Gli acciai inossidabili, per quanto molto resistenti alla corrosione, possono essere attaccati in particolari condizionidi Marco ArezioIl trattamento chimico degli acciai ha permesso la formazione di un ampio spettro di caratteristiche qualitative che questi metalli esprimono nei prodotti finiti. Cosa sono gli acciai inossidabili Gli acciai inossidabili sono una famiglia di acciai legati che contengono un minimo del 10,5% di cromo. La presenza di cromo conferisce a questi acciai la loro caratteristica "inossidabilità" o resistenza alla corrosione. Ciò accade perché il cromo reagisce con l'ossigeno nell'aria per formare uno strato molto sottile e stabile di ossido di cromo. Questo strato protegge il materiale sottostante dalla corrosione. Oltre al cromo, gli acciai inossidabili possono contenere altri elementi leganti, come il nichel, il molibdeno, il titanio e il rame, che possono migliorare ulteriormente la resistenza alla corrosione, oltre a modificare altre proprietà dell'acciaio, come la resistenza meccanica, la resistenza al calore e la formabilità. Gli acciai inossidabili possono essere suddivisi in varie classi, tra cui: Acciai inossidabili ferritici Contengono cromo ma poco o nessun nichel. Sono magnetici e hanno una buona resistenza alla corrosione e alla formabilità, ma una resistenza meccanica inferiore rispetto ad altri acciai inossidabili. Acciai inossidabili austenitici Questi sono i più comuni acciai inossidabili e contengono alto cromo e nichel. Non sono magnetici e hanno una eccellente resistenza alla corrosione, oltre a buone proprietà meccaniche e di formabilità. Acciai inossidabili martensitici Contengono cromo e un livello moderato di carbonio. Sono magnetici e possono essere indurite mediante trattamento termico. Hanno una buona resistenza meccanica, ma una resistenza alla corrosione inferiore rispetto ai tipi ferritici e austenitici. Acciai inossidabili duplex Combinano caratteristiche sia degli acciai ferritici che degli acciai austenitici. Hanno una resistenza molto alta alla corrosione e una resistenza meccanica superiore rispetto agli acciai inossidabili austenitici. Differenza tra l'acciaio e l'acciaio inossidabile Per un neofita la differenza tra un acciaio e un acciaio inossidabile a volte potrebbe sfuggire, ma in realtà sono due prodotti essenziali, ma con caratteristiche differenti. L'acciaio e l'acciaio inossidabile sono entrambi leghe di ferro, ma differiscono per la loro composizione chimica e per le proprietà che ne derivano. L'acciaio è una lega composta principalmente da ferro e carbonio. La quantità di carbonio può variare, ma di solito si trova tra lo 0,2% e il 2,1% in peso. L'aggiunta di questo composto all'acciaio aumenta la sua durezza e resistenza, ma rende anche l'acciaio più suscettibile alla corrosione. Inoltre, altri elementi come il manganese, il silicio e il fosforo, possono essere presenti in piccole quantità. L'acciaio inossidabile, come abbiamo visto, è un tipo di acciaio che contiene almeno il 10,5% di cromo. Questo, reagisce con l'ossigeno dell'aria, formando un sottile strato di ossido di cromo sulla superficie del metallo. Lo scopo dello strato è proteggere l'acciaio sottostante dalla corrosione. Altri elementi, come il nichel, il molibdeno e il titanio, possono essere aggiunti per migliorare ulteriormente le proprietà dell'acciaio inossidabile. Corrosione degli acciai inossidabili La corrosione degli acciai inossidabili non è impossibile ed è importante, se li si usa, conoscere come e perché avviene questo fenomeno. Questa può avvenire in vari modi, ma in generale, questi materiali sono noti per la loro resistenza alla corrosione, grazie alla loro capacità, come abbiamo detto, di formare uno strato di ossido di cromo sulla superficie. Tuttavia, ci sono diverse situazioni in cui gli acciai inossidabili possono subire corrosione: Corrosione intergranulare Questo tipo di corrosione avviene lungo i confini del grano nel materiale e può essere causato da un trattamento termico o da saldature inappropriati. Corrosione da pitting Si può verificare quando piccole depressioni o "buchi" si formano sulla superficie dell'acciaio inossidabile. È particolarmente comune in ambienti con alta concentrazione di cloruri. Corrosione da sforzo E’ una particolare tipo di corrosione che può avvenire quando l'acciaio inossidabile è sottoposto a stress meccanico in presenza di un ambiente corrosivo. Corrosione galvanica Può avvenire quando due metalli diversi vengono messi a contatto in presenza di un elettrolita, causando il deterioramento del metallo meno nobile (in questo caso, l'acciaio inossidabile). La prevenzione della corrosione degli acciai inossidabili coinvolge una combinazione di scelte tra materiale corretto, design appropriato, buone pratiche di fabbricazione e, se necessario, l'uso di rivestimenti protettivi o trattamenti di superficie. Dove si impiegano gli acciai inossidabili Gli acciai inossidabili sono utilizzati in una vasta gamma di applicazioni grazie alla loro resistenza alla corrosione, resistenza meccanica, e alla possibilità di formarli in una varietà di forme. Ecco alcuni esempi di dove vengono impiegati: Cucina e utensili da cucina Posate, pentole, elettrodomestici da cucina e superfici di lavoro spesso utilizzano acciaio inossidabile a causa della sua resistenza alla corrosione, facilità di pulizia e aspetto attraente. Industria alimentare e bevande E’ usato nelle apparecchiature per la produzione alimentare e di bevande a causa della sua resistenza alla corrosione, facilità di pulizia e resistenza alla contaminazione. Industria chimica e petrolchimica Le apparecchiature e le tubazioni in queste industrie spesso utilizzano acciaio inossidabile a causa della sua resistenza alla corrosione da una vasta gamma di sostanze chimiche. Costruzione e architettura E’ utilizzato in vari elementi architettonici, inclusi rivestimenti di edifici, grondaie e balaustre. È apprezzato per la sua resistenza alla corrosione e il suo aspetto moderno. Industria medica Gli strumenti chirurgici, gli impianti ortopedici e le apparecchiature ospedaliere Come si ricicla l'acciaio inossidabile Infine, dopo aver visto le caratteristiche chimico – fisiche e l’impiego di questo prezioso elemento vediamo come si può riciclare. L'acciaio inossidabile è altamente riciclabile e il suo riciclo avviene in diversi passaggi: Raccolta Il primo passo nel riciclo dell'acciaio inossidabile è la raccolta dei materiali usati. Questi possono provenire da una varietà di fonti, inclusi elettrodomestici, automobili, costruzioni e demolizioni, e scarti industriali. Separazione Dopo la raccolta, i materiali vengono separati in base al tipo di metallo. Questo può essere fatto manualmente o utilizzando macchinari specializzati come i separatori magnetici (l'acciaio inossidabile è generalmente non magnetico o debolmente magnetico, a differenza di altri tipi di acciaio). Preparazione Una volta separato, l'acciaio inossidabile viene preparato per il riciclo. Questo può includere operazioni come la triturazione e il taglio in pezzi più piccoli, per facilitare la fusione. Fusione Viene poi fuso in un forno ad alta temperatura, durante questo processo, può essere combinato con nuovi materiali per produrre la lega desiderata. Modellazione Dopo la fusione, l'acciaio inossidabile fuso può essere colato in forme, laminato in lastre o trafilato in fili, a seconda dell'applicazione prevista. Uno dei vantaggi del riciclo dell'acciaio inossidabile è che non perde le sue proprietà fisiche o chimiche durante il processo di riciclo, il che significa che può essere riciclato all'infinito senza degradazione.
SCOPRI DI PIU'Sostenibilità e Prestazioni Acustiche: Esplorazione delle Potenzialità del Cartone Ondulato a Struttura Alveolare nelle Applicazioni Domestiche e Industrialidi Marco ArezioL'interesse per i materiali fibrosi naturali è in costante crescita grazie alla loro sostenibilità, biodegradabilità e potenziale di riciclo. Tra questi materiali, i derivati della cellulosa, come il cartone riciclato, rappresentano un'alternativa promettente ai materiali sintetici comunemente utilizzati, grazie alla loro capacità di combinare proprietà acustiche con un basso impatto ambientale. In particolare, il cartone riciclato a nido d'ape sta guadagnando attenzione per le sue potenzialità nel campo dell'isolamento acustico. Questo articolo esplora le caratteristiche e le applicazioni di questo materiale innovativo. Struttura del Cartone a Nido d'Ape Il cartone a nido d'ape è caratterizzato da una struttura interna simile a quella di un alveare, con celle esagonali che forniscono una combinazione unica di resistenza meccanica e leggerezza. Questa configurazione permette al materiale di avere una serie di vantaggi significativi: - Resistenza Meccanica e Leggerezza: Il design a nido d'ape offre una notevole resistenza meccanica pur mantenendo una leggerezza significativa. Questa caratteristica rende il materiale facile da maneggiare, trasportare e installare, riducendo i costi logistici e migliorando l'efficienza nei processi costruttivi. - Proprietà Isolanti: La struttura alveolare intrappola l'aria all'interno delle celle, contribuendo a un efficace isolamento sia termico che acustico. L'aria intrappolata funge da barriera contro la trasmissione del calore e del suono, migliorando le prestazioni complessive del materiale. - Assorbimento Acustico: Diversi studi hanno dimostrato che il cartone ondulato, specialmente nelle configurazioni a nido d'ape, può avere buone proprietà di assorbimento acustico, specialmente alle medie-alte frequenze. Questa caratteristica è particolarmente utile in ambienti dove il controllo del rumore è essenziale, come uffici, sale conferenze e spazi residenziali. Studi e Risultati Comportamento Acustico del Cartone Ondulato Uno studio del 2015 (Asdrubali et al., 2015) ha evidenziato che i campioni di cartone ondulato testati presentano un comportamento di assorbimento acustico piuttosto scarso a causa della struttura interna e della sua eccessiva resistenza al flusso. La resistenza al flusso è un parametro chiave che influisce sulla capacità di un materiale di assorbire il suono: una resistenza troppo elevata impedisce al suono di penetrare nel materiale e di essere assorbito efficacemente. Tuttavia, l'orientamento degli elementi di cartone può modificare queste prestazioni. Ad esempio, i pannelli disposti parallelamente alla direzione dell'onda sonora mostrano migliori valori di isolamento acustico rispetto a quelli con configurazione ortogonale. Questa configurazione riduce le oscillazioni interne e crea un sistema più rigido e meno performante dal punto di vista acustico. Ottimizzazione della Configurazione Campioni di cartone ondulato testati tramite tubo a impedenza hanno mostrato che un foglio ondulato disposto in modo da formare canali di foratura lungo la direzione del flusso d'aria presenta una bassa resistenza al flusso (250 – 50 Rayl/m), migliorando le capacità di fonoassorbenza alle medie-alte frequenze, ma con scarso contributo sotto i 400 Hz (Berardi e Iannace, 2015). Analisi Comparativa Secchi et al. (2015) hanno condotto un'analisi comparativa e una verifica in camera riverberante, evidenziando che i prodotti a base cellulosa, come il cartone a nido d'ape, mostrano un assorbimento acustico superiore rispetto ad altri materiali fonoassorbenti tradizionali. Un prototipo specifico ha evidenziato che l'orientamento dei canali di foratura incide significativamente sulle proprietà fonoassorbenti. L'orientamento parallelo ai canali sonori consente una maggiore dissipazione dell'energia sonora, mentre l'orientamento ortogonale porta a una maggiore rigidità strutturale, riducendo l'efficacia dell'assorbimento. Sostenibilità e Innovazione Dal punto di vista della sostenibilità, il cartone riciclato a nido d'ape rappresenta una soluzione interessante non solo per le sue proprietà acustiche, ma anche per la sua origine ecologica. La produzione di questo materiale utilizza carta riciclata, riducendo così il consumo di nuove risorse e minimizzando l'impatto ambientale. Questo processo non solo contribuisce alla riduzione dei rifiuti, ma favorisce anche l'economia circolare, dove i materiali vengono continuamente riutilizzati e riciclati. Le innovazioni nel design e nella configurazione dei pannelli di cartone possono ulteriormente migliorare le prestazioni acustiche. Ad esempio, la combinazione di cartone a nido d'ape con altri materiali fonoassorbenti o l'implementazione di tecniche di fabbricazione avanzate possono portare a soluzioni ancora più efficaci. L'uso di tecniche di fabbricazione additiva, come la stampa 3D, potrebbe permettere la creazione di strutture a nido d'ape ottimizzate per specifiche applicazioni acustiche, aumentando l'efficienza del materiale. Applicazioni Pratiche Il cartone riciclato a nido d'ape può essere utilizzato in una vasta gamma di applicazioni pratiche, grazie alla sua versatilità e alle sue proprietà uniche: - Costruzioni Edili: In ambito edilizio, il cartone a nido d'ape può essere utilizzato come materiale isolante in pareti, soffitti e pavimenti. La sua leggerezza facilita l'installazione, mentre le sue proprietà fonoassorbenti migliorano il comfort acustico degli ambienti interni. - Arredamento e Design: Il cartone a nido d'ape è ideale per la realizzazione di mobili e complementi d'arredo, come pannelli divisori, librerie e sedute. La combinazione di estetica, funzionalità e sostenibilità rende questo materiale una scelta innovativa per designer e architetti. - Industria Automobilistica: Nel settore automobilistico, il cartone a nido d'ape può essere impiegato per ridurre il rumore all'interno dei veicoli, migliorando il comfort dei passeggeri. La leggerezza del materiale contribuisce anche a ridurre il peso complessivo del veicolo, migliorando l'efficienza energetica. - Spazi Commerciali e Uffici: In contesti commerciali e lavorativi, i pannelli di cartone a nido d'ape possono essere utilizzati per creare ambienti acusticamente confortevoli, riducendo il rumore di fondo e migliorando la produttività. Conclusione In conclusione, il cartone riciclato a nido d'ape rappresenta una valida alternativa ai materiali tradizionali per l'isolamento acustico, grazie alle sue proprietà di assorbimento del suono, leggerezza e sostenibilità. La continua ricerca e sviluppo in questo campo promette di migliorare ulteriormente le prestazioni di questo materiale, rendendolo una scelta sempre più attraente per applicazioni sia domestiche che industriali. La combinazione di innovazione e rispetto per l'ambiente rende il cartone a nido d'ape un protagonista chiave nella costruzione di un futuro più sostenibile. La sfida futura sarà quella di perfezionare ulteriormente le tecniche di produzione e ottimizzazione del cartone a nido d'ape, al fine di massimizzare le sue potenzialità acustiche e garantirne l'adozione su larga scala in una varietà di settori. L'adozione di questo materiale può rappresentare un passo significativo verso un mondo più eco-compatibile, dove le soluzioni sostenibili diventano la norma anziché l'eccezione.© Riproduzione VietataFonti- Berardi, U., & Iannace, G. (2015)- Asdrubali, F., D’Alessandro, F., & Schiavoni, S. (2015)- Secchi, S., D'Alessandro, F., & Pispola, G. (2015)- Kishore, V., Khandelwal, H., & Reddy, K. S. (2021)
SCOPRI DI PIU'Calcestruzzi polimerici. Creare un conglomerato cementizio con prestazioni superiori a quelli tradizionali usando i polimeridi Marco ArezioQuando si parla di cemento armato (calcestruzzo), si tende ad immaginare una struttura di grandissima resistenza, dove il cemento fa da collante ad una miscela calibrata, fatta di inerti ed acqua che, con l’aiuto dei ferri di armatura, permette la costruzione di elementi di grande portanza e resistenza. Nella parola stessa, cemento armato, si esprime l’elemento principe che permette di avvolgere gli altri componenti, creando una monolitica struttura. Quindi, il cemento è il mezzo con cui si permette all’impasto di consolidarsi, realizzando gli elementi strutturali che vediamo, come muri, ponti, pavimenti, solai e molte altre cose. Cosa sono i calcestruzzi polimerici Oggi sappiamo che il cemento non è più l’unico elemento che permette un irrigidimento dell’impasto, e non è più quello che permette di raggiunge performances strutturali migliori in assoluto. Infatti nascendo, il calcestruzzo polimerico, esprime resistenze a compressione, a trazione e a flessione, rispetto al calcestruzzo ordinario, maggiori. E’ anche più resistente alla corrosione, agli attacchi chimici e all'usura, il che lo rende adatto per una varietà di applicazioni, tra cui i pavimenti industriali, i ponti, i pannelli da parete, le barriere acustiche, i prefabbricati e molti altri elementi. I calcestruzzi polimerici, noti anche come RPC (Reactive Powder Concrete), sono composti da un'alta percentuale di polveri reattive, aggregati fini, fibre e una minima quantità di acqua. Questo li rende molto più resistenti e duraturi rispetto ai calcestruzzi tradizionali. Ci sono diverse tipologie, tra cui calcestruzzi epossidici, poliestere, acrilici e altro ancora, a seconda del tipo di resina utilizzata. Se prendiamo in esame, per esempio, il calcestruzzo epossidico, possiamo dire che è un tipo di calcestruzzo polimerico in cui una resina epossidica viene utilizzata come legante al posto del tradizionale cemento Portland. Questo legante unisce gli aggregati per formare un materiale molto resistente e duraturo. La resina epossidica offre diversi vantaggi rispetto al cemento tradizionale. Innanzitutto, è estremamente resistente agli agenti chimici, il che rende il calcestruzzo epossidico un'ottima scelta per applicazioni in ambienti aggressivi, come strutture di trattamento delle acque, depositi di prodotti chimici e strutture industriali dove potrebbe esserci esposizione a sostanze chimiche corrosive. Inoltre, la resina epossidica può fornire un legante più forte e più flessibile rispetto al cemento tradizionale, in quanto può resistere a carichi di trazione e a prevenire crepe e rotture. Questo rende il calcestruzzo epossidico una scelta popolare per applicazioni come pavimentazioni industriali, riparazioni di strutture in calcestruzzo e rivestimenti di protezione. Come bilanciare gli inerti con la resina episodica nei calcestruzzi Il processo di bilanciamento degli inerti con la resina epossidica nei calcestruzzi epossidici è cruciale per ottenere le proprietà desiderate del calcestruzzo. Questo può variare in base a diversi fattori, come l'applicazione specifica, la tipologia di resina epossidica utilizzata, e le proprietà degli inerti stessi. Un modo comune per bilanciare la resina epossidica con gli inerti è attraverso un processo di prove, in cui vengono effettuati diversi campioni con diverse proporzioni di resina e inerti, fino a trovare la miscela che fornisce le proprietà desiderate. Tuttavia, ci sono anche alcune linee guida generali che possono essere seguite. Ad esempio, per un calcestruzzo epossidico standard, la quantità di resina può essere tra il 10% e il 20% in peso della miscela totale. Gli inerti, che possono includere sabbia, ghiaia e altri materiali simili, costituiranno quindi la maggior parte della miscela. È importante anche considerare le proprietà specifiche degli inerti e della resina epossidica. Ad esempio, alcuni inerti possono avere un'alta assorbenza, il che significherebbe che potrebbero richiedere più resina per assicurarsi che tutti gli elementi siano completamente ricoperti. Infine, il bilanciamento di resina e inerti può anche essere influenzato dalla tecnica di miscelazione utilizzata, e quindi potrebbe essere necessario ricalibrare le proporzioni per ottenere la consistenza desiderata, assicurandosi che il calcestruzzo possa essere lavorato correttamente. Come realizzare un impasto corretto per ottenere un calcestruzzo epossidico La preparazione di un impasto corretto per il calcestruzzo epossidico richiede attenzione e cura. La scelta della resina epossidica e degli inerti (come sabbia e ghiaia) è cruciale, infatti questi devono essere di alta qualità e adatti all'applicazione specifica. La proporzione tra la resina epossidica e gli inerti può variare in base all'applicazione specifica e alle proprietà desiderate del calcestruzzo, come abbiamo visto. Prima di tutto sarà necessario miscelare la resina epossidica con l'indurente secondo le istruzioni del produttore. Successivamente, si aggiungeranno lentamente gli inerti, assicurandoti che siano completamente ricoperti dalla resina. Si continuerà a mescolare fino a ottenere una consistenza omogenea. In questa operazione sarà importante utilizzare attrezzature appropriate per evitare l'esposizione degli operatori ai fumi della resina. Una volta miscelato, il mix di calcestruzzo epossidico dovrebbe essere collocato nell'area o nella forma desiderata il più velocemente possibile, dato che l'epossidico inizia a indurire non appena viene miscelato con l'indurente. Una volta che il calcestruzzo epossidico sarà stato collocato, dovrebbe essere lasciato a indurire il tempo necessario, che può essere variabile a seconda della specifica resina utilizzata, ma di solito richiede almeno 24 ore. Resistenza al fuoco dei calcestruzzi polimerici Come tutte le medaglie, anche il calcestruzzo polimerico ha un lato di gran qualità, come abbiamo visto, ma ha anche un lato da non sottovalutare, che si esprime nella bassa resistenza al fuoco. Infatti, il comportamento al fuoco dei calcestruzzi polimerici non è altrettanto studiato quanto quello dei calcestruzzi tradizionali. Tuttavia, i materiali polimerici in genere tendono a essere più sensibili al calore e alle fiamme rispetto ai materiali inorganici come il cemento. Uno dei problemi principali è che, a temperature elevate, i legami chimici tra le molecole di polimero possono rompersi, causando la decomposizione del materiale. Questo può portare alla formazione di gas tossici e può innescare un collasso strutturale. Sarebbe importante, quindi, eseguire ulteriori ricerche per comprendere meglio come migliorare la resistenza al fuoco dei calcestruzzi polimerici, con l'aggiunta di additivi ignifughi o l'uso di tecniche di progettazione per ridurre l'impatto del calore sul materiale.
SCOPRI DI PIU'Colorazione e Verniciatura dei Prodotti in Plastica di Marco ArezioI prodotti realizzati in plastica, oltre alle innumerevoli doti economiche-strutturali e di circolarità ambientale, hanno anche il pregio di poter accogliere, non solo colori nella massa fusa durante la produzione dell’elemento, ma possono anche essere verniciati superficialmente per attribuire all’oggetto effetti estetici elevati.La colorazione della massa fusa plastica durante la produzione dell’oggetto, attraverso l’utilizzo dei coloranti, avviene miscelando il granulo o le polveri colorate al polimero del prodotto, usufruendo dell’azione di fusione e di miscelazione che imprime l’estrusore dentro il quale passano i componenti. Al termine della produzione da parte della macchina il pezzo sarà uniformemente colorato in massa, risultato per cui il prodotto potrebbe essere idoneo all’impiego finale oppure potrebbe essere avviato all’impianto di verniciatura per finiture particolari. E’ possibile inoltre che i pezzi che devono essere avviati alla verniciatura vengano prodotti senza alcuna colorazione nella massa. Detto questo, gli strati di verniciatura sulle materie plastiche, devono tenere in considerazione la struttura su cui aderiscono e la caratteristica del polimero con cui l’oggetto viene fatto. Infatti, la durezza, il comportamento all’allungamento e la temperatura degli strati di vernice da stendere sul prodotto, devono tenere in considerazione una possibile reazione fisico-chimica della plastica di cui è composto. Un comportamento dinamico troppo rigido di uno strato di vernice applicato ad un oggetto di plastica potrebbe influenzare negativamente la durabilità dell’elemento, come il contatto con temperature e solventi che necessitano per il lavoro di stesura del colore. Alcune tonalità applicate alle materie plastiche hanno un effetto positivo sul rischio di decomposizione fotochimica, come per esempio il colore nero, che influisce positivamente sulla protezione dai raggi UV agendo come un filtro. Le vernici possono inglobare dei composti chimici che operano in modo mirato nella produzione di alcuni elementi, come per esempio le vernici conduttive resistenti all’abrasione, impiegate nei serbatoi della benzina, oppure caricate con Ag, Ni o Cu per realizzare la schermatura ad alta frequenza di apparecchiature elettroniche. Esistono inoltre vernici trasparenti che aumentano la resistenza alla graffiatura per il Policarbonato e per il PMMA, come le acriliche, silossaniche o poliuretaniche, applicate a spruzzo o ad immersione. Nelle colorazioni delle materie plastiche si possono impiegare anche le polveri, specialmente per i polimeri PA6 e PA66, che ricevono la colorazione attraverso un processo che permette di rendere il polimero conduttore, attraverso il metallo o delle microsfere di ceramica, specialmente nel settore sanitario.Categoria: notizie - tecnica - plastica - verniciatura - colorazione - produzione
SCOPRI DI PIU'Tossicologia delle Materie Plastiche: gli Ftalati nei Plastificanti. Cosa dobbiamo sapere per una corretta gestionedi Marco ArezioCon l’avvento del polipropilene sul mercato, a seguito della scoperta fatta da Giulio Natta negli anni ’50 del secolo scorso, che gli valse il Nobel, i tradizionali prodotti da imballo in vetro e metallo, vennero rapidamente sostituiti dalle materie plastiche per maggiore leggerezza, sicurezza, gradevolezza ed economicità. L’industria del packaging alimentare sperimentò diversi polimeri, tra i quali anche il PVC, usato sia nelle strutture rigide che nei film di protezione per la realizzazione degli imballi. I polimeri, tra cui anche il PVC, hanno bisogno di additivi per poterli modellare nella produzione, per renderli flessibili e, alle alte temperature, per evitarne la degradazione. La scelta dell’additivo da impiegare dipende dal polimero a cui si deve legare e dall’applicazione finale del prodotto che si intende realizzare. Il plastificante è un additivo largamente usato per realizzare gli imballi alimentari e deve avere caratteristiche precise e normate:• Chimicamente inerte • Facilmente miscelabile con il polimero • Non deve creare l’effetto essudazione, cioè la migrazione verso la superficie • Deve essere termosaldabile • Deve essere foto saldabile • Non deve essere volatile Tra i più comuni plastificanti troviamo gli Ftalati, famiglia di prodotti che sposa in modo egregio le richieste della catena produttiva e distributiva richieste ad un imballo. Gli Ftalati non si legano chimicamente al PVC ma agiscono da additivi creando le migliori condizioni affinché il polimero assuma una maggiore flessibilità. Le maggiori famiglie di Ftalati utilizzati nel PVC per la realizzazione degli imballi rientrano nelle sigle DEHP, DIDP e DINP, racchiudendo in esse diverse proprietà fisico-chimiche a seconda delle lunghezze delle catene alchiliche del gruppo funzionale estere. Le caratteristiche principali degli Ftalati sono:• Liposolubili • Poco solubili all’acqua • Inodori • Incolori • Volatili Gli Ftalati non li troviamo solamente negli imballi alimentari ma in moltissimi prodotti di uso comune come i giocattoli, gli indumenti impermeabili, gli interni delle auto, nei rivestimenti delle case, nelle gomme, negli adesivi, nei sigillanti, nelle vernici, nelle tende esterne, nei cavi, nei cosmetici, nei profumi, nei dispositivi medici come cateteri, sacche per trasfusioni e in molti altri prodotti. Proprio per la loro larghissima diffusione è importante sapere quali effetti sull’uomo potrebbe avere la diffusione non regolamentata degli ftalati nell’ambiente, in quanto sono prodotti che persistono nell’acqua, nell’aria e nel suolo, introducendosi nella catena alimentare animale e, di conseguenza, dell’uomo. I danni che posso causare all’uomo riguardano l’azione che gli Ftalati hanno come interferenti endocrini, che sono stati studiati già nel 2009 dalla Endocrine Society, che ha confermato gli effetti nocivi di questi interferenti endocrini nei sistemi fisiologicamente sensibili agli ormoni, quali:• Cervello • Testicoli e prostata nei maschi • Ovaie e utero per le femmine • Ghiandola pituitaria • Tiroide • Sistema cardiovascolare • Pancreas • Tessuto adiposo • Ghiandole mammarie • Sistema neuroendocrino dell’ippotalamo L’EFSA (European Food Safety Authority) nel 2019 ha ridefinito i limiti massimi di utilizzo di quattro dei cinque Ftalati più usati nei polimeri (DBP, BBP, DEHP e DINP) indicando la dose giornaliera massima tollerabile dall’uomo che corrisponde a 0,05 mg./Kg. corporeo. Questi dati tengono in considerazione l’utilizzo di polimeri vergini ma, in considerazione del ciclo di vita delle plastiche a fine vita nell’ambiente, con la possibilità che gli Ftalati possano trasferirsi nelle catene alimentari, sarebbe doveroso creare una catena di controllo sulla filiera. Per quanto riguarda la plastica riciclata, vista la facile diffusione di questi agenti chimici nell’ambiente, una maggiore perfomance in termini quantitativi del riciclo rispetto alla plastica vergine prodotta sarebbe un doveroso obbiettivo anche ambientale. Inoltre la trasformazione dello scarto plastico in una nuova materia prima, imporrebbe un controllo analitico delle sostanze chimiche all’interno della stessa, attraverso uno strumento di analisi come un gascromatografo abbinato ad uno spettrometro a mobilità ionica, che ne caratterizzi i componenti chimici che andranno sul mercato. Cosa comunque raccomandata anche nell’utilizzo di materia prima vergine ad uso alimentare, anche non direttamente correlata al packaging, per esempio i tubi in materia plastica per il trasporto dell’acqua potabile, prodotti secondo la norma UNI 1622, che riguarda odori e sapori del liquido trasportato, che potrebbero nel tempo rilasciare sostanze incompatibili con la salute dell’uomo.Categoria: notizie - tecnica - plastica - tossicologia - ftalati - imballi - packaging Vedi maggiori informazioni sulle materie plastiche
SCOPRI DI PIU'Nella produzione di polimeri plastici riciclati lo scarso uso dei protettivi della plastica può generare prodotti finiti scadentidi Marco ArezioIl concetto che un polimero riciclato deve essere economico e, quindi, di bassa qualità, è ancora abbastanza radicato nella mente dei produttori di materie plastiche che, purtroppo, possono andare incontro a spiacevoli contestazioni sul materiale fornito per fare i prodotti finiti.Il principio di economicità assoluta dei polimeri riciclati non si sposa con le attuali esigenze dell’uso del rifiuto plastico che la società ha, e quindi, è necessario qualificare adeguatamente i polimeri riciclati con appositi trattamenti nel riciclo e nella produzione dei nuovi granuli. Come sappiamo, il nemico numero uno della plastica è l’invecchiamento causato dagli agenti atmosferici, che ne riducono la durabilità, le caratteristiche meccaniche e fisiche, creando grossi problemi anche economici alla filiera produttiva e distributiva. Ma vediamo qual è il meccanismo dell’invecchiamento dei prodotti plasticiI prodotti plastici possono subire vari meccanismi di invecchiamento nel corso del tempo a causa di diversi fattori, tra cui l'esposizione alla luce solare, al calore, all'ossigeno, all'umidità e ad agenti chimici. Questi meccanismi di invecchiamento possono influire sulle proprietà fisiche e chimiche della plastica, portando a una perdita di resistenza, flessibilità, colore e altre caratteristiche desiderabili. Uno dei meccanismi di invecchiamento più comuni è l'ossidazione.Quando la plastica è esposta all'ossigeno presente nell'aria, possono verificarsi reazioni chimiche che portano alla formazione di gruppi ossidrilici nella struttura della plastica. Questi gruppi ossidrilici possono influire negativamente sulle proprietà meccaniche, rendendola più fragile e suscettibile alla rottura. La luce solare, in particolare la radiazione ultravioletta (UV), è un altro fattore che può causare l'invecchiamento dei prodotti plastici. La radiazione UV può degradare la struttura chimica della plastica, causando la frammentazione delle catene molecolari e la formazione di radicali liberi. Ciò può portare a una diminuzione della resistenza meccanica e alla comparsa di crepe e scolorimenti sulla superficie della plastica. Il calore è un altro fattore importante nell'invecchiamento dei prodotti plastici. L'esposizione prolungata a temperature elevate può causare una diffusione delle sostanze chimiche presenti nella plastica, portando a una perdita di flessibilità e ad un aumento della fragilità. Il calore può anche accelerare le reazioni chimiche all'interno della plastica, contribuendo alla sua degradazione. L'umidità è un fattore che può contribuire all'invecchiamento delle plastiche, in particolare di quelle sensibili all'acqua. L'assorbimento di umidità può causare la formazione di legami idrogeno nella struttura della plastica, portando a una diminuzione delle sue proprietà meccaniche. Quali sono le conseguenze dei processi di ossidazione L'ossidazione della plastica può avere diverse conseguenze indesiderate, tra cui: Perdita di resistenza meccanica: l'ossidazione può ridurre la resistenza meccanica della plastica, rendendola più fragile e suscettibile alla rottura. Variazione delle proprietà fisiche: l'ossidazione può alterare le proprietà fisiche della plastica, come la flessibilità, la durezza o la trasparenza. Cambiamento di colore: l'ossidazione può causare la comparsa di macchie o scolorimenti sulla superficie della plastica, modificando il suo aspetto estetico. Perdita di durata nel tempo: l'ossidazione può accelerare l'invecchiamento della plastica, riducendo la sua durata nel tempo e influenzando la sua longevità. Per mitigare gli effetti dell'invecchiamento dei prodotti plastici, vengono utilizzati diversi additivi durante il processo di produzione. Gli additivi come gli stabilizzatori UV, gli antiossidanti e gli agenti anti degradanti possono contribuire a proteggere la plastica dagli effetti dannosi dell'invecchiamento. Inoltre, le condizioni di conservazione a bassa temperatura e l'isolamento dalla luce solare possono aiutare a preservare le proprietà delle plastiche nel tempo. Come proteggere i prodotti plastici dall'invecchiamento Per proteggere i prodotti plastici dall'invecchiamento, è possibile adottare diverse misure preventive.Utilizzo di additivi durante il processo di produzione tra i quali possiamo citare:Gli stabilizzatori UV, ad esempio, aiutano a prevenire la degradazione causata dalla luce solare. Gli antiossidanti e gli agenti anti degradanti possono aiutare a proteggere la plastica dall'ossidazione e dalla degradazione chimica. Vernici protettive: quando il prodotto plastico è stato realizzato è possibile applicare delle specifiche vernici protettive agli UV. La scelta tra l'utilizzo di vernici protettive o additivi nell'impasto produttivo dipende da diversi fattori, tra cui l'applicazione specifica, il tipo di plastica e le preferenze del produttore. Entrambe le opzioni possono offrire una protezione contro i raggi UV, ma hanno approcci diversi e vantaggi specifici. Vernici protettive Le vernici protettive, come abbiamo detto, possono essere applicate sulla superficie della plastica per creare uno strato protettivo che blocca i raggi UV. Questo approccio offre flessibilità perché le vernici possono essere applicate dopo la produzione del prodotto plastico finito. Le vernici possono anche fornire una maggiore personalizzazione in termini di aspetto estetico e finitura. Tuttavia, richiedono un'ulteriore fase di applicazione e potrebbero richiedere manutenzione periodica per mantenere l'efficacia della protezione UV. Additivi nell'impasto produttivo Gli additivi di protezione possono essere incorporati direttamente nell'impasto plastico durante il processo di produzione. Questi additivi agiscono come stabilizzatori UV, proteggendo la plastica dall'invecchiamento causato dalla radiazione UV. L'utilizzo di additivi anti-UV durante la produzione ha il vantaggio di offrire una protezione uniforme su tutta la massa del prodotto plastico, senza richiedere ulteriori fasi di applicazione o manutenzione specifica. Inoltre, l'incorporazione degli additivi nell'impasto permette una maggiore resistenza alla degradazione UV rispetto a una semplice verniciatura esterna. La scelta tra vernici protettive e additivi nell’impasto dipenderà anche dalle esigenze specifiche del prodotto plastico e dalle preferenze del produttore. In alcune applicazioni, come nel settore edile, l'uso di additivi anti-UV nell'impasto produttivo può essere preferibile per garantire una protezione a lungo termine senza la necessità di applicazioni esterne. Tuttavia, ci possono essere casi in cui l'uso di vernici protettive è più adatto, ad esempio quando si desidera una finitura personalizzata o quando si vogliono aggiungere ulteriori strati di protezione sulla superficie.
SCOPRI DI PIU'Scopri come scegliere la selezionatrice ottica più adatta alle tue esigenze produttive, analizzando tecnologie, funzionalità e offerte dei principali produttori del settore del riciclodi Marco ArezioLa crescente attenzione all'ambiente e la necessità di gestire i rifiuti in modo sostenibile hanno portato allo sviluppo di tecnologie avanzate per il riciclo dei materiali, con un'attenzione particolare alla plastica. Una delle innovazioni più significative nel settore del riciclo della plastica è rappresentata dalle selezionatrici ottiche, macchinari progettati per identificare e separare i flakes di plastica riciclata in base a caratteristiche visive e chimiche. Queste macchine hanno trasformato il processo di riciclo, aumentando l'efficienza e la qualità dei materiali riciclati. In questo articolo esploreremo la storia delle selezionatrici ottiche, il loro funzionamento, i principali produttori e i vantaggi che offrono all'industria del riciclo. Le Origini delle Selezionatrici Ottiche: Chi le ha Inventate? Le selezionatrici ottiche sono il risultato di decenni di ricerca e innovazione nel campo dell'automazione industriale e della visione artificiale. L'idea di utilizzare la tecnologia ottica per separare i materiali risale agli anni '70, quando vennero sviluppate le prime tecnologie per la selezione automatica basata su sensori ottici, inizialmente applicate all'industria agricola per la selezione dei cereali e dei frutti. Tuttavia, fu solo negli anni '90 che queste tecnologie cominciarono ad essere applicate all'industria del riciclo, in risposta alla crescente domanda di metodi più efficienti per la separazione dei materiali riciclabili. Le aziende pionieristiche che iniziarono a sviluppare e commercializzare selezionatrici ottiche per il riciclo includono TOMRA Sorting Solutions, Sesotec e Pellenc ST. Queste imprese introdussero tecnologie avanzate di sensori ottici e a raggi X per identificare e separare vari tipi di plastica, metalli e altri materiali dai rifiuti, contribuendo a migliorare la purezza dei materiali recuperati e a ridurre gli scarti. Come Funzionano le Selezionatrici Ottiche Il funzionamento delle selezionatrici ottiche si basa sull'uso di sensori e algoritmi complessi che analizzano le proprietà visive, chimiche o fisiche dei materiali. Nel caso del riciclo della plastica, i flakes — ovvero piccoli pezzi di plastica triturata — vengono analizzati in base al colore, alla trasparenza, alla composizione chimica e ad altre caratteristiche rilevabili. Le fasi principali di funzionamento di una selezionatrice ottica sono le seguenti: Alimentazione e Distribuzione Il materiale plastico triturato viene caricato sulla macchina e distribuito in modo uniforme su un nastro trasportatore, che lo porta nella zona di rilevamento. Rilevamento Nella fase di rilevamento, i sensori ottici o a infrarossi scansionano i flakes in movimento. A seconda della macchina, possono essere utilizzati diversi tipi di sensori: Sensori a colori: Analizzano il colore visibile dei flakes per separare materiali con diverse colorazioni. Sensori a infrarossi (NIR): Utilizzati per identificare la composizione chimica dei materiali, poiché possono rilevare le differenze nella struttura molecolare dei diversi tipi di plastica, come PET, HDPE, PP, ecc. Sensori a raggi X: Utilizzati per rilevare contaminazioni da materiali metallici o per distinguere materiali con densità diverse. Selezione e Separazione Una volta rilevati e analizzati i flakes, un sistema di espulsione (solitamente composto da getti d'aria compressa) separa i materiali in base ai criteri preimpostati. I getti d'aria espellono i flakes verso differenti condotti di raccolta, separando così i materiali puri dalle impurità. Vantaggi delle Selezionatrici Ottiche nel Riciclo Industriale L'introduzione delle selezionatrici ottiche ha rivoluzionato il settore del riciclo della plastica per diversi motivi: Aumento della Purezza del Materiale: Le selezionatrici ottiche permettono di ottenere flakes di plastica con un alto livello di purezza, riducendo la presenza di contaminanti come altri tipi di plastica, metalli o materiali non riciclabili. Questo è fondamentale per ottenere plastiche riciclate di alta qualità, idonee per applicazioni come il packaging alimentare. Maggiore Efficienza Operativa: Grazie all'automazione del processo di selezione, le aziende di riciclo possono processare grandi quantità di materiale in tempi ridotti, aumentando la produttività e riducendo i costi operativi. Riduzione degli Scarti: Le selezionatrici ottiche consentono di recuperare una maggiore quantità di materiale riciclabile, minimizzando gli scarti che altrimenti finirebbero in discarica o negli inceneritori. Flessibilità nella Selezione: Le macchine possono essere programmate per separare diversi tipi di plastica e adattarsi rapidamente ai cambiamenti nei flussi di rifiuti, rendendole ideali per impianti che trattano materiali misti o provenienti da diverse fonti. I Principali Produttori di Selezionatrici Ottiche Nel corso degli anni, diversi produttori si sono affermati come leader nel settore delle selezionatrici ottiche per il riciclo della plastica. Tra i principali costruttori troviamo: TOMRA Sorting Solutions: Leader globale nel settore della selezione ottica, TOMRA offre una gamma di macchine per la selezione di plastica basate su tecnologia NIR e sensori a colori. Le loro macchine, come la serie AUTOSORT, sono note per l'elevata efficienza e precisione nella separazione dei materiali. Sesotec GmbH: Questa azienda tedesca è specializzata in soluzioni di separazione per vari settori industriali, inclusa l'industria del riciclo della plastica. Sesotec produce selezionatrici ottiche che utilizzano sensori NIR e a raggi X per una separazione accurata dei materiali plastici. Pellenc ST: Azienda francese che ha sviluppato una vasta gamma di selezionatrici ottiche per il settore del riciclo. Le loro macchine sono note per la capacità di combinare diversi sensori (NIR, visibili e a raggi X) per una selezione multifunzionale dei materiali. Steinert GmbH: Con sede in Germania, Steinert è specializzata in soluzioni per la separazione magnetica e ottica. Le loro selezionatrici ottiche vengono utilizzate nel riciclo dei metalli e della plastica, con un focus particolare sulla separazione di materiali ad alta purezza. Differenze tra le Macchine dei Diversi Produttori Le principali differenze tra le selezionatrici ottiche offerte dai vari produttori risiedono nella tecnologia dei sensori utilizzata, nell'efficienza energetica e nella flessibilità operativa. Ad esempio, TOMRA è rinomata per l'utilizzo di sensori NIR ad alta precisione, mentre Sesotec si distingue per l'integrazione di sensori a raggi X in grado di rilevare contaminanti metallici. Pellenc ST, invece, è nota per le sue soluzioni flessibili che permettono di combinare sensori diversi in una sola macchina, offrendo una maggiore versatilità nel processo di selezione. Un altro aspetto che varia tra i costruttori è la capacità delle macchine di gestire volumi diversi di materiale. Le macchine di TOMRA, ad esempio, sono progettate per impianti di grandi dimensioni che richiedono un'elevata capacità di elaborazione, mentre altre aziende, come Sesotec, offrono soluzioni modulabili per impianti di dimensioni più ridotte. Conclusioni Le selezionatrici ottiche hanno rivoluzionato l'industria del riciclo della plastica, rendendo il processo di selezione dei flakes più efficiente e sostenibile. Grazie a queste tecnologie, le aziende possono ottenere materiali riciclati di alta qualità, riducendo gli scarti e migliorando la sostenibilità complessiva del processo. L'evoluzione tecnologica e la competizione tra i principali produttori stanno contribuendo a migliorare ulteriormente le performance di queste macchine, rendendole più accessibili e versatili. Per le aziende interessate a investire in selezionatrici ottiche, è fondamentale analizzare attentamente le proprie esigenze produttive, considerando fattori come i tipi di materiali trattati, il volume di produzione e il budget disponibile. La scelta del produttore giusto e della macchina più adatta può fare la differenza in termini di efficienza operativa e ritorno sull'investimento. In un mercato in continua evoluzione, affidarsi a tecnologie all'avanguardia e a partner con esperienza consolidata può garantire una strategia vincente, sia per il successo aziendale sia per un impatto positivo sull'ambiente.© Riproduzione Vietata
SCOPRI DI PIU'L'Impiego di Mixer Statici per Migliorare Uniformità e Ridurre i Costi nel Processo di Colorazionedi Marco ArezioNell'industria della plastica, la qualità e l'uniformità del colore dei prodotti finiti sono cruciali per soddisfare le aspettative dei consumatori e mantenere elevati standard produttivi. Tuttavia, la dispersione inadeguata dei masterbatches colore può portare a difetti visibili quali macchie, striature o ombre di colore, compromettendo la qualità del prodotto finito. Questo articolo approfondisce l'utilizzo dei mixer statici come soluzione per migliorare la dispersione dei masterbatch colore, soprattutto in contesti dove la capacità di plastificazione risulta insufficiente. Il Problema della Dispersione dei Masterbatches Colore I masterbatches colore sono concentrazioni elevate di pigmenti o coloranti dispersi in una resina di trasporto, usati per colorare o impartire altre proprietà ai materiali plastici. Una dispersione omogenea del masterbatch è fondamentale per garantire l'uniformità del colore e delle proprietà meccaniche del prodotto finito. Tuttavia, diversi fattori, quali la viscosità del polimero, le proprietà fisiche dei pigmenti, e le condizioni di processo, possono influenzare negativamente la dispersione, portando a difetti produttivi. Mixer Statici: Soluzione per la Dispersione del ColoreI mixer statici rappresentano una tecnologia efficace per migliorare la dispersione dei masterbatches colore senza necessitare di componenti mobili. Questi dispositivi sfruttano la geometria dei loro elementi interni per dividere, ricombinare e orientare il flusso del materiale in modo da ottenere una miscelazione omogenea. A differenza dei mixer dinamici, i mixer statici non richiedono energia esterna per il movimento, riducendo i costi operativi e di manutenzione. Vantaggi dei mixer statici Miglioramento della qualità del prodotto: L'uso di mixer statici garantisce una dispersione ottimale del colore, eliminando difetti visivi come macchie e striature. Riduzione dei costi: La capacità di ottenere una dispersione uniforme con minor quantità di masterbatch riduce i costi diretti dei materiali. Versatilità: Disponibili per diversi processi, come lo stampaggio a iniezione e l'estrusione, e adattabili a vari tipi di resine e coloranti. Sostenibilità: Minimizzando l'uso di coloranti e la generazione di scarti, i mixer statici contribuiscono a ridurre l'impronta ambientale della produzione di plastica. Componenti Chiave del Mixer Statico Il Corpo del Mixer Statico: Struttura e Materiali Il corpo del mixer statico rappresenta l'elemento strutturale che racchiude e supporta gli elementi di miscelazione, fornendo il canale attraverso il quale il materiale plastico fuso e i masterbatches colore passano durante il processo di miscelazione. La progettazione e la costruzione del corpo del mixer sono fondamentali per garantire efficienza, durabilità e integrazione ottimale nel processo produttivo. Caratteristiche Chiave Resistenza alle Alte Temperature e Corrosione: Durante il processo di miscelazione, il corpo del mixer deve resistere a temperature elevate e, a seconda dei materiali trattati, a possibili agenti corrosivi. Questa resistenza è vitale per mantenere l'integrità strutturale e la funzionalità del mixer nel tempo. Compatibilità Chimica: Il materiale del corpo deve essere compatibile con una vasta gamma di polimeri e coloranti utilizzati nell'industria della plastica, evitando reazioni chimiche che potrebbero alterare le proprietà del prodotto finito o danneggiare il mixer stesso. Geometria Interna: La geometria interna del corpo del mixer è progettata per ottimizzare il flusso del materiale e facilitare l'efficace miscelazione attraverso gli elementi statici. Questo include la considerazione della forma del canale di flusso, della finitura superficiale e di eventuali caratteristiche specifiche necessarie per particolari applicazioni. Materiali Utilizzati per la realizzazione di un Mixer statico Acciaio Inossidabile: È il materiale più comunemente utilizzato per il corpo dei mixer statici nell'industria della plastica, grazie alla sua eccellente resistenza alla corrosione, alle alte temperature e alla sua compatibilità con un'ampia varietà di materiali. Leghe Speciali: Per applicazioni che richiedono caratteristiche specifiche, come una maggiore resistenza alla corrosione o alla temperatura, possono essere utilizzate leghe speciali. Questi materiali, pur essendo più costosi, offrono prestazioni superiori in ambienti particolarmente aggressivi. Materiali Rivestiti e Compositi: In alcune circostanze, il corpo del mixer può essere realizzato utilizzando materiali compositi o può essere rivestito con materiali specifici per migliorare la resistenza alla corrosione, ridurre l'adesione dei materiali o per ragioni economiche. Fattori nella Scelta di un Mixer StaticoLa selezione del corpo del mixer statico richiede un'attenta valutazione di diversi fattori: Processo di Produzione: Il tipo di processo produttivo (ad esempio, estrusione o stampaggio a iniezione) può influenzare la scelta del materiale e della geometria del corpo del mixer. Materiale da Processare: La natura chimica e fisica dei polimeri e dei coloranti utilizzati determina i requisiti di resistenza chimica e termica del corpo del mixer. Condizioni Operative: Le condizioni specifiche di temperatura, pressione e flusso nel processo produttivo influenzano la selezione del materiale e del design del corpo del mixer per garantire prestazioni ottimali e durata. In conclusione, il corpo del mixer statico svolge un ruolo cruciale nel successo dell'intero processo di miscelazione, influenzando direttamente l'efficienza, la qualità del prodotto e la durabilità del sistema. La selezione accurata del materiale e della geometria, basata su una comprensione approfondita delle esigenze del processo e delle proprietà dei materiali trattati, è essenziale per ottenere i migliori risultati nella colorazione delle materie plastiche. Efficienza Energetica dei Mixer Statici nella Colorazione delle Materie Plastiche L'efficienza energetica è un fattore cruciale nell'industria della plastica, non solo per ridurre i costi operativi, ma anche per minimizzare l'impatto ambientale della produzione. I mixer statici, grazie alla loro specifica concezione e modalità di funzionamento, emergono come soluzioni altamente efficienti sotto il profilo energetico nella fase di colorazione dei materiali plastici. Principi di Efficienza Energetica Assenza di Parti Mobili: A differenza dei mixer dinamici che richiedono motori elettrici per il movimento delle palette o delle lame, i mixer statici operano senza alcuna parte mobile. Questo elimina il bisogno di energia supplementare per azionare il dispositivo, riducendo significativamente il consumo energetico complessivo del processo di miscelazione. Ottimizzazione del Flusso di Materiale: La geometria interna dei mixer statici è progettata per creare un flusso laminare ottimale che assicura una miscelazione efficace senza la necessità di forza meccanica aggiuntiva. Questo approccio non solo migliora la qualità della miscelazione ma anche minimizza la resistenza al flusso, ulteriormente riducendo l'energia necessaria per il trasporto del materiale attraverso il mixer. Integrazione nel Processo Esistente: I mixer statici possono essere facilmente integrati nei sistemi di produzione esistenti senza la necessità di modifiche significative. La loro operatività passiva si traduce in una minima interruzione dei flussi di lavoro e nella capacità di operare in sinergia con l'efficienza energetica degli impianti già in uso. Benefici Tangibili Impiegando un Mixer StaticoRiduzione dei Costi Operativi: Il minore consumo energetico dei mixer statici si traduce direttamente in una riduzione dei costi operativi. Questo vantaggio è particolarmente significativo in produzioni di grande scala dove anche piccole efficienze possono accumulare grandi risparmi nel lungo termine. Sostenibilità Ambientale: L'efficienza energetica contribuisce a ridurre l'impronta di carbonio dell'industria della plastica. Utilizzando meno energia, i mixer statici aiutano le aziende a muoversi verso pratiche di produzione più sostenibili, in linea con crescenti pressioni normative e aspettative dei consumatori per una maggiore responsabilità ambientale. Manutenzione Ridotta: L'assenza di parti mobili riduce notevolmente le necessità di manutenzione e le relative interruzioni di produzione, contribuendo indirettamente all'efficienza energetica. Meno manutenzioni significano meno tempi di fermo macchina e un uso più efficiente delle risorse. Riduzione dei Costi di Produzione attraverso l'Uso dei Mixer Statici L'impiego di mixer statici nell'industria della plastica offre significativi vantaggi in termini di riduzione dei costi di produzione, specialmente nella fase di colorazione dei materiali. Questa sezione esamina come i mixer statici contribuiscano alla riduzione dei costi diretti e indiretti, influenzando positivamente la redditività delle operazioni di produzione. Riduzione Diretta dei Costi dei Materiali Efficienza nell'Uso dei Masterbatches Colorati: Uno dei principali vantaggi nell'utilizzo dei mixer statici è la loro capacità di disperdere in modo più uniforme e efficiente i pigmenti dei masterbatch all'interno della resina plastica. Questa efficienza permette di ottenere la tonalità desiderata utilizzando quantità minori di masterbatch rispetto ai metodi tradizionali, portando a un risparmio significativo sui costi dei materiali. Minimizzazione degli Scarti di Produzione: La dispersione uniforme dei coloranti riduce la probabilità di difetti visivi come striature, macchie o disomogeneità del colore nei prodotti finiti. Ciò si traduce in una minore quantità di scarti di produzione e, di conseguenza, in un risparmio sui costi legati alla rifusione, al riciclo o allo smaltimento dei materiali difettosi. Ottimizzazione delle Risorse: La capacità dei mixer statici di lavorare efficacemente con diversi tipi di polimeri e coloranti permette alle aziende di standardizzare l'equipaggiamento di miscelazione, riducendo la necessità di dispositivi specializzati. Questo aspetto contribuisce a una maggiore flessibilità produttiva e a un ulteriore contenimento dei costi. Riduzione Indiretta dei Costi Operativi Efficienza Energetica: Come precedentemente menzionato, l'assenza di parti mobili nei mixer statici riduce notevolmente il consumo energetico, portando a una riduzione dei costi operativi legati all'energia. Manutenzione Ridotta: La semplicità costruttiva e l'assenza di parti mobili nei mixer statici minimizzano le esigenze di manutenzione. Ciò riduce i costi di manutenzione e i tempi di inattività, migliorando la produttività generale dell'impianto. Durata e Affidabilità: La robustezza e la resistenza alla corrosione e alle alte temperature dei materiali utilizzati per i corpi dei mixer statici garantiscono una lunga durata di servizio. La ridotta necessità di sostituzione o di interventi di riparazione contribuisce ulteriormente alla riduzione dei costi nel lungo termine. Impatto sulla Redditività L'insieme di questi vantaggi - dalla riduzione del consumo di materie prime alla diminuzione dei costi energetici e di manutenzione - si traduce in un impatto positivo sulla redditività delle aziende. L'efficienza operativa migliorata e la qualità superiore dei prodotti finiti possono inoltre rafforzare la posizione competitiva delle aziende sul mercato, attirando clienti attraverso l'offerta di prodotti di alta qualità a prezzi competitivi. Scelta del Corretto Mixer Statico La scelta di un mixer statico adatto al processo di produzione di materie plastiche colorate implica una valutazione approfondita di vari fattori critici legati direttamente al processo di produzione stesso. Questi fattori influenzano non solo l'efficienza e l'efficacia della miscelazione ma anche la qualità del prodotto finito, l'efficienza energetica, e la riduzione dei costi di produzione. Di seguito, esaminiamo i principali fattori critici di scelta del mixer statico in relazione al processo di produzione. Tipologia di Processo di Produzione Il primo fattore critico riguarda la specifica tipologia di processo produttivo in cui il mixer statico sarà integrato, come l'estrusione o lo stampaggio a iniezione. Ogni processo presenta caratteristiche uniche che influenzano la scelta del mixer: Estrusione: Richiede mixer statici capaci di gestire flussi continui di materiale e che possano essere integrati efficacemente nelle linee di estrusione. La scelta potrebbe cadere su mixer con una maggiore capacità di gestione della pressione e del volume del materiale. Stampaggio a Iniezione: Qui, il mixer deve essere in grado di gestire cicli di produzione intermittenti con rapidi cambiamenti di pressione e volume. Un design compatto che possa essere integrato vicino alla camera di iniezione potrebbe essere preferibile per minimizzare la degradazione termica del materiale. Materiali da ProcessareLa selezione di un mixer statico appropriato per la colorazione delle materie plastiche richiede una considerazione approfondita dei materiali da processare. Questo aspetto è cruciale perché le caratteristiche fisiche e chimiche dei polimeri e dei masterbatches colore influenzano direttamente l'efficienza della miscelazione e la qualità del prodotto finito. Di seguito, analizziamo i fattori critici relativi al materiale da processare che devono essere valutati durante la scelta di un mixer statico. Viscosità del PolimeroLa viscosità del polimero fuso è uno dei fattori determinanti nella scelta di un mixer statico. Materiali con viscosità diverse richiedono configurazioni specifiche degli elementi di miscelazione per garantire una dispersione omogenea del masterbatch:Materiali ad Alta Viscosità: Richiedono elementi di miscelazione che creano canali di flusso più ampi o geometrie specifiche per facilitare il movimento del materiale e assicurare una miscelazione efficace.Materiali a Bassa Viscosità: Possono essere processati efficacemente con elementi di miscelazione più ristretti che incrementano l'interazione tra il polimero e il masterbatch, migliorando la dispersione del colore. Proprietà TermicheLa stabilità termica del polimero e del masterbatch è un altro fattore critico. Materiali sensibili al calore richiedono un processo di miscelazione che minimizzi l'esposizione a temperature elevate per prevenire la degradazione. La selezione di un mixer che assicuri una rapida ed efficiente dispersione può aiutare a ridurre il tempo di soggiorno del materiale a temperature elevate. Compatibilità ChimicaLa reazione chimica tra il materiale da processare e il mixer statico, compresi i suoi elementi interni, può influenzare la scelta del materiale di costruzione del mixer:Corrosione: Materiali corrosivi richiedono un mixer costruito con leghe resistenti alla corrosione o materiali avanzati per evitare la contaminazione del prodotto e la corrosione del mixer.Adesione: Alcuni materiali tendono ad aderire alle superfici interne del mixer, richiedendo l'uso di materiali o rivestimenti che minimizzino l'adesione per facilitare la pulizia e mantenere l'efficienza della miscelazione. Granulometria e Forma dei MasterbatchLa dimensione e la forma dei pellet o delle particelle di masterbatch possono influenzare la dinamica di miscelazione all'interno del mixer statico. Materiali con granulometrie diverse possono richiedere configurazioni specifiche degli elementi di miscelazione per garantire una distribuzione uniforme del colore nel polimero fuso. Concentrazione e Tipo di Colorante o AdditivoLa concentrazione e il tipo di colorante o additivo nel masterbatch determinano la difficoltà di ottenere una dispersione uniforme e possono influenzare la scelta del mixer:Alta Concentrazione: Masterbatch ad alta concentrazione di pigmenti o additivi richiedono una miscelazione più intensa per evitare agglomerazioni e garantire un colore uniforme.Tipo di Additivo: Additivi specifici possono richiedere condizioni di miscelazione particolari, come temperature o tempi di miscelazione specifici, influenzando la scelta del design e del materiale del mixer statico. Capacità di Produzione La capacità di produzione desiderata può influenzare la dimensione e il design del mixer statico. Mixer con un maggiore volume interno o una disposizione specifica degli elementi di miscelazione possono essere necessari per gestire volumi di produzione elevati, mantenendo allo stesso tempo l'efficacia della miscelazione. Integrazione nel Flusso di Lavoro Esistente La facilità con cui il mixer statico può essere integrato nei sistemi produttivi esistenti, senza richiedere modifiche significative all'infrastruttura o ai processi, è un fattore critico. Questo include considerazioni sulla configurazione fisica dell'impianto, sulla logistica del flusso di materiali e sulla compatibilità con altre attrezzature. Considerazioni Ambientali e di Sicurezza Infine, le normative ambientali e di sicurezza possono influenzare la scelta dei mixer statici, specialmente in termini di materiali utilizzati, emissioni e consumo energetico. La conformità con le normative locali e internazionali è essenziale per garantire una produzione sostenibile e sicura. Condizioni Operative di un Mixer Statico La selezione di un mixer statico ottimale per il processo di colorazione delle materie plastiche deve considerare attentamente le condizioni operative specifiche in cui il dispositivo sarà utilizzato. Queste condizioni possono variare ampiamente in base al tipo di processo di produzione, alla natura dei materiali trattati e agli obiettivi qualitativi del prodotto finito. Di seguito, esaminiamo i fattori critici legati alle condizioni operative che influenzano la scelta del mixer statico. Temperatura di Processo La temperatura a cui il polimero e il masterbatch vengono processati è cruciale per la selezione del mixer statico. Diversi materiali richiedono temperature di lavorazione specifiche per garantire una corretta fusione e miscelazione: Materiali Sensibili al Calore: Per polimeri o coloranti sensibili alle alte temperature, è necessario un mixer che minimizzi l'aumento di temperatura durante la miscelazione, possibilmente attraverso un design che promuova un rapido trasferimento del calore. Materiali ad Alta Temperatura di Fusione: Polimeri che richiedono elevate temperature di fusione necessitano di mixer realizzati con materiali in grado di resistere a tali condizioni senza degradarsi o alterare le proprietà del prodotto. Pressione di Processo La pressione sotto cui il materiale viene processato nel mixer statico può variare significativamente e ha un impatto diretto sulla selezione del dispositivo: Alta Pressione: Processi che operano ad alta pressione richiedono mixer statici robusti, capaci di resistere senza deformarsi o perdere efficienza nella miscelazione. Variazioni di Pressione: Processi che presentano ampie fluttuazioni di pressione richiedono un mixer progettato per mantenere prestazioni consistenti attraverso queste variazioni, assicurando una miscelazione omogenea indipendentemente dalle fluttuazioni di pressione. Velocità di Flusso La velocità con cui il materiale passa attraverso il mixer statico influisce sulla qualità della miscelazione e sulla produzione complessiva: Alto Flusso: Un flusso elevato richiede un mixer che possa gestire rapidi volumi di materiale mantenendo una dispersione uniforme dei coloranti e degli additivi. Bassa Velocità di Flusso: Per processi con flussi più lenti, può essere necessario un mixer con elementi di miscelazione specificamente progettati per ottimizzare il contatto tra polimero e masterbatch, evitando la segregazione del materiale. Spazio Disponibile Le dimensioni e la configurazione dello spazio in cui il mixer statico sarà installato giocano un ruolo importante nella selezione del dispositivo. È essenziale scegliere un mixer che si adatti all'infrastruttura esistente senza richiedere modifiche sostanziali: Limitazioni di Spazio: In ambienti con spazio limitato, un mixer compatto o uno specificamente progettato per integrarsi in spazi ristretti può essere necessario. Accessibilità per la Manutenzione: È importante considerare non solo l'installazione ma anche la facilità di accesso per eventuali operazioni di manutenzione o pulizia. Durata Operativa La durata prevista di operatività senza interruzioni è fondamentale per processi ad alta efficienza. Mixer statici costruiti con materiali durevoli e progettati per operazioni prolungate possono ridurre i tempi di inattività e migliorare la continuità produttiva.
SCOPRI DI PIU'Analisi teorico-sperimentale dell’effetto combinato di temperatura e strain rate per ottimizzare prestazioni e processi nei polimeri di Marco ArezioLa presente trattazione analizza in maniera approfondita come la temperatura e la velocità di deformazione influenzino le proprietà meccaniche dei materiali plastici. L’obiettivo principale è quello di fornire una caratterizzazione dettagliata del comportamento dei polimeri sotto diverse condizioni di sollecitazione, evidenziando i fenomeni fisici e chimici alla base di tali variazioni. Vengono illustrati i principi teorici fondamentali, le tecniche sperimentali più utilizzate e i risultati ottenuti in letteratura, ponendo particolare enfasi sull’interazione tra la temperatura, la velocità di deformazione e la struttura molecolare dei polimeri. Introduzione I materiali plastici rappresentano una categoria di materiali polimerici di grande importanza industriale e commerciale, grazie alla loro versatilità, leggerezza e facilità di lavorazione. Essi trovano impiego in una vasta gamma di settori, dall’automotive al packaging, dall’aerospaziale all’elettronica di consumo. Tuttavia, la comprensione e la previsione del loro comportamento meccanico richiedono un’attenzione particolare a vari parametri, tra cui la temperatura e la velocità di deformazione (strain rate). In molte applicazioni, infatti, i componenti in plastica subiscono deformazioni a ritmi molto variabili e in ambienti con condizioni termiche anche estreme: si pensi, ad esempio, a parti meccaniche che operano a basse temperature in alta montagna oppure a prodotti che vengono utilizzati in ambienti con alte temperature. Diventa pertanto imprescindibile comprendere come la struttura molecolare e la morfologia dei polimeri rispondano a variazioni di temperatura e a differenti velocità di sollecitazione. Le interazioni tra queste variabili influenzano profondamente proprietà come la resistenza a trazione, il modulo elastico, l’allungamento a rottura e la tenacità. In questa sede verranno delineate le basi teoriche, gli strumenti di caratterizzazione e un’ampia rassegna dei principali risultati sperimentali presenti in letteratura, al fine di fornire un quadro completo e aggiornato sulla caratterizzazione meccanica dei materiali plastici in funzione di temperatura e velocità di deformazione. Fondamenti teorici Struttura molecolare dei polimeri I materiali polimerici sono costituiti da lunghe catene molecolari che possono presentare differenti gradi di ramificazione, cristallinità e orientamento. Le proprietà meccaniche di un polimero dipendono in modo cruciale dalla sua struttura molecolare: Polimeri amorfi: presentano catene disordinate, senza regolarità spaziale. Esempi tipici includono polistirene (PS) e polimetilmetacrilato (PMMA). Polimeri semicristallini: presentano regioni cristalline (ordinate) immerse in una fase amorfa. Ne sono un esempio il polietilene (PE) e il polipropilene (PP). Polimeri reticolati (termoindurenti): sono caratterizzati da collegamenti covalenti tra le catene, che conferiscono elevata rigidità e resistenza al creep, ma spesso ridotta duttilità. La morfologia e il grado di cristallinità determinano il comportamento meccanico e termico di un polimero. A temperature relativamente basse, i polimeri amorfi possono presentare un comportamento vetroso, divenendo più fragili, mentre i polimeri semicristallini mostrano una transizione viscoelastica più complessa. Influenza della temperatura La temperatura influisce sulla mobilità delle catene polimeriche, portando a un passaggio tra diverse regioni di comportamento meccanico. In termini generali: Regione vetrosa: a basse temperature, le catene polimeriche sono “congelate” in posizione. I materiali in questa regione presentano un comportamento tipicamente fragile, con modulo elastico elevato e bassa deformazione prima della rottura. Regione di transizione vetrosa (Tg): con l’aumentare della temperatura, i segmenti di catena iniziano ad acquisire una certa mobilità. Questo si traduce in un calo del modulo elastico e in un aumento significativo dell’elongazione. Regione viscoelastica: ulteriori incrementi di temperatura aumentano la mobilità delle catene, facendo sì che il materiale mostri un comportamento sia elastico sia viscoso. In questo intervallo, le proprietà meccaniche sono fortemente dipendenti dalla velocità di deformazione. Regione visco-plastica: a temperature molto elevate, specie oltre il punto di fusione per i polimeri semicristallini, il materiale perde del tutto la sua struttura e si comporta come un fluido ad alta viscosità. In generale, un incremento di temperatura tende a ridurre la resistenza meccanica e il modulo elastico del polimero, mentre ne aumenta la duttilità. La temperatura di transizione vetrosa (Tg) rappresenta un parametro critico nella scelta del campo di utilizzo di un materiale plastico. Influenza della velocità di deformazione La velocità di deformazione, spesso espressa in s^-1, è un fattore determinante nella risposta meccanica dei polimeri. A parità di temperatura, un polimero caricato a bassa velocità di deformazione avrà maggior tempo per rilassare le tensioni interne e potrà mostrare comportamenti di tipo plastico o addirittura viscoelastico, con fenomeni di creep e di fluage. Al contrario, se il carico è applicato rapidamente (alta velocità di deformazione), la catena polimerica non ha il tempo di riorientarsi e di dissipare energia, manifestando un comportamento più rigido e fragile. È possibile studiare l’effetto combinato di temperatura e velocità di deformazione utilizzando la teoria della superposizione tempo-temperatura (Time-Temperature Superposition, TTS), che permette di costruire curve maestre in un ampio intervallo di frequenze o di velocità di deformazione. Attraverso il principio di equivalenza tempo-temperatura, si riesce a correlare l’effetto di una variazione di temperatura con quello di una variazione di frequenza (o velocità) di sollecitazione. Metodologie sperimentali Prove di trazione e compressione Le più comuni tecniche di caratterizzazione meccanica dei materiali plastici prevedono la realizzazione di prove di trazione e di compressione, in cui campioni normalizzati (ad esempio, in accordo con le normative ASTM o ISO) vengono sottoposti a un carico crescente a velocità di deformazione controllata. Prova di trazione: si applica uno sforzo lungo l’asse del campione e si registrano forze e allungamenti nel tempo. Da questi dati è possibile ricavare il diagramma sforzo-deformazione e calcolare il modulo di Young, la tensione di snervamento, l’allungamento a rottura e la tensione a rottura. Prova di compressione: meno utilizzata per i polimeri a causa del rischio di instabilità del provino (instabilità a carico di punta), ma altrettanto significativa per la progettazione di componenti soggetti a carichi compressivi. In entrambi i casi, per studiare l’influenza della temperatura, il campione può essere alloggiato in camere climatiche o termostatiche capaci di operare in un ampio range termico. Variando la velocità di deformazione, solitamente nell’intervallo tra 10^-4 s^-1 e 10^2 s^-1, si possono cogliere le diverse risposte del materiale in funzione delle condizioni di prova. Dinamometria meccanica (DMA) La dinamometria meccanica (o analisi dinamico-meccanica, DMA) è una tecnica che applica un carico oscillante al campione. La risposta in termini di modulo elastico (modulo di conservazione 𝐸′) e di smorzamento (fattore di perdita tan δ) iene misurata in funzione della temperatura o della frequenza di sollecitazione. Ciò permette di mappare la transizione vetrosa, le regioni di rilassamento secondarie e di interpretare le proprietà viscoelastiche del materiale. Attraverso la DMA è possibile ottenere informazioni estremamente precise sulla dipendenza dalle frequenze di sollecitazione (e dunque dalla velocità di deformazione) e sui fenomeni di transizione e dissipazione dell’energia. L’analisi consente inoltre di effettuare il Time-Temperature Superposition, costruendo curve maestre che forniscono indicazioni sull’andamento delle proprietà in un intervallo molto ampio di velocità di deformazione. Prove d’urto Le prove d’urto (ad esempio, la prova Charpy o Izod) sono volte a determinare la resistenza a frattura di un polimero quando sottoposto a un carico impulsivo. Le alte velocità di deformazione raggiunte in queste prove permettono di investigare il comportamento fragile o duttile del materiale in situazioni estreme. Anche in questo caso, la temperatura gioca un ruolo determinante: i polimeri amorfi mostrano un peggioramento drastico della resilienza quando operano a temperature inferiori alla Tg, mentre i semicristallini possono subire transizioni duttile-fragile a temperature inferiori alla loro temperatura di transizione. Risultati sperimentali e discussione Effetto combinato di temperatura e velocità di deformazione Come anticipato, la temperatura e la velocità di deformazione agiscono sinergicamente sul comportamento meccanico dei materiali plastici. In generale, si possono distinguere due tendenze principali: A basse temperature o alte velocità di deformazione: il polimero si comporta in modo più rigido e fragile, con una ridotta capacità di deformazione plastica. In questa condizione, la ridotta mobilità delle catene impedisce i meccanismi di dissipazione dell’energia, favorendo la rottura fragile. Ad alte temperature o basse velocità di deformazione: il polimero mostra un comportamento più duttile, con aumento dell’elongazione a rottura e una minore tensione di snervamento. L’energia di frattura aumenta, poiché i segmenti molecolari hanno il tempo per scorrere e riorientarsi, dissipando energia. Diversi studi hanno dimostrato che, attraverso la Time-Temperature Superposition, è possibile ottenere un diagramma sforzo-deformazione “generalizzato” che copre un’ampia gamma di condizioni di carico. Ad esempio, un polimero testato a 20 °C e a una velocità di deformazione di 10^-3 s^-1 può mostrare un comportamento analogo a quello dello stesso materiale testato a 60 °C con una velocità di deformazione pari a 10^-5 s^-1. Transizione duttile-fragile e morfologia Nei polimeri semicristallini, la presenza di regioni cristalline svolge un ruolo fondamentale nel determinare la resistenza meccanica e la tenacità. A basse temperature, tali regioni limitano i meccanismi di scorrimento, favorendo la rottura fragile. Con l’incremento termico, la fase amorfa diviene più mobile e le regioni cristalline possono riorientarsi, conferendo maggiore duttilità al materiale. Nei polimeri amorfi, la transizione fragile-duttile è fortemente correlata alla temperatura di transizione vetrosa (Tg). Sotto la Tg, il materiale mostra un comportamento tipicamente vetroso, mentre al di sopra di essa diviene più elastico e plastico. In termini di velocità di deformazione, se il carico viene applicato molto rapidamente e in prossimità della Tg, il materiale potrebbe non avere il tempo di passare a un regime duttile, manifestando una rottura fragile. Deformazione plastica e fenomeni di rilassamento La temperatura e la velocità di deformazione influiscono anche sui principali fenomeni di rilassamento molecolare, come il rilassamento α (correlato alla transizione vetrosa) e il rilassamento β (legato al movimento di segmenti di catena più piccoli). In condizioni di carico lento o di temperatura elevata, tali fenomeni risultano più marcati, poiché le catene hanno il tempo per riorganizzarsi, dissipando energia e ritardando la nucleazione della frattura. Per i polimeri semicristallini, la fusione parziale delle regioni cristalline a temperature prossime a Tm (temperatura di fusione) introduce ulteriori meccanismi di dissipazione, come lo scorrimento di lamelle cristalline o la formazione di microcavità nelle interfacce amorfo-cristalline. Questi fenomeni contribuiscono ad aumentare la tenacità e la deformazione prima della rottura. Conclusioni La presente analisi ha messo in luce come la temperatura e la velocità di deformazione siano due variabili fondamentali per la caratterizzazione meccanica dei materiali plastici. L’effetto di tali parametri è riconducibile alle modificazioni nella mobilità delle catene polimeriche e alla variazione della morfologia interna (specie nei polimeri semicristallini), con conseguenze dirette sulle proprietà meccaniche come resistenza a trazione, modulo elastico, allungamento a rottura e resilienza. Si possono trarre alcune principali considerazioni: Temperatura: l’aumento di temperatura riduce il modulo elastico e la resistenza a rottura, ma incrementa la duttilità del materiale. È particolarmente rilevante identificare la temperatura di transizione vetrosa (Tg) e la temperatura di fusione (Tm) al fine di definire gli intervalli di utilizzo sicuri. Velocità di deformazione: a velocità di deformazione elevate, i meccanismi di dissipazione dell’energia sono limitati, favorendo una frattura di tipo fragile. A velocità di deformazione più basse, la rilassazione molecolare consente una deformazione plastica più estesa e, di conseguenza, una maggiore duttilità. Interazione temperatura-velocità di deformazione: la Time-Temperature Superposition (TTS) offre un potente strumento per correlare i dati sperimentali ottenuti in diversi range di temperatura e velocità di deformazione, consentendo di costruire “curve maestre” che descrivono il comportamento del materiale in condizioni estreme o non sperimentate direttamente. La comprensione di questi aspetti risulta essenziale nella progettazione di componenti in plastica e nella definizione dei cicli di lavorazione (stampaggio a iniezione, estrusione, termoformatura), così da evitare rotture premature o malfunzionamenti. Ulteriori sviluppi in quest’area di ricerca potrebbero riguardare l’analisi quantitativa dei fenomeni di rilassamento molecolare attraverso tecniche di spettroscopia (ad esempio, RMN allo stato solido) e l’impiego di modelli costitutivi avanzati (come visco-iperdinamici o iperplastici) per simulare al computer il comportamento di componenti in condizioni operative reali.© Riproduzione Vietata Riferimenti bibliografici essenziali Ward, I. M. & Sweeney, J. (2012). Mechanical Properties of Solid Polymers. Chichester: Wiley. Ferry, J. D. (1980). Viscoelastic Properties of Polymers. New York: John Wiley & Sons. Menard, K. P. (2008). Dynamic Mechanical Analysis: A Practical Introduction. Boca Raton: CRC Press. Callister, W. D., & Rethwisch, D. G. (2021). Materials Science and Engineering: An Introduction. New York: John Wiley & Sons.
SCOPRI DI PIU'Scopri come la carta riciclata rivoluziona l'isolamento termico e acustico, offrendo una soluzione ecologica, economica e innovativa per l'edilizia sostenibiledi Marco ArezioL'isolamento termoacustico rappresenta un pilastro nella progettazione edilizia moderna, essenziale per migliorare il comfort abitativo e ridurre i consumi energetici. Tra le soluzioni più innovative e sostenibili emerge l'uso della carta riciclata, un materiale versatile ed ecologico che sta rivoluzionando il settore edilizio. Questo articolo approfondisce le caratteristiche tecniche, i vantaggi e le applicazioni della carta riciclata per l'isolamento, evidenziando i benefici in termini ambientali, economici e prestazionali.La crescente attenzione verso pratiche edilizie sostenibili ha spinto molte aziende a esplorare soluzioni alternative ai materiali isolanti tradizionali. La carta riciclata non solo risponde a queste esigenze, ma lo fa offrendo prestazioni eccellenti sia dal punto di vista termico che acustico. La sua capacità di adattarsi a vari contesti costruttivi, unita al basso impatto ambientale, la rende una scelta ideale per progetti residenziali, commerciali e industriali.Proprietà tecniche e vantaggi della carta riciclataLa carta riciclata, utilizzata come isolante, deriva da giornali e cartoni recuperati e lavorati in fiocchi di cellulosa tramite processi specifici. Questo materiale si distingue per numerose proprietà che lo rendono competitivo rispetto ai materiali isolanti più comuni.Isolamento termicoGrazie alla sua struttura fibrosa, la carta riciclata intrappola l'aria, creando una barriera naturale contro la dispersione del calore. Con valori di conducibilità termica (λ) tra 0,037 e 0,040 W/mK, offre prestazioni comparabili a materiali come:Lana di vetro: λ tra 0,032 e 0,040 W/mK.Polistirene espanso (EPS): λ tra 0,030 e 0,040 W/mK.Questa capacità di ridurre le dispersioni termiche consente di mantenere una temperatura interna stabile, migliorando l'efficienza energetica complessiva degli edifici. Inoltre, la carta riciclata contribuisce a mantenere un clima interno salubre, grazie alla capacità di assorbire e rilasciare vapore acqueo senza compromettere le sue proprietà isolanti. Questa caratteristica è particolarmente indicata per ambienti con elevata umidità o soggetti a variazioni climatiche.La capacità di regolare l'umidità interna aiuta a prevenire la formazione di muffe e condense, aumentando la longevità delle strutture edilizie. Questo aspetto la rende particolarmente adatta per edifici in zone con climi variabili.Isolamento acusticoDal punto di vista acustico, la carta riciclata si distingue per la sua densità e struttura porosa, che le consentono di assorbire efficacemente i rumori. Con un indice di riduzione acustica (Rw) simile a quello di materiali come lana di roccia e poliuretano espanso, offre una soluzione ideale per:- Ridurre l'inquinamento acustico in edifici situati in aree urbane ad alta densità abitativa.- Migliorare l'isolamento tra ambienti interni, come uffici e abitazioni.La carta riciclata è particolarmente efficace nell'assorbire i suoni a bassa e media frequenza, rendendola una scelta ottimale per teatri, auditorium e spazi di lavoro condivisi. Inoltre, il suo utilizzo può migliorare significativamente il benessere acustico, contribuendo a creare ambienti più confortevoli e produttivi.Sostenibilità ambientaleLa carta riciclata contribuisce alla riduzione dei rifiuti cartacei e al contenimento dell'uso di materiali non rinnovabili. Inoltre, il suo processo produttivo richiede meno energia rispetto ai materiali isolanti tradizionali, abbattendo le emissioni di CO2 e favorendo l'economia circolare.Un ulteriore vantaggio è rappresentato dalla possibilità di riutilizzare la carta riciclata al termine del ciclo di vita dell'edificio, riducendo così i rifiuti da demolizione. Questo approccio chiude il cerchio produttivo e si inserisce perfettamente nei principi della sostenibilità ambientale.Sicurezza e salubritàIl materiale è trattato con additivi naturali per renderlo resistente al fuoco e agli insetti, senza l'uso di sostanze chimiche nocive. Questa caratteristica lo rende una scelta sicura e salubre per gli ambienti domestici e lavorativi. Inoltre, la sua composizione naturale riduce il rischio di emissione di composti organici volatili (VOC), garantendo un'aria interna più sana.Confronto con altri materiali isolantiEcco un confronto tra la carta riciclata e altri materiali isolanti comunemente utilizzati:Lana di vetro: Offre prestazioni simili, ma il processo di produzione consuma più energia e genera rifiuti complessi da smaltire.Polistirene espanso (EPS): Ottime prestazioni termiche, ma inferiore nell'isolamento acustico e con un forte impatto ambientale a causa della sua origine petrolchimica.Lana di roccia: Buon equilibrio tra isolamento termico e acustico, ma più complessa da installare per via del peso elevato.Poliuretano espanso: Migliori prestazioni termiche (λ < 0,030 W/mK), ma con costi più elevati e proprietà acustiche inferiori rispetto alla cellulosa.A differenza di molti materiali isolanti sintetici, la carta riciclata non richiede l'estrazione di risorse non rinnovabili, posizionandosi come una scelta etica e responsabile per il settore edilizio.Applicazioni della carta riciclataLa carta riciclata è un materiale estremamente versatile e si presta a molteplici applicazioni nell'edilizia, sia in nuove costruzioni che in ristrutturazioni:- Pareti interne ed esterne: Insufflata nelle intercapedini, migliora l'isolamento termico e acustico delle pareti divisorie.- Sottotetti e soffitte: Ideale per ridurre le dispersioni termiche, mantiene la temperatura costante in estate e in inverno.- Pavimenti: Riduce i rumori da calpestio e migliora il comfort termico in edifici con intercapedini.- Tetti e coperture: Protegge dalle variazioni termiche e riduce l'inquinamento acustico nelle zone adiacenti.Grazie alla sua flessibilità, la carta riciclata può essere utilizzata anche in edifici storici, dove l'installazione di materiali moderni potrebbe risultare invasiva.Perché scegliere la carta riciclataEfficienza energeticaL'isolamento con carta riciclata riduce significativamente i consumi energetici per il riscaldamento e il raffrescamento, contribuendo a un notevole risparmio economico e alla riduzione delle emissioni di CO2.Impatto ambientale contenutoScegliere la carta riciclata significa adottare un approccio responsabile verso l'ambiente, promuovendo il riutilizzo dei materiali e minimizzando i rifiuti.Economia circolareL'utilizzo della carta riciclata si inserisce perfettamente nei principi dell'economia circolare, incentivando la valorizzazione delle risorse e riducendo la dipendenza da materie prime vergini.Versatilità e praticitàLa carta riciclata è facile da installare e si adatta a numerose esigenze costruttive, rendendo più rapidi e meno onerosi i lavori di cantiere. Inoltre, la sua compatibilità con diverse tipologie di edifici la rende una soluzione adatta sia per progetti residenziali che commerciali.ConclusioneL'isolamento termoacustico con carta riciclata rappresenta una scelta sostenibile, innovativa e altamente performante. Grazie alle sue eccellenti proprietà tecniche, al basso impatto ambientale e alla facilità di applicazione, questo materiale è una valida alternativa ai prodotti tradizionali. Adottarlo significa non solo migliorare l'efficienza degli edifici, ma anche contribuire attivamente alla salvaguardia del pianeta, promuovendo un futuro più sostenibile e responsabile.Investire nella carta riciclata significa guardare oltre le soluzioni convenzionali, abbracciando una tecnologia che unisce tradizione e innovazione. Questo materiale, apparentemente semplice, dimostra che anche i rifiuti possono trasformarsi in risorse preziose per il nostro futuro.© Riproduzione Vietata
SCOPRI DI PIU'La Plastica Riciclata e i Raggi Gamma Aumentano le Prestazioni del Calcestruzzodi Marco ArezioCi sono diverse applicazioni della plastica riciclata, o del rifiuto plastico non riciclabile, che sono state testate nel settore dell’edilizia, con lo scopo di aiutare il sistema a smaltire i rifiuti che produciamo e, nello stesso tempo, a migliorare la circolarità di un settore che ha bisogno di integrarsi nel grande obbiettivo comune di produrre e consumare la minor quantità di risorse naturali e incidere il meno possibile sull’ambiente.L’impiego della plastica riciclata è già presente in molti prodotti di uso comune in edilizia, come vedremo più avanti, ma meno numerosi sono stati i progetti di successo nell’impiego delle plastiche non riciclabili, come per esempio i poliaccoppiati o gli scarti degli impianti di lavaggio, un mix di plastiche eterogenee non separabili meccanicamente. Nel settore degli asfalti stradali si sono utilizzate con successo miscele tra bitume e plastica macinata non riciclabile come descritto nell’articolo che potrete leggere in calce. Un progetto interessante riguarda l’uso della plastica macinata negli impasti cementizi, frutto di vari tentativi, alcuni non riusciti, che hanno permesso di trovare la chiave per avere una miscela cementizia con prestazioni migliorative rispetto a quella tradizionale, come ci racconta Luisa Dalaro. Infatti, non si vuole parlare del cemento che tutti conosciamo, ma di un particolare cemento, “il cemento di plastica”. Si potrebbe pensare ad un cemento di prestazioni inferiori, di scarsa qualità al primo impatto, ma invece può essere un’alternativa valida al classico calcestruzzo, in un contesto di crescente interesse verso il riciclo di materiali derivanti da rifiuti solidi urbani ed industriali. Questo modus operandi rappresenta un’efficiente soluzione al depauperamento delle risorse naturali e, allo stesso tempo, un efficace metodo di smaltimento dei rifiuti. I materiali riciclati sono una valida alternativa ai tipici materiali edili, a patto che il processo di trasformazione richieda un consumo di energia e materie prime minore rispetto alla produzione ex novo. Gran parte dei rifiuti sono materiali plastici, dunque la plastica è un materiale che deve essere quanto più possibile riciclato o riusato. In edilizia, la plastica riciclata è ampiamente utilizzata per la realizzazione di pavimentazioni, pannelli isolanti, tubi, vespai, ed infissi. Sperimentazioni più estreme prevedono l’impiego di bottiglie di plastica nel getto cementizio. In particolare, la plastica riciclata delle bottiglie usate potrebbe portare alla produzione di un cemento più resistente ed ecologico. Cemento eco più resistente: la sperimentazioneEd ecco il frutto di una ricerca di alcuni studiosi del MIT (Massachusetts Institute of Technology), la cui proposta potrebbe essere la soluzione capace di ridurre l’impatto ambientale della produzione del calcestruzzo e trovare un utilizzo su larga scala alla plastica riciclata. Gli studiosi del MIT avevano ipotizzato che mischiando dei fiocchi di plastica riciclata nella miscela cementizia, si sarebbero potute migliorare le proprietà fisiche di quest’ultima, ma purtroppo il risultato fu deludente. Gli scienziati continuando la loro ricerca su questa via, trovarono che sottoponendo la plastica a raggi gamma, mediante un irradiatore cobalto-60 che emette raggi gamma (solitamente utilizzato per decontaminare il cibo), i fiocchi di plastica riciclata e poi polverizzata, cristallizzavano, divenendo perfettamente assimilabili ed “inglobati in maniera uniforme” dal calcestruzzo. La polvere così ottenuta è stata unita a vari composti cementizi, che sono stati poi versati in stampi cilindrici, per poi essere sottoposti, una volta solidificati, a test di compressione. I risultati dei test hanno confermato che il cemento di plastica è più resistente del tradizionale calcestruzzo di circa il 15%. La nuova miscela di calcestruzzo ha dimostrato proprietà incredibili: come un’aumentata resistenza e flessibilità. “Abbiamo osservato che all’interno dei parametri del nostro programma di test, maggiore è la dose irradiata, maggiore è la resistenza del calcestruzzo, quindi sono necessarie ulteriori ricerche per personalizzare la miscela e ottimizzare il processo con l’irradiazione per ottenere dei risultati ancora migliori. Il processo che abbiamo sviluppato ha delle enormi potenzialità sia sul fronte della sostenibilità sia su quello della resistenza.” – Kupwade-Patil, ricercatore del MIT.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - calcestruzzo - ediliziaVedi maggiori informazioni sulla tecnologia del calcestruzzo Articoli correlati:Vetro e Plastica non Riciclabili: c’è un’Alternativa alla Discarica?
SCOPRI DI PIU'Come riciclare un materiale dai molteplici impieghi proveniente dai settori del packaging, edilizia e fooddi Marco ArezioL’EPS o più comunemente chiamato polistirolo espanso, è ottenuto dal polistirene per mezzo di un processo di polimerizzazione che si realizza attraverso una reazione chimica dello stirene. In fase di polimerizzazione, al polistirene vengono aggiunti degli additivi espandenti come il pentano, favorendo la nascita dell’EPS, che si presenta in piccole palline dall’aspetto vetroso e di granulometria differente. Portando poi le palline ad una temperatura di circa 90 °C attraverso l’uso del vapore, il gas in esse contenuto, innesca la loro espansione volumetrica pari a 20 - 50 volte il volume delle stesse. Terminata la fase espansiva si passa alla sinterizzazione delle palline, che consiste, sempre attraverso l’impiego di vapore a 110 - 120 °C, nella capacità di agglomerarsi tra loro, con la possibilità di creare blocchi monolitici. L’EPS così prodotto viene impiegato in molteplici settori, quali quelli degli isolanti in edilizia, per la protezione degli oggetti durante le fasi di imballo, e nel settore alimentare per la produzione di contenitori di varie tipologie. Questo larghissimo impiego multisettoriale, porta alla creazione di una grande quantità di rifiuti che devono essere correttamente gestiti, avviandoli al riciclo, in quanto l’EPS può essere un prodotto circolare.Come si ricicla l’EPS con il sistema meccanico La prima criticità che si incontra parlando di riciclo dell’EPS è il suo volume in rapporto con il suo peso, due elementi che determinano costi per il deposito degli scarti e per il loro trasporto. Infatti è un materiale molto leggero, circa 15-25 Kg. /m3 e molto voluminoso. Per questi motivi la prima fase del riciclo dell’EPS risiede nella sua riduzione volumetrica, attraverso la frantumazione degli scarti per via meccanica, in modo da ricavare pezzi irregolari con dimensioni da 2 a 10 cm. Terminata la fase della frantumazione si passa a quella della macinazione, che consiste nell’impiegare mulini a martelli o mulini a coltelli con alberi controrotanti, che hanno la capacità di ridurre l’EPS alle dimensioni desiderate. In alternativa alla macinazione, gli scarti di EPS frantumati possono essere compattati con presse specifiche, così da ridurne in modo monolitico il volume, portando il peso specifico tra i 300 e gli 800 Kg/m3. Se si opta per la macinazione degli scarti si ottiene una materia prima che può essere utilizzata per le fasi di estrusione, creando poi un polimero cristallo granulare con una fluidità alta, intorno a 14-18, utilizzabile per lo stampaggio ad iniezione. Per estrudere l’EPS è necessario dotarsi di un impianto di alimentazione forzata in quanto il materiale è molto leggero, inoltre è consigliabile dotarsi di un impianto di degasaggio per togliere i gas presenti all’interno della struttura cellulare. Se gli scarti macinati o compattati provengono dalla raccolta differenziata, quindi post consumo, sul nastro trasportatore è consigliabile inserire un magnete che possa intercettare eventuali elementi metallici presenti nel macinato. Inoltre è sempre opportuno setacciare il macinato in modo da eliminare eventuali impurità costituite da legno, carta, elementi non ferrosi che non vengono intercettati dai magneti. Ci sono altri sistemi di riciclo non meccanici per l’EPS che possono essere elencati qui di seguito: • Sistema del cracking molecolare per via termomeccanica • Sistema a microonde e infrarossi che genera un processo pirolitico controllato • Sistema di dissoluzione liquida che permette il recupero dell’EPS non contaminato
SCOPRI DI PIU'Pavimentazioni Stradali Sostenibili con Masselli in PVC Riciclatodi Marco ArezioLe pavimentazioni stradali sono un sistema costruttivo flessibile formato da diversi elementi, portanti, drenanti e di finitura, che costituiscono il sistema veicolare e di stazionamento dei mezzi circolanti.A seconda della posizione geografica delle strade, della meteorologia prevalente e dell’abitudine costruttiva, vengono utilizzati principalmente tre sistemi costruttivi che possono assolvere al compito di ospitare il traffico di mezzi pesanti e leggeri: • Pavimentazioni in asfalto • Pavimentazioni in cemento • Pavimentazioni in masselli Dei tre elementi costitutivi quello con l’asfalto, dal punto di vista dei chilometri di strade realizzate, è sicuramente quello più utilizzato a livello mondiale, probabilmente per la facilità di posa, anche se la manutenzione di un manto con il bitume presenta molte criticità a causa delle temperature, del sale per sciogliere il ghiaccio e dell’abrasione del tappetino finale. La pavimentazione in cemento, anch’essa semplice nella posa, comporta la creazione di giunti di dilatazione regolari, la manutenzione degli stessi, una maggiore rumorosità nel rotolamento della ruota rispetto all’asfalto, le problematiche di durabilità nei cicli di gelo e disgelo imposti dal clima e dalla posa del sale per evitare la formazione del ghiaccio. Inoltre la rigidità del manto di copertura stradale è in antitesi con l’elasticità della struttura portante sottostante. Il massello autobloccante in cemento è un sistema costruttivo che può avere numerosi vantaggi rispetto ai due precedenti, in particolare si può realizzare una pavimentazione elastica, durevole all’abrasione diretta del traffico veicolare, drenante in quanto tra le fughe è possibile la percolazione dell’acqua, di facile manutenzione. Nonostante abbia un certo numero di vantaggi, ci sono poi da considerare alcune caratteristiche negative, quali la maggior rumorosità rispetto alla copertura in asfalto, un costo di posa maggiore e una scarsa resistenza al sale nei periodi invernali. Dal punto di vista della sostenibilità, i due sistemi costruttivi in cui si usa il cemento sono sicuramente non tra le migliori soluzioni di pavimentazione, nell’ottica di un’economia circolare, mentre quella caratterizzata con l’asfalto potrebbe rientrare in quelle strutture sostenibili, se venissero utilizzati compound in cui includano lo scarto dei pneumatici riciclato e lo scarto di manti stradali precedentemente fresati. Esiste anche un’altra soluzione sostenibile di pavimentazione, composta da masselli autobloccanti in PVC riciclato, costituito dallo scarto delle guaine dei cavi elettrici, che permette di rispondere a molte problematiche espresse dalle tre pavimentazioni precedentemente citate. Vediamo i vantaggi: • Mantenimento di una sede stradale o di parcheggio elastico • Permette il drenaggio delle acque • Facile posa in quanto ha una forma ad incastro • Non presenta problemi di durabilità dell’elemento dati dal sale stradale • Durante la manutenzione si interviene solo sui singoli pezzi • Maggiore portata dinamica rispetto ad un autobloccante in cemento e maggiore durata • Ecologico in quanto è fatto al 100% con scarti proveniente dal riciclo dei cavi • Crea una superficie isolata elettricamente in quanto il PVC è un materiale isolante • Resistente a oli e acidi • Si lava e si sgrassa facilmente con getti di acqua e detersivo • Antiscivolo e colorabile con vernici acriliche per materie plastiche• Adatto al traffico pesanteCome abbiamo visto, il massello autobloccante in PVC riciclato è adatto sia ad aree di parcheggio, anche in presenza di mezzi pesanti, che sulle strade dove si può notare come l’elemento costituito in PVC risolve, specialmente in aree con climi freddi, l’annoso problema della durabilità dei manti stradali quanto si deve spargere il sale.Inoltre essendo fatto con materiale riciclato e, potendo essere riciclabile quando si dovesse decidere la sostituzione della struttura, si può considerare l’intervento di edilizia stradale come sostenibile nell’ambito dell’economia circolare. Il massello in PVC riciclato gode di una serie di certificazioni sul prodotto qui elencate:• Resistenza all'abrasione • Resistenza alla flessione • Resistenza alla compressione con riduzione degli spessori • Valore di penetrazione del manufatto in tempi differenti • Scivolosità con metodo BCRA • Stabilità dimensionale • Impronta residua • Conduttività termica apparente • Resistenza elettrica: isolamento superficiale • Resistenza elettrica: isolamento attraverso lo spessore del materiale • Resistenza alla bruciatura di sigaretta • Reazione al fuoco • Analisi eluato Posa dei masselli autobloccanti in PVC riciclatoIl funzionamento delle pavimentazioni ad elementi si basa sul concetto di “ingranamento” che possiamo definirlo come l' impossibilità di movimento di un elemento rispetto a quelli adiacenti, l'obbiettivo da raggiungere con la progettazione del blocco stesso e della posa in opera é quindi l'impedimento del massello posato di effettuare tre movimenti: verticale, orizzontale e rotazionale. L'ingranamento verticale viene raggiunto mediante il trasferimento del carico di taglio ai masselli circostanti attraverso la sabbia nei giunti di collegamento. Il bloccaggio rotazionale é demandato allo spessore mentre il bloccaggio rispetto le forze orizzontali avviene attraverso l'uso corretto dei schemi di montaggio, che disperdono le forze dovute alla frenatura e all’ accelerazione dei veicoli e dagli sforzi tangenziali degli pneumatici in curva. Pe quanto riguarda la posa si comincia con la compattazione del terreno di sottofondo attraverso mezzi adeguati, particolare attenzione dovrà essere posta nelle zone limitrofe ai bordi, pozzetti, caditoie nelle zone di riempimento degli scavi di tubature e impianti. Nel caso non si rispettino i minimi garantiti in fase progettuale si dovrà procedere alla sostituzione del terreno con materiali più idonei. La pendenza del piano di posa va verificata, poiché é da considerare che non é possibile ricavare le pendenze dagli strati di base o da quello di allettamento. Per favorire il deflusso delle acque ed evitare il precoce cedimento della pavimentazione non devono mai essere realizzate con pendenza minore dell' 1,5%. E' opportuno utilizzare opportuni geosintetici durante la posa della pavimentazione, questi svolgono la funzione di separazione fra gli strati e di distribuzione dei carichi. Lo strato di allettamento dovrà mantenere uno spessore costante considerando in fase di assestamento per effetto anche della compattazione una riduzione di spessore tra il 20% e il 30% in funzione della granulometria utilizzata. La staggiatura può essere realizzata in due modi: • Pre-compattazione • Metodo classico La prima si effettua in diversi passaggi: dopo aver steso la sabbia con un idoneo spessore si vibro-compatta con piastra vibrante, si sparge un nuovo spessore di circa 1,5cm e si staggia. Con questo metodo é possibile garantire minori cedimenti in pavimentazioni che devono sopportare carichi elevati, inoltre é possibile in questo modo controllare maggiormente il cedimento finale della pavimentazione. Nel metodo classico La sabbia viene stesa e staggiata, la compattazione avviene nella fase successiva dopo aver installato i massetti attraverso idonee attrezzature. E’ importante non disturbare il piano di posa dopo la staggiatura, nel caso questa venga rovinata anche in piccole porzioni é necessario provvedere alla sua sistemazione prima della finitura con i masselli, é inoltre importante non eseguire mai queste operazioni in caso di temperature minori di 1°C onde evitare la formazione di giaccio. A questo punto si possono posare i masselli in PVC riciclati, facendo collimare il bordo di un elemento con un altro, senza lasciare spazio per le fughe di sabbia. Al termine di questa operazione si effettuerà una rullatura vibrata di putto il pavimento posato e si può predisporre una verniciatura del colore preferito attraverso l'uso di vernici acriliche specifiche per la plastica.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - PVC - edilizia - masselli autobloccanti
SCOPRI DI PIU'Guida Completa ai Benefici Ambientali e Operativi degli Inchiostri Sostenibili di Marco ArezioLa crescente consapevolezza ambientale e le normative sempre più stringenti hanno spinto l'industria della stampa serigrafica verso l'adozione di inchiostri più sostenibili. Gli inchiostri serigrafici ecologici rappresentano una risposta innovativa e responsabile a questa esigenza, coniugando performance di stampa di alto livello con un impatto ambientale ridotto. In questo articolo, esploreremo la natura, la produzione e i vantaggi degli inchiostri serigrafici ecologici rispetto alle alternative tradizionali. Definizione e Tipologie degli Inchiostri Serigrafici Ecologici Gli inchiostri serigrafici ecologici sono formulazioni speciali progettate per ridurre al minimo l'impatto ambientale associato alla produzione, all'uso e allo smaltimento degli inchiostri utilizzati nell'industria della stampa serigrafica. Questa categoria di inchiostri si distingue per l'uso di componenti meno nocivi, sostenibili e, ove possibile, derivati da fonti rinnovabili. La definizione di "ecologico" abbraccia una gamma di attributi, inclusa la riduzione dell'uso di sostanze tossiche, la diminuzione delle emissioni di composti organici volatili (COV) e l'impiego di materiali biodegradabili o riciclabili. Tipologie di Inchiostri Serigrafici Ecologici La diversificazione degli inchiostri serigrafici ecologici permette loro di rispondere a esigenze specifiche di sostenibilità e applicazione, comprendendo principalmente: Inchiostri a Base d'Acqua Questi inchiostri utilizzano l'acqua come solvente principale, sostituendo in larga misura i solventi a base di petrolio. Sono meno volatili e tossici rispetto ai loro omologhi solventi. Sono particolarmente adatti per la stampa su tessuti, carta e cartone, dove l'assorbimento del materiale compensa la minore velocità di asciugatura rispetto agli inchiostri a solvente.Inchiostri UV Gli inchiostri UV induriscono o polimerizzano quando esposti a luce ultravioletta. Questo processo trasforma l'inchiostro da liquido a solido senza l'evaporazione di solventi, eliminando quasi completamente le emissioni di COV. Questi inchiostri trovano impiego in una vasta gamma di supporti, inclusi plastica, metallo, vetro e legno, grazie alla loro eccellente adesione e durabilità.Inchiostri a Base di Soia e Vegetali Composti principalmente da oli vegetali (come l'olio di soia), questi inchiostri sostituiscono gli oli minerali e i solventi derivati dal petrolio. Offrono una stampa di alta qualità con una minore dipendenza dalle risorse fossili. Sono ideali per la stampa su carta e cartone, offrendo una buona definizione di stampa e contribuendo a facilitare il riciclo del materiale stampato.Vantaggi Comuni Nonostante le differenze, tutte queste tipologie condividono vantaggi chiave che le rendono preferibili in un contesto ecologico: Minore Impatto Ambientale: Riducono le emissioni nocive e l'utilizzo di risorse non rinnovabili. Sicurezza e Salute sul Lavoro: Diminuiscono l'esposizione a sostanze pericolose per gli operatori. Compatibilità con Normative Ambientali: Aiutano le aziende a rispettare standard e regolamenti ambientali sempre più rigorosi. La scelta tra queste tipologie dipende dalle specifiche esigenze di applicazione, dalla sostenibilità desiderata e dalle caratteristiche del materiale da stampare. L'evoluzione continua della tecnologia degli inchiostri serigrafici ecologici promette ulteriori miglioramenti in termini di prestazioni e impatto ambientale, spingendo l'industria verso pratiche più sostenibili. Dove e come si usano gli inchiostri serigrafici Gli inchiostri serigrafici trovano applicazione in una vasta gamma di settori e su diversi tipi di materiali, grazie alla loro versatilità e alla capacità di offrire stampe di alta qualità su superfici diverse. Di seguito, vengono esplorate alcune delle principali aree di applicazione degli inchiostri serigrafici: Tessile La serigrafia è una tecnica ampiamente utilizzata nel settore tessile per la decorazione di capi di abbigliamento, tessuti per arredamento e accessori. Gli inchiostri serigrafici a base d'acqua, in particolare, sono molto popolari per la stampa su tessuti, poiché sono meno nocivi per l'ambiente e per chi indossa i capi stampati. Carta e Cartone Gli inchiostri serigrafici vengono utilizzati per la stampa su carta e cartone in una varietà di applicazioni, inclusi imballaggi, poster, cartoline, e materiale promozionale. La serigrafia consente di ottenere effetti particolari, come finiture lucide, metallizzate o con texture, che aggiungono valore agli oggetti stampati. Elettronica Nel settore elettronico, gli inchiostri serigrafici sono impiegati per la stampa di circuiti stampati, tastiere a membrana, display e componenti elettronici vari. In questo ambito, sono spesso utilizzati inchiostri conduttivi e inchiostri UV per le loro proprietà specifiche, come la conducibilità elettrica o la resistenza a solventi e abrasioni. Vetro e Ceramica La serigrafia è utilizzata anche nella decorazione di vetro e ceramica, per esempio in bottiglie, bicchieri, piastrelle e stoviglie. Gli inchiostri utilizzati in queste applicazioni devono resistere ad alte temperature e a processi di cottura, mantenendo la brillantezza e la fedeltà dei colori. Industria Pubblicitaria e Segnaletica Gli inchiostri serigrafici sono ideali per la produzione di insegne, adesivi, striscioni, e materiale promozionale grazie alla loro durabilità esterna e alla resistenza agli agenti atmosferici. Questa applicazione sfrutta la capacità della serigrafia di stampare su materiali plastici e metallici, oltre che su supporti più tradizionali. Articoli Promozionali Oggetti promozionali come penne, chiavette USB, gadget e articoli da regalo sono spesso decorati utilizzando la serigrafia. La tecnica consente di applicare loghi e messaggi promozionali su superfici di forme e materiali diversi, con elevata precisione e qualità. Processo di Produzione degli Inchiostri Serigrafici Ecologici Il processo di produzione degli inchiostri serigrafici ecologici rappresenta un'espressione di impegno verso la sostenibilità e l'innovazione nell'industria della stampa. Questo processo si distingue per l'enfasi sulla selezione di materie prime meno impattanti sull'ambiente, l'ottimizzazione dei processi produttivi per ridurre sprechi e consumi energetici, e l'attenzione alla sicurezza e alla salute degli operatori. Vediamo in dettaglio le fasi principali: Selezione delle Materie Prime La prima fase nel processo di produzione degli inchiostri serigrafici ecologici riguarda la selezione accurata delle materie prime. Questa include: Pigmenti Ecocompatibili: Si opta per pigmenti non tossici e preferibilmente di origine naturale o meno impattanti sull'ambiente rispetto ai tradizionali pigmenti sintetici. Leganti Naturali o Biodegradabili: Gli oli vegetali (come l'olio di soia) o altre sostanze naturali vengono utilizzati come leganti al posto di quelli derivati da petrolio. Solventi a Basso Impatto Ambientale: Nei casi in cui è necessario l'utilizzo di solventi, si preferiscono quelli con bassa volatilità e minore tossicità, come l'acqua nei inchiostri a base d'acqua. Formulazione dell'Inchiostro Durante la fase di formulazione, gli ingredienti selezionati vengono miscelati secondo proporzioni precise per ottenere le caratteristiche desiderate dell'inchiostro, come viscosità, colore, e resistenza. Questo processo richiede competenze tecniche specifiche per bilanciare le proprietà ecologiche dell'inchiostro con le necessità di performance nella stampa.Produzione e Controllo Qualità Una volta formulato, l'inchiostro subisce un processo di produzione che può includere passaggi come la molatura per ridurre le dimensioni dei pigmenti e migliorare la finitura, e l'omogeneizzazione per assicurare una distribuzione uniforme dei componenti. Durante tutto il processo produttivo, vengono applicati rigidi controlli di qualità per garantire che l'inchiostro finale rispetti le specifiche tecniche e ambientali. Imballaggio e Distribuzione Gli inchiostri serigrafici ecologici vengono poi imballati in contenitori appositamente scelti per minimizzare l'impatto ambientale, preferendo materiali riciclati o riciclabili. La distribuzione è pianificata in modo da ridurre le emissioni di CO2, ad esempio raggruppando le spedizioni o utilizzando mezzi di trasporto ecocompatibili. Problematiche ed Innovazioni La produzione di inchiostri serigrafici ecologici presenta diverse problematiche, come il mantenimento delle prestazioni di stampa a livelli comparabili con quelli degli inchiostri tradizionali pur rispettando i criteri ecologici. L'innovazione costante nei materiali e nelle tecniche di produzione è fondamentale per superare questi problemi, rendendo gli inchiostri ecologici una scelta sempre più valida per l'industria della stampa. Vantaggi Ambientali e Operativi degli Inchiostri Serigrafici Ecologici Gli inchiostri serigrafici ecologici offrono una serie di vantaggi significativi rispetto ai loro omologhi tradizionali, non solo dal punto di vista ambientale ma anche in termini operativi. Questi benefici riflettono l'importanza crescente della sostenibilità nelle decisioni di produzione e acquisto, senza trascurare l'efficienza e la qualità del processo di stampa. Vantaggi Ambientali Riduzione delle Emissioni Nocive Gli inchiostri ecologici minimizzano o eliminano del tutto l'uso di solventi volatili, responsabili delle emissioni di composti organici volatili (COV) nell'atmosfera. Questo non solo riduce l'inquinamento dell'aria ma contribuisce anche a migliorare la qualità dell'ambiente di lavoro, riducendo l'esposizione dei lavoratori a sostanze potenzialmente nocive. Minor Impatto sulla Salute e Sicurezza La composizione più sicura degli inchiostri serigrafici ecologici riduce il rischio di reazioni allergiche, problemi respiratori e altri problemi di salute legati all'uso di sostanze chimiche aggressive. Ciò significa anche che possono essere necessarie meno misure di protezione individuale e di ventilazione, rendendo l'ambiente di lavoro più sicuro e piacevole. Uso Sostenibile delle Risorse L'impiego di materie prime rinnovabili, come oli vegetali, e di pigmenti meno impattanti sull'ambiente, promuove l'uso sostenibile delle risorse. Inoltre, l'elevata biodegradabilità di molti inchiostri ecologici facilita il processo di smaltimento, riducendo l'impronta ecologica del prodotto finito. Vantaggi Operativi Efficienza nella Pulizia e Manutenzione Gli inchiostri a base d'acqua e UV richiedono procedure di pulizia meno aggressive rispetto agli inchiostri a base solvente. Ciò si traduce in minori tempi di fermo macchina e riduzione dell'uso di sostanze chimiche per la pulizia, con un conseguente abbattimento dei costi operativi e un minor impatto ambientale. Versatilità e Qualità di Stampa Nonostante la loro natura ecologica, gli inchiostri serigrafici ecologici offrono un'eccellente qualità di stampa, con colori vivaci e buona resistenza nel tempo. Sono adatti a una vasta gamma di supporti, inclusi tessuti, carta, plastica e metallo, offrendo così grande versatilità agli operatori del settore. Compatibilità con Normative Ambientali L'utilizzo di inchiostri ecologici facilita il rispetto delle normative ambientali sempre più stringenti, aiutando le aziende a evitare sanzioni e a migliorare la propria immagine presso i consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità. Confronto con Gli Inchiostri Tradizionali La transizione verso l'utilizzo di inchiostri serigrafici ecologici rappresenta una svolta significativa per l'industria della stampa, rispondendo alla crescente esigenza di sostenibilità ambientale. Per comprendere meglio il valore aggiunto degli inchiostri ecologici, è utile esaminare le differenze principali rispetto agli inchiostri serigrafici tradizionali sotto vari aspetti. Composizione Chimica Inchiostri Tradizionali: Tradizionalmente, gli inchiostri serigrafici sono formulati con una base di solventi volatili, pigmenti sintetici, e resine derivati dal petrolio, che possono emettere composti organici volatili (COV) nocivi per l'ambiente e la salute umana. Inchiostri Ecologici: Al contrario, gli inchiostri ecologici sono sviluppati con l'intento di ridurre o eliminare la presenza di tali sostanze nocive. Utilizzano solventi a base d'acqua, oli vegetali, pigmenti naturali o meno tossici, e leganti biodegradabili, risultando in emissioni significativamente ridotte di COV. Impatto Ambientale Inchiostri Tradizionali: L'uso di solventi e componenti a base di petrolio comporta un elevato impatto ambientale, dalla produzione allo smaltimento, includendo rischi di contaminazione dell'aria, dell'acqua e del suolo. Inchiostri Ecologici: Gli inchiostri serigrafici ecologici minimizzano l'impatto ambientale in tutte le fasi del loro ciclo di vita. La loro produzione, uso, e smaltimento presentano rischi ambientali molto più bassi, grazie all'utilizzo di materie prime rinnovabili e alla ridotta tossicità. Salute e Sicurezza sul Lavoro Inchiostri Tradizionali: L'esposizione a lungo termine ai solventi e ad altri componenti tossici degli inchiostri tradizionali può avere effetti negativi sulla salute degli operatori, richiedendo l'uso di dispositivi di protezione individuale e sistemi di ventilazione adeguati. Inchiostri Ecologici: La formulazione più sicura degli inchiostri ecologici riduce il rischio di problemi di salute e migliora le condizioni di lavoro, limitando la necessità di misure di protezione e ventilazione specialistiche. Prestazioni e Applicabilità Inchiostri Tradizionali: Gli inchiostri tradizionali sono noti per la loro durata, resistenza alle intemperie, e versatilità su diverse superfici. Queste caratteristiche li hanno resi la scelta prevalente in molte applicazioni industriali e commerciali. Inchiostri Ecologici: Sebbene in passato gli inchiostri ecologici potessero presentare limitazioni in termini di prestazioni rispetto agli inchiostri tradizionali, i recenti sviluppi tecnologici hanno notevolmente migliorato la loro qualità, resistenza e versatilità, rendendoli competitivi in molteplici applicazioni. Costi Inchiostri Tradizionali: Generalmente, gli inchiostri tradizionali hanno un costo inferiore rispetto alle varianti ecologiche, principalmente a causa della diffusa disponibilità e del minor costo delle materie prime a base di petrolio. Inchiostri Ecologici: Gli inchiostri ecologici possono presentare un costo iniziale più elevato, dato il prezzo più alto delle materie prime sostenibili e dei processi produttivi meno inquinanti. Tuttavia, questo costo è spesso compensato dai benefici in termini di salute, sicurezza e conformità ambientale, oltre che da un miglioramento dell'immagine aziendale.
SCOPRI DI PIU'Tecniche avanzate, recupero dei materiali e impatto ambientale ridotto: come l'ingegneria e la sostenibilità stanno trasformando il settore delle demolizioni industrialidi Arezio MarcoLe demolizioni industriali rappresentano una fase cruciale nel ciclo di vita degli edifici e delle infrastrutture, in particolare quando questi raggiungono la fine della loro utilità o necessitano di essere sostituiti o riconvertiti. Sebbene le demolizioni siano state storicamente considerate semplicemente come un processo di distruzione, oggi vengono affrontate con un approccio scientifico e sostenibile. Questo è reso possibile grazie a una combinazione di principi ingegneristici avanzati e normative ambientali rigorose, orientati a ridurre gli impatti negativi sull’ambiente, massimizzare il recupero di materiali e minimizzare i rischi per la salute umana. Principi ingegneristici applicati alle demolizioni industriali Le demolizioni industriali richiedono una pianificazione dettagliata e un approccio multidisciplinare che coinvolge diverse competenze ingegneristiche. I seguenti principi sono fondamentali per garantire un processo sicuro, efficiente e rispettoso dell'ambiente: Valutazione strutturale pre-demolizione Prima di avviare una demolizione, è essenziale condurre un'analisi strutturale completa dell'edificio o dell'infrastruttura. Questa valutazione include l'identificazione dei punti di forza e debolezza della struttura, la distribuzione dei carichi e la determinazione del metodo più sicuro per procedere con l’abbattimento. Le metodologie possono variare a seconda della tipologia di costruzione, dei materiali utilizzati e dell'ambiente circostante. L’analisi serve a evitare rischi durante le fasi operative e a scegliere la tecnica di demolizione più appropriata, come la demolizione meccanica, la demolizione controllata con esplosivi o la decostruzione selettiva. Pianificazione della sequenza di demolizione Un principio chiave dell'ingegneria applicata alla demolizione è la corretta pianificazione della sequenza di abbattimento. Il processo deve essere eseguito in modo che la stabilità della struttura sia mantenuta fino all’ultimo momento, evitando crolli incontrollati. L’ingegneria strutturale interviene nella progettazione di piani di demolizione che riducano il rischio di danni collaterali agli edifici vicini o all'ambiente circostante. Tecnologie avanzate L’utilizzo di tecnologie avanzate, come la modellazione 3D, il laser scanning e i droni, stanno rivoluzionando il settore delle demolizioni industriali. Queste tecnologie permettono di creare una mappa digitale accurata della struttura da demolire, consentendo di simulare la demolizione in modo virtuale prima di avviarla fisicamente. In questo modo, si possono prevedere eventuali problematiche e ottimizzare il processo, risparmiando tempo e risorse. Le Migliori tecniche di demolizione e criteri di scelta Esistono diverse tecniche di demolizione, ognuna delle quali è più indicata a seconda della tipologia di edificio, della sua posizione e dei materiali utilizzati nella costruzione. La scelta della tecnica dipende da vari fattori, tra cui la sicurezza, l’efficienza economica, la gestione dei materiali di scarto e il rispetto dell’ambiente. Le principali tecniche di demolizione sono: Demolizione meccanica Questa tecnica prevede l'utilizzo di macchinari pesanti come escavatori, pinze idrauliche e ruspe per abbattere strutture. È particolarmente efficace per edifici di media altezza e in aree dove è possibile l’accesso di grandi attrezzature. La demolizione meccanica permette una buona separazione dei materiali, facilitando il riciclaggio. Tuttavia, richiede una pianificazione attenta per evitare la dispersione di polveri e la generazione di rumore e vibrazioni. Motivi della scelta: È una tecnica versatile e utilizzabile in una vasta gamma di contesti. Viene preferita quando è necessaria un’elevata efficienza operativa e quando le aree circostanti non presentano vincoli particolarmente rigidi in termini di rumore e vibrazioni.Demolizione con esplosivi Questa tecnica, comunemente utilizzata per grandi strutture o edifici alti, prevede l’uso di cariche esplosive collocate in punti strategici della struttura per indurre il crollo controllato. La demolizione con esplosivi è altamente efficiente in termini di tempo e può essere utilizzata in contesti dove le strutture adiacenti sono sufficientemente lontane. Motivi della scelta: Viene scelta quando è necessaria la demolizione rapida di strutture complesse o di grandi dimensioni. Tuttavia, richiede competenze tecniche elevate e deve essere pianificata con estrema precisione per evitare danni collaterali.Decostruzione selettiva La decostruzione selettiva è un processo più lento e laborioso, in cui l’edificio viene smantellato pezzo per pezzo per recuperare la maggior parte dei materiali da costruzione. È una tecnica ideale per il riuso dei materiali, in linea con i principi dell’economia circolare. Motivi della scelta: Viene utilizzata quando il recupero dei materiali è prioritario, soprattutto per edifici contenenti materiali di valore o per ridurre l’impatto ambientale. È la scelta migliore per progetti che mirano a minimizzare i rifiuti e massimizzare il riutilizzo.Demolizione manuale La demolizione manuale prevede l’uso di strumenti leggeri e lavoro umano per abbattere strutture più piccole o delicate, spesso in contesti dove l'accesso ai macchinari pesanti è limitato o dove è richiesta particolare attenzione a strutture circostanti. Motivi della scelta: È indicata per aree sensibili o in cui vi è la necessità di preservare parte della struttura. La demolizione manuale è particolarmente indicata per piccoli edifici o per lavorare in prossimità di edifici storici.Demolizione controllata con taglio e frantumazione Questa tecnica utilizza seghe diamantate, frese e macchinari per tagliare sezioni di un edificio che vengono poi rimosse o frantumate. È spesso utilizzata in ambienti urbani densi o per operazioni di precisione. Motivi della scelta: È preferita quando è necessario un abbattimento preciso, con vibrazioni minime e controllo del rumore, ad esempio in contesti urbani affollati o per preservare edifici vicini. Gestione dei materiali e recupero Uno degli obiettivi principali nelle moderne demolizioni è il recupero dei materiali. Il principio della decostruzione selettiva, ad esempio, prevede la rimozione e la separazione dei materiali da costruzione prima della demolizione vera e propria. Materiali come acciaio, cemento, legno e vetro possono essere recuperati, riciclati o riutilizzati in nuovi progetti, riducendo la quantità di rifiuti inviati in discarica e favorendo l’economia circolare. Aspetti ambientali e sostenibilità Le demolizioni industriali hanno un impatto significativo sull'ambiente. Tuttavia, grazie a normative sempre più stringenti e a un maggiore impegno verso la sostenibilità, il settore si sta evolvendo per ridurre al minimo le conseguenze ambientali negative. I seguenti principi ambientali guidano le moderne demolizioni: Riduzione delle emissioni e dell'inquinamento Le demolizioni, specialmente quelle meccaniche e con esplosivi, possono generare grandi quantità di polveri e detriti, che possono contenere materiali pericolosi come l’amianto, piombo o mercurio. È quindi essenziale prevedere sistemi di contenimento e riduzione delle emissioni, come l’utilizzo di acqua nebulizzata per abbattere le polveri o l’impiego di barriere fisiche per evitare la dispersione dei detriti nell’ambiente circostante. Gestione dei rifiuti pericolosi Prima di procedere con la demolizione, si effettua una bonifica dei materiali pericolosi. I siti industriali, in particolare, possono contenere sostanze tossiche che devono essere trattate e smaltite in modo sicuro. Ad esempio, l'amianto presente in vecchie strutture deve essere rimosso da operatori specializzati e smaltito in appositi siti di trattamento. La corretta gestione dei rifiuti pericolosi è essenziale per prevenire contaminazioni ambientali e per proteggere la salute pubblica. Risparmio delle risorse naturali L’economia circolare rappresenta un pilastro fondamentale per una gestione sostenibile delle demolizioni industriali. Riciclare e riutilizzare i materiali da costruzione riduce la necessità di estrarre nuove risorse naturali, come minerali e sabbia. L’impiego di impianti mobili di frantumazione e vagliatura sui siti di demolizione consente di ridurre i costi di trasporto e di produrre materiali secondari utilizzabili in nuovi cantieri. Rispetto dell’ecosistema locale Le demolizioni industriali devono tener conto dell’ecosistema circostante. Ad esempio, in aree urbane o vicine a riserve naturali, è importante adottare tecniche che riducano il rumore, le vibrazioni e l’inquinamento atmosferico. In alcuni casi, può essere necessario installare barriere acustiche o limitare gli orari delle attività demolitorie per minimizzare l’impatto sulla fauna locale e sulla qualità della vita dei residenti. Conformità normativa Un altro aspetto fondamentale delle demolizioni industriali è il rispetto delle normative ambientali e urbanistiche. In Europa, la direttiva sui rifiuti di costruzione e demolizione impone obiettivi di recupero e riciclaggio di almeno il 70% dei rifiuti generati entro il 2020, incentivando pratiche di demolizione sostenibile. Le aziende che operano in questo settore devono quindi rispettare rigorosi standard ambientali, spesso monitorati dalle autorità locali. Il ruolo delle nuove tecnologie nel miglioramento delle demolizioni sostenibili Le nuove tecnologie stanno giocando un ruolo sempre più rilevante nelle demolizioni industriali, facilitando l'integrazione tra ingegneria e sostenibilità ambientale. L'automazione dei processi, l'utilizzo di robot e l’introduzione di software per la gestione e il monitoraggio dei progetti permettono di rendere le demolizioni più sicure, efficienti e meno impattanti sull'ambiente. Ad esempio, i robot per la demolizione controllata possono lavorare in ambienti pericolosi senza mettere a rischio gli operatori umani, riducendo al contempo l'impatto delle vibrazioni sulle strutture circostanti. Inoltre, la digitalizzazione dei processi tramite piattaforme di gestione dei dati consente di tracciare ogni fase della demolizione, monitorare in tempo reale le emissioni e ottimizzare il recupero dei materiali. Il futuro del settore delle demolizioni industriali è sempre più legato a una stretta collaborazione tra ingegneria e tecnologie green, in modo da realizzare opere di smantellamento che siano non solo sicure e efficienti, ma anche completamente sostenibili. Conclusione Le demolizioni industriali, tradizionalmente viste come operazioni ad alto impatto ambientale e rischiose, stanno diventando un settore sempre più regolato e tecnologicamente avanzato, dove principi ingegneristici e ambientali si incontrano per promuovere una gestione sostenibile del processo. L’adozione di tecniche innovative, l’attenzione al recupero dei materiali e il rispetto delle normative ambientali sono elementi chiave per garantire che le demolizioni industriali siano parte integrante di un ciclo di vita delle infrastrutture in armonia con l’ambiente.© Riproduzione Vietata
SCOPRI DI PIU'Nella lavorazione dei polimeri riciclati ci siamo spesso imbattuti nel problema della formazione dell’elettricità staticadi Marco ArezioLa formazione di questa carica, durante le fasi di riciclo dei polimeri plastici, può causare un cattivo funzionamento della miscelazione tra la materia prima e gli additivi o coloranti, oppure un pericolo per i lavoratori che si avvicinano ai miscelatori, tramogge, nastri trasportatori ed essiccatori. Il movimento del polimero, in condizioni ambientali in cui vi sia una bassa percentuale di umidità, uno scorrimento e contatto dei granuli tra loro e lungo le pareti delle macchine che li contengono, possono generare elettricità statica, di intensità diversa in base al percorso che il polimero ha condotto e alle ambientali condizioni esterne. La presenza di cariche statiche può portare ad una miscelazione dei componenti anomala, infatti può succedere che si verifichino delle separazioni tra i granuli di polimero e quelli colorati, questo a causa della diversa carica elettrostatica che assorbono. Questa separazione indotta potrebbe aumentare la presenza dei granuli, che assorbono la stessa carica, verso le pareti delle tramogge o dei tubi di alimentazione o delle bocche di scarico. Il fenomeno si accentua quando abbiamo un granulo correttamente essiccato o la presenza di un’umidità dell’aria contenuta, infatti, con una maggiore umidità, l'acqua, che è polare, dissipa la carica. Un classico esempio nella nostra vista lo puoi vedere in casa, quando generi elettricità statica camminando su un tappeto in presenza di una bassa umidità dell’aria. Gli umidificatori aggiungono acqua all'aria e riducono al minimo l'accumulo di elettricità statica. La soluzione del problema vede due fattori concomitanti: • Assicurarsi che le macchine che trasportano, lavorano ed essiccano il polimero abbiano un corretto impianto di dispersione delle cariche elettriche.• Per quanto riguarda il polimero in produzione è consigliabile utilizzare un additivo antistatico, che ha la funzione di interrompere l’accumulo di elettro-staticità tra i diversi granuli, permettendo un trasporto e una miscelazione senza problemi. Sul mercato sono presenti numerosi additivi che risolvono il problema in modo facile, economico ed efficiente, senza influenzare le proprietà dei polimeri. Ad per esempio il Polietilenglicole 400 da miscelare in quantità molto ridotta (0,010%), ha un costo economico e una resa soddisfacente. Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - elettricità statica - produzione - polimeri
SCOPRI DI PIU'Materiali Autoestinguenti (Anche Riciclati) e Tecniche Costruttive Avanzate per la Protezione Antincendio dei Grattacieli di Marco ArezioIl cappotto termico sui grattacieli non solo migliora l'efficienza energetica dell'edificio ma gioca un ruolo cruciale nella protezione contro il fuoco, mitigando l'effetto camino, in determinate condizioni applicative e qualitative degli isolanti, che può accelerare la propagazione delle fiamme. Data la crescente altezza e complessità delle strutture urbane moderne, la sicurezza antincendio è diventata una priorità assoluta. Questo articolo esplora come costruire un cappotto termico efficace e sicuro, con un focus particolare sui materiali autoestinguenti e sulle tecniche costruttive avanzate. L'Effetto Camino in Caso di Incendio nei Grattacieli L'effetto camino si verifica quando l'aria calda sale rapidamente all'interno di un edificio, creando un flusso ascendente che aspira aria fresca dalle aperture inferiori. Nei grattacieli, questo fenomeno può accelerare drammaticamente la diffusione del fuoco, spingendolo verso i piani superiori a una velocità allarmante. Materiali Isolanti e Rischio Incendio Ma i materiali isolanti esterni possono anche contribuire significativamente all'effetto camino se non sono adeguatamente selezionati e applicati. Materiali altamente infiammabili non solo alimentano il fuoco ma possono anche generare fumi tossici, mettendo a rischio la sicurezza degli occupanti. Materiali Isolanti AutoestinguentiDefinizione e Importanza dell'AutoestinguenzaUn materiale isolante è considerato autoestinguente quando è capace di fermare la propagazione delle fiamme senza l'intervento esterno. Questa caratteristica è cruciale nei grattacieli, dove l'accesso ai piani superiori per le operazioni di spegnimento potrebbe essere difficoltoso. L'autoestinguenza si misura attraverso standard specifici che valutano la capacità di un materiale di estinguersi entro un tempo definito dopo l'ignizione. Panoramica sui Materiali Isolanti Comuni e la Loro Reazione al Fuoco I materiali isolanti più comuni includono polistirene (EPS e XPS), poliuretano, lana di roccia, e fibra di vetro. Ognuno presenta caratteristiche uniche in termini di resistenza al fuoco: Polistirene (EPS e XPS): Pur offrendo buone prestazioni termiche, richiede additivi ritardanti di fiamma per migliorare la sicurezza antincendio. Poliuretano: Ha un'eccellente resistenza termica ma può degradarsi rapidamente in presenza di fuoco se non trattato adeguatamente. Lana di roccia: Naturalmente resistente al fuoco, non contribuisce alla propagazione delle fiamme ed è spesso utilizzata in applicazioni che richiedono un'alta resistenza al fuoco. Fibra di vetro: Similmente alla lana di roccia, offre buone prestazioni in termini di resistenza al fuoco. Criteri per la Scelta di un Isolante Termico Autoestinguente Quando si seleziona un isolante termico per i grattacieli, è fondamentale considerare: La classificazione di reazione al fuoco: Preferire materiali classificati come A1 o A2, secondo le norme europee, che indicano nessuna o limitata contribuzione al fuoco. Densità e spessore: Fattori che influenzano la capacità di isolamento e la resistenza al fuoco del materiale. Durabilità e stabilità chimica: La capacità del materiale di mantenere le sue proprietà nel tempo, anche in condizioni avverse. Isolanti Termici Prodotti con Materiali Riciclati Recentemente, l'attenzione si è spostata verso materiali isolanti sostenibili prodotti con materiali riciclati, che non solo offrono una buona resistenza termica ma sono anche più ecologici. Alcuni esempi includono: Isolanti a base di cellulosa: Prodotti principalmente da carta riciclata, trattati con boro per conferire proprietà ignifughe. Pannelli di lana riciclata: Utilizzano scarti di tessuto e lana per creare pannelli isolanti con buone proprietà di resistenza al fuoco. Polistirolo riciclato: Benché il polistirene sia meno desiderabile dal punto di vista della resistenza al fuoco, le versioni riciclate trattate con additivi ritardanti di fiamma possono rappresentare un'opzione economica e relativamente sicura. Migliori Isolanti Termici in Relazione al Fuoco Approfondiremo ora gli isolanti termici, concentrandoci sulla loro efficacia in relazione al fuoco, per identificare i materiali più sicuri e performanti per l'uso nei grattacieli. Analisi Comparativa dei Materiali Isolanti Per comprendere quale isolante termico offre le migliori prestazioni in caso di incendio, è fondamentale considerare diversi fattori, tra cui la resistenza al fuoco, la capacità di isolamento termico, e le emissioni in caso di combustione. Ecco una breve panoramica: Lana di roccia: Eccelle nella resistenza al fuoco grazie alla sua composizione minerale. Non brucia ed è capace di resistere a temperature superiori ai 1000°C. Offre anche un'ottima isolazione termica e acustica. Fibra di vetro: Simile alla lana di roccia per prestazioni antincendio e isolamento termico, ma può essere meno confortevole da maneggiare a causa delle fibre fini che possono irritare la pelle e le vie respiratorie. Poliuretano trattato: Con l'aggiunta di ritardanti di fiamma, il poliuretano espanso può raggiungere una buona resistenza al fuoco, ma rimane inferiore alla lana di roccia e alla fibra di vetro in termini di performance antincendio. Polistirene (EPS e XPS): Anche se trattati con ritardanti di fiamma, tendono a essere meno performanti in caso di incendio rispetto agli altri materiali menzionati. Dati Tecnici: Reazione al Fuoco, Limiti di Temperatura, Emissioni Tossiche La selezione dei materiali isolanti per i grattacieli deve tenere conto non solo della loro capacità di isolamento termico ma anche della loro reazione al fuoco. Materiali come la lana di roccia e la fibra di vetro non contribuiscono alla propagazione delle fiamme e resistono a temperature estremamente alte senza emettere sostanze tossiche. Al contrario, materiali a base di polimero, anche se trattati con ritardanti di fiamma, possono degradarsi e rilasciare gas tossici a temperature elevate. Emissioni Tossiche dei Materiali Isolanti in Combustione Descrizione dei Fumi Tossici Quando i materiali isolanti bruciano, possono rilasciare una varietà di fumi tossici e gas pericolosi. La composizione e la quantità di queste emissioni variano a seconda del tipo di materiale coinvolto nella combustione. I fumi possono includere monossido di carbonio (CO), diossine, acido cloridrico (HCl), cianuro di idrogeno (HCN), oltre a particolato fine che può trasportare sostanze tossiche più profondamente nel sistema respiratorio. Composizione dei Fumi e Materiali Responsabili Polistirene (EPS e XPS): In caso di incendio, il polistirene può rilasciare monossido di carbonio e benzene, un idrocarburo aromatico noto per le sue proprietà cancerogene. Poliuretano: La combustione del poliuretano può produrre cianuro di idrogeno, un gas estremamente velenoso, oltre a monossido di carbonio e diossido di carbonio (CO2). PVC e altri materiali plastici con cloro: La combustione di isolanti contenenti PVC può generare acido cloridrico, diossine e furani, sostanze altamente tossiche e persistenti nell'ambiente. Impatti sulla Salute Umana L'esposizione ai fumi tossici può avere gravi conseguenze per la salute, includendo: Irritazioni: Gli occhi, la pelle e le vie respiratorie possono subire irritazioni acute a causa dell'esposizione ai gas acidi come l'acido cloridrico. Avvelenamento da monossido di carbonio: Il monossido di carbonio, inalato in quantità sufficienti, può essere fatale poiché impedisce il trasporto dell'ossigeno nel sangue. Effetti a lungo termine: L'esposizione a diossine e altri composti organici persistenti può avere effetti cancerogeni o danneggiare il sistema immunitario a lungo termine. Misure di Mitigazione Per ridurre il rischio associato alle emissioni tossiche, è essenziale: Scegliere materiali con basso potenziale di emissione tossica: Preferire materiali isolanti che, in caso di incendio, rilascino meno sostanze pericolose. Sistemi di evacuazione fumi e gas: Implementare sistemi di sicurezza atti a ridurre la concentrazione di fumi tossici negli ambienti interni. Normative e test rigorosi: Assicurare che tutti i materiali isolanti siano sottoposti a test rigorosi per valutare il loro comportamento in caso di incendio e le emissioni potenzialmente tossiche. Tecniche Costruttive dei Cappotti Termici Anti-Fuoco La progettazione e l'installazione di cappotti termici anti-fuoco richiedono attenzione e precisione per garantire che l'edificio sia protetto efficacemente contro la propagazione del fuoco. Principi di Design a Prova di Fuoco I principi fondamentali nel design di cappotti termici a prova di fuoco includono: Integrità strutturale: Assicurare che i materiali isolanti siano applicati in modo da non compromettere l'integrità strutturale dell'edificio in caso di incendio. Barriere al fuoco: Installazione di barriere al fuoco in punti critici per prevenire la diffusione delle fiamme attraverso il cappotto termico. Ventilazione: Progettare sistemi di ventilazione che impediscono l'effetto camino, limitando la quantità di ossigeno disponibile per alimentare un incendio. Metodi di Applicazione e Integrazione con la Struttura Esistente L'applicazione di cappotti termici anti-fuoco richiede tecniche specifiche per garantire che siano ben integrati con la struttura esistente: Fissaggio meccanico: Utilizzo di sistemi di fissaggio che non compromettono la resistenza al fuoco dei materiali isolanti. Sigillature resistenti al fuoco: Impiego di sigillanti e schiume resistenti al fuoco per chiudere qualsiasi apertura o giunto, impedendo la penetrazione delle fiamme. Monitoraggio e manutenzione: Implementazione di un programma di monitoraggio e manutenzione per assicurare l'integrità del cappotto termico nel tempo. Propagazione del Fuoco e Dati Tecnici La comprensione dei meccanismi di propagazione del fuoco è essenziale per progettare sistemi di isolamento efficaci. Il fuoco può propagarsi in verticale attraverso l'effetto camino, ma anche in orizzontale, attraverso la conduzione termica dei materiali. La scelta dei materiali e delle tecniche costruttive deve essere guidata da dati tecnici solidi su come diversi materiali reagiscono al calore e al fuoco, nonché sulle loro proprietà di isolamento termico. Casi di Studio: Incendi Catastrofici nei Grattacieli Analizziamo più dettagliatamente alcuni dei più significativi incendi di grattacieli, esaminando le cause, le dinamiche di propagazione del fuoco, e le lezioni apprese in termini di sicurezza antincendio e scelta dei materiali. Grenfell Tower, Londra, 2017 Cosa è accaduto: Nelle prime ore del 14 giugno 2017, un incendio iniziato in un appartamento al quarto piano della Grenfell Tower si è rapidamente diffuso all'intero edificio, causando 72 vittime. Causa principale: La rapida propagazione del fuoco all'esterno dell'edificio è stata facilitata dal rivestimento in polietilene (PE) e dai pannelli isolanti in poliuretano, entrambi altamente infiammabili. Lezioni apprese: L'incidente ha sottolineato la cruciale importanza di utilizzare materiali di rivestimento e isolamento che rispettino elevati standard di resistenza al fuoco. Ha inoltre evidenziato la necessità di revisioni normative e controlli più rigorosi sulle procedure di sicurezza antincendio in edifici residenziali alti. Torre Plasco, Teheran, 2017 Cosa è accaduto: Il 19 gennaio 2017, un incendio scoppiato nei piani superiori della Torre Plasco, un edificio di 17 piani, ha portato al crollo completo della struttura, causando la morte di 22 vigili del fuoco. Causa principale: La mancanza di adeguate misure di sicurezza antincendio e la presenza di materiali infiammabili all'interno dell'edificio hanno contribuito al crollo. Lezioni apprese: Questo disastro ha evidenziato l'importanza di adeguati sistemi di prevenzione incendi e di strutture costruite per resistere a lunghi periodi di esposizione al fuoco, evitando così crolli catastrofici. Hotel Address Downtown, Dubai, 2015 Cosa è accaduto: Il 31 dicembre 2015, un incendio ha avvolto l'Hotel Address Downtown di Dubai, danneggiando gravemente l'edificio ma senza causare vittime. Causa principale: Analogamente alla Grenfell Tower, il fuoco si è diffuso rapidamente a causa del materiale utilizzato per il rivestimento esterno dell'edificio, che includeva componenti infiammabili. Lezioni apprese: L'incendio ha messo in luce la necessità di revisionare gli standard di sicurezza per i materiali di rivestimento usati negli edifici alti, spingendo Dubai a modificare le sue normative edilizie per richiedere materiali con maggiore resistenza al fuoco.Letteratura Tecnica"La sicurezza antincendio negli edifici" - Questo tipo di pubblicazione spesso esplora le normative, i materiali e le strategie di progettazione per prevenire e combattere gli incendi in strutture di varie dimensioni, inclusi potenzialmente i grattacieli. "Materiali per l'architettura sostenibile: Prestazioni, sostenibilità, riciclo" di Valentina Serra - Sebbene il focus sia sull'architettura sostenibile in generale, il libro può offrire informazioni preziose sui materiali isolanti innovativi e sostenibili, alcuni dei quali con buone proprietà di resistenza al fuoco. "Tecnologia dei sistemi edilizi: Progettazione e costruzione" - Libri con questo titolo tendono a coprire un ampio spettro di tecnologie edilizie, inclusi i sistemi di isolamento termico. Possono fornire informazioni tecniche utili sulla selezione e l'applicazione di materiali isolanti nei grattacieli. "Manuale dell'ingegnere civile e ambientale" - Sebbene non focalizzato esclusivamente sull'isolamento termico o sulla sicurezza antincendio, un manuale così completo può contenere capitoli o sezioni dedicate alla progettazione antincendio e ai materiali isolanti utilizzati in edilizia.
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