sua presenza riempiva la stanza, dando a Ferrari un senso di speranza. Forse non tutto era perduto.Ferrari ripeté la sua storia, il dolore e la frustrazione evidenti in ogni parola. Marini ascoltava attentamente, il suo cervello già al lavoro, tessendo ipotesi e strategie. Conti, nel frattempo, esaminava la scena, alla ricerca di indizi che potessero essere sfuggiti al primo sguardo."È evidente che chi ha fatto questo conosceva bene il laboratorio e le sue misure di sicurezza," concluse Marini, "Qualcuno dall'interno, forse? O qualcuno che ha avuto accesso a informazioni molto specifiche." La sua mente non si fermava mai, ogni dettaglio veniva analizzato, ogni possibilità considerata.Marini: "E può dirmi se c'erano particolari sfide o problemi legati a questa formula che potrebbero aver motivato il furto?"Ferrari: "La nostra formula avrebbe potuto rivoluzionare il mercato dei polimeri, mettendo potenzialmente in difficoltà la concorrenza. Questo progresso scientifico era destinato a interessare molte parti, non tutte felici di vedere cambiare lo status quo. Inoltre, vista l'importanza della sostenibilità e del riciclo nel futuro dell'industria dei polimeri, il valore commerciale e scientifico di questo lavoro è immenso."Marini: "Professor Ferrari, c'è qualcuno che potrebbe aver mostrato interesse particolare per la formula, magari durante una conferenza o un incontro? Qualcuno che potrebbe aver fatto domande più approfondite del solito?"Ferrari: "Non ne ho idea, commissario. Tutti qui dentro erano interessati alla formula, e forse è proprio questo il problema. Tutti erano entusiasti del progetto, e questo rende tutti, in un certo senso, sospettabili. Nessuno mi ha dato motivi concreti per sospettare, ma al tempo stesso... chiunque potrebbe aver avuto le proprie ragioni, personali o professionali, per volere quella formula."Marini: "Bene, questo è un punto di partenza. Prenderemo in considerazione interrogatori a tappeto di tutti i collaboratori. Non possiamo escludere nessuno a priori, considerando che tutti avevano interesse nella formula. Dobbiamo essere sicuri che ogni persona con accesso al laboratorio venga attentamente esaminata."La ricerca di risposte li portò attraverso le strade di Milano, dalla modernità sfavillante del centro alle zone più dimenticate, dove la città mostrava il suo volto più vero e meno curato. Ogni tappa dell'indagine rivelava un frammento di verità, tessendo una tela complessa di gelosie, vendette e ambizioni.Ferrari, nel suo disperato bisogno di trovare la formula, seguiva Marini e Conti nella sua mente, cercando di immaginare ogni loro mossa e deduzione. Ammirava la loro capacità di muoversi con decisione e sicurezza, ma al tempo stesso l'ansia lo divorava. Non poteva fare a meno di chiedersi chi tra le persone di cui si fidava potesse averlo tradito così profondamente. La sua mente vagava tra i ricordi, cercando indizi, possibili segni di tradimento che avrebbe potuto trascurare, mentre immaginava i commissari intenti a collegare i pezzi di un puzzle che ancora gli sfuggiva.Mentre il giorno sfumava nella notte, la nebbia si addensava, avvolgendo la città in un abbraccio silenzioso e quasi surreale, simbolo degli ostacoli che ancora dovevano affrontare. I lampioni iniziavano a illuminarsi, creando piccoli cerchi di luce tremolante sulle strade lucide, mentre le ombre si allungavano e si mescolavano al grigio della sera. La città sembrava trattenere il respiro, come in attesa di una rivelazione, mentre il tram sferragliava in lontananza, portando con sé il peso dei pensieri e delle preoccupazioni dei suoi passeggeri. I vicoli stretti si riempivano di un'atmosfera sospesa, come se ogni angolo potesse nascondere un segreto, e il profilo del Duomo si stagliava imponente contro il cielo, simbolo di speranza e resilienza in mezzo al mistero.Ma Marini era determinata: "Troveremo la sua formula, professor Ferrari. E il responsabile di questo furto pagherà per il suo crimine." La sua voce era piena di una sicurezza che Ferrari non poteva fare a meno di ammirare. Quella promessa era più di una semplice frase: era un impegno.Il team di indagine si allontanò nel buio, la silhouette del Duomo che si stagliava come un faro nella notte, un simbolo eterno della città che osservava impassibile le vicende umane sotto di sé. Milano negli anni '50 era una città in bilico tra il passato e il futuro: il cuore pulsante della rinascita economica italiana, con le sue strade affollate di tram e automobili, i caffè animati da chiacchiere incessanti e l'odore di fumo e caffè che si mescolava nell'aria. I cantieri si moltiplicavano, segno tangibile di un'epoca di ricostruzione, mentre gli eleganti edifici del centro coesistevano con le fabbriche in piena attività nelle periferie, simboli di un'industrializzazione che sembrava non fermarsi mai.Milano era una città in continua attività, con le officine e i tram che sembravano non fermarsi mai, quasi a testimoniare una vitalità che non conosceva soste. I suoi contrasti erano visibili ad ogni angolo: dalla maestosità del Duomo, con la sua imponenza gotica, ai vicoli più stretti, dove la modernità si scontrava con la tradizione. E proprio tra quei contrasti, tra le luci delle insegne al neon che cominciavano a spuntare e l'ombra dei quartieri operai, si celavano segreti che attendevano di essere scoperti.Marini non si sarebbe fermata davanti a nulla per scoprire la verità. Milano era pronta a rivelare i suoi misteri, ma solo a chi avesse il coraggio di addentrarsi nei suoi angoli più oscuri. La città era come un organismo vivo, con i suoi vicoli nascosti e i quartieri operai dove il fumo delle fabbriche tingeva il cielo di grigio, e con le sue strade eleganti del centro, dove la modernità si fondeva con la storia. Ogni dettaglio, ogni sguardo sfuggente poteva nascondere un segreto. La nebbia si mescolava con l'incertezza, avvolgendo chiunque si aggirasse tra le sue strade tortuose, mentre la speranza rimaneva l'unico faro per chi aveva il coraggio di sfidare l'ignoto e continuare a lottare per la verità. Marini sapeva che la città avrebbe ceduto i suoi segreti solo a coloro che non si arrendevano mai, e lei era pronta a percorrere quella strada fino in fondo. © Vietata la Riproduzione

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https://www.rmix.it/ - La Denigrazione del Manager che Cambia Azienda: Strategie e Conseguenze per Dipendenti e Organizzazione
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Management

Quando un Manager di Successo Lascia: Come i Dipendenti Possono Scegliere il Proprio Futuro senza Farsi Influenzare dalla Campagna Aziendaledi Marco ArezioNel contesto lavorativo odierno, caratterizzato da dinamismo e continua trasformazione, è frequente che un manager di successo decida di lasciare un'azienda per esplorare nuove opportunità, anche presso un concorrente diretto. Questo fenomeno crea situazioni complesse sia per il manager, sia per l'azienda e i collaboratori rimasti. Se la reazione aziendale è quella di attuare una campagna di denigrazione contro il manager dimissionario, le conseguenze possono essere gravi, non solo per il manager stesso ma anche per l'ambiente di lavoro, generando incertezza e diffidenza tra i dipendenti.La Denigrazione come Strumento di ControlloQuando un manager lascia l'azienda per andare a lavorare con un concorrente, soprattutto se è una figura di riferimento e rispettata dal team, l'azienda può reagire in maniera difensiva. Alcune organizzazioni optano per una campagna di delegittimazione del manager dimissionario. L'obiettivo di questa strategia è screditare la reputazione del manager, insinuare dubbi sulla sua competenza o integrità e generare timore tra i collaboratori per dissuaderli dal seguirlo nella nuova impresa.Questa tattica serve a esercitare un controllo sui dipendenti rimasti, sfruttando la paura di compiere una scelta che potrebbe compromettere la loro stabilità lavorativa. Tuttavia, questo approccio rischia spesso di ottenere l'effetto opposto: molti dipendenti potrebbero cominciare a perdere fiducia nell'azienda. A lungo termine, queste azioni compromettono la fiducia reciproca tra dipendenti e azienda, riducendo la motivazione e la produttività complessiva. La denigrazione non solo può creare un ambiente di lavoro tossico, ma anche indebolire il senso di appartenenza e la cultura organizzativa che un'azienda cerca di costruire. Quando l'azienda dà la priorità al controllo dei dipendenti attraverso la paura invece di coltivare un clima di fiducia, finisce per erodere il capitale umano, uno degli asset più preziosi per ogni organizzazione.Inoltre, le campagne di denigrazione spesso portano a polarizzare il personale. I dipendenti si dividono tra quelli che si schierano apertamente con l'azienda e quelli che sostengono il manager dimissionario. Questa divisione interna può causare tensioni e conflitti, rendendo difficile la collaborazione e aumentando la competizione malsana tra colleghi. Invece di promuovere un ambiente inclusivo e coeso, l'azienda rischia di creare una frattura che mina l'efficienza operativa e il morale del team.Scelte Difficili per i Dipendenti: Mantenere l'Equilibrio e l'IndipendenzaPer i dipendenti che si trovano in queste circostanze, la situazione può essere estremamente stressante. Da un lato, vi è la lealtà verso l'azienda e il desiderio di mantenere una certa stabilità, dall'altro lato, vi è la stima nei confronti del manager dimissionario e la possibilità di esplorare nuove sfide e opportunità professionali. La campagna di denigrazione può creare un clima di confusione: alcuni dipendenti potrebbero sentirsi insicuri su quale decisione prendere, mentre altri potrebbero sviluppare un senso di risentimento nei confronti dell'azienda, percependo la sua reazione come meschina.In queste situazioni, è fondamentale per i dipendenti mantenere una visione obiettiva e razionale. Non devono lasciarsi influenzare eccessivamente dalle critiche dell'azienda né dal carisma del manager dimissionario. La valutazione delle opportunità deve essere il più possibile indipendente, e un buon approccio potrebbe essere quello di cercare supporto presso un mentor esterno o un consulente di carriera. Solo attraverso un'analisi ponderata e autonoma, i dipendenti possono prendere una decisione che tenga conto del presente, ma anche delle loro ambizioni di lungo termine.L'elemento chiave è comprendere che ogni scelta lavorativa deve essere ponderata non solo in termini di opportunità immediate, ma anche considerando i valori personali e la propria visione di carriera. Il rischio di agire sotto pressione o di farsi coinvolgere emotivamente da una delle parti è quello di fare scelte che potrebbero non essere realmente in linea con i propri obiettivi a lungo termine. La riflessione critica e l'indipendenza di giudizio sono strumenti preziosi per navigare queste situazioni complesse. Essere in grado di guardare oltre il momento presente e capire come ogni decisione potrebbe influenzare il futuro è fondamentale per costruire una carriera che rispecchi davvero le proprie ambizioni e passioni.Effetti Psicologici sui DipendentiLe campagne di denigrazione contro un manager dimissionario possono innescare diversi effetti psicologici tra i dipendenti rimasti. Un effetto comune è quello che potremmo definire "effetto boomerang": invece di scoraggiare i dipendenti dal seguire il manager dimissionario, la campagna può portare molti a perdere fiducia nell'azienda stessa. Se percepiscono che le critiche sono infondate o esagerate, i collaboratori potrebbero ridurre il loro livello di impegno o addirittura iniziare a cercare nuove opportunità altrove.Un altro effetto rilevante è la paura: assistere alla denigrazione di una figura di riferimento può instillare nei dipendenti la paura di non essere al sicuro nel proprio ruolo, soprattutto se l'azienda si mostra disposta a screditare anche le persone di valore. Questo tipo di clima aumenta l'insicurezza e può portare a una riduzione della fiducia tra colleghi, con un conseguente aumento dello stress e del rischio di burnout. Inoltre, può emergere una forma di apatia e cinismo verso l'azienda: i dipendenti, vedendo il trattamento riservato a un ex collega stimato, possono sentirsi meno motivati e iniziare a considerare il loro ruolo come un semplice lavoro, senza alcun coinvolgimento emotivo.A livello psicologico, questa atmosfera crea un ambiente lavorativo caratterizzato da paura e incertezza, che può avere un impatto negativo sul benessere mentale e sulla produttività dei dipendenti. Le persone tendono a essere meno proattive, evitano di assumere rischi o prendere iniziative e preferiscono mantenere un profilo basso per non attirare attenzioni indesiderate. Tutto ciò finisce per soffocare la creatività e l'innovazione, elementi essenziali per il successo a lungo termine di qualsiasi organizzazione.Scegliere Consapevolmente il Proprio FuturoPer i dipendenti, il punto cruciale è prendere decisioni che siano basate sulla consapevolezza delle proprie capacità e ambizioni, piuttosto che sulla paura o sulla pressione. Questo non è semplice in una situazione così emotivamente complessa, ma è fondamentale evitare di farsi trascinare dalle critiche dell'azienda o dal fascino del manager che se ne va.È consigliabile raccogliere informazioni in maniera critica, parlare con persone fidate e valutare attentamente le diverse opportunità. Prendersi il tempo necessario per riflettere senza farsi prendere dalla fretta permette di fare una scelta più ponderata e allineata con i propri obiettivi personali e professionali. Considerare la cultura aziendale e il proprio benessere psicologico è essenziale: un ambiente di lavoro che incoraggia la crescita e il rispetto reciproco è spesso più importante delle sole prospettive di guadagno.Infine, è utile avere una visione chiara delle proprie priorità. Qual è il fattore più importante per il proprio futuro lavorativo? È la stabilità, la crescita, la possibilità di imparare cose nuove o l'equilibrio tra vita privata e lavoro? Ogni persona ha un set di valori diverso, e la chiave è trovare una scelta lavorativa che risuoni con questi valori, anche a costo di prendere decisioni che potrebbero sembrare rischiose nel breve termine.ConclusioniQuando un manager di successo lascia un'azienda per lavorare con un concorrente, le dinamiche che si sviluppano possono essere complesse. L'azienda può cercare di proteggere la propria posizione attraverso pratiche di denigrazione, ma questo spesso danneggia il clima aziendale e la fiducia dei dipendenti. La vera sfida per i collaboratori è fare una scelta consapevole e autonoma, senza lasciarsi condizionare dalle emozioni del momento o dalle strategie manipolative dell'azienda.Solo in questo modo sarà possibile definire un percorso di carriera coerente con le proprie aspirazioni, evitando di subire pressioni esterne o manipolazioni da parte di chi cerca di mantenere il controllo a ogni costo. Un approccio basato sulla riflessione critica e sulla consapevolezza delle proprie capacità permette di sviluppare una carriera che sia realmente significativa e soddisfacente. Conoscere sé stessi, i propri obiettivi e le proprie aspirazioni è la chiave per evitare di diventare vittime di dinamiche aziendali tossiche e costruire un futuro lavorativo che sia davvero in linea con ciò che si desidera.

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https://www.rmix.it/ - Antiossidanti per i Polimeri Riciclati: Come Migliorare le Prestazioni
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Le azioni termo-ossidative a cui sono sottoposte le materie plastiche riciclate necessitano un miglioramento delle miscele degli antiossidantidi Marco ArezioI polimeri riciclati, specialmente se parliamo di plastiche da post consumo, sono materie prime che più di altre, per la loro storia di fusioni e raffreddamenti, cicli di vita soggetti alle condizioni ambientali e a causa delle condizioni di usura meccanica, vanno spesso incontro al degrado dei componenti. Infatti, sotto l’effetto del calore, dell’irradiazione solare, delle sollecitazioni meccaniche, come gli sforzi di taglio e molti altri fattori, si possono creare, nella materia plastica, dei radicali liberi che causano una degradazione ossidativa. Inoltre, in presenza di ossigeno, i radicali liberi generano radicali perossidici, che sottraggono atomi alla catena polimerica. I perossidi di idrogeno che si formano in questo modo, si scompongono formando altri radicali creando una reazione a catena che porta alla degradazione delle materie plastiche. Per questi motivi, l’utilizzo degli antiossidanti nelle miscele polimeriche durante le fasi di fusione, è ritenuto indispensabile per mantenere le proprietà meccaniche, reologiche, ottiche e di durabilità. Cosa sono gli antiossidanti per i polimeri riciclati Prima di tutto possiamo dire che gli antiossidanti sono degli additivi che vengono impiegati come masterbaches, al fine di migliorare le caratteristiche del prodotto plastico finale. Le famiglie possono essere classificate tra antiossidanti primari e secondari, in base alla loro funzione finale nell’impasto. Gli antiossidanti primari presentano atomi reattivi di H2 che reagiscono ai radicali liberi, come i fenoli inibiti stericamente, le ammine aromatiche e ammine inibite stericamente. Gli antiossidanti secondari hanno la funzione di scomporre i perossidi d’idrogeno, impedendo così la ramificazione della catena. A questo gruppo appartengono i fosfiti e i tioesteri. Sono in corso interessanti studi circa l’utilizzo combinato di due tipologie di antiossidanti, specialmente nel campo del PE, dove si è notato che l’azione sinergica di due elementi posa portare ad un risultato maggiore rispetto all’utilizzo dei singoli componenti impiegati separatamente. Infatti, come sappiamo, i materiali riciclati, rispetto a quelli vergini, provengono da cicli di usura e di sofferenza termica maggiori, quindi l’impiego di antiossidanti, non solo diventa consigliabile, ma lo studio delle loro miscele può portare a risultanti interessanti. Come abbiamo detto, il materiale riciclato può aver subito cicli ossidativi dati dalle condizioni meccaniche e termiche durante la sua vita, ma dobbiamo anche considerare quello che viene chiamato il processo termo-ossidativo iniziato con il contatto della plastica con l’ossigeno. La successiva fusione degli scarti plastici per creare il nuovo polimero riciclato può decisamente aggravare la qualità futura del manufatto, in quanto si riutilizzerà una materia prima già stressata. Per evitare quindi il degrado termo-ossidativo di un polimero è consigliabile utilizzare uno o più antiossidanti, miscelati tra loro, per prolungare la vita utile della materia plastica prevenendone il degrado. E’ raro notare come un solo antiossidante, che appartenga al tipo primario o secondario, possa coprire tutte le specificità, in termini di degrado ossidativo, che la plastica può presentare, quindi potrebbe essere necessario la combinazione di due tipologie di protettivi che possano migliorare il risultato, solo se combinati, ottenendo un effetto sinergico migliore dell’utilizzo dei due antiossidanti distinti. Una buona soluzione per la stabilizzazione, durante la lavorazione, è il cosiddetto fenolo-fosfito, che è la combinazione di un fenolo impedito con un fosfito organico, presentando quindi un eccellente effetto sinergico che migliora le proprietà rispetto all’effetto di ciascuno di essi impiegati separatamente. La stabilità fornita dalla miscela è in funzione della sua concentrazione. Nella la lavorazione della materia plastica riciclata, il fosfito reagisce disattivando gli idroperossidi che si formano durante l'auto-ossidazione delle poliolefine, mentre il fenolo agisce intrappolando i radicali liberi che si formano.

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https://www.rmix.it/ - Schiume Antincendio Sostenibili e Riciclabili: Protezione e Innovazione per un Futuro Sostenibile
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Schiume Antincendio Sostenibili e Riciclabili: Protezione e Innovazione per un Futuro Sostenibile
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Sicurezza e sostenibilità: una nuova era per le schiume antincendiodi Marco ArezioLe schiume antincendio sono strumenti essenziali nella prevenzione e nella gestione degli incendi, utilizzate in vari settori come l’industria, il commercio e la sicurezza pubblica. Tuttavia, le formulazioni tradizionali hanno sollevato preoccupazioni per l’uso di sostanze chimiche persistenti come i PFAS, note per il loro impatto ambientale e sanitario. Le schiume sostenibili rappresentano un cambiamento radicale, offrendo prestazioni elevate riducendo al minimo i danni ecologici. In questo articolo analizzeremo in dettaglio la composizione, il funzionamento e i vantaggi di queste nuove formulazioni, confrontandole con le soluzioni tradizionali. Composizione delle Schiume Antincendio Sostenibili Le schiume antincendio sostenibili si distinguono per l’uso di materiali biodegradabili e sicuri per l’ambiente. Queste soluzioni innovative combinano chimica avanzata e sostenibilità per raggiungere un equilibrio tra efficienza e rispetto dell’ambiente. Tensioattivi biodegradabili: Derivati da risorse rinnovabili come oli vegetali e zuccheri, abbassano la tensione superficiale, permettendo alla schiuma di diffondersi efficacemente sul combustibile senza lasciare residui tossici. Polimeri naturali: Materiali come gli alginati (ricavati da alghe), cellulosa modificata e amidi di origine vegetale garantiscono stabilità e durata della schiuma. Questi polimeri prolungano l’efficacia soppressiva del fuoco riducendo l’impatto ambientale. Sali minerali: Composti come il fosfato di potassio forniscono un raffreddamento efficace e una capacità di isolamento superiore, rendendo la schiuma ideale per alte temperature. Acidi grassi vegetali: Estratti da fonti sostenibili, come olio di palma certificato o soia, stabilizzano la schiuma senza generare sottoprodotti nocivi. Acqua rigenerata o riciclata: L’uso di acqua non potabile o riciclata riduce la pressione sulle riserve idriche, integrando il ciclo di sostenibilità. Approfondimento sulle diverse tipologie di schiume sostenibili Le formulazioni sostenibili si diversificano in base alle necessità operative e ambientali. Ogni tipo di schiuma offre vantaggi unici, grazie a materiali specifici e processi di produzione ottimizzati. Schiume a base di alginati Gli alginati, derivati da alghe marine, creano una barriera resistente al calore, ideale per ambienti costieri o acquatici. Questi materiali sono biodegradabili, sicuri e particolarmente adatti a proteggere ecosistemi marini. Schiume con cellulosa modificata Ottime per l’impiego in foreste e aree rurali, queste formulazioni sfruttano la capacità delle fibre vegetali di aderire a superfici verticali come alberi o strutture, prevenendo la propagazione delle fiamme. Schiume a base di amido L’amido naturale agisce come stabilizzante, isolando il combustibile e garantendo una protezione prolungata. Queste schiume sono particolarmente indicate per applicazioni in aree protette dove la biodegradabilità è fondamentale. Schiume con tensioattivi proteici Estratti da proteine animali o vegetali, questi tensioattivi naturali aumentano la stabilità della schiuma e creano una pellicola protettiva resistente ai liquidi infiammabili. Ideali per incendi industriali di sostanze chimiche.Formulazioni miste con additivi naturali Alcune applicazioni richiedono formulazioni ibride che combinano sali minerali e polimeri naturali per massimizzare l’efficienza operativa in scenari complessi come quelli industriali. Vantaggi delle Schiume Antincendio Sostenibili L’adozione di schiume sostenibili offre numerosi vantaggi che vanno oltre la semplice soppressione degli incendi: Riduzione dell’impatto ambientale: I materiali naturali si decompongono rapidamente senza lasciare residui tossici, proteggendo ecosistemi fragili e riducendo l’inquinamento. Conformità normativa: Con il crescente divieto di PFAS a livello globale, le soluzioni sostenibili rappresentano una scelta a prova di futuro. Migliore sicurezza: Ridurre l’esposizione a sostanze chimiche tossiche protegge operatori e comunità circostanti. Risparmio a lungo termine: Eliminare i costi di gestione dei residui chimici tradizionali offre un significativo vantaggio economico. Confronto con le Schiume Tradizionali Le schiume tradizionali basate sui PFAS sono note per la loro efficacia, ma anche per il loro impatto devastante sull’ambiente e sulla salute. I PFAS, grazie alla loro struttura chimica, formano una barriera resistente che soffoca le fiamme. Tuttavia, la loro persistenza li rende un problema ambientale critico. Le schiume sostenibili replicano questa efficacia senza gli effetti negativi, utilizzando materiali biodegradabili che isolano il combustibile, riducono il calore e limitano la propagazione del fuoco. Questo risultato è ottenuto grazie all’utilizzo di tensioattivi e polimeri naturali, eliminando il rischio di residui tossici. Conclusione Le schiume antincendio sostenibili rappresentano un passo fondamentale verso un futuro più responsabile dal punto di vista ambientale. Pur affrontando alcune problematiche, come costi iniziali più elevati e un’adozione ancora limitata, il loro sviluppo tecnologico promette di rivoluzionare il settore della sicurezza antincendio. Adottare queste soluzioni non è solo una scelta strategica per aziende e istituzioni, ma un impegno concreto verso la sostenibilità globale.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Antoine-Laurent de Lavoisier: il Chimico che Identificò il processo dell’Idrogeno
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Antoine-Laurent de Lavoisier: il Chimico che Identificò il processo dell’Idrogeno
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Uno scienziato Intelligente, Furbo e Opportunista. “Favorì” la scoperta dell’Idrogeno di Marco ArezioAntoine-Laurent de Lavoisier, scienziato Francese, è riconosciuto come il padre della storia della chimica avendo emanato la prima versione della conservazione della massa nel 1789, inoltre riconobbe e catalogò scoperte fondamentali come l’ossigeno e l’idrogeno. Studiò in modo approfondito e, con un approccio scientifico, la relazione tra combustione e la respirazione polmonare, attraverso l’osservazione del comportamento dell’aria in questi due fenomeni. Essendo un nobile, sedeva nei maggiori salotti della politica e della finanza e, proprio attraverso le sue relazioni di alto livello, riusciva a farsi finanziare le sue ricerche. Chimico, botanico, astronomo e matematico entrò a soli 25 nell’accademia delle scienze e nel 1775 si occupò, per l’amministrazione reale, dello studio e del miglioramento della polvere da sparo, compiendo studi sul salnitro. Attraverso questi studi notò la stretta relazione tra il comportamento della combustione e dell’ossigeno, tra l’ossigeno e la vita delle piante e il processo dell’arrugginimento del metallo, ribaltando la teoria del flogisto in essere all’epoca. Inoltre fece propri alcuni studi condotti da Henry Cavendish, riuscendo a capire il rapporto tra l’aria infiammabile, scoperta da quest’ultimo e l’ossigeno con la formazione di acqua, in base anche agli studi di Joseph Priestley, definendo in modo esplicito l’idrogeno. Questa caratteristica di Lavoisier di utilizzare gli studi di colleghi, inglobandoli nelle sue ricerche per poi attribuirsi tutti i meriti, sembrava essere una costante nella sua vita di ricercatore. Dimostrò la legge della conservazione della massa bruciando lo zolfo con il fosforo in aria e affermando che il peso del risultato di questa combustione era maggiore del peso delle singole masse, essendo questo processo stato influenzato dall’aria. Catalogò inoltre, in modo scientifico attraverso la nomenclatura precisa, le sostanze chimiche che erano allora conosciute creando una base letteraria scientifica di massimo rilievo. Nel 1769 fu chiamato dall’amministrazione monarchica, quale matematico, a riformare il sistema fiscale e delle riscossioni delle tasse, aiutando gli uffici preposti a riformare il sistema di misurazione metrico decimale per tutta la Francia. Nel 1793, a seguito degli eventi politici susseguiti alla rivoluzione francese, fu arrestato insieme alle persone che si erano occupati della riscossione delle tasse per conto della monarchia per alto tradimento. Invano cercò di dimostrare che il suo ruolo era solo quello di un consulente tecnico e che niente aveva a che fare con il lavoro diretto legato all’azione di riscossione, ma non fu creduto e l’8 Maggio del 1794 il tribunale rivoluzionario lo condannò a morte tramite ghigliottina.

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https://www.rmix.it/ - Vetroresina: il difficile cammino verso un’economia circolare del prodotto.
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Vetroresina: il difficile cammino verso un’economia circolare del prodotto.
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Vetroresina: storia, produzione, impiego e riciclo. Il difficile cammino verso un’economia circolare del prodottodi Marco ArezioLa vetroresina è sicuramente un prodotto che ha avuto un successo molto importante dato dalla flessibilità d’impiego, dalla relativa facilità di produzione e dalle caratteristiche tecniche dei manufatti prodotti che potevano sostituire o migliorare le prestazioni di altri materiali fino ad allora utilizzati. La vetroresina nasce negli anni 20, periodo in cui si stavano studiando materiali che avessero delle caratteristiche prestazionali simili a quelle dei metalli da costruzione (edilizia, aeronautica, navale) ma che si potesse aggiungere un vantaggio in termini di risparmio di peso. Nel corso degli anni 40 si era optato per il rinforzo del poliestere utilizzando la fibra di amianto, un materiale plastico composito con cui si costruivano, per esempio, i serbatoi supplementari per gli aerei. Durante gli anni 50 dello scorso secolo, l’incremento della produzione di fibra di vetro, ha portato ad una progressiva sostituzione della fibra di amianto, creando prodotti tecnicamente più avanzati ed ampliando il campo di applicazione. MA COS’E’ LA VETRORESINA?E’ una plastica composta rinforzata con vetro, detta anche VTR o GRP, utilizzando tessuti o feltri con fibre orientate casualmente e successivamente impregnate con resine termoindurenti, generalmente liquide, composte da poliestere o vinilestere o epossidiche, che induriscono e collegano le fibre stesse attraverso l’azione di catalizzatori ed acceleranti. Le principali caratteristiche dei prodotti realizzati in vetroresina sono: – Leggerezza – Elevate caratteristiche meccaniche – Durabilità – Resistenza alla corrosione – Resistenza agli agenti atmosferici – Ottimo isolamento elettrico – Comportamento al fuoco gestibile con specifici additivi – Buon isolamento termico – Scarsa manutenzione COME VENGONO PRODOTTI I MANUFATTI IN VETRORESINA?Premettendo che la vetroresina non è un composto plastico tradizionale che ha bisogno di calore e di una forza meccanica importante (estrusione, iniezione, soffiaggio) per realizzare i prodotti, ma si basa sul lavoro che svolge la resina polimerizzata che viene a contatto con le fibre di vetro. I processi principali di produzione sono i seguenti: “Hand Lay-Up” consiste nella spalmatura a pennello o rullo di resine, correttamente additivate con catalizzatori e acceleranti, che ne determinano la polimerizzazione anche a temperatura ambiente, su tessuti di vetro. La solidificazione delle resine permette l’inglobamento delle fibre di vetro presenti nello stampo creando l’articolo in vertroresina. “Filamnet Winding” consiste nell’applicare, su un cilindro rotante, normalmente metallico, un filo impregnato con resina catalizzata. Avvolgendo in continuo questo filo sullo stampo, che verrà poi sfilato una volta che la resina sarà indurita, si possono creare tubi o serbatoi cilindrici. “Resin Transfer Moulding” consiste nello spargere a secco, su un lato di uno stampo, una quantità stabilita di fibre di vetro, successivamente si richiude lo stampo con la sua copia e si inietta, a bassa pressione, la resina all’interno. Con questo sistema è possibile eseguire il procedimento di iniezione all’interno dello stampo anche sottovuoto. “Pultrusion” consiste in una produzione simile alla classica estrusione delle materie plastiche, adatta ai materiali compositi per la realizzazione di particolari profili. A QUALI SETTORI SONO DESTINATI E QUALI MANUFATTI IN VETRORESINA SI POSSONO REALIZZARE?Le ottime doti tecniche ed estetiche dei prodotti in vetroresina permettono di impiegarli in moltissimi campi con applicazioni molto ampie: Settore ferroviario Produzione energia Edilizia Fai da te Settore Nautico Settore delle opere sportive Mercato elettrotecnico I prodotti realizzati con la vetroresina sono veramente tanti e non è possibile citarli tutti, ma indicheremo i prodotti che, sul mercato, realizzano i volumi maggiori: Scafi e articoli per il settore nautico. Profili industriali e civili Serramenti e persiane Lucernari Lastre di copertura Pareti Rivestimenti per il settore della refrigerazione Scale e camminamenti Rivestimenti per il settore ferroviario Rivestimenti per il trasporto civile Impianti eolici IL RICICLO DELLE VETRORESINA La vetroresina, essendo un materiale composto, come abbiamo visto, sfugge dalle logiche del riciclo classico dei materiali plastici creando, quindi, varie e complesse problematiche per il suo riciclo. La prima problematica che possiamo ricordare è la presenza delle resine termoindurenti di cui è composto il manufatto, infatti, come sappiamo, la reazione di polimerizzazione è sempre irreversibile, questo significa che se trattassimo i prodotti macinati in vetroresina con il calore, come si fa in genere con altre materie plastiche, non saremmo in grado di riportare a forma liquida le resine impiegate. Il secondo problema riguarda le fibre in vetro che si utilizzano per armare la ricetta. Secondo studi epidemiologici condotti su animali in laboratorio, l’inalazione prolungata alla polvere proveniente da queste fibre, farebbe insorgere carcinomi e mesoteliomi. Nonostante non risultino riscontri sull’uomo dei tests fatti sugli animali, la Comunità Europea ha emesso una direttiva specifica, inserendo le fibre di vetro tra le sostanze pericolose soggette all’obbligo di etichettatura. Infatti le fibre di vetro utilizzate per la realizzazione di manufatti, sono considerate cancerogene di categoria 3 e devono riportare l’etichetta R40 che identifica la possibilità di effetti irreversibili sulla salute. Quindi, nell’ambito dei sistemi di riciclo dei manufatti a fine vita, possiamo riportare le principali destinazioni di smaltimento: Discarica Macinazione dei manufatti in polveri di varie dimensioni e il loro riutilizzo in settori come quello edile. Riciclo tramite pirolisi con la separazione tra fibre e resine Riciclo mediante digestione acida Tra i sistemi di smaltimento oggi impiegati, in termini di volumi, sicuramente la messa in discarica è ancora la più utilizzata, con tutti gli effetti negativi del caso. Per quanto riguarda la macinazione dei manufatti in polveri, risulta sicuramente la via più semplice, da punto di vista pratico, ma lascia aperti tutti i dubbi dal punto di vista sanitario che abbiamo sopra riportato. Mentre per quanto riguarda il riciclo tramite pirolisi o digestione acida non risulta, oggi, economicamente conveniente. E’ evidente che la strada per smaltire gli scarti dei prodotti in vetroresina, a fine vita potrebbe, essere quella del riutilizzo delle polveri macinate in miscele adatte alla produzione di prodotti finiti, ma l’operazione di riduzione volumetrica dei manufatti in vetroresina deve essere realizzata utilizzando attrezzature idonee, in camere isolate, quindi non semplici mulini di macinazione, che salvaguardino la salute dei lavoratori. Esiste inoltre sul mercato un metodo di riciclo degli scarti di vetroresina prodotti con resine ortoftaltica, isoftaltica o vinilestere definito come “recupero con trattamento termico-chimico”. Attraverso questo processo si arriverebbe a recuperare circa l’85% della resina madre, sotto forma di liquido e circa il 99% delle fibre che compongono l’armatura. Tests fatti dal produttore dimostrerebbero che la resina recuperata, che risulta carica di iodio, potrebbe essere rimessa in miscela, con la resina vergine, per la realizzazione di nuovi manufatti senza che vi siano decadimenti prestazionali. Per quanto riguarda le fibre recuperate con questo sistema, viene consigliato un trattamento di calcinazione su di esse, per eliminare i residui carboniosi presenti prima di essere riutilizzate.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - vetroresina

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https://www.rmix.it/ - Misantropia da Smart Working: Come Coinvolgere i Collaboratori?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Misantropia da Smart Working: Come Coinvolgere i Collaboratori?
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Lo smart working ha alimentato una socialità lavorativa immateriale come un grande social networkdi Marco ArezioIl periodo del Covid ha profondamente rivoluzionato il mondo del lavoro, non solo fisicamente, con l’adozione dello smart working in modo massiccio, ma anche mentalmente, con i lavoratori che hanno continuato a svolgere le loro mansioni da casa, in una sorta di azienda distribuita sul territorio. Le tecnologie che hanno permesso tutto ciò erano in nostro possesso da molto tempo, ma ben pochi le utilizzavano, come poi è avvenuto durante la pandemia, con gli uffici generalmente chiusi o bassamente presidiati, e il lavoro che continuava dalle singole abitazioni. La rivoluzione tecnologica del lavoro a distanza non sarebbe partita così velocemente e massicciamente se non avessimo dovuto farlo per forza, complice una serie di abitudini consolidate che hanno sempre visto, come essenziale, la socialità aziendale per produrre e controllare le attività da parte della catena aziendale. L’impostazione del lavoro pre-covid era, generalmente, differente in base alla dimensione aziendale, maggiore era la sua grandezza e la sua internazionalizzazione e più facilmente si impiegava lo smart working, viceversa, più piccola e più localizzata era l’attività e minore attitudine vi era al lavoro da remoto. Con l’effetto pandemia c’è stato un rimescolamento delle abitudini aziendali, con l’utilizzo in modo trasversale di un modello di lavoro non concentrato in azienda ma prevalentemente da casa. Le aziende si sono accorte che, salvo casi particolari, le attività potevano continuare a essere svolte senza grossi problemi, che il modello della delocalizzazione del lavoro poteva avere un effetto positivo sui costi di gestione degli immobili e che il volume di ore lavorate non calava, anche senza il controllo fisico del lavoratore, ma, in molti casi, aumentava. I collaboratori aziendali, dopo un primo periodo di assestamento, hanno trovato un equilibrio tra le attività da svolgere e l’ambiente domestico, trovando a loro volta dei vantaggi, anche economici in questo processo, che riguardavano il risparmio economico sui viaggi casa-lavoro, sull’abbigliamento e tal volta sui costi dei pranzi di lavoro. Con il passare dei mesi si è venuto a creare un modello di lavoro dove la socialità era stata messa da parte, abituandosi a considerare le ore lavorate solo come una prestazione oraria in un’azienda che era diventata immateriale. Alla fine della pandemia, molte aziende hanno mantenuto il modello del lavoro a distanza, mentre altre hanno fatto rientrare i lavoratori negli uffici per riprendere le attività in presenza. Il rientro in ufficio non è stato per tutti una cosa semplice, in quanto psicologicamente era come iniziare un lavoro in una nuova azienda, riallacciare rapporti tra i colleghi, conoscerne di altri e misurarsi con i cambiamenti caratteriali e psicologici che il lungo lavoro da casa portava con sé. La socialità dei componenti degli uffici non è più tornata quella di prima, quei meccanismi che esistevano per un certo tempo non torneranno velocemente, complici fattori di sicurezza che tendono ad isolare i lavoratori anche all’interno degli uffici. Mascherine, divisori tra le postazioni e le scrivanie, rotazione di orari, riduzione delle attività delle mense o degli incontri nella pausa pranzo, trasporti da e per il luogo di lavoro regolamentato, sono le nuove barriere. Si è, a volte, sviluppata una certa misantropia professionale attraverso la riduzione dei contatti umani in ufficio, la minimalizzazione delle visite ai clienti o fornitori, preferendo le videoconferenze e una certa diffidenza di fondo verso attività che comportino la presenza di altre persone nella tua area di sicurezza. Questo mix composto da misure di sicurezza fisiche e psicologiche avranno bisogno di un tempo medio lungo per essere risolte, perché i collaboratori che soffrono di forme di misantropia lavorativa, vivono uno stress nel sopportare la vicinanza di altre persone e l’idea di riprendere attività lavorative che comportino assembramenti o viaggi di lavoro, salendo si aerei, treni, andare in alberghi e ristoranti. E’ importante capire chi soffre di queste problematiche per cercare di risolvere gli inutili contatti lavorativi diretti, che si usavano nel passato, attraverso l’uso di nuove tecnologie comunicative. Ma è anche importante ricreare una socialità lavorativa, quando necessaria, aiutando anche psicologicamente chi fa più fatica ad accettare luoghi e momenti comuni di lavoro. Foto:Il MisantropoDipinto di Pietrel Bruegel il vecchioTempera su Tela cm. 86x85Museo di Capodimonte Napoli

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