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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Guida alla Scelta di un Deumidificatore Portatile Sostenibile: Efficienza, Riciclabilità e Impatto Ambientale
Economia circolare

Scopri come scegliere un deumidificatore a basso consumo, realizzato con materiali riciclati e riciclabili, per ridurre l’impatto ambientaledi Marco ArezioNegli ultimi anni, la consapevolezza ambientale è cresciuta, portando molti consumatori a considerare l’impatto ambientale dei loro acquisti. I deumidificatori portatili sono strumenti fondamentali per migliorare il comfort abitativo, ma scegliere il modello giusto con un approccio sostenibile può fare la differenza in termini di efficienza energetica, impatto ambientale e sostenibilità dei materiali. In questa guida, esploreremo i criteri chiave da considerare per un acquisto responsabile e analizzeremo quali produttori sostengono campagne di sostenibilità dentro e fuori dai propri stabilimenti. L'Importanza della Sostenibilità nella Scelta di un Deumidificatore Il deumidificatore è un elettrodomestico utilizzato per ridurre l'umidità dell’aria negli ambienti domestici, migliorando il comfort e prevenendo la formazione di muffe e batteri. Tuttavia, questi apparecchi possono consumare molta energia, con potenziali effetti negativi sull’ambiente. Scegliere un modello sostenibile permette di contenere il consumo energetico e di ridurre l'impronta ecologica dell'apparecchio stesso. Cosa Considerare in un Deumidificatore Sostenibile Efficienza energetica: Optare per un modello a basso consumo energetico, magari con certificazioni come Energy Star, aiuta a ridurre l'impatto ambientale durante l'uso. Materiali riciclati e riciclabilità: È essenziale preferire modelli realizzati con materiali riciclati e, soprattutto, riciclabili, per agevolare il corretto smaltimento a fine vita. Durata e qualità: Un deumidificatore durevole è meno soggetto a sostituzioni frequenti, il che riduce i rifiuti elettronici. Facilità di manutenzione e riparabilità: Scegliere un modello facilmente riparabile estende la vita dell’apparecchio e permette di sostituire solo i componenti danneggiati anziché l'intero dispositivo. Criteri di Sostenibilità: Cosa Valutare nella Scelta del DeumidificatoreRiciclabilità dei Materiali Un deumidificatore sostenibile dovrebbe essere composto da materiali riciclabili, come plastica di alta qualità e metalli, che possano essere facilmente separati e recuperati a fine ciclo. Il corpo esterno e le parti interne dovrebbero essere realizzati con materiali che possano essere riutilizzati. Verificare se il produttore dichiara la composizione del prodotto e la percentuale di materiali riciclati è un buon indicatore dell’impegno verso la sostenibilità.Consumi Energetici e Efficienza La classe di efficienza energetica è uno degli aspetti più importanti. I deumidificatori più efficienti consumano meno energia, riducendo il costo delle bollette e limitando l'impatto ambientale. I modelli dotati di sistema di spegnimento automatico quando il livello di umidità è ottimale o la tanica è piena possono contribuire ulteriormente a risparmiare energia. Per un impatto ecologico minore, scegliere un deumidificatore che funzioni con refrigeranti ecologici (come il R-290) può contribuire a ridurre le emissioni di gas serra.Impatto Ambientale Complessivo Oltre ai consumi, è importante valutare il ciclo di vita complessivo del deumidificatore, considerando l’impatto della produzione, dell’uso e dello smaltimento. Alcuni produttori adottano politiche di produzione a basso impatto, ad esempio usando energie rinnovabili o processi che limitano le emissioni inquinanti. Optare per aziende che pubblicano report di sostenibilità può essere una scelta informata per chi desidera ridurre al minimo l'impatto ambientale.Utilizzo di Materiali Riciclati Scegliere un modello realizzato con materiali riciclati, come plastica rigenerata o alluminio riciclato, aiuta a ridurre il consumo di risorse primarie. Verificare le informazioni fornite dal produttore riguardo alla percentuale di materiali riciclati utilizzati permette di fare una scelta responsabile. I migliori marchi includono queste informazioni nelle loro schede tecniche o etichette ecologiche.Funzioni Intelligenti e Riduzione degli Sprechi Alcuni deumidificatori sono dotati di sensori intelligenti per il monitoraggio continuo dell’umidità, che ottimizzano l’uso dell’apparecchio per evitare sprechi energetici. Queste funzioni, pur richiedendo un investimento iniziale maggiore, possono ridurre i costi operativi nel tempo e, di conseguenza, l’impatto sull’ambiente. Produttori di Deumidificatori Sostenibili Ecco una lista di produttori che non solo offrono deumidificatori efficienti e a basso impatto, ma sostengono anche iniziative di sostenibilità, promuovendo pratiche responsabili all'interno e all'esterno dei propri stabilimenti. Electrolux Electrolux è da sempre impegnata in iniziative di sostenibilità, con l’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2030. I deumidificatori Electrolux sono progettati per garantire efficienza energetica, e l'azienda dichiara di utilizzare una percentuale crescente di materiali riciclati nei propri prodotti. Inoltre, Electrolux supporta campagne ambientali per la riduzione dei rifiuti plastici negli oceani. De'Longhi De'Longhi, nota per la produzione di elettrodomestici, ha avviato iniziative per migliorare la sostenibilità dei suoi prodotti, utilizzando tecnologie di risparmio energetico e materiali più sostenibili. I deumidificatori De'Longhi sono caratterizzati da una lunga durata e offrono funzioni avanzate per ridurre il consumo energetico. L'azienda partecipa a programmi di riforestazione e investe in energie rinnovabili per le proprie fabbriche. Philips Philips si impegna nella sostenibilità con un focus sui cicli di vita prolungati dei propri prodotti. I deumidificatori Philips utilizzano tecnologie a basso impatto ambientale e sono progettati per essere facilmente riparabili e riciclabili. Philips ha inoltre avviato una campagna globale per il recupero dei dispositivi a fine vita, che permette di smaltire in modo corretto i prodotti elettronici. Mitsubishi Electric Mitsubishi Electric è un marchio che punta a ridurre le emissioni di CO2 non solo nei propri prodotti ma anche nelle sue strutture produttive. I deumidificatori Mitsubishi Electric sono tra i più efficienti in termini di consumi, e l’azienda investe in tecnologie per migliorare il riciclo dei materiali. Parte del loro impegno si traduce in una collaborazione con istituti di ricerca per l’adozione di nuove soluzioni sostenibili. LG LG, noto produttore di elettronica, ha integrato pratiche sostenibili in ogni fase della catena produttiva, puntando su efficienza energetica e materiali riciclati. I deumidificatori LG presentano funzioni avanzate per l’ottimizzazione del consumo energetico e, attraverso il programma "LG Green Program", l’azienda si impegna a ridurre l’uso di sostanze nocive e a promuovere il recupero e il riciclo dei dispositivi a fine vita. Consigli per l’Uso e la Manutenzione del Deumidificatore Un utilizzo responsabile del deumidificatore può aiutare a ridurre ulteriormente l’impatto ambientale: Posizionamento corretto: Collocare il deumidificatore in una posizione centrale per ottimizzare la distribuzione dell’aria. Pulizia e manutenzione: Pulire regolarmente il filtro dell’aria per mantenere alta l’efficienza e ridurre i consumi. Impostazione dell’umidità ideale: Evitare di impostare l’umidità a livelli troppo bassi, poiché questo può portare a consumi energetici inutili. Una Scelta Consapevole per il Futuro Scegliere un deumidificatore sostenibile richiede attenzione ai dettagli e una comprensione dei fattori che contribuiscono a un impatto ambientale ridotto. Optare per modelli efficienti, realizzati con materiali riciclati e riciclabili, e sostenere marchi impegnati in iniziative ecologiche, rappresenta una scelta consapevole per un futuro più sostenibile. In ultima analisi, ogni piccola decisione di acquisto può contribuire a proteggere l’ambiente e a promuovere una cultura di consumo più responsabile.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Pellicole in PVC per Alimenti: Quali Contaminazioni Possibili?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Pellicole in PVC per Alimenti: Quali Contaminazioni Possibili?
Informazioni Tecniche

Da molti anni gli alimenti possono essere porzionati attraverso un imballo costituito da una pellicola in PVCdi Marco ArezioE’ ormai nostra abitudine acquistare porzioni di cibo che il negoziante o la grande distribuzione confeziona attraverso una pellicola in PVC. Anche nelle nostre case, lotti parziali di cibo, vengono comunemente avvolti in queste pellicole per aumentare la durata della conservazione e salvaguardarne la qualità.Sebbene oggi esistano anche diverse pellicole per alimenti in PE, il mercato del PVC è ancora quello più importante per via di numerosi fattori tecno-economici. L’uso del polimero di PVC permette di realizzare una pellicola molto resistente, con una bassa permeabilità all’acqua e all’ossigeno, con una buona resistenza agli acidi e agli alcali diluiti. Inoltre, per un fatto del tutto pratico, le pellicole alimentari in PVC hanno una ottima capacità di confezionamento, saldandosi facilmente ad un piatto o ad una ciotola o su se stesso. Dal punto di vista economico, la presenza del cloro nel composto in PVC, fondamentale per la sua struttura chimica, riduce in modo sensibile il costo del prodotto finito, questo perché si configura un risparmio di etilene pari a circa il 50% rispetto all’uso del PE a parità di prodotto. Utilizzando il PVC è possibile inserire una serie di additivi che ne possono modificare le caratteristiche prestazionali, avendo la possibilità di creare, con un unico polimero, prodotti differenti. Vediamo gli additivi principali che vengono usati nell’industria del packaging: Agenti anti blocking: riducono la tendenza all’adesività • Agenti anti appannamento: promuovono la formazione di un velo di liquido omogeneo e continuo • Antimicrobici: prevengono la crescita di microrganismi • Antiossidanti: Prevengono la degradazione del film dovuta all’atmosfera • Antistatici: Riducono l’accumulo di cariche elettriche che attraggono la polvere • Agenti rigonfianti: vengono impiegati per produrre schiume da materie plastiche • Catalizzatori: fanno iniziare la polimerizzazione nella produzione di resine plastiche • Coloranti: permettono la colorazione delle pellicole • Agenti accoppianti: favoriscono l’accoppiamento tra i pigmenti e i polimeri • Ritardanti di fiamma: riducono l’infiammabilità dei materiali che sono combustibili • Stabilizzatori di calore: riducono la degradazione del PVC in acido cloridrico • Lubrificanti: Riducono adesività tra il PVC e le parti metalliche • Plastificanti: migliorano la flessibilità, la lavorabilità e la dilatabilità Tutti questi additivi, ma specialmente i plastificanti, sono soggetti ad una strettissima normativa per permetterne l’uso in ambito alimentare. C’è da considerare che in commercio esistono circa 300 tipologie di plastificanti e quelli approvati per l’uso alimentare, sono soggetti alla normativa di disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d’uso personale. Le sostanze che potrebbero trasferirsi dall’imballo all’alimento possiamo dividerle in tre categorie: Sostanze aggiunte: sono principalmente rappresentate dagli additivi del PVC sopra elencati • Residui: rappresentano parti di materiale polimerico con incomplete reazioni (monomeri, catalizzatori, solventi, adesivi ecc.) • Prodotti di neo formazione: sono sostanze che si originano dalla decomposizione spontanea dei materiali o durante le operazioni di trasformazione in manufatto Queste sostanze definite di neoformazione, sono molto variabili tra loro, in funzione di molti fattori chimico-fisici che si possono presentare e che possono influire sull’eventuale trasferimento di sostanze all’alimento di difficile gestione e risoluzione.Categoria: notizie - tecnica - plastica - pellicole alimenti - PVC - packaging

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https://www.rmix.it/ - Cambio di Proprietà della Comunity My Solar Family
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Cambio di Proprietà della Comunity My Solar Family
Notizie Brevi

Nell'ambito delle fonti rinnovabili, in particolare quella solare, si è sviluppata a partire dal 2014 una comunity che raggruppa migliaia di iscritti e che oggi, come comunicato da ENI, viene acquisita al 100%.Evolvere, società controllata da Eni gas e luce e leader nel settore della generazione distribuita da fonti rinnovabili in Italia, ha acquisito il 100% di PV Family, innovativa startup nel mondo del fotovoltaico che gestisce My Solar Family, la più grande community digitale di prosumer in Italia con oltre 80mila iscritti. La collaborazione tra le due aziende nasce nel 2018 con l’ingresso di Evolvere nel capitale di PV Family come socio di minoranza per apportare le risorse finanziarie necessarie allo sviluppo della startup. L’acquisizione del 100% del capitale ha l’obiettivo di combinare l’offerta di Evolvere e i servizi di community digitale di My Solar Family, in un contesto di mercato che vede affermarsi la diffusione di un nuovo modello energetico, in cui il consumatore diventa anche un produttore di energia, ovvero prosumer. Nata nel 2014, My Solar Family è una piattaforma digitale semplice e intuitiva, che permette alle persone della Community di acquisire maggiore consapevolezza del potenziale e delle prestazioni del proprio impianto fotovoltaico e tenere allo stesso tempo sotto controllo gli incentivi ricevuti o il contributo per lo scambio sul posto dell’energia. Grazie all’integrazione con l’offerta di Evolvere, gli iscritti alla Community potranno avere un’analisi dettagliata e in tempo reale della produzione e dei consumi del proprio impianto, ma anche aggiungere un sistema di accumulo per massimizzare l’autoconsumo, e fare così scelte sostenibili a livello economico e ambientale. Con questa acquisizione Evolvere conferma la propria leadership nella generazione distribuita da fonti rinnovabili in Italia e promuove la diffusione di un nuovo modello energetico, decentralizzato e sostenibile per l’ambiente, che contribuisce alla transizione energetica in corso.Vedi maggiori informazioni sulla produzione di energia attraverso il solare

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https://www.rmix.it/ - Ripensare l'Economia Moderna: Il Valore delle Piccole Cose e del Tempo
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Ripensare l'Economia Moderna: Il Valore delle Piccole Cose e del Tempo
Slow Life

Come uno stile di vita essenziale e una nuova consapevolezza possono arricchire la nostra esistenza in un mondo dominato dal consumismodi Marco ArezioL'economia moderna, nella sua attuale configurazione, appare intrinsecamente orientata a un ciclo perpetuo di produzione e consumo che si alimenta di ritmi frenetici e di una continua spinta al possesso di beni, spesso superflui. Questo sistema sembra costringere un numero sempre maggiore di persone a dedicare gran parte del loro tempo e delle loro energie al lavoro, per produrre oggetti che, a ben vedere, non rispondono a reali bisogni ma piuttosto a desideri indotti da una macchina economica che esige crescita continua. Il Paradosso dell'Abbondanza Il paradosso di questa dinamica economica risiede nel fatto che, mentre la produttività e la disponibilità di beni crescono, la qualità della vita sembra deteriorarsi. Le persone sono indotte a lavorare a ritmi sempre più intensi, spesso sacrificando il proprio benessere psicofisico e il proprio tempo libero. In questo contesto, l'acquisto di beni diventa una sorta di compensazione, una promessa di felicità e di realizzazione personale che, tuttavia, raramente si concretizza. La realtà è che, nonostante l'abbondanza materiale, molte persone si ritrovano a vivere una vita priva di significato, in cui il tempo libero, la serenità e le relazioni autentiche sono sacrificate sull'altare del consumismo. Ripensare il Valore del Tempo e della Semplicità Se ci fermassimo a riflettere su cosa realmente dà valore alla nostra esistenza, potremmo scoprire che il tempo è il bene più prezioso di cui disponiamo. Il tempo per stare con le persone care, per immergersi nella natura, per coltivare passioni e interessi personali, è ciò che veramente arricchisce la vita. Tuttavia, l'attuale struttura economica sembra averci sottratto questa consapevolezza, spingendoci a credere che la felicità risieda nell'accumulazione di beni materiali, piuttosto che nella qualità delle esperienze che viviamo. Imparare a vivere con semplicità, concentrandoci sull'essenziale, potrebbe rappresentare una via d'uscita da questo ciclo vizioso. Il cibo semplice, genuino, la riscoperta delle tradizioni, l'arte del riciclo e del baratto, l'acquisto di beni usati, non sono solo pratiche che contribuiscono alla sostenibilità ambientale, ma possono anche arricchire la nostra vita di significato e di valori autentici. La Ricchezza dell'Animo e il Ritorno alle Radici Vivere in modo più essenziale non significa rinunciare al benessere, ma piuttosto ridefinire cosa intendiamo per "benessere". Un'esistenza basata su valori semplici non preclude la soddisfazione dei bisogni materiali, ma li integra con la cura per la propria interiorità e con il rispetto per gli altri e per l'ambiente. In un mondo che sembra dominato dalla fretta e dall'ansia di possedere sempre di più, riscoprire il valore delle piccole cose può offrire una nuova prospettiva, in cui la ricchezza non è misurata dal denaro, ma dalla qualità delle relazioni e dal senso di pace interiore. Adottare uno stile di vita basato sull'essenziale potrebbe anche ridurre la povertà. Se le persone fossero meno focalizzate sull'accumulo di beni e più concentrate sul valore del tempo e delle relazioni umane, forse vi sarebbe una distribuzione più equa delle risorse. Inoltre, il riciclo, il baratto e l'acquisto di beni usati possono contribuire a una maggiore sostenibilità economica e ambientale, riducendo la pressione sulle risorse naturali e diminuendo i rifiuti. La Natura Come Maestra di Vita Un altro aspetto fondamentale di questo cambiamento di paradigma è il ritorno alla natura. Viviamo in un'epoca in cui la connessione con l'ambiente naturale è spesso trascurata, a favore di uno stile di vita urbano e tecnologico che ci allontana dalle nostre radici. Tuttavia, la natura ha molto da insegnarci, non solo in termini di sostenibilità, ma anche riguardo al ritmo della vita. Osservare la ciclicità delle stagioni, rispettare i tempi della terra, apprezzare la bellezza semplice di un paesaggio, sono tutte esperienze che possono arricchire profondamente la nostra vita. Inoltre, vivere più a contatto con la natura può ridurre lo stress e migliorare la salute mentale e fisica. Studi scientifici hanno dimostrato che trascorrere del tempo all'aria aperta, in ambienti naturali, ha effetti benefici sul nostro benessere psicologico, contribuendo a ridurre l'ansia e a migliorare l'umore. In questo senso, vivere in modo più semplice e più vicino alla natura non è solo una scelta etica e sostenibile, ma anche una scelta di salute. Conclusione Ripensare l'economia e il nostro modo di vivere non è solo un'opzione, ma una necessità in un mondo che sembra sempre più insostenibile sia dal punto di vista ambientale che umano. Imparare a vivere con l'essenziale, riscoprire il valore delle relazioni umane e del tempo, e ritornare a una connessione più profonda con la natura sono passi fondamentali per costruire una società più equa, più felice e più sostenibile. In ultima analisi, il vero cambiamento deve partire da una riconsiderazione dei nostri valori e delle nostre priorità. Non si tratta di rinunciare a tutto, ma di scegliere con consapevolezza ciò che realmente conta, di liberarsi dal superfluo per fare spazio a ciò che arricchisce davvero la nostra vita. E in questo processo, scopriremo che la ricchezza più grande non è quella materiale, ma quella dell'animo, del tempo e della serenità interiore.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Anche i Cavalli Preferiscono gli Pneumatici Riciclati
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Anche i Cavalli Preferiscono gli Pneumatici Riciclati
Economia circolare

Abbiamo parlato negli articoli scorsi di come gli pneumatici riciclati vengano raccolti e riciclati per creare nuova materia prima e nuove applicazioni che aiutino la circolarità dei rifiutidi Marco ArezioCi siamo soffermati sui sistemi di riciclo che attualmente vengono impiegati per la trasformazione degli pneumatici a fine vita, ma anche di alcune applicazioni nel campo dell’edilizia, in particolare nel settore dell’isolamento acustico. Rotoli, lastre e polverino vengono impiegati per la fono-assorbenza e la fono-impedenza del rumore in modo da dare alle nostre case un confort abitativo migliore. Nell’esplorazione dei vari campi di applicazione della materia prima che deriva dal riciclo degli pneumatici oggi vediamo l'utilizzo nelle scuderie dei cavalli. Nei maneggi, il mantenimento della salute e il confort dei cavalli è un fatto cruciale e di importanza primaria per la buona gestione dell’impresa e degli animali. Questi due obbiettivi, spesso, si raggiungono evitando l’insorgere di problemi legati alle articolazioni e ai legamenti dei cavalli e all’eccessiva presenza di polvere nell’ambito di lavoro. Nelle stalle si sta diffondendo l’uso di pavimentazione realizzate con materiali elastici provenienti dalla lavorazione degli pneumatici esausti che vengono posati sotto forme di piastrelle o di agglomerati monolitici. I manufatti possono essere alloggiati sopra il normale pavimento in cemento di supporto, riducendo la presenza dei materiali da lettiera ed aumentando l’igiene del locale e dell’animale in quanto è molto più semplice ed efficace la pulizia. Anche nelle aree di trotto e corsa dei cavalli, che notoriamente sono composte solo da sabbia, si può sostituire una miscela di sabbia e granulo di gomma riciclata che ha lo scopo di abbattere la dispersione delle polveri nell’aria, polveri che possono creare patologie respiratorie sia per gli animali che i lavoratori che li accudiscono giornalmente. Queste patologie possono presentarsi sotto forma di silicosi a seguito di una prolungata inspirazione delle micro polveri causate dall’azione dinamica degli zoccoli dei cavalli sui terreni sabbiosi. Un confort, un’igiene e uno stato di salute migliore per animali e lavoratori dei maneggi, attraverso l’uso delle pavimentazioni e dei compound contenenti gli pneumatici riciclati, è un fatto importante, ma molto più lo è, come per tutti i rifiuti che produciamo, quello di riutilizzarli, sotto forma di nuovi prodotti riciclati per ridurre i materiali destinati alla discarica o alla termovalorizzazione, per il benessere di tutti e del pianeta.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - pneumatici - cavalli Vedi maggiori informazione sui cavalli

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https://www.rmix.it/ - rNEWS: L’Università Bocconi Lancia un Progetto sulla Circolarità della Moda
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare rNEWS: L’Università Bocconi Lancia un Progetto sulla Circolarità della Moda
Notizie Brevi

L’Università Bocconi Lancia un Progetto sulla Circolarità della ModaL’attenzione per l’economia circolare non è più un concetto gridato nelle manifestazioni di piazza, ma è una realtà ormai assimilata dagli stati, dalla politica dall’industria e soprattutto dalla finanza, che valuta come investimenti rischiosi quelli concessi ad aziende che operano fuori dal concetto di circolarità.Anche il comparto universitario si è mosso per analizzare da vicino e in modo scientifico, le filiere le aziende e le conseguenze dei comportamenti industriali sulla circolarità dei settori, uno tra questi è quello della moda raccontato dall’università Milanese. La SDA Bocconi School of Management ed Enel X lanciano il Monitor for Circular Fashion Un progetto all’avanguardia in Italia che darà vita al primo Report sulla circolarità del settore moda. Il Monitor for Circular Fashion desidera coinvolgere nel progetto uno spaccato rappresentativo del settore moda italiano lungo l'intera filiera, in collaborazione con la società di consulenza per la sostenibilità Eco-Age. Candiani Denim, Dedagroup Stealth, Intesa (IBM Group), Manteco, RadiciGroup, Save The Duck, Vibram, Vitale Barberis Canonico, Vivienne Westwood, YKK, sono alcuni dei protagonisti del settore che hanno già aderito e contribuito attivamente all’osservatorio. Questa community di aziende scelte perché front-runners della sostenibilità e circolarità nella filiera italiana del settore moda, ha già avviato un percorso virtuoso per confrontarsi sulle opportunità e le sfide della circolarità. In particolare le attività si sono focalizzate sulla condivisione di buone pratiche per individuare o sviluppare nuove soluzioni concrete e misurabili di circolarità. Uno dei temi di maggior attenzione è quello del ruolo fondamentale della trasparenza e tracciabilità di filiera come strumento per dare sostanza ai claim di sostenibilità e di circolarità verso tutti gli stakeholders, compresi i consumatori. A settembre 2021 verrà pubblicato un Report che mostrerà le macro-tendenze del settore; misurerà la capacità delle aziende moda di applicare i principi dell’Economia Circolare lungo tutta la filiera; evidenzierà le best practices e i gap, e infine proporrà un piano ambizioso su come integrare la circolarità in uno dei maggiori settori italiani per l’esportazione. Il Report si baserà su una metodologia innovativa di valutazione della circolarità, sviluppata da Enel X con il know-how del team di ricerca del Sustainability Lab di SDA Bocconi School of Management per l’identificazione di indicatori di circolarità nel settore moda. Un approccio circolare consente di cambiare radicalmente il paradigma del take-make-waste, grazie all'applicazione di cinque modelli di business circolari (Input sostenibile, Prolungamento della vita, Riciclo e Riuso, Prodotto come servizio, Piattaforme di condivisione) per assicurare che prodotti e materiali siano mantenuti in uso il più a lungo possibile, ridisegnando i processi produttivi, logistici, distributivi e le modalità di consumo con l’obiettivo di rendere il più efficiente possibile l’utilizzo delle risorse. Il passaggio a un sistema circolare continuerà ad accelerare il movimento dell'economia globale verso un futuro sostenibile. Il Monitor for Circular Fashion aderirà alle call to action per la circolarità a livello globale, in particolare supportando iniziative chiave come il progetto UNECE “Enhancing Transparency and Traceability of Sustainable Value Chains in Garment and Footwear sector” ed il piano di azione dell’Unione Europea per la circolarità “Circular Economy Action Plan”. “L'approccio scientifico è essenziale per valorizzare e far crescere i numerosi progetti pilota nella moda circolare. Con il Monitor for Circular Fashion vogliamo supportare le aziende nella misurazione delle performance di circolarità, individuando i principali KPI per ogni modello di business della moda circolare. Nel dialogo aperto con Istituzioni e Policy Makers, il Circular Fashion Manifesto darà voce alle buone pratiche del sistema moda italiano”, afferma Francesca Romana Rinaldi, Coordinatrice del Monitor for Circular Fashion presso SDA Bocconi School of Management Sustainability Lab. "L'Economia Circolare è al centro della strategia di Enel X” – ha aggiunto Nicola Tagliafierro, Responsabile della sostenibilità globale di Enel X – “Grazie alle opportunità di business sostenibili che è in grado di generare, e che hanno permesso al Gruppo Enel di posizionarsi come leader di pubblici servizi nell'indice di sostenibilità Dow Jones. Per questa ragione abbiamo deciso di mettere a disposizione la nostra esperienza e il nostro know-how a supporto di una delle industrie italiane più importanti e strategiche, con l'obiettivo di rendere il settore sempre più circolare e di esempio per il mercato globale." Sono molto entusiasta del fatto che Eco-Age stia giocando un ruolo strategico in questo progetto rivoluzionario e nel coinvolgere nuovi stakeholders in questa alleanza tra SDA Bocconi ed Enel X, per collocare l'Italia al centro del dibattito globale sulla moda sostenibile”, ha concluso Livia Firth, cofondatrice e direttrice creativa di Eco-Age. Categoria: notizie - moda - economia circolare - rifiuti - tessuti

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https://www.rmix.it/ - rNEWS: Riciclo Chimico della Plastica Contro Riciclo Meccanico?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare rNEWS: Riciclo Chimico della Plastica Contro Riciclo Meccanico?
Economia circolare

Riciclo Chimico della Plastica Contro Riciclo Meccanico?di Marco ArezioLa storia del riciclo della plastica nasce e si sviluppa, fino ad oggi, per merito del sistema meccanico, fatto di selezione, macinatura, lavaggio ed estrusione dei polimeri che costituiscono nuova materia prima. Questo tipo di riciclo lascia dietro di sé una quantità considerevole di scarti plastici non riciclabili che vanno all'incenerimento o in discarica. I motivi di una quantità di scarti plastici non riciclabili li abbiamo più volte affrontati negli articoli del blog del portale rMIX, ma oggi, come presentato da Sreeparna Das parlando del processo di riciclo chimico ENI-VERSALIS, possiamo vedere una concreta possibilità di trovare una giusta collocazione a quei rifiuti plastici non riciclabili attraverso il riciclo chimico.Competizione con riciclo meccanico? Direi proprio di no, anzi vedo un completamento del processo circolare dei rifiuti.La resistenza della plastica, considerata in passato un beneficio, oggi assume una connotazione fortemente negativa. Adesso, quando sentiamo la parola plastica, una delle prime immagini che ci vengono in mente è quella di un sacchetto che galleggia nell’oceano. Ciò è dovuto soprattutto all'aumento senza precedenti dei prodotti monouso e alla mentalità usa e getta dei consumatori. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della plastica? È importante non perdere di vista il valore della plastica e delle varie industrie che dipendono da questo materiale. La plastica ha dimostrato i propri vantaggi in termini di proprietà meccaniche, prestazioni, versatilità, costo, ecc. É, per esempio, un materiale fondamentale nella lotta contro la pandemia di COVID-19 in tutto il mondo. Il rischio per la salute, soprattutto per i professionisti del settore medico e per i lavoratori in prima linea, sarebbe maggiore senza la plastica presente nei kit di DPI (dispositivi di protezione individuale), nelle mascherine e nei guanti. Il modo in cui le plastiche vengono attualmente prodotte, consumate e gestite a fine vita, tuttavia, non è completamente sostenibile. Il dibattito sulla sostituzione della plastica con altri materiali riciclabili, come la carta, soprattutto negli imballaggi, ha preso piede a causa dell’impatto negativo sull’ambiente della produzione di plastica lineare, dell'elevato volume di applicazioni monouso e della cattiva gestione dei rifiuti nel corso degli anni. La circolarità della plastica e la valorizzazione dei rifiuti sono all’ordine del giorno e le tecnologie di riciclo chimico possono svolgere un ruolo fondamentale per ottenere lo stesso obiettivo. Il riciclo della plastica Chiaramente è necessario un cambio di rotta. Chi lavora all’interno della catena di valore delle materie plastiche deve adottare principi circolari. Una parte della soluzione per garantire la circolarità della plastica è il suo riciclo, ma gli attuali tassi sono ben lontani dai livelli ideali. La Commissione europea riconosce la necessità di tassi di riciclo più elevati nel suo piano d'azione per l'economia circolare recentemente adottato nell'ambito dell'European Green Deal. Gli Stati membri devono raggiungere i seguenti obiettivi: • Riciclo del 55% dei rifiuti di imballaggio in plastica entro il 2030 • Riduzione del consumo a 40 sacchi a persona entro il 2026 • Migliorare la progettazione del prodotto per rispondere ai requisiti di durata, riparabilità e riciclabilità • Monitoraggio e riduzione dei rifiuti marini Molti stakeholder stanno seguendo il modello circolare della Fondazione Ellen MacArthur e in questa direzione la strategia circolare di Eni si concentra su: • L'uso di materie prime sostenibili • Riuso, riciclo e recupero • Prolungare la vita utile Per sostenere ulteriormente la circolarità della plastica e aumentare le percentuali di riciclo, Versalis ha avviato il Progetto Hoop® nel febbraio 2020. Il progetto si concentra sullo sviluppo di nuove tecnologie per il riciclo chimico dei rifiuti di plastica. Insieme a Servizi di Ricerche e Sviluppo (S.R.S.), l’azienda chimica di Eni sta sviluppando un processo di valorizzazione dei rifiuti di plastica mista che non possono essere riciclati meccanicamente. Cos’è il riciclo chimico della plastica?Il riciclo chimico, un termine ombrello per diverse tecnologie avanzate, può trasformare i rifiuti di plastica in materie prime che rientrano nella catena del valore per produrre nuovi polimeri. Il CEFIC, Consiglio Europeo dell'Industria Chimica, ha ampiamente classificato queste tecnologie in tre tipi. Riciclo chimico e la classificazione delle tecnologie.Dissoluzione: da rifiuto in plastica a polimero Il processo consiste nell'estrarre il polimero sciogliendo i rifiuti plastici selezionati con un solvente e/o calore. In questo modo è possibile separare anche gli additivi dai polimeri. Inoltre, il polimero estratto può essere lavorato con nuovi additivi per produrre nuove materie plastiche. Depolimerizzazione: da rifiuto in plastica a monomero Questo metodo prevede che i rifiuti di plastica selezionati vengano scomposti nei loro monomeri costitutivi sfruttando varie reazioni chimiche. I monomeri purificati possono poi essere utilizzati per produrre nuovi polimeri. I polimeri più adatti a questa tecnica sono il polietilenetereftalato (PET), il polistirolo (PS), il polimetilmetacrilato (PMMA), ecc. Conversione: da rifiuto in plastica a materia prima Grazie a queste tecniche, i rifiuti di plastica mista possono essere convertiti in una miscela di idrocarburi che può essere utilizzata come materia prima per nuove plastiche. Questa materia prima simile al petrolio o al gas può sostituire la materia prima fossile appena estratta negli impianti chimici. I due principali tipi di processo sono: pirolisi e gassificazione. La pirolisi è uno dei processi principali esplorati oggi per raggiungere gli impegnativi obiettivi di riciclo e rispondere alla necessità di circolarità della plastica. Il processo avviene ad alte temperature (in assenza di ossigeno) e trasforma i rifiuti di plastica in materie prime che vengono ulteriormente utilizzate nella produzione di nuovi prodotti chimici. Versalis sta portando avanti lo sviluppo della tecnologia della pirolisi attraverso il progetto Hoop®. Per meglio comprendere la missione e la visione del progetto, ho parlato con Fabio Assandri, Direttore Ricerca e Innovazione Tecnologica di Versalis. D: Può spiegarci Hoop® e perché Eni sta investendo in questo progetto?Assandri: Oggi, i rifiuti in plastica sono una sfida per tutti noi. L'Europa raccoglie quasi 30 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica post-consumo e ne ricicla solo un terzo. Il riciclo meccanico è il metodo principale utilizzato e gestisce in modo efficiente i flussi di rifiuti pre-assortiti (ad es. monomateriale, meno contaminati, ecc.). Un buon esempio sono le bottiglie d'acqua in PET. Tuttavia, il riciclo meccanico ha alcuni limiti. Le fasi di ritrattamento portano al degrado delle proprietà del materiale e possono causare una riduzione della trasparenza. Inoltre, include sul numero di volte che la plastica può essere riciclata. Forse, però, il più grande inconveniente è l'impossibilità di gestire flussi di rifiuti in plastica più complessi e misti, che attualmente sono inceneriti o gettati in discarica. Questo ci ha portato ad investire nel progetto Hoop®, un progetto che si concentra sul riciclo chimico come soluzione alternativa al problema, facendo così progredire la circolarità della plastica. D: Come funziona Hoop®?Assandri: Hoop, il nome del progetto, rappresenta un cerchio completo e simboleggia dunque il supporto alla circolarità. Abbiamo lavorato su un nuovo processo basato sulla tecnologia di pirolisi dell'S.R.S. che trasforma i polimeri in molecole più piccole e mattoncini. Questa conversione è analoga allo smontaggio di un set lego in pezzi singoli. Abbiamo completato i test a livello pilota e anche la progettazione dell'impianto dimostrativo con una capacità di 6.000 tonnellate all'anno nel sito di Mantova. Il nostro obiettivo è quello di scalare e avere la tecnologia pronta per l'applicazione su larga scala. D: Cos'è il plasmix? E quali sono i vantaggi della tecnologia della pirolisi? Assandri: Il plasmix è il rifiuto in plastica mista che non è adatto a un efficace riciclo meccanico. Rappresenta una percentuale significativa dei rifiuti in plastica che attualmente non vengono riciclati. La pirolisi è ideale per tali flussi di smaltimento e consente ai materiali di estendere il loro utilizzo, in linea con i principi dell'economia circolare. Poiché la qualità è la stessa della plastica vergine, i gradi riciclati chimicamente possono essere utilizzati in applicazioni di alto valore, comprese le applicazioni a contatto con gli alimenti. Il processo da noi sviluppato offre ulteriori vantaggi come la flessibilità, l'efficienza energetica, la qualità dei prodotti e un grande risparmio di emissioni di gas serra (GHG). Il recupero dei materiali di tutti i flussi risultanti dal processo di pirolisi (liquidi, gas e solidi) è per noi una priorità assoluta. D: Il riciclo chimico può ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e le emissioni di CO2? Assandri: Nel complesso, l'impronta ecologica del riciclo chimico è inferiore alle emissioni a monte e a valle dell'attuale sistema lineare (estrazione delle materie prime, produzione di plastica e gestione dei rifiuti a fine vita). Attualmente, i rifiuti in plastica mista vengono inceneriti o messi in discarica. Entrambe le soluzioni hanno un impatto ambientale negativo. L'incenerimento porta a un aumento delle emissioni di CO2 e di altri inquinanti, mentre lo smaltimento in discarica provoca un'ulteriore dispersione dei rifiuti in plastica nell'ambiente. Il riciclo chimico evita questi problemi e, poiché riconverte i rifiuti in materie prime, contribuisce a ridurre la dipendenza dalle riserve fossili. D: Il riciclo meccanico svanirà con lo sviluppo di impianti di riciclo chimico? Assandri: Per niente. Il riciclo meccanico è già un'attività considerevole con un ecosistema ben sviluppato per flussi di polimeri come PET, HDPE, PP, ecc. Non ha senso sostituire i sistemi esistenti che funzionano bene. L'obiettivo del progetto è quello di integrare il riciclo meccanico e migliorare drasticamente la circolarità dei prodotti in plastica, ampliando la portata dei flussi di rifiuti riciclabili. In effetti, credo che il riciclo meccanico trarrà vantaggio dallo sviluppo di tecnologie di riciclo chimico, poiché gli obiettivi e le valutazioni sarebbero più ripartiti tra i due. D: Hoop® è la soluzione al problema dei rifiuti in plastica? Assandri: La questione dei rifiuti in plastica è complessa e richiede un approccio su più livelli per trovare soluzioni efficaci. Progetti come Hoop® stanno compiendo passi nella giusta direzione e costituiscono una parte importante della soluzione. Se il riciclo chimico, insieme al riciclo meccanico, riuscirà o meno ad affrontare il problema dei rifiuti plastici dipende da diversi fattori: Tutti gli attori della catena del valore, compresi i proprietari dei brand, devono essere coinvolti e collaborare. Anche i consumatori devono svolgere un ruolo importante nel seguire la corretta raccolta dei rifiuti e nell'aumentare la domanda di prodotti riciclati. Le certificazioni standardizzate e riconosciute a livello internazionale sono una necessità. Poiché il riciclo chimico genera una materia prima vergine equivalente, i materiali si mescolano negli impianti chimici e rendono difficile rintracciare fisicamente la materia prima riciclata. Gli esperti, pertanto, suggeriscono di utilizzare l'approccio del bilancio di massa per tracciare accuratamente il flusso del materiale riciclato intorno agli impianti industriali, al fine di attribuire il corretto valore del contenuto riciclato a un prodotto. Un ultimo aspetto, ma non per questo meno importante: l'industria avrà bisogno anche di sostegno politico e normativo. Una maggiore chiarezza sulla produzione sostenibile delle materie plastiche dovrebbe arrivare all'inizio del 2021, una volta che la Commissione Europea avrà completato la revisione del Regolamento sulla tassonomia dell'UE. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - riciclo meccanico - riciclo chimico

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Economia circolare

Togliamo dal vocabolario dell’economia circolare la parola rifiutodi Marco ArezioNon è un esercizio di lessico accademico, quello che vorrebbe che la parola Rifiuto scomparisse dal vocabolario per essere sostituita da –Risorsa– ma una provocazione che serve a farci capire come, in un periodo in cui le parole – Economia Circolare e Rifiuti – assumono un’importanza nella comunicazione generale, facciamo un pò di confusione e difficoltà a capirne i veri termini e le vere implicazioni. Il modello circolare di cui tanto si parla, non è solo quello di cercare di fare del nostro meglio, come cittadini, per avere una vita che sia più rispettosa dell’ambiente, quindi ridurre gli imballi, ridurre l’uso della plastica, razionalizzare gli spostamenti con i mezzi a con motori termici, regolare il riscaldamento o l’aria condizionata per evitare gli sprechi, razionalizzare l’uso dell’acqua, favorire negli acquisti le aziende che producono rispettando l’ambiente e sfavorire chi non lo fà. Potremmo citare molti altri comportamenti virtuosi da tenere, ma non dobbiamo dimenticarci che l’economia circolare si raggiunge attraverso una crescita culturale continua che può aiutare il nostro pianeta. Non ci dobbiamo accontentare dei piccoli gesti quotidiani, peraltro importantissimi, ma dobbiamo guardare, con la mente aperta, a come migliorare la nostra vita da cittadini “circolari“, perchè le idee di molti possono aiutare il sistema produttivo e distributivo. Nella filiera dell’economia circolare ci sono aree ancora trascurate e inespresse, a causa di deficit comunicativi, di una struttura manageriale e di una parte di consumatori che non hanno realmente compreso l’importanza degli argomenti trattati, di una errata scala dei valori in cui il denaro gioca un ruolo importante nelle scelte di tutti. Queste aree le troviamo in molti settori produttivi e distributivi su cui dovremmo lavorare meglio per dare un risultato più concreto al progetto comune di un’economia e di una vita meno impattante sull’ambiente. La prima cosa da fare è declassificare la parola rifiuto e riclassificarla come risorsa. La bottiglia dell’acqua che buttiamo non è un rifiuto, per fare un esempio banale, è la risorsa che permetterà alle aziende di produrre, nuovamente, altre bottiglie, indumenti, imbottiture per divani, articoli per il packaging senza intaccare le risorse naturali. La seconda cosa è la produzione di articoli con materiali che possano essere riciclati al 100%, non può più succedere che l’immissione sul mercato di un prodotto, un imballo per esempio, non tenga conto dei parametri di riciclabilità e possa costituire, per la collettività, un rifiuto che non sia una risorsa. La terza cosa, nell’era di internet super veloce, è la comunicazione circolare trasversale, che significa che lo scarto di produzione di un settore che non può essere riutilizzato nuovamente all’interno di esso, possa diventare una risorsa per atri settori. Le piattaforme web servono per comunicare anche, appunto, trasversalmente, informazioni in tempo reale che possano risolvere problematiche immediate e concrete. Ogni settore industriale è gravato da una parte di rifiuti di lavorazione che, nonostante accurate analisi, non può essere riutilizzato all’interno di esso, ma deve essere messo a disposizione di altri settori, in modo da poter scoprire le potenzialità del prodotto-rifiuto che può essere impiegato in campi differenti, così da creare una economia circolare trasversale. Per fare alcuni esempi, certamente non esaustivi, possiamo citare: Gli scarti del settore della carta potrebbero essere valorizzati nel settore della plastica Gli scarti della combustione del carbone potrebbero essere impiegati nel campo delle ceramiche Gli scarti della lavorazione delle pietre e delle demolizioni nel settore edile Gli scarti del vetro nell’arredamento e nel calcestruzzo I fanghi di alcune lavorazioni industriali possono essere impiegati in vari settori. Gli scarti di plastiche composite possono diventare polvere per compounds Gli scarti di alcuni rifiuti plastici non riciclabili da impiegare nel settore dei bitumi Ci sono molti altri esempi di settori che già si scambiano i rifiuti-risorse, ma il problema che i numeri sono decisamente bassi e molti dei prodotti descritti ed altri non citati, oggi, finiscono ancora in discarica e, a volte, anche per mancanza di comunicazione, che crea nuove opportunità e un nuovo modello circolare.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiutoVedi maggiori informazioni sul riciclo

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Informazioni Tecniche

I polimeri sembrano materiali recenti ma la loro origine è più lontana di quanto non sembridi Marco ArezioLa storia della nascita dei polimeri è molto meno lineare di quanto si possa pensare, con le intuizioni di alcuni precursori che, a volte, rimanevano ferme in laboratorio per decenni, in quanto la conoscenza delle reazioni chimiche o il limitato progresso tecnologico impiantistico ne inficiavano lo sviluppo. E’ interessante notare che, per alcune combinazioni chimiche che hanno poi portato alla nascita di una determinata famiglia di polimeri, la casualità poteva aver giocato anche un ruolo primario, creando situazioni inaspettate, frutto di reazioni chimiche non cercate ma subito capite e sfruttate. Sicuramente il secolo scorso è stato fondamentale per lo sviluppo dei polimeri di base, in quanto si sono verificate due situazioni formidabili: - la prima era la progressione continua della conoscenza della chimica industriale, i cui albori si possono indentificare nel XIX° secolo, - la seconda è il grande progresso industriale che ha potuto mettere a disposizione dei chimici, sia in laboratorio che nelle sedi industriali, efficienti ed innovative macchine che assecondassero le idee degli scienziati. Come ci racconta, Michele Seppe, già negli anni 30 del secolo scorso, la moderna industria della gomma aveva già quasi cento anni, la celluloide era disponibile in commercio da oltre mezzo secolo e i fenoli erano una forza dominante in un'ampia varietà di industrie. Con poche eccezioni, tutti gli sviluppi significativi nella tecnologia dei polimeri fino a quel momento sono stati i sistemi dei reticolati, noti anche come materiali termoindurenti. Oggi l'industria ha un aspetto molto diverso, i termoplastici sono i materiali dominanti e, all'interno di questo gruppo, il polipropilene, il polietilene, il polistirene e il PVC sono le quattro materie prime che rappresentano la maggior parte del volume consumato a livello mondiale. Ma i materiali termoplastici che possono davvero competere con le prestazioni, alle temperature elevate dei metalli e dei polimeri reticolati, sono materiali come le poliammidi (nylon), i policarbonati e il PEEK. Tracciare lo sviluppo storico dei termoplastici può essere impegnativo, perché molte volte la scoperta di un materiale in laboratorio non ha avuto un percorso rapido verso la sua commercializzazione. Il polistirene fu scoperto per la prima volta nel 1839, ma fu prodotto commercialmente solo nel 1931, a causa di problemi con il controllo della reazione esotermica di polimerizzazione. Il PVC è stato scoperto nel 1872, ma i tentativi di utilizzarlo commercialmente all'inizio del XX° secolo sono stati ostacolati dalla limitata stabilità termica del materiale. Infatti, la temperatura richiesta per convertire il materiale in una massa fusa, era superiore alla temperatura alla quale il polimero iniziava a decomporsi termicamente. Questo fu risolto nel 1926 da Waldo Semon, presso BF Goodrich, infatti, mentre cercava di deidroalogenare il PVC in un solvente per creare una sostanza che legasse la gomma al metallo, scoprì che il solvente aveva plastificato il PVC. Ciò abbassò la sua temperatura di rammollimento e aprì una finestra per la lavorazione alla fusione. Il polietilene fu creato per la prima volta in laboratorio nel 1898 dal chimico tedesco Hans von Pechmann scomponendo il diazometano, una sostanza che aveva scoperto quattro anni prima. Ma il diazometano è un gas tossico con proprietà esplosive, quindi, non sarebbe mai stata un'opzione commerciale praticabile per la produzione su larga scala di un polimero, che ora è utilizzato in volumi annuali incredibilmente alti. Il materiale fu riscoperto nel 1933 da Eric Fawcett e Reginald Gibson mentre lavoravano all'ICI in Inghilterra. Sperimentarono il posizionamento di vari gas ad alta pressione, e quando misero una miscela di gas etilene e benzaldeide sotto un'enorme pressione, produssero una sostanza bianca e cerosa che oggi conosciamo come polietilene a bassa densità. La reazione fu inizialmente difficile da riprodurre, solo due anni dopo un altro chimico dell'ICI, Michael Perrin, sviluppò controlli che resero la reazione abbastanza affidabile da portare alla commercializzazione nel 1939, più di quarant'anni dopo che il polimero fu prodotto per la prima volta. Il polietilene ad alta densità è stato sintetizzato con l'introduzione di nuovi catalizzatori nei primi anni 1950. Nel 1951, mentre J. Paul Hogan e Robert Banks lavoravano alla Phillips Petroleum, svilupparono un sistema basato sull'ossido di cromo. I brevetti furono depositati nel 1953 e il processo fu commercializzato nel 1957, ed ancora oggi il sistema è noto come catalizzatore Phillips. Nel 1953, Karl Ziegler introdusse un sistema che utilizzava alogenuri di titanio combinati con composti di organoalluminio e, più o meno nello stesso periodo, un chimico italiano, Giulio Natta, apportò modifiche alla chimica di Ziegler. Entrambi i sistemi hanno consentito una riduzione sia della temperatura che della pressione necessarie per produrre l'LDPE altamente ramificato e hanno prodotto un polimero lineare molto più forte, più rigido e più resistente al calore rispetto all'LDPE. Questi sviluppi illustrano come di diversi gruppi di chimici, che lavorarono in modo indipendente sugli stessi problemi, arrivarono a sviluppare soluzioni quasi contemporaneamente. I nuovi catalizzatori hanno anche permesso di produrre versioni commercialmente utili del quarto membro della famiglia dei polimeri di base, il polipropilene. Questo era stato prodotto da Fawcett e Gibson a metà degli anni 1930. Dopo i loro esperimenti di successo con il polietilene, hanno naturalmente ampliato il loro lavoro per includere altri gas, ma i loro risultati con il polipropilene furono deludenti. Invece di produrre un materiale che fosse solido a temperatura ambiente e mostrasse utili proprietà meccaniche, la reazione produsse una massa appiccicosa interessante solo come adesivo. Fawcett e Gibson avevano prodotto quello che in seguito sarebbe stato conosciuto come polipropilene atattico. A differenza del polietilene, in cui tutti i gruppi attaccati allo scheletro di carbonio sono atomi di idrogeno, ciascuna unità di propilene nello scheletro di polipropilene contiene tre atomi di idrogeno e un gruppo metilico molto più grande. Nel polipropilene atattico, il gruppo metilico può apparire in una qualsiasi delle quattro possibili posizioni all'interno dell'unità di ripetizione, impedendo la cristallizzazione del materiale. I nuovi catalizzatori crearono una struttura in cui il gruppo metilico si trovava nella stessa posizione in ogni unità ripetuta. La regolarità strutturale ha portato a un materiale in grado di cristallizzare, infatti questa forma cristallina di polipropilene aveva forza, rigidità e un punto di fusione persino superiore all'HDPE. Questo rapido sviluppo ha creato due materiali che rappresentano oggi oltre il 50% della produzione mondiale annuale di polimeri. È interessante notare che la moglie di Giulio Natta, Rosita Beati, che non era un chimico, ha coniato i termini atattico, isotattico e sindiotattico per descrivere le diverse strutture che si potevano creare polimerizzando il polipropilene. Oggi usiamo questi termini per riferirci in generale alle strutture isomeriche che si possono formare quando i polimeri vengono prodotti utilizzando vari tipi di catalizzatori. .

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https://www.rmix.it/ - Rivoluzione nel Riciclo dei Polimeri: La Promessa del Riciclo Fisico
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Come la Tecnologia di Dissoluzione Sta Superando i Limiti del Riciclo Tradizionale, Migliorando Sostenibilità ed Efficienzadi Marco ArezioL'era moderna ha visto un'esponenziale crescita nell'uso dei polimeri, materiali versatili impiegati in un'ampia gamma di applicazioni, da semplici utensili domestici a componenti avanzati in settori high-tech. Tuttavia, la durabilità che rende i polimeri così preziosi è anche la causa di uno dei problemi ambientali più pressanti: l'accumulo di rifiuti plastici. Il riciclo emerge come una soluzione critica, ma i metodi tradizionali, meccanico e chimico, presentano limitazioni significative in termini di efficienza, costi e impatto ambientale. In questo contesto, il riciclo fisico si propone come un'innovativa metodologia di riciclo, promettendo di affrontare queste sfide attraverso un processo di dissoluzione che separa i polimeri da contaminanti, pigmenti e additivi, senza degradare il materiale o richiedere l'uso intensivo di energia. Il Riciclo dei Polimeri Descrizione dei PolimeriI polimeri sono macromolecole composte da unità ripetitive, note come monomeri, legate insieme da legami covalenti. Questa struttura conferisce loro proprietà uniche di resistenza, flessibilità e durabilità, rendendoli ideali per una miriade di applicazioni industriali e quotidiane. Tuttavia, queste stesse caratteristiche rendono i polimeri particolarmente resistenti alla degradazione naturale, contribuendo al problema globale dell'inquinamento da plastica. Impatto Ambientale L'impatto ambientale dei rifiuti polimerici è vasto e multidimensionale. Accumulandosi in discariche e ambienti naturali, i polimeri non solo occupano spazio fisico ma rilasciano anche sostanze tossiche durante la lenta degradazione, contaminando suolo e acqua. Inoltre, la degradazione dei polimeri in ambienti marini contribuisce alla formazione di microplastiche, particelle piccolissime che possono essere ingerite dalla fauna marina, entrando così nella catena alimentare. Metodi Tradizionali di Riciclo Il riciclo meccanico comporta processi fisici come la triturazione e la rifusione dei rifiuti di plastica per creare nuovi oggetti. Sebbene economicamente vantaggioso, questo metodo tende a degradare la qualità dei polimeri, limitando il loro riutilizzo a prodotti di qualità inferiore. Il riciclo chimico, d'altro canto, scompone chimicamente i polimeri in monomeri o altri prodotti chimici utilizzabili. Questo processo consente teoricamente di riciclare la plastica all'infinito. Tuttavia, è più costoso, richiede un elevato consumo energetico e spesso comporta l'uso di sostanze chimiche pericolose. Entrambi i metodi presentano quindi limitazioni significative in termini di sostenibilità ambientale, efficienza energetica e capacità di recupero dei materiali. Queste considerazioni pongono le basi per l'esplorazione di metodologie alternative di riciclo, come il riciclo fisico. Principi del Riciclo Fisico Il riciclo fisico rappresenta un approccio innovativo nel panorama del riciclo dei polimeri. Differisce dai metodi meccanico e chimico per la sua capacità di separare i polimeri dai vari additivi e contaminanti senza alterarne la struttura chimica. Questo processo si basa su due principi fondamentali: Concetto di Dissoluzione e Separazione Il cuore del riciclo fisico risiede nella dissoluzione selettiva dei polimeri in solventi specifici. Questi solventi sono scelti per la loro capacità di interagire con il polimero target senza influenzare gli additivi, i pigmenti o i contaminanti. Una volta dissolto il polimero, la soluzione può essere filtrata per rimuovere le impurità. Successivamente, il polimero può essere precipitato dalla soluzione attraverso la variazione di temperatura, pressione, o aggiunta di un non-solvente, permettendo così il recupero del polimero puro. Vantaggi rispetto ai Metodi Tradizionali Il principale vantaggio del riciclo fisico è la sua capacità di recuperare polimeri di alta qualità senza degradarne le proprietà meccaniche. A differenza del riciclo meccanico, che tende a compromettere la qualità del materiale riciclato, il riciclo fisico mantiene l'integrità molecolare dei polimeri. Rispetto al riciclo chimico, si distingue per il minor consumo energetico e l'assenza di processi complessi di scomposizione e sintesi, rendendolo più sostenibile ed economicamente vantaggioso. Tecnologia e Processo del Riciclo Fisico Il processo di riciclo fisico si articola in diverse fasi, ognuna delle quali svolge un ruolo cruciale nel recupero dei polimeri: Selezione e Pretrattamento: I rifiuti di plastica vengono selezionati e puliti per rimuovere grossolane impurità. Dissoluzione: Il materiale plastico viene immerso in un solvente specifico che dissolve il polimero, lasciando indietro additivi e contaminanti. Filtrazione: La soluzione viene filtrata per separare il polimero disciolto dalle impurità solide. Precipitazione e Recupero: Il polimero viene recuperato dalla soluzione mediante precipitazione, causata da variazioni di temperatura, pressione, o l'aggiunta di un non-solvente. Purificazione e Asciugatura: Il polimero precipitato viene ulteriormente purificato e asciugato per rimuovere qualsiasi traccia di solvente, rendendolo pronto per essere riutilizzato nella produzione di nuovi articoli. Questa tecnologia non solo consente il recupero di polimeri di alta qualità ma introduce anche un ciclo di riciclo più sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico. Vantaggi Ambientali e Economici del Riciclo FisicoIl riciclo fisico offre numerosi vantaggi sia ambientali che economici. Riducendo il consumo energetico e minimizzando la produzione di rifiuti, contribuisce significativamente alla riduzione dell'impronta ecologica dell'industria dei polimeri. Inoltre, il recupero di polimeri di alta qualità può ridurre la dipendenza dalle risorse fossili, abbassando i costi di produzione e favorendo l'adozione di pratiche più sostenibili. Il riciclo fisico, distinguendosi dai metodi tradizionali di riciclo per la sua capacità di mantenere inalterate le proprietà dei polimeri e per il suo minor impatto ambientale, offre vantaggi significativi sia dal punto di vista ambientale che economico. Riduzione dell'Impatto Ambientale Minor Consumo Energetico: Il processo di dissoluzione e separazione dei polimeri richiede meno energia rispetto alla scomposizione chimica dei polimeri in monomeri o al processo di riscaldamento e fusione nel riciclo meccanico. Riduzione dei Rifiuti: La capacità di recuperare e riutilizzare i polimeri con alta efficienza riduce la quantità di rifiuti plastici destinati alle discariche o all'incenerimento, minimizzando l'emissione di gas serra e altri inquinanti. Recupero dei Solventi: La rigenerazione e il riutilizzo dei solventi nel processo di riciclo fisico diminuiscono la necessità di produrre nuovi solventi, contribuendo ulteriormente alla riduzione dell'impatto ambientale. Vantaggi Economici Riduzione dei Costi Operativi: Il minor consumo energetico e la possibilità di riciclare i solventi riducono i costi operativi del processo di riciclo fisico rispetto ai metodi tradizionali. Valorizzazione dei Materiali Riciclati: I polimeri riciclati attraverso il processo di riciclo fisico mantengono una qualità elevata, permettendo la loro vendita a prezzi superiori rispetto ai materiali riciclati con metodi tradizionali, apportando quindi un vantaggio economico agli operatori del settore. Apertura di Nuovi Mercati: La produzione di materiali plastici di alta qualità da riciclo apre nuovi mercati, inclusi settori ad alto valore aggiunto che tradizionalmente esitano nell'utilizzare materiali riciclati a causa di preoccupazioni sulla qualità. Sfide e Prospettive Future Nonostante i numerosi vantaggi, il riciclo fisico affronta sfide sia tecniche che di mercato. La necessità di ulteriori ricerche per ottimizzare i processi di dissoluzione e separazione, l'adattamento delle infrastrutture esistenti e la creazione di normative che favoriscano l'adozione di tecnologie di riciclo innovative sono tra le principali sfide da superare. Tuttavia, le prospettive future sono promettenti, con l'aspettativa che miglioramenti tecnologici e un crescente impegno verso la sostenibilità guidino una maggiore adozione del riciclo fisico. Conclusioni Il riciclo fisico emerge come una metodologia promettente nel campo del riciclo dei polimeri, offrendo un'alternativa sostenibile ai metodi tradizionali. Con la sua capacità di produrre materiali riciclati di alta qualità, ridurre il consumo energetico e minimizzare l'impatto ambientale, il riciclo fisico ha il potenziale per svolgere un ruolo cruciale nell'economia circolare del futuro. La sua implementazione su larga scala potrebbe segnare un passo significativo verso la risoluzione della crisi globale dei rifiuti di plastica, allineando gli interessi economici con quelli ambientali. Pubblicazioni Scientifiche sul Riciclo Fisico"Advanced Recycling of Polymers through Dissolution: An Overview of the Process and its Sustainability Impact" - Questa pubblicazione fornisce un'analisi dettagliata del processo di riciclo fisico attraverso la dissoluzione, discutendo la scelta dei solventi, le tecnologie di separazione e il confronto dell'impatto ambientale rispetto al riciclo meccanico e chimico. "Solvent-based Recycling of Polyethylene Terephthalate: Towards Circular Economy" - Concentrandosi sul PET, questo studio esplora l'uso di solventi sostenibili per il riciclo fisico del materiale, valutando l'efficacia del processo in termini di qualità del polimero recuperato e sostenibilità ambientale. "Separation Techniques for Mixed Polymer Waste: Enhancing the Sustainability of Plastic Recycling" - Questo articolo esamina varie tecniche per la separazione di miscele polimeriche, con un focus particolare sul riciclo fisico. Offre un confronto con i metodi tradizionali e discute le prospettive future per il miglioramento del riciclo di plastica mista. Queste pubblicazioni rappresentano solo una frazione della ricerca in corso nel campo del riciclo fisico dei polimeri. L'interesse crescente per questa area promette ulteriori sviluppi e innovazioni, con l'obiettivo di superare le sfide attuali nel riciclo dei materiali plastici e promuovere una maggiore sostenibilità nell'industria.

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Notizie Brevi

Il solare e l’eolico Brasiliano sono diventati interessanti per dimensioni e potenzialitàIl Brasile è un paese che ha sempre destato forti interessi speculativi da parte degli investitori internazionali, prima ancora che industriali, trovando in esso un fertile terreno di conquista. Possiamo ricordare lo sfruttamento indiscriminato della foresta amazzonica per il legname, gli allevamenti intensivi di animali da macello, per soddisfare la crescente richiesta della carne sulle tavole di tutto il mondo e, non ultimo, la coltivazione su larga scala di colture per i biocarburanti e per il foraggio. In un mondo così globalizzato, la problematica energetica ha investito anche il Brasile, che ha introdotto una serie di iniziative nel settore delle energie rinnovabili. La vastità del paese e le sue potenzialità nel campo dell’eolico e del solare, hanno spinto alcune società energetiche locali a intraprendere un passo verso la collaborazione con società internazionali, dotate di strutture e liquidità necessarie per affrontare una sfida così promettente. Infatti, TotalEnergies (TTE) e Casa dos Ventos (CDV), il principale sviluppatore brasiliano di energia rinnovabile, hanno annunciato la creazione di una joint venture 34% (TTE)/66% (CDV) per sviluppare, costruire e gestire il portafoglio rinnovabile di Casa Dos Ventos. Questo portafoglio include 700 MW di capacità eolica onshore in funzione, 1 GW di eolico onshore in costruzione, 2,8 GW di eolico onshore e 1,6 GW di progetti solari in fase di sviluppo avanzato (COD entro 5 anni). Inoltre, la neonata JV avrà il diritto di acquisire i progetti in corso e nuovi, che sono o saranno sviluppati da CDV man mano che giungono alla fase di esecuzione. La JV potrà così favorire congiuntamente la propria crescita accedendo ad un portafoglio aggiuntivo di almeno 6 GW, che CDV continuerà ad ampliare. TotalEnergies pagherà un corrispettivo in contanti di $ 550 milioni (R $ 2.920 milioni) e fino a $ 30 milioni (R $ 159 milioni) per completare l'acquisizione. Inoltre, TotalEnergies avrà la possibilità di acquisire un'ulteriore quota del 15% del capitale della JV dopo 5 anni. TotalEnergies sosterrà la JV accelerando la sua crescita grazie alla sua presenza globale nel mercato Corporate PPA, al suo potere d'acquisto derivante dalla sua dimensione mondiale, alla sua esperienza commerciale adatta al mercato brasiliano e al suo solido bilancio, che consentirà alla JV di migliorare i suoi finanziamenti. CDV, che ha sviluppato il 25% degli asset eolici onshore in funzione oggi in Brasile, porterà alla JV la sua profonda conoscenza del mercato brasiliano e un portafoglio di altissima qualità, passando da un modello di business da sviluppatore a produttore. "Dopo Adani Green in India e Clearway negli Stati Uniti, sono lieto di questa nuova importante partnership in Brasile, con Casa dos Ventos, leader nell'energia eolica onshore. Con questa transazione, TotalEnergies acquisisce una posizione di leadership nel mercato Brasiliano delle energie rinnovabili, uno dei mercati più dinamici al mondo. Questo mercato si adatta alla nostra strategia di trarre vantaggio dalla crescita dei mercati energetici deregolamentati, che è cruciale per la transizione energetica", ha affermato Patrick Pouyanné, Presidente e CEO di TotalEnergies. "Con un totale di 12 GW in funzione, costruzione e sviluppo, sia eolico che solare, questa transazione è un ulteriore passo nell'ambizione di TotalEnergies di raggiungere i 100 GW di produzione rinnovabile entro il 2030, e nella sua trasformazione in un'azienda multi-energia sostenibile e redditizia.”“La partnership tra Casa dos Ventos e TotalEnergies è stata strutturata per massimizzare le complementarità e le sinergie tra le aziende. Oltre alla sua solidità finanziaria, l'impronta globale di TotalEnergies contribuirà all'espansione del nostro portafoglio clienti e migliorerà le nostre conoscenze in nuovi campi della transizione energetica. Siamo fiduciosi che questa partnership ci collochi in un ruolo strategico per guidare l'agenda dell'energia sostenibile in Brasile", ha affermato Mario Araripe, fondatore e presidente di Casa dos Ventos. Informazioni su Casa dos Ventos Casa dos Ventos è una società energetica Brasiliana che sviluppa, costruisce e gestisce progetti da fonti rinnovabili. Responsabile di una delle più grandi campagne di misurazione del vento al mondo, l'azienda ha sviluppato un progetto eolico su quattro in funzione in Brasile. Per continuare il suo ruolo di rilievo nel settore, Casa dos Ventos detiene il più grande portafoglio di progetti eolici e solari in fase di sviluppo nel paese, con circa 20 GW. L'azienda è anche un fornitore leader di soluzioni energetiche per supportare i consumatori nella loro transizione energetica. Casa dos Ventos è firmataria del Global Compact delle Nazioni Unite e opera in linea con i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e le migliori pratiche ESG, preservando i biomi locali, sviluppando progetti sociali nelle comunità in cui è presente e contribuendo a un'economia a basse emissioni di carbonio. Traduzione automatica. Ci scusiamo per eventuali inesattezze. Articolo originario in Italiano. Fonte: TotalEnergy

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https://www.rmix.it/ - PMMA o Polimetilmetacrilato Riciclato: da Dove Viene e Cosa è?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare PMMA o Polimetilmetacrilato Riciclato: da Dove Viene e Cosa è?
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Caratteristiche, lavorazioni, applicazioni e sistemi di riciclo del PMMAdi Marco ArezioIl PMMA, o Polimetilmetacrilato, è una resina termoplastica che appartiene al gruppo dei tecnopolimeri, ottenuta dalla polimerizzazione del metacrilato (MMA). E’ comunemente considerato un vetro acrilico, in quanto vanta una migliore trasparenza rispetto al vetro tradizionale, tanto che in molte applicazioni è stato sostituito dal PMMA. La storia del PMMA nasce nel 1938 quando in Germania, a cura di Otto Rohm, viene immesso sul mercato il primo prodotto chiamato plexiglass. Come abbiamo detto, ha la caratteristica evidente della trasparenza, ma può mantenere, a differenza del vetro, anche un’ottima resistenza meccanica, che si realizza grazie a differenti mescole polimeriche, tanto che viene usato anche per la realizzazione di vetri di sicurezza. Quali sono le caratteristiche del PMMA • densità: 1,18 – 1,19 gr/cm3 • temperatura di fusione Tm: 105-160 °C • temperatura di transizione vetrosa Tg: 80-105 °C • buona rigidità • resistenza meccanica • resistenza all'impatto e durezza elevate. • buona resistenza a trazione • buoni valori di compressione e flessione • elevata stabilità ai raggi UV • ottima resistenza all’invecchiamento • sensibilità ai graffi e alle abrasioni • buona resistenza alle intemperie • ottime proprietà ottiche, di chiarezza e trasparenza • ottime proprietà elettriche • buona resistenza termica • resistenza chimica ai sali • resistenza agli idrocarburi alifatici • non resiste agli idrocarburi clorurati, acidi concentrati, nitro e vernici Come si lavora il PMMA Il Polimetilmetacrilato può essere lavorato attraverso l’estrusione e la termoformatura, che rappresentano due sistemi di lavorazione delle materie plastiche tradizionali. Ne esiste un terzo, chiamato per colatura, che viene impiegato normalmente per la produzione delle lastre in PMMA, utilizzando una pasta acrilica, definita “sciroppo”, ottenuta pre-polimerizzando il monomero di MMA in un reattore mediante agitazione. Applicazioni del PMMA Il Polimetilmetacrilato ha una vastissima area di applicazioni, in settori diversi e con innumerevoli prodotti che potremmo riassumere di seguito:  Edilizia  lastre per serramenti  vetrate infrangibili  lucernari  vasche da bagno  piatti per doccia  cabine per doccia  cabine per impieghi sanitari in genere  elementi di piscine  lavandini  lastre alveolari per serre  Illuminazione  insegne luminose per esterni  insegne per il traffico  targhe pubblicitarie  lettere luminose  targhe luminose per istruzioni  Settore trasporti  fanali per automobili  catarifrangenti  dischi per tachimetri  triangoli di segnalazione  fanali di lampeggiamento  parabrezza per aerei e impieghi spaziali  Settore medicale  filtri  parti di apparecchi per dialisi  contenitori per il sangue  impieghi ortopedici  protesi dentarie  imballaggio di cosmetici  lenti  Industria elettrica ed elettronica  interruttori  pulsanti di comando  memorizzatori ottici  CD e DVD  displays per cellulari  elementi in fibra ottica Come riciclare il PMMA Il riciclo del Polimetilmetacrilato inizia con la raccolta e la selezione dei prodotti a fine vita o degli sfridi di lavorazioni industriali, differenziandoli in base al colore così da creare fonti omogenee tra loro. A questo punto esistono due sistemi di riciclo: quello meccanico, come una normale poliolefina, e quello chimico, che punta alla depolimerizzazione del PMMA. Utilizzando il riciclo meccanico il materiale da riciclare viene macinato in dimensioni idonee per il successivo utilizzo e reimmesso nella produzione, per esempio delle lastre, attraverso il processo termico indotto da un estrusore. Utilizzando il riciclo chimico, gli scarti di PMMA subiranno un processo di depolimerizzazione, che consiste nella dissociazione delle molecole del materiale da riciclare. Dopo l’opportuna purificazione, si genera l’MMA, il quale, tramite reazione di polimerizzazione, dà vita al nuovo polimero rPMMA puro al 99%. Il ciclo è completamente ad impatto zero, in quanto il processo viene realizzato a circuito chiuso e tutti i sottoprodotti di questo processo chimico vengo riutilizzati all’interno del ciclo produttivo. Lo svantaggio del riciclo chimico è che alla fine del processo si avrà un rPMMA meno traslucido, avendo un costo di riciclo alto e un consumo energetico importante. Nomi commerciali comuni del PMMA Acridite ACRYLITE Acryvill Altuglas Amanite Cyrolite Green Cast LuciteOptix Oroglas Perspex Plexiglas R-Cast Setacryl Crylux TrespexZylar Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - PMMA

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https://www.rmix.it/ - Il Segreto Oscuro del Sole: Il Mistero dell'Inventore Scomparso
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il Segreto Oscuro del Sole: Il Mistero dell'Inventore Scomparso
Ambiente

George Cove e il Progetto Solare che Minacciava il Monopolio del Petrolio: Una Storia di Innovazione, Rapimenti e Poteredi Marco ArezioL'energia solare è oggi una delle tecnologie rinnovabili più promettenti, capace di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e di mitigare gli impatti ambientali del cambiamento climatico. Tuttavia, l'idea di sfruttare la luce solare per produrre energia non è affatto recente. Già nel XIX secolo, alcuni pionieri dell'energia solare tentarono di trasformare questa visione in realtà, tra cui George Cove, un inventore canadese che merita di essere riscoperto per il suo contributo precoce e significativo allo sviluppo del fotovoltaico. I Primi Esperimenti con l'Energia Solare Le prime esplorazioni della tecnologia fotovoltaica risalgono agli anni 1870, quando il fotoconducente selenio fu utilizzato nei primi tentativi di convertire la luce solare in elettricità. Tuttavia, la vera rivoluzione avvenne alla fine del secolo, quando il fisico francese Alexandre Edmond Becquerel scoprì l'effetto fotovoltaico, un fenomeno che descrive la generazione di corrente elettrica in un materiale esposto alla luce. Questa scoperta pose le basi per la futura tecnologia fotovoltaica. Nonostante queste scoperte, ci vollero diversi decenni prima che l'energia solare diventasse commercialmente interessante. Una delle prime figure a tentare di portare l'energia solare nelle case fu proprio George Cove. George Cove e la Sun Electric Generator Corporation George Cove, originario della Nuova Scozia, Canada, si distinse all'inizio del XX secolo come uno dei pionieri nella progettazione di sistemi fotovoltaici. Nel 1905, fondò la Sun Electric Generator Corporation, con l'obiettivo di commercializzare un kit fotovoltaico domestico. Questo kit includeva un pannello solare e un piccolo accumulatore che permetteva di immagazzinare l'energia generata durante il giorno per utilizzarla durante la notte. L'impresa di Cove era ambiziosa e ben finanziata: la società aveva una capitalizzazione di 5 milioni di dollari dell'epoca, equivalenti a circa 160 milioni di dollari odierni. Il prodotto di Cove attirò rapidamente l'attenzione della stampa, che ne esaltò il potenziale rivoluzionario. Una pubblicazione del tempo, Modern Electrics, descriveva il dispositivo come capace di "accumulare in due giorni energia sufficiente ad alimentare un’abitazione per un’intera settimana". L'articolo proseguiva elogiando il fotovoltaico come una soluzione che poteva "liberare la gente dalla povertà, portando luce, calore ed elettricità a buon mercato, liberando le masse dalla lotta costante per il pane". Il Mistero della Fine della Sun Electric Generator Corporation Nonostante il successo iniziale, la storia di George Cove e della sua compagnia ebbe un finale improvviso e misterioso. Nel 1909, Cove fu rapito, e il riscatto richiesto per il suo rilascio era la rinuncia al brevetto e la chiusura della sua attività. Nonostante Cove rifiutò di cedere il brevetto, venne comunque rilasciato. Tuttavia, la sua attività si fermò bruscamente e la Sun Electric Generator Corporation chiuse i battenti poco dopo. Il motivo del fallimento dell'impresa di Cove rimane avvolto nel mistero, ma non mancano speculazioni su possibili interessi contrari alla diffusione dell'energia solare. Si potrebbe ipotizzare che l'affermarsi del petrolio come principale fonte energetica abbia giocato un ruolo cruciale nel soffocare innovazioni che potevano minacciare il monopolio dei combustibili fossili. A pensar male si compie peccato, si dice, ma la storia industriale è piena di esempi di pratiche scorrette impiegate per proteggere interessi consolidati. Il Futuro Immaginato: Un Mondo Alimentato dal Sole È lecito chiedersi come sarebbe stato il mondo oggi se il fotovoltaico avesse avuto il successo che Cove immaginava. Se già dal 1909 la ricerca sulle energie rinnovabili fosse stata portata avanti con convinzione e il fotovoltaico fosse stato diffuso almeno a livello domestico, oggi potremmo vivere in un mondo molto diverso. Un mondo in cui le tecnologie eco-sostenibili e le energie rinnovabili avrebbero avuto il tempo di svilupparsi e prosperare, portando ad una decentralizzazione della produzione energetica e ad un maggiore controllo delle risorse da parte delle comunità locali. Questo scenario alternativo ci porta a riflettere su come le scelte tecnologiche del passato influenzino profondamente il presente e il futuro. La storia di George Cove è un monito sull'importanza di sostenere l'innovazione e di resistere alle pressioni che possono soffocare il progresso. Oggi, più che mai, è fondamentale ricordare le lezioni del passato per evitare che le potenzialità del nostro ingegno collettivo vengano nuovamente messe a tacere. Considerazioni Finali La vicenda di George Cove e della Sun Electric Generator Corporation rappresenta un capitolo affascinante, ma poco conosciuto, della storia dell'energia solare. Nonostante il fallimento della sua impresa, il lavoro di Cove rimane un testamento della capacità umana di immaginare e progettare soluzioni innovative anche in tempi difficili. La sua storia ci invita a riflettere su quanto il progresso tecnologico possa essere influenzato da forze esterne e su quanto sia importante mantenere aperte tutte le strade per lo sviluppo di tecnologie che possano beneficare l'umanità nel suo insieme. Oggi, più di un secolo dopo, l'energia solare è finalmente sulla strada giusta per diventare una delle principali fonti di energia rinnovabile al mondo. Ma la strada è stata lunga e tortuosa, e storie come quella di George Cove ci ricordano che il progresso è spesso il risultato di una lotta contro interessi potenti e radicati. L'importante è continuare a sostenere l'innovazione e a promuovere un futuro in cui l'energia sia veramente accessibile e sostenibile per tutti.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Ripensare la Catena del Freddo per Ridurre la CO2 e gli Sprechi Alimentari
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Ripensare la Catena del Freddo per Ridurre la CO2 e gli Sprechi Alimentari
Ambiente

Non è sufficiente rendere il packaging ecocompatibile se poi non ci occupiamo della conservazione e gestione sostenibile del cibodi Marco ArezioLo sviluppo incredibile dal dopoguerra del settore del packaging e dell’accesso agli alimenti su larga scala da parte della popolazione mondiale, è dovuto anche alla creazione della cosiddetta catena del freddo, che ha permesso la conservazione dei cibi in tempi più lunghi e in aree più estese.Si è quindi sviluppata l’industria dei prodotti pronti all’uso, aumentando gli acquisti pro capite, in quanto è cresciuta la possibilità del consumo del cibo su più giorni e si è creata la conservazione di lungo periodo attraverso i freezers. Con l’avvento di questa catena si sono create aziende che costruiscono macchine automatiche per il confezionamento, per la conservazione dei cibi, per il trasporto, per gli imballi e per lo stoccaggio. Non c’è dubbio che i prodotti alimentari, attraverso la catena del freddo, possono raggiungere molte più famiglie, soprattutto nei paesi sviluppati, dove l’industrializzazione e la globalizzazione delle vendite dei cibi impone la gestione di temperature certe per la conservazione. Ci sono due aspetti importanti però da considerare: L’impatto ambientale della catena del freddo Gli anelli di questa catena partono direttamente dopo la raccolta nel campo o la macellazione del capo o la pesca del pesce, questo per consentire di rendere inerte il processo naturale di invecchiamento e decomposizione del cibo. Quindi il cibo deve essere lavorato, imballato, trasportato e stoccato sempre ad una temperatura costante di pochi gradi, operazione che comporta il consumo di molta energia. Questa energia, per ora, dipende principalmente dalle fonti fossili e questo crea la dispersione di CO2 nell’ambiente, che ha un impatto catastrofico sui cambiamenti climatici. E’ necessario che le linee del freddo siano ripensate, certificate e dichiarate ecocompatibili, se possono dimostrare che l’energia usata, dal campo allo scaffale, provenga da fonti rinnovabili. Questo vale per tutti settori, anche quelli industriali, infatti, non possiamo spingere i cittadini a comprare l’auto elettrica se poi devono ricaricarla con energie che provengono dalle fonti fossili, rischiando si scivolare nel greenwashing. Anche la catena del freddo deve essere in linea con le richieste della popolazione in termini ambientali, creando una filiera ad emissioni zero. Lo Spreco alimentare La stima delle derrate alimentari che vengono perse ogni anno nel mondo ammonta, secondo i dati dell’International Institute of Refrigeration a 1,6 milioni di tonnellate, che potrebbero essere risparmiate se si diffondessero, nei paesi in via di sviluppo, forme di refrigerazione sostenibili e diffuse. In molti paesi, non è la mancanza del prodotto fresco a creare situazioni di mal nutrizione, ma il suo deterioramento a causa del caldo, delle infrastrutture stradali carenti, dai mezzi di trasporto non attrezzati e dell’insufficiente rete elettrica. Con il quantitativo di cibo sprecato si potrebbero sfamare circa novecentocinquanta milioni di persone ogni anno, quindi un’efficiente catena di refrigerazione nei paesi in via di sviluppo fa la differenza, tra la vita e la morte. Tuttavia, sia l’Unione Europea che il Governo Britannico avevano avviato programmi di inserimento di celle frigorifero nelle fattorie, per esempio del Ruanda, ma la mancanza di creazione di un sistema sinergico che contemplasse il deposito refrigerato dopo la raccolta della frutta o della verdura, il trasporto coibentato a bassa temperatura dalla campagna ai mercati cittadini, il posizionamento di impianti energeticamente autonomi e l’istruzione dei contadini per produrre alimenti con maggiore valore aggiunto, ha fatto naufragare i progetti. Tra il trenta e il cinquanta per cento di tutto il cibo prodotto nei paesi in via di sviluppo viene perso, scartato, invenduto e non consumato, grazie a catene del freddo deboli o inesistenti. Per gli agricoltori che sopravvivono con meno di un paio di dollari al giorno, l'effetto di queste perdite è sostanziale; per l'Africa subsahariana nel suo insieme, si stima che ammontino a centinaia di miliardi di dollari ogni anno.

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https://www.rmix.it/ - Dischi 33 Giri in PVC Contro Streaming: Quale Impatto Ambientale?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Dischi 33 Giri in PVC Contro Streaming: Quale Impatto Ambientale?
Ambiente

La demonizzazione dei dischi in vinile di PVC, in quanto plastica, è esagerata e superficiale di Marco ArezioNell’era della digitalizzazione e dell’immaterialità musicale pensiamo che il disco, o come in passato si chiamava, LP, possa avere un impatto ambientale negativo in quanto prodotto con il PVC, una plastica vergine di derivazione petrolifera e che la musica che ascoltiamo in streaming, non essendo riprodotta da un oggetto solido, come il disco, abbia un impatto ridotto o nullo. Niente di più sbagliato. La storia dei dischi in vinile a 33 giri, nasce nel 1948, alla fine del secondo conflitto mondiale, ad opera della ColumbiaRecords negli Stati Uniti, a seguito di un’evoluzione tecnologica della produzione musicale che era retta dai dischi in gommalacca, i famosi 78 giri, che permettevano un ascolto maggiore in termini di tempo, raggiungendo i 30-40 minuti per lato. Le innovazioni tecniche riguardarono non solo i materiali utilizzati per la produzione del disco, passando appunto dalla ceralacca del 78 giri al PVC del 33 giri, ma anche attraverso le novità sulla tecnologia di riproduzione della musica nel disco stesso. Si passò quindi dalla tecnologia del 78 giri, che utilizzava un macro solco profondo, alla tecnologia del microsolco con la memorizzazione dei segnali sonori per via analogica. Se il materiale che costituiva il 33 giri rimaneva abbastanza invariata negli anni, la qualità del suono inciso aumentò progressivamente a partire dagli anni 60 dello scorso secolo, quando venne introdotta la tecnologia quadrifonica a matrice, incidendo separatamente nel disco i segnali musicali, dando l’impressione di essere avvolti dalla musica. Nonostante questa tecnologia non decollò in modo importante a causa dell’alto costo degli impianti di riproduzione musicale, l’LP ebbe un formidabile successo mondiale, incontrastato mezzo per ascoltare la musica fino alla fine degli anni 70 quando iniziò la produzione delle musicassette e dagli anni 80 quella dei CD. La parabola discendente delle vendite di dischi in vinile continuò fino ai primi anni 90 quando si cessò la produzione in buona parte del mondo. Oggi in cui viviamo nell’epoca dell’uso dei prodotti, senza possederli, la musica si ascolta in streaming, sulle piattaforme come Spotify, Apple Music, solo per citarne alcune, in una continua attività di usa e getta, con volumi di ascolto enormi. Proprio in questo periodo di immaterialità, sta ritornando prepotentemente alla ribalta il possesso dell’LP come oggetto da collezione, come fosse un quadro, un libro pregiato, un gioiello, che sono e saranno elementi che faranno parte della nostra vita. Questa attività non riguarda solo i vecchi dischi in formato 33 giri stampati negli anni 60-80, ma riguardano anche le nuove produzioni, tanto che le case discografiche si sono nuovamente attrezzate per fornire un formato fisico alla musica dei propri artisti. Ma come è fatto un LP? I dischi in vinile vengono realizzati attraverso il processo di stampaggio a caldo, utilizzando una pressa alimentata da un PVC granulato, opportunamente modificato e chiamato biscotto, con il quale si realizza la forma e i solchi provenienti da uno stampo madre. Dopo la pressatura i dischi possono presentare bordi irregolari, motivo per il quale vengono rifilati per dare al disco l’aspetto che tutti conosciamo. Il disco in PVC inquina più dello streaming? Possiamo quindi dire che un disco in PVC non è altro che uno dei tanti prodotti plastici che vengono realizzati nel mondo e che la sua esistenza, di per se, non è un elemento inquinante, ma come tutti i prodotti, anche quelli non plastici, devono rientrare in un’ottica di economia circolare. Fa specie leggere articoli di testare autorevoli che definiscono un prodotto in PVC, in quanto tale, pericoloso per l’ambiente e la salute dei lavoratori, a seguito delle esalazioni e degli inquinanti che le produzioni realizzerebbero. Non fa specie tanto quello che è stato detto, che segue l’onda popolare, con poca competenza sul problema della plastica, ma induce ad una certa perplessità pensare che testate giornalistiche di primo livello, trattino in modo così poco professionale il problema della plastica e del PVC. In ogni caso, l’LP, ha una produzione, in termini quantitativa, molto limitata e ancora più improbabile che il disco in vinile finisca dopo l’ascolto in pattumiera, in quanto è un oggetto che crea empatia con chi l’ha acquistato e verrà conservato, probabilmente, con molta cura e per molto tempo. Dobbiamo però considerare anche l’impatto che l’ascolto in streaming della musica produce ogni giorno sull’ambiente, perchè il fatto di non possedere un oggetto, come un disco che potrebbe trasformarsi in rifiuto, non significa che l’impatto ambientale dell’ascolto della musica sia zero. Infatti la disponibilità di miliardi di brani di musica sui nostri telefoni, laptop o tablets comporta l’archiviazione dei file musicali in apposite strutture, che vengono alimentate utilizzando l’energia che non sempre è rinnovabile. Se è vero che lo streaming di un singolo brano comporta un consumo energetico molto limitato, è anche vero che la disponibilità di musica senza limiti ha incrementato in maniera esponenziale l’ascolto dei brani con le relative conseguenze ambientali. Negli Stati Uniti si è stimato che le emissioni, in termini di gas serra, relative al settore dello streaming musicale, sono circa 200 milioni di tonnellate, secondo stime prudenziali e 350 milioni secondo altre stime.Vai al prodotto finito

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https://www.rmix.it/ - Cosa i Commerciali non Sanno della Potenzialità del Marketing
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Cosa i Commerciali non Sanno della Potenzialità del Marketing
Management

Gli addetti alle vendite pensano, spesso, che fare il lavoro sul campo, fatto bene, porti tutti i risultati attesi dall’aziendadi Marco ArezioA volte collaborano, a volte si snobbano, a volte si ignorano, a volte si scontrano, a volte non si capiscono e a volte vogliono prendersi tutti i meriti. Per definizione un commerciale è una figura attiva, indipendente, laboriosa e alla ricerca dei meriti per il lavoro che fa, senza considerare che, probabilmente, lavorando in stretto contatto con il marketing potrebbe ottenere di più e con risultati migliori. Argomenti principali trattati nell’articolo: - Il ruolo dell’ufficio marketing a supporto delle vendite - Come il marketing può supportare il commerciale nelle vendite su aree nuove - Come il marketing può migliore il margine di contribuzione sui prodotti e gli utili aziendali - Come il marketing può migliorare la fidelizzazione dei clienti - Come il marketing può migliorare la fiducia nel marchio aziendale - Come il marketing può aiutare l’azienda nelle vendite online - Quanto una regolare azione di comunicazione aziendale può migliorare le vendite e il brand Il ruolo dell’ufficio marketing a supporto delle vendite Il marketing, può svolgere un ruolo fondamentale nel supportare le azioni di vendita dei commerciali attraverso una serie di attività e strategie. Queste, di competenza dell’ufficio marketing, possono contribuire al successo delle vendite: Ricerca di mercato L'ufficio marketing può condurre ricerche di mercato per identificare opportunità di vendita, individuare segmenti di clientela potenziali e analizzare la concorrenza. Queste informazioni possono aiutare i commerciali a concentrare i loro sforzi su prodotti, servizi e mercati chiave. Creazione di materiali di vendita Può sviluppare materiali di vendita di alta qualità, come presentazioni, brochure, schede tecniche e case study. Questi strumenti forniscono ai commerciali le risorse necessarie per comunicare efficacemente i benefici e le caratteristiche dei prodotti o servizi offerti. Definizione dei messaggi di marketing Lavorando a stretto contatto con i commerciali, può definire i messaggi di marketing che saranno utilizzati nelle attività di vendita. Questo assicura coerenza nella comunicazione e aiuta i commerciali a trasmettere in modo efficace il valore delle offerte ai potenziali clienti. Generazione di lead L'ufficio marketing può implementare strategie per generare lead qualificati attraverso attività di lead generation, come campagne pubblicitarie, marketing sui social media, webinar o eventi di networking. Fornendo ai commerciali un flusso costante di lead qualificati, l'ufficio marketing aiuta ad alimentare il processo di vendita. Supporto nella gestione del ciclo di vendita Inoltre, più praticamente, può fornire supporto durante il ciclo di vendita, offrendo risorse e materiali aggiornati per le diverse fasi del processo di vendita. Ciò include la creazione di proposte personalizzate, la fornitura di testimonianze o recensioni dei clienti, e l'offerta di supporto nella risposta alle obiezioni o alle domande frequenti dei potenziali clienti. Analisi dei dati e del feedback L'ufficio marketing può raccogliere e analizzare i dati di vendita, insieme ai feedback dei clienti, per identificare opportunità di miglioramento e adattare le strategie di marketing e vendita di conseguenza. Questo aiuta a ottimizzare le attività di vendita e ad aumentare l'efficacia complessiva del team. Formazione e supporto continuo Infine, può fornire formazione e supporto continuo ai commerciali per tenerli aggiornati sulle ultime strategie di marketing e vendita. Ciò può includere workshop, sessioni di formazione o la condivisione di risorse informative che possono aiutare i commerciali a migliorare le loro competenze e prestazioni. Come il marketing può supportare il commerciale nelle vendite su aree nuove Quando il commerciale si trova ad affrontare nuove aree di vendita, il marketing può svolgere un ruolo chiave nel supportarlo nel raggiungere i suoi obiettivi. Sono molte le attività che l’ufficio può svolgere a favore dei commerciali, vediamone alcune: Ricerca di mercato L'ufficio marketing può condurre una ricerca di mercato approfondita sull'area di vendita nuova, compresa l'analisi del mercato di riferimento, la concorrenza e le esigenze dei potenziali clienti. Queste informazioni possono aiutare il commerciale a comprendere meglio il contesto in cui opera e ad adattare la sua strategia di vendita di conseguenza. Segmentazione della clientela I colleghi del marketing possono contribuire a identificare e segmentare la clientela potenziale nell'area di vendita nuova. Questo permette al commerciale di focalizzare i propri sforzi sui segmenti di clientela più promettenti e di personalizzare le proprie attività di vendita, in base alle esigenze specifiche di ciascun segmento. Creazione di materiale di marketing localizzato Può sviluppare materiali di marketing specifici per l'area di vendita nuova, come brochure, presentazioni e annunci pubblicitari, che tengano conto delle peculiarità e delle preferenze dei potenziali clienti locali. Questo aiuta il commerciale a presentare i prodotti o servizi in modo più efficace e a creare un'immagine coerente dell'azienda sul nuovo mercato. Generazione di lead locali L'ufficio marketing può implementare strategie di generazione di lead mirate all'area di vendita nuova. Ciò può includere la promozione tramite canali locali, la partecipazione a fiere commerciali o eventi locali, la sponsorizzazione di iniziative locali o l'utilizzo di strategie di marketing online geolocalizzato. Generando lead locali qualificati, il marketing può fornire al commerciale una base di potenziali clienti con cui iniziare a lavorare. Supporto nella pianificazione delle attività di vendita Il marketing può collaborare con il commerciale nella pianificazione delle attività di vendita in un'area nuova. Ciò include la definizione degli obiettivi di vendita, l'identificazione delle strategie e delle tattiche da adottare, nonché la stesura di piani di azione dettagliati. Può inoltre fornire indicazioni sulle migliori pratiche di marketing e sulla comunicazione per aiutare il commerciale a raggiungere i suoi obiettivi. Formazione sulle caratteristiche e i vantaggi dei prodotti/servizi Può fornire al commerciale una formazione completa sulle caratteristiche e i vantaggi dei prodotti o servizi offerti dall'azienda. Questo aiuta il commerciale a comprendere appieno ciò che vende e a comunicarlo in modo convincente ai potenziali clienti. Monitoraggio e analisi delle performance Il marketing può supportare il commerciale nella misurazione e nell'analisi delle performance di vendita nell'area nuova. Attraverso l'uso di metriche adeguate e strumenti di analisi, può fornire informazioni preziose sulle prestazioni delle sue attività di vendita e sulla loro efficacia nel raggiungere gli obiettivi stabiliti. Questo permette al commerciale di apportare eventuali correzioni di rotta e di migliorare continuamente le sue prestazioni. Come il marketing può migliore il margine di contribuzione sui prodotti e gli utili aziendali Le attività di marketing possono svolgere un ruolo cruciale nel migliorare il margine di contribuzione sui prodotti e gli utili aziendali, implementando strategie mirate. Ecco alcuni suggerimenti su come queste attività possono contribuire a migliorare il margine di contribuzione e gli utili: Segmentazione di mercato e targeting Il marketing può identificare segmenti di mercato redditizi e focalizzarsi su di essi. Concentrarsi su segmenti di clientela più redditizi consente di indirizzare le risorse di marketing e vendita verso clienti con maggiori possibilità di generare margini di contribuzione più elevati. Prezzo adeguato Una corretta strategia di pricing può migliorare il margine di contribuzione. Il marketing deve condurre un'analisi approfondita del mercato e dei concorrenti per determinare il prezzo ottimale dei prodotti o servizi, tenendo conto dei costi di produzione e distribuzione. Un prezzo adeguato può massimizzare i profitti e il margine di contribuzione. Promozione mirata Lo sviluppo di strategie di promozione mirate possono stimolare la domanda dei prodotti o servizi a maggior margine di contribuzione. Ciò può includere l'utilizzo di canali pubblicitari efficaci, campagne di marketing mirate e offerte speciali mirate a segmenti di clientela che sono disposti a pagare di più per il valore aggiunto offerto. Upselling e cross-selling Il marketing può promuovere strategie di upselling e cross-selling per aumentare il valore medio delle transazioni. Questo può includere la promozione di prodotti o servizi complementari o di fascia alta ai clienti esistenti o durante il processo di vendita. L'obiettivo è quello di aumentare l'importo medio delle vendite e quindi il margine di contribuzione. Gestione del ciclo di vita del prodotto E’ possibile pianificare e implementare strategie per il ciclo di vita del prodotto, inclusa la fase di introduzione, crescita, maturità e declino. Questo può includere l'adeguamento dei prezzi, l'aggiornamento dei prodotti o l'identificazione di nuove opportunità di mercato, per mantenere elevati i margini di contribuzione anche nelle fasi mature del ciclo di vita del prodotto. Gestione del rapporto con i clienti Il marketing può concentrarsi sulla fidelizzazione dei clienti esistenti attraverso programmi di customer retention e servizi post-vendita di alta qualità. Clienti fedeli tendono ad acquistare più frequentemente e a generare margini di contribuzione più elevati nel tempo. Inoltre, il marketing può lavorare per aumentare il valore a lungo termine dei clienti attraverso strategie di upselling e cross-selling. Monitoraggio delle performance e analisi dei dati E’ necessario monitorare attentamente le performance delle iniziative di marketing e analizzare i dati per identificare i punti di forza e di debolezza. L'analisi dei dati può rivelare opportunità di miglioramento e fornire informazioni preziose per prendere decisioni più informate e mirate al miglioramento del margine di contribuzione. Come il marketing può migliorare la fidelizzazione dei clienti Il marketing può svolgere un ruolo fondamentale nel migliorare la fidelizzazione dei clienti attraverso una serie di strategie e azioni mirate. Vediamo alcuni aspetti circa le azioni di fidelizzazione: Comunicazione personalizzata Utilizzare dati e informazioni sul comportamento dei clienti per creare comunicazioni personalizzate. Questo include l'invio di messaggi e-mail segmentati, l'utilizzo di nomi personalizzati nei messaggi, l'invio di offerte speciali basate sui precedenti acquisti o preferenze dei clienti. La personalizzazione delle comunicazioni crea un legame più forte tra l'azienda e il cliente, dimostrando attenzione e interesse nei loro confronti. Programmi di fedeltà E’ possibile sviluppare e promuovere programmi di fedeltà per premiare i clienti fedeli. Questi programmi possono includere sconti, punti fedeltà, premi speciali o vantaggi esclusivi. I programmi di fedeltà incentivano i clienti a tornare e ad acquistare nuovamente, creando un senso di appartenenza e gratificazione. Customer experience di qualità Il marketing può lavorare a stretto contatto con i commerciali, per garantire un servizio di alta qualità e soddisfacente. Ciò include la semplificazione dei processi di acquisto, la risoluzione rapida e cortese dei problemi, la creazione di un'esperienza online intuitiva e user-friendly. Una customer experience positiva contribuisce a creare un rapporto duraturo e di fiducia con i clienti. Content marketing e valore aggiunto Le attività di supporto dei commerciali possono includere la creazione dei contenuti informativi e di valore, che rispondono alle esigenze e agli interessi dei clienti. Questo può includere blog, articoli, guide, video tutorial o webinar. Fornire contenuti utili e rilevanti consente all'azienda di posizionarsi come esperta nel settore e di fornire valore aggiunto ai clienti. Ciò contribuisce a stabilire un rapporto di fiducia e fedeltà nel tempo. Monitoraggio e reattività sui social media Il marketing può monitorare attivamente i social media e rispondere prontamente ai commenti, ai feedback e alle domande dei clienti. Questo dimostra un impegno nell'ascoltare i clienti e nel fornire assistenza tempestiva. La gestione efficace dei social media contribuisce a migliorare la reputazione dell'azienda e a mantenere i clienti soddisfatti e fedeli. Programmi di raccomandazione Le attività dell’ufficio marketing possono incoraggiare i clienti soddisfatti a raccomandare l'azienda ai loro amici, familiari o colleghi attraverso programmi di referral. Questi programmi offrono incentivi ai clienti che portano nuovi clienti all'azienda, come sconti o premi. Le raccomandazioni personali hanno un forte impatto sulla fidelizzazione dei clienti e possono portare a nuove opportunità di business. Feedback e sondaggiSi può raccogliere feedback regolari dai clienti attraverso sondaggi, ricerche di mercato o focus group. Questi feedback forniscono informazioni preziose per comprendere le esigenze dei clienti, migliorare i prodotti o servizi e adattare le strategie di marketing di conseguenza. Coinvolgere i clienti nell'evoluzione dell'azienda dimostra che le loro opinioni sono ascoltate e valorizzate. Come il marketing può migliorare la fiducia nel marchio aziendale Il marketing può svolgere un ruolo fondamentale nel migliorare la fiducia nel marchio aziendale attraverso diverse strategie e azioni. Ecco alcuni suggerimenti su come il marketing può contribuire a migliorare la fiducia nel marchio: Coerenza del messaggio E’ necessario comunicare un messaggio coerente e autentico su tutti i canali di comunicazione. Questo include il posizionamento del marchio, i valori aziendali, la promessa di valore e l'immagine del marchio. La coerenza del messaggio contribuisce a creare un'immagine di marca solida e affidabile. Trasparenza e autenticità Promuovere la trasparenza e l'autenticità nella comunicazione aziendale. Questo significa essere onesti e aperti riguardo ai prodotti, servizi, politiche aziendali e pratiche di sostenibilità. La trasparenza genera fiducia tra i consumatori e dimostra che l'azienda è impegnata a mantenere relazioni sincere con i propri clienti. Qualità del prodotto o servizio E’ necessario concentrarsi sulla promozione della qualità del prodotto o servizio offerto dall'azienda. Ciò può essere fatto attraverso testimonianze o recensioni dei clienti, dimostrazioni del prodotto, garanzie di qualità o certificazioni. Fornire prodotti o servizi di alta qualità contribuisce a creare fiducia nel marchio e a soddisfare le aspettative dei clienti. Customer service eccellente Bisogna lavorare a stretto contatto con il customer service per fornire un'esperienza clienti eccellente. Ciò include una risposta tempestiva alle domande o ai problemi dei clienti, una risoluzione rapida dei reclami e un atteggiamento cortese e professionale. Un servizio clienti di qualità aiuta a instaurare fiducia e a costruire relazioni durature con i clienti. Uso dei testimonial Potrebbe essere consigliabile utilizzare testimonial o influencer per promuovere il marchio e aumentare la fiducia dei consumatori. I testimonial possono essere clienti soddisfatti, esperti del settore o personalità riconosciute che attestano l'affidabilità e la qualità del marchio. Questi testimonial aiutano a creare un'associazione positiva con il marchio e a costruire fiducia tra i potenziali clienti. Gestione efficace della reputazione online E’ consigliabile monitorare e gestire attentamente la reputazione dell'azienda online. Ciò implica rispondere in modo rapido ed efficace alle recensioni dei clienti, sia positive che negative, sui siti di recensioni o sui social media. Affrontare in modo proattivo le preoccupazioni dei clienti e dimostrare un impegno per il servizio e la qualità migliora la fiducia dei consumatori. Coinvolgimento della comunità Si può coinvolgere il marchio in attività di responsabilità sociale d'impresa o iniziative di beneficenza. Questo dimostra l'impegno dell'azienda per la società e contribuisce a creare un'immagine positiva e fiduciosa del marchio. Partecipare a eventi locali o sostenere cause sociali rilevanti può generare un forte legame emotivo con i consumatori. Come il marketing può aiutare l’azienda nelle vendite online Le attività di marketing possono svolgere un ruolo fondamentale nell'aiutare l'azienda nelle vendite online implementando strategie mirate. Vediamo alcuni aspetti importanti: Ottimizzazione del sito web Lavorare in collaborazione con il team di sviluppo per ottimizzare il sito web dell'azienda. Ciò include l'ottimizzazione SEO (Search Engine Optimization) per migliorare la visibilità del sito sui motori di ricerca, la progettazione di un'esperienza utente intuitiva e user-friendly, l'ottimizzazione della velocità di caricamento delle pagine e la creazione di contenuti di alta qualità. Un sito web ben ottimizzato aumenta la probabilità che i visitatori si trasformino in acquirenti. Strategie di marketing digitale Si può utilizzare una varietà di strategie di marketing digitale per promuovere i prodotti o servizi online. Questo può includere la pubblicità online attraverso annunci display, ricerca a pagamento (Pay-Per-Click), social media advertising e marketing di influencer. Utilizzare le giuste piattaforme e strategie di marketing digitale consente di raggiungere il pubblico di destinazione in modo mirato e di aumentare la visibilità del marchio. Content marketing Il marketing può creare e promuovere contenuti di alta qualità come blog, articoli, guide, video tutorial o webinar. Fornire contenuti informativi e utili attira l'interesse e l'attenzione dei potenziali clienti, posizionando l'azienda come un'autorità nel settore. Ciò contribuisce a generare fiducia e a creare un legame con il pubblico, aumentando le probabilità di conversione. Strategie di social media marketing E’ possibile utilizzare i social media per promuovere i prodotti o servizi, coinvolgere il pubblico e creare una community attiva. Ciò include la gestione di account aziendali sui principali social media, la pubblicazione di contenuti interessanti e rilevanti, l'interazione con i follower, l'utilizzo di strategie di advertising sui social media e il monitoraggio e la gestione delle recensioni dei clienti. Le strategie di social media marketing aiutano a aumentare la visibilità del marchio e a generare interesse per i prodotti o servizi offerti. Strategie di e-mail marketing Il marketing può utilizzare l'e-mail marketing per inviare comunicazioni mirate e personalizzate ai potenziali clienti e ai clienti esistenti. Ciò include l'invio di newsletter, offerte speciali, promozioni o comunicazioni di follow-up. L'e-mail marketing consente di mantenere il contatto con i clienti, di promuovere nuovi prodotti o servizi e di incentivare le vendite ripetute. Analisi dei dati e ottimizzazione continua Monitoraggio delle metriche di vendita online, come il tasso di conversione, il valore medio degli ordini e il ROI (Return on Investment). L'analisi dei dati consente di identificare opportunità di miglioramento e di ottimizzare le strategie di marketing online di conseguenza. La comprensione delle tendenze e dei comportamenti dei clienti online aiuta a guidare le decisioni di marketing e a migliorare le performance complessive delle vendite online. Quanto una regolare azione di comunicazione aziendale può migliorare le vendite e il brand Una regolare azione di comunicazione aziendale può avere un impatto significativo sulle vendite e sul brand di un'azienda. Alcuni dei principali benefici che una comunicazione aziendale efficace può portare: Consapevolezza del marchio Una comunicazione regolare e coerente permette di aumentare la consapevolezza del marchio tra il pubblico target. Quando i potenziali clienti sono a conoscenza del marchio e dei suoi valori, sono più propensi ad acquistare i prodotti o servizi offerti. Differenziazione dalla concorrenza Una comunicazione chiara ed efficace aiuta a differenziare il marchio dalla concorrenza. Se l'azienda riesce a comunicare i suoi punti di forza, vantaggi unici e valore distintivo, può posizionarsi come leader di settore e attrarre l'attenzione dei potenziali clienti. Credibilità e fiducia Una comunicazione aziendale autentica e trasparente contribuisce a creare credibilità e fiducia nel marchio. I clienti sono più propensi a fare affari con un'azienda in cui si fidano, e la comunicazione regolare può aiutare a consolidare questa fiducia nel tempo. Coinvolgimento del cliente Una comunicazione efficace coinvolge i clienti, li fa sentire coinvolti e partecipi del marchio. Questo può essere fatto attraverso la condivisione di storie di successo, l'invio di newsletter informative, l'organizzazione di eventi o la gestione di una presenza attiva sui social media. Il coinvolgimento del cliente crea un legame emotivo con il marchio e aumenta le probabilità di vendite ripetute e di fidelizzazione del cliente. Educazione dei clienti La comunicazione aziendale può educare i clienti sui prodotti, servizi o settori specifici. Fornendo informazioni utili e pertinenti, l'azienda può aiutare i clienti a prendere decisioni d'acquisto più informate e consapevoli. Ciò può influenzare positivamente le vendite e consolidare la posizione dell'azienda come risorsa affidabile. Reputazione del marchio Una comunicazione efficace può contribuire a costruire una reputazione solida per il marchio. Una buona reputazione può aumentare la fiducia dei clienti, attirare nuovi clienti e persino generare raccomandazioni positive da parte dei clienti esistenti. Una reputazione solida può avere un impatto significativo sulle vendite e sul successo dell'azienda. Feedback dei clienti Una comunicazione regolare offre l'opportunità di raccogliere feedback dai clienti e di prendere in considerazione le loro opinioni e necessità. Il feedback dei clienti può guidare l'azienda nella messa a punto di prodotti o servizi, nell'adattamento delle strategie di marketing e nella risoluzione dei problemi. Utilizzare il feedback dei clienti può migliorare la soddisfazione del cliente e, di conseguenza, le vendite e la reputazione del marchio.

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Ambiente

Sappiamo chi le genera, da dove partono e come risolvere il problema. Ma i soldi e la politica fanno sempre la differenzadi Marco ArezioSi è molto parlato, negli anni scorsi, dei rifiuti plastici e delle microplastiche nei mari e negli oceani, tanto che il problema ha impegnato per molto tempo i canali di informazione tradizionali e via web. Si sono mobilitati ambientalisti, aziende che cavalcavano l’onda emotiva della gente con campagne dal vago sapore di greenwashing, studiosi, scienziati, personaggi dello spettacolo, leader religiosi, nutrizionisti, sociologi, veggenti e catastrofici personaggi dell’ultima ora. Da quando sono comparse le isole galleggianti di rifiuti plastici negli oceani, come la Great Pacific Garbage Pacth, il mondo si è attivato per capire il fenomeno, da dove nascesse, come si formavano queste isole e come si sarebbe potuto intervenire per ripulire gli oceani e interrompere le nuove formazioni di rifiuti. Durante questo ciclo di attenzione mediatico-scientifico, è emerso anche il fenomeno, più subdolo, delle microplastiche, frazioni di prodotto inferiori a 5 mm., che sono spesso scambiate dai pesci per cibo, rientrando pericolosamente nella catena alimentare anche umana. Da dove vengono i rifiuti plastici che troviamo nei mari e negli oceani? Secondo studi recenti ogni anno l’uomo scarica nei mari circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, il che significa oltre 250 Kg. al secondo, creando una presenza di circa 5.000 miliardi di pezzi, di varie dimensioni, nell’ecosistema marino. Le macro plastiche, cioè rifiuti di dimensioni come una bottiglia di acqua, provengono principalmente dalle azioni deliberate dell’uomo di scaricare, attraverso i fiumi, i rifiuti domestici o quelli che provengono dalle aziende di riciclo poste in paesi poco sviluppati, dove l’attenzione per l’ambiente e la legislazione non punitiva, in materia ambientale, è inesistente o lassista, permettendo o tollerando questi comportamenti. Per quanto riguarda le microplastiche la loro origine si può far risalire a tre fattori principali, la decomposizione delle macro plastiche già presenti in mare sotto l’azione del sole e dell’acqua, i rifiuti del settore tessile e della cosmetica. Inoltre le microplastiche possono provenire anche dagli scarichi di paesi industrializzati, in cui le normative ambientali non hanno ancora risolto il problema della captazione e dell’eliminazione delle particelle più piccole di plastica. Come risolvere tecnicamente il problema Evidentemente ci sono due fattori temporali che devono essere presi inconsiderazione quando si parla di operare per trovare le giuste soluzioni da applicare. In primo luogo bisogna intervenire a monte, cioè fermare lo scarico dei rifiuti plastici nei fiumi, come fossero una fogna legalizzata, aiutando i paesi meno sviluppati a dotarsi di normative ambientali severe e soprattutto a farle rispettare, evitando che fenomeni corruttivi ne decapitino l’efficacia. Secondo, è necessario intercettare i rifiuti plastici prima che raggiungano il mare, utilizzando le reti di contenimento dei rifiuti in prossimità di restringimenti, anse o alla foce dei fiumi. Ogni soluzione di intercettazione dei rifiuti plastici galleggianti deve essere customizzata in base alle esigenze locali, quali il traffico dei natanti, la vita dei pesci, le correnti e via dicendo. Esistono poi delle piccole imbarcazioni dotate di sistemi per raccogliere i rifiuti in superficie, che percorrono i tratti di fiume dove maggiore è la presenza dei rifiuti, così da aiutare e sostenere il lavoro delle reti. Terzo riguarda le isole galleggianti, compito per assurdo, teoricamente più semplice, in quanto esiste un’area delimitata e circoscritta in cui sarebbe possibile raccogliere la plastica galleggiante, ma, di contro, le dimensioni di queste isole sono così estese che il lavoro è sicuramente problematico ed impegnativo. L’unione delle tre attività, contrasto all’immissione nei fiumi di nuove quantità di rifiuti plastici galleggianti, migliori sistemi di filtraggio degli scarichi civili ed industriali per intercettare le microplastiche e, infine, un’azione internazionale, coordinata e continuativa, per pulire i rifiuti presenti nei mari e negli oceani, porterebbe a grandi risultati per la salute dei mari e degli oceani. Chi deve farlo e chi deve finanziarlo Questo tema è stato di proposito lasciato per ultimo, in quanto, come sempre, quando c’è di mezzo la politica e il denaro, diventa difficile trovare azioni condivise, addirittura a volte non si riesce nemmeno ad affrontare il problema ai tavoli internazionali. Credo che si debba creare un nuovo approccio alla visione dei deficit ambientali, vedere la terra come un ambiente condiviso, considerando che l’azione di un paese può influenzare negativamente la vita di tutti, come lo è, in buona parte, quello di scaricare a monte, nei fiumi, i rifiuti che poi, vanno ad interessare gli oceani e i mari in tutto il mondo. Un problema sovranazionale va gestito da un consesso di paesi alleati, che si uniscono per trovare soluzioni e finanziamenti condivisi, che abbiano l’autorità per prendere delle decisione per il bene di tutti ed abbiamo anche gli strumenti per farle rispettare. Ma, in primis, ci vuole la volontà politica per farlo, non bastano le menti, le tecnologie e il denaro se manca la volontà e la lungimiranza di un consesso politico internazionale. Soldi e potere fin dai tempi bui della storia dell'uomo hanno governato le menti degli uomini, ma oggi, se non operiamo quello scatto che ci possa garantire la sopravvivenza in armonia con l’ambiente, non ci sarà più motivo di parlarne e di agire. Ah, dimenticavo, non è eliminando la produzione di plastica o credendo ai proclami di correnti di pensiero come quella della “Plastic free” che si risolvono i problemi..

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