Le influenze degli industriali del carbone e delle attività collegate che non volevano una legge che minasse i loro interessidi Marco ArezioSappiamo dalla storia che un motivo, tra i tanti, della grandezza dell’Inghilterra a cavallo tra il XIX° e il XX° secolo fu la propria indipendenza energetica, basata sul carbone, che permetteva all’industria di lavorare, alle case di scaldarsi e poter cucinare e ai trasporti navali di funzionare. Il risvolto della medaglia di tutto questo progresso fu l’inquinamento che pervadeva le città, Londra compresa, creando fitte coltre di nebbie composte da inquinanti dannosi derivanti alla combustione del carbone. Non si comprese, in quel periodo storico, la correlazione tra le emissioni in atmosfera causate dal carbone domestico ed industriale, e la letalità della nebbia inquinata che veniva respirata dagli uomini de dagli animali, portando a patologie respiratorie spesso inquadrate come influenza. Nonostante già nel 1880, il meteorologo Rollo Russell iniziò a credere che lo smog che si formava nelle città potesse avere un’influenza sull’aumento delle malattie e delle morti, poco si fece per risolvere il problema. Tuttavia, verso la fine del XIX° secolo iniziò ad emergere la consapevolezza che lo smog potesse essere deleterio per la salute, e che la principale causa della nebbia densa e persistente venisse proprio dalla combustione del carbone. In ogni caso, la politica cercò di non fare emergere il problema di carattere socio-sanitario, anche perché una soluzione avrebbe imposto una drastica cura, che riguardava la sostituzione del carbone sia domestico che industriale, mettendo mano ad una riforma energetica costosa e avversa agli industriali del carbone. Il silenzio proseguì fino al Dicembre 1952 quando per condizioni meteorologiche particolari, Londra fu avvolta da una nebbia fitta e maleodorante che si impossessò della città per qualche giorno. In quel periodo si verificò un repentino aumento dell’inquinamento atmosferico causato dallo stazionamento dell’anticiclo delle Azzorre che creò un’inversione termica sulla città, creando uno strato di aria fredda al suolo e uno di aria calda superiore con l’assenza di vento. L’aria calda a contatto con quella fredda creava una rugiada, facendo nascere una massiccia quantità di umidità che si mescolava agli inquinanti della combustione del carbone presenti nell’ambiente. Inoltre, la permanenza dell’aria fredda spinse ad aumentare l’uso del carbone per il riscaldamento peggiorando la situazione. Un altro fattore concomitante da tenere presente è che il carbone disponibile in Inghilterra era di pessima qualità, in quanto il migliore veniva venduto all’estero, e questo faceva si che bruciando un combustibile con alto contenuto di zolfo si liberasse nell’aria una grande quantità di anidride solforosa. Si creò quindi una coltre spessa dai 100 ai 200 metri che ammorbò l’aria sia all’esterno degli edifici che all’interno, riducendo la visibilità nei trasporti ma anche per la circolazione dei pedoni. Le vittime, nell’immediata vicinanza ai giorni del grande smog, furono 4000 solo a Londra ma, nei periodi successivi ne furono censiti circa 12.000 che potevano essere ricondotte a questo fenomeno, con l’aggiunta di circa 100.000 ammalati. Nei quattro giorni sopra detti furono rilasciate nell'atmosfera enormi quantità delle seguenti sostanze impure: - 1 000 tonnellate di particelle di fumo - 140 tonnellate di acido cloridrico - 14 tonnellate di composti di fluoro - 370 tonnellate di anidride solforosa convertite in 800 tonnellate di acido solforico Nel 1954 il ministero della salute, a fronte dell’aumento statisticamente così consistente dei morti e degli ammalati di malattie respiratorie, avanzò l’ipotesi che potesse trattarsi di un’influenza. Questi ipotesi, non si sa se spinta da interessi economici di parte, fu smentita successivamente attraverso l’osservazione della medicina generale della zona di Londra e della situazione vaccinale della popolazione, portando ad una conferma che il fenomeno era stato causato dallo smog. Il governo di allora, presieduto da Winston Churchill, cercò una via d’uscita difronte alle informazioni scientifiche presentate dal ministero della salute, per evitare una trasformazione sociale ed industriale che non sarebbe stata gradita agli elettori.Questa trasformazione contemplava: - l’abbandono dell’uso del carbone nelle abitazioni e nelle fabbriche per passare al gas, che avrebbe comportato la fine del particolato proveniente dal carbone e presente nell’aria, con una qualità della stessa in deciso miglioramento- la conversione del combustibile nelle macchine industriali - lo spostamento delle fabbriche fuori dalle città. Il 5 Luglio 1956 il parlamento Britannico promulgò la legge denominata Clean Act, che fu firmata dalla Regina Elisabetta, restando in vigore fino al 1964. Questa legge, in quanto la prima di carattere ambientale, resterà una pietra miliare nel campo del controllo della qualità dell’aria e delle emissioni inquinanti, nonostante, nei decenni successivi, fu oggetto più volte di implementazione e aggiornamento.
SCOPRI DI PIU'L'impegno di Eni nel settore fotovoltaico spagnolo come parte della strategia di transizione energetica e diversificazione industrialeLa diversificazione industriale delle aziende che sono vissute da sempre sull’estrazione, raffinazione e distribuzione dei derivati del petrolio, sta correndo velocemente quasi forse una competizione. Abbiamo seguito da vicino gli investimenti di Total nel campo delle energie rinnovabili a livello mondiale, di Enel in diversi paesi, mentre oggi vediamo le nuove iniziative di Eni in Spagna nel campo del settore fotovoltaico.Infatti, Eni ha riferito attraverso un comunicato stampa che ha siglato un accordo con X-Elio per l’acquisizione di tre progetti fotovoltaici nel sud della Spagna per una capacità complessiva di 140 MW. Eni e X-Elio hanno inoltre avviato le discussioni per una collaborazione strategica tra le due aziende per lo sviluppo di progetti di energia verde in Spagna, dove Eni punta a una crescita pari a 1 GW nei prossimi 5 anni, contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo di 5GW di capacità installata da rinnovabili entro il 2025. X-Elio è tra i leader nell’ambito di progetti di energia rinnovabile a livello globale con una presenza importante in Spagna, dove ha sviluppato e costruito progetti da oltre 1 GW. L’azienda attualmente ha nel paese progetti da 250 MW in fase di costruzione, un accordo a lungo termine per l’acquisto di elettricità (PPA) da oltre 650 MW, e oltre 1,5 GW in fase di sviluppo. In base all’intesa, il trasferimento dei progetti sarà soggetto alle consuete autorizzazioni, a partire dal secondo semestre del 2021. Eni sarà responsabile della realizzazione degli impianti e della commercializzazione dell'energia elettrica. Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, ha dichiarato: “Questa iniziativa rafforza in modo significativo la presenza di Eni nel mercato spagnolo con un grande investimento nel campo delle energie rinnovabili e integra i business dell’azienda già esistenti nella regione. Lo sviluppo di progetti fotovoltaici è in linea con la nostra strategia a sostegno della transizione energetica ed è un elemento chiave dell’impegno dell’azienda verso una riduzione delle emissioni di CO2. Questa acquisizione, inoltre, consentirà di sfruttare future sinergie con il business luce & gas retail“. Questo accordo si aggiunge a quello siglato recentemente da Eni gas e luce, società controllata al 100% da Eni, con il Grupo Pitma per l’acquisizione del 100% di Aldro Energía Y Soluciones S.L., attiva in Spagna e Portogallo nel mercato della vendita di energia elettrica, gas e servizi a clienti residenziali e grandi, piccole e medie imprese. Eni inoltre sta per finalizzare gli accordi relativi alla risoluzione amichevole delle controversie relative a Union Fenosa Gas, a valle dei quali Eni entrerà direttamente nelle attività di vendita di gas naturale in Spagna ai clienti del settore industriale, grossisti e termoelettrico, rafforzando la sua presenza nel mercato europeo del gas.
SCOPRI DI PIU'Gazechim Plastics cambia nome in Snetor Uk dopo l'AcquisizioneA seguito dell'acquisizione di Gazechim Plastics da parte del Gruppo Snetor lo scorso luglio, siamo lieti di annunciare il cambio della ragione sociale di GAZECHIM PLASTICS UK che diventa SNETOR UK. Questo nuovo nome aziendale illustra il nostro desiderio di rafforzare la nostra visibilità sul mercato europeo e fa parte del nostro sviluppo strategico. Chiude il cambio di nome avviato con GAZECHIM PLASTICS ROMANIA che è diventato SNETOR EASTERN EUROPE alla fine del 2020. Da gennaio 2021, GAZECHIM PLASTICS BENELUX e GAZECHIM PLASTICS NORDEN si chiamano SNETOR BENELUX e SNETOR NORDEN Emmanuel Aubourg, CEO Snetor Group
SCOPRI DI PIU'Gomma da masticare: Un prodotto storico, nato vegetale e diventato un mix di chimica poco amico dell’ambientedi Marco ArezioLe prime tracce storiche della gomma da masticare risalgono ai Maya, che erano abituati a masticare delle palline di gomma dette Chicle, tratte da una pianta chiamata Manilkara Chicle. Successivamente si sono trovate altre tracce, in epoca più recente, attribuite al generale e presidente del Messico, Antonio Lopez de Santa Maria, chiamato il Napoleone dell’West, ( Xalapa, 21 febbraio 1794 – Città del Messico, 21 giugno 1876) militare e politico di lungo corso, al quale verrebbe attribuita l’invenzione della gomma da masticare moderna. Ma se parliamo di dati certi, circa l’origine del prodotto, dobbiamo allora far riferimento al brevetto depositato da William Semple il 28 Dicembre del 1869 negli Stai Uniti. Una ricetta messa in commercio due anni più tardi che non entusiasmò troppo i clienti in quanto, le palline, erano insapori e molli. Ma sulla scorta di questi insuccessi, Semple modificò più volte la ricetta, inserendo aromi e lavorando sulla consistenza della gomma, riuscendo a far crescere l’interesse per il prodotto verso la fine del decennio del secolo. Nel corso del XX secolo l’industria cambiò radicalmente la ricetta, utilizzando non più una gomma naturale ma una sintetica, il Poliisobutilene, relegando la lavorazione del Chicle ad una nicchia di mercato. Successivamente si era lavorato sulle proprietà elastiche del prodotto inserendo additivi, raggiungendo così la voluta viscosità attraverso l’aggiunta di una gomma di Xanthano. In Europa la conoscenza di questo articolo rimase sconosciuto fino all’avvento della seconda guerra mondiale quando i soldati americani, di stanza nel vecchio continente, lo fecero conoscere alla popolazione. Infatti lo stato maggiore dell’esercito aveva inserito nella cosiddetta “Razione K”, un mix di alimenti che ogni soldato aveva con sé sul campo di battaglia, la gomma da masticare per svariate ragioni. Si riteneva che masticare la gomma, additivata anche di caffeina, aiutasse i soldati a sopportare meglio le tensioni dei combattimenti, inoltre favoriva la pulizia del cavo orale in quelle situazioni in cui i soldati non potevano lavarsi i denti. Ma come viene prodotta, oggi, la gomma da masticare? L’impasto che compone la gomma da masticare contiene il Poliisobutilene, come composto base, poi lo zucchero gli additivi e gli aromi. Il Poliisobutilene o PIB, è una gomma sintetica, ricavato dalla polimerizzazione dell’Isobutilene e una piccola parte (2%) di Isoprene, prodotto dalla Basf per usi alimentari. Il Poliisobutilene, è un polimero vinilico e, dal punto di vista strutturale, assomiglia al comune Polipropilene Homopolimero e al Polietilene, fatta eccezione per il fatto che ogni altro atomo di carbonio è sostituito con due gruppi metilici. Possiede due caratteristiche importanti che sono l’elevata impermeabilità e un’eccellente flessibilità. Come viene impiegata la gomma da masticare? L’uso più comune si può dire sia stato, per moltissimi anni, paragonabile a quello delle caramelle, godendo durante la masticazione della gomma degli aromi che erano all’interno del prodotto. Ma nel corso degli anni, la gomma da masticare ha avuto anche un uso medico e farmaceutico. Infatti esistono sul mercato numerosi farmaci, sotto questa forma, che curano la nausea, le cefalee, la dipendenza da fumo, alcune malattie del cavo orale e sotto forma di integratori alimentari dalle tipologie più disparate. Ma la gomma da masticare si è rilevata un pessimo amico per l’ambiente, in quanto impiega almeno 5 anni per decomporsi, si appiccica alle superfici sulle quali viene posta, specialmente i marciapiedi nelle città. La pulizia delle superfici pedonabili sulle quali si è attaccata comporta l’uso di sostanze chimiche, adatte ad interrompere la solidarizzazione tra gomma e superficie di camminamento, l’acqua con getto ad alto potenziale e, dove questi sistemi non ottengono i risultati sperati, si deve fresare la superficie per togliere le macchie nere composte dalle gomme.Categoria: notizie - tecnica - storia - gommaVedi maggiori informazioni sul rapporto tra alimenti e la chimica
SCOPRI DI PIU'Come installare i pannelli solari sulla propria casa senza spendere un soldodi Marco ArezioIl concetto di condivisione dei beni, in alternativa al possesso, può essere applicato oggi anche alla produzione di energia solare, apportando significativi vantaggi all’ambiente e all’economia circolare. La Sharing Economy si basa sul principio di massimizzazione dell’uso del bene da parte di tante persone che non lo posseggono, invece di avere tanti beni sottoutilizzati. Questo comporta un impatto positivo sull’ambiente, in quanto si produce solo ciò che viene utilizzato in pieno e si risparmiano materie prime, energia ed emissioni, per beni in realtà sono superflui. La teoria della condivisione dei beni si afferma intorno al 2008, quando la recessione mondiale ha portato il ceto medio e medio-basso a doversi inventare un modo per arrotondare lo stipendio o per sostenersi economicamente per un certo periodo avendo perso il lavoro. La spinta che ha generato il nuovo business della condivisione dei beni è da identificare anche nello sviluppo della rete internet attraverso il miglioramento tecnologico degli smartphone, che hanno permesso una connessione planetaria tra le persone, scavalcando confini, dogane e barriere. Il concetto di condivisione ha portato anche ad un cambiamento epocale del modello consumista fino ad allora adottato, basato sul valore sociale della proprietà privata, sull’identificazione di uno status symbol che i beni posseduti potevano rappresentare. Nascono così alcune società come Uber o Airbnb che permettono, a chi ne avesse bisogno, una forma di micro impresa attraverso i beni posseduti. Una macchina, una stanza in casa messi in condivisione con i clienti, permettono di arrotondare le entrate famigliari e di abbattere il muro dell’inviolabilità dei beni posseduti. Il concetto di globalizzazione che internet ha permesso in questi anni, ha portato rapidamente ad un cambio delle usanze locali e un livellamento al ribasso delle condizioni economiche delle prestazioni, spingendo sul concetto di massima espansione delle opportunità per tutti indipendentemente dal tenore di vita nel paese. Per quanto riguarda l’economia circolare, il concetto di condivisione è stato correttamente sfruttato anche nel campo dell’energia solare, dove, a fronte della necessità di incrementare la produzione e l’utilizzo di fonti rinnovabili, esisteva il problema del finanziamento iniziale dei micro progetti casa per casa. Non tutte le famiglie possono accollarsi l’onere di finanziare la progettazione e l’istallazione dei pannelli solari sul proprio tetto, anche se il costo della corrente utilizzata tramite i pannelli solari potrebbe essere inferiore a quella prelevata nella rete. Nello stesso tempo le energie rinnovabili devono al più presto conoscere una diffusione di massa se si vogliono ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. Oggi, esistono società che affittano i pannelli solari attraverso la vendita dell’energia prodotta dagli stessi istallati sulla tua casa. Il proprietario dell’immobile non deve pensare a niente, in quanto le aziende che offrono questo servizio fanno il rilevamento e la progettazione dell’impianto adatto alle tue esigenze in termini di consumi, si preoccupano della gestione burocratica della pratica di installazione e montano i pannelli solari, rimanendone proprietari e responsabili per le manutenzioni. A fronte di questo servizio, il proprietario della casa pagherà il consumo della corrente che utilizza ad un prezzo marcatamente inferiore a quello che prelevava dalla rete. Inoltre sono previsti ulteriori incentivi se la quantità non utilizzata di energia reimmessa nella rete fosse cospicua.Vedi maggiori informazioni sui prodotti
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