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https://www.rmix.it/ - Produzione, Tipologie e Riciclo delle Fibre di Vetro
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Produzione, Tipologie e Riciclo delle Fibre di Vetro
Economia circolare

Le fibre di vetro sono largamente usato nei prodotti più comuni che comporta un riciclo non banaledi Marco ArezioLe fibre di vetro sono diventate un supporto molto utile nella produzione di vari prodotti, nei campi più disparati, come il settore dei tessuti, della nautica e dell’edilizia. Dal punto di vista della circolarità dei prodotti, sia il cascame tessile che gli scarti edili che contengono le fibre, non sono elementi che possono essere riciclati con semplicità come molti altri prodotti. Come si produce la fibra di vetro riciclata La produzione della fibra di vetro riciclata ha la sua origine, principalmente, dai rottami delle bottiglie che provengono dalla raccolta differenziata e dal riciclo dei cascami tessili composti da filature con fibre di vetro. Infatti, la fibra di vetro riciclata può provenire da vari prodotti in fibra di vetro che sono giunti a fine vita utile, come i tessuti, le reti o altri rottami di vetro. Questi rifiuti vengono raccolti e separati da altri materiali non desiderati. I rifiuti di vetro vengono quindi triturati per ridurli in frammenti più piccoli. Questo passaggio aiuta a preparare gli scarti al successivo processo di fusione. I rottami e i cascami di vetro vengono fusi a temperature elevate. Durante la fusione, i frammenti si uniscono e formano un materiale fuso liquido o semiliquido chiamato vetro fuso. Il vetro fuso viene quindi filato per formare filamenti o fibre di vetro riciclata. Questo può essere fatto utilizzando metodi come l'estrazione del filo o la centrifuga. Durante la filatura, i filamenti di fibra di vetro si raffreddano e solidificano, formando fili continui di fibra di vetro riciclata. I filamenti di fibra di vetro riciclata vengono raffreddati e modellati secondo le esigenze specifiche dell'applicazione. Possono essere tagliati in lunghezze desiderate o lavorati in forme specifiche, come mattonelle, pannelli o altri prodotti. Infine, i filamenti di fibra di vetro riciclata possono essere utilizzati per produrre una varietà di prodotti, come isolanti termici, pannelli compositi, materiali da costruzione o altri materiali che richiedono le proprietà della fibra di vetro. Come vengono classificate le fibre di vetro Le fibre di vetro possono avere caratteristiche fisiche e chimiche differenti in base all’impiego per cui sono state progettate, vediamone alcune: Fibre di vetro E Le fibre di vetro E, abbreviazione di "E-Glass" (vetro E), sono le più comuni e ampiamente utilizzate. Sono realizzate principalmente a partire da rottami di bottiglie di vetro e presentano un'elevata resistenza meccanica, un buon isolamento elettrico e termico. Queste fibre sono utilizzate in applicazioni come isolanti termici, rinforzo di materiali compositi, isolamento acustico e nell'industria automobilistica. Fibre di vetro S Le fibre di vetro S, abbreviazione di "S-Glass" (vetro S), sono una variante rinforzata delle fibre di vetro E. Presentano una maggiore resistenza alla trazione, rigidità e resistenza alla corrosione rispetto alle fibre di vetro E. Sono spesso utilizzate in applicazioni che richiedono prestazioni eccezionali in termini di resistenza, come nel settore aerospaziale e nella produzione di attrezzature sportive ad alte prestazioni. Fibre di vetro C Le fibre di vetro C, abbreviazione di "C-Glass" (vetro C), sono ottenute utilizzando rottami di bottiglie di vetro mescolati con carbonato di calcio e altri additivi. Queste fibre presentano un'elevata resistenza chimica e termica, rendendole adatte per applicazioni che richiedono resistenza agli agenti chimici aggressivi e alte temperature, come nel settore chimico e nella produzione di filtri. Fibre di vetro AR Le fibre di vetro AR (Alkali Resistant, resistenti agli alcali) sono utilizzate in applicazioni che richiedono resistenza all'ambiente alcalino, ad esempio in calcestruzzo rinforzato. Le specifiche delle fibre di vetro possono variare a seconda delle necessità dell'applicazione finale, e possono essere personalizzate per fornire proprietà specifiche come la resistenza, la conducibilità termica, la resistenza all'abrasione, ecc. Come si ricicla il tessuto in fibra di vetro Il riciclaggio del tessuto in fibra di vetro può essere un processo complesso e dipende dalla struttura del tessuto stesso e dal suo utilizzo finale. Tuttavia, in generale, il processo di riciclaggio della fibra di vetro può includere i seguenti passaggi: Raccolta Raccogliere i rifiuti di tessuto in fibra di vetro e separarli da altri materiali. È importante assicurarsi che il tessuto in fibra di vetro sia privo di contaminanti come vernici, collanti o altri materiali che potrebbero compromettere il processo di riciclaggio. Triturazione Il tessuto in fibra di vetro viene quindi triturato in frammenti più piccoli, solitamente tramite un mulino o una macchina apposita. Questo passaggio aiuta a rompere il tessuto in fibra di vetro in pezzi più gestibili per il successivo processo di riciclaggio. Separazione Dopo la triturazione, i frammenti di fibra di vetro vengono sottoposti a un processo di separazione. Questo può essere fatto utilizzando metodi meccanici o fisici, come la separazione per densità o tramite l'utilizzo di separatori magnetici. Lo scopo di questo passaggio è separare la fibra di vetro dagli altri materiali presenti nel tessuto, come resine o leganti o materiali metallici. Fusione La fibra di vetro separata viene quindi fusa a temperature elevate. Questo processo di fusione trasforma la fibra di vetro in uno stato liquido o semiliquido. Filatura Dopo la fusione, la fibra di vetro fusa può essere filata in filamenti o fibre sottili. Come si ricicla la rete in fibra di vetro La rete in fibra di vetro è un materiale comune utilizzato in applicazioni come rinforzo strutturale, isolamento, filtri e materiali compositi. Il riciclo della rete in fibra di vetro può essere un processo più complesso rispetto al tessuto in fibra di vetro, ma esistono alcune possibilità di riciclaggio. Di seguito sono riportati alcuni dei passaggi generali coinvolti nel riciclaggio della rete in fibra di vetro: Raccolta Raccogliere le reti in fibra di vetro, assicurandosi che siano prive di contaminanti o di altri materiali che potrebbero compromettere il processo di riciclaggio. Triturazione Le reti in fibra di vetro vengono triturate per ridurle in frammenti più piccoli. Questo processo può essere eseguito utilizzando macchinari specializzati che frammentano la rete in fibra di vetro in pezzi piccoli. Separazione I frammenti di fibra di vetro ottenuti vengono quindi sottoposti a un processo di separazione per rimuovere eventuali contaminanti o materiali non desiderati. Questo può comportare l'utilizzo di metodi fisici o chimici per separare la fibra di vetro da altri materiali presenti nella rete. Fusione Dopo la separazione, la fibra di vetro può essere fusa a temperature elevate. La fusione rende la fibra di vetro liquida o semiliquida, consentendo di trasformarla in nuovi prodotti. Filatura o formatura La fibra di vetro fusa può essere filata in filamenti sottili o utilizzata per la formatura di nuovi prodotti. Quali applicazioni hanno le fibre di vetro riciclate Le fibre di vetro riciclate possono essere utilizzate in una varietà di applicazioni in diversi settori. Alcune delle applicazioni comuni delle fibre di vetro riciclate includono: Le fibre di vetro riciclate possono essere utilizzate come rinforzo in materiali compositi, come plastica rinforzata con fibra di vetro (FRP) o cemento rinforzato con fibra di vetro (GRC). Questi materiali compositi offrono una maggiore resistenza meccanica, leggerezza e durata. Trovano applicazioni nell'industria automobilistica, nel settore edile, nella produzione di attrezzature sportive e in molti altri settori. Le fibre di vetro riciclate possono essere utilizzate per la produzione di materiali isolanti termici ed acustici. Sono impiegate nella fabbricazione di pannelli isolanti per pareti, soffitti e pavimenti, offrendo un'elevata resistenza al calore e al suono. Questi materiali trovano applicazione in edifici residenziali, commerciali e industriali per migliorare l'efficienza energetica e ridurre la trasmissione del suono. Inoltre possono essere filate per produrre tessuti tecnici. Questi tessuti possono avere diverse caratteristiche, come resistenza al calore, isolamento elettrico, resistenza chimica o proprietà ignifughe. Trovano impiego in applicazioni come abbigliamento protettivo, rivestimenti termoisolanti, tende da teatro, filtri industriali e molto altro. Le fibre di vetro riciclate sono utilizzate nella produzione di filtri per l'industria, l'automotive, il trattamento dell'aria e l'industria del gas. Le loro proprietà di resistenza chimica, resistenza termica e capacità di trattenere particelle fini le rendono ideali per la fabbricazione di filtri ad alte prestazioni. Trovano inoltre notevole impiego anche nel campo dei materiali da costruzione, come malte, intonaci, piastrelle e prodotti prefabbricati. Questi materiali migliorano la resistenza, la durata e le proprietà termiche dei prodotti finali. Infine, sono utilizzate in una serie di prodotti industriali come cavi, tubi, condotti, contenitori elettrici e prodotti chimici resistenti. La loro resistenza elettrica, resistenza chimica e resistenza meccanica li rendono adatti a queste applicazioni. L'utilizzo delle fibre di vetro riciclate consente di ridurre la dipendenza dalle materie prime vergini e contribuisce alla riduzione dei rifiuti e all'economia circolare.

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https://www.rmix.it/ - Situazione del PVC: si Profila l’11° Aumento Consecutivo
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Situazione del PVC: si Profila l’11° Aumento Consecutivo
Economia circolare

Situazione del Polimero in PVC: si Profila l’11° Aumento Consecutivodi Marco ArezioUna situazione che è diventata francamente paradossale, in cui gli esperti vedono il trend rialzista dei prezzi del PVC estendersi per il secondo trimestre dell’anno.Si parla dell’undicesimo aumento consecutivo che sta gettando nel panico produttori di compounds, di prodotti finiti e della filiera della componentistica. I motivi che hanno portato a questa situazioni sono articolati e, allo stesso tempo, concatenati tra loro come abbiamo potuto già riferire negli articoli che potrete leggere in fondo, sull’andamento mondiale delle materie prime. Il problema non è solo il livello insopportabile dei prezzi per i trasformatori di materia prima, che sono in difficoltà nel rispettare i contratti fatti, ma anche dalla mancanza di approvvigionamenti continuativi e sufficienti per sostenere la produzione. Si stanno verificando, a fronte di un portafoglio ordini sostenuto, il fermo di alcuni impianti produttivi per l’impossibilità di ricevere in tempo la materia prima. Dobbiamo inoltre considerare che all’avvicinarsi della stagione più mite in Europa corrisponde normalmente ad una ripresa delle attività del settore dell’edilizia e del settore agricolo, in cui la richiesta di manufatti in PVC diventa robusta. Per rispondere alle richieste di clienti che acquistano manufatti in PVC normalmente si coinvolge sia il magazzino dei prodotti finiti, costituito nei mesi precedenti la primavera, quando il livello degli ordini solitamente è inferiore alla produzione, sia la produzione quotidiana. Questa situazione nei mesi invernali non si è verificata, in quanto le scorte dei produttori sono generalmente scarse o nulle e la produzione giornaliera soffre di ingressi di materia prima non ottimali. Alcuni operatori, specialmente nel settore dei tubi, hanno dichiarato che stanno valutando se sospendere le produzioni di tubi in PVC a favore dell’HDPE per non perdere fatturato in un momento così importante. C’è anche da considerare che ad incidere negativamente sulla produzione dei prodotti in PVC e dei compounds non è solamente la carenza ormai cronica della materia prima, ma anche quella legata agli additivi che sono necessari per le produzioni. Uno tra tutti è il plastificante che, scarseggiando sul mercato proprio come la materia prima a cui si deve legare, impedisce il regolare svolgimento delle attività produttive.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - PVC

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https://www.rmix.it/ - Quali Sistemi Impiegare per il Calcolo dell’Umidità nei Polimeri?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Quali Sistemi Impiegare per il Calcolo dell’Umidità nei Polimeri?
Informazioni Tecniche

Quali Sistemi Impiegare per il Calcolo dell’Umidità nei Polimeri?di Marco ArezioLa drastica riduzione dell’umidità nelle materie plastiche che devono essere usate per il processo di stampaggio di articoli destinati alla vendita, è una operazione molto importante, più importante di quanto normalmente si creda.Infatti, anche chi normalmente applica un trattamento di riduzione dell’umidità, deve assicurarsi che i livelli stessi siano sufficientemente bassi in modo da non creare difetti sul prodotto finale, variazioni di processo e guasti ai componenti delle presse. Come abbiamo trattato in altri articoli riguardanti le materie plastiche igroscopiche e non igroscopiche, l’importanza di deumidificazione del materiale, specialmente per quelle famiglie di polimeri che assorbono facilmente umidità, come il PC, il PA e il PET, è quella di preservare le catene polimeriche che, in presenza di una quantità eccessiva di acqua, sono soggette ad un degrado attraverso l’idrolisi. Infatti, in alcuni materiali plastici, la sola presenza di quantità di umidità di 200 ppm influirà negativamente sulle catene polimeriche, corte o tagliate, con la con la degradazione del peso molecolare del polimero. Ma per renderci conto della grandezza di misura di una quantità di umidità di 200 ppm consideriamo che questo valore corrisponde in percentuale allo 0,0200, quindi circa 9,1 grammi di acqua per 45.360 grammi di materiale. Una concentrazione di umidità alta nel polimero si può notare facilmente durante lo stampaggio degli articoli in seguito alla formazione di bolle sulle superfici dei prodotti, aumento della vaporizzazione in macchina e tutte le conseguenze negative sulla qualità del manufatto dal punto di vista meccanico ed estetico. Ma una quantità piccola di umidità, che interagisce comunque con le catene polimeriche, creando dei danni estetici e strutturali, non viene normalmente rilevata duranti le fasi di stampaggio ma sarà valutabile sulle caratteristiche del prodotto finale. E’ importante analizzare la resina plastica prima delle operazioni di stampaggio, asciugarla in modo completo e non cadere nella tentazione di miscelare parti di resina asciutta con parti umide, perché le caratteristiche qualitative delle parti asciutte verranno intaccate negativamente dalle parti umide. Ma quali sono i metodi per il controllo dell’umidità? Metodo della differenza di peso: il campione viene prelevato dagli imballi o dalla tramoggia e posizionato in un contenitore per il suo riscaldamento in fase di analisi. Prima del riscaldamento dei granuli viene fatta una pesata e, successivamente, si avvia il riscaldamento del materiale ad una temperatura consona alla famiglia di resina in fase di analisi. Raggiunta la temperatura ideale, la frazione di umidità uscirà dai granuli e, con lei, tutte le altre parti volatili che sono rappresentate da distaccanti, stabilizzanti, antistatici o altre sostanze chimiche che si trovavano nel polimero. Alla fine del processo si ripesa il granulo e lo si confronta con il peso precedente che rappresentava il granulo umido. Per semplicità si tenderebbe a considerare la differenza di peso come l’espressione della quantità di umidità presente nel materiale da impiegare. In realtà non è così, in quanto non si può esattamente sapere quanta umidità e quanti agenti chimici volatilizzati sono l’espressione della differenza di peso. Metodo dell’analisi dell’umidità specifica: l’operazione iniziale di analisi è comparabile con il sistema precedente, basato sulla differenza di peso, ma il processo viene realizzato in un’atmosfera di azoto secco, in cui l’umidità e i volatili verranno espulsi come nell’analisi precedente, ma la macchina calcolerà esattamente la parte di umidità presente nella materia prima senza curarsi delle parti volatili in quanto è in grado di separare i differenti composti chimici. In questo caso parleremo di umidità specifica, in quanto si valuterà precisamente il peso della stessa al netto dei volatili espulsi.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - polimeri - umidità

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https://www.rmix.it/ - Emergenza Pfas nelle Materie Plastiche e negli Imballaggi: C'è una soluzione?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Emergenza Pfas nelle Materie Plastiche e negli Imballaggi: C'è una soluzione?
Informazioni Tecniche

Pfas nelle materie plastiche e negli imballaggi: sono composti chimici non presenti in natura, non biodegradabili e nocivi alla salute di Marco ArezioCome tutte le medaglie che si rispettano, anche i Pfas, acronimo delle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, hanno il loro lato luccicante e il loro lato oscuro. I composti chimici di queste famiglie, che se ne contano circa 4700, sono stati creati in laboratorio e largamente utilizzati dagli anni 50 nell'industria del packaging alimentare, nei pesticidi, nelle padelle antiaderenti, nei contenitori di cartone, nelle schiume antincendio, negli shampoo, nelle vernici, nei prodotti antimacchia e in molte altre applicazioni. Nelle materie plastiche li troviamo sotto forma di elastomeri (Fluoruro di vinilidene, Fluorurati in generale, Tetrafluoroetilene) o nei materiali polimerici (Sale di magnesio-sodio-fluoruro dell'acido silicico). I vantaggi di queste sostanze, applicate ai prodotti finiti, sta nella loro idrorepellenza, oleo-repellenza e termo-resistenza, che ci permettono di rendere, per esempio, una giacca impermeabile, di non far attaccare un uovo alla padella, di non sporcarci si maionese o sostanze oleose quando mangiamo un panino imbottito contenuto in un involucro di carta e di non farci sporcare le mani al cinema quando mangiamo i popcorn. Il loro legame chimico composto dal fluoro e dal carbonio rende, la molecola risultante, un elemento oggi insostituibile nelle applicazioni industriali, ma lo rende anche non biodegradabile ed estremamente pericoloso, in quanto è inodore, insapore e incolore. Queste caratteristiche gli permettono di disperdersi facilmente nelle acque, nel suolo e nell'aria, rimanendo a danneggiare l'ambiente e la salute dell'uomo per molto tempo. Le piante assorbono i Pfas attraverso l'acqua di irrigazione, li cedono ai frutti e agli animali, di cui si cibano e così, magicamente finiscono sulle nostre tavole e nel nostro corpo. Dal punto di vista della salute molti studi hanno dimostrato che l'accumulo di queste sostanze nel corpo umano possono favorire aborti spontanei, alterare la fertilità, provocare cancro al testicolo, alla tiroide e ai reni. Quali sono i mezzi oggi a disposizione per difenderci dall'inquinamento subdolo degli Pfas? Allo stato attuale non sono molti: possiamo contare sui filtri a carboni attivi in cui la porosità del carbone filtrante ha dimostrato una certa efficacia nell'intercettare i Pfas, ma non è un sistema efficace su tutte le molecole. Ma ancora una volta, la biochimica, ci potrebbe dare una risposta al problema in quanto un team di ricercatori Americani ha scoperto un batterio, chiamato Acidimicrobium A6, che avrebbe la caratteristica di spezzare il legame tra il fluoro e il carbonio nei Pfas. Il batterio è stato scoperto in una palude Americana e studiato a lungo a seguito della sua capacità di scindere l'ammonio, sfruttando il ferro presente nel terreno, senza l'impiego di ossigeno. Questa reazione denominata, Feammox, è stata riprodotta in laboratorio, dopo aver coltivato nuovi ceppi di batteri e sottoponendo le nuove famiglie ad altri tests relativi alle sostanze presenti nelle acque reflue. Dopo 100 giorni di coltura in acque contenenti, tra gli altri, anche i Pfas, si è notato che il batterio aveva la capacità di scomporre i due leganti principali, il fluoro e il carbonio, riducendoli per il 60%. La scoperta potrebbe essere interessante, non solo nei liquidi reflui contaminati da Pfas, ma anche nei terreni in quanto il batterio agisce in condizioni ipossiche, cioè di scarso ossigeno. Categoria: notizie - tecnica - pfas - packaging - imballaggi

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https://www.rmix.it/ - Lo strato Interno del Tubo Corrugato
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Lo strato Interno del Tubo Corrugato
Informazioni Tecniche

Come ottenere una corretta parete interna di un tubo corrugato con un granulo rigenerato in LDPE di Marco ArezioProducendo tubi corrugati in HDPE rigenerato flessibili in rotoli o rigidi di piccolo diametro a doppia parete, la problematica di realizzare lo strato interno di buona qualità ha spinto i produttori ad utilizzare, frequentemente, polimeri vergini a causa della difficoltà di generare una parete corretta e duratura con il materiale rigenerato. In realtà lo strato interno del tubo, per le sue caratteristiche, ha bisogno di un’attenzione particolare a causa dell’esiguo spessore della parete, delle tensioni che si creano in fase di co-estrusione e dei movimenti termici differenti con la parete esterna. La scelta della materia prima normalmente ricade sull’LDPE la cui caratteristica principale richiesta è l’elasticità e la buona adesione allo strato esterno in HDPE. Se si vuole utilizzare un granulo LDPE rigenerato bisogna tenere presente e analizzare alcuni fattori produttivi importanti per poter scegliere un granulo di LDPE di qualità adatta allo scopo. Quando si parla di granulo rigenerato non è sufficiente verificare se il prodotto che ci viene proposto ha un grado “da tubo” come erroneamente a volte viene venduto in quanto la parete interna di un tubo corrugato necessità un granulo dalle caratteristiche ben definite. Come prima cosa dobbiamo accertarci della provenienza dell’input del materiale che costituisce il granulo, iniziando a capire se proviene da una filiera post industriale e dal post consumo. Queste due famiglie, vedremo più avanti, hanno caratteristiche molto diverse tra loro che andranno ad influenzare in modo differente la produzione del tubo. Come seconda cosa dobbiamo verificare da che prodotto è costituito l’input per capire la storia del materiale che viene riciclato e i possibili problemi che ha incontrato nella sua vita di riciclo. Come terza cosa è verificarne i valori tecnici, quindi il melt index, il DSC e la densità del materiale che ci farà capire esattamente come è fatto il granulo che useremo per la parete interna del tubo corrugato. Come quarta cosa è sapere il processo produttivo del granulo proposto in particolare come viene fatta la selezione del rifiuto, il lavaggio e l’estrusione per avere dati in più che ci aiutino a scegliere il prodotto più adatto. L’ultima cosa, molto importante per il granulo che proviene dal post consumo è capire il grado di umidità presente nel prodotto al momento dell’acquisto in quanto un valore alto andrà ad inficiare la qualità della parete se non si prendono opportuni provvedimenti. È ovvio che i punti sopra elencati non siano totalmente esaustivi in fase di analisi tecnica di un granulo, ma posso dire che per l’applicazione di cui parliamo oggi, sono una buona base di partenza considerando che sono dei dati di non difficile reperibilità. Se vogliamo approfondire i punti sopra esposti inizieremo a parlare delle famiglie di input che si possono usare per la produzione della parete interna del tubo corrugato. Abbiamo visto che si può produrre un granulo con materiale proveniente dalla raccolta differenziata o dagli scarti industriali. La filiera del post consumo permette di avere una fonte quantitativa di gran lunga maggiore rispetto a quella proveniente dagli scarti industriali e quindi sembrerebbe la via maestra per soddisfare le esigenze produttive, ma le caratteristiche tecniche che richiede la produzione della parete interna in LDPE di un tubo corrugato mette dei paletti al suo utilizzo. Per sua natura l’LDPE che proviene dalla raccolta differenziata, nonostante una buona selezione e lavaggio, presenta una percentuale di materiali estranei (pvc, poli-accoppiati, pp, ecc..) che hanno comportamenti in contrasto rispetto a quanto ci aspettiamo dal punto di vista qualitativo. Gli scarti che provengono invece dalla produzione di articoli in LDPE sono, normalmente, materiali vergini o Off grade, che per loro natura sono composti da mono-plastiche e quindi non contengono impurità. Di solito non c’è bisogno di lavarli e hanno caratteristiche tecniche ben precise. Esistono in commercio anche Compounds in LDPE realizzati utilizzando porzioni di post consumo e di post industriale, combinando tra loro una selezione di materiali adatti alla produzione della parete interna. Se la verifica della provenienza dell’input post industriale non comporta grande impegno, per le altre due categorie bisogna prestare più attenzione. Per il post consumo si consiglia di privilegiare materiale come il film ma che non sia venuto a contatto con la raccolta differenziata domestica, per esempio i sacchi della pattumiera o gli imballi alimentari, che si portano con se inquinanti difficili da eliminare completamente. Un’altra fonte consigliabile sono i tubi da irrigazione che però hanno bisogno di cicli di lavaggio molto accurati in quanto contengono una frazione di sabbia che ne pregiudica le qualità se non tolta integralmente. Per la realizzazione di compound misti post consumo/post industriali si utilizzano normalmente film provenienti da imballi industriali che hanno una filiera di raccolta separata dai rifiuti domestici, mantenendo caratteristiche qualitative più alte. Per quanto riguarda il controllo qualitativo del granulo prodotto ci sono alcuni tests direi irrinunciabili. Il calcolo dell’MFI ci dice se il materiale è adatto all’operazione di estrusione della nostra parete, questo valore dovrebbe stare tra lo 0,5 e l’1 a 190’/ 2,16 Kg. Il secondo test è il DSC che ci da’ la radiografia del nostro granulo, test indispensabile soprattutto se si vuole utilizzare una fonte da post consumo. Questa prova ci dice quanto LDPE in % è contenuto nella ricetta e quanti e quali altri componenti sono presenti. Il DSC, in particolar modo ci dice se un granulo può essere idoneo a creare pareti sottili, omogenee e lisce. Fatto il test del DSC è più facile intuire il risultato del valore della densità che è influenzata, rispetto al valore standard dell’LDPE, da materiali inclusi diversi da quello primario. Una buona regola per la valutazione della qualità del granulo da scegliere sarebbe conoscere la storia del riciclo che ha portato alla nascita dello stesso. Dopo avere parlato della scelta dell’input è buona regola conoscere il metodo di riciclo che il fornitore adotta. In particolare il tipo di lavaggio influenza in maniera importante la presenza di inquinanti con densità alta nello scarto, quindi, se l’operazione viene svolta in vasche corte o/e con una velocità di transito dello stesso alta, o con una concentrazione elevata di inquinanti nell’acqua di lavaggio a causa del suo basso ricambio, la probabilità di avere un elevato accumulo di gas o parti rigide all’interno del granulo è molto probabile. La seconda cosa da verificare è la qualità di filtrazione che è molto influenzata dalla qualità del lavaggio. Potremmo dire che ad un incremento dell’attenzione durante il lavaggio può corrispondere una minor esigenza di performance degli impianti di filtraggio. In realtà un corretto lavaggio in termini di dimensioni di vasche, velocità di transito dell’input e qualità dell’acqua non sono argomenti che destano una grande popolarità tra i riciclatori in quanto tutto si traduce in maggiori costi produttivi e a volte i prezzi dei granuli da post consumo sono decisamente compressi a causa anche della presenza sul mercato di un’offerta qualitativamente bassa a prezzi bassi. In ogni caso se si vuole realizzare un buon granulo per la parete interna del tubo corrugato flessibile queste attenzioni bisognerebbe rispettarle compresa l’operazione di filtraggio corretta che prevederebbe l’impiego di impianti in continuo o raschianti con filtri progressivi fino a 50 micron. Come ultima segnalazione in termini di materia prima suggerisco un’attenzione al grado di umidità presente nel big bag di LDPE che si acquista in quanto la presenza di questa comporta una micro deformazione della pellicola superficiale che compone la parete del nostro tubo e una difficoltà maggiore in termini di velocità dell’estrusore. L’umidità eccessiva crea quell’effetto buccia d’arancio sulle pareti che è una sorta di rugosità antiestetica e non funzionale. Tuttavia le conseguenze dell’umidità, per altro normalmente risolvibili durante l’estrusione del tubo, non è da confondere con il risultato negativo prodotto da un accumulo di gas all’interno del granulo, per il quale si hanno poche armi a disposizione.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - tubi corrugati - LDPE - HDPE - strato internoVedi prodotto finito

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https://www.rmix.it/ - La Messa al Bando della Carne Sintetica è un Bene per i Consumatori?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La Messa al Bando della Carne Sintetica è un Bene per i Consumatori?
Ambiente

Molti interessi non scientifici girano attorno a questa decisione con un fine forse poco nobiledi Marco ArezioIn alcuni paesi, tra cui l’Italia, la cosiddetta carne coltivata, cioè creata in laboratorio attraverso la lavorazione di cellule staminali prese da animali, è stata vietata. Il motivo ufficiale sembrerebbe quello della protezione della salute dei consumatori, ma più verosimilmente sembrerebbe sia la tutela della filiera della carne, una tra le più inquinanti che ci sia. I puristi della tavola e della gastronomia non vogliono sentire la parola “sintetico” quando si parla di un cibo, che fa pensare a pericolose manipolazioni, danni alla salute e lobbies pericolose nate in laboratorio. La questione sarebbe da affrontare con cognizione di causa, informandosi e conoscendo cosa c’è già di sintetico sulle nostre tavole, che viene spacciato come naturale. Bene, partiamo proprio da qui e facciamo alcuni esempi: le maggiori specie di piante da frutto o le piante come la soia, il frumento, il granoturco, il riso e molte altre specie, sono la conseguenza di ibridazioni nate in laboratorio, con lo scopo di fortificare la pianta, di renderla più resistente alla siccità, ai parassiti, agli insetti e cercare di ottenere una maggiore produzione. Tutto quello che si ricava da queste coltivazioni ha ormai poco di naturale e molto di ingegneristico, una collana di deviazioni, mix, separazioni di elementi per portare un miglioramento nell’agricoltura. Tutti questi studi portano alla produzione di semi modificati, che in natura non si trovano, gestita da alcune multinazionali che hanno creato un mercato ristretto e protetto, tant’è vero che molti semi sono venduti sterili così il contadino non li può più usare, ed è costretto a ricomprarli per la semina successiva. E allora, di cosa ci scandalizziamo quando cambiamo prodotto, passando dal vegetale all’animale? Non vorrei illustrare nuovamente gli impatti negativi che la filiera della carne esprime in tutto il mondo, perché credo siano sotto gli occhi di tutti quando si parla di deforestazione, occupazione dei suoli, consumo di acqua, emissioni di metano, impatto della CO2 sui trasporti e la conservazione del prodotto, danni sulla salute umana per consumi elevati di carne, e per finire, ma non di ultima importanza, la gestione della vita degli animali. La carne coltivata, o sintetica come viene più banalmente chiamata, è stata approvata, dal punto di vista della sicurezza alimentare, in molti paesi avanzati, quindi sfatiamo questa errata informazione e consideriamola sicura come un qualsiasi vegetale modificato che ci arriva sulla tavola. Attraverso l’uso di questa carne coltivata il consumatore riduce notevolmente l’impatto ambientale che la filiera degli animali da macello produce, restituendo alla natura un po' di fiato, perché al mondo siamo circa otto miliardi di mangiatori incalliti che divoriamo qualsiasi risorsa naturale commestibile. Ma le restrizioni che sono intervenute sulla carne coltivata hanno più il sapore di un appoggio politico a filiere economiche che producono voti, nulla centra con la difesa del marchio gastronomico di un paese piuttosto che di un altro, o sui dubbi che errate manipolazioni possano arrecare danni al consumatore. In fondo, però, non sono troppo preoccupato per questo stop, perché il progresso si può, forse, un po' rallentare, ma non si può fermare e, siccome le risorse naturali sono sempre di meno, si dovrà seguire le soluzioni scientifiche. Mangeremo pesci senza lische, carni con o senza l’osso, o grasso, dallo stesso gusto e piacere in bocca di quella naturale, come stiamo facendo per l’uva o i mandarini senza noccioli.

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https://www.rmix.it/ - Un mondo senza plastica: no grazie, uso il mio cervello
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Un mondo senza plastica: no grazie, uso il mio cervello
Management

Non farsi trascinare da slogan o da promesse senza fondamenta, restare aderenti alla realtà per migliorare le cose di Marco ArezioSe aprite internet e digitate “Plastic Free” troverete un fiume in piena di siti, social, blog, aziende, istituzioni che hanno una solo parola d’ordine: cancellare la plastica dalla faccia della terra. Ma come in tutti gli eserciti, gli ordini si rispettano, non si discutono, anche se sono dati come “parole d’ordine”, non è lecito avere delle opinioni. Questo in modo romanzato e un po’ grottesco è quello che sta succedendo nel mondo globalizzato dove la gestione del potere non è più, apparentemente, in mano alle istituzioni, alla politica o al denaro, nei termini classici a cui eravamo abituati fino a poco tempo fa, ma comandano le masse che hanno il potere di influenzare il mercato e, con esso, la nostra vita. Ma dietro ogni massa, comunque, ci sono sempre i soliti motori delle lobbies, del denaro e della politica con un vestito nuovo. Viviamo nell’era della libertà più assoluta ma se ci fermiamo a pensare alla condizione umana notiamo che una parte della gente si sente sola e insicura per cui trova nell’associazionismo, reale o virtuale, il modo di appartenere e condividere temi e movimenti di cui conosce poco e di cui si interroga ancora meno, ma si sente parte di qualche cosa. “Plastic Free” o “Zero Plastic” sono movimenti che sono cresciuti dalle paure della gente, che identifica nella plastica dispersa in mare o nella natura, il nemico numero uno da combattere. Questi movimenti sono stati ripresi e usati da alcune aziende che attraverso le campagne di marketing hanno trovato nuovi futuri clienti o per lo meno nel tentativo di evitare i consumatori-nemici, da alcuni media che propongono campagne di liberazione della plastica dai mari senza assolvere al loro principale compito che è quello dell’informazione imparziale, dalle istituzioni, grandi e piccole, che si reggono sulla politica e sui voti della gente e, quindi, per lo stesso motivo delle aziende, non possono inimicarsi la popolazione. Ma in un modo libero è lecito che ognuno abbia la propria opinione e possa seguire le correnti di pensiero che crede e i movimenti in cui crede. Il punto fondamentale è che ogni persona dovrebbe fare delle scelte razionali e meditate perché oggi le masse si muovono in modo rapido, crescendo velocemente e sapendo che ogni spostamento avrà una conseguenza, anche se il singolo non ci pensa. Moltissime persone vogliono rinunciare alla plastica perché secondo loro inquina, è un demone e senza di essa, pensano, avranno un mondo migliore. Direi che si può accettare questa teoria, magari non condividerla, perché nessuno è sposato alla plastica, ma poi? Quali sono le alternative nel breve periodo? Con quali materiali ecologici la sostituiamo? La plastica non è fatta solo di bottiglie o di fustini del detersivo o di sacchetti di plastica che vediamo nei documentari dispersi in mare, la usiamo in ospedale per salvarci la vita, su ogni mezzo di trasporto che prendiamo, anche quelli più ecologici, nelle nostre case, sei nostri computer o telefonini o stampanti o televisioni, nell’industria che produce i beni più vari che compriamo tutti i giorni anche se siamo promotori del “Plastic Free”, nei mezzi di pagamento, nei vestiti, nelle scarpe.. Forse facciamo prima ad elencare cosa non produciamo con la plastica. Immaginiamo quindi di cancellare di colpo tutti questi prodotti e sostituirli con prodotti più ecologici seguendo il motto del “Plastic Free o Zero Plastic”. Dove sono i prodotti green, oggi, che possono compiere questo passo? Un conto è gridare no alla plastica, un conto, subito dopo, è trovare una soluzione per continuare a vivere in modo reale. Ci vuole tempo, competenze tecniche e volontà politica per portare avanti un cambiamento così radicale, anche solo parzialmente, ricordandoci che la plastica è un materiale con delle doti tecniche ed economiche difficilmente sostituibili con le conoscenze scientifiche oggi a nostra disposizione. Ma dal punto di vista tecnico abbiamo tutte le conoscenze e le informazioni per risolvere il problema dell’inquinamento che l’uomo, non la plastica in sè, ha creato nell’ambiente.  Vogliamo parlare, solo per fare un esempio tra i tanti che potremmo citare, delle proposte di sostituire le cannucce per bere o i pettini o gli spazzolini da denti con il bambù? Idea lodevole, ma anche se dal punto di vista del marketing può essere apprezzata, abbiamo considerato che una importante richiesta di materia prima per la produzione di questi articoli comporta l’inizio di nuove colture e quindi la ricerca di terre libere sulle quali coltivare le piante? Ci sono terre fertili attualmente libere o dobbiamo come sempre bruciare la foresta per fare spazio a nuove coltivazioni che richiederanno acqua e forse concimi, diserbanti e insetticidi chimici per sostenere il business? La plastica riciclata è una risorsa fondamentale per le nostre società, quindi vale la pena di elencarne alcuni aspetti premianti di questa importante funzione: – Il riciclo della plastica permette di ridurre l’uso di polimeri vergini, derivati dal petrolio, ogni volta che si produce un prodotto. 1 kg. di plastica rigenerata viene usata innumerevoli volte riducendo così la dipendenza dal petrolio. – Il riciclo della plastica permette la creazione di posti di lavoro specialmente in quei paesi dove il tessuto industriale è scarso, dando alle popolazioni una ulteriore possibilità di occupazione locale. – Il riciclo plastica salva l’ambiente da quello che i media ci fanno vedere tutti i giorni, l’inquinamento creato dai prodotti finiti buttati anziché riutilizzati. – La plastica può essere combustibile che serve per creare l’elettricità e combustibili liquidi riducendo la dipendenza dal petrolio e da altre fonti fossili molto inquinanti come il carbone. – Se alzassimo la % di plastica riciclata ogni anno nel mondo si instaurerebbe un circolo economico virtuoso e una riduzione sostanziale dell’inquinamento a tutti i livelli. Per imprimere una svolta che possa, in tempi rapidi risolvere il problema ambientale, si devono legare insieme vari settori che coprono i tasselli che compongono l’economia circolare: produzione, raccolta, riciclo e riuso. La produzione deve creare prodotti che siano più riciclabili di quelli che troviamo adesso sul mercato e non solo preoccuparsi di inserire nelle loro produzioni percentuali variabili di plastica riciclata. Le aziende devono essere coinvolte nel progetto sociale per cui riducano al minimo la produzione di articoli che a fine vita non potranno essere riciclati. La raccolta coinvolge le istituzioni governative che devono imporre ai cittadini un sistema chiaro e semplice per dividere i rifiuti plastici a fine vita, dando agli utenti informazioni non contraddittorie su come selezionare i rifiuti. Il cittadino deve prendere coscienza del compito sociale che gli è stato affidato nell’assolvere in modo corretto questo compito, anche e soprattutto per se stesso. I governi devono incrementare gli investimenti sul riciclo dei rifiuti, aiutando il mercato a trovare un equilibrio, anche economico, che permetta alle aziende che riciclano di avere una remunerazione corretta sul lavoro e sugli investimenti e un riconoscimento sociale del settore in cui operano. L’adozione di sistemi di vendita del rifiuto plastico post-raccolta, che vede i riciclatori schiacciati da prezzi delle materie prime nati a seguito di aste, sono un mezzo per frenare lo sviluppo del mercato a discapito della collettività. Inoltre la ricerca scientifica dovrebbe essere maggiormente supportata dai governi, in modo da arrivare ad attribuirgli una funzione di supporto tecnico circa i progetti per l’utilizzo delle plastiche non riciclabili come combustibili in sostituzione delle fonti fossili. Il riuso dei rifiuti plastici attraverso il processo di riciclo permette di ricreare valore al mercato dei prodotti senza attingere alle fonti naturali della terra chiudendo il circolo virtuoso dell’economia circolare. Ma tutto questo, senza una cultura generale sul mondo della plastica più ampia, è un compito veramente difficile. Un problema non parte mai dalla sua fine ma dal suo inizio, quindi non bisogna demonizzare la plastica perché è nei mari ma capire perché l’uomo la butta nell'ambiente e poi ce la troviamo nel mare. Se per magia nessuno disperdesse nell'ambiente i rifiuti ma capisse che questi sono risorse, a basso costo, equamente distribuite nel mondo, con le quali si può vivere sia dal punto di vista economico che ambientale, pensate che ci sarebbe ancora plastica nei mari? Stupidi a parte naturalmente.Vedi maggiori informazioni sul riciclo

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Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano di Marco ArezioRacconti. Ombre di Ambizione. Capitolo 8: Svolte e SorpreseLa luce del mattino filtra attraverso le tende, svegliando Lucia Marini. Si avvicina alla finestra e le apre, lasciandosi avvolgere dalla bellezza del Lago di Como in una splendida giornata di maggio. Il lago è calmo, un perfetto specchio che riflette le montagne circostanti, ancora leggermente imbiancate sulla cima. Le acque azzurre, i giardini rigogliosi delle ville lungo la riva e il cielo limpido creano un quadro di serenità e bellezza incontaminata. Scendendo a fare colazione, Lucia trova la sala da pranzo dell'Hotel Belvedere piena di vita. Tra gli ospiti c'è una coppia anziana, probabilmente marito e moglie, che condividono un giornale e discutono con vivacità di un articolo, sorridendo e scambiandosi occhiate compiaciute. In un altro tavolo, un giovane uomo in elegante abito da viaggio annota qualcosa in un taccuino, assorto nei suoi pensieri, forse uno scrittore o un giornalista alla ricerca di ispirazione. Una famiglia con due bambini piccoli cerca di organizzare la giornata, i bambini eccitati all'idea di esplorare il lago, i genitori pazienti e amorevoli nel gestire l'energia mattutina dei loro figli. Lucia si serve un caffè e si unisce a loro, optando per una colazione leggera: pane fresco, formaggi locali e una fetta di torta di mele. Mentre assapora il suo caffè, Paolo si avvicina con una discrezione impeccabile. Paolo: "Commissario Marini, c'è stata una telefonata per lei dalla guida di Varenna, la signorina Chiara. La sta aspettando nella sala lettura, se desidera parlare." Ringraziando Paolo, Lucia si avvia verso la sala lettura, dove prende il telefono a muro. Marini: "Commissario Marini all'apparecchio, buongiorno Chiara." Chiara: "Buongiorno, commissario. Ho delle notizie riguardo alla sua richiesta di visitare il castello. Inizialmente il sindaco sembrava disposto ad accettare, ma quando ha saputo che era lei, personalmente, interessata alla visita, ha cambiato idea, dicendo che non sarebbe stato possibile." Marini: "Capisco. Ha fornito una motivazione specifica per questo cambiamento di atteggiamento?" Chiara: "Mi dispiace, commissario, ma non ha voluto fornire dettagli. Ha solo detto che al momento non è opportuno permettere accessi al castello. Mi rendo conto che questo possa complicare le sue indagini." Marini: "Grazie per aver provato, Chiara”. Questa situazione solleva ulteriori domande, pensò. “Apprezzo il suo aiuto." Chiara: "Spero che troverà un altro modo per ottenere le informazioni di cui ha bisogno. Se posso essere d'aiuto in futuro, non esiti a contattarmi." Dopo aver ringraziato nuovamente Chiara e aver riattaccato, Lucia resta per un momento pensierosa. Il rifiuto improvviso del sindaco di permetterle l'accesso al castello aggiunge un ulteriore tassello al mistero che avvolge Corenno Plinio. Determinata a non lasciarsi scoraggiare, decide di approfondire le sue indagini in altri modi, consapevole che la verità è a portata di mano, ma richiederà pazienza e astuzia per essere svelata. Con questi pensieri in mente, Lucia lascia la sala lettura, pronta ad affrontare le sfide che la giornata le riserverà. Dopo la colazione, Lucia Marini lascia l'Hotel Belvedere con un senso adrenalinico per l'avventura che sta per intraprendere. Prende la corriera per Varenna, un breve viaggio che la porta lungo le sponde pittoresche del Lago di Como, offrendole scorci di paesaggi che sembrano usciti da una cartolina d'epoca. Arrivata al porto, trova l'idrovolante che l'attende, un modello con la sua fusoliera lucida e le grandi ali che promettono un volo stabile e sicuro. L'idrovolante, un Cessna 195, è un simbolo dell'aviazione del lago, apprezzato per la sua robustezza e l'eleganza delle linee. Alessandro, il pilota, la accoglie con un sorriso. "Pronta per il volo, commissario?" le chiede, mentre la aiuta a salire a bordo. Marini: "Più che pronta. Sono curiosa di vedere il lago da questa prospettiva." Alessandro: "Le garantisco che sarà un'esperienza indimenticabile. Sorvoleremo alcuni dei luoghi più belli del lago. Pronti al decollo." L'idrovolante si muove lentamente all'inizio, guadagnando velocità man mano che si allontana dal porto. Poi, con una morbida spinta, si solleva dall'acqua, regalando a Lucia una vista mozzafiato del lago sottostante. Alessandro: "A sinistra, può ammirare Bellagio, situato alla confluenza dei tre rami del lago. È conosciuto come la perla del Lago di Como per la sua posizione unica." Lucia osserva affascinata la geometria perfetta di Bellagio, con le sue ville eleganti circondate da giardini lussureggianti che scendono fino alle rive del lago. Dopo aver lasciato alle spalle Bellagio, con le sue ville eleganti e i giardini rigogliosi che sfiorano le acque del lago, l'idrovolante pilotato da Alessandro continua il suo volo verso Menaggio. Questo paese, caratterizzato da un vivace lungolago e da architetture storiche, si stende accogliente sulla riva, invitando con il suo fascino discreto. Lucia, affascinata, osserva le piccole barche a vela che danzano sull'acqua e le famiglie che si godono una passeggiata al sole. Proseguendo il volo, l'idrovolante sorvola la famosa Villa Carlotta, situata a Tremezzo. Alessandro spiega che la villa, conosciuta per i suoi spettacolari giardini botanici e le opere d'arte, è un regalo nuziale del XVIII secolo, immersa in una natura che esplode in mille colori, grazie alle azalee e alle camelie in fiore. Lucia: "La vista da qui è incredibile, Alessandro. Ogni angolo del lago racconta una storia diversa." Alessandro: "È vero, commissario. Ogni paese, ogni villa ha il suo racconto. Prenda Villa Carlotta, ad esempio," dice indicando verso la maestosa residenza che appare sotto di loro. "È famosa non solo per la sua architettura, ma anche per i giardini. Dicono che in primavera sia uno spettacolo di colori senza eguali." Virando a nord, l'idrovolante si dirige verso l'Abbazia di Piona, che sembra un gioiello nascosto sulla punta di una piccola penisola. "L'Abbazia di Piona, risalente al XII secolo, è un luogo di pace e spiritualità," racconta Alessandro. "I monaci che vi risiedono ancora oggi coltivano erbe e producono miele, marmellate e liquori seguendo antiche ricette. La sua posizione isolata e la semplicità dell'architettura romanica ne fanno un luogo fuori dal tempo." Sorvolando Colico, l'attenzione di Lucia viene catturata dalla fortezza di Montecchio Nord, una testimonianza delle linee difensive lungo il lago. La loro avventura aerea li porta poi verso Dongo, dove Alessandro accenna all'arresto di Mussolini da parte dei partigiani nel 1945, un evento storico che ha segnato la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia e che ha lasciato un'impronta indelebile nella memoria collettiva del paese. Il viaggio continua verso la città di Como, con il suo vivace centro storico e la maestosa cattedrale, e poi verso Lecco, noto per le sue associazioni letterarie con "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni. Lucia rimane incantata dal contrasto tra il blu profondo del lago e il verde scuro dei monti che circondano Lecco, un paesaggio che ispira tranquillità e riflessione. Infine, l'idrovolante inizia il suo rientro, sorvolando Corenno Plinio. Da questa prospettiva aerea, Lucia può ammirare la maestosità del castello e l'armonia del paese con il suo ambiente naturale. "Corenno Plinio è un esempio perfetto di come la storia e la natura si intreccino sulle rive di questo lago," commenta Alessandro, mentre l'idrovolante inizia la sua discesa per ammarare. Lucia: "Alessandro, potrebbe fare un altro passaggio sul castello di Corenno Plinio? Vorrei osservare meglio la struttura." Alessandro: "Certamente, commissario. Il castello ha una storia affascinante, come tutto il paese. Immagino che la sua indagine si stia rivelando piuttosto complessa." Lucia: "Più di quanto avessi previsto. Ma è proprio in questi dettagli che spero di trovare le risposte che cerco." Mentre l'idrovolante effettua un ultimo sorvolo radente sul castello, Lucia annota mentalmente ogni particolare, consapevole di quanto queste osservazioni potrebbero essere preziose per sbrogliare la matassa delle sue indagini. Questo sorvolo del Lago di Como non è stato solo un viaggio attraverso la bellezza mozzafiato del paesaggio, ma anche un percorso nella storia e nella cultura di un territorio ricco e complesso. Per Lucia, oltre a essere un momento di incredibile bellezza, rappresenta un'opportunità per riflettere su come ogni luogo sorvolato possa nascondere indizi preziosi per le sue indagini, tessendo insieme il passato e il presente in un mosaico di storie che attendono solo di essere scoperte. Alessandro: "Spero che il volo le abbia offerto una nuova prospettiva, commissario. Il Lago di Como ha molto da raccontare a chi sa ascoltare." Lucia: "Grazie, Alessandro. Questa esperienza mi ha dato molto su cui riflettere. E non solo riguardo l'indagine." Dopo l'emozionante volo sopra il Lago di Como, il commissario Lucia Marini si sente rinvigorita e piena di nuove energie. Lasciato l'idrovolante al porto, si avvia lungo la passeggiata che costeggia il lago, un sentiero lastricato che si snoda tra antiche case in pietra e piccoli giardini fioriti, offrendo viste mozzafiato sulle acque tranquille e sulle montagne circostanti. La passeggiata è animata da turisti e residenti che approfittano della bella giornata di maggio. Coppie mano nella mano, famiglie con bambini eccitati che corrono avanti e indietro, e gruppi di amici che condividono risate e storie, tutti catturano l'attenzione di Lucia, che osserva con interesse la varietà di vite che si intrecciano lungo il lago. Decide di fermarsi in uno dei caffè che si affacciano direttamente sul lago. Sceglie un tavolo all'aperto, in una posizione privilegiata da cui può continuare a osservare la scena. Un cameriere le si avvicina con un sorriso cordiale, e lei ordina una fetta di torta di mele, famosa in zona per la sua fragranza e leggerezza, accompagnata da un caffè espresso, forte e aromatico. Mentre aspetta, il suo sguardo si posa sui dettagli: il modo in cui la luce del sole riflette sull'acqua creando scintillii d'argento, i piccoli battelli che solcano il lago con turisti a bordo, i pescatori che ritornano con le loro barche cariche, segno di una mattinata di lavoro fruttuoso. La torta e il caffè arrivano, e Lucia ne assapora ogni boccone, lasciandosi cullare dalla dolcezza del dolce e dall'amaro del caffè, una combinazione perfetta che rispecchia la dualità delle sue giornate: intense e dolci allo stesso tempo. Mentre si concede questo momento di pausa, i suoi occhi continuano a vagare tra la gente che passeggia. Nota una famiglia con bambini che cercano di catturare con le loro piccole mani i petali caduti dai fiori, una coppia di anziani che si siede su una panchina vicina, condividendo un gelato e sorrisi complici che parlano di una vita insieme, e un gruppo di giovani turisti con le mappe in mano, probabilmente alla ricerca del prossimo tesoro nascosto da scoprire sul lago. Ogni persona, ogni gesto, sembra raccontare una storia, e Lucia si ritrova a immaginare le vite dietro questi volti sconosciuti, chiedendosi quali segreti, quali gioie e quali dolori si nascondano dietro le apparenze. Eppure, in quel momento, su quella terrazza affacciata sul Lago di Como, tutto sembra possibile, e i problemi del mondo sembrano lontani, almeno per un po'. Finendo il suo caffè, Lucia si rende conto di quanto la bellezza e la tranquillità del lago siano un balsamo per l'anima. Anche se sa che deve tornare presto alle sue indagini, per ora si concede il lusso di semplicemente essere, di vivere il momento, prima di riprendere il suo cammino. Dopo aver terminato la sua fetta di torta e il caffè, Lucia Marini attira l'attenzione del cameriere per chiedere informazioni sul Sentiero del Viandante. Lucia: "Scusi, potrebbe dirmi dove inizia il Sentiero del Viandante che porta verso Corenno Plinio?" Cameriere: "Certamente, il sentiero inizia poco fuori dal centro di Varenna, vicino alla chiesa di San Giorgio. Per arrivare a Corenno Plinio, ci si impiega circa un'ora e mezza a piedi, forse due, dipende dal passo. È un percorso abbastanza semplice e molto panoramico." Lucia: "Grazie mille. E il sentiero è ben segnalato?" Cameriere: "Sì, troverà dei cartelli indicatori lungo il percorso. È un cammino molto frequentato sia dai turisti che dai residenti locali. Le consiglio di portare con sé dell'acqua, il sole può essere piuttosto intenso durante la camminata." Dopo aver ringraziato il cameriere e saldato la consumazione, Lucia decide di intraprendere il Sentiero del Viandante per tornare a Corenno Plinio. Il cammino la conduce fuori dal vivace centro di Varenna, verso una natura più selvaggia e tranquilla. Il sentiero si snoda tra uliveti e piccoli vigneti, salendo dolcemente lungo il versante montuoso che guarda il lago. Ogni tanto, il cammino offre aperture tra la vegetazione, regalando a Lucia vedute spettacolari sul Lago di Como, con le sue acque che brillano sotto il sole pomeridiano. Le montagne circostanti, con i loro picchi che si stagliano contro il cielo azzurro, fanno da sfondo a questo paesaggio mozzafiato. Durante la camminata, Lucia attraversa piccoli borghi che sembrano appesi alla montagna, ognuno con la propria chiesetta e piazzetta, dove gli abitanti locali si fermano per scambiare due chiacchiere. In uno di questi villaggi, si ferma a riempire la sua borraccia a una fontana d'acqua fresca, accolta dai sorrisi curiosi di alcuni anziani che osservano il passaggio dei camminatori. Man mano che prosegue, il sentiero diventa più selvaggio, con tratti che si inoltrano in boschi di castagni e querce, dove il fresco offre un piacevole sollievo dal calore estivo. Qui, il silenzio è rotto solo dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie mosse dalla brezza. Superati i boschi, Lucia raggiunge una parte del sentiero che costeggia antiche mura di pietra, testimonianza di secoli di storia. Questi tratti la portano a riflettere sulle molteplici generazioni che hanno percorso questi stessi cammini, ciascuna lasciando il proprio segno sul paesaggio. Quando finalmente il sentiero inizia a scendere verso Corenno Plinio, Lucia si sente avvolta da un senso di pace e appagamento. Il paese appare all'improvviso, con il suo imponente castello che sembra dare il benvenuto ai viandanti. L'arrivo a Corenno, con la luce del tardo pomeriggio che ammorbidisce i contorni del paesaggio, regala un momento di pura bellezza, un'immagine che Lucia custodirà come ricordo di questa giornata speciale. Rientrata in paese, sente di aver connesso ancora di più con il territorio che sta esplorando, non solo attraverso la sua indagine, ma anche vivendo personalmente la bellezza e la storia che il Lago di Como ha da offrire. Arrivata all'Hotel Belvedere, Lucia Marini si sente ancora avvolta dall'energia del suo cammino lungo il Sentiero del Viandante. L'esperienza l'ha arricchita, donandole momenti di riflessione e connessione profonda con il paesaggio che la circonda. Tuttavia, il ritorno alla civiltà porta con sé nuovi sviluppi nelle sue indagini. Appena varcata la soglia dell'hotel, Paolo, il proprietario, si avvicina con un'espressione seria. "Commissario Marini, il dottor Branchini l'ha cercata. Diceva che era urgente." Lucia: "Grazie, Paolo. Potrebbe cortesemente provare a chiamarlo? Vorrei parlare con lui al più presto." Paolo annuisce e si dirige prontamente verso la reception per comporre il numero del dottore. Dopo qualche istante, fa un cenno a Lucia per indicarle che il dottor Branchini è al telefono. Dopo aver ricevuto l'avviso da Paolo, Lucia si avvicina al telefono con una miscela di curiosità e apprensione. Quando la linea si apre, la voce del dottor Branchini risuona chiara e urgente. Lucia: "Dottor Branchini, sono il commissario Marini. Paolo mi ha detto che aveva bisogno di parlarmi. C'è qualcosa che posso fare per lei?" Dottor Branchini: "Commissario, grazie per aver risposto così prontamente. Mi dispiace disturbarla, ma nella notte si è verificato un episodio che mi ha profondamente turbato e che, credo, potrebbe interessare la sua indagine." Lucia: "Sono tutta orecchie, dottore. Di che cosa si tratta?" Dottor Branchini: "Non vorrei discutere di questo al telefono. Alcuni dettagli sono delicati e preferirei parlarne di persona. Tuttavia, posso anticiparle che riguarda alcuni personaggi che ho, mio malgrado, dovuto incontrare." La curiosità di Lucia cresce, così come la sua preoccupazione. "Comprendo la necessità di cautela, dottor Branchini. Sono d'accordo che sia meglio discutere di questi dettagli di persona. Quando pensa che potremmo vederci?" Dottor Branchini: "Potrebbe andare bene domani mattina? Penso che l'Hotel Belvedere sia un luogo discreto dove poter parlare senza essere disturbati. Che ne dice di fare colazione insieme? Così potremmo discutere con la dovuta calma." Lucia: "Mi sembra un'ottima idea, dottore. La colazione insieme ci darà il tempo e lo spazio per approfondire questi sviluppi. Sarò all'hotel per le 8:00. Va bene per lei?" Dottor Branchini: "Perfetto, commissario. La ringrazio per la sua disponibilità." Lucia: "Grazie a lei, dottor Branchini, per avermi contattata. È fondamentale che restiamo in allerta e che collaboriamo per capire cosa stia realmente accadendo. La aspetto domani, allora." Dottor Branchini: "A domani, commissario. E grazie ancora." Lucia riattacca, i pensieri già proiettati verso l'incontro del mattino successivo. La notizia di incontri sospetti fatti dal dottor Branchini aggiungono nuove domande all'indagine che si sta rivelando sempre più intricata. Mentre la notte avvolge Corenno Plinio, Lucia sa che ogni informazione potrebbe essere la chiave per svelare i misteri che si celano dietro la tranquilla facciata del paese. La mattina dopo, Lucia Marini scende nella sala colazioni dell'Hotel Belvedere, l'animo carico di aspettativa per l'incontro con il dottor Branchini. Siede a un tavolo vicino alla finestra, da dove può osservare l'ingresso, e ordina un caffè per ingannare l'attesa. Pochi minuti prima delle 8:00, il dottor Branchini fa il suo ingresso nella sala. Indossa un abito grigio chiaro, impeccabilmente stirato, che contrasta con lo sguardo preoccupato e le occhiaie pronunciate sotto gli occhi, segno probabile di una notte insonne. La sua figura, solitamente composta e autorevole, oggi trasmette un senso di tensione. Lucia: "Buongiorno, dottor Branchini. Grazie per essere venuto." Dottor Branchini: "Buongiorno, commissario. Grazie a lei per avermi ascoltato. Ho avuto una notte... particolare, e sapevo che dovevo parlarne con lei." Si siede e, senza indugi, inizia a raccontare l'accaduto della notte precedente. "Ieri notte, verso le 23:30, tre uomini hanno bussato alla mia porta con insistenza. Quando ho aperto, ho visto una scena piuttosto allarmante: uno di loro era ferito, sorretto dagli altri due. Non erano certo il tipo di persone che si aspetterebbe di trovare a Corenno Plinio a quell'ora. Brutti ceffi, per dirla tutta." Lucia: "Cosa hanno detto? Perché sono venuti proprio da lei?" Dottor Branchini: "Hanno inventato una storia di un incidente stradale. Ma, come medico, posso assicurarle che le ferite che ho curato non erano riconducibili a un incidente ma a una ferita da arma da taglio. Gli ho chiesto perché non si fossero rivolti all'ospedale, ma hanno insistito affinché li curassi senza fare domande." Il dottore fa una pausa, sorseggiando un po' d'acqua, prima di continuare. "Durante la concitazione dell’intervento, ho notato il calcio di una pistola sporgere dalla giacca di uno di loro. Era chiaro che si trattava di qualcosa di ben più grave di un semplice incidente." Lucia: "E dopo che li ha curati, cosa è successo?" Dottor Branchini: "Appena ho finito, si sono allontanati rapidamente, lasciando sul tavolo della cucina un rotolo di banconote svizzere. Uno di loro, prima di uscire, ha fatto il segno del silenzio, indicandomi di non parlare con nessuno di quanto accaduto." Lucia: "Hanno lasciato altre tracce? Qualcosa che possa aiutarci a identificarli?" Dottor Branchini: "Purtroppo no, commissario. Tutto è avvenuto così in fretta, e la loro priorità sembrava quella di non lasciare segni del loro passaggio. Ma ho avuto l'impressione che fossero estranei della zona. Non c'era qualcosa di familiare nel loro comportamento, ma come se sapessero esattamente a chi rivolgersi." Lucia prende diligentemente nota di ogni dettaglio fornito dal dottore. "Grazie, dottor Branchini. La sua testimonianza potrebbe essere molto importante. Controlleremo le banconote svizzere e vedremo se possiamo risalire a qualcosa. Nel frattempo, le consiglierei di restare vigile e di segnalare qualsiasi altro comportamento sospetto." Concludendo la colazione, Lucia si rende conto di quanto il puzzle delle sue indagini stia diventando sempre più complesso, con nuove domande che emergono ad ogni svolta. Tuttavia, è anche più determinata a fare luce sulla rete di misteri che sembra avvolgere Corenno Plinio. Determinata a fare luce sui misteri che avvolgono Corenno Plinio, Lucia Marini si dirige nuovamente verso il municipio per un confronto decisivo con il sindaco Giorgio Albertini. La sua decisione di entrare nel castello è ormai irremovibile. Arrivata in municipio, viene accolta con una cortesia formale, ma il suo sguardo determinato non lascia spazio a equivoci. Lucia: "Buongiorno, signor sindaco. Siamo arrivati a un punto cruciale delle indagini. Ho bisogno di accedere al castello, e credo che lei possa aiutarmi in questo." Sindaco Albertini: "Commissario Marini, capisco la sua determinazione, ma le assicuro che il castello non ha nulla a che fare con le sue indagini. Inoltre, è un patrimonio storico e culturale che dobbiamo preservare. Non posso permettere che venga visitato senza valide ragioni." Lucia: "Signor sindaco, le prove che ho raccolto finora suggeriscono il contrario. Se non otterrò la sua collaborazione volontaria, sarò costretta a tornare con un mandato di perquisizione. Non sottovaluti l'importanza delle mie indagini." La tensione nell'aria è palpabile. Il sindaco, visibilmente turbato dalla minaccia di un'azione legale, cerca di mantenere la calma. Sindaco Albertini: "Commissario, attenderemo fiduciosi lo sviluppo delle indagini, ma fino a quando non mi porterà un mandato di perquisizione il castello rimarrà chiuso". Dopo il confronto con il sindaco Giorgio Albertini, Lucia Marini comprende che l'unico modo per procedere è ottenere un mandato di perquisizione che le consenta l'accesso al castello. Determinata a far luce sui misteri di Corenno Plinio, decide di agire direttamente. Tornata in hotel, Lucia si ritira in un angolo tranquillo della hall e prende in mano il telefono, componendo il numero della questura di Milano. La sua richiesta è chiara: necessita del supporto per contattare il giudice competente e ottenere il mandato di perquisizione. Lucia: "Buongiorno, sono il commissario Marini. Ho bisogno di un mandato per una questione urgente riguardante le mie indagini a Corenno Plinio. Potete contattare il giudice competente per richiedere un mandato di perquisizione per il castello del paese?" Ufficio della Questura: "Commissario Marini, procederemo immediatamente a contattare il giudice per esporre le motivazioni alla base della sua richiesta di mandato. La terrò informata su ogni sviluppo." Lucia aspetta con pazienza ma anche con un crescente senso di urgenza. Dopo alcune ore, riceve una chiamata di ritorno dalla questura di Milano. Ufficio della Questura: "Commissario Marini, abbiamo contattato il giudice competente e presentato la documentazione che supporta la richiesta di un mandato di perquisizione per il castello di Corenno Plinio. Purtroppo, il giudice ha espresso riserve sulla concessione del mandato, citando la mancanza di indizi diretti che collegano il castello alle sue indagini. Senza prove concrete che giustifichino un'azione così invasiva, il mandato non può essere concesso." Lucia: "Capisco la posizione del giudice, ma rimango convinta dell'importanza di accedere al castello per le mie indagini. Vi ringrazio per il vostro aiuto e per aver tentato. Continuerò a cercare altre vie per procedere." La chiamata si conclude con Lucia più determinata che mai a trovare un modo per proseguire le sue indagini, nonostante l'ostacolo rappresentato dalla mancata concessione del mandato. Ora è chiaro che dovrà affidarsi alla sua astuzia e alle sue capacità investigative per superare questa sfida e svelare i segreti nascosti dietro le mura del castello di Corenno Plinio. Riflettendo sulla situazione, Lucia Marini si rende conto che la strada ufficiale è temporaneamente bloccata. Senza un mandato di perquisizione, non solo non può coinvolgere il maresciallo e le forze dell'ordine per una perquisizione ufficiale, ma non può neanche agire da sola senza violare la legge. Tuttavia, sa che deve pensare a una strategia alternativa. Mentre sorseggia un caffè nella hall dell'hotel, i suoi pensieri si concentrano su come procedere. Le sue riflessioni la portano a considerare l'importanza delle relazioni personali e della conoscenza del territorio in un piccolo paese come Corenno Plinio. Forse, invece di forzare l'ingresso, potrebbe trovare un alleato all'interno, qualcuno che conosca i segreti del castello e sia disposto a collaborare. La sua mente corre al dottor Branchini, che già si è dimostrato un prezioso informatore e alleato. Potrebbe conoscere qualcuno legato al castello o avere conoscenza di ingressi secondari o meno noti. Anche la guida turistica, Chiara, con la sua vasta conoscenza del patrimonio storico e culturale di Varenna e dei dintorni, potrebbe offrire spunti interessanti. Infine, decide che forse, la strategia più promettente sarebbe stata quella di coinvolgere il maresciallo dei Carabinieri per organizzare un appostamento ed un eventuale controllo su soggetti sospetti vicino al castello. In parallelo, decide di approfondire la sua conoscenza del territorio circostante il castello, studiando mappe storiche e attuali, alla ricerca di cunicoli, passaggi segreti o semplicemente parti della struttura meno sorvegliate e quindi più accessibili. Lucia sa che la sfida è complessa, ma la sua esperienza le ha insegnato che, talvolta, le soluzioni più efficaci sono quelle che richiedono pazienza, astuzia e la capacità di guardare le situazioni da prospettive inusuali. Con questo spirito, si appresta a intraprendere la prossima fase delle sue indagini, consapevole che ogni passo avanti la porta più vicino alla verità. Risoluta, Lucia Marini lascia l'Hotel Belvedere e si dirige verso la stazione dei carabinieri di Dervio. Il suo piano è chiaro: organizzare un appostamento nei pressi del castello nella speranza di intercettare qualcuno che vi entri furtivamente. Questo potrebbe fornire un pretesto legittimo per accedere all'interno durante l'operazione di polizia, senza necessità di un mandato. Arrivata in stazione, chiede di parlare con il maresciallo. Lucia: "Buongiorno, maresciallo. Ho un'idea che potrebbe aiutarci a progredire nelle indagini riguardanti il castello di Corenno Plinio e volevo discuterne con lei." Maresciallo: "Commissario Marini, buongiorno. Sono tutto orecchi. Di che si tratta?" Lucia: "Stavo pensando a un appostamento notturno nelle vicinanze del castello. Abbiamo ragione di credere che possa esserci un'attività sospetta in corso, forse legata al mio caso. Se riuscissimo a fermare qualcuno mentre cerca di entrare furtivamente, potremmo non solo avanzare nelle indagini, ma anche avere un motivo legittimo per accedere all'interno senza un mandato specifico." Maresciallo: "È un'idea interessante, commissario. Tuttavia, dobbiamo assicurarci che tutto sia fatto nel rispetto della legge. Un appostamento richiede una pianificazione accurata e, possibilmente, qualche indizio concreto che giustifichi la nostra presenza lì." Lucia: "Capisco perfettamente, maresciallo. E se potessi fornirle ulteriori informazioni sugli spostamenti sospetti e su alcuni eventi recenti che potrebbero essere collegati? Credo che, messi insieme, questi elementi possano costituire una base sufficiente per un'azione di questo tipo." Maresciallo: "In tal caso, potrei considerare l'idea più seriamente. Dovremmo documentare tutto accuratamente, per essere pronti a giustificare l'operazione se necessario. Potrebbe anche essere un'opportunità per raccogliere prove utili senza allarmare troppo i nostri sospettati." Lucia: "Esattamente. E, se durante l'operazione dovessimo trovare prove di attività illegali, avremmo una giustificazione ancora più forte per procedere. Inoltre, garantiremmo la sicurezza del patrimonio storico di Corenno Plinio." Maresciallo: "Va bene, commissario Marini. Organizziamo un incontro per discutere i dettagli e preparare un piano d'azione. Se riusciremo a trovare un equilibrio tra discrezione e efficienza, credo che possiamo procedere con l'appostamento." Non pienamente soddisfatta dell'esito della conversazione, Lucia si impegna a fornire al maresciallo tutte le informazioni e le prove raccolte fino a quel momento. Sa che l'operazione sarà delicata e richiederà una preparazione meticolosa, ma è anche consapevole che potrebbe essere la chiave per sbloccare l'accesso al castello e scoprire i segreti che si celano dietro i suoi antichi muri. Con una nuova direzione da esplorare, Lucia si sente un passo più vicina a svelare i misteri di Corenno Plinio. #lagodicomo #corennoplinio© Vietata la Riproduzione

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https://www.rmix.it/ - Rivoluzione Restart: Riparare per Rigenerare
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Economia circolare

Come il movimento Restart sta ridisegnando il rapporto tra tecnologia, consumo e sostenibilità ambientale di Marco ArezioIn un mondo dove la crescita della produzione di beni e il consumo sembrano incessanti, il movimento Restart emerge come una forza progressista che sfida il tradizionale modello economico lineare, proponendo un approccio più sostenibile e rispettoso dell'ambiente. Il movimento Restart, noto anche per il suo impegno nella riparazione e nel riutilizzo dei dispositivi elettronici, rappresenta una faceta cruciale dell'economia circolare, promuovendo un cambiamento significativo nel modo in cui i consumatori interagiscono con la tecnologia. Il Movimento Restart si fonda su diversi principi chiave che orientano le sue attività e le sue campagne, volte a promuovere un cambiamento sostenibile nel nostro rapporto con la tecnologia. Questi principi non solo incoraggiano un comportamento più consapevole e responsabile nei confronti dell'ambiente, ma cercano anche di impattare positivamente sull'economia e sulla società. Ecco un approfondimento sui principali principi guida del Movimento Restart: Promuovere la Riparabilità dei Prodotti ElettroniciIl primo principio è l'incoraggiamento alla riparabilità degli oggetti, specialmente i dispositivi elettronici. Il movimento lotta contro l'obsolescenza programmata — la pratica di progettare prodotti con una vita utile artificialmente limitata per incrementare i tassi di consumo. Il Movimento Restart sostiene la creazione di prodotti più duraturi e facilmente riparabili, spingendo per legislazioni che obblighino i produttori a fornire informazioni sulla riparabilità e l'accesso a parti di ricambio. Educazione e Divulgazione delle Competenze PraticheLa sensibilizzazione e l'educazione sono centrali per il movimento. Attraverso workshop, eventi e risorse online, il Restart si dedica all'insegnamento delle competenze pratiche necessarie per riparare i dispositivi elettronici. Questo non solo permette ai partecipanti di estendere la vita dei loro apparecchi, ma li rende anche più autonomi e meno dipendenti da nuovi acquisti. Riduzione dei Rifiuti Elettronici Il movimento pone una forte enfasi sulla riduzione dei rifiuti elettronici, che sono tra i flussi di rifiuti in più rapida crescita a livello mondiale. Attraverso la riparazione, il riutilizzo e il riciclo, Restart mira a diminuire la quantità di rifiuti prodotti e a sensibilizzare sulle gravi implicazioni ambientali legate allo smaltimento inappropriato di questi materiali. Empowerment Comunitario Uno degli aspetti più importanti del movimento è il potenziamento della comunità. Attraverso la creazione di spazi di riparazione locali e la promozione di eventi comunitari, il movimento cerca di costruire reti di supporto locale che possono agire come catalizzatori per il cambiamento sociale più ampio. Advocacy Politica e SocialeInfine, il movimento Restart non si limita all'azione diretta, ma si impegna attivamente nell'advocacy per influenzare le politiche pubbliche. Questo include la lotta per leggi che supportino pratiche di consumo sostenibile, come l'estensione della garanzia sui prodotti e leggi che facilitino la riparazione anziché la sostituzione dei dispositivi. Impatto del Movimento Il movimento Restart ha avuto un impatto tangibile in diverse aree: Riduzione dei rifiuti: Attraverso le attività di riparazione, il movimento ha contribuito significativamente alla riduzione dei rifiuti elettronici, uno dei flussi di rifiuti in più rapida crescita nel mondo. Educazione e empowerment: L'iniziativa ha educato migliaia di persone sulle pratiche sostenibili, equipaggiandole con le competenze per riparare e mantenere i dispositivi elettronici. Influenza sulla politica: Attraverso il suo lavoro di advocacy, Restart ha influenzato le politiche locali e internazionali riguardo la sostenibilità e la riparabilità dei prodotti, spingendo per leggi che favoriscano un'economia più circolare. Problemi e Prospettive Future Nonostante il successo, il movimento Restart deve affrontare diversi problemi, come la resistenza dell'industria elettronica all'introduzione di standard di riparabilità. Tuttavia, la crescente consapevolezza ambientale e il supporto da parte delle comunità e delle istituzioni potrebbero portare a una maggiore adozione di pratiche di economia circolare. Conclusione Il movimento Restart rappresenta un esempio emblematico di come i principi dell'economia circolare possano essere integrati nella vita quotidiana. Attraverso la riparazione, l'educazione e la collaborazione comunitaria, il movimento non solo riduce l'impatto ambientale, ma promuove anche un cambiamento culturale verso un consumo più consapevole e sostenibile. Con la continua espansione della sua rete e il crescente supporto globale, il movimento Restart è destinato a giocare un ruolo chiave nella promozione di un futuro più verde e inclusivo.

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https://www.rmix.it/ - I grandi capitali mondiali puntano alla carne vegetale
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare I grandi capitali mondiali puntano alla carne vegetale
Ambiente

Bill Gates, Google Ventures e Blue Horizon stanno investendo nel nuovo business sostenibiledi Marco Arezio Che il settore degli allevamenti destinati alla produzione di carne siano additati come estremamente inquinanti a causa delle emissioni in atmosfera, al consumo di acqua e di suolo per il foraggio, è un fatto acclarato, ma che da questi problemi nascessero delle aziende, sostenute da grandi capitali, che hanno lanciato la sfida ad un mercato immenso e consolidato come quello della carne, era meno prevedibile. Le grandi sfide sono sempre piaciute ai grandi finanziatori che avevano deciso, anche questa volta, di investire in un settore che, qualche anno fa, era considerato non solo a grande rischio, ma probabilmente una pura follia imprenditoriale. Circa 8 anni fa quando la ditta Beyond Meat, spalleggiata dal fondatore di Microsoft, ha lanciato la prima produzione di hamburger vegetale, forse i tempi non erano maturi e i produttori di carne avevano visto, nell’operazione, una grande barzelletta destinata ad un clamoroso fallimento industriale e finanziario. Le intenzioni dell’azienda erano quelle di fornire un cibo, non solo simile nella forma, nel colore e nel sapore a quello di derivazione animale, ma si poneva anche l’obbiettivo di interrompere la catena di macellazione degli animali e l’avvio di una riconversione agricola che riducesse l’inquinamento causato dagli allevamenti intensivi. I produttori di carne dell’epoca erano molto divertiti dall’ambizioso progetto e sicuri del fatto che il sapore e il colore dei loro hamburgers, fosse inimitabile e non riproducibile con prodotti di derivazione vegetale. In effetti all’inizio della produzione degli hamburger vegetali, né il sapore ne l’aspetto del prodotto erano paragonabili alla carne animale, ma l’azienda continuò testardamente le sue ricerche per affinare gusto ed aspetto. Nel frattempo entrarono nel mercato altri tre attori: Impossible Food, che era sostenuto da Google Ventures, Livekindly supportata dagli Svizzeri di Blue Horizon e Temasek che si occupa di tutta la filiera produttiva dal campo al prodotto in tavola. Con il passare del tempo, i composti aromatici naturali inseriti negli hamburger vegetali e l’uso del pisello giallo, della soia e del succo di barbabietola per modificare il colore e il sapore, per renderlo simile all’Heme, il gruppo di molecole a base di ferro che dà alla carne animale il suo caratteristico sapore, ha avvicinato in modo sorprendente il prodotto vegetale da quello animale. Inoltre, negli ultimi anni, il sentimento ecologista che ha pervaso l’opinione pubblica, ha messo sotto un’altra luce sia il comparto della produzione di carne, in negativo, che quello della produzione vegetale di hamburger, considerando la nuova filiera e il nuovo prodotto del tutto in linea con le aspettative green dei consumatori. I capitali, nel frattempo, sono affluiti copiosi su questi progetti considerando che il mercato mondiale della carne bovina è stimato intorno in 2700 miliardi di dollari e che oggi, i produttori di proteine alternative coprono circa l’1% del mercato, ma con una crescita del 20% all’anno. Aziende come Beyond Meat, l’anno scorso, aveva un valore a Wall Street circa 12 miliardi di dollari e, le società del comparto, non fanno fatica a rastrellare finanziamenti visto la potenzialità di crescita del mercato.

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https://www.rmix.it/ - Poliuretano: Produzione, Impiego, Riciclo e Storia
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Poliuretano: Produzione, Impiego, Riciclo e Storia
Informazioni Tecniche

Un materiale di grandissima diffusione in molti settori che ha una storia prestigiosa e un presente circolare complicatodi Marco ArezioIl poliuretano è un polimero conosciuto anche da chi non è addetto ai lavori, in quanto lo si identifica facilmente negli isolanti per le abitazioni, nei prodotti chimici di comune utilizzo del fai da te, negli oggetti che arredano le nostre case e in molte altre occasioni. La sua storia nasce agli albori della ricerca sulla chimica dei polimeri, con continui miglioramenti nel corso degli anni e creando nuove applicazioni facendo leva sulle molteplici qualità del composto.Cosa è il poliuretano Il poliuretano è un tipo di polimero che viene utilizzato in una vasta gamma di prodotti a causa della sua versatilità. Si tratta di un materiale che può essere flessibile o rigido e viene utilizzato in prodotti come schiume, elastomeri, adesivi, sigillanti, vernici e molti altri. Le schiume di poliuretano, ad esempio, sono spesso utilizzate in materassi, cuscini e mobili a causa della loro capacità di adattarsi e ritornare alla loro forma originale. I poliuretani possono essere formulati per avere una varietà di proprietà, rendendoli adatti a molte diverse. Come si produce il poliuretano Il poliuretano viene prodotto attraverso una reazione chimica tra due componenti principali: un isocianato e un poliolo. La natura esatta e la proporzione di questi composti determinano le proprietà finali del poliuretano prodotto. Ecco un processo base per produrre poliuretano: Preparazione dei componenti Gli isocianati ei polioli vengono prodotti separatamente attraverso vari processi chimici. Gli isocianati comuni utilizzati includono il diisocianato di toluene (TDI) e il diisocianato di metilene difenile (MDI). I polioli possono variare dalla glicerina ai polieteri. Mescolamento Una volta preparati, gli isocianati e i polioli vengono miscelati insieme in proporzioni controllate. Al mix possono essere aggiunti altri ingredienti come catalizzatori, stabilizzanti, coloranti o additivi per ottenere proprietà specifiche. Reazione Quando gli isocianati ei polioli reagiscono insieme, formano una catena di poliuretano. Questa reazione può essere esotermica (produrre calore). Formazione A seconda dell'applicazione desiderata, la miscela reagente può essere versata in stampi per produrre forme solide come blocchi o lastre, oppure può essere spruzzata o applicata su superfici. Ad esempio, la schiuma spray di poliuretano viene spruzzata sulle superfici per l'isolamento, mentre le schiume flessibili possono essere versate in stampi per produrre cuscini o materassi. Indurimento e Cura Dopo la formazione, il poliuretano richiede un periodo di "cura" durante il quale completa la sua reazione e raggiunge le proprietà desiderate. Taglio o lavorazione Una volta indurito, il poliuretano può essere tagliato, sagomato o lavorato secondo le specifiche dell'applicazione finale. A seconda del tipo e delle proprietà desiderate del poliuretano, i dettagli del processo possono variare. Ad esempio, la produzione di schiume rigide utilizzate per l'isolamento potrebbe differire da quella di elastomeri utilizzati nelle applicazioni industriali. Dove si utilizza il poliuretano Il poliuretano è un materiale estremamente versatile e si trova in una vasta gamma di prodotti grazie alle sue diverse proprietà. Ecco alcuni degli usi comuni del poliuretano: - Schiume flessibili:  utilizzate in materassi, cuscini, imbottiture di mobili e sedili automobilistici. - Schiume rigide: utilizzate per l'isolamento termico di edifici, frigoriferi, congelatori e apparecchiature per il riscaldamento e il raffreddamento. - Elastomeri: trovano impiego in suole di scarpe, guarnizioni, cinghie di trasmissione, componenti automobilistici e alcuni adesivi. - Adesivi e sigillanti: utilizzati in edilizia, industria automobilistica e molte altre industriali. - Vernici e rivestimenti: offrono protezione contro l'abrasione, la corrosione ei raggi UV. Sono usati per verniciare automobili, pavimenti e altri oggetti. - Pellicole e fogli: per l'imballaggio, la laminazione e come componenti in prodotti tessili. - Spugne abrasive: usate per lavare e pulire. - Componenti automobilistici: come parafanghi, parti di interni, e componenti di sospensione. - Imballaggi: schiume protettive per l'imballaggio di elettronica e altri beni fragili. - Applicazioni mediche: come bendaggi, impianti e componenti di dispositivi medici. - Fibra di poliuretano: utilizzata in tessuti elastici e abbigliamento. Questi sono solo alcuni esempi. Grazie alla sua versatilità, il poliuretano ha trovato in quasi ogni settore industriale e continua ad essere un materiale chiave in molte innovazioni tecnologiche. Quali caratteristiche tecniche ha il poliuretano l poliuretano è un materiale estremamente versatile con una vasta gamma di proprietà che possono essere adattate in base ai requisiti specifici di un'applicazione. Le caratteristiche tecniche del poliuretano possono variare a seconda della formula specifica, dei componenti utilizzati e del processo di produzione. Tuttavia, alcune delle caratteristiche generali e dei vantaggi del poliuretano includono: - Il poliuretano è noto per la sua resistenza all'usura, al taglio e all'abrasione. - Può essere estremamente elastico e flessibile, il che lo rende ideale per suole di scarpe, guarnizioni e altri prodotti che richiedono elasticità. - Offre una buona resistenza a oli, grassi, solventi e molti altri prodotti chimici. - Il poliuretano ha eccellenti proprietà isolanti, sia termiche che acustiche, ed è spesso utilizzato come materiale isolante in edilizia e in apparecchiature refrigeranti. - Può essere prodotto in una vasta gamma di densità e rigidità, da schiume morbide e flessibili a materiali solidi e duri. - Ha una buona capacità adesiva su una vasta gamma di substrati, il che lo rende utile come adesivo e sigillante. - Il poliuretano ha una buona resistenza all'acqua e non si decompone facilmente quando esposto all'umidità. - Sebbene il poliuretano standard possa degradarsi sotto l'esposizione ai raggi UV, può essere formulato con additivi che migliorano la sua resistenza ai raggi UV. - Mentre il poliuretano non è inerentemente resistente al fuoco, può essere formulato con ritardanti di fiamma per soddisfare specifiche esigenze di resistenza al fuoco. - Ha la capacità del materiale di tornare alla sua forma originale dopo essere stato deformato. Come si ricicla il poliuretano Il riciclo del poliuretano può essere una sfida a causa della sua natura termoindurente e delle diverse forme in cui può presentarsi. Tuttavia, ci sono diverse metodologie adottate per il riciclaggio del poliuretano, a seconda del tipo e dell'applicazione. Ecco alcune delle tecniche comuni: Riutilizzo meccanico Questo metodo coinvolge la triturazione della schiuma di poliuretano in piccoli pezzi che possono essere utilizzati come riempitivi o combinati con altri materiali per produrre nuovi prodotti. Ad esempio, la schiuma triturata può essere utilizzata in cuscini, materassi o come isolamento. Riciclo chimico Glicolisi. Qui, il poliuretano viene scomposto in presenza di glicoli. Questo processo produce polioli che possono essere riutilizzati nella produzione di nuovo poliuretano. Idrogenazione. In questo metodo, il poliuretano viene esposto all'idrogeno ad alte temperature, producendo polioli che possono essere riutilizzati. Pirolisi. Il poliuretano viene scomposto termicamente in assenza di ossigeno, producendo oli che possono essere utilizzati come carburanti o materie prime per la produzione chimica. Riciclaggio energetico. Anziché cercare di recuperare il materiale, il poliuretano può essere incenerito in impianti di incenerimento di rifiuti per recuperare l'energia. Questo metodo trasforma il poliuretano in calore, che può essere utilizzato per produrre elettricità o riscaldare l'acqua. Riciclaggio mediante bonifica. Questo metodo è simile alla glicolisi, ma utilizza ammine alifatiche. Produce ammine e polioli che possono essere utilizzati nella produzione di nuovo poliuretano o altri polimeri. Mentre le tecniche di riciclaggio sono in continua evoluzione, uno dei principali ostacoli al riciclaggio su larga scala del poliuretano è la raccolta e la separazione dei rifiuti di poliuretano dalle altre correnti di rifiuti. Tuttavia, con la crescente enfasi sulla sostenibilità e la gestione dei rifiuti, sono in corso ricerche per sviluppare metodi più efficaci e sostenibili per il riciclaggio del poliuretano. Storia del poliuretano Il poliuretano è stato scoperto nel 1937 dal chimico tedesco Otto Bayer e dal suo team. La ricerca era parte degli sforzi per sviluppare nuovi materiali polimerici durante il periodo tra le due guerre mondiali, quando c'era una grande domanda di alternative ai materiali tradizionali. Otto Bayer è noto per aver sviluppato il processo di produzione di poliuretano utilizzando diisocianati e polioli, il che ha portato alla produzione commerciale di poliuretano nel 20° secolo. Il poliuretano ha una storia interessante e la sua evoluzione e diffusione in vari settori è un esempio di come i nuovi materiali possano rivoluzionare le industrie. Le tappe storiche importanti per il poliuretano sono le seguenti: - 1937. Otto Bayer e il suo team in Germania sviluppano il processo di polimerizzazione per produrre poliuretano usando diisocianati e polioli. - 1940. Durante la Seconda Guerra Mondiale, ci fu un grande bisogno di materiali alternativi a causa della scarsità di risorse come il caucciù. Questo ha portato a un interesse crescente per i poliuretani come potenziale sostituto. Alla fine degli anni '40, le schiume rigide di poliuretano iniziarono ad essere usate per isolamento. - anni '50. Le schiume flessibili di poliuretano diventano popolari come materiale per cuscini e materassi. Inizia la produzione su larga scala di elastomeri di poliuretano, che vengono utilizzati in vari settori, compresa l'industria calzaturiera. - anni '60 e '70. L'uso di schiume di poliuretano per l'isolamento termico degli edifici diventa sempre più comune. La tecnologia del poliuretano continua ad evolversi, portando allo sviluppo di adesivi, sigillanti, rivestimenti e vernici di poliuretano. - 1980. Gli elastomeri di poliuretano diventano comuni in molte industrie. La ricerca si concentra sull'ottimizzazione delle proprietà del poliuretano, come la resistenza alla fiamma e la resistenza all'abrasione. - anni '90 e 2000. Si assiste a una crescente preoccupazione per l'ambiente e la salute, il che porta a ricerche su poliuretani a base d'acqua ea basso contenuto di composti organici volatili (VOC). L'industria automobilistica adotta ampiamente il poliuretano per interni, sedili, e componenti esterni. - anni 2010. Con l'aumento dell'interesse per la sostenibilità, iniziano le ricerche per produrre poliuretani da fonti rinnovabili e biobased. L'innovazione continua con lo sviluppo dei poliuretani con proprietà migliorate, come maggiore resistenza ai raggi UV e migliore resistenza termica. Nel corso degli anni, il poliuretano ha dimostrato di essere un materiale estremamente versatile, adattandosi e rispondendo alle esigenze in continua evoluzione di molte industrie. La sua capacità di essere formulato per una vasta gamma di proprietà ha reso possibile il suo uso in una miriade di, dall'edilizia all'automobile, dai prodotti per la casa all'abbigliamento e molto altro.

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https://www.rmix.it/ - rNEWS: Total e ArcelorMittal Siglano un Accordo per il Gas (LNG)
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Notizie Brevi

Total comunica al mercato di aver siglato un accordo per la fornitura di 500.000 tonnellate annue di gas naturale liquefatto (LNG) fino al 2026 con l'azienda ArcelorMittal Nippon Steel (AMNS) per le attività industriali in india. I'LNG verrà scaricato al  terminal LNG di Dahej o Hazira, sulla costa occidentale dell'India.“Siamo lieti di collaborare con AMNS e di soddisfare la crescente domanda industriale di GNL in India, un Paese che mira a più che raddoppiare la quota di gas naturale nel suo mix energetico entro il 2030 rispetto ad oggi”, ha affermato Thomas Maurisse, Senior Vice President GNL al totale. "La fornitura di GNL contribuirà alla riduzione delle emissioni di carbonio di AMNS, in linea con l'ambizione di Total di offrire ai propri clienti prodotti energetici che emettono meno CO2 e di supportarli nelle proprie strategie a basse emissioni di carbonio".Vedi maggiori informazioni sull'operazione Total Accessori per il gas liquefatto LNG

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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Facile Dire Scatola di Cartone. Ma Quanti Tests Deve Superare per Dirlo?
Economia circolare

La scatola di cartone ondulato riciclato è un imballo che è sottoposto a molti tests prima di arrivare fino a noi. Vediamolidi Marco ArezioNel packaging moderno le scatole in cartone riciclato hanno preso uno spazio nel mercato molto importante, sono economiche, protettive, sostenibili, facili da produrre, stampabili e riutilizzabili. Inoltre, considerando che per ogni 100 kg. di materia prima utilizzata per fabbricare il cartone ondulato più del 50% è composto da materiale riciclato, l’approvvigionamento delle materie prime è meno complicato che in altri settori. L’utilizzo di una quota così elevata di cartone riciclato è reso possibile anche dal progresso degli impianti di lavorazione del macero, che permettono di recuperare e selezionare una percentuale elevata di fibre, eliminare i contaminanti ed effettuare trattamenti per ottenere prestazioni di qualità. Ma per produrre una scatola in cartone ondulato di qualità dobbiamo risalire la filiera, controllando la carta utilizzata ed effettuare delle prove di laboratorio, che ci indichino le caratteristiche fisiche per il prodotto che utilizziamo come imballo. Tra le prove principali troviamo: • Grammatura • Resistenza alla compressione • Resistenza allo scoppio • Resistenza alla compressione in piano • Assorbimento dell’acqua Cobb • Permeabilità all’aria • Resistenza alla delaminazione • Resistenza alla trazione • Rigidità a trazione Non tutti i tests saranno effettuati in modo uniforme su tutte le tipologie di cartoni ondulati, ma si utilizzeranno alcuni sistemi di controllo in base alla tipologia di imballo e a cosa conterranno. Per quanto riguarda le scatole di cartone ondulato, destinate all’immagazzinamento della merce, un test molto importante riguarda la resistenza a compressione verticale, che esprime la portanza degli imballi accatastati. La prova viene eseguita secondo metodo Fefco n° 50, che consente di mettere in relazione il progetto della scatola in cartone ondulato in funzione dell’accatastamento, ovvero del peso del contenuto, dell’altezza di accatastamento e di un fattore di sicurezza (Ct). La prova di resistenza alla compressione sul cartone ondulato si esegue con le onde orientate perpendicolarmente al piano delle piastre e si applica a tutti i tipi di cartone ondulato. Dovendo utilizzare le scatole per la logistica è inoltre importante verificare la prova della contenibilità degli oggetti, la resistenza alle vibrazioni e alle cadute. Queste prove sono propedeutiche per capire la resistenza della scatola alle sollecitazioni e agli eventuali urti imposti durante il trasporto e quale grado di protezione la stessa può dare ai prodotti contenuti. Inoltre, essendo le scatole composte da cartone ondulato igroscopico, è importante effettuare la prova di assorbimento dell’acqua Cobb, infatti, questo il metodo esprime, in g/m2, la quantità di acqua distillata assorbita da un provino di carta sottoposta a una pressione di colonna d’acqua di 1 cm in un determinato tempo. Come abbiamo capito anche le scatole di cartone ondulato, alle quali non diamo molta considerazione quando ci arriva un pacco, sono degli imballi pensati per proteggere nel migliore dei modi i nostri acquisti, al prezzo più contenuto possibile e, cosa non trascurabile, in modo ecologico e sostenibile. Categoria: notizie - carta - economia circolare - riciclo - rifiuti - packaging

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https://www.rmix.it/ - Le Energie Rinnovabili hanno Bisogno di Nuove Tecnologie: Vediamo Quali
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Le Energie Rinnovabili hanno Bisogno di Nuove Tecnologie: Vediamo Quali
Ambiente

Per essere competitivi ed affidabili con il solare e l'eolico, si devono studiare e risolvere i problemi che ne limitano la diffusionedi Marco ArezioLe energie rinnovabili erano, fino a pochi anni fa, viste come una passione snob, di qualche ambientalista incallito che si divertiva a essere controcorrente, anticonformista ed alternativo. Prova lo è il fatto che sulle scrivanie dei burocrati sono stati fermi per molto tempo, in attesa di approvazione, un considerevole numero di progetti, che passavano da un ufficio all’altro, dilatando in modo impressionante i tempi per avere un’approvazione o un rifiuto. La crisi energetica internazionale, causata prima dal Covid e successivamente dalla crisi Russo-Ucraina, ha fatto capire alle cancellerie Europee quanto fossero centrali, per il nostro futuro, le energie rinnovabili. Ci sono stati, recentemente, ingenti investimenti sia sul solare che sull’eolico, in base alla collocazione geografica dei progetti, previlegiando il solare nel sud Europa e l’eolico, anche offshore, nel nord Europa. Purtroppo in questi anni in cui le fonti fossili hanno garantito il funzionamento dei trasporti, delle industrie e delle utenze domestiche, attraverso un sistema comodo e collaudato, la ricerca tecnologica per far passare le energie rinnovabili, dalla micro produzione alla produzione su larga scala, ha avuto un andamento molto lento e si è perso tanto tempo. Oggi c’è la necessità di correre per trovare soluzioni valide che richiede il settore, bisogna risolvere dei nodi tecnici, economici e politici sostanziali, per rendere le energie rinnovabili le prime fonti di energia per il mondo intero. Quali sono queste problematiche da risolvere? Per quanto riguarda l’energia prodotta sia dal vento che dal sole, si deve risolvere la problematica dell’incostanza di produzione per questioni metereologiche, la mancanza di sole durante le 24 ore e la mancanza temporanea di vento. Il nodo sono gli accumulatori, che devono poter essere molto più efficienti di come lo sono oggi, permettendo l'immagazzinamento dell’energia prodotta in eccesso, in modo da poterla utilizzare quando c’è carenza di produzione. La ricerca riguarderà i nuovi materiali per gli elettrodi (catodo e anodo) e per gli elettroliti, il cui obiettivo sarà quello di aumentare la densità di energia, migliorare la sicurezza, ridurre il costo e allungare il ciclo e la durata di vita delle batterie. Inoltre, per quanto riguarda gli elettrolizzatori, si dovrà prendere in considerazione i materiali, sia per quelli a bassa temperatura (<100°C) che quelli ad alta temperatura (600-900°C), mentre nel caso del fotovoltaico, si punterà allo sviluppo di celle solari innovative a film sottile di perovskite, di metodologie e tecniche sostenibili di recupero di materiali da pannelli fotovoltaici a fine vita, ma anche di sistemi ibridi e integrati fotovoltaico-accumulo per la gestione dell’intermittenza della fonte solare. Ci sono poi i nodi di carattere industriale, in quanto la produzione di pannelli solari e di batterie sia pericolosamente spostata nel sud est asiatico, con problematiche che non solo di efficienza industriale, ma diventano anche politiche, in quanto il detenere le materie prime e la produzione diventati essenziali nel mondo, da parte di pochi paesi porterà probabilmente ad acuire le tensioni internazionali all’aumentare della domanda internazionale.

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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il Packaging Attivo Moderno con Radici Millenarie
Informazioni Tecniche

Studiare come l’imballo interagisce con il prodotto contenuto, di come il tempo, la struttura, la chimica fa evolvere questa relazionedi Marco ArezioIl packaging attivo attuale è ben definito dal regolamento CE 450/2009 che recita: “… per materiali e oggetti attivi destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari s’intendono materiali e oggetti destinati a prolungare la conservabilità o mantenere o migliorare le condizioni dei prodotti alimentari imballati. Essi sono concepiti in modo da incorporare deliberatamente componenti che rilasciano sostanze nel prodotto alimentare imballato o nel suo ambiente, o le assorbano dagli stessi”.Sembra essere una conquista dei nostri tempi quella di conservare meglio i prodotti all’interno degli imballi, che siano alimentari o di altri prodotti, facendoli, a volte interagire con l’imballo che li contengono. Questo significa preoccuparsi e studiare come l’imballo interagisce con il prodotto contenuto, di come il tempo, la struttura, la chimica fa evolvere questa relazione, verificandone alla fine i pro e i contro, sul prodotto che verrà utilizzato. In realtà il problema è già stato in qualche modo affrontato nel corso dei millenni passati, anche senza avere a disposizione i molteplici imballi di cui disponiamo oggi. Non c’era la plastica, l’alluminio, il Tetra Pack, ma il legno, il vetro e la ceramica si, e soprattutto attraverso le botti di legno, i nostri predecessori intuirono che la botte aveva una relazione stretta con la qualità finale del vino. Infatti intuirono che le botti di legno pregiato cedevano ai vini e ai distillati sostanze polifenoliche che miglioravano il colore, il sapore e l’aroma del prodotto. Oggi, con l’aumento delle tipologie di imballo a nostra disposizione, si sono moltiplicati anche i problemi che dobbiamo considerare e risolvere al fine di controllare le reazioni avverse tra imballo e prodotto e favorire quelle positive. Tra quelle indesiderate o dannose possiamo elencare: L’Umidita. Questa favorisce la proliferazione delle muffe e dei batteri in alcuni casi, mentre in altri è necessario controllare la respirazione aerobica dei vegetali e dei microrganismi. Per questi motivi è necessario agire in modo da poter controllare lo sviluppo dell’umidità nelle confezioni in base al tipo di prodotto contenuto. Per fare questo è possibile utilizzare sacchetti contenenti gel di silice, cloruro di calcio e ossido di calcio, oppure materiali multistrato contenenti composti igroscopici, come il Pitchit film. L’Ossigeno. E’ noto a tutti che la presenza di ossigeno faciliti la riduzione della durata dei prodotti alimentari conservati a seguito delle reazioni (ossidazioni chimiche ed enzimatiche, degradazione dei pigmenti e degli aromi) e dei metabolismi (respirazione aerobica, proliferazione di batteri aerobi, muffe e lieviti). Un sistema ampiamente usato è la conservazione dei cibi attraverso il sottovuoto, ma esistono altri metodi, come le bustine che assorbono l’ossigeno, costituiti da piccoli elementi che, attraverso una reazione chimica tra Fe metallico e O2, ne riducono la presenza all’interno dell’imballo. Questa metodologia non è applicabile a tutti gli imballi in quanto la reazione chimica è innescata in presenza di un certo grado di umidità e la presenza di ferro può interferire con i sistemi logistici automatizzati in presenza di metal detector. L’Etilene. L’etilene è un ormone vegetale che influenza il processo aerobico e la maturazione di molti frutti, pertanto la sua riduzione produce un rallentamento della maturazione del prodotto. Si possono inserire negli imballi delle sostanze capaci di adsorbire l’etilene, quali carbone attivo, gel di silice e zeoliti. Composti volatili derivanti dalla degradazione degli alimenti. Specialmente la degradazione lipidica e proteica degli alimenti produce delle sostanze volatili di odore sgradevole. Le aldeidi volatili (esanale, nonanale, ecc.) prodotte durante l’ossidazione dei lipidi insaturi, possono essere intercettate da composti chimici inseriti nei copolimeri poliolefinici (PE/PP). Esistono altre sostanze chimiche, come il solfuro di idrogeno (H2S) e i mercaptani (R-SH) volatili, che vengono generati dalla degradazione proteica, possono essere sequestrati con adsorbenti specifici. Ci sono poi delle sostanze protettive e migliorative che interagiscono con i prodotti contenuti negli imballi. Facendo una rapida carrellata possiamo citare: Gli Antiossidanti. Contenuti nei materiali plastici destinati alle produzioni per il packaging favoriscono un’azione protettiva nel tempo. Esistono anche antiossidanti naturali, come l’α-tocoferolo, che viene aggiunto nella produzione di film specifico per l’imballo. Gli Antimicrobici naturali. Sono sostanze deputate al controllo della proliferazione microbica negli alimenti che interagiscono con l’umidità e la temperatura all’interno dell’imballo a contatto con il prodotto fresco. Categoria: notizie - tecnica - plastica - packaging - imballo

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https://www.rmix.it/ - Che influenza ha il nepotismo manageriale per le aziende?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Che influenza ha il nepotismo manageriale per le aziende?
Management

La sottovalutazione dei rischi connessi all’attribuzione di ruoli manageriali per familiaritàdi Marco ArezioVi potrebbe essere capitato, nella vostra attività lavorativa, durante un colloquio con il titolare dell’azienda o con un CEO appartenente alla famiglia proprietaria dell’azienda, risposte del tipo: non vorrai guadagnare più di mia figlia, non penserai di aspirare ad un ruolo manageriale più alto di mio fratello, non puoi pretendere che mia moglie prenda ordini da te e così via. Il concetto di proprietà aziendale molte volte, specialmente nelle società medio piccole, ma spesso anche in quelle di grandi dimensioni a conduzione familiare, si confonde con il concetto della sua gestione, dove le persone dovrebbero operare secondo la convenienza dell’azienda e non dei singoli soggetti. Un cortocircuito di cui non si vedono i risultati nel breve periodo, ma che sono sicuramente deleteri nel medio lungo periodo, con una serie catastrofica di conseguenze che minano la credibilità e la qualità delle risorse umanane. Come abbiamo detto il nepotismo manageriale può avere un impatto significativo sulle aziende, di cui alcuni possibili effetti: Diminuzione del morale dei dipendenti Quando i posti di leadership vengono assegnati in base alle relazioni familiari o personali anziché al merito, questo può causare una diminuzione del morale dei dipendenti, portando a una riduzione della produttività e a un aumento del turnover. Qualità della leadership scadente Se le persone sono promosse in posizioni manageriali basandosi su connessioni personali invece che sulla competenza, la qualità della leadership può soffrire. Un atteggiamento simile può portare a decisioni aziendali scadenti, perdita di opportunità di business e potenzialmente alla perdita di competitività sul mercato. Danneggiamento della reputazione aziendale Il nepotismo può causare danni alla reputazione di un'azienda se viene percepito come ingiusto o disonesto. Il comportamento di favore può rendere difficile per l'azienda attrarre talenti di alto livello o mantenere clienti e partner commerciali. Riduzione della diversità Il nepotismo può portare a una mancanza di diversità nel team di manageriale, il che può limitare la gamma di idee e prospettive nella gestione dell'azienda. Quindi, sebbene possa sembrare conveniente promuovere persone familiari o conosciute in posizioni di leadership, il nepotismo può avere conseguenze negative significative per le aziende. Quale reazione hanno i dipendenti delle aziende al nepotismo manageriale? Siamo abbastanza convinti che le imprese, a tutti i livelli e in tutti i campi, siano fatte di uomini e il loro successo dipende dalla qualità delle risorse umane che vivono all’interno delle aziende. Più i collaboratori sono motivati e ambiziosi nel raggiungere i risultati più il clima costruttivo contagia i lavoratori e attrae risorse umani nuove e capaci. Per questo motivo l’atteggiamento nepotistico all’interno dell’azienda si scontra con la crescita della stessa, creando una cattiva valutazione complessiva e una sfiducia dei lavoratori nei confronti della piramide manageriale. La reazione dei dipendenti al nepotismo manageriale può variare, ma tende ad essere negativa per i seguenti motivi:Mancanza di fiducia Se i dipendenti vedono che le decisioni vengono prese in base al nepotismo, possono perdere fiducia nei leader dell'azienda, un comportamento che può portare a una mancanza di rispetto per i manager e a una riduzione dell'efficacia della leadership.Risentimento Il nepotismo può creare tensioni e risentimenti tra i dipendenti. Quelli che non sono favoriti possono sentirsi risentiti verso quelli che sono, e questo può portare a un ambiente di lavoro tossico. Mancanza di motivazione Se i dipendenti vedono che le promozioni sono basate su relazioni personali piuttosto che sul merito, possono perdere la motivazione per lavorare duramente e migliorare le loro competenze. Come vincere il nepotismo manageriale in azienda da parte del proprietario? Combattere il nepotismo manageriale può essere difficile, specialmente se è praticato dal proprietario dell'azienda. Tuttavia, ci sono alcuni passi che possono essere intrapresi: - Implementare politiche di assunzione e promozione chiare che enfatizzano il merito anziché le relazioni personali. Queste politiche dovrebbero essere ben documentate e facilmente accessibili a tutti i dipendenti. - Fornire formazione ai manager e ai leader aziendali su come evitare il nepotismo e su come prendere decisioni imparziali. - Creare canali attraverso i quali i dipendenti possano segnalare il nepotismo senza temere ritorsioni. Questo potrebbe includere una linea diretta o una casella di posta elettronica anonima. - Considerare l'idea di avere una parte esterna, come un consulente o un avvocato del lavoro, per rivedere le decisioni di assunzione e promozione. Questo può aiutare a garantire che le decisioni siano prese in modo equo. - Comunicare apertamente con i dipendenti sui passaggi intrapresi per combattere il nepotismo. Questo può aiutare a rafforzare la fiducia e a mostrare che l'azienda prende sul serio il problema. E’ bene ricordare, tuttavia, che queste strategie potrebbero non essere efficaci se il proprietario dell'azienda non è disposto a cambiare le sue pratiche. In questo caso, potrebbe essere necessario cercare consiglio legale o considerare altre opzioni di lavoro.

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https://www.rmix.it/ -  La moquette si può riciclare grazie alla tecnologia molecolare
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La moquette si può riciclare grazie alla tecnologia molecolare
Informazioni Tecniche

Dove il riciclo meccanico non arriva, le nuove tecnologie di riciclo molecolare danno nuove speranze per riciclare la moquettedi Marco ArezioI tappeti e le moquette non sono ben visti perfino nelle discariche per la loro difficoltà di smaltimento, quindi costituiscono un problema sulla circolarità dei prodotti. Il riciclo molecolare dei rifiuti plastici apre a nuove speranze. La plastica non è mai nata con l’intento o l’accortezza dovuta, per chi la produce, di tener in considerazione anche il suo riciclo che, contrariamente alla sua grande dote di longevità, viene principalmente usata come plastica usa e getta. Questa “disattenzione” comporta, nel ciclo di produzione, l’assunzione di additivi di vario tipo, che legandosi ai monomeri del prodotto rimangono saldamente uniti nel tempo, inoltre può avvenire, nella realizzazione di un nuovo prodotto, l’abbinamento con plastiche di diversa composizione chimica, unite termicamente o attraverso collanti. Durante le fasi del riciclo meccanico questi legami rimangono ben consolidati, rendendo difficile il riutilizzo della plastica riciclata come nuova materia prima. Infatti gli impianti meccanici di lavorazione dei rifiuti plastici separano, triturano, lavano ed estrudono il prodotto senza apportare correzioni sostanziali nelle catene polimeriche, ma cercando di creare macro famiglie di polimeri da riutilizzare. Esistono prodotti composti, come alcuni tappeti e le moquette, che sono prodotti con un mix, meccanicamente indissolubile di polimeri e additivi, che rendono il loro riciclo molto complicato. Per questo motivo la tecnologia di riciclo molecolare viene incontro a queste esigenze sfruttando, attraverso la chimica, la separazione delle molecole degli elementi che costituiscono i prodotti plastici. Questo significa che i legami che sarebbero irreversibili, se trattati con ricicli meccanici, diventano reversibili con la chimica, consentendo di riciclare la plastica come fossero nuove molecole, con le quali riprodurre nuovi elementi. Il processo va anche incontro al gravoso problema delle discariche in cui vengono parcheggiati prodotti non riciclabili e che rimangono inalterati per decine, forse centinaia di anni, senza una soluzione, essendo anche incompatibili con l’ambiente.Categoria: notizie - tecnica - moquette - ricicloVedi il prodotto finito

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https://www.rmix.it/ - Imballaggi del Domani: La Necessità di un Design Sostenibile
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Imballaggi del Domani: La Necessità di un Design Sostenibile
Economia circolare

Principi, Pratiche ed Innovazioni per un Futuro dove il Packaging Nutre il Pianetadi Marco ArezioNel contesto attuale, dove l'economia circolare e la sostenibilità ambientale stanno assumendo un ruolo sempre più centrale, il packaging si trasforma da semplice contenitore a protagonista nella riduzione dell'impatto ambientale dei prodotti. Un design sostenibile del packaging non solo mira a minimizzare l'uso delle risorse naturali e a ridurre i rifiuti, ma anche a ottimizzare i processi di riciclo e garantire una protezione efficace del contenuto. Esaminiamo più da vicino come queste considerazioni si traducano in pratiche concrete, esplorando alcuni principi fondamentali e esempi di successo nel settore. Riduzione al Minimo del Materiale Nel contesto del design sostenibile, la riduzione al minimo del materiale utilizzato non è solo una pratica ecologica, ma anche una necessità economica e logistica. Concentrarsi sulla minimalizzazione dei materiali impiegati nel packaging non solo diminuisce l'uso delle risorse naturali, ma alleggerisce anche il carico dei sistemi di gestione dei rifiuti e riduce i costi di trasporto. Ad esempio, l'impiego di carta riciclata o certificata dal Forest Stewardship Council (FSC) per la produzione di scatole non solo assicura che il legno provenga da foreste gestite in modo responsabile, ma permette anche di sperimentare con spessori ridotti che mantengono la robustezza necessaria a proteggere il contenuto. Analogamente, nell'ambito dei materiali plastici, il design di contenitori modulabili che utilizzano meno materiale o che sono progettati per essere riempiti nuovamente riduce il rifiuto generato e promuove la cultura del riutilizzo. Per il metallo, adottare leghe più leggere ma robuste permette di diminuire il materiale necessario per lattine e altri imballaggi, mantenendo le proprietà protettive ma con un minor impatto ambientale. Facilitare il Riciclo Facilitare il riciclo è fondamentale per chiudere il ciclo di vita dei materiali. Questo obiettivo si raggiunge progettando imballaggi che possono essere facilmente smontati o che sono composti da un unico materiale, semplificando così il processo di riciclaggio. L'eliminazione dell'uso di colle permanenti o di materiali compositi che non possono essere separati agevolmente è cruciale. Chiarezza nelle istruzioni di riciclo, come simboli facilmente visibili e comprensibili, aiuta i consumatori a identificare il corretto smaltimento del materiale, incoraggiando comportamenti responsabili e consapevoli. Questo principio è applicato efficacemente quando, per esempio, le etichette sui contenitori di vetro o metallo sono progettate per essere rimosse senza residui, garantendo che il materiale riciclato sia di alta qualità e libero da contaminazioni. Utilizzo di Materiali Riciclati e Riciclabili L'adozione di materiali già riciclati e facilmente riciclabili è essenziale per sostenere l'ambiente e ridurre l'impronta ecologica. Cartone ondulato realizzato con una percentuale elevata di fibra riciclata non solo dimostra l'efficacia del riciclo, ma serve anche come esempio per l'industria su come materiali riciclati possano essere riutilizzati senza compromettere la qualità o la sicurezza. Analogamente, l'uso di PET riciclato nelle bottiglie di bevande non solo riduce la dipendenza dal petrolio come materia prima, ma mostra anche come i materiali possono avere una seconda vita utile. L'alluminio, con la sua capacità di essere riciclato all'infinito senza perdere qualità, rappresenta un modello ideale di sostenibilità materialistica nel settore dei metalli. Innovazione e Design per l'Efficienza L'innovazione nel design è cruciale per superare le sfide poste dalla necessità di un packaging più sostenibile. Ad esempio, l'introduzione di imballaggi pieghevoli che non richiedono nastro adesivo non solo riduce il materiale usato, ma anche semplifica il processo di riciclo. Flaconi di plastica che cambiano colore per indicare quando sono vuoti possono aumentare la probabilità che siano riciclati correttamente. Per quanto riguarda il metallo, le lattine con etichette facilmente rimovibili impediscono la contaminazione dei materiali riciclati, aumentando l'efficienza del processo di riciclaggio. Attraverso questi approfondimenti, possiamo vedere come ogni aspetto del design del packaging sia interconnesso con principi di sostenibilità che non solo rispettano l'ambiente ma offrono anche vantaggi economici e pratici, evidenziando l'importanza di un approccio olistico nella progettazione del packaging del futuro.

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