Se i termovalorizzatori nascono per utilizzare correttamente l’End of Waste, le cementerie lasciano molti dubbidi Marco ArezioNell’ottica dell’economia circolare, lo scarto dei prodotti del riciclo plastico, che per sua composizione chimica non può essere utilizzato, ha una valenza termica come combustibile. Ma se l’End of Waste non può essere riciclato è perché è composto da un mix di scarti plastici che, se bruciati nei forni, determinano l’emissione di sostanze tossiche che non devono essere immesse in atmosfera. Per questo sono nati i termovalorizzatori. Gli impianti di termovalorizzazione sono progettati, costruiti e destinati alla combustione dell’End of Waste, tenendo in considerazione il processo chimico di trasformazione delle varie plastiche sotto l’effetto del calore. Questo processo comporta la produzione di fumi nei quali sono contenute sostanze pericolose per l’uomo e l’ambiente che, un impianto nato per questo lavoro, gestisce in modo corretto, con l’obbiettivo di abbattere le sostanze dannose. E’ una pratica comune però, destinare una parte dell’End of Waste anche agli impianti di produzione del cemento, che lo utilizza come comburente per i propri forni a prezzi contenuti, ma attraverso impianti che non sono stati progettati specificatamente per lo smaltimento dei rifiuti. Ma cos’è l’End of Waste? Nelle corrette politiche di gestione dei rifiuti urbani ci sono due categorie di scarti che vengono raccolti e trattati in modo diverso e con scopi diversi: I rifiuti organici, che produciamo quotidianamente nell’ambito domestico, che vengono conferiti nei centri di raccolta dei rifiuti differenziati. Questi prodotti vengono trattati per la produzione di biogas, fertilizzante, anidride carbonica per uso anche alimentare ed energia elettrica. I rifiuti urbani, sotto forma di plastiche miste, che vengono selezionati per tipologia di plastica e avviati al riciclo trasformandoli in scaglie, densificati e polimeri. Nell’ambito della selezione delle frazioni di plastica emergono alcune famiglie, le cui caratteristiche non si prestano ad una selezione meccanica come, per esempio, i poli accoppiati, plastiche formate da famiglie di polimeri differenti tra loro ed incompatibili. Quando una plastica, alla fine del suo ciclo non è recuperabile in modo meccanico, può assumere una importante valenza termica creando un materiale comburente, di caratteristiche caloriche decisamente apprezzabili, che aiuta, attraverso il suo utilizzo, a continuare il cammino dell’economia circolare. Infatti, oltre a non mandare in discarica questa frazione di plastiche miste, che in termini di volume annuo è decisamente importante, possiamo risparmiare l’utilizzo di risorse naturali derivanti dal petrolio. Con l’End of Waste si alimentano oggi principalmente centrali elettriche e cementifici. L’utilizzo di questo rifiuto nelle centrali elettriche ha ridotto la dipendenza anche verso il carbone, carburante fossile con un tenore di inquinamento molto elevato e responsabile di problemi legati alla salute dei cittadini che vivono nelle vicinanze delle centrali. La produzione di energia elettrica, attraverso l’End of Waste, ha permesso di calibrare la progettazione degli impianti rispetto al prodotto che serve come combustibile, creando un’alta efficienza ecologica rispetto ad altri sistemi. Nel nord Europa la produzione di energia attraverso la combustione di rifiuti plastici non riciclabili, risulta un buon compromesso tra risultato tecnico e ambientale. Il secondo ambito di utilizzo del carburante derivato dall’ End of Waste riguarda l’uso nelle cementerie, che lo impiegano per alimentare i forni per la produzione di clinker. Secondo uno studio fatto Agostino di Ciaula, gli impianti per la produzione di clinker/cemento non sarebbero adeguati, dal punto sanitario, ad impiegare questo tipo di rifiuto plastico. In base a queste ricerche, l’impiego dell’End of Waste nei cementifici, in sostituzione di percentuali variabili di combustibili fossili, causa la produzione e l’emissione di metalli pesanti, tossici per l’ambiente e dannosi per la salute umana. Queste sostanze quando emesse nell’ambiente, sono in grado di determinare un aumento del rischio sanitario per i residenti a causa della loro non biodegradabilità (persistenza nell’ambiente), della capacità di trasferirsi con la catena alimentare e di accumularsi progressivamente in tessuti biologici (vegetali, animali, umani). È stato dimostrato che, per alcuni metalli pesanti (soprattutto quelli dotati di maggiore volatilità), il fattore di trasferimento di queste sostanze dal combustibile derivato da rifiuti alle emissioni dell’impianto, è di gran lunga maggiore nel caso dei cementifici, quando confrontati con gli inceneritori classici. Questo valore è significativamente superiore a quello rilevabile in seguito all’utilizzo di End of Waste in impianti progettati per questo scopo (Termovalorizzatori) e, negli stessi cementifici, in misura maggiore rispetto al solo utilizzo di combustibili fossili. Questo impiego è in grado di incrementare le emissioni nell’ambiente di diossine, PCB e altri composti tossici clorurati persistenti con conseguenze negative sulla salute umana. Fattori di trasferimento considerevolmente maggiori per i cementifici sono anche evidenti nel caso del cadmio, sostanza riconosciuta come cancerogeno certo (emissioni percentuali 3.7 volte maggiori nel caso dei cementifici) e del piombo (fattore di trasferimento percentuale 203 volte maggiore nel caso dei cementifici). Nonostante le misure tecnologiche di limitazione delle emissioni adottate dai cementifici, considerato l’elevato volume di fumi emessi da tali impianti, la quantità totale di Hg che raggiungerà l’ambiente sarà, comunque, tale da incrementare in maniera significativa il rischio sanitario dei residenti nei territori limitrofi. Limitando l’analisi al solo mercurio, è stato calcolato che ogni anno in Europa nascono oltre due milioni di bambini con livelli di mercurio oltre il limite considerato “di sicurezza” dall’OMS. Pur tralasciando l’incremento del rischio sanitario da emissione di metalli pesanti cancerogeni presenti nell’End of Waste (arsenico, cadmio, cromo, nichel), problemi altrettanto rilevanti derivano dalla presenza, concessa nel rifiuto stesso, di quantità rilevanti di piombo. Il fattore di trasferimento del piombo, dall’End of Waste alle emissioni, è circa 203 volte maggiore nei cementifici, rispetto agli inceneritori tradizionali, e i valori emissivi sono resi, nel caso dei cementifici, ancora più problematici da un volume medio di fumi emessi, circa cinque volte maggiore nei cementifici rispetto agli inceneritori classici. Anche per il piombo, come per gli altri metalli pesanti, il rispetto dei limiti di legge non è in grado di tutelare adeguatamente l’età pediatrica. L’esposizione a piombo, infatti, come quella da mercurio, inizia durante la vita fetale (in utero) e comporta un accumulo progressivo e irreversibile nell’organismo. Per limitarsi all’assunzione di piombo attraverso l’acqua potabile, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’assunzione di acqua con concentrazioni di piombo pari a soli 5 μg/L comporta un apporto totale di piombo che varia da 3.8 μg/giorno in età pediatrica a 10 μg/giorno per un adulto. Un altro problema riscontrato sono le emissioni di diossina, che anche se contenute all’1% è pur sempre una quantità da considerarsi ad alto rischio per la formazione e la conseguente emissione in atmosfera di diossine, (delle quali il cloro è precursore) e altri composti tossici clorurati, da parte dei cementifici che impieghino la co-combustione dell’End of Waste in sostituzione dei combustibili fossili. Le alte temperature presenti in alcuni punti del ciclo produttivo di questi impianti favoriscono la disgregazione delle diossine. Tuttavia, evidenze scientifiche mostrano con chiarezza come, sebbene le molecole di diossina abbiano un punto di rottura del loro legame a temperature superiori a 850°C, durante le fasi di raffreddamento, (nella parte finale del ciclo produttivo la temperatura scende sino a circa 300°C) esse si riaggregano e si riformano, comparendo di conseguenza nelle emissioni. Rapporti SINTEF e pubblicazioni scientifiche internazionali, documentano la produzione di diossine e di naftaleni policlorurati da parte di cementifici con pratiche di co-combustione e, un recente studio, ha dimostrato quantità considerevoli di diossine nella polvere domestica di case localizzate nei territori limitrofi a cementifici con co-combustione di rifiuti. La Convenzione di Stoccolma richiede la messa in atto di tutte le misure possibili utili a ridurre o eliminare il rilascio nell’ambiente di composti organici clorurati (POPs) e, i cementifici con co-combustione, di rifiuti sono esplicitamente menzionati in essa. Inoltre, anche quando le emissioni di diossine siano quantitativamente contenute, l’utilizzo di combustibile derivato da rifiuti plastici, può generare la produzione e l’emissione di ingenti quantità di PCB (concentrazioni migliaia di volte superiori), composti simili alle diossine in termini di pericolosità ambientale e sanitaria. Le diossine sono composti non biodegradabili, persistenti nell’ambiente con una lunga emivita (che per alcuni congeneri arriva a superare il secolo), trasmissibili con la catena alimentare e, soprattutto, bio-accumulabili. La Environmental Protection Agency (USA EPA) ha recentemente ricalcolato il livello giornaliero di esposizione a diossine considerato non a rischio per l’organismo umano, che è pari a 0.7pg (0.0007ng) di diossine per Kg di peso corporeo.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - termovalorizzatoriApprofondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'Far Bene le Cose ma Comunicarle Male: + 1 – 1 = 0. Comunicazione e MarketingImprenditori non ci si improvvisa, non ti alzi una mattina e decidi che entro il pomeriggio puoi fare un prodotto o un servizio che non conosci. Non acquisisci le nozioni tecniche, produttive e distributive in un lasso di tempo limitato, ma vengono da un chiaro e ponderato ragionamento in cui si bilanciano pro e contro, tecnica e dedizione, fatica e capacità, tempo e risultato. Emergere nel mercato interconnesso di oggi è veramente difficile, il tuo prodotto o servizio deve essere ben ponderato e devi dedicargli la massima cura e il massimo sforzo per dare ai tuoi clienti un risultato che sia, non solo utile alla loro vita, ma probabilmente migliore della media della concorrenza. La globalizzazione ha cambiato i sistemi distributivi e, se da una parte offrono molte opportunità, hanno l’inconveniente di essere estremamente affollati di proposte più o meno valide, in cui le imprese lottano per avere una corretta vetrina di sé stesse. Fare buoni prodotti o buoni servizi oggi non è più sufficiente se non sai come comunicare al mercato le tue qualità e le tue prerogative. Anni fa bastava avere un sito internet, fare delle fiere, avere collaboratori commerciali che proponevano la tua azienda. Oggi le cose sono cambiate, in modo radicale, in quanto internet è sempre più affollato e le proposte si moltiplicano riducendo l’attenzione dei tuoi potenziali clienti. Le fiere attraversano periodi di difficoltà e la rete vendita, complice anche i costi aziendali per la sua gestione, sono in diretta concorrenza con le vendite on line. Farsi notare sulla rete, avere la possibilità di trovare la giusta attenzione per la tua azienda in modo da catturare nuovi clienti, comporta impegno e dedizione. La comunicazione aziendale è un pilastro portante di ogni grande o piccola azienda, perché in internet siamo tutti uguali, ma ci possiamo differenziare in base ai contenuti che creiamo e la fidelizzazione che costruiamo con i nostri potenziali clienti. Blog, Newsletter, pagine social e articoli aziendali sono un valido aiuto all’imprenditore che vuole far crescere la sua azienda sul proprio territorio o all’estero. Pensare di risparmiare sulla comunicazione significa chiudere il cancello della propria azienda e staccare i telefoni e la corrente elettrica aspettando la fine. Una comunicazione corretta, qualitativa, puntuale e professionale crea una reputazione importante che ti darà la giusta spinta nel tuo business, senza portare via tempo a te e al tuo staff per concentrarti su quello che sai fare bene.
SCOPRI DI PIU'Quando ambiente e scienza spaziale si uniscono per migliorare la nostra vitadi Marco ArezioI progetti di decarbonizzazione ad opera delle aziende internazionali produttrici di beni o servizi, che hanno sottoscritto l’impegno alla compensazione delle emissioni di CO2, sono spesso realizzati in zone non sempre di comodo accesso, oppure lontane dalle aziende responsabili dei progetti. Infatti, la piantumazione di vaste aree di territorio non può essere solo sulla carta, sbandierate come una chiave di marketing per convincere i clienti e i consumatori delle buone intenzioni circa la decarbonizzazione degli impatti sull'ambiente delle aziende. La riforestazione deve essere iniziata, attraverso la messa a dimora delle specie arboree corrette, nelle quantità stabilite per creare il bilanciamento carbonico, ma deve anche essere seguita, passo dopo passo essendo un progetto su un medio-lungo periodo. Per queste necessità la tecnologia satellitare ci viene incontro, ci semplifica il lavoro, in quanto è possibile realizzare immagini estremamente ravvicinate dell’area, fino a 30 cm. e raccogliere le informazioni corrette sull’andamento del progetto e sullo stato di salute dell’area piantumata. Questa tecnologia, attraverso i satelliti Pléiades Neo di Airbus, ha permesso alla Nestlé di potere creare un controllo efficacie sulle aree di approvvigionamento del proprio caffè, situate nelle provincie di Ranong e Chumphon nel sud della Thailandia. Questo approccio aiuterà Nestlé a certificare la quantità di carbonio che sta rimuovendo dall'atmosfera attraverso il suo Global Reforestation Program, un pilastro fondamentale del suo progetto per il raggiungimento delle emissioni zero entro il 2050. Magdi Batato, vicepresidente esecutivo e responsabile delle operazioni di Nestlé, ha dichiarato: "Le foreste sono spesso soluzioni attive basate solo sulla natura, perché utilizziamo la natura come soluzione per contribuire a ridurre le nostre emissioni. Coltivare alberi vicino alle nostre località di approvvigionamento del caffè è una parte essenziale della nostro programma a favore del clima, oltre alla decarbonizzazione delle nostre attività partendo dai fornitori delocalizzati. Attraverso il nostro programma di riforestazione globale, miriamo a piantare e far crescere 200 milioni di alberi presso i nostri punti di fornitura entro il 2030. Il nostro obiettivo è rimuovere 2 milioni di tonnellate di CO2e attraverso questi progetti”. La tecnologia satellitare Pléiades Neo di Airbus, utilizzato nelle due provincie Tailandesi, monitorerà circa 150.000 alberi da ombra nelle fattorie da cui Nestlé si rifornisce di caffè, per un periodo di 20 anni. Gli alberi da ombra aiutano a prevenire la sovraesposizione del caffè al sole, aumentano la resa e la produttività a lungo termine, rimuovendo anche il carbonio dall'atmosfera. Sulla base di questa esperienza, Nestlé determinerà se espandere l'approccio ad altre sedi in tutto il mondo. L’uso di questi satelliti, utilizzati anche per il controllo della deforestazione dilagante in molti paesi dell’America Latina e del sud est asiatico, trovano adesso un’altra proficua applicazione per monitorare la riforestazione delle aree di maggiore interesse bioclimatico.Fonte Nestlé
SCOPRI DI PIU'Scopri i vantaggi, le sfide e le opportunità offerte dalla fiera più importante dell'industria della plastica in America Latinadi Marco ArezioSe c’è un evento che rappresenta un punto di riferimento per l’industria della plastica in America Latina, questo è senza dubbio Expo Plast Perú.Ogni anno, professionisti e aziende si danno appuntamento a questa fiera per scoprire le ultime novità del settore, stabilire nuovi contatti e rafforzare la propria presenza sul mercato.Ma cosa rende così speciale questa manifestazione? E quali sono i benefici e i possibili svantaggi per gli espositori? Scopriamolo insieme.I Vantaggi per gli EspositoriPartecipare a Expo Plast Perú offre una serie di vantaggi che possono fare la differenza per qualsiasi azienda del settore.Innanzitutto, la visibilità. Esporre i propri prodotti e soluzioni a una platea qualificata e internazionale è un’opportunità unica per rafforzare il proprio brand e far conoscere le proprie innovazioni.Un altro punto di forza è il networking. La fiera è il luogo ideale per incontrare altri protagonisti del settore: fornitori, clienti, potenziali partner. Questi incontri possono tradursi in collaborazioni strategiche e nuove opportunità di business.E poi c’è il lancio di nuovi prodotti. Expo Plast Perú è il palco perfetto per presentare le proprie novità. I feedback ricevuti direttamente dal pubblico possono essere preziosi per affinare le strategie di mercato.Infine, non dimentichiamo l’accesso a informazioni e tendenze. Partecipare a conferenze e seminari permette di aggiornarsi sulle ultime innovazioni e sugli sviluppi tecnologici del settore, mantenendo così la propria azienda competitiva.Gli Svantaggi per gli EspositoriOvviamente, non è tutto rose e fiori. Partecipare a una fiera come Expo Plast Perú comporta anche dei costi significativi. L’affitto dello spazio espositivo, la costruzione dello stand, il materiale promozionale, i viaggi e l’alloggio: tutte queste spese possono pesare sul bilancio, soprattutto per le piccole imprese.La logistica, poi, può rappresentare un altro ostacolo. La pianificazione e l’esecuzione della partecipazione richiedono una cura meticolosa. L’Indirizzo Commerciale della FieraExpo Plast Perú non è solo una vetrina per prodotti e tecnologie. È una piattaforma dedicata alla promozione dell’innovazione e della sostenibilità nell’industria del plastico.La fiera copre una vasta gamma di settori: dalla produzione di macchinari e attrezzature, alle materie prime, fino ai prodotti semilavorati e ai servizi correlati.L’obiettivo è chiaro: favorire lo sviluppo di tecnologie più efficienti e sostenibili, rispondendo alle crescenti esigenze ambientali e alle normative governative.Su cosa si concentra Expo Plast Perú?Expo Plast Perú si focalizza su diversi aspetti fondamentali:Tecnologia e Innovazione: La presentazione delle ultime tecnologie in macchinari e processi di produzione è al centro dell’evento.Sostenibilità: La gestione dei rifiuti plastici e l’adozione di pratiche sostenibili sono temi cruciali.Sviluppo di Materiali: Innovazioni nei materiali plastici, inclusi i bioplastiche e altri materiali ecologici.Formazione e Professionalità: Conferenze e workshop mirano a migliorare le competenze e le conoscenze dei professionisti del settore.Chi dovrebbe partecipare?La partecipazione a Expo Plast Perú è consigliata a diverse categorie di attori del settore:Produttori di Macchinari: Aziende che sviluppano e producono macchinari per l’industria del plastico.Fornitori di Materie Prime: Aziende che forniscono resine, additivi e altri materiali essenziali.Imprese del Riciclo: Aziende che si occupano della gestione e del riciclo dei rifiuti plastici.Sviluppatori di Tecnologia: Innovatori nel campo delle tecnologie di lavorazione e produzione dei materiali plastici.Istituzioni Educative e di Ricerca: Organizzazioni che offrono programmi di formazione e conducono ricerche nel settore.Chi dovrebbe visitarla?Professionisti del Settore: Ingegneri, designer, responsabili di produzione e altri professionisti del mondo dei plastici.Compratori e Distributori: Aziende alla ricerca di nuovi fornitori e prodotti innovativi.Accademici e Studenti: Interessati ad apprendere le ultime tendenze e tecnologie del settore.Entità Governative e ONG: Organizzazioni impegnate nella regolamentazione e nella sostenibilità ambientale.Confronto con altre fiere del settore in America LatinaPlastimagen (Messico)Plastimagen è senza dubbio una delle fiere più grandi del continente, e si svolge in un paese chiave per l’industria delle materie plastiche come il Messico. La sua portata è maggiore rispetto a Expo Plast Perú, attirando un pubblico più internazionale. Tuttavia, questo comporta anche una competizione più accesa tra gli espositori.Argenplás (Argentina)Argenplás è una manifestazione simile per dimensioni a Expo Plast Perú, ma con un focus più regionale, rivolgendosi principalmente al mercato argentino e del Cono Sud. Condivide con Expo Plast Perú l’attenzione verso l’innovazione e la sostenibilità, ma con un orizzonte meno internazionale rispetto a eventi come Plastimagen.Expo Plasticos (Messico)Anche questa fiera messicana è molto simile a Expo Plast Perú per quanto riguarda la specializzazione nelle soluzioni e tecnologie per l’industria del plastico. Entrambi gli eventi pongono un forte accento sulla sostenibilità e sull’innovazione, ma Expo Plasticos beneficia di una diversità di espositori data la posizione strategica del Messico.ConclusioneExpo Plast Perú si conferma come un evento imperdibile per chiunque operi nel settore delle materie plastiche. La possibilità di esporre le proprie innovazioni, stringere nuove partnership e aggiornarsi sulle ultime tendenze rappresenta un valore aggiunto che giustifica l’investimento.Nonostante le sfide logistiche e i costi associati, i vantaggi in termini di visibilità, networking e crescita commerciale rendono questa fiera una tappa fondamentale nel calendario degli eventi del settore.Rispetto ad altre fiere in America Latina, Expo Plast Perú si distingue per il suo focus sul mercato locale e il forte impegno verso la sostenibilità, offrendo una piattaforma cruciale per lo sviluppo e l’espansione dell’industria delle materie plastiche nella regione.
SCOPRI DI PIU'Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milanodi Marco ArezioRacconti. Ombre di Ambizione. Capitolo 9: Ronde nella NotteDopo il suo incontro con il maresciallo, Lucia rientrò in albergo, portando con sé il peso delle informazioni raccolte e delle decisioni prese. Nella tranquillità della sua stanza, con un tè fumante tra le mani, decise di prendersi un momento per riflettere sulle complesse dinamiche del caso che stava affrontando. Mentre il tè rilasciava i suoi aromi nell'aria, Lucia iniziò a snocciolare gli eventi chiave: 1. L'uomo ferito portato dal dottor Branchini: Una notte, tre uomini sospetti avevano bussato alla porta del dottor Branchini, portando con sé un uomo ferito. La ferita, come confermato dal dottore, non sembrava essere il risultato di un incidente stradale, ma piuttosto di un'aggressione con arma da taglio. Questo episodio suggerì l'esistenza di un sottobosco criminale che operava nell'ombra di Corenno Plinio. 2. Le banconote svizzere: Il pagamento lasciato dai sospetti nella cucina del dottore, composto da banconote svizzere, aggiungeva un ulteriore livello di mistero. Il ricorso alla valuta straniera poteva indicare legami internazionali o, quanto meno, la volontà di nascondere le proprie tracce finanziarie. 3. La reticenza del sindaco Albertini: La chiara opposizione del sindaco all'indagine di Lucia, in particolare il suo rifiuto di consentire l'accesso al castello, sollevava dubbi sulla sua possibile complicità o, almeno, sulla sua conoscenza di attività illecite che potrebbero avere legami con il castello stesso. 4. La riunione segreta di Sartori al castello: L'informazione riguardante una riunione segretamente organizzata da Sartori nel castello forniva un possibile collegamento tra i vari elementi del mistero. Sartori poteva essere la chiave per comprendere la rete di relazioni e interessi che si celava dietro gli eventi recenti. Mentre Lucia passava in rassegna questi punti, cercava nello stesso tempo di trovare un filo conduttore che potesse legarli. La presenza di un uomo ferito e le modalità con cui era stato trattato suggerivano che a Corenno Plinio si stava svolgendo qualcosa di più pericoloso e organizzato di semplici atti criminali isolati. Le banconote svizzere potevano essere la prova di transazioni finanziarie estere che necessitavano discrezione, forse legate al contenuto o agli esiti delle riunioni segrete al castello. La reticenza del sindaco, inoltre, poteva indicare una volontà di proteggere qualcuno o qualcosa. Forse il sindaco stesso era sotto pressione, o forse temeva le conseguenze che un'indagine approfondita avrebbe potuto avere sulla reputazione del paese. Lucia si rense conto che per avanzare nelle indagini doveva esplorare questi legami, forse iniziando proprio da Sartori e dal suo ruolo nell'incontro al castello. Era possibile che, scavando più a fondo nel passato di Sartori e nelle sue connessioni, avrebbe potuto emergere un quadro più chiaro delle dinamiche criminali a Corenno Plinio...... #lagodicomo #corennoplinio© Vietata la RiproduzioneAcquista il Libro Versione eBook Versione cartacea
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