Caricamento in corso...
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare - Italiano rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare - Inglese rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare - Francese rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare - Spagnolo
242 risultati
https://www.rmix.it/ - Dai Barattoli di Vetro ai Tubetti Riciclabili: L’Evoluzione Storica del Dentifricio e dei Suoi Contenitori
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Dai Barattoli di Vetro ai Tubetti Riciclabili: L’Evoluzione Storica del Dentifricio e dei Suoi Contenitori
Economia circolare

Un Viaggio Attraverso la Storia della Cura Dentale, dall'Antichità alle Innovazioni Moderne in Materiali e Sostenibilitàdi Marco ArezioIl tubetto di dentifricio, un oggetto apparentemente semplice, ha una storia lunga e complessa che si intreccia con l'evoluzione della cura dentale e delle tecnologie dei materiali. Sin dai tempi antichi, l'igiene orale ha rivestito un ruolo importante nella vita umana, e i metodi per pulire i denti hanno subito numerose trasformazioni. I tubetti di dentifricio, così come li conosciamo oggi, sono il risultato di secoli di innovazioni, dall'invenzione delle prime paste dentali fino alla scelta dei materiali per il confezionamento. Le Origini della Cura Dentale L'uso di sostanze per pulire i denti risale a migliaia di anni fa. Gli Egizi, intorno al 3000 a.C., utilizzavano un mix di polveri abrasive composte da ceneri di ossa e gusci d'uovo, mescolate con mirra e altri ingredienti aromatici. Gli antichi Greci e Romani utilizzavano sostanze simili, arricchite con polvere di carbone o di corallo. Questi metodi rudimentali di pulizia erano prevalentemente a base di polveri, e venivano applicati con l'ausilio di panni o con le dita. La Transizione alle Paste DentaliL'evoluzione verso le paste dentali moderne iniziò nel XIX secolo. Nel 1824, un dentista di nome Peabody fu uno dei primi a introdurre il sapone nelle formulazioni per migliorare le capacità detergenti delle polveri dentali. Poco dopo, nel 1873, la Colgate & Company iniziò a produrre la prima pasta dentale in commercio, venduta in barattoli di vetro. Questi contenitori, sebbene innovativi, presentavano alcuni inconvenienti, come la difficoltà di dosaggio e la non praticità nell'uso quotidiano.L'Invenzione del Tubetto di DentifricioWashington Sheffield. By Sheffield Pharmaceuticals - Sheffield Pharmaceuticals Private Il vero punto di svolta arrivò nel 1892, quando il dentista Dr. Washington Sheffield di New London, Connecticut, introdusse per la prima volta un tubetto di metallo per contenere la pasta dentale. Ispirato dai tubetti utilizzati per le vernici dagli artisti, Sheffield capì che questo tipo di confezione era ideale per mantenere la freschezza della pasta, proteggerla da contaminazioni esterne e facilitare l'uso quotidiano grazie alla possibilità di spremere facilmente il contenuto. Questo tubetto era realizzato in stagno, un metallo morbido e malleabile, che poteva essere facilmente piegato per sigillare il prodotto all'interno. Nel 1896, la Colgate & Company seguì l'esempio di Sheffield e lanciò il suo primo tubetto di dentifricio in metallo, avviando così una rivoluzione nel settore dell'igiene orale. Da quel momento in poi, il tubetto divenne lo standard per il confezionamento del dentifricio. L'Evoluzione dei Materiali Con il passare del tempo, l'industria del dentifricio si è evoluta, e con essa anche i materiali utilizzati per i tubetti. Sebbene i primi tubetti fossero realizzati in stagno, questo metallo presentava alcuni problemi, tra cui la possibilità di corrodersi a contatto con i componenti acidi del dentifricio. Negli anni '50, con l'avvento delle materie plastiche, i tubetti in metallo iniziarono gradualmente a essere sostituiti da tubetti in plastica laminata, costituiti da più strati di diversi polimeri. I tubetti laminati, spesso composti da polietilene e alluminio, offrivano numerosi vantaggi: erano più leggeri, resistenti alla corrosione, e potevano essere prodotti a costi inferiori. Inoltre, questi nuovi materiali consentivano una maggiore flessibilità nel design e nella stampa, permettendo ai produttori di personalizzare i tubetti con colori vivaci e loghi accattivanti. Negli anni recenti, la crescente consapevolezza ambientale ha spinto l'industria a esplorare materiali più sostenibili. Alcuni produttori hanno iniziato a introdurre tubetti completamente riciclabili, realizzati interamente in polietilene monomateriale, che possono essere riciclati insieme agli altri rifiuti di plastica. Altri stanno sperimentando l'uso di bioplastiche, ottenute da risorse rinnovabili come il mais o la canna da zucchero, per ridurre l'impatto ambientale del prodotto finale. Le Materie Prime dei Dentifrici Accanto all'evoluzione dei tubetti, anche la formulazione del dentifricio ha subito significativi cambiamenti. Le materie prime usate per la produzione del dentifricio sono una combinazione di sostanze abrasive, agenti leganti, umettanti, saponi o tensioattivi, aromi, coloranti, conservanti e, ovviamente, fluoruro. Abrasivi: Gli abrasivi sono utilizzati per rimuovere la placca e le macchie superficiali dai denti. I composti più comuni includono il carbonato di calcio, il fosfato di calcio e il biossido di silicio. Questi materiali devono essere abbastanza duri per pulire, ma non così abrasivi da danneggiare lo smalto dentale. Agenti leganti: Questi agenti, come la gomma di xantano o il carbossimetilcellulosa, sono utilizzati per stabilizzare la pasta e prevenire la separazione dei componenti. Umettanti: Gli umettanti, come la glicerina e il sorbitolo, sono aggiunti per mantenere l'umidità del dentifricio e prevenire che si secchi. Tensioattivi: Il laurilsolfato di sodio è il tensioattivo più comunemente utilizzato, che aiuta a creare la schiuma durante lo spazzolamento e a distribuire uniformemente il dentifricio sulla superficie dei denti. Aromi e dolcificanti: Aromi, come la menta, e dolcificanti, come il saccarosio e il sorbitolo, sono aggiunti per migliorare il gusto del dentifricio, rendendo l'esperienza di spazzolamento più piacevole. Fluoruro: Il fluoruro è uno degli ingredienti chiave del dentifricio moderno, noto per la sua capacità di rafforzare lo smalto dei denti e prevenire le carie. Viene generalmente utilizzato sotto forma di fluoruro di sodio, fluoruro stannoso o monofluorofosfato di sodio. Conservanti e coloranti: Per garantire la durata del dentifricio e la stabilità nel tempo, vengono aggiunti conservanti come il benzoato di sodio, e coloranti per rendere il prodotto esteticamente attraente.Starks Tandpasta, Storico Dentifricio olandese. Foto WimediaInnovazioni Recenti e SostenibilitàNegli ultimi anni, l'attenzione si è spostata anche verso l'impatto ambientale dei dentifrici e dei loro tubetti. Con milioni di tubetti di dentifricio venduti ogni anno in tutto il mondo, lo smaltimento di questi materiali rappresenta una sfida significativa. Questo ha portato a innovazioni sia nella formulazione del dentifricio che nel design dei tubetti. Ad esempio, alcuni marchi stanno sviluppando dentifrici solidi, venduti in barattoli riutilizzabili, o in forma di compresse, eliminando completamente la necessità di un tubetto. Altri stanno lavorando su formule prive di microplastiche e ingredienti chimici potenzialmente dannosi per l'ambiente. Parallelamente, i produttori di tubetti stanno esplorando materiali riciclabili al 100%, come il polietilene ad alta densità (HDPE), che può essere riciclato insieme ai contenitori di plastica rigida. Questi sforzi sono parte di un movimento più ampio verso la sostenibilità, che mira a ridurre l'impatto ambientale dei prodotti di consumo quotidiano. Conclusione La storia dei tubetti di dentifricio riflette non solo l'evoluzione della tecnologia e dei materiali, ma anche i cambiamenti nelle aspettative dei consumatori e nella consapevolezza ambientale. Da semplici contenitori in stagno, i tubetti si sono trasformati in oggetti di design avanzato, realizzati con materiali sofisticati che rispondono alle esigenze moderne di praticità e sostenibilità. Allo stesso tempo, la composizione del dentifricio è passata da rudimentali miscele di polveri a complesse formulazioni scientifiche, in grado di fornire una protezione efficace contro le carie e migliorare l'igiene orale. Questa continua evoluzione è un esempio perfetto di come anche gli oggetti più comuni possano nascondere storie affascinanti e intricate di innovazione e progresso.© Riproduzione VietataPubblicità cinematografica del 1935 per il dentifricio. Foto Tho-RadiaFoto di copertina Wikimedia

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - La Proprietà dei Rifiuti Domestici e il Diritto di Cessione Onerosa
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La Proprietà dei Rifiuti Domestici e il Diritto di Cessione Onerosa
Economia circolare

I rifiuti che produciamo ogni giorno hanno un valore e in virtù di questo che dovrebbero essere cedutidi Marco ArezioSembra che il ritiro del rifiuto plastico, del vetro, della carta, dei metalli e della frazione umida dalle nostre case sia un servizio gentile che i comuni organizzano per farci un favore, quello di liberare quotidianamente le nostre case dai rifiuti. Ma è proprio così? Incominciamo a dire che gratis oggi, probabilmente, non si fanno più nemmeno i favori, ma quello che i cittadini hanno in testa, in relazione al servizio di raccolta dei rifiuti, è un concetto non del tutto corretto. Non si vede spesso, nel mercato reale, una cessione di un bene senza un corrispettivo economico pagato da parte dell'acquirente e, probabilmente, ancora meno si vedono operazioni in cui il venditore debba pagare l'acquirente per cedere il suo prodotto. Nel mondo dei rifiuti capita invece con una certa frequenza e i motivi nascono da una visione distorta da parte della gente del concetto di rifiuto di nostra proprietà. Già la parola rifiuto è assimilato a tutti questi prodotti che, nelle nostre case o aziende, finiscono il ciclo di vita che gli abbiamo attribuito, diventando un impellente problema di spazio e di decoro. Con questo concetto, non riuscendo a intravedere nessun valore al prodotto a fine vita, siamo disposti a pagare purché venga portato via dal nostro ambito di vita. Le attività imprenditoriali che si occupano di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti ringraziano per la golosa opportunità offerta dai cittadini (sebbene le logiche delle aste delle materie prime a volte raffreddano questi entusiasmi) e i comuni, che hanno il compito di raccogliere i rifiuti, coprono i costi del servizio, lontani dalle logiche di mercato, attraverso i nostri soldi. In realtà, con questo sistema, il cittadino rimane beffato 3 volte: - cede il rifiuto di sua proprietà senza ricavarne alcun vantaggio economico - paga per la cessione e il ritiro del rifiuto presso la propria abitazione - ricompra un bene che probabilmente è fatto con una quota dei rifiuti che ha ceduto in modo oneroso Molti anni fa quando i rifiuti domestici venivano prevalentemente sotterrati in discariche o bruciati passivamente, il contributo economico al ritiro e smaltimento poteva avere un senso logico in quanto, il comune, attraverso società specializzate, offriva un servizio al cittadino non remunerativo. Oggi, i rifiuti hanno un valore intrinseco in quanto producono, attraverso la loro lavorazione, sottoprodotti con cui si crea un nuovo valore. Il vetro, la carta, la plastica la frazione umida delle nostre cucine creano un circolo virtuoso espresso in materie prime seconde o in energia che vengono offerte nuovamente al mercato in una normale attività commerciale. Quindi può facilmente capitare che il rifiuto che noi abbiamo, forse ingenuamente pagato per liberarcene, lo ripagheremo una seconda volta quando andremo a comprare un flacone di detersivo fatto in plastica riciclata o accenderemo la luce a casa nostra, utilizzando l'energia realizzata con la frazione umida delle nostre cucine. In alcune parti del mondo si comincia a pensare che questo approccio alla cessione onerosa, da parte dei cittadini dei propri rifiuti, sia una cosa che ha poco senso e che la sua inversione potrebbe creare un'economia sociale importante e un concreto aiuto alla salvaguardia dell'ambiente. Ma come è possibile cambiare questa mentalità e quali vantaggi porterebbe? Vediamo alcuni punti: Si deve accompagnare il cittadino ad un cambiamento culturale radicale, spostando il concetto di rifiuto da un onere ad una risorsa per sé e per la propria famiglia. Acquistando un valore, il rifiuto domestico permette di creare un ulteriore introito al bilancio famigliare riducendo le tasse a suo carico, come già succede già in alcuni paesi, attenzionando il cittadino al corretto approccio alla raccolta differenziata. Si creerebbe una sostanziale riduzione dei rifiuti dispersi nell'ambiente in quanto si potrebbe generare una nuova economia che valorizza la raccolta e il riciclo. I maggiori oneri che le industrie del riciclo e i comuni saranno costretti a sostenere potrebbero essere compensati, da un aumento della quota di rifiuti lavorabili immessi sul mercato, da una riduzione degli oneri derivanti dalle bonifiche ambientali o dalle conseguenze economiche in relazione all'aumento del tasso di inquinamento circolare e dalla dipendenza dalle materie prime vergini. Pensateci, potrebbe fare bene a tutti.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti urbaniVedi maggiori informazioni sul riciclo

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Gioielli in Argento Riciclato: Eleganza Sostenibile per uno Stile Consapevole
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Gioielli in Argento Riciclato: Eleganza Sostenibile per uno Stile Consapevole
Economia circolare

Scopri come l'argento riciclato trasforma la gioielleria moderna, unendo qualità, sostenibilità e design eticodi Marco ArezioNegli ultimi anni, i gioielli in argento riciclato sono diventati simboli di un’eleganza che non sacrifica l’etica. Scegliere un anello, una collana o un bracciale realizzato con argento riciclato significa molto più che acquistare un oggetto bello: significa sostenere una filosofia che mette al centro il rispetto per l’ambiente e per le risorse del pianeta. Ma cosa rende questi gioielli così speciali? E come si sta evolvendo il mercato per rispondere a questa nuova sensibilità?Il viaggio dell’argento riciclato: dal recupero alla rinascita L’argento è un metallo straordinario: malleabile, resistente e infinitamente riciclabile. Questo significa che può essere rifuso e trasformato più volte senza perdere le sue proprietà. Il suo viaggio inizia spesso da materiali che non servono più: vecchi gioielli, utensili da cucina, apparecchiature elettroniche o residui industriali. Questi scarti vengono raccolti, puliti e fusi per essere trasformati in un argento puro, pronto per una nuova vita. Rispetto all’estrazione dell’argento vergine, il processo di riciclo è molto meno impattante. Non richiede lo scavo di miniere né lo sfruttamento intensivo di risorse naturali, riducendo significativamente le emissioni di CO₂ e il consumo d’acqua. Ma non è solo una questione di sostenibilità ambientale: scegliere materiali riciclati significa anche promuovere una filiera etica, lontana dai problemi legati allo sfruttamento nelle miniere. Argento riciclato e argento vergine: cosa cambia davvero? Per chi si chiede se ci sia una differenza tra l’argento riciclato e quello vergine, la risposta è rassicurante: dal punto di vista qualitativo, sono identici. L’argento riciclato, una volta purificato, conserva le stesse caratteristiche fisiche e chimiche di quello appena estratto. È altrettanto brillante, malleabile e durevole. La vera differenza sta nell’impatto ambientale. Mentre l’argento vergine porta con sé il peso dello sfruttamento minerario, spesso dannoso per l’ambiente e per le comunità locali, l’argento riciclato rappresenta un’alternativa virtuosa. Acquistare un gioiello realizzato con materiali riciclati significa ridurre la domanda di nuove estrazioni, contribuendo a un futuro più sostenibile. Un messaggio che va oltre il design I gioielli in argento riciclato non sono semplicemente oggetti da indossare. Portano con sé un messaggio profondo: la bellezza può essere responsabile, e il lusso non deve necessariamente andare contro la natura. Ogni pezzo racconta una storia di rinascita e trasformazione, una filosofia che sempre più consumatori abbracciano con entusiasmo. Indossare un gioiello in argento riciclato significa scegliere un accessorio che parla di consapevolezza, senza rinunciare allo stile. Questo nuovo approccio al design ispira una creatività senza limiti, portando sul mercato collezioni originali e innovative, capaci di distinguersi per estetica e significato. Tre brand che fanno della sostenibilità una missione Il mercato dei gioielli in argento riciclato è in forte crescita, e alcune aziende stanno facendo la differenza con le loro proposte. Tra queste, tre marchi si distinguono per qualità e attenzione all’ambiente, offrendo prodotti acquistabili anche su Amazon.it. Vestopazzo Vestopazzo è un brand italiano che da anni realizza gioielli e accessori con materiali riciclati, come l’alluminio e l’argento. Le loro collezioni, moderne e versatili, sono pensate per chi cerca uno stile autentico che riflette un impegno concreto verso la sostenibilità. Amberta Con il suo design senza tempo, Amberta si è affermata come uno dei principali marchi di gioielli in argento sterling 925. Molti dei loro prodotti sono realizzati con argento riciclato, garantendo eleganza e rispetto per l’ambiente in ogni pezzo. B.Catcher B.Catcher propone gioielli raffinati, perfetti per occasioni speciali. Dietro ogni creazione c’è un’attenzione particolare alla sostenibilità, grazie all’uso di materiali riciclati che combinano bellezza e responsabilità. Un futuro brillante per i gioielli sostenibili L’idea di creare gioielli sostenibili non è nuova: già in passato, i metalli preziosi venivano rifusi per creare nuovi oggetti, soprattutto per il loro valore economico. Ma oggi questa pratica ha acquisito un significato più ampio. I gioielli in argento riciclato non sono solo una scelta intelligente dal punto di vista ecologico, ma rappresentano anche una forma di consumo consapevole, in linea con i valori di chi li indossa. Questa crescente attenzione alla sostenibilità sta trasformando il settore della gioielleria. Sempre più aziende stanno adottando materiali riciclati, non solo per rispondere alla domanda del mercato, ma per contribuire attivamente a un cambiamento positivo. In definitiva, indossare un gioiello in argento riciclato significa fare una dichiarazione: la bellezza non deve costare al pianeta. È un piccolo gesto che può fare una grande differenza, portando con sé un messaggio di speranza e innovazione per il futuro. © Riproduzione Vietata

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Il Packaging del Vino Francese Vira sulle Bottiglie in rPET?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il Packaging del Vino Francese Vira sulle Bottiglie in rPET?
Economia circolare

Un accordo storico tra due società per aiutare il settore vitivinicolo Francese ad affrontare la mancanza di vetroIl vino ha provato in passato ad uscire dalle solite bottiglie in vetro da 75 cc., entrando nel cartone per esempio, ma con risultati non eccelsi. Un imballo troppo diverso, anche visivamente, che non è piaciuto ai degustatori del nettare degli Dei, sollevando anche alcuni dubbi sulla qualità e durata del vino all’interno di questo packaging in cartone. Ora la Francia, famosa nazione per quantità e qualità del vino, vive la difficoltà nel reperire il vetro per le bottiglie tradizionali e, anche a causa dei costi saliti alle stelle, si è domandata come poter risolvere il problema. Così, due società specializzate nel packaging per il settore vitivinicolo e nelle soluzioni sostenibili per l’industria dell’imbottigliamento, hanno unito i loro sforzi per andare incontro alle aziende agricole Francesi che producono vino. La collaborazione tra Vinventios, azienda specializzata nella produzione di chiusure sostenibili per bottiglie, inserita nella filiera della produzione del vino in molti paesi del mondo e Packamama, azienda specializzata nella produzione di bottiglie per il vino in rPET, ha dato i suoi frutti sul mercato Francese. Le nuove bottiglie in rPET andranno a sostituire le classiche cilindriche in vetro, che tutti conosciamo, apportando, non solo una novità stilistica nella bottiglia, in quanto ovalizzata e non cilindrica, ma anche un messaggio forte dal punto di vista ambientale, utilizzando l’rPET, riciclato al 100%, che secondo Packamama, aiuterà le cantine ad abbattere la loro impronta di CO2. Inoltre, il PET riciclato per alimenti è certificato in Europa e negli USA, non reagisce ai cibi e alle bevande, non ha alcun impatto sul gusto ed è privo di PBA. Il vantaggio della bottiglia riciclata in rPET non è solo espresso nel miglioramento del marketing dell’imballo e nel vantaggio ambientale, passando dal vetro alla plastica, ma ha anche un grande vantaggio economico nei trasporti e, quindi, nel risparmio di costi e di carburante bruciato per la logistica. Infatti, secondo Packamama, la bottiglia in rPET, del tutto simile a quella in vetro, anche nel colore, pesa solo 63 gr. che corrisponde all’87% in meno di una di vetro, con risvolti evidenti sull’impronta carbonica nella logistica. Secondo Packamama la Francia sta vivendo una serie di coincidenze negative nel settore del vino, come la mancanza di bottiglie in vetro, i loro prezzi molto più altri che in passato e la disaffezione al vino da parte delle generazioni più giovani. Con la nuova bottiglia in rPET i prezzi del packaging saranno più competitivi, più stabili, il prodotto più sostenibile e più innovativo, andando incontro anche alle esigenze rivendicate dai giovani in termini di tutela ambientale. La carenza di bottiglie in vetro, che ha afflitto la Francia negli ultimi anni, è stata innescata dal fermo dei forni a causa del Covid 19, ma è poi proseguita per la ridotta produzione generale, anche a seguito del costo improponibile, per alcune aziende, dell’energia. Resiste, tuttavia, un certo disappunto da parte dei consumatori di vino meno giovani al cambio del vetro come materia prima per le bottiglie, essendo convinti che il vetro sia, nel suo complesso, più sostenibile e circolare della plastica.

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Dagli albori della storia agli sci sostenibili di oggi: l'evoluzione dei materiali sciistici
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Dagli albori della storia agli sci sostenibili di oggi: l'evoluzione dei materiali sciistici
Economia circolare

Dal legno e le fibre naturali della preistoria, ai materiali compositi ad alte prestazioni, fino alle problematiche moderne del riciclo: un viaggio millenario attraverso l’innovazione degli scidi Marco ArezioGli sci rappresentano uno degli strumenti più antichi e affascinanti mai creati dall'uomo per affrontare l'ambiente naturale. Nati come mezzi di trasporto per sopravvivere nelle terre innevate, si sono evoluti nel corso dei millenni fino a diventare sofisticati attrezzi sportivi, caratterizzati da materiali innovativi e tecnologia avanzata. Questo articolo esplora l'evoluzione dei materiali utilizzati per costruire gli sci, partendo dalle radici preistoriche fino all'era moderna, e conclude con una riflessione su come oggi si affronta la sfida del riciclo degli sci usati. Preistoria: gli inizi dello sci Le prime testimonianze di sci risalgono a circa 6.000 anni fa e provengono da regioni oggi parte della Scandinavia e della Siberia. Questi primi sci, trovati nelle paludi o tra i ghiacci, erano realizzati quasi interamente in legno, un materiale facilmente reperibile e lavorabile con gli strumenti rudimentali dell'epoca. I popoli primitivi utilizzavano legni resistenti come betulla e pino per costruire superfici lunghe e piatte che consentissero di muoversi agilmente sulla neve. Per rendere gli sci più funzionali, venivano rivestiti con materiali naturali. Alcuni popoli utilizzavano pelle di animali, come le foche, che migliorava l’aderenza sulle salite e scorreva meglio nelle discese. Gli attacchi, se così possono essere chiamati, erano semplici lacci di pelle o fibre vegetali, che servivano a mantenere i piedi in posizione. Antichità e Medioevo: evoluzione e diffusione Nel corso del tempo, gli sci si diffusero tra le popolazioni del nord Europa, come i Vichinghi, e continuarono ad essere strumenti essenziali per la caccia e il trasporto. Durante il Medioevo, la costruzione degli sci divenne più sofisticata, anche se il legno rimase il materiale primario. Le tecniche per lavorare il legno migliorarono, e vennero introdotti processi di curvatura a caldo per conferire agli sci maggiore flessibilità. Gli attacchi divennero più elaborati, utilizzando cuoio lavorato per fissare meglio il piede. Questi sci non erano solo pratici, ma anche adattati alle esigenze delle popolazioni che abitavano in territori difficili e innevati, permettendo spostamenti più rapidi e meno faticosi. Rivoluzione industriale: l'inizio del cambiamento Con l’avvento della Rivoluzione Industriale, tra il XIX e il XX secolo, la costruzione degli sci subì una significativa trasformazione. Lo sci, ormai non più solo uno strumento di sopravvivenza, diventò anche un’attività ricreativa. In particolare in Scandinavia e nell’Europa centrale, lo sci si affermò come sport, e vennero introdotti miglioramenti tecnici per aumentarne le prestazioni. Durante questa fase, pur continuando a utilizzare il legno, gli sciatori cominciarono a sperimentare con metalli leggeri, come l’acciaio, per aumentare la resistenza e ridurre il peso. Fu introdotta la tecnica della laminazione, che prevedeva la sovrapposizione di più strati di legno e altri materiali per migliorare la flessibilità e la resistenza degli sci. L’era contemporanea: materiali sintetici e tecnologia avanzata Negli anni '50, con l’introduzione della plastica e delle resine sintetiche, gli sci divennero più leggeri e più veloci. Questi materiali innovativi permisero agli sciatori di raggiungere nuove velocità e di eseguire manovre più complesse sulle piste. La plastica forniva anche una maggiore resistenza all’usura e agli agenti atmosferici, rendendo gli sci più durevoli rispetto ai loro predecessori in legno. Negli anni ’70, con l’introduzione della fibra di vetro e della fibra di carbonio, la costruzione degli sci raggiunse un nuovo livello di sofisticazione. Questi materiali compositi, incredibilmente leggeri e resistenti, consentirono la creazione di sci ottimizzati per tutte le discipline, dallo sci alpino allo sci di fondo e allo snowboard. I modelli più recenti sono progettati utilizzando software di simulazione che calcolano la distribuzione del peso, la sciancratura e la capacità di assorbimento degli urti, permettendo agli atleti di ottenere prestazioni sempre più elevate. Uso storico e moderno degli sci Nelle epoche passate, gli sci erano strumenti indispensabili per la sopravvivenza in ambienti innevati. Erano utilizzati da cacciatori e pastori per spostarsi, cacciare e trasportare merci attraverso terreni inaccessibili durante l'inverno. Oltre alla funzione pratica, gli sci rivestivano anche un ruolo culturale e sociale, specialmente nelle comunità nordiche. Oggi, lo sci è principalmente uno sport e un passatempo ricreativo. Lo sci alpino, lo sci di fondo e lo snowboard attirano milioni di appassionati ogni anno e sono discipline presenti nei Giochi Olimpici. Tuttavia, in alcune regioni remote, come quelle dell’Alaska e della Siberia, gli sci continuano ad essere utilizzati come mezzo di trasporto pratico su neve. Il riciclo degli sci: una sfida moderna Con l’aumento della produzione di sci moderni in materiali sintetici, il problema del riciclo di questi strumenti è diventato sempre più rilevante. Gli sci usati o rotti, soprattutto quelli prodotti con fibre di carbonio, plastica e metalli, rappresentano una problema per l'ambiente, in quanto questi materiali non si biodegradano facilmente e il loro smaltimento può generare grandi quantità di rifiuti. Negli ultimi anni, l’industria dello sci ha iniziato a sviluppare soluzioni per affrontare questa problematica. Diverse aziende stanno introducendo programmi di riciclo che permettono di raccogliere sci usati e trasformarli in nuovi prodotti. Gli sci vengono smontati e separati nei loro componenti principali: il legno, le fibre di vetro o carbonio, l’acciaio e la plastica. Il legno e il metallo possono essere riutilizzati o riciclati, mentre le plastiche e le fibre sintetiche vengono processate per creare materiali compositi utilizzabili in altri settori, come l’edilizia. Inoltre, alcune aziende stanno sperimentando la produzione di sci più sostenibili, utilizzando materiali riciclati o naturali, come bambù, fibre vegetali e resine biologiche, che riducono l’impatto ambientale. Questo trend verso una produzione più ecologica sta guadagnando terreno, man mano che l’attenzione al rispetto dell'ambiente cresce sia tra i produttori che tra i consumatori. Conclusione Gli sci hanno attraversato un’evoluzione affascinante, dai primi modelli in legno dell'era preistorica fino ai moderni sci in fibra di carbonio e materiali compositi. Oltre a rappresentare un simbolo di adattamento umano all'ambiente naturale, sono stati al centro di importanti sviluppi tecnologici nel corso della storia. Oggi, l’attenzione si concentra non solo sulle prestazioni e sul design, ma anche sull'impatto ambientale degli sci, e la sfida del riciclo è diventata una priorità nell'industria. Innovare nel rispetto del pianeta è la prossima frontiera per questo strumento antico, che continua a giocare un ruolo centrale nella cultura e nella vita moderna.© Riproduzione Vietata

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Depuratori Sostenibili: La Rivoluzione Verde nella Gestione delle Acque Reflue
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Depuratori Sostenibili: La Rivoluzione Verde nella Gestione delle Acque Reflue
Economia circolare

Nuove tecnologie e direttive europee trasformano gli impianti di depurazione in centri di recupero di risorse e riduzione delle emissionidi Marco ArezioLa gestione delle acque reflue urbane è da tempo uno dei pilastri fondamentali per preservare l’ambiente e garantire la salute pubblica. Tuttavia, il contesto attuale richiede un cambio di prospettiva radicale. L’Unione Europea, con la revisione della Direttiva sulle Acque Reflue Urbane, propone una visione innovativa in cui i depuratori non sono più solo infrastrutture per il trattamento dei rifiuti liquidi, ma diventano attori chiave della transizione ecologica. L’obiettivo è trasformarli in centri di recupero delle risorse, in grado di produrre energia, materie prime e acqua rigenerata, contribuendo a ridurre significativamente l’impatto ambientale. Nuova Direttiva Europea 2024: Gestione Avanzata e Sostenibile delle Acque Reflue La gestione delle acque reflue urbane in Europa sta per subire una trasformazione significativa con l'entrata in vigore della nuova Direttiva (UE) 2024/3019, prevista per il 1° gennaio 2025. Questa normativa, che sostituirà la precedente Direttiva 91/271/CEE del 1991, introduce misure più rigorose per il trattamento delle acque reflue, ampliando l'ambito di applicazione e allineandosi agli obiettivi del Green Deal europeo. Principali Novità della Direttiva 2024/3019 Estensione dell'Ambito di Applicazione: La nuova direttiva abbassa la soglia per l'obbligo di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane, includendo gli agglomerati con più di 1.000 abitanti equivalenti, rispetto ai 2.000 della normativa precedente. Questo implica che un numero maggiore di comunità dovrà dotarsi di sistemi adeguati per la gestione delle acque reflue.Introduzione di Trattamenti Avanzati: Sono previsti trattamenti più sofisticati per rimuovere nutrienti come azoto e fosforo (trattamento terziario) entro il 2039 negli impianti che servono oltre 150.000 abitanti equivalenti. Inoltre, entro il 2045, questi impianti dovranno implementare un trattamento quaternario per eliminare microinquinanti, come i PFAS e le microplastiche, proteggendo così l'ambiente e la salute umana.Responsabilità Estesa del Produttore: La direttiva introduce il principio "chi inquina paga", imponendo ai produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici di coprire almeno l'80% dei costi aggiuntivi per la rimozione dei microinquinanti dalle acque reflue. Questo incentivo economico mira a ridurre l'immissione di sostanze nocive nell'ambiente.Obiettivo di Neutralità Energetica: Entro il 2045, gli impianti di trattamento delle acque reflue che servono oltre 10.000 abitanti equivalenti dovranno raggiungere la neutralità energetica, utilizzando energia proveniente da fonti rinnovabili generate internamente. Questo contribuirà alla riduzione delle emissioni di gas serra e all'efficienza energetica del settore.Promozione del Riutilizzo delle Acque Reflue Trattate: Gli Stati membri sono incoraggiati a favorire il riutilizzo delle acque reflue trattate, specialmente nelle aree soggette a stress idrico, per scopi appropriati come l'irrigazione agricola e l'uso industriale, contribuendo così alla conservazione delle risorse idriche.Tempistiche di Attuazione La direttiva entrerà in vigore il 1° gennaio 2025, con diverse scadenze per l'implementazione delle misure previste: 31 luglio 2027: Termine per il recepimento della direttiva da parte degli Stati membri. 2035: Obbligo di trattamento secondario per tutti gli agglomerati con almeno 1.000 abitanti equivalenti. 2039: Implementazione del trattamento terziario negli impianti che servono oltre 150.000 abitanti equivalenti. 2045: Introduzione del trattamento quaternario e raggiungimento della neutralità energetica negli impianti di grandi dimensioni. Questa nuova normativa rappresenta un passo decisivo verso una gestione più sostenibile ed efficiente delle acque reflue urbane in Europa, contribuendo alla protezione dell'ambiente e alla salute pubblica. Un Quadro Normativo Ambizioso La Direttiva Europea sulle Acque Reflue Urbane, introdotta nel 1991, ha segnato un momento cruciale nella regolamentazione ambientale, imponendo standard minimi per il trattamento degli scarichi urbani. Oggi, a distanza di oltre tre decenni, è evidente la necessità di un aggiornamento che tenga conto delle nuove sfide climatiche, economiche e tecnologiche. La revisione in corso punta a integrare i principi del Green Deal europeo, con tre obiettivi principali: migliorare la qualità delle acque, contribuire alla neutralità climatica e valorizzare le risorse contenute nelle acque reflue. Questa visione si traduce in una spinta verso l’innovazione tecnologica e una gestione più sostenibile. I depuratori, che tradizionalmente rappresentavano un costo per le amministrazioni pubbliche, si stanno trasformando in centri produttivi, con ricadute positive per l’ambiente e le comunità. Il Ruolo dei Depuratori nella Transizione Ecologica Per comprendere la portata di questa trasformazione, è importante analizzare i nuovi ruoli che i depuratori possono assumere. Non si tratta solo di trattare le acque reflue per ridurre l’inquinamento, ma di valorizzarne il potenziale attraverso il recupero di energia, nutrienti e acqua trattata. Energia dai Fanghi di Depurazione Una delle innovazioni più rilevanti riguarda il recupero di energia dai fanghi di depurazione. Questi contengono materia organica che, attraverso il processo di digestione anaerobica, può essere trasformata in biogas. Questo gas, composto principalmente da metano, può essere utilizzato per produrre energia elettrica e calore, rendendo l’impianto autosufficiente e, in alcuni casi, capace di immettere energia nella rete pubblica. Un’ulteriore evoluzione è rappresentata dal biometano, ottenuto purificando il biogas. Questo combustibile rinnovabile può essere utilizzato per il trasporto o immesso nelle reti di distribuzione del gas naturale, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas serra. Recupero di Nutrienti per l’Agricoltura Le acque reflue contengono elementi preziosi come fosforo e azoto, fondamentali per la produzione agricola. Tecnologie avanzate permettono di recuperare questi nutrienti sotto forma di composti utilizzabili, come la struvite, un minerale cristallino usato come fertilizzante. Questo approccio non solo riduce la dipendenza da fertilizzanti chimici, ma contribuisce anche a mitigare i problemi legati all’eutrofizzazione, un fenomeno causato dall’eccesso di nutrienti nei corpi idrici. Produzione di Acqua Rigenerata Un altro aspetto cruciale è il riutilizzo delle acque trattate. Attraverso tecniche avanzate di affinamento, come la filtrazione a membrana e la disinfezione con raggi UV, è possibile ottenere acqua di alta qualità per usi non potabili. Questa risorsa rigenerata può essere impiegata in agricoltura, nell’industria o per il ripristino di ecosistemi naturali, riducendo la pressione sulle risorse idriche naturali, particolarmente nelle aree afflitte da scarsità d’acqua. Riduzione delle Emissioni di Gas Serra Un elemento meno noto, ma di grande rilevanza, riguarda le emissioni di gas serra associate al trattamento delle acque reflue. I processi biologici di depurazione producono metano e protossido di azoto, gas con un potenziale di riscaldamento globale elevato. La nuova Direttiva incoraggia l’adozione di misure per catturare e riutilizzare questi gas, riducendo al contempo le emissioni generate dai consumi energetici dell’impianto. Innovazione Tecnologica e Sviluppo Sostenibile La trasformazione dei depuratori in "fabbriche verdi" è resa possibile grazie all’adozione di tecnologie avanzate. Sistemi di monitoraggio in tempo reale, basati su sensori IoT, consentono di ottimizzare i processi e ridurre i consumi energetici. L’intelligenza artificiale offre strumenti per prevedere i carichi idrici e migliorare l’efficienza operativa, mentre le membrane per l’ultrafiltrazione e i processi di ossidazione avanzata garantiscono un trattamento delle acque sempre più efficace. Queste innovazioni non solo migliorano la sostenibilità degli impianti, ma aprono nuove opportunità economiche. Il recupero di risorse come energia, nutrienti e acqua rigenerata crea nuovi mercati e riduce i costi operativi, rendendo il modello di economia circolare non solo vantaggioso per l’ambiente, ma anche economicamente sostenibile. Un Futuro Sostenibile per i Depuratori La revisione della Direttiva sulle Acque Reflue Urbane rappresenta un passo avanti verso un futuro più sostenibile, in cui i depuratori diventano protagonisti della transizione ecologica. Questa visione richiede investimenti iniziali significativi e un impegno congiunto di governi, imprese e comunità locali, ma i benefici a lungo termine sono evidenti. La trasformazione dei depuratori in hub di economia circolare non è solo una risposta alle sfide ambientali, ma anche un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con le risorse naturali. Attraverso la tecnologia e l’innovazione, è possibile creare infrastrutture capaci di coniugare efficienza, sostenibilità e resilienza, segnando un nuovo capitolo nella gestione delle acque reflue. © Riproduzione Vietatafoto wikimedia

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Acquisto di Prodotti Riciclati: Molte Parole ma Pochi Fatti
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Acquisto di Prodotti Riciclati: Molte Parole ma Pochi Fatti
Economia circolare

Siamo tutti Greta Thunberg quando parliamo con gli amici di ambiente, di sostenibilità, di riciclo, di futuro per i giovani e i nostri figlidi Marco ArezioCi dilunghiamo in discussioni sulla mobilità sostenibile, sulla necessità impellente di una riconversione energetica, di protestare contro i produttori di combustibili fossili che inquinano l’ambiente, di elogiare l’uso dei monopattini e di ridurre l’impronta carbonica. Siamo accaniti odiatori sui social e durante gli aperitivi serali, quando si parla di inquinamento dei mari dalla plastica, dei pesci che muoiono e delle barriere coralline che soffrono per l’aumento della temperatura delle acque. Ci scagliamo contro la deforestazione in Brasile e nel sud est asiatico, prendendocela apertamente contro l’industria del legno, la proliferazione degli allevamenti di animali da macello e dell’agricoltura intensiva per produrre il foraggio necessario a sostenere il business internazionale della carne. Ci indigniamo quando sentiamo che i bambini sono impiegati nell’estrazione di minerali pregiati in Congo, necessari per l’industria moderna e addossiamo la colpa a questa o quella nazione che detiene la proprietà delle miniere. Esibiamo con orgoglio ai tavoli degli spritz serali l’ultima borraccia, rigorosamente di alluminio, per stigmatizzare, al di là di qualsiasi dubbio, che noi abbiamo fatto già molto per l’ambiente e che tutti devono sapere da che parte si sta. Esibiamo il rifiuto del sacchetto in cui riporre lo spazzolino da denti acquistato in negozio, come messaggio forte al negoziante dell’attenzione che abbiamo sul problema dei rifiuti, uscendo con il tubetto in tasca, tanto poi il dentifricio lo compriamo su internet, con consegna immediata, che arriverà a casa prima di noi. Ma finiti gli aperitivi con gli amici, spenti i computers, i momenti di socialità quotidiana in cui confrontarsi con la necessità di appartenere a qualche schieramento, capita che si debbano fare delle scelte, in autonomia, che possano toccare il proprio portafoglio e che possano avere dei risvolti sulla sostenibilità della collettività. Ed è proprio in queste occasioni che ci si accorge di come siamo a volte falsi, di come abbiamo un anima come quella di Pinocchio, di come parliamo attraverso le parole degli altri e di come siamo incoerenti. Quando queste scelte toccano direttamente, profondamente e singolarmente noi stessi, il risultato tra ciò che si dice e ciò che si fa è spesso molto diverso. Gli esempi da fare sono così tanti che non saprei veramente da che parte iniziare, così ne prendo uno solo, che può rappresentare il mondo variegato di questo problema, ed è l’emblema del fare il contrario di quello che sempre si sostiene. Un cliente chiede informazioni su un pavimento in plastica riciclata per l’esterno, decantandone poi la funzione sociale del prodotto in quanto riutilizza i rifiuti che diversamente finirebbero nell’ambiente, ne elogia la funzionalità tecnica, vedendo che il prodotto raggiunge standard qualitativi e meccanici superiori, in certi casi, ad un pavimento in cemento tradizionale che ha un impatto ambientate molto più alto. Intuisce che è un prodotto innovativo, ecocompatibile, fortemente adatto a ridurre l’impronta carbonica, leggero così da risparmiare in trasporti ed inquinamento. Ha perfettamente presente che la produzione del massello in cemento divora risorse naturali, come la sabbia, l’acqua, i composti e l’enorme quantità di energia termica e meccanica per produrre il cemento. Si è informato sulla difficoltà attuale del riciclo dei prodotti cementizi e che la maggior parte di essi, a fine vita, finiscono in discarica, con un impatto ambientale molto alto, mentre il massello in plastica, può essere riciclato in ogni caso, sempre. A questo punto, la bilancia pende totalmente a favore del prodotto riciclato quindi, come ultimo tassello si parla di prezzo, già quindi convinto che davanti a casa si poseranno i masselli ecocompatibili in plastica riciclata, convinto dai buoni risultai tecnici del prodotto, dalle certificazioni ufficiali di cui gode e dall’indubbio basso impatto ambientale.Già ci immaginiamo con quale enfasi possa raccontare agli amici della sua scelta personale di posare un pavimento carrabile fatto con materiali riciclati, che sia del tutto rispettoso dei principi dell’economia circolare. Chiudendo la trattativa per l’acquisto, il prezzo del pavimento in materiale riciclato si rilevò allineato con quello in cemento e, a questo punto, come fosse un colpo di teatro, un effetto speciale dei film di Hollywood, il cliente dichiara: “ma se un prodotto fatto di rifiuti plastici costa come uno fatto in cemento, compro quello in cemento”.L’oblio…Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti Vedi ulteriori informazioni sul riciclo

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - L’economia circolare sarà messa in ginocchio dalla caduta del prezzo del petrolio?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare L’economia circolare sarà messa in ginocchio dalla caduta del prezzo del petrolio?
Economia circolare

Ci sono relazioni tra ambiente, economia circolare ed energie rinnovabili con le quotazioni del bariledi Marco ArezioIl mondo, negli ultimi anni, ha fortemente spinto per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, che sono tra le cause principali dell’inquinamento, del degrado della salute umana, della distruzione dell’ecosistema, dei cambiamenti climatici, di un potere economico concentrato in poche mani che influenza la vita di miliardi di persone. Ma ora, potrebbero cambiare gli equilibri e il lavoro fatto fino a oggi. Non si era mai visto, da quando si era iniziato il monitoraggio delle quotazioni petrolifere, che il prezzo del WTI, il greggio che viene prodotto negli Stati Uniti, avesse un valore di mercato negativo: – 37,63 dollari. Si, non c’è un errore, è proprio così. Il mercato americano del petrolio, in questo momento, sarebbe disposto a pagare i clienti che potessero ridurre le sue scorte, avendo oggi un oggettivo problema di stoccaggio se la domanda di greggio dovesse rimanere sulle quantità odierne. Non fanno festa, però, nemmeno in Europa dove la quotazione del Brent del mare del nord è intorno a 27 dollari al barile e le prospettive per i prossimi mesi, a sentire gli esperi energetici, non sono delle più rosee. In effetti il blocco delle auto, delle navi, degli aerei e delle fabbriche nel mondo, a causa del coronavirus, ha distrutto la domanda di greggio facendo salire in modo esponenziale le scorte, con la conseguenza di non sapere più dove mettere le nuove produzioni di greggio. Inoltre, il taglio della produzione di 10 milioni di barili al giorno, deciso dai paesi aderenti all’OPEC +, non ha dato i frutti sperati in quanto il calo della domanda è risultata superiore ai tagli. In questo scenario complesso, oltre alla crisi del comparto petrolifero, che vede remunerativo il costo minimo del greggio tra i 30 e i 60 dollari al barile, in base alle tipologie di estrazione che impiegano, il comparto dell’economia circolare, delle energie rinnovabili e dell’ambiente intravede all’orizzonte dei seri problemi. Possiamo citarne alcuni: In molti paesi, a causa della pandemia, sono ritornati in uso i prodotti plastici monouso, che vanno dai sacchetti, ai piatti, ai bicchieri e alle posate. Questi prodotti, se dispersi nell’ambiente, sono imputati quali una tra le principali cause della formazione di micro e nano plastiche che vengono dispersi negli oceani, nei fiumi e nei mari, entrando, attraverso la catena alimentare nei nostri corpi con tutte le conseguenze sanitarie che implicano. L’industria automobilistica è stata duramente colpita dalla pandemia. Il blocco delle produzioni in tutto il mondo, ha causato il crollo delle entrate finanziarie ai produttori di auto, camion e machine industriali. Negli ultimi anni le aziende si stavano dedicando al delicato passaggio della produzione dai motori termici a quelli elettrici, con grandi investimenti programmati. Questi investimenti erano necessari per rientrare nei valori massimi di emissioni decise dai governi, soprattutto quelli Europei, al fine di contenere il riscaldamento globale. Ora, il settore auto si sta chiedendo se non sia il caso di spostare di 5 anni almeno la data per il raggiungimento, dal punto di vista industriale, di questi valori. Il mercato del riciclo delle materie plastiche ha già vissuto un anno difficile nel 2019, con una netta concorrenza sui prezzi da parte del comparto delle materie prime vergini. Nonostante molti stati nel mondo stiano adoperandosi per promuovere il riciclo dei rifiuti plastici che quotidianamente si producono, questo non si traduce in supporti reali all’industria del riciclo. La competizione che esiste tra i prezzi delle materie prime plastiche vergini con quelle rigenerate non è educativa, socialmente utile ed economicamente vantaggiosa per i governi, che hanno la responsabilità di gestire e trovare soluzioni corrette allo smaltimento dei rifiuti. Con il crollo dei prezzi del petrolio che stiamo vedendo in questi giorni, ci si può aspettare che le quotazioni dei polimeri vergini diventino, definitivamente e in ogni settore, più competitivi di quelle dei polimeri rigenerati. Questo bloccherebbe il mercato della lavorazione dei rifiuti plastici con la creazione di un enorme problema ambientale ed economico. Il grande sforzo fatto per incrementare la produzione delle energie rinnovabili, quale il solare, l’eolico, le biomasse, il geotermico e tutte le altre fonti in fase di studio e progettazione (energie dalle maree, dalle onde, dalle differenze di temperature dell’acqua, dall’idrogeno, dalla fusione nucleare e altre fonti) si potrebbero impattare con dei conti economici di produzione non più in linea rispetto al costo attuale del greggio. Pur sapendo che la lungimiranza tecnico-politica direbbe che le energie alternative al petrolio, in quanto rinnovabili, rimarranno nella nostra vita senza mai esaurirsi, le lobbies potrebbero giocare un ruolo determinante in questi periodi, per rallentare la spinta verso le energie rinnovabili. Ci auguriamo che il buon senso possa far capire che l’economia circolare, l’ambiente e le energie rinnovabili sono i pilastri della nostra vita su cui non si dovrebbe discutere per metterli in difficoltà.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - petrolioVedi maggiori informazioni sull'Economia Circolare

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Perché la Filiera della Moda Deve Diventare Sostenibile e Socialmente Responsabile
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Perché la Filiera della Moda Deve Diventare Sostenibile e Socialmente Responsabile
Economia circolare

Abbiamo già avuto modo di parlare degli atteggiamenti consumistici dei giorni nostri in molti settori merceologici, ma la moda, forse, incarna a pieno questi comportamenti discutibilidi Marco ArezioLa moda sta passando da un consumo veloce ad uno ultra veloce, con la conseguenza di comprare, vestire e buttare tutto in un lasso di tempo esiguo. Questo atteggiamento è facilitato dalla riduzione di costi dei vestiti che si è compiuto attraverso la globalizzazione delle produzioni, incentrate prevalentemente in paesi poveri o poverissimi e dall’uso di fibre sintetiche sempre più a buon mercato. Inoltre, le catene distributive internazionali, hanno creato un business basato meno sul profitto del singolo capo e più sulla quantità di vendite elevate in alta rotazione. La corsa a comprimere i prezzi finali dei capi si è riverberato su tutta la filiera, creando marginalità sempre più piccole per la logistica e naturalmente la produzione. Se le vendite diminuiscono si perde la sostenibilità finanziaria di un indotto enorme, che metterebbe in crisi il sistema. Per questo, si produce sempre di più, si consumano sempre più materie prime e si creano sempre più rifiuti. Questa spirale sembra un vantaggio per l’acquirente finale che trova un capo di abbigliamento a buon mercato, ma è assolutamente deleterio per l’ambiente e per chi ci lavora. Se guardiamo il problema dal punto di vista ambientale, possiamo dire che una rotazione così alta dei capi di abbigliamento, la cui maggior parte giacciono inusati nei nostri armadi, comporta: un utilizzo elevatissimo di materie prime sintetiche, plastica principalmente, che hanno un impatto ambientale molto negativo sia nella produzione che nello smaltimento. • una dispersione di nanoplastiche nell’ambiente durante i lavaggi, materiali che finiscono attraverso gli scarichi, nei fiumi e nei mari ed entrano nella catena alimentare. Questo vuol dire che ci rimangiamo, a piccole dosi i vestiti che continuiamo a comprare. una quantità sempre maggiore di rifiuti tessili, che possono essere anche pericolosi per l’ambiente per via delle tinte di cui sono impregnati e per la bassa o nulla biocompatibilità. una problematica crescente per lo smaltimento dei di rifiuti tessili nel mondo a causa della scarsa propensione alla circolarità della filiera, quindi al riciclo. Se poi guardiamo il problema dal punto di vista sociale, la lotta all’economia di scala imperante nel settore ha imposto marginalità sempre più piccole per i lavoratori della filiera. Di questi problemi ci ricordiamo solo quando succedono delle tragedie, come gli incendi nelle ditte di confezionamento dei capi, o nelle aziende di tintura, o nelle fabbriche di scarpe, tutti posizionate in paesi del terzo mondo. Un atteggiamento oppressivo e di sfruttamento dei lavoratori si manifesta in vari modi: distribuzione del lavoro di rifinitura dei capi in paesi dove la manodopera costa pochissimo e la produzione oraria è elevata • sfruttamento del lavoro minorile per ridurre ulteriormente i costi a disprezzo delle norme internazionali del lavoro e dell’abbandono scolastico potere contrattuale tra fornitore e cliente assolutamente sbilanciato verso quest’ultimo attraverso il quale non esiste dignità lavorativa disprezzo per le problematiche ambientali che si possono manifestare nei paesi di produzione dei capi. Come abbiamo sempre detto il potere reale per cambiare le cose lo ha sempre in mano il consumatore finale, che può modificare il corso delle cose facendo acquisti più sostenibili e cambiano le sue abitudini nel campo dell’abbigliamento. Ognuno di noi può responsabilizzarsi nei confronti delle problematiche urgenti che assillano il nostro pianeta e verso chi sta lavorando nel settore della produzione della moda, cercando di fare qualche cosa per contribuire al suo miglioramento e forse, un giorno alla sua risoluzione. Che cosa possiamo fare? uscire dalla logica della moda ultra veloce, facendo durare di più i capi che abbiamo già, limitando nuovi acquisti, che per la maggior parte potrebbero essere superflui e acquistare solo le cose necessarie. Non diventare succubi del marketing delle aziende della moda (ma in generale di qualsiasi altro settore) che spinge a sempre nuovi acquisti, manipolando la nostra mente, creando necessità che probabilmente non ci sono, facendo leva sulle debolezze psicologiche della popolazione, come la crescita dell’autostima facendo shopping. contribuire a far crescere la moda lenta, fatta di capi che non invecchiano ai nostri occhi, porre attenzione alla loro conservazione, imparare nuovamente a fare piccole riparazioni di sartoria per non perdere quella manualità che c’era un tempo nelle famiglie. partecipare ai nuovi movimenti che permettono lo scambio di vestiti ed accessori o facendo acquisti di capi usati con lo scopo di risparmiare soldi, risorse ambientali e partecipando alla riduzione die rifiuti. Rifiutare la globalizzazione degli stili e promuovere lo scambio di culture produttive diverse, in modo da ricostruire le filiere multilateralmente a discapito della produzione di pochi marchi internazionali. Ricordati che ogni acquisto che fai incide più o meno sull’inquinamento del pianeta.Categoria: notizie - tessuti - economia circolare - riciclo - rifiuti - moda Foto: WP.F

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Prezzi del PVC: Quali Aspettative per il Secondo e Terzo Trimestre 2021?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Prezzi del PVC: Quali Aspettative per il Secondo e Terzo Trimestre 2021?
Economia circolare

Prezzi del PVC: Quali Aspettative per il Secondo e Terzo Trimestre 2021?di Marco ArezioLa tendenza ad un aumento sostenuto dei prezzi del PVC si è notato con chiarezza nel quarto trimestre 2020, a causa di una serie di fattori concatenanti, che ha portato un differenziale medio rispetto all’etilene di 243,5 € /tonnellata nell'Europa nord-occidentale.Se consideriamo i prezzi spot del PVC possiamo notare un picco di costo intorno alla settimana 6 del 2021 mai registrato dai dati ICIS dal 2003. Le contrattazioni reali hanno fatto segnare prezzi, sul mercato Turco per esempio, intorno a 1600 $/tonnellata verso all’ultima settimana di Gennaio 2021, con valori medi delle esportazioni internazionali, considerando la collocazione della merce FOB, che ha subito un incremento del 69%, pari a circa 900 $/tonnellata, rispetto al quinquennio 2015-2020. Quali sono i motivi di questi incrementi di prezzo? In Europa e negli Stati Uniti si è assistito ad una serie di dichiarazioni di fermo degli impianti per causa di forza maggiore, con la concomitante ripresa del settore delle costruzioni a livello globale. Inoltre si è verificato una diminuzione delle quantità di plastificanti disponibili, necessari per la produzione delle ricette di PVC. In Europa le fermate per causa di forza maggiore hanno interessato circa 3 milioni di tonnellate di capacità produttive, alle quali si aggiungono anche i produttori statunitensi Westlake e Formosa. Cosa succederà nel secondo e terzo trimestre 2021? Le aspettative di un mantenimento dei prezzi attuali è supportata dal fatto che ci sono in arrivo nuove riduzioni delle produzioni, per esempio di KEM ONE, Vynova e INOVYN, le quali fanno pensare ad una stabilità dei prezzi sui livelli del primo trimestre 2021. La richiesta di PVC nel settore delle costruzioni dovrebbe incrementare ulteriormente a seguito delle nuove spinte al risparmio energetico su cui si stanno concentrando molti governi. Spinte che si tradurranno in un efficientamento, per esempio, delle abitazioni attraverso un uso maggiore di nuovi infissi con maggiori valenze termiche. Si ipotizza che nel 2021 la domanda globale del settore edile dovrebbe crescere del 3,5% rispetto al 2020, anche spinta da un nuovo stile di vita imposto dalla pandemia, in cui la gente vive più in casa e, di conseguenza, investirà più nella manutenzione edilizia delle proprie abitazioni sfruttando gli incentivi degli stati. Le aspettative per il terzo trimestre 2021 vedrebbero una leggera flessione dei prezzi del PVC, a causa di un assestamento globale delle forniture, delle scorte e degli ordini, pur rimanendo i prezzi decisamente più alti rispetto al 2020. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - PVC

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Dalla Dipendenza delle Materie Prime Fossili a quella Dei Metalli Rari
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Dalla Dipendenza delle Materie Prime Fossili a quella Dei Metalli Rari
Economia circolare

Dalla Dipendenza delle Materie Prime Fossili a quella Dei Metalli Raridi Marco ArezioLe crisi energetiche che si stanno susseguendo dallo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia hanno messo in evidenza, per gli Europei. quanto siamo fragili ed esposti a ricatti su materiali come il carbone, il petrolio e il gas. Se l'Unione Europea sta lavorando per risolvere la dipendenza energetica dalla Russia, non dobbiamo dimenticarci che si stanno profilando altre crisi sulle materie prime che riguardano i metalli rari.Questi vengono usati nelle produzione di energie rinnovabili, nella produzione digitale, nell'elettrificazione della mobilità sostenibile, nello sviluppo dell'energia nucleare, quindi in ogni settore del nostro futuro. Come per l'energia, la posta in gioco è ambientale, economica e geopolitica, data la nostra dipendenza da un numero limitato di paesi produttori, come la Cina, con cui fatichiamo ad avere rapporti politici distesi, con il rischio di non poter contare sulle forniture di questi prodotti. Da molti anni si sta evidenziando che lo sfruttamento delle risorse naturali avrebbe creato problemi di approvvigionamento, ma è dall'esplosione dell'economia basata sulla digitalizzazione, nella quale i metalli rari sono assolutamente necessari, che ci siamo accorti di come sia difficile procurarseli e di come siano in mano a pochi paesi produttori. Nel 2011 la Commissione Europea ha pubblicato per la prima volta un elenco di quattordici materie prime critiche per l'economia europea. Da allora questa lista ha continuato a crescere, tanto che nel 2020 i materiali erano una trentina. In una situazione così difficile e pericolosa, un efficientamento dei sistemi basati sull'economia circolare per il recupero e il riutilizzo dei componenti elettronici dei prodotti diventati rifiuti, ricoprirà una fase imprescindibile dell'indipendenza Europea ai metalli rari. Troppo poco si sta facendo in termini di riciclo del RAEE e molti metalli preziosi finiscono in discarica o bruciati, cosa che l'Europa non può più permetterselo se non vuole finire, come per i combustibili fossili, in uno stato di ricatto economico-politico. Sarà anche importante puntare sul valore dei prodotti, dei suoi componenti e dei materiali che li costituiscono, per dare la massima durabilità nel tempo agli oggetti, attraverso una progettazione intelligente, il riutilizzo e/o l'uso condiviso dei prodotti, la riparazione, il ricondizionamento, il recupero dei pezzi di ricambio. È diventato urgente investire massicciamente nella ricerca e sviluppo di materiali alternativi, ma anche ridurre la domanda di materie prime. Abbiamo bisogno di un piano di investimenti per sviluppare l'economia circolare a livello europeo che sia all'altezza di questa sfida essenziale per il futuro di tutti noi. Governare è prevedere.Categoria: notizie - metalli rari - economia circolare - riciclo 

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Guida all'Acquisto per i Trapani Avvitatori Industriali: Come Scegliere Quello Giusto e Perché la Sostenibilità Conta
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Guida all'Acquisto per i Trapani Avvitatori Industriali: Come Scegliere Quello Giusto e Perché la Sostenibilità Conta
Economia circolare

Trapani Avvitatori Industriali: Scopri le Migliori Opzioni e Come Scegliere il Modello Ideale per le Tue Esigenzedi Marco ArezioQuando si sceglie un trapano avvitatore industriale, è fondamentale fare una valutazione approfondita delle proprie esigenze specifiche. Sul mercato esistono diverse opzioni, ognuna con caratteristiche che possono variare notevolmente in base a potenza, versatilità, tipo di batteria, e perfino il grado di sostenibilità delle aziende produttrici. Questa guida ti fornirà tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione consapevole e confrontare alcuni dei modelli più popolari: WORX WX352, Bosch GSB 18V-45 e DEWALT XRP DCD991P2-QW. Cosa Considerare Prima di Acquistare un Trapano Avvitatore Industriale Prima di tutto, è utile chiarire a cosa si intende destinare il trapano avvitatore: è per lavori pesanti, per il bricolage occasionale o per operazioni di costruzione più complesse? Questo ti aiuterà a determinare la potenza e le funzionalità di cui hai bisogno. Ecco alcuni aspetti cruciali da considerare: Potenza e Velocità: I trapani avvitatori industriali sono dotati di diverse potenze, espresse in Volt (V) e giri al minuto (RPM). Più alto è il voltaggio, maggiore sarà la capacità di perforare materiali duri come metallo o cemento. La velocità, invece, può essere regolabile in base al lavoro da svolgere. Tipo di Batteria: Oggigiorno, la maggior parte dei trapani avvitatori è alimentata da batterie al litio. Queste offrono una buona autonomia, sono più leggere rispetto alle batterie al nichel-cadmio e si ricaricano più rapidamente. Considera il tempo di ricarica e la durata della batteria per evitare interruzioni durante i lavori. Funzionalità Aggiuntive: Alcuni trapani avvitatori hanno funzioni di martellatura che li rendono particolarmente utili per lavori in muratura. Anche la presenza di più livelli di velocità e coppia è un punto a favore se si necessita di maggiore controllo. Ergonomia e Peso: Un trapano avvitatore ergonomico e ben bilanciato può ridurre notevolmente l'affaticamento durante le lunghe sessioni di lavoro. Il peso è un altro fattore importante: per lavori sopra la testa o in posizioni scomode, un modello più leggero è preferibile. Accessori e Versatilità: Valuta se il trapano è compatibile con vari tipi di punte e accessori. La disponibilità di batterie sostitutive, caricabatterie veloci e la possibilità di utilizzare diversi inserti per avvitare sono tutte caratteristiche che aumentano la versatilità del prodotto. Differenze dei Prodotti sul MercatoI trapani avvitatori possono essere classificati principalmente per la potenza (tensione della batteria) e per le funzionalità aggiuntive come la funzione a percussione o la regolazione della coppia. Alcuni modelli, come il DEWALT XRP DCD991P2-QW, sono progettati per un uso industriale pesante, mentre altri, come il WORX WX352, possono essere più indicati per lavori di media intensità. Trapani Avvitatori a Percussione: Adatti a chi lavora spesso con muratura o cemento. Trapani Compatti: Ideali per chi ha bisogno di una maggiore manovrabilità e di lavorare in spazi ristretti. Trapani Senza Filo: Sono più pratici rispetto ai modelli con filo, offrendo una maggiore libertà di movimento, ma necessitano di batterie di buona qualità e lunga durata. Criteri per la Scelta del Trapano Avvitatore Giusto Quando decidi quale trapano avvitatore acquistare, considera i seguenti criteri: Tipo di Lavoro: Se devi affrontare lavori pesanti, opta per un trapano con alta tensione e batteria a lunga durata. Frequenza d'Uso: Per un uso quotidiano, è meglio investire in modelli robusti e potenti come DEWALT o Bosch. Per utilizzi più occasionali, un modello più economico potrebbe bastare. Budget: I prezzi dei trapani avvitatori possono variare notevolmente. Un investimento maggiore spesso garantisce una maggiore durabilità e più funzionalità. Compatibilità degli Accessori: Se già possiedi utensili di una specifica marca, potrebbe essere vantaggioso rimanere fedele a quella marca per usare le stesse batterie. Sostenibilità del Prodotto e dell'Azienda La sostenibilità è diventata un criterio importante nella scelta degli strumenti industriali. Marchi come Bosch e WORX stanno adottando politiche di produzione più sostenibili. WORX, ad esempio, ha iniziato a utilizzare materiali riciclati nei loro utensili e punta a ridurre l'impronta di carbonio del ciclo di produzione. Bosch, dal canto suo, è impegnata nella riduzione delle emissioni di CO2 e offre linee di prodotti efficienti dal punto di vista energetico. DEWALT è nota per la durabilità dei suoi strumenti, il che, sebbene non direttamente legato all'uso di materiali riciclati, contribuisce alla sostenibilità riducendo la necessità di sostituire spesso l'attrezzatura. Confronto tra Tre Trapani Avvitatori: WORX WX352, Bosch GSB 18V-45, DEWALT XRP DCD991P2-QW Di seguito un confronto dettagliato tra tre trapani avvitatori popolari sul mercato. WORX WX352 Potenza: 20V, ottimo per utilizzi di media intensità. Funzioni: Funzione a percussione, velocità variabile e mandrino autoserrante da 13 mm. Batteria: Batteria al litio con buona durata, ma tempo di ricarica leggermente più lungo rispetto agli altri. Peso: Relativamente leggero e facile da maneggiare. Sostenibilità: Utilizzo di componenti riciclati e politiche di riduzione delle emissioni durante la produzione. Bosch GSB 18V-45 Potenza: 18V, con funzione a percussione, ideale per lavori su muratura leggera e legno. Funzioni: 2 velocità, controllo di coppia regolabile e compatibilità con un'ampia gamma di accessori Bosch. Batteria: Sistema di batteria Power for All, che consente l'intercambiabilità tra vari utensili Bosch. Peso: Ben bilanciato, con impugnatura ergonomica. Sostenibilità: Bosch punta alla neutralità carbonica e adotta processi di produzione più ecologici. DEWALT XRP DCD991P2-QW Potenza: 18V, progettato per utilizzi intensivi su materiali duri come metallo e cemento. Funzioni: 3 velocità, tecnologia brushless per massimizzare la potenza e ridurre l'usura del motore. Batteria: Batterie XR Li-Ion da 5.0 Ah, garantendo lunga autonomia e rapida ricarica. Peso: Più pesante rispetto agli altri modelli, ma molto robusto. Sostenibilità: DEWALT si distingue per la robustezza dei suoi strumenti, che prolungano il ciclo di vita del prodotto. Conclusione: Quale Trapano Avvitatore Scegliere? WORX WX352 è l'ideale per chi cerca un prodotto versatile e leggero, adatto a lavori di media intensità e con un occhio alla sostenibilità. Bosch GSB 18V-45 è perfetto per chi ha già altri strumenti Bosch e desidera un trapano affidabile, con funzioni di percussione per la muratura leggera. DEWALT XRP DCD991P2-QW è la scelta migliore per i professionisti che necessitano di un prodotto robusto e potente, adatto a lavori pesanti e intensivi. Valuta attentamente le tue necessità specifiche, il tipo di lavori che devi svolgere e quanto la sostenibilità conta nella tua scelta finale. Così facendo, troverai il trapano avvitatore industriale più adatto a te.© Riproduzione Vietata

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Gli Extra Costi degli Impianti di Termovalorizzazione per la Cattura del Carbonio
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Gli Extra Costi degli Impianti di Termovalorizzazione per la Cattura del Carbonio
Economia circolare

Come risolvere l’abbassamento delle emissioni CO2 nei termovalorizzatori migliorando il processo dei rifiuti di Marco ArezioGli impianti di termovalorizzazione hanno raggiunto standard di efficienza ambientali molto alti rispetto a quelli costruiti negli anni ’90 del secolo scorso, ma, nello stesso tempo, le stringenti normative europee sulla riduzione dell’emissione di CO2 impongono continui efficientamenti degli impianti.Da più parti si sono studiati interventi tecnici per istallare dei sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 che verrebbe dispersa in ambiente, modifiche efficaci e del tutto positive da un punto di vista ambientale. Il problema che però si presenta è quello di apparire, come sembrerebbe, una frettolosa soluzione che avrebbe ricadute economiche importanti sul costo della produzione di energia. Secondo gli studi condotti dalla UE sulla finanza sostenibile, il flusso dei rifiuti che entrano nei termovalorizzatori, definiti, non riciclabili o residuo, sembrerebbe composto da un’eccessiva quantità di materiali riciclabili, come plastica ed organico, sottraendo materie prime preziose che dovrebbero rientrare nella catena di produzione. Inoltre la presenza di materiali nobili, che non dovrebbero essere bruciati, aumenta l’emissione di CO2 senza motivo, dovendo poi spendere soldi per la sua cattura. Come risolvere il problema? I flussi di rifiuti definiti "residui", dovrebbero effettivamente essere composti da materiali ormai non più riciclabili e, per fare questo, è necessario che il conferimento degli scarti avvenga attraverso il miglioramento della raccolta differenziata e attraverso un efficiente e diffuso sistema di riciclo meccanico. Questo binomio aiuta alla captazione di tutti quei materiali che hanno un valore industriale e che, quindi, si possano avviare al riciclo, diminuendo il conferimento ai termovalorizzatori di materiali non corretti. A dimostrazione di ciò si possono citare gli esempi di alcuni paesi nei quali è stata applicata una tassa sui termovalorizzatori, calcolata sulla quantità di CO2 emessa. L’abbassamento delle emissioni è transitato dall’istallazione di linee di selezione dei rifiuti in entrata al fine di intercettare tutto quello che, pur presente nel flusso destinato all’incenerimento, poteva essere riciclato. Ad esempio, l'impianto di smistamento di Stoccolma Exergi in Svezia consente di risparmiare 33.000 tonnellate di CO2 all'anno, selezionando l'equivalente di circa il 75% della plastica contenuta nei rifiuti in entrata. Cosa frena questa soluzione? Innanzitutto, spesso, il conferimento dei rifiuti urbani ai termovalorizzatori è da vedersi come una scorciatoia politica alla costruzione di nuovi impianti di riciclo meccanici e di termovalorizzazione, che sono spesso invisi alla popolazione. Laddove la politica non è missione sociale, cerca di assecondare il fenomeno NIMVY (non nel mio territorio), che preferisce spedire i rifiuti lontano dalla propria area piuttosto che renderla autonoma ed efficiente. Questo però, molte volte, comporta contratti rischiosi riguardo i flussi in ingresso ai termovalorizzatori, come le "garanzie di tonnellaggio minimo", le clausole "put or pay" o i "meccanismi di banding", che possono generare penali verso i clienti che conferiscono i rifiuti se il flusso dovesse diminuire. Queste penali, di solito corpose, impediscono la creazione di un concetto di circolarità dei rifiuti locali impedendo qualsiasi operazione di gestione e trattamento degli stessi, con perdite di competitività economica e ambientale rispetto ad altri comuni. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - termovalorizzatori

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Ricambi per le auto prodotti con un compound contenente scarti di caffè
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Ricambi per le auto prodotti con un compound contenente scarti di caffè
Economia circolare

Ford e McDonald’s hanno creato una collaborazione ispirata all’economia circolaredi Marco ArezioLe due società attive nel settore della mobilità e della ristorazione hanno coinvolto la ditta Competitive Green Technology per realizzare un compound che potesse utilizzare alcuni scarti del del caffè, uniti al polipropilene, per produrre ricambi per auto. Lo scopo era studiare una ricetta che rendesse alcune parti delle auto più leggere e più robuste rispetto alle ricette tradizionali. Lo scarto, per evitare che si bruci, viene trattato in un ambiente a basso contenuto di ossigeno e poi mischiato con il polipropilene per la formazione dei granuli, che risulteranno più leggeri del polipropilene tradizionale e avranno bisogno di minor energia per lo stampaggio. Secondo il leader tecnico del team di ricerca dei nuovi materiali Ford, il Sig. Mielewski, lo scarto proveniente dalla torrefazione del caffè viene usato in sostituzione del talco che normalmente compone i compounds di polipropilene, apportando una riduzione di peso intorno al 20% e una buona resistenza alle alte temperature. Le prime applicazioni sono state fatte nella produzione di alloggiamenti per i fari, a seguito di prove nelle quali si è notata una maggiore resistenza alle temperature rispetto al pezzo fatto con il nuovo compound al tradizionale. Infatti, l’alloggiamento dei fari è una zona dove si crea molto calore e le proprietà tecnica del nuovo materiale è sembrata subito azzeccata a questo lavoro. Questi nuovi ambiti per i fari saranno costruiti dal fornitore Varroc Lighting Systems e saranno posizionati sulla berlina Lincon Continental a seguito delle nuove modifiche previste nel 2020. Secondo il team Ford, l’alloggiamento per i fari è solo l’inizio della produzione di articoli per la componentistica delle auto fatte con questa ricetta Green e con altre allo studio, come è successo per la schiuma di soia usata nei sedili della Mustang e che oggi si trovano in molte altre macchine dell’azienda. La ricerca e lo sviluppo di ricette che siano compatibili con la circolarità dei componenti impiegati, hanno lo scopo di utilizzare i pezzi prodotti in alcune vetture della gamma Ford e Lincon, con particolare attenzione a quegli elementi dove, all’interno dell’auto, vengono sviluppate alte temperature. Parliamo di involucri per batterie, sotto cofani e coperture per il motore. Ovviamente la fragranza del caffè, sui componenti da installare, viene tolta nella fase di produzione del compound per evitare che la vostra macchina abbia il profumo di una tazza di caffè appena versato.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - demolizioni - ricambi autoVedi maggiori informazioni sul riciclo

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Aspirapolveri e Aspiraliquidi Industriali: La Guida per Scegliere con Consapevolezza e Sostenibilità
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Aspirapolveri e Aspiraliquidi Industriali: La Guida per Scegliere con Consapevolezza e Sostenibilità
Economia circolare

Se lavori in ambienti come cantieri, officine o laboratori o nel fai da te, sai quanto sia fondamentale avere uno aspirapolveri e aspiraliquidi efficiente e sostenibiledi Marco ArezioGli aspirapolvere e gli aspiraliquidi industriali sono indispensabili per mantenere pulizia e sicurezza, ma con tanti modelli sul mercato, scegliere quello giusto può sembrare un'impresa. In questa guida scoprirai cosa rende davvero efficiente un aspirapolvere industriale, quali sono i modelli più adatti alle tue esigenze e come fare una scelta sostenibile senza compromessi sulla qualità. Prenditi qualche minuto per leggere: fare la scelta giusta significa non solo risparmiare tempo e fatica, ma anche garantire un ambiente di lavoro più salubre e sicuro. Prima dell'Acquisto: Cosa Devi Sapere su un Aspirapolvere Industriale 1. Potenza e Capacità di Aspirazione: Perché Contano La potenza del motore e la capacità di aspirazione sono ciò che differenzia un buon aspirapolvere da uno mediocre. I motori più potenti, di solito tra i 1000 e i 1500 watt, sono in grado di affrontare detriti e liquidi con maggiore efficienza. Ma attenzione: più potenza non significa sempre migliore, soprattutto se il tuo obiettivo è ottimizzare il consumo energetico e l'impatto ambientale. Valuta bene le tue esigenze reali. 2. Capacità del Serbatoio: Non Sottovalutare Questo Aspetto La capacità del serbatoio determina quanto a lungo puoi lavorare senza dover svuotare l'aspiratore. Se lavori in ambienti con grandi accumuli di sporco, un serbatoio da almeno 30 litri sarà essenziale per evitare continue interruzioni. I serbatoi più grandi ti permettono di essere più efficiente e riducono i tempi morti. 3. Classi di Polvere: La Sicurezza Prima di Tutto Gli aspiratori industriali vengono classificati in base alla tipologia di polveri che possono trattare (Classi L, M, H). Per polveri comuni e poco pericolose va bene un aspiratore di Classe L, mentre per polveri più dannose come quelle di quarzo o amianto, serve un modello di Classe M o H. Non scendere mai a compromessi sulla sicurezza: conoscere la classe di polvere adatta al tuo lavoro può fare una grande differenza per la tua salute. 4. Filtraggio: Non Tutti i Filtri Sono Uguali Un buon sistema di filtraggio protegge sia te che l'ambiente. I filtri HEPA, ad esempio, sono essenziali per trattenere polveri sottili e allergeni. Scegliere un modello con un sistema di pulizia automatica del filtro non solo ti risparmierà manutenzione, ma aumenterà anche l'efficienza dell'aspirapolvere, mantenendo le sue prestazioni costanti. 5. Accessori: La Versatilità che Fa la Differenza Pensa agli accessori come alle braccia estese dell'aspirapolvere. Tubi, bocchette e spazzole specifiche possono trasformare il tuo aspiratore in uno strumento versatile capace di affrontare ogni tipo di superficie e angolo difficile da raggiungere. Verifica che il modello scelto abbia gli accessori necessari per il tuo lavoro: dalle superfici lisce ai tappeti, fino agli angoli più nascosti. 6. Mobilità e Robustezza: Perché il Lavoro sia anche Confortevole Nessuno vuole trascinare un aspirapolvere scomodo e pesante in un ambiente di lavoro caotico. Scegliere modelli con ruote robuste e maniglie ergonomiche ti aiuterà a risparmiare fatica e a muoverti agilmente. Inoltre, assicurati che il modello sia costruito per durare: materiali resistenti a urti e corrosione sono fondamentali in contesti difficili come i cantieri. Differenze Chiave tra i Modelli sul Mercato Gli aspirapolvere industriali si distinguono per: Potenza del Motore: Maggiore potenza per aspirare detriti più difficili. Capacità del Serbatoio: Capacità più elevata significa meno interruzioni. Classe di Polvere: Modelli di classe superiore proteggono da polveri più pericolose. Filtri Avanzati: I filtri HEPA o altri sistemi di filtraggio avanzati sono fondamentali per trattenere le particelle fini e ridurre l’esposizione agli allergeni. Come Scegliere il Modello Adatto alle Tue Esigenze Tipo di Lavoro e Ambiente: Considera la tipologia di polveri e liquidi che dovrai gestire. Un’officina, ad esempio, avrà bisogno di un modello resistente a olio e liquidi specifici. Durata e Affidabilità: Se usi l’aspirapolvere intensamente, investire in un modello robusto con una buona garanzia è una scelta strategica. Alcuni produttori offrono anche assistenza tecnica e ricambi facilmente reperibili, un valore aggiunto da non sottovalutare. Efficienza Energetica: Scegliere un modello a basso consumo riduce la bolletta energetica e aiuta l’ambiente. Marchi che puntano su materiali riciclati e tecnologie green offrono una doppia vittoria: prestazioni elevate e un’impronta ecologica ridotta. Sostenibilità e Valore Aggiunto Alcune aziende stanno adottando politiche concrete per migliorare la sostenibilità dei loro prodotti. Bosch, ad esempio, sta aumentando l’uso di materiali riciclati e migliorando l'efficienza energetica delle proprie macchine. Scegliere un marchio attento alla sostenibilità significa contribuire a ridurre l'impatto ambientale. Inoltre, optare per aspirapolvere con parti sostituibili e materiali durevoli permette di allungarne la vita utile e ridurre i rifiuti elettronici. Confronto tra i Migliori Modelli del Mercato Per aiutarti a fare una scelta informata, ecco un confronto tra tre modelli di aspirapolvere industriali: MENZER Aspiratore Industriale VCL 530 PRO Potenza: 1200 W Capacità serbatoio: 30 L Classe di polvere: L Filtraggio: Sistema di filtraggio avanzato per polveri generiche.Pro: Capacità elevata e grande robustezza, perfetto per ambienti intensi. Contro: Limitato a polveri a bassa pericolosità. Bosch Professional Aspiratore Industriale GAS 35 M AFC Potenza: 1200 W Capacità serbatoio: 35 L Classe di polvere: M Filtraggio: Dotato di filtro HEPA e sistema di pulizia automatica. Pro: Adatto a polveri medio-pericolose, filtraggio HEPA di alta qualità. Contro: Prezzo superiore rispetto ad altri modelli. Einhell Aspirapolvere e Aspiraliquidi TE-VC 2340 SACL Potenza: 1500 W Capacità serbatoio: 40 L Classe di polvere: L Filtraggio: Filtraggio standard con pulizia manuale. Pro: Ottimo rapporto qualità-prezzo, serbatoio capiente. Contro: Filtraggio meno avanzato e classe di polvere limitata. Conclusioni: Quale Aspirapolvere è Perfetto per Te? Scegliere l’aspirapolvere giusto dipende dalle tue specifiche esigenze. Se hai bisogno di un modello versatile per gestire polveri medio-pericolose in un ambiente misto, il Bosch Professional GAS 35 M AFC è una scelta eccellente grazie alla sua potenza e al filtraggio avanzato. Se invece il tuo obiettivo è un modello ad alta capacità a un prezzo contenuto, l’Einhell TE-VC 2340 SACL offre un ottimo equilibrio, pur avendo qualche limitazione sul filtraggio. Qualunque sia la tua scelta, investire in un aspirapolvere industriale di qualità significa migliorare l’efficienza del lavoro, garantire la sicurezza dell’ambiente e, perché no, contribuire a un futuro più sostenibile. Buon acquisto! © Riproduzione Vietata

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Economia Circolare, Bioeconomia e SDGs: Una Prospettiva di Connessione
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Economia Circolare, Bioeconomia e SDGs: Una Prospettiva di Connessione
Economia circolare

Come l'economia circolare e la bioeconomia contribuiscono agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibiledi Marco ArezioL'economia mondiale si trova di fronte a sfide senza precedenti, come il cambiamento climatico, l'esaurimento delle risorse naturali e la crescita demografica. La necessità di soluzioni sostenibili è più urgente che mai, e in questo contesto emergono due approcci fondamentali: l'economia circolare (EC) e la bioeconomia. Questi modelli si integrano strettamente e offrono un contributo cruciale al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Questo articolo esplorerà come la bioeconomia e l'economia circolare possano lavorare in sinergia per facilitare la transizione verso un futuro più sostenibile, ponendo l'accento su politiche e strategie per integrare questi due approcci. Economia Circolare e Bioeconomia: Definizioni e Sinergie L'economia circolare è un paradigma economico che mira a minimizzare lo spreco e a mantenere i materiali e i prodotti in uso il più a lungo possibile. Si basa su principi come la progettazione per la durabilità, la riparabilità e il riciclo. In questo modello, i rifiuti diventano risorse, contribuendo a ridurre la dipendenza da materie prime vergini e a limitare l'impatto ambientale. La bioeconomia, invece, riguarda l'utilizzo di risorse biologiche rinnovabili per produrre cibo, energia e materiali, con l'obiettivo di sostituire le materie prime fossili con alternative basate sulla biomassa. Questo approccio promuove l'uso sostenibile delle risorse naturali e il rispetto degli ecosistemi. L'economia circolare e la bioeconomia sono strettamente interconnesse. L'economia circolare può essere vista come una cornice all'interno della quale la bioeconomia opera, ottimizzando l'uso delle risorse biologiche. Un esempio pratico di questa sinergia è la valorizzazione degli scarti agricoli per la produzione di bioplastiche o bioenergia, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e chiudendo il ciclo dei materiali. Contributo agli SDGs Il contributo dell'economia circolare e della bioeconomia agli SDGs è significativo e diversificato. Gli SDGs, adottati dalle Nazioni Unite nel 2015, rappresentano un quadro di riferimento globale per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile entro il 2030. Ecco come l'integrazione tra economia circolare e bioeconomia può contribuire a diversi SDGs: SDG 2: Fame Zero. La bioeconomia promuove pratiche agricole sostenibili, riducendo la dipendenza dai fertilizzanti chimici e migliorando la qualità del suolo tramite l'uso di ammendanti organici derivati dagli scarti agroindustriali. SDG 7: Energia Pulita e Accessibile. La produzione di bioenergia da biomassa è un elemento fondamentale della bioeconomia, garantendo l'accesso a forme di energia rinnovabile. L'economia circolare contribuisce a questo obiettivo promuovendo il recupero di energia dai rifiuti e migliorando l'efficienza delle risorse. SDG 9: Industria, Innovazione e Infrastrutture. L'integrazione tra economia circolare e bioeconomia stimola l'innovazione tecnologica, specialmente nelle industrie basate su biomassa, creando nuovi mercati per materiali sostenibili e supportando la transizione verso infrastrutture a basso impatto ambientale. SDG 12: Consumo e Produzione Responsabili. L'economia circolare mira a ridurre i rifiuti attraverso la progettazione di prodotti che possano essere riparati, riutilizzati e riciclati. La bioeconomia completa questo obiettivo promuovendo l'uso di risorse rinnovabili in modo efficiente e sostenibile. SDG 13: Lotta contro il Cambiamento Climatico. Entrambi gli approcci contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra. La bioeconomia lo fa sostituendo materiali fossili con biomassa, mentre l'economia circolare riduce la necessità di nuove materie prime, limitando così l'impatto ambientale dell'estrazione e della produzione. Politiche e Strategie per l'Integrazione Per massimizzare il potenziale dell'economia circolare e della bioeconomia nel contribuire agli SDGs, è fondamentale una solida integrazione a livello politico e strategico. Alcune delle politiche chiave includono: Quadri normativi integrati. I governi dovrebbero sviluppare politiche che supportino sia la transizione verso l'economia circolare sia la promozione della bioeconomia. Ad esempio, incentivando la produzione di bioprodotti da scarti industriali e agricoli. Incentivi finanziari. Misure fiscali come sussidi e agevolazioni fiscali possono incoraggiare le aziende a investire in tecnologie innovative che abbracciano entrambi i modelli. Un esempio è rappresentato dai fondi per la ricerca nel settore bio-based e per le tecnologie avanzate di riciclo. Collaborazione pubblico-privato. La creazione di partenariati tra settore pubblico, privato e istituti di ricerca è essenziale per sviluppare soluzioni innovative. Questi partenariati possono facilitare la creazione di filiere produttive sostenibili, valorizzando al meglio gli scarti. Educazione e sensibilizzazione. Promuovere la conoscenza dell'economia circolare e della bioeconomia tra i cittadini è cruciale per favorire l'adozione di pratiche sostenibili. Campagne di sensibilizzazione e programmi educativi possono contribuire a creare una cultura del consumo responsabile. Innovazione tecnologica. Investire in ricerca e sviluppo è fondamentale per sviluppare nuove soluzioni che migliorino l'efficienza delle risorse biologiche e minimizzino gli sprechi. Tecnologie come la bioraffineria integrata, che trasforma la biomassa in una vasta gamma di prodotti, sono esempi di innovazione che uniscono economia circolare e bioeconomia. Conclusioni L'integrazione tra economia circolare e bioeconomia rappresenta una potente leva per affrontare le sfide ambientali e socioeconomiche attuali, contribuendo al raggiungimento degli SDGs. La sinergia tra questi due modelli permette di massimizzare l'efficienza delle risorse, ridurre gli sprechi e creare un sistema economico più resiliente e sostenibile. Tuttavia, è necessario un forte supporto politico, innovazione tecnologica e una stretta collaborazione tra tutti gli attori della società per realizzare pienamente questo potenziale. Solo attraverso un approccio integrato e coordinato sarà possibile creare una società che non solo vive in armonia con le risorse naturali, ma che le valorizza in modo equo e sostenibile. © Riproduzione VietataFonti Informative - Ellen MacArthur Foundation (2021). "What is Circular Economy?". - European Commission (2020). "A new Circular Economy Action Plan for a cleaner and more competitive Europe". - FAO (2018). "The State of the World’s Forests". - United Nations (2015). "Transforming our World: The 2030 Agenda for Sustainable Development". - OECD (2019). "The Bioeconomy to 2030: Designing a Policy Agenda". - World Economic Forum (2022). "The Bioeconomy and Circular Economy Connection: Opportunities for a Sustainable Future".

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - Gestione dei Rifiuti Tessili nei Paesi in Via di Sviluppo: Opportunità e Sfide per la Sostenibilità
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Gestione dei Rifiuti Tessili nei Paesi in Via di Sviluppo: Opportunità e Sfide per la Sostenibilità
Economia circolare

Come i paesi emergenti possono trasformare i rifiuti tessili in risorse per un futuro più sostenibiledi Marco ArezioLa gestione dei rifiuti tessili rappresenta una sfida cruciale nei paesi in via di sviluppo, un tema spesso trascurato nei dibattiti globali sulla sostenibilità. Ogni anno, enormi quantità di abiti usati provenienti dai paesi industrializzati arrivano nei mercati locali o, peggio, si accumulano in discariche improvvisate. Questo fenomeno comporta gravi conseguenze ambientali, economiche e sociali, ma offre anche l'opportunità di promuovere modelli innovativi di economia circolare. Le Implicazioni Ambientali dei Rifiuti Tessili L'accumulo incontrollato di tessuti, in particolare quelli sintetici, rappresenta una minaccia per gli ecosistemi locali. I tessuti non biodegradabili possono rimanere nell'ambiente per decenni, rilasciando microplastiche che si infiltrano nelle falde acquifere e nella catena alimentare. La combustione dei rifiuti, spesso utilizzata per ridurre il volume delle discariche, libera gas serra e sostanze tossiche, aggravando il cambiamento climatico e causando problemi di salute pubblica nelle comunità circostanti. Inoltre, le discariche improvvisate degradano il paesaggio e compromettono la biodiversità, minacciando la sopravvivenza di molte specie. Un Problema Che Non Può Più Essere Ignorato Paesi come il Ghana, il Kenya, il Bangladesh e l'India affrontano sfide specifiche legate ai rifiuti tessili, a seconda delle infrastrutture e delle condizioni socioeconomiche. In Ghana, il "Kantamanto Market" riceve grandi quantitativi di abiti usati, molti dei quali non sono riutilizzabili e finiscono per essere abbandonati in discariche, aggravando il degrado ambientale. In Kenya, la mancanza di politiche adeguate per regolare l'importazione di vestiti di scarsa qualità satura il mercato locale, danneggiando le filiere tessili indigene. In Bangladesh, l'afflusso di scarti tessili esteri si somma a un già elevato volume di rifiuti industriali, creando rischi per l'ambiente e per la salute pubblica. In India, infine, l'assenza di infrastrutture di riciclo e la scarsa consapevolezza portano a un accumulo incontrollato di rifiuti tessili, accentuando le disuguaglianze sociali. Soluzioni per una Gestione Sostenibile Nonostante la complessità del problema, esistono soluzioni promettenti per trasformare i rifiuti tessili in risorse utili. Un approccio integrato, che coinvolga governi, ONG, imprese e comunità locali, può portare a risultati significativi. Promozione dell’Economia Circolare L’economia circolare offre opportunità concrete per ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti tessili. In Bangladesh, ad esempio, impianti di riciclo avanzati, finanziati da collaborazioni tra aziende globali del settore tessile e ONG internazionali, trasformano scarti industriali in fibre rigenerate pronte per nuove produzioni. In Kenya, molte cooperative femminili dedicate all’upcycling ricevono sostegno economico e formativo da ONG locali e programmi internazionali, come il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP). Queste iniziative non solo riducono i rifiuti, ma creano anche opportunità di lavoro e rafforzano le economie locali. Regolamentazione e Formazione I governi possono giocare un ruolo cruciale implementando normative che regolino l'importazione di vestiti usati e promuovano la qualità dei materiali. Parallelamente, campagne di sensibilizzazione e programmi di formazione possono incoraggiare consumi più consapevoli e preparare le comunità locali a sviluppare competenze legate al riciclo e all’upcycling. Collaborazione Internazionale: Un Imperativo La cooperazione tra paesi sviluppati e in via di sviluppo è un elemento chiave per affrontare questa crisi globale. I paesi industrializzati, principali esportatori di rifiuti tessili, devono assumersi la responsabilità di supportare le nazioni emergenti attraverso finanziamenti mirati a progetti di infrastrutture sostenibili, come impianti di riciclo e programmi di upcycling. Inoltre, il trasferimento tecnologico può accelerare l'adozione di metodi innovativi per il trattamento dei rifiuti, mentre la formazione è essenziale per sviluppare competenze locali in grado di gestire efficacemente queste risorse. Una maggiore trasparenza nei processi di esportazione, inclusa la tracciabilità dei materiali, è indispensabile per evitare l'invio di rifiuti non idonei, contribuendo a ridurre il carico ambientale sui paesi riceventi e promuovendo relazioni commerciali più etiche e sostenibili. Lezioni da Progetti di Successo Diversi progetti dimostrano che una gestione sostenibile dei rifiuti tessili è possibile. In Ghana, il "Kantamanto Market" è un esempio di resilienza, offrendo opportunità di lavoro grazie al riutilizzo e all’upcycling di abiti usati. In Bangladesh, la collaborazione con aziende globali ha permesso di sviluppare impianti di riciclo innovativi, mentre in Kenya le ONG lavorano con cooperative locali per promuovere pratiche sostenibili. Un Futuro Possibile La gestione dei rifiuti tessili nei paesi in via di sviluppo non è solo una sfida, ma anche un'opportunità. Attraverso investimenti in infrastrutture, politiche mirate e sensibilizzazione, è possibile ridurre l'impatto ambientale, migliorare le condizioni di vita delle comunità e creare economie più resilienti. Un approccio integrato, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, rappresenta la chiave per trasformare i rifiuti tessili in risorse per un futuro più sostenibile.© Riproduzione Vietata

SCOPRI DI PIU'
https://www.rmix.it/ - L’Innovazione della Carta Riciclata: Soluzioni Sostenibili per i Prodotti di Uso Quotidiano
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare L’Innovazione della Carta Riciclata: Soluzioni Sostenibili per i Prodotti di Uso Quotidiano
Economia circolare

Dalle applicazioni innovative ai vantaggi ambientali: come la carta riciclata sta trasformando il mercato e migliorando la vita di tutti i giornidi Marco ArezioL'uso della carta riciclata ha trovato applicazioni sempre più innovative negli ultimi anni, grazie ai progressi tecnologici e alla crescente consapevolezza ambientale. Tradizionalmente, la carta riciclata veniva utilizzata principalmente per produrre nuovi fogli di carta o cartone per l'imballaggio. Tuttavia, oggi le sue applicazioni si sono notevolmente espanse, abbracciando settori diversi e offrendo soluzioni ecologiche per una vasta gamma di prodotti. EdiliziaUna delle applicazioni più sorprendenti della carta riciclata è nel settore edilizio. Pannelli isolanti e materiali di costruzione a base di carta riciclata offrono alternative sostenibili e altamente efficaci. Questi materiali non solo riducono la dipendenza dalle risorse tradizionali, ma offrono anche eccellenti proprietà isolanti. Design e arredamento La carta riciclata viene utilizzata per creare mobili e oggetti di design unici. Designer innovativi trasformano questo materiale in pezzi di arredamento che combinano estetica e sostenibilità. Sedie, tavoli e lampade realizzati con carta riciclata stanno guadagnando popolarità tra i consumatori attenti all'ambiente. ModaAnche l'industria della moda ha abbracciato l'uso della carta riciclata. Tessuti a base di fibra di carta vengono utilizzati per creare abiti e accessori ecologici. Questi tessuti, pur essendo leggeri e traspiranti, offrono durabilità e comfort comparabili ai materiali tradizionali. PackagingL'innovazione nel packaging è un altro campo in cui la carta riciclata sta facendo la differenza. Oltre ai classici imballaggi di cartone, oggi si producono confezioni alimentari, sacchetti e persino bottiglie utilizzando carta riciclata. Questi imballaggi non solo riducono l'uso della plastica, ma sono anche completamente biodegradabili. Esempi di prodotti quotidiani realizzati con carta riciclata Il mercato dei prodotti realizzati con carta riciclata è in continua espansione, e sempre più articoli di uso quotidiano vengono prodotti utilizzando questo materiale sostenibile. Ecco alcuni esempi di come la carta riciclata viene integrata nei prodotti che usiamo ogni giorno: Quaderni e taccuini: Molti produttori di articoli di cancelleria offrono quaderni e taccuini realizzati interamente con carta riciclata. Questi prodotti non solo conservano la qualità della carta tradizionale, ma spesso includono design accattivanti e funzionalità aggiuntive. Carta igienica e asciugamani di carta: Uno degli utilizzi più diffusi della carta riciclata è nella produzione di carta igienica e asciugamani di carta. Questi prodotti offrono la stessa morbidezza e assorbenza delle loro controparti tradizionali, ma con un impatto ambientale notevolmente ridotto. Buste e sacchetti: I sacchetti di carta riciclata sono una scelta comune nei supermercati e nei negozi al dettaglio. Oltre a ridurre la plastica monouso, questi sacchetti sono robusti e possono essere riutilizzati più volte. Prodotti di cartoleria: Biglietti di auguri, calendari e agende sono sempre più spesso realizzati con carta riciclata. Questi prodotti non solo sono ecologici, ma spesso presentano design creativi e innovativi. Case study di aziende che utilizzano carta riciclata nei loro prodotti Diverse aziende hanno adottato l'uso della carta riciclata nei loro processi produttivi, dimostrando come la sostenibilità possa andare di pari passo con l'innovazione e la qualità. Ecco alcuni esempi di aziende che hanno fatto del riciclo della carta un pilastro della loro filosofia aziendale: MoleskineQuesto noto produttore di taccuini ha introdotto una linea di prodotti realizzati con carta riciclata, mantenendo la stessa attenzione alla qualità e al design che caratterizza i loro prodotti tradizionali. La scelta di utilizzare carta riciclata ha permesso a Moleskine di ridurre significativamente il proprio impatto ambientale. IKEAIl gigante dell'arredamento ha sviluppato una serie di mobili e accessori utilizzando carta riciclata. Ad esempio, la serie di scaffali e contenitori KALLAX include prodotti realizzati in parte con questo materiale, dimostrando come l'innovazione sostenibile possa essere integrata nei prodotti di massa. Seventh GenerationQuesta azienda, specializzata in prodotti per la pulizia della casa e la cura personale, utilizza carta riciclata per i suoi rotoli di carta igienica e asciugamani di carta. La missione di Seventh Generation è quella di promuovere uno stile di vita più sostenibile, e l'uso di carta riciclata è un elemento chiave della loro strategia. EpsonNel settore tecnologico, Epson ha sviluppato una gamma di carta per stampanti realizzata con materiali riciclati. Questa iniziativa non solo riduce il consumo di risorse, ma incoraggia anche i clienti a scegliere soluzioni di stampa più ecologiche. Vantaggi per i consumatori e per l’ambiente L'uso della carta riciclata offre numerosi vantaggi sia per i consumatori che per l'ambiente. Questi benefici contribuiscono a promuovere pratiche di consumo più responsabili e a ridurre l'impatto ecologico della produzione di carta. Riduzione dei rifiuti: Il riciclo della carta aiuta a ridurre la quantità di rifiuti che finiscono in discarica. Questo processo consente di recuperare materiali che altrimenti verrebbero sprecati, trasformandoli in nuovi prodotti utili. Risparmio di risorse naturali: La produzione di carta riciclata richiede meno risorse naturali rispetto alla produzione di carta vergine. Questo significa un minore consumo di legno, acqua ed energia, contribuendo a preservare le foreste e a ridurre l'impatto ambientale complessivo. Riduzione delle emissioni di gas serra: Il processo di riciclo della carta produce meno emissioni di gas serra rispetto alla produzione di carta da materie prime vergini. Questo contribuisce a combattere il cambiamento climatico e a migliorare la qualità dell'aria. Benefici economici: I prodotti realizzati con carta riciclata spesso costano meno rispetto a quelli prodotti con carta vergine. Questo può tradursi in risparmi per i consumatori, senza compromettere la qualità dei prodotti acquistati. Consapevolezza ambientale: L'acquisto di prodotti realizzati con carta riciclata contribuisce a sensibilizzare i consumatori sull'importanza del riciclo e della sostenibilità. Questa consapevolezza può incoraggiare comportamenti di consumo più responsabili e sostenibili. In conclusione, l'impiego della carta riciclata nei prodotti di uso quotidiano rappresenta un passo significativo verso un futuro più sostenibile. Le innovazioni nel riciclo della carta, i numerosi esempi di prodotti realizzati con questo materiale e i vantaggi ambientali ed economici dimostrano che la scelta della carta riciclata è vantaggiosa per tutti. Continuare a supportare e promuovere l'uso di carta riciclata è essenziale per ridurre l'impatto ambientale e costruire un mondo più verde e sostenibile.© Riproduzione Vietata

SCOPRI DI PIU'
242 risultati
1 2 3 4 5 6 ... 14

CONTATTACI

Copyright © 2025 - Privacy Policy - Cookie Policy | Tailor made by plastica riciclata da post consumoeWeb

plastica riciclata da post consumo