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https://www.rmix.it/ - La Corretta Manutenzione di un Dosatore Gravimetrico
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La Corretta Manutenzione di un Dosatore Gravimetrico
Informazioni Tecniche

Il controllo e gli interventi programmati possono mantenere in efficienza il dosatore per le materie plastichedi Marco ArezioIl dosatore gravimetrico è una macchina estremamente utile nella lavorazione delle materie plastiche in quanto, in modo automatico, dosa e rilascia la quantità prestabilita di materiale all’interno degli estrusori o delle presse ad iniezione. I dosatori gravimetrici possono lavorare sia con i granuli, che con i macinati che con le polveri, permettendo un preciso comportamento all’interno del compound che si vuole preparare. Ma, essendo un impianto meccanico, è soggetto ad una normale usura e, quindi, è necessario programmare in modo preciso gli intervalli di manutenzione e controllo delle sue parti, per evitare rotture o pesature errate, che comporterebbero un dispendio economico elevato se il prodotto finale risultasse non conforme. Inoltre, un miscelatore gravimetrico mal funzionante può comportare un dispendioso uso e consumo di additivi senza ragione. In linea generale possiamo dire che gli intervalli di manutenzione dovrebbero essere scadenzati al massimo ad un anno di distanza tra loro, anche se la macchina risulta funzionante in modo corretto. Quali sono gli interventi di controllo principali? Cominciamo dalle valvole e dalle serrande di dosaggio che permettono l’erogazione dei materiali da miscelare, controllando il sincronismo corretto impostato, la corsa che non deve avere ostacoli e la velocità di movimento. È necessario inoltre controllare i binari delle serrande scorrevoli, la posizione del cilindro e la corretta chiusura delle porte. Il movimento di chiusura dovrebbe essere rapido e non deve essere sottoposto a sforzi, inoltre il limite di chiusura non deve oltrepassare il bordo più lontano per non creare la possibilità di incepparsi con il materiale. È inoltre consigliabile verificare il perno che collega il cilindro pneumatico che non sia usurato, rotto o mal funzionante. La verifica della corretta pressione dell’aria, il serraggio delle chiusure e che i tubi di alimentazioni siano integri e perfettamente funzionanti, sono tests importanti. Per quanto riguarda le celle di carico è consigliabile l’ispezione per rimuovere eventuali residui di materiali, accumulati nel tempo, attraverso l’uso dell’aria compressa. In base all'esposizione alla polvere dei materiali normalmente lavorati, la contaminazione della cella di carico può essere un problema permanente per il miscelatore, e potrebbe essere necessaria una chiusura della cella di carico più raffinata. Per quanto riguarda i contenitori del materiale da pesare, bisogna controllare il funzionamento delle valvole di scarico e degli sportelli di aperura e chiusura, avendo cura di controllare che i punti di rotazione dei meccanismi siano sempre essere liberi ed efficienti. Il meccanismo della valvola deve accogliere l'accumulo statico di pellet senza interferire con l'arresto del flusso di materiale. Esaminare inoltre attentamente tutte le parti del piatto di pesatura e la relativa staffa di supporto, per assicurarsi che nulla tocchi alcuna parte fissa del miscelatore, e che il suo peso sia completamente supportato dalle celle di carico, come previsto. Una leggera pressione sul contenitore dovrebbe mostrare un cambiamento nella lettura del peso sul display. La rimozione di quella pressione dovrebbe riportare lo schermo esattamente allo stesso numero, più o meno 1 o 1/10 grammi. Per quanto riguarda la camera di miscelazione bisogna controllare le lame metalliche che miscelano il materiale, in modo da verificare che non siano piegate od usurate a causa dell’abrasione dei prodotti utilizzati. Infatti utilizzare lavorare con le lame usurate potrebbe aumentare il rischio che queste si possano staccare danneggiando la vite.

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https://www.rmix.it/ - Il Segreto Oscuro del Sole: Il Mistero dell'Inventore Scomparso
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il Segreto Oscuro del Sole: Il Mistero dell'Inventore Scomparso
Ambiente

George Cove e il Progetto Solare che Minacciava il Monopolio del Petrolio: Una Storia di Innovazione, Rapimenti e Poteredi Marco ArezioL'energia solare è oggi una delle tecnologie rinnovabili più promettenti, capace di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e di mitigare gli impatti ambientali del cambiamento climatico. Tuttavia, l'idea di sfruttare la luce solare per produrre energia non è affatto recente. Già nel XIX secolo, alcuni pionieri dell'energia solare tentarono di trasformare questa visione in realtà, tra cui George Cove, un inventore canadese che merita di essere riscoperto per il suo contributo precoce e significativo allo sviluppo del fotovoltaico. I Primi Esperimenti con l'Energia Solare Le prime esplorazioni della tecnologia fotovoltaica risalgono agli anni 1870, quando il fotoconducente selenio fu utilizzato nei primi tentativi di convertire la luce solare in elettricità. Tuttavia, la vera rivoluzione avvenne alla fine del secolo, quando il fisico francese Alexandre Edmond Becquerel scoprì l'effetto fotovoltaico, un fenomeno che descrive la generazione di corrente elettrica in un materiale esposto alla luce. Questa scoperta pose le basi per la futura tecnologia fotovoltaica. Nonostante queste scoperte, ci vollero diversi decenni prima che l'energia solare diventasse commercialmente interessante. Una delle prime figure a tentare di portare l'energia solare nelle case fu proprio George Cove. George Cove e la Sun Electric Generator Corporation George Cove, originario della Nuova Scozia, Canada, si distinse all'inizio del XX secolo come uno dei pionieri nella progettazione di sistemi fotovoltaici. Nel 1905, fondò la Sun Electric Generator Corporation, con l'obiettivo di commercializzare un kit fotovoltaico domestico. Questo kit includeva un pannello solare e un piccolo accumulatore che permetteva di immagazzinare l'energia generata durante il giorno per utilizzarla durante la notte. L'impresa di Cove era ambiziosa e ben finanziata: la società aveva una capitalizzazione di 5 milioni di dollari dell'epoca, equivalenti a circa 160 milioni di dollari odierni. Il prodotto di Cove attirò rapidamente l'attenzione della stampa, che ne esaltò il potenziale rivoluzionario. Una pubblicazione del tempo, Modern Electrics, descriveva il dispositivo come capace di "accumulare in due giorni energia sufficiente ad alimentare un’abitazione per un’intera settimana". L'articolo proseguiva elogiando il fotovoltaico come una soluzione che poteva "liberare la gente dalla povertà, portando luce, calore ed elettricità a buon mercato, liberando le masse dalla lotta costante per il pane". Il Mistero della Fine della Sun Electric Generator Corporation Nonostante il successo iniziale, la storia di George Cove e della sua compagnia ebbe un finale improvviso e misterioso. Nel 1909, Cove fu rapito, e il riscatto richiesto per il suo rilascio era la rinuncia al brevetto e la chiusura della sua attività. Nonostante Cove rifiutò di cedere il brevetto, venne comunque rilasciato. Tuttavia, la sua attività si fermò bruscamente e la Sun Electric Generator Corporation chiuse i battenti poco dopo. Il motivo del fallimento dell'impresa di Cove rimane avvolto nel mistero, ma non mancano speculazioni su possibili interessi contrari alla diffusione dell'energia solare. Si potrebbe ipotizzare che l'affermarsi del petrolio come principale fonte energetica abbia giocato un ruolo cruciale nel soffocare innovazioni che potevano minacciare il monopolio dei combustibili fossili. A pensar male si compie peccato, si dice, ma la storia industriale è piena di esempi di pratiche scorrette impiegate per proteggere interessi consolidati. Il Futuro Immaginato: Un Mondo Alimentato dal Sole È lecito chiedersi come sarebbe stato il mondo oggi se il fotovoltaico avesse avuto il successo che Cove immaginava. Se già dal 1909 la ricerca sulle energie rinnovabili fosse stata portata avanti con convinzione e il fotovoltaico fosse stato diffuso almeno a livello domestico, oggi potremmo vivere in un mondo molto diverso. Un mondo in cui le tecnologie eco-sostenibili e le energie rinnovabili avrebbero avuto il tempo di svilupparsi e prosperare, portando ad una decentralizzazione della produzione energetica e ad un maggiore controllo delle risorse da parte delle comunità locali. Questo scenario alternativo ci porta a riflettere su come le scelte tecnologiche del passato influenzino profondamente il presente e il futuro. La storia di George Cove è un monito sull'importanza di sostenere l'innovazione e di resistere alle pressioni che possono soffocare il progresso. Oggi, più che mai, è fondamentale ricordare le lezioni del passato per evitare che le potenzialità del nostro ingegno collettivo vengano nuovamente messe a tacere. Considerazioni Finali La vicenda di George Cove e della Sun Electric Generator Corporation rappresenta un capitolo affascinante, ma poco conosciuto, della storia dell'energia solare. Nonostante il fallimento della sua impresa, il lavoro di Cove rimane un testamento della capacità umana di immaginare e progettare soluzioni innovative anche in tempi difficili. La sua storia ci invita a riflettere su quanto il progresso tecnologico possa essere influenzato da forze esterne e su quanto sia importante mantenere aperte tutte le strade per lo sviluppo di tecnologie che possano beneficare l'umanità nel suo insieme. Oggi, più di un secolo dopo, l'energia solare è finalmente sulla strada giusta per diventare una delle principali fonti di energia rinnovabile al mondo. Ma la strada è stata lunga e tortuosa, e storie come quella di George Cove ci ricordano che il progresso è spesso il risultato di una lotta contro interessi potenti e radicati. L'importante è continuare a sostenere l'innovazione e a promuovere un futuro in cui l'energia sia veramente accessibile e sostenibile per tutti.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Slow Life: Il Tempo del Fù e del Sarà
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Slow Life: Il Tempo del Fù e del Sarà
Slow Life

Slow Life: Il Tempo del Fù e del Saràdi Marco ArezioEra il tempo dolce del sorriso, dei colori e della vita.Era il tempo dei progetti, della forza e della nuova indipendenza. Era il tempo della felicità, dell’amore e dell’ottimismo. Era il tempo della convinzione, della gestione della propria vita, delle scelte e dell’autonomia. In questo tempo ti ho conosciuta e in questo tempo ti ho amata, con il tuo sapore fresco di fragola di campo. Sembrava che ogni cosa intorno a noi fosse a corollario del nostro amore, che ogni bacio fosse l’ultimo, che ogni sguardo fosse un film, che ogni pensiero fosse parte noi. Siamo volati in alto, leggeri e felici verso il sole, volteggiando al suo cospetto, sicuri di vivere tra la gente non comune baciata dalla fortuna. Il sole ha però cominciato a sciogliere le nostre maschere, alterando il nostro aspetto dorato, mettendo a nudo ciò che prima era profondamente nascosto in noi. E’ arrivato il tempo del sarcasmo e del rimprovero, della durezza e dell’emarginazione, della tristezza e della solitudine. E’ arrivato il tempo dell’ipocrisia e della mancanza di coraggio, dell’attesa delle decisioni dell’atro per addossargli ogni colpa. E’ arrivato il tempo della fine, anche se nessuno riesce a dirlo. Categoria: Slow life - vita lenta - felicità

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https://www.rmix.it/ - Come vengono demolite le navi fuori dalla legge
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Come vengono demolite le navi fuori dalla legge
Ambiente

Come inquinare l’ambiente e manipolare i principi dell’economia circolare demolendo le navi in modo illegaledi Marco ArezioAggirare i principi dell’economia circolare e inquinare l’ambiente per soldi. La demolizione delle navi è un’attività di grande interesse dal punto di vista dell’economia circolare in quanto vengono recuperati centinaia di migliaia di tonnellate di materie prime ogni anno, soprattutto acciaio, che rientra nel circuito della produzione salvaguardando l’ambiente e risparmiando risorse naturali ed inquinamento per produrre nuove materie prime.E’ tutto così semplice? Purtroppo no. Le demolizioni delle navi dovrebbero essere eseguite in uno dei 41 impianti autorizzati sparsi nel mondo, dove il materiale da riciclare viene avviato a centri autorizzati e specializzati e le sostanze pericolose ed inquinanti, che sono presenti sulle navi, trovano una corretta collocazione, evitando che vadano disperse nell’ambiente. In realtà, alcuni armatori, per questioni di mero profitto, preferiscono vendere la nave che vogliono rottamare a società che operano fuori dalle regole dell’economia circolare e ambientali, incassando un prezzo molto più interessante rispetto ai centri autorizzati. Il business è più importante di quello che si crede, se consideriamo che, secondo le informazioni dell’ONG Shipbreaking, nel solo 2019 sono state vendute ai cantieri di demolizione 674 navi oceaniche, commerciali, piattaforme galleggianti ed offshore, da carico, petroliere e passeggeri. Questa pratica, definita “Shipwrecking“, viene svolta sulle spiagge principalmente di tre paesi: Banglasedh, India e Packistan, le cui imprese locali, che si occupano della demolizione, arrivano a pagare fino a 400 UDS per tonnellata leggera (ltd) che corrisponde a circa 3-4 volte di più rispetto al ricavo che un armatore può ottenere facendo demolire la propria nave in un cantiere Europeo autorizzato. Dove è il profitto? Chi acquista le navi in questi paesi, ad un prezzo di mercato più alto rispetto ai cantieri autorizzati, fa leva sul basso costo della manodopera, sulla bassa considerazione sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori e sul mancato rispetto dello smaltimento dei rifiuti e delle sostanze pericolose in centri autorizzati e con procedure corrette. Mentre chi rivende le navi, a fronte di un maggiore guadagno, aggira le leggi internazionali, che impongono uno smaltimento controllato, facendo cambiare la bandiera alle navi durante l’ultimo viaggio e togliendosi qualsiasi responsabilità della fine del natante. Per il cambio di bandiera e quindi di proprietà, gli stessi demolitori si occupano di tutta la trafila burocratica semplificando le operazioni. Quale è l’impatto sull’ambiente? Sulle spiagge di Chattogram, Alang e Gadani e altre, vengono smontate le navi trasformando luoghi che fino a poco tempo fa erano incontaminati, in discariche a cielo aperto in cui i materiali nobili, come l’acciaio, vengono rivenduti per la laminazioni ad industrie locali, mentre quelli meno nobili e gli agenti inquinanti o tossici, vengono dispersi nell’ambiente, quali piombo, amianto bifenili policrolurati, mercurio e radio. Il Bangladesh, secondo la ONG Shipbreaking, è la discarica preferita per le imbarcazioni che hanno trasportato sostanze tossiche, causando danni irreparabili all’ambiente proprio in un’area di movimento delle maree. Cosa dicono le normative internazionali? Secondo la convenzione di Hong Kong varata dall’organizzazione marittima internazionale, ci sono regole ben precise e dettagliate sullo smaltimento di una nave a fine vita, inoltre esiste il regolamento Europeo entrato in vigore il primo Gennaio 2019, che impone lo smaltimento dei natanti solo nei centri autorizzati. Inoltre, le norme sulla tutela dei lavoratori, nonostante non sia un aspetto che riguarda le normative marittime in materia di smaltimento delle navi, sono spesso disattese per portare a termine questi tipi di attività. In particolare la manipolazione di sostanze tossiche o pericolose senza le adeguate attrezzature di protezione, la mancanza di strutture mediche e di assistenza e la mancanza prevenzione degli incidenti sul lavoro. Cosa si può fare? Come abbiamo visto, alcuni armatori non consegnano la nave ai centri autorizzati per lo smaltimento, ma la vendono prima della demolizione a società non autorizzate, godendo di una procedura semplice e collaudata che non gli fa correre rischi. Una decisa azione politica internazionale potrebbe cambiare le regole che permettono l’aggiramento della legge in fatto di ultima proprietà e della successiva demolizione della nave, il divieto di smaltimento nei siti non autorizzati che deve interessare, in qualche misura, anche l’armatore per cui la nave ha fatto servizio. Le autorità di polizia internazionale e le autorità della protezione dell’ambiente devono continuare il lavoro di investigazione, per perseguire coloro che creano, per profitto, disastri ambientali, mettono in pericolo anche la salute dei lavoratori. Nel frattempo le istituzioni finanziarie hanno iniziato a disincentivare gli investimenti verso aziende che non seguono una politica di circolarità dell’economia e che non dimostrano di avere un’impronta verde sulla propria attività. Infatti stanno definanziando l’industria petrolifera e hanno iniziato anche un ritiro dalle compagnie di navigazione, come è successo nel 2018 quando i fondi pensionistici KLP e GPFG, hanno alleggerito il loro portafoglio sulle compagnie navali.

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https://www.rmix.it/ - La Densità della Plastica Crea la sua Sfortuna nella Nostra Società
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La Densità della Plastica Crea la sua Sfortuna nella Nostra Società
Ambiente

Comprendere l'Impatto Emotivo e Reale dei Rifiuti Galleggianti e Sommersidi Marco ArezioE’ sicuramente una provocazione dire che alcune tipologie di plastica, come le bottiglie in PET, i flaconi in HDPE e altre tipologie di imballi plastici, per via della loro densità, sono destinate a galleggiare e, quindi, ad attirarsi le ira, comprensibili se non si conosce il problema, di chi dà vita ai movimenti plastic free.E’ sempre una provocazione dire che se il peso specifico dei prodotti plastici fosse diverso e, come altri materiali da imballo, andassero a fondo, probabilmente ci illuderemmo che, non vedendoli galleggiare, non esista un reale problema ambientale. Non solo sono due provocazioni, ma un insulto all’intelligenza umana, pensare di fare come lo struzzo, mettendo la testa sotto la sabbia per nasconde il problema. Ma in realtà l’effetto emotivo delle isole di plastica che galleggiano nei mari ha fatto nascere un’avversione al prodotto, senza pensare cosa succede sotto il livello di galleggiamento dei mari e come ha fatto, tutta quella plastica, ad arrivare fino a li. Bidoni in metallo, bottiglie di vetro, carcasse di auto, lavatrici, telefonini, scarti di cavi, ruote, televisori, pneumatici, reti da pesca, elettrodomestici di scarto, tubi in metallo, raccordi, sedie, tavoli, divani, lampadari, ceramiche, calcinacci, rifiuti di cantiere e molti altri prodotti, sono regolarmente riversati in mare ogni anno. Li vediamo? No, a meno che ci immergiamo con un piccolo sommergibile di profondità e andiamo a vedere i disastri che fa l’uomo, la stupidità e l’ignoranza del genere umano. Dei milioni di tonnellate di rifiuti che entrano in mare ogni anno sembra che quelli visibili siano solo l’1%, in quanto galleggiano o vengono spiaggiati dalle correnti e maree, mentre il 99% è depositato nei fondali. Ma tornando ai movimenti plastic free, tutti questi prodotti che giacciono nelle discariche in fondo al mare non vengono normalmente citati, non viene fondato un movimento “bottiglie di vetro free” o un “pneumatico free” o un “televisori free”, ciò che non si vede non impatta emotivamente e non ha audience, non movimenta le folle. Ma se cambiassimo la densità dei materiali in modo da rendere affondabile tutta la plastica e galleggiabili tutti gli altri rifiuti, forse, i mari non sarebbero più navigabili e ci scaglieremmo non più contro la plastica, che non si vedrebbe, ma con tutti i prodotti fatti con diversi materiali, come il ferro, l’alluminio, il vetro, l’acciaio, la gomma, il rame…. Ma se i fondali sono pieni di rifiuti diversi dalla plastica e la superficie dei mari e le spiagge sono pieni di plastica, di chi è la colpa? Che senso ha prendersela con un singolo prodotto quando i fondali contengono molta più spazzatura di diversa natura di quella che si vede in superficie? Il problema è l’assurda inciviltà dell’uomo che utilizza i fiumi, i mari e gli oceani come discariche, pensando di risolvere un problema dei rifiuti in casa sua, per poi rimangiarseli attraverso le catene alimentari. Dove è l’intelligenza della razza superiore rispetto agli animali? Approfondisci l'argomento

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https://www.rmix.it/ - L'Alto Turnover in Azienda: Cause, Effetti e Strategie di Mitigazione
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare L'Alto Turnover in Azienda: Cause, Effetti e Strategie di Mitigazione
Management

Comprendere le Radici del Problema per Creare un Ambiente di Lavoro Più Stabile e Gratificante dei Marco ArezioNell'odierno contesto economico, molte aziende affrontano una sfida significativa: l'alto turnover dei dipendenti. Questo fenomeno non solo influisce sui costi operativi, ma mina anche la stabilità e la crescita dell'organizzazione. Per comprendere appieno l'impatto di questo problema, è essenziale capire le cause alla radice, gli effetti sull'ambiente di lavoro e le possibili soluzioni. Le Cause dell'Alto Turnover Una delle principali ragioni dietro l'alto turnover è l'insoddisfazione lavorativa. I dipendenti che non trovano il loro lavoro stimolante o che non vedono prospettive di crescita all'interno dell'azienda sono più inclini a cercare nuove opportunità. Questo può essere aggravato da una mancanza di riconoscimento e supporto da parte dei superiori. Sentirsi apprezzati è fondamentale per il morale dei dipendenti; senza un feedback positivo e costruttivo, la motivazione può scemare rapidamente. Un'altra causa significativa è la compensazione inadeguata. In un mercato del lavoro competitivo, è cruciale che le aziende offrano salari e benefici che siano all'altezza degli standard di settore. I dipendenti che percepiscono di essere sottopagati o che ricevono benefici inferiori rispetto a quelli di altre aziende del settore sono più propensi a cambiare lavoro. L'ambiente di lavoro tossico è un ulteriore fattore determinante. Conflitti interni, cattiva gestione e una cultura aziendale negativa possono creare un ambiente insostenibile per i dipendenti. La mancanza di equilibrio tra vita lavorativa e personale, inoltre, può portare a livelli elevati di stress e, infine, al burnout, spingendo i dipendenti a cercare ruoli con condizioni migliori. Gli Effetti sull'Ambiente di Lavoro L'alto turnover ha un impatto profondo sull'ambiente di lavoro. Innanzitutto, può abbassare significativamente il morale del personale rimanente. Vedere colleghi lasciare frequentemente può generare sentimenti di insicurezza e sfiducia nel futuro dell'azienda. Questo clima di instabilità può diminuire la motivazione e l'impegno dei dipendenti. La produttività ne risente anche notevolmente. Quando i dipendenti esperti lasciano l'azienda, portano via con sé competenze e conoscenze preziose. Il processo di sostituzione e formazione di nuovi dipendenti richiede tempo e risorse, causando interruzioni nel flusso di lavoro e un calo della produttività complessiva. Inoltre, l'alto turnover comporta costi significativi. Le spese per il reclutamento, la selezione e la formazione di nuovi dipendenti possono accumularsi rapidamente. Questi costi aggiuntivi possono incidere sui bilanci aziendali e ridurre le risorse disponibili per altre aree cruciali. La cultura aziendale stessa può deteriorarsi. La mancanza di stabilità e continuità può portare a un ambiente frammentato, dove i valori e gli obiettivi dell'azienda diventano confusi. Questo può creare un circolo vizioso: un ambiente di lavoro negativo alimenta l'alto turnover, che a sua volta peggiora ulteriormente l'ambiente. Soluzioni per Mitigare l'Alto Turnover Affrontare l'alto turnover richiede un approccio strategico e multifaceted. Una delle prime azioni da intraprendere è migliorare la comunicazione interna. Creare canali di comunicazione aperti e trasparenti aiuta a costruire fiducia e a prevenire malintesi. Riunioni regolari e feedback continuo possono fare molto per migliorare l'ambiente di lavoro. Sviluppare piani di carriera chiari è un altro passo fondamentale. Offrire opportunità di crescita e sviluppo professionale può incentivare i dipendenti a rimanere e crescere all'interno dell'azienda. Programmi di formazione e mentoring possono aiutare a rafforzare le competenze dei dipendenti e a prepararli per ruoli di maggiore responsabilità. Revisione delle compensazioni e dei benefici è cruciale. Le aziende devono assicurarsi che i loro pacchetti retributivi siano competitivi. Questo non significa solo offrire stipendi adeguati, ma anche fornire benefici che rispondano alle esigenze dei dipendenti, come assicurazioni sanitarie, piani pensionistici e ferie retribuite. Promuovere un buon equilibrio vita-lavoro può ridurre significativamente lo stress e aumentare la soddisfazione lavorativa. Politiche di lavoro flessibili, come il telelavoro e gli orari flessibili, possono aiutare i dipendenti a gestire meglio le loro responsabilità personali e professionali. Il riconoscimento e gli incentivi giocano un ruolo cruciale nel mantenere alta la motivazione. Creare programmi di riconoscimento per premiare i successi e gli sforzi dei dipendenti può farli sentire valorizzati e apprezzati. Incentivi come bonus di performance e premi annuali possono anche contribuire a mantenere alta la motivazione. Conclusioni L'alto turnover dei dipendenti è una sfida complessa che richiede un approccio strategico per essere affrontata efficacemente. Le cause sono molteplici e interconnesse, ma con interventi mirati è possibile mitigare questo fenomeno. Investire nel benessere dei dipendenti, promuovere una cultura aziendale positiva e offrire opportunità di crescita e sviluppo professionale sono passi fondamentali per creare un ambiente di lavoro stabile e gratificante. In definitiva, affrontare l'alto turnover non solo migliorerà la stabilità dell'azienda, ma contribuirà anche a creare un ambiente di lavoro più sano e produttivo per tutti.

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https://www.rmix.it/ - Forestazione Urbana: Strategie Verdi per Città Sostenibili
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Forestazione Urbana: Strategie Verdi per Città Sostenibili
Ambiente

Benefici Ambientali, Salute Pubblica e Mitigazione del Cambiamento Climaticodi Marco ArezioLa forestazione urbana rappresenta una strategia fondamentale per migliorare la qualità della vita nelle città. Attraverso la piantumazione di alberi e la creazione di spazi verdi, è possibile ottenere numerosi benefici ambientali, sociali ed economici. Questo articolo esplora i vantaggi della forestazione urbana, concentrandosi sulla salute umana, sulla riduzione degli inquinanti atmosferici e sull'attenuazione delle isole di calore urbane. Verranno inoltre proposte simulazioni su quantità e tipologie di piante necessarie per abitante per massimizzare questi benefici. Forestazione Urbana - Vantaggi sulla Salute Purificazione dell'Aria e riduzione degli inquinantiGli alberi urbani sono essenziali per filtrare gli inquinanti atmosferici, tra cui particolato fine, ozono, biossido di azoto e monossido di carbonio. Uno studio del 2019 ha dimostrato che in una città media europea, piantare almeno tre alberi per abitante può ridurre significativamente la concentrazione di particolato fine nell'aria, migliorando la salute respiratoria della popolazione.Assorbimento di CO2 Gli alberi giocano un ruolo cruciale nell'assorbimento del biossido di carbonio, contribuendo significativamente alla lotta contro il cambiamento climatico. Un singolo albero maturo può assorbire fino a 150 kg di CO2 all'anno. Implementando piani di forestazione urbana, le città possono compensare una parte delle loro emissioni di gas serra.Riduzione del Particolato Fine La capacità degli alberi di trattenere particelle sottili dall'aria è un altro beneficio importante. Studi hanno dimostrato che la forestazione urbana può ridurre le concentrazioni di PM2.5, particolato fine che rappresenta un serio rischio per la salute umana, fino al 20-30%. Attenuazione delle Isole di Calore Urbane Effetto Refrigerante Le isole di calore urbane, aree della città significativamente più calde del loro circondario rurale, sono mitigate efficacemente attraverso la forestazione urbana. La traspirazione degli alberi e l'ombreggiatura contribuiscono a ridurre le temperature ambientali. Un'area ben piantumata può essere fino a 8°C più fresca rispetto a zone urbane senza copertura verde. Incremento del Comfort Abitativo La riduzione delle temperature estive grazie alla presenza di alberi migliora il comfort abitativo e riduce la necessità di condizionamento d'aria, portando a un significativo risparmio energetico. Un'analisi del 2021 ha rivelato che incrementare del 30% la copertura arborea in una città può ridurre il consumo di energia per il raffrescamento fino al 50%. Benefici Psicologici La presenza di spazi verdi urbani contribuisce anche al benessere psicologico, riducendo lo stress e promuovendo attività fisica. Secondo una ricerca pubblicata nel 2020, le persone che vivono entro 500 metri da aree verdi urbane riportano livelli di stress inferiore e una migliore qualità della vita. Strategie di Implementazione: Pianificazione e Gestione La pianificazione e la gestione della forestazione urbana richiedono un approccio olistico che tenga conto di variabili ambientali, sociali ed economiche. Pianificazione Urbana: Integrare la forestazione urbana nelle politiche di pianificazione urbana è essenziale. Ciò include la definizione di zone verdi protette, la creazione di corridoi verdi che collegano diversi spazi verdi della città, e l'implementazione di normative che incoraggiano o impongono la piantumazione di alberi in nuovi sviluppi urbani. Gestione Sostenibile: La manutenzione degli spazi verdi urbani richiede una gestione attenta per garantire la loro sostenibilità a lungo termine. Questo include pratiche di irrigazione efficienti, la scelta di piante adatte al clima locale, e programmi di sostituzione per gli alberi malati o vecchi. Casi Studio: Esempi di Successo Internazionali Casi studio da tutto il mondo dimostrano l'efficacia della forestazione urbana nell'affrontare le sfide ambientali e sociali delle città moderne. Conosciuta come la "Città Giardino", Singapore è un esempio primario di forestazione urbana integrata nella pianificazione città. Attraverso un impegno governativo decennale, Singapore ha trasformato il suo paesaggio urbano in uno degli spazi urbani più verdi del mondo, migliorando significativamente la qualità dell'aria e riducendo le temperature urbane. La città di Milano ha intrapreso il progetto "Forestami" con l'obiettivo di piantare 3 milioni di alberi entro il 2030. Questo progetto punta a incrementare la biodiversità, migliorare la qualità dell'aria e combattere le isole di calore, trasformando Milano in un modello di sostenibilità urbana. Quantità e Tipologia di Piante per Abitante Per realizzare una forestazione urbana efficace, è fondamentale adottare un approccio basato su dati scientifici. Le simulazioni effettuate da studi recenti forniscono linee guida precise su quantità e tipologie di piante per ottenere i massimi benefici in termini di qualità dell'aria, riduzione delle isole di calore e benessere psicofisico. Quantità di Piante: La densità ottimale di piantumazione varia in base alle dimensioni della città e alla sua struttura urbanistica. Generalmente, si raccomanda la piantumazione di almeno 3-5 alberi di grande taglia per abitante. Questo target permette di creare una copertura arborea capillare che può offrire benefici tangibili in termini di riduzione dell'inquinamento e miglioramento del microclima urbano. Tipologia di Piante: La selezione delle specie è critica. Alberi come querce, platani e frassini sono preferibili per la loro grande capacità di assorbimento del CO2 e per la loro efficacia nel filtrare particolato fine dall'aria. Allo stesso tempo, è importante includere specie a foglia caduca per garantire una copertura solare in inverno e ombreggiamento in estate, oltre a specie sempreverdi per un verde urbano costante. Conclusione La forestazione urbana rappresenta una strategia ecologica e sostenibile per affrontare molteplici sfide ambientali e sociali nelle aree urbane. Attraverso la piantumazione mirata e la manutenzione di spazi verdi, le città possono diventare più vivibili, salutari e resilienti ai cambiamenti climatici.

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https://www.rmix.it/ - La Guida al Riciclo della Carta: Classificazione ed Uso del Macero
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La Guida al Riciclo della Carta: Classificazione ed Uso del Macero
Economia circolare

Come funziona la classificazione della carta da macero, i codici UNI EN 643 e l'importanza del riciclo della carta per l'economia circolaredi Marco ArezioIl riciclo della carta non è solo una pratica storica ma anche una necessità cruciale nell'attuale contesto ambientale, rappresentando uno dei pilastri fondamentali dell'economia circolare. Ogni anno vengono riciclate oltre 250 milioni di tonnellate di carta in tutto il mondo, rendendo questo settore un esempio virtuoso di gestione sostenibile delle risorse. Questo processo permette di ridurre la pressione sulle foreste, abbassare il consumo energetico e idrico, e limitare in modo significativo le emissioni di CO2 legate alla produzione di carta vergine. Ma perché il riciclo della carta è così importante? Le sue implicazioni vanno oltre il semplice risparmio di materia prima: è una strategia che mira a garantire la sostenibilità e il benessere ambientale, dimostrando come un materiale largamente utilizzato possa rientrare in un ciclo produttivo virtuoso e ripetibile. I Numeri Globali del Riciclo della Carta A livello mondiale, il tasso medio di riciclo della carta è circa del 59%, con differenze significative tra le regioni. In Europa, grazie a una consolidata tradizione di raccolta differenziata e a normative avanzate, il tasso di riciclo supera il 70%, con paesi come Germania e Paesi Bassi che si distinguono per i loro sistemi altamente efficienti. Negli Stati Uniti, nonostante un'enorme capacità industriale, il tasso si ferma al 66%, mentre in Asia – in particolare in Cina – si riciclano oltre 70 milioni di tonnellate di carta all'anno. Le recenti politiche cinesi sulle importazioni hanno comunque avuto un impatto significativo sul mercato globale, portando a una riorganizzazione delle dinamiche di approvvigionamento. Le Principali Tipologie di Carta Riciclata Le tipologie più diffuse di carta riciclata includono: Cartone ondulato: rappresenta la quota maggiore con circa 110 milioni di tonnellate l'anno, utilizzato principalmente per imballaggi. Carta mista: usata per molti tipi di imballaggi, si attesta sui 60 milioni di tonnellate. Carta da giornale e stampa: con circa 25 milioni di tonnellate, destinata alla produzione di nuovi giornali e materiali da stampa. Carta per usi igienici: oltre 20 milioni di tonnellate, utilizzata per la produzione di carta igienica e altri prodotti simili. Il riciclo della carta, tuttavia, non è un processo automatico. La qualità del prodotto finale dipende dalla corretta classificazione della carta di recupero: solo così si possono garantire caratteristiche adeguate e performance elevate per i diversi usi finali. La Classificazione del Macero: Un Passaggio Cruciale Immaginate di voler cucinare un piatto gourmet: non è sufficiente avere gli ingredienti, ma è fondamentale selezionarli con cura. Lo stesso principio si applica al riciclo della carta. La classificazione della carta raccolta in precise categorie è fondamentale per garantire un prodotto finale di qualità. La Norma UNI EN 643 rappresenta lo standard europeo per la classificazione del macero e definisce criteri specifici per distinguere i vari tipi di carta. Questa classificazione permette di identificare i materiali in base alla loro qualità, al contenuto di fibre e alla presenza di contaminanti, facilitando così un processo di riciclo ottimizzato e l'uso appropriato delle fibre riciclate. I Codici del Macero: Una Guida per l'Efficienza La Norma UNI EN 643 suddivide la carta da macero in diverse categorie, ciascuna destinata a usi industriali specifici: Qualità ordinarie Codice 1.01: Carta e cartoni misti non selezionati, la qualità base usata spesso per produrre cartone ondulato o carta per imballaggi. Codice 1.05: Cartone ondulato usato, largamente richiesto per la produzione di nuovi contenitori. Codice 1.06: Riviste patinate e cataloghi, che necessitano di trattamenti per la rimozione degli strati lucidi. Qualità media Codice 2.02.01: Giornali invenduti, perfetti per la produzione di carta da giornale riciclata. Codice 2.05.00: Carta da ufficio selezionata, prevalentemente bianca e priva di contaminanti, ideale per usi di alta qualità. Qualità superiori Codice 3.01.00: Refili di stampati misti poco colorati, richiesti per la produzione di carte speciali. Codice 3.17.00: Refili bianchi, scarti di produzione completamente bianchi, utilizzati per carte di pregio. Carta Kraft Codice 4.01.00: Refili nuovi di cartone ondulato, provenienti direttamente dai processi produttivi e di qualità eccezionale. Perché È Fondamentale la Classificazione? La classificazione del macero non è solo un requisito tecnico, ma un elemento strategico chiave per l'intera filiera del riciclo della carta. Vediamo nel dettaglio i motivi per cui questo passaggio è così cruciale: Qualità del Prodotto Finale: Una corretta classificazione del macero consente di ottenere un prodotto finale di qualità superiore. Ogni tipo di carta riciclata ha delle caratteristiche specifiche, come la lunghezza e la resistenza delle fibre. Ad esempio, il cartone ondulato richiede fibre robuste, mentre la carta da stampa preferisce fibre più raffinate. La classificazione permette di indirizzare le diverse tipologie di macero verso il processo più adatto, garantendo così che le fibre recuperate siano ottimali per l'uso previsto. La qualità delle fibre è fondamentale non solo per ottenere carta di alta qualità, ma anche per assicurare una maggiore durata e resistenza del prodotto finale. Efficienza del Processo di Riciclo: La suddivisione accurata del macero in categorie specifiche permette agli impianti di riciclo di ottimizzare il processo produttivo. Quando i materiali sono ben classificati, i passaggi di trattamento, come la depurazione dalle impurità e la rimozione degli inchiostri, possono essere pianificati con maggiore efficienza, riducendo tempi e costi. Questo non solo migliora l'efficacia complessiva del processo, ma riduce anche il consumo energetico e le risorse necessarie per il trattamento dei materiali. Riduzione dei Contaminanti: La presenza di contaminanti come plastica, metalli e colle può compromettere seriamente la qualità della carta riciclata. Una classificazione accurata garantisce che i materiali siano adeguatamente separati e che i contaminanti vengano minimizzati fin dall'inizio. Questo è particolarmente importante per le categorie di carta di alta qualità, che devono essere praticamente prive di impurità per poter essere utilizzate nella produzione di nuovi prodotti di pregio. La riduzione dei contaminanti è anche cruciale per garantire che le fibre possano essere riciclate più volte, aumentando la sostenibilità complessiva del ciclo di vita della carta. Valorizzazione Economica del Macero: La carta da macero ben classificata ha un valore economico superiore rispetto ai materiali non selezionati. Gli acquirenti nel mercato globale del riciclo sono disposti a pagare di più per materiali che garantiscano un alto livello di purezza e una specifica qualità delle fibre. La classificazione aiuta quindi a creare un mercato più trasparente e competitivo, dove i materiali di alta qualità possono essere scambiati a prezzi più vantaggiosi. Questo rappresenta un incentivo economico per i raccoglitori e le aziende di riciclo, promuovendo la crescita di un sistema economico più sostenibile. Facilitazione del Commercio Internazionale: Il commercio internazionale di carta da macero è regolato da standard ben definiti, come la Norma UNI EN 643, che facilita lo scambio di materiali tra paesi diversi. La classificazione standardizzata assicura che gli acquirenti e i venditori in tutto il mondo abbiano una comprensione comune della qualità del macero, riducendo il rischio di controversie e garantendo operazioni commerciali fluide. In un contesto globale in cui la domanda di carta riciclata è in costante crescita, avere criteri uniformi aiuta a mantenere la fiducia tra i partner commerciali e a sostenere la crescita del settore. Sostenibilità Ambientale: Una classificazione accurata è fondamentale per massimizzare la sostenibilità ambientale del processo di riciclo. Classificando correttamente la carta da macero, si riduce il rischio che materiali contaminati o di bassa qualità entrino nel ciclo produttivo, con conseguenti difficoltà nel trattamento e possibili sprechi. L'efficienza del riciclo comporta una riduzione delle emissioni di gas serra, un minor consumo di energia e acqua, e un uso più efficiente delle risorse. In definitiva, la classificazione è uno strumento essenziale per garantire che il riciclo della carta resti un processo a basso impatto ambientale. Conclusioni Il riciclo della carta è molto più di un processo industriale: è un simbolo tangibile di sostenibilità e responsabilità ambientale. Grazie alla classificazione precisa e alla gestione efficiente del macero, ogni fibra di carta trova il suo posto nel ciclo produttivo, contribuendo a ridurre il consumo di risorse naturali e a limitare l'impatto ambientale. In un mondo sempre più attento alla gestione sostenibile, il riciclo della carta continuerà a giocare un ruolo fondamentale, dimostrando come l'innovazione possa accompagnarsi al rispetto per l'ambiente.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Guida all’Acquisto di Selezionatrici Ottiche per Flakes di Plastica: Innovazione, Produttori e Consigli Utili
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Guida all’Acquisto di Selezionatrici Ottiche per Flakes di Plastica: Innovazione, Produttori e Consigli Utili
Economia circolare

Scopri come scegliere la selezionatrice ottica più adatta alle tue esigenze produttive, analizzando tecnologie, funzionalità e offerte dei principali produttori del settore del riciclodi Marco ArezioLa crescente attenzione all'ambiente e la necessità di gestire i rifiuti in modo sostenibile hanno portato allo sviluppo di tecnologie avanzate per il riciclo dei materiali, con un'attenzione particolare alla plastica. Una delle innovazioni più significative nel settore del riciclo della plastica è rappresentata dalle selezionatrici ottiche, macchinari progettati per identificare e separare i flakes di plastica riciclata in base a caratteristiche visive e chimiche. Queste macchine hanno trasformato il processo di riciclo, aumentando l'efficienza e la qualità dei materiali riciclati. In questo articolo esploreremo la storia delle selezionatrici ottiche, il loro funzionamento, i principali produttori e i vantaggi che offrono all'industria del riciclo. Le Origini delle Selezionatrici Ottiche: Chi le ha Inventate? Le selezionatrici ottiche sono il risultato di decenni di ricerca e innovazione nel campo dell'automazione industriale e della visione artificiale. L'idea di utilizzare la tecnologia ottica per separare i materiali risale agli anni '70, quando vennero sviluppate le prime tecnologie per la selezione automatica basata su sensori ottici, inizialmente applicate all'industria agricola per la selezione dei cereali e dei frutti. Tuttavia, fu solo negli anni '90 che queste tecnologie cominciarono ad essere applicate all'industria del riciclo, in risposta alla crescente domanda di metodi più efficienti per la separazione dei materiali riciclabili. Le aziende pionieristiche che iniziarono a sviluppare e commercializzare selezionatrici ottiche per il riciclo includono TOMRA Sorting Solutions, Sesotec e Pellenc ST. Queste imprese introdussero tecnologie avanzate di sensori ottici e a raggi X per identificare e separare vari tipi di plastica, metalli e altri materiali dai rifiuti, contribuendo a migliorare la purezza dei materiali recuperati e a ridurre gli scarti. Come Funzionano le Selezionatrici Ottiche Il funzionamento delle selezionatrici ottiche si basa sull'uso di sensori e algoritmi complessi che analizzano le proprietà visive, chimiche o fisiche dei materiali. Nel caso del riciclo della plastica, i flakes — ovvero piccoli pezzi di plastica triturata — vengono analizzati in base al colore, alla trasparenza, alla composizione chimica e ad altre caratteristiche rilevabili. Le fasi principali di funzionamento di una selezionatrice ottica sono le seguenti: Alimentazione e Distribuzione Il materiale plastico triturato viene caricato sulla macchina e distribuito in modo uniforme su un nastro trasportatore, che lo porta nella zona di rilevamento. Rilevamento Nella fase di rilevamento, i sensori ottici o a infrarossi scansionano i flakes in movimento. A seconda della macchina, possono essere utilizzati diversi tipi di sensori: Sensori a colori: Analizzano il colore visibile dei flakes per separare materiali con diverse colorazioni. Sensori a infrarossi (NIR): Utilizzati per identificare la composizione chimica dei materiali, poiché possono rilevare le differenze nella struttura molecolare dei diversi tipi di plastica, come PET, HDPE, PP, ecc. Sensori a raggi X: Utilizzati per rilevare contaminazioni da materiali metallici o per distinguere materiali con densità diverse. Selezione e Separazione Una volta rilevati e analizzati i flakes, un sistema di espulsione (solitamente composto da getti d'aria compressa) separa i materiali in base ai criteri preimpostati. I getti d'aria espellono i flakes verso differenti condotti di raccolta, separando così i materiali puri dalle impurità. Vantaggi delle Selezionatrici Ottiche nel Riciclo Industriale L'introduzione delle selezionatrici ottiche ha rivoluzionato il settore del riciclo della plastica per diversi motivi: Aumento della Purezza del Materiale: Le selezionatrici ottiche permettono di ottenere flakes di plastica con un alto livello di purezza, riducendo la presenza di contaminanti come altri tipi di plastica, metalli o materiali non riciclabili. Questo è fondamentale per ottenere plastiche riciclate di alta qualità, idonee per applicazioni come il packaging alimentare. Maggiore Efficienza Operativa: Grazie all'automazione del processo di selezione, le aziende di riciclo possono processare grandi quantità di materiale in tempi ridotti, aumentando la produttività e riducendo i costi operativi. Riduzione degli Scarti: Le selezionatrici ottiche consentono di recuperare una maggiore quantità di materiale riciclabile, minimizzando gli scarti che altrimenti finirebbero in discarica o negli inceneritori. Flessibilità nella Selezione: Le macchine possono essere programmate per separare diversi tipi di plastica e adattarsi rapidamente ai cambiamenti nei flussi di rifiuti, rendendole ideali per impianti che trattano materiali misti o provenienti da diverse fonti. I Principali Produttori di Selezionatrici Ottiche Nel corso degli anni, diversi produttori si sono affermati come leader nel settore delle selezionatrici ottiche per il riciclo della plastica. Tra i principali costruttori troviamo: TOMRA Sorting Solutions: Leader globale nel settore della selezione ottica, TOMRA offre una gamma di macchine per la selezione di plastica basate su tecnologia NIR e sensori a colori. Le loro macchine, come la serie AUTOSORT, sono note per l'elevata efficienza e precisione nella separazione dei materiali. Sesotec GmbH: Questa azienda tedesca è specializzata in soluzioni di separazione per vari settori industriali, inclusa l'industria del riciclo della plastica. Sesotec produce selezionatrici ottiche che utilizzano sensori NIR e a raggi X per una separazione accurata dei materiali plastici. Pellenc ST: Azienda francese che ha sviluppato una vasta gamma di selezionatrici ottiche per il settore del riciclo. Le loro macchine sono note per la capacità di combinare diversi sensori (NIR, visibili e a raggi X) per una selezione multifunzionale dei materiali. Steinert GmbH: Con sede in Germania, Steinert è specializzata in soluzioni per la separazione magnetica e ottica. Le loro selezionatrici ottiche vengono utilizzate nel riciclo dei metalli e della plastica, con un focus particolare sulla separazione di materiali ad alta purezza. Differenze tra le Macchine dei Diversi Produttori Le principali differenze tra le selezionatrici ottiche offerte dai vari produttori risiedono nella tecnologia dei sensori utilizzata, nell'efficienza energetica e nella flessibilità operativa. Ad esempio, TOMRA è rinomata per l'utilizzo di sensori NIR ad alta precisione, mentre Sesotec si distingue per l'integrazione di sensori a raggi X in grado di rilevare contaminanti metallici. Pellenc ST, invece, è nota per le sue soluzioni flessibili che permettono di combinare sensori diversi in una sola macchina, offrendo una maggiore versatilità nel processo di selezione. Un altro aspetto che varia tra i costruttori è la capacità delle macchine di gestire volumi diversi di materiale. Le macchine di TOMRA, ad esempio, sono progettate per impianti di grandi dimensioni che richiedono un'elevata capacità di elaborazione, mentre altre aziende, come Sesotec, offrono soluzioni modulabili per impianti di dimensioni più ridotte. Conclusioni Le selezionatrici ottiche hanno rivoluzionato l'industria del riciclo della plastica, rendendo il processo di selezione dei flakes più efficiente e sostenibile. Grazie a queste tecnologie, le aziende possono ottenere materiali riciclati di alta qualità, riducendo gli scarti e migliorando la sostenibilità complessiva del processo. L'evoluzione tecnologica e la competizione tra i principali produttori stanno contribuendo a migliorare ulteriormente le performance di queste macchine, rendendole più accessibili e versatili. Per le aziende interessate a investire in selezionatrici ottiche, è fondamentale analizzare attentamente le proprie esigenze produttive, considerando fattori come i tipi di materiali trattati, il volume di produzione e il budget disponibile. La scelta del produttore giusto e della macchina più adatta può fare la differenza in termini di efficienza operativa e ritorno sull'investimento. In un mercato in continua evoluzione, affidarsi a tecnologie all'avanguardia e a partner con esperienza consolidata può garantire una strategia vincente, sia per il successo aziendale sia per un impatto positivo sull'ambiente.© Riproduzione Vietata

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Notizie Brevi

Radici Novacips è Stata Premiata da Stihl Un premio importante che riconosce la qualità dei tecnopolimeri prodotti dal gruppo Radici che vengono acquistati da Stihl per produrre le motoseghe, decespugliatori, tosaerba e i soffiatori per il giardino. Nonostante il Covid la premiazione come "Supplier of the Year 2019" è stata fatta con una video conferenza.Radici Novacips Spa, società con sede in Italia (Chignolo d’Isola – Bergamo) e appartenente alla Business Area RadiciGroup High Performance Polymers, ha ricevuto il prestigioso premio "Supplier of the Year 2019" promosso da STIHL, nota azienda produttrice di motoseghe e altri attrezzi per l’esterno tra cui decespugliatori, tosaerba, soffiatori. Non è la prima volta che STIHL manifesta la sua riconoscenza nei confronti di RadiciGroup: già nel 2016 infatti, High Performance Polymers era stata premiata dai vertici dell’azienda tedesca come partner strategico nella fornitura di materiali polimerici di qualità. «Ringrazio RadiciGroup per l’eccellente collaborazione dimostrata in questi dieci anni di lavoro fianco a fianco – ha detto Marc Moser Senior Vice President Purchasing di Stihl – La consolidata esperienza nel settore dei tecnopolimeri e la capacità di saper cogliere i bisogni di Stihl fanno di RadiciGroup un fornitore per noi di assoluta fiducia in grado di offrirci tecnologia, innovazione, servizio e ottimizzazione dei costi». A differenza delle altre edizioni e a causa delle restrizioni anti Covid, questa volta la premiazione è stata “virtuale” con un video messaggio indirizzato a RadiciGroup da parte di Marc Moser, Senior Vice President Purchasing di Stihl e Martin Schwarz, Executive Board Member Manufactuing and Materials.Siamo onorati del premio e della stima di Stihl nei nostri confronti – ha detto Cesare Clausi Global Sales Director di RadiciGroup High Performance Polymers - Siamo pronti ad affrontare nuove sfide e non vediamo l'ora di rafforzare la nostra collaborazione su scala globale. Con il consueto lavoro di squadra sono certo che saremo capaci di raggiungere, insieme, traguardi sempre più ambiziosi». Info Radici

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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Cosa ce ne Facciamo di 100.000 Tonnellate di Rifiuti Organici?
Economia circolare

I Rifiuti li buttiamo? No, saranno la benzina per i nostri investimentidi Marco ArezioQuando si parla di rifiuti ci vengono in mente spesso le discariche, le città con le strade piene di cumoli di immondizia o le scene che si vedono in televisione sulle isole galleggianti di plastica negli oceani. Ma in realtà, i rifiuti possono essere ben altre cose, se vogliamo vederli sotto una luce diversa, se ci pensiamo un attimo prima di buttare nell’ambiente una bottiglia di vetro o di plastica, o un sacchetto o un giornale o una classica buccia di banana. Si, perché i rifiuti possono essere davvero il tesoro che non capiamo, la benzina per far muovere il mondo, il mezzo per salvare il pianeta dai gas serra, la chiave per eliminare la deforestazione e il modo per avere i mari più puliti e più popolati di pesci. Utopia? No, quella la lasciamo ai sognatori, chi è più concreto, un giorno, si è chiesto cosa farebbe se avesse a disposizione 100.000 tonnellate di rifiuti organici che derivano dalle cucine delle nostre abitazioni e dal verde di scarto delle nostre città e paesi. La A2A, azienda Italiana attiva nel riciclo dei rifiuti e promotore della produzione di energia sostenibile, ha dato una risposta concreta a questo quesito, infatti, ha deciso di costruire, in provincia di Pavia, un impianto che potesse trattare quella quantità di rifiuti organici, con lo scopo di produrre compost, un concime ecologico, ed energia elettrica attraverso la produzione di biometano. Attraverso la digestione anaerobica, sarà possibile produrre 8,2 milioni di metri cubi di biometano che andranno ad alimentare i consumi energetici di circa 20.000 persone, inoltre si potrà produrre circa 20.000 tonnellate di compost da utilizzare, come fertilizzante bio, nella lavorazione dei campi, senza inquinare le falde ed avvelenare gli uccelli con l’uso dei concimi chimici. L’impianto, oltre ad essere un esempio chiaro di come si possono investire i rifiuti invece che buttarli, aiuta la comunità territoriale a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili per produrre energia. Se si moltiplicassero queste tipologie di investimenti, in Italia si potrebbe produrre oltre 6 miliardi di metri cubi di biometano, che equivarrebbe a circa il 22% di quanto importavamo dalla Russia, e circa il 10% del fabbisogno nazionale in un anno. Le importazioni di energia Italiane si possono calcolare in circa il 78% del fabbisogno nazionale, contro circa il 60% degli altri paesi Europei, valori questi che devono spingerci a pensare che sia giusto aumentare le leve energetiche nazionali e rinnovabili, come il vento, il sole, l’acqua e i rifiuti. Un’ulteriore nota importante è che, attraverso il massiccio utilizzo dei rifiuti, è possibile azzerare o minimizzare il conferimento in discarica. Categoria: notizie - rifiuti organici - economia circolare - riciclo  rNEWS

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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il Disboscamento Illegale in Romania
Ambiente

Un disastro ecologico nell’Amazzonia Europea. Stiamo a guardare ancora?di Marco Arezio Le foreste della Romania, di proprietà dello stato, ammontano a 3,13 milioni di ettari, cifra che rappresenta il 48% delle superfici boschive del paese. In questi territori l’abbattimento illegale delle piante sta alimentando il mercato nero del legno e provoca un danno ambientale enorme. Secondo i dati raccolti il disboscamento illegale in Romania ammonta ogni anno a circa 20 milioni di metri cubi di legname su un totale di 18 milioni autorizzati legalmente dallo Stato. Considerando un prezzo medio del legno di circa 50 euro/mc, si può notare che il business illegale frutta circa 1 miliardo di euro l’anno. In realtà, sono anni che il fenomeno va avanti, probabilmente coperto da funzionari dello stato che fanno finta di non vedere il problema, ma recentemente è tornato prepotentemente alla ribalta in quanto sono stati uccisi due guardia parco, che stavano onestamente lavorando per la tutela del patrimonio forestale dello stato. Si è parlato di forme mafiose di gestione del business del legno dolce, cosa che ha fatto muovere anche la Commissione Europea, che ha imposto allo stato Romeno, una verifica della situazione attraverso la creazione di una commissione di controllo sui numeri e sulle procedure di disboscamento. Secondo le indicazioni di Recorder.co, il rapporto elaborato, dopo aver sentito gli operatori dei controlli sul campo, coadiuvati da esperti formati in Francia, Svizzera e Finlandia, ha dimostrato che il disboscamento illegale rappresenta circa 20 milioni di mc/anno. Tuttavia, il rapporto sembra essere stato censurato dalle autorità che lo hanno ricevuto, in quanto non rappresenterebbe la reale situazione, in base ai rilevamenti autonomi di Romsilva, società che gestisce il patrimonio boschivo statale. Secondo i dati di questa società, il volume del disboscamento illegale si aggirerebbe tra i 40 e i 50.000 metri cubi annui e ipotizza che la commissione incaricata al controllo, su pressione della Comunità Europea, potrebbe aver commesso degli errori di calcolo. In una conferenza pubblica in cui hanno partecipato, sia il capo di Romsilva, sia i responsabili del progetto IFN, National Forest Inventory che ha eseguito i rilevamenti, è emerso che i numeri contenuti nel rapporto IFN, siano stati supportati da consulenti indipendenti Europei, ma che l’ente statale della protezione delle foreste insiste apertamente nel crederlo inattendibile, lasciando il problema in un pericoloso limbo. Come succede solitamente negli affari gestiti dalla malavita, il fenomeno dell’intimidazione, dell’omertà e della corruzione, unge un ingranaggio ben collaudato a tutti i livelli, con l’unico scopo di tenere le attività illegali al riparo dei clamori della cronaca, in modo da continuare in modo discreto e le operazioni. Si è tanto criticato Bolsonaro per il mancato contrasto alla deforestazione dell’Amazzonia, ma poco si è parlato della deforestazione illegale in Romania.

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Slow Life

Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milanodi Marco ArezioRacconti. Ombre di Ambizione. Capitolo 4: L'ArrestoLa mattina milanese si apriva chiara e promettente, con l'aria fresca che sembrava portare con sé la promessa di nuovi inizi. Il sole nascente, filtrato dai palazzi storici, gettava lunghe ombre sulle strade del centro, un preludio di quella che sarebbe stata una giornata di azione. Marini aveva preso la decisione di arrestare Sartori attraverso un'operazione di polizia ben organizzata, coinvolgendo gli agenti migliori e pianificando ogni dettaglio per ridurre al minimo i rischi.Nel cuore della città, il commissario Lucia Marini, l'ispettore Carlo Conti e un gruppo selezionato di agenti si muovevano con cautela. La squadra era composta da agenti esperti, ognuno con un ruolo specifico: due agenti incaricati della sorveglianza, altri pronti all'intervento immediato e un'unità di supporto per eventuali emergenze. Posizionati strategicamente nei pressi dell'abitazione di Enrico Sartori, erano pronti a mettere in atto un'operazione che aveva richiesto ore di meticolosa pianificazione. L'atmosfera era carica di tensione, e ogni dettaglio contava.Tra loro, Luca Martelli, il tecnico di laboratorio, sembrava divorato dall'ansia. Aveva il viso teso, lo sguardo fisso sull'ingresso dell'edificio, come se sperasse di trovare una risposta alla sua inquietudine. Martelli era destinato a riconoscere la formula e la sua completezza per poterla sequestrare."Spero davvero che tutto questo finisca oggi," sussurrò Martelli, la voce poco più di un soffio, mentre cercava di intravedere qualche movimento."Finirà, Luca. Hai fatto la tua parte, ora tocca a noi," rispose Marini con tono rassicurante. La sua voce era ferma, una roccia a cui Martelli poteva aggrapparsi. Lo sguardo della commissaria era duro, ma non mancava di una scintilla di comprensione.Fuori dal laboratorio, Luca Martelli era un uomo dai piaceri semplici e dai valori profondi. Cresciuto in una famiglia operaia nella periferia milanese, aveva imparato il valore del duro lavoro e dell'integrità. Suo padre era un meccanico che non si lamentava mai delle mani sporche d'olio, e sua madre una casalinga che metteva amore in ogni piccolo gesto. Nonostante le lunghe ore trascorse nel laboratorio, Luca si impegnava a ritagliarsi momenti per sé e per chi amava. Amava il cinema neorealista italiano, le partite di calcio al parco con gli amici e le gite fuori porta in Vespa, quella stessa moto ereditata dal padre, che per lui rappresentava la libertà e la connessione alle proprie radici.Luca aveva anche trovato l'amore con Giulia, una bibliotecaria appassionata di letteratura italiana. La loro relazione era fatta di lunghe chiacchierate serali, di caffè sorseggiati al tramonto e di condivisioni profonde su cultura, giustizia e speranza. Giulia era il suo rifugio, il suo porto sicuro in mezzo alla tempesta che sempre più spesso lo travolgeva al lavoro. Era proprio per lei che Luca sentiva la necessità di fare la cosa giusta, di essere l'uomo di cui Giulia potesse essere orgogliosa.Il coinvolgimento di Sartori nel furto della formula del professor Ferrari aveva scosso profondamente Martelli. Inizialmente, l'idea che il suo mentore potesse essere coinvolto in attività illecite gli sembrava assurda, un'accusa senza senso. Ma le prove erano troppe, troppo evidenti. La fiducia che aveva sempre riposto nelle persone, nel credere che chi lavora per il bene comune non potesse cadere in certi errori, si sgretolò lentamente, lasciandolo solo con la sua scelta: la giustizia o il silenzio.Quando Sartori fece la sua comparsa, l'adrenalina si riversò nelle vene di tutti. L'uomo, vestito con un'eleganza discreta, attraversò la soglia di casa senza sospettare che quella sarebbe stata la sua ultima giornata da uomo libero. Marini aveva pianificato con attenzione questo momento, assicurandosi che ogni agente fosse al posto giusto e pronto ad agire al minimo segnale. Un cenno appena percettibile da parte di Marini, e gli agenti si mossero come un'ombra coordinata, con precisione chirurgica. La tensione era palpabile, ma la determinazione di portare a termine l'operazione era incrollabile."Enrico Sartori, lei e' in arresto per il furto della formula del professor Ferrari," dichiarò Marini mentre avanzava verso di lui, le manette pronte in mano. La voce non lasciava spazio a repliche, era il suono del destino che giungeva a compimento. Marini aveva passato le ultime settimane a raccogliere prove e a pianificare ogni dettaglio di questa operazione, assicurandosi che ogni possibile falla fosse coperta. Per lei, questo arresto era più di una semplice operazione di polizia: era la chiusura di un capitolo che aveva messo alla prova la sua fiducia nelle persone e nella giustizia.Per un istante, sul volto di Sartori passò un'espressione di sorpresa, poi la rassegnazione prese il sopravvento. Sentiva tutto crollargli addosso, il mondo che conosceva si sgretolava come sabbia fra le dita. Ma proprio quando gli agenti si avvicinarono per ammanettarlo, qualcosa in lui scattò, un rifiuto totale all'accettazione del proprio destino. Un istinto primordiale di sopravvivenza, forse la paura di perdere ogni cosa, o la semplice voglia di non arrendersi senza combattere, si impossessò di lui. Con un movimento rapido e improvviso, Sartori spintonò l'agente più vicino e si lanciò in una corsa disperata, il cuore martellante nelle orecchie, gli occhi fissi solo sull'idea di scappare, di non finire così."Prendetelo!" gridò Marini, e in un attimo il cortile milanese tranquillo si trasformò in uno scenario di caccia. Sartori sfrecciava come un'ombra lungo le strade della città, i suoi piedi colpivano l'asfalto con forza, il cuore che martellava nel petto come se volesse esplodere. Ogni respiro bruciava nei polmoni, e le gambe, mosse dalla pura adrenalina, sembravano non fermarsi mai. I passanti si giravano sorpresi, alcuni gettavano occhiate fugaci, altri si scansavano appena in tempo, ignari dell'importanza di quell'inseguimento. Il caos del mattino milanese esplose in tutta la sua frenesia: il rumore dei clacson, le voci confuse, il fruscio dei vestiti di Sartori che strusciavano nell'aria mentre scartava tra le auto parcheggiate. Dietro di lui, il suono dei passi degli agenti rimbombava forte, un costante promemoria del pericolo. Sartori sapeva che un errore, anche il minimo, sarebbe stato fatale. Eppure, nonostante la fatica, ogni angolo girato, ogni vicolo attraversato, era una piccola vittoria, un altro secondo di libertà strappato con la forza alla giustizia incalzante.L'inseguimento fu un vero e proprio banco di prova, tanto per la resistenza di Sartori quanto per la determinazione degli agenti. Sartori, con un'agilità inaspettata, si destreggiava tra bancarelle del mercato, tavolini dei caffè e pedoni ignari. Le strade strette di Milano, con i suoi ciottoli irregolari e i vicoli che si aprivano all'improvviso, sembravano volerlo favorire. Corse lungo Via Torino, poi si infilò in una piccola traversa che portava direttamente alla vivace Piazza San Lorenzo, con le sue colonne storiche e i venditori ambulanti. Attraversò la piazza, sfiorando tavolini di caffè, mentre i clienti si alzavano di scatto per evitarlo. Girò bruscamente in Corso di Porta Ticinese, dove i negozi di artigianato facevano da cornice alla sua fuga, zigzagando tra le auto in sosta e le biciclette lasciate appoggiate ai muri.Marini e Conti non mollavano, correndo spalla a spalla mentre si scambiavano indicazioni via radio. "Sta girando verso le Colonne di San Lorenzo!" gridò Conti nel microfono, cercando di mantenere la concentrazione nonostante il fiato corto. Il traffico mattutino, con il suo caos ordinato, rendeva la corsa ancora più ardua. Le auto si fermavano bruscamente, i clacson suonavano, e Sartori si infilava tra i veicoli, cercando disperatamente di seminare i suoi inseguitori. Marini mantenne la calma, cercando di anticipare le sue mosse, mentre Conti segnalava ai colleghi di bloccare le possibili vie di fuga lungo Corso Italia.Entrò poi in un mercato all'aperto, dove il caos raggiunse il culmine. Tra le bancarelle colme di frutta, verdura e spezie, Sartori correva senza tregua. Gli odori intensi di basilico fresco e peperoni si mescolavano alla polvere sollevata dalla corsa, mentre urla di venditori e clienti sorpresi riempivano l'aria. Le cassette di frutta si rovesciavano, creando un tappeto di arance e mele schiacciate che rendeva il terreno scivoloso. Sartori saltò su una bancarella vuota, spingendosi oltre una fila di espositori di vestiti. Marini e Conti lo inseguivano da vicino, evitando ostacoli, scivolando sui resti del mercato, cercando di non perdere il contatto visivo. Le voci confuse si alzavano tutt'intorno, mentre Sartori cercava di crearsi un varco tra la folla, costringendo Marini a ordinare ai passanti di farsi da parte con un tono autoritario, tutto mentre il rumore dei passi degli agenti echeggiava tra i vicoli stretti.La svolta avvenne quando Sartori, preso dalla disperazione, imboccò un vicolo cieco. Il vicolo era stretto e soffocante, con le pareti alte dei palazzi che sembravano chiudersi su di lui, privandolo di ogni speranza. Il suo respiro era affannoso, un rantolo che rimbombava tra le mura come un'eco della sua paura. Per un istante parve rendersi conto dell'errore commesso, il sudore gli colava sulla fronte e gli occhi si spalancarono, pieni di terrore e incredulità. Si voltò di scatto, il cuore che batteva come un martello, solo per trovare Marini e gli altri agenti che lo chiudevano come una trappola. I loro volti erano ombre nell'oscurità del vicolo, ma la determinazione nei loro occhi era chiara, una sentenza inappellabile. Non c'era più via di fuga. La realtà lo colpì come un pugno: la sua fuga era finita, e con essa anche l'illusione di poter sfuggire alle proprie azioni."Sartori, è finita," disse Marini, il respiro pesante ma la voce risoluta. La determinazione nei suoi occhi parlava più di mille parole. Era il momento della resa dei conti.In quel vicolo angusto, avvolto dall'ombra delle antiche mura milanesi, Lucia Marini si trovò faccia a faccia con Enrico Sartori, un uomo che fino a poco tempo prima era stato rispettato, quasi ammirato. Le luci tremolanti dei lampioni illuminavano appena le loro figure, creando un contrasto tra l'oscurità circostante e i loro volti contratti dalla tensione del momento. Gli occhi di Sartori cercarono quelli di Marini, forse sperando di trovare comprensione, o forse solo per misurare il peso del suo giudizio. Il suo sguardo era pieno di disperazione, come un uomo che vede infrangersi ogni certezza che aveva costruito. Marini rimase immobile, il suo volto impassibile, le labbra serrate. Gli occhi di Marini erano freddi, senza odio, ma con la determinazione inflessibile di chi ha scelto il lato della giustizia. Non c'era spazio per il perdono, solo per la responsabilità delle azioni commesse. La certezza che giustizia doveva essere fatta era l'unica cosa che traspariva dai suoi occhi, come una sentenza definitiva, irrevocabile.Con un gesto deciso, gli agenti lo ammanettarono. "È davvero finita, Dott. Sartori," mormorò Marini, quasi per sé stessa. E mentre Sartori veniva condotto via, il sole continuava a brillare su Milano, ignaro dei drammi umani che si svolgevano sotto la sua luce inesorabile. O forse, proprio per questo, più splendente che mai.La caccia che l'aveva condotta fino a quel momento di svolta non era stata solo fisica, ma anche morale, un viaggio attraverso le ombre del genio umano e i suoi abissi."Dott. Sartori," iniziò il commissario Marini, la sua voce un misto di fermezza e una sorta di tristezza, quasi di lutto per ciò che Sartori era diventato. "Questo è il punto in cui i nostri percorsi si incontrano, in un vicolo cieco che è simbolico delle scelte che ha fatto. Avrebbe potuto essere ricordato come un pioniere, un innovatore che ha spinto l'umanità verso nuovi orizzonti. Invece, ha scelto un percorso più oscuro."Sartori, con la schiena contro il muro umido, l'aria fredda del mattino che gli sfiorava il viso, sembrava per un momento perso nei suoi pensieri, riflettendo sulle parole del commissario. "Nel mondo della ricerca, commissario, la pressione di emergere, di lasciare un segno è schiacciante. Ho temuto di essere dimenticato, di diventare una nota a piè di pagina in qualche oscuro giornale scientifico. Volevo che il mio nome fosse ricordato, ma mi rendo conto ora del prezzo di quella vanità."Lucia lo osservava, vedendo non solo il criminale ma anche l'uomo spezzato davanti a lei. "L'ambizione, dottor Sartori, è come il fuoco. Usata con saggezza, può illuminare il mondo. Ma lasciata senza controllo, può distruggere tutto ciò che tocca. Lei aveva fiducia, rispetto, ammirazione... e ha scelto di bruciare tutto per un'illusione di grandezza."Il silenzio che seguì fu pesante, rotto solo dal lontano rumore della città che continuava ad andare avanti ignara. "Non pensa che ogni uomo desideri lasciare un'eredità? Che abbia paura dell'oblio?" chiese Sartori, quasi sussurrando, cercando negli occhi del commissario una scintilla di comprensione."Sa, commissario, a volte mi domando se il desiderio di essere ricordati sia un'ossessione che l'umanità si è auto-imposta. Fin da bambini ci insegnano che dobbiamo diventare qualcuno, che dobbiamo fare la differenza, lasciare un segno. Ma il prezzo di tutto questo è spesso la perdita di ciò che ci rende umani: la compassione, la capacità di fermarci e riflettere sul valore delle nostre azioni. Mi rendo conto solo ora di quanto abbia barattato l'integrità per un'illusione di grandezza."Lucia ascoltò in silenzio, notando la vulnerabilità nella voce di Sartori. "Le nostre azioni, dottor Sartori, sono guidate da molte forze: l'ambizione, la paura, l'amore per il sapere. Ma quando queste forze ci allontanano dagli altri, quando diventiamo ciechi alla sofferenza che causiamo, è lì che perdiamo noi stessi. Non è mai troppo tardi per fare ammenda, ma ci vuole coraggio, più coraggio di quello necessario per emergere o essere ricordati."Sartori annuì lentamente, come se quelle parole stessero finalmente penetrando nella sua mente. "Forse ha ragione, commissario. Mi rendo conto di quanto profondamente abbia fallito, non solo come scienziato, ma come essere umano. Forse è arrivato il momento di guardare oltre il mio ego, di riconoscere le persone che ho ferito e il danno che ho causato. Voglio fare ammenda, per quanto sia possibile, anche se so che alcune ferite non si possono mai guarire del tutto. Forse il mio percorso ora dovrebbe essere quello di ricostruire, di usare ciò che resta di me per aiutare, per fare qualcosa di buono, anche se piccolo."""La vera eredità, Dott. Sartori non si misura dalle scoperte che rivendichiamo come nostre o dal denaro che accumuliamo. Si misura dall'impatto che abbiamo sulle vite degli altri, dall'integrità con cui viviamo ogni giorno." Lucia fece una pausa, cercando di catturare il suo sguardo. "Hai avuto l'opportunità di ispirare generazioni, di guidare il mondo verso un futuro migliore con la tua intelligenza e la tua passione. Eppure, hai scelto un percorso che porta solo all'isolamento e al rimpianto."Le parole del commissario risuonarono nel vicolo, e Sartori abbassò lo sguardo, vinto. Forse, per la prima volta, comprendeva l'ampiezza della sua caduta, non solo agli occhi della legge, ma anche di quelli della propria coscienza. Il commissario Marini, pur consapevole del suo dovere di portare Sartori alla giustizia, non poteva fare a meno di provare una profonda compassione per lui. Era un promemoria doloroso che, al di là delle leggi infrante, ci sono vite spezzate, sogni che si trasformano in incubi.Con un gesto deciso, il commissario fece segno ai suoi uomini, che attendevano discretamente nelle ombre, di avvicinarsi. Mentre Sartori veniva ammanettato e portato via, Lucia Marini rimase per un momento da sola nel vicolo, contemplando il peso delle parole scambiate e il prezzo della giustizia in un mondo imperfetto.Dopo l'arresto di Enrico Sartori, il commissario Lucia Marini e l'ispettore Carlo Conti furono convocati nell'ufficio del questore, un uomo di mezza età dalla presenza autorevole e dallo sguardo penetrante, che aveva seguito con crescente interesse l'evolversi delle indagini. L'incontro era destinato a essere un momento cruciale, non solo per condividere i dettagli dell'operazione, ma anche per consolidare le prove raccolte in vista del processo imminente.Maurizio Romano, Questore della città di Milano, era un uomo che aveva dedicato la sua vita al servizio della giustizia. La sua carriera, iniziata sul campo come semplice agente, era stata caratterizzata da un'ascesa costante, grazie alla sua abilità nell'investigazione, alla leadership innata e a un'incrollabile etica del lavoro. Nel corso degli anni, Romano aveva visto la trasformazione della sua città e del suo corpo di polizia, adattandosi ai cambiamenti con pragmatismo, ma mantenendo sempre vive le tradizioni e i valori che considerava fondamentali.Romano era profondamente rispettato dai suoi colleghi per la sua equità, il suo coraggio e la sua capacità di guidare con l’esempio. Nonostante la sua posizione di alto rango, non aveva mai perso il contatto con la realtà del lavoro sul campo, spesso trascorrendo tempo con i suoi agenti e partecipando attivamente alle fasi cruciali delle indagini. Al di là della divisa, Maurizio Romano era un uomo di sorprendente sensibilità e cultura. Amante dell'arte e della storia, trovava rifugio e ispirazione visitando le numerose gallerie e musei di Milano. La sua passione per la lettura spaziava dalla letteratura classica italiana a opere di filosofia e storia, riflettendo il suo desiderio di comprendere il mondo in tutte le sue sfaccettature.Romano era vedovo, avendo perso la moglie Caterina a causa di una malattia alcuni anni prima degli eventi narrati. La loro era una relazione profonda, fondata su un amore reciproco per l'arte e il dialogo intellettuale. La perdita aveva lasciato un vuoto nella vita di Maurizio, che tuttavia trovava conforto nel ricordo della loro condivisione e nella vicinanza di sua figlia, Sofia, studentessa universitaria in lettere.Il questore accolse Marini e Conti con un cenno del capo, invitandoli a prendere posto davanti alla sua scrivania massiccia di legno scuro, sulla quale erano ordinatamente disposti alcuni fascicoli, una lampada in ottone e una cornice con la foto della figlia Sofia. L'ufficio aveva un'aria solenne, con scaffali colmi di libri di diritto e volumi di storia, alle pareti erano appese stampe antiche di Milano e una bandiera italiana in un angolo. L'atmosfera era quella di un luogo dove ogni dettaglio parlava di autorità e tradizione, ma anche di cultura e riflessione. "Commissario Marini, ispettore Conti," iniziò con tono misurato, "avete condotto un'indagine complessa con dedizione e acume notevoli. Sono ansioso di ascoltare il racconto delle vostre azioni e di comprendere come abbiate costruito il caso contro il signor Sartori."Lucia prese la parola per prima, delineando con precisione e chiarezza le fasi dell'indagine, dalla raccolta iniziale di indizi alla sorveglianza sotto copertura, fino all'arresto decisivo nel vicolo. Carlo, dal canto suo, fornì dettagli tecnici sull'analisi delle prove e sulla ricostruzione degli eventi che avevano portato alla svolta del caso.Mentre ascoltava, il questore annuiva, visibilmente impressionato dalla metodologia e dalla rapidità con cui l'indagine era stata portata a termine. "Commissario Marini, quali sono stati gli ostacoli principali che ha incontrato durante l'indagine?" chiese Romano, con tono interessato."Signor Questore, l'ostacolo maggiore è stato sicuramente il mantenimento della sorveglianza senza far insospettire Sartori," rispose Marini, con precisione. "Il sospettato è molto astuto e ha utilizzato diversi metodi per verificare se fosse controllato. Abbiamo dovuto adattarci continuamente e cambiare strategia più volte."Romano annuì, apprezzando la franchezza. "E per quanto riguarda la raccolta delle prove, c'è stato un momento critico in cui temeva che il caso potesse sfuggirle di mano?""Sì, signor Questore," ammise Marini. "C'è stato un momento in cui le informazioni ottenute sembravano frammentarie e poco concludenti. Tuttavia, grazie al lavoro di squadra e all'analisi minuziosa dell'ispettore Conti, siamo riusciti a collegare tutti i tasselli in modo coerente."Romano continuava ad annuire, visibilmente impressionato dalla professionalità del commissario. Al termine del racconto, si alzò in piedi, esprimendo il suo apprezzamento con parole ponderate."Commissario Marini, ispettore Conti, desidero esprimervi il mio più sincero elogio per l'eccellente lavoro svolto," disse, il suo sguardo spazzando tra i due. "In tempi in cui la fiducia nel nostro lavoro è messa alla prova, il vostro impegno e la vostra integrità sono un esempio lampante dell'eccellenza che caratterizza la nostra forza. Avete non solo risolto un caso complesso in un lasso di tempo incredibilmente breve, ma avete anche dimostrato una dedizione incommensurabile alla giustizia."Si avvicinò, porgendo loro una mano in segno di congratulazioni. "La vostra abilità nel raccogliere e consolidare le prove contro Sartori è stata fondamentale. Tuttavia, dobbiamo considerare un aspetto critico: la formula del polipropilene non è ancora stata recuperata. Questo potrebbe rappresentare un danno significativo per la Milantech, ma anche per la società milanese nel suo insieme. Quando avremo recuperato la formula, potremmo avere un solido caso da presentare in tribunale, aumentando significativamente le possibilità di una condanna. Questo non solo riafferma il nostro impegno nei confronti della legalità e dell'ordine pubblico, ma ristabilisce anche la fiducia dei cittadini nel nostro operato."Con un ultimo sguardo di approvazione, il questore concluse: "La vostra azione rappresenta il meglio di noi. Questo successo è un merito che condividete non solo come individui ma come rappresentanti dell'intera forza di polizia. Vi esorto a continuare su questa strada, mantenendo alti gli standard di eccellenza e dedizione che avete dimostrato." © Vietata la Riproduzione

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https://www.rmix.it/ - Il Mondo della Carta: Professioni e Competenze nel Cuore dell’Industria Cartaria
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Management

Un Viaggio tra le Diverse Figure Professionali e le Abilità Richieste per Innovare e Sostenere la Produzione della Carta, dalla Foresta al Mercato Globaledi Marco ArezioIl settore della produzione della carta rappresenta una delle industrie più antiche e, al contempo, innovative del mondo. La sua complessità non risiede solo nel prodotto finale, ma soprattutto nel variegato mosaico di professionalità e competenze necessarie per portare un semplice foglio di carta dalla foresta al consumatore. In questo viaggio, ogni passaggio coinvolge esperti in differenti campi, tutti impegnati a garantire efficienza, sostenibilità e qualità. Dalla Foresta alla Cartiera: La Gestione Forestale Il punto di partenza della produzione della carta è indiscutibilmente la foresta. La gestione forestale, dunque, è una delle prime tappe cruciali. I gestori forestali sono i custodi delle risorse naturali. La loro missione non è solo quella di assicurare una fornitura costante di legno, ma anche di preservare l'equilibrio ecologico. Per riuscirci, devono possedere una conoscenza approfondita delle dinamiche forestali, delle pratiche di silvicoltura sostenibile e delle tecniche di gestione del territorio. Devono essere capaci di valutare la salute delle foreste, pianificare a lungo termine e utilizzare strumenti tecnologici come i GIS per monitorare e gestire il territorio in modo efficace. L'Ingegneria Meccanica: Il Cuore della Produzione Quando si passa alla fase di lavorazione del legno e alla produzione della carta, l'ingegneria meccanica diventa protagonista. Gli ingegneri meccanici nel settore cartario sono responsabili della progettazione e manutenzione delle macchine utilizzate. Queste macchine sono complesse e richiedono una precisione elevata. Gli ingegneri devono possedere competenze avanzate di meccanica e ingegneria, saper utilizzare software di progettazione CAD e avere un'ottima capacità di problem solving. La manutenzione preventiva e correttiva è essenziale per evitare fermi macchina e garantire un flusso di produzione continuo ed efficiente. Il Ruolo Cruciale dell'Ingegneria Chimica Parallelamente, l'ingegneria chimica gioca un ruolo fondamentale nella trasformazione del legno in pasta di cellulosa e, successivamente, in carta. Gli ingegneri chimici devono comprendere i complessi processi chimici coinvolti, ottimizzare le reazioni per massimizzare l'efficienza e minimizzare gli sprechi. Devono essere esperti nelle tecniche di laboratorio e analisi chimiche, capaci di migliorare continuamente i processi industriali per aumentare la sostenibilità e la sicurezza. La gestione delle sostanze chimiche e il rispetto delle normative ambientali sono altrettanto cruciali. La Precisione dei Tecnici di Laboratorio La qualità della carta prodotta dipende in gran parte dal lavoro dei tecnici di laboratorio. Questi professionisti eseguono una serie di test fisici, chimici e biologici sui campioni di carta per assicurarsi che rispondano agli standard richiesti. Devono essere abili nelle tecniche di test e misurazione, avere un occhio attento per i dettagli e saper analizzare i dati raccolti per redigere rapporti tecnici precisi. La loro precisione e meticolosità sono essenziali per garantire che ogni foglio di carta abbia le caratteristiche desiderate. La Gestione della Produzione: Efficienza e Sicurezza Un altro aspetto cruciale della produzione della carta è la gestione della produzione. I responsabili della produzione devono coordinare tutte le attività operative, assicurandosi che i processi siano efficienti e sicuri. Devono possedere una profonda conoscenza della logistica, essere leader capaci di motivare e gestire il personale, e avere la capacità di ottimizzare i processi produttivi per gestire i costi e massimizzare la produttività. Inoltre, devono garantire il rispetto delle normative di sicurezza e ambientali, un compito che richiede una costante vigilanza e aggiornamento.Innovazione e Sostenibilità: Ricerca e Sviluppo La continua evoluzione del settore della carta richiede un costante impegno in ricerca e sviluppo (R&D). I professionisti in R&D lavorano su nuovi materiali, tecnologie e processi per migliorare le caratteristiche della carta e ridurre l'impatto ambientale della produzione. Questi esperti devono avere una solida formazione in chimica dei materiali e ingegneria chimica, capacità di condurre esperimenti innovativi e analizzare i risultati. La loro creatività e capacità di problem solving sono fondamentali per sviluppare nuove soluzioni sostenibili e mantenere l'industria all'avanguardia. Sostenibilità e Responsabilità Ambientale In un'epoca in cui la sostenibilità è diventata una priorità globale, la gestione ambientale è un aspetto cruciale del settore della carta. I professionisti della gestione ambientale lavorano per assicurarsi che le pratiche di produzione siano ecologicamente responsabili. Devono monitorare l'uso delle risorse, gestire i rifiuti, ridurre le emissioni e garantire che l'azienda rispetti tutte le normative ambientali. Questo richiede una profonda conoscenza delle normative e delle pratiche di sostenibilità, oltre a capacità analitiche per valutare l'impatto ambientale delle attività aziendali. Marketing e Vendite: Portare la Carta sul Mercato Infine, il marketing e le vendite sono essenziali per portare il prodotto finale sul mercato. I professionisti in questo settore devono comprendere le esigenze dei clienti, sviluppare strategie di mercato efficaci e gestire le relazioni con i clienti. Devono avere ottime capacità di comunicazione e negoziazione, una profonda conoscenza del mercato e delle tendenze di consumo, e la capacità di sviluppare campagne di marketing che evidenzino i punti di forza dei prodotti. Conclusioni Il settore della produzione della carta è un universo dinamico e affascinante, in cui ogni professione svolge un ruolo fondamentale per garantire efficienza, qualità e sostenibilità. Le competenze richieste sono molteplici e diversificate, e spaziano dalla gestione forestale all'ingegneria, dalla chimica alla gestione della produzione, dalla ricerca alla sostenibilità, fino al marketing e alle vendite. La crescente attenzione alla sostenibilità e all'innovazione richiede che i professionisti di questo settore investano nella formazione continua e nello sviluppo di competenze trasversali per adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato. Solo attraverso un impegno costante e una visione integrata delle diverse professionalità coinvolte, il settore della produzione della carta potrà continuare a crescere e a contribuire in modo significativo all'economia globale.

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https://www.rmix.it/ - La Sicurezza Industriale dopo il Disastro Ambientale di Seveso
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Ambiente

Il disastro ambientale di Seveso rappresenta un tragico promemoria dell'importanza della sicurezza industriale e delle possibili conseguenze di incidenti chimici di Marco ArezioNel Luglio del 1976, la popolazione lombarda stava vivendo un periodo difficile, come del resto tutti gli Italiani, stretti tra il terrorismo, che faceva della lotta armata un mezzo per destabilizzare le istituzioni e la vita sociale, tra la crisi economica che metteva a rischio i posti di lavori e faceva aumentare l’inflazione, tra i litigi politici che si riproponevano puntuali, dando un senso di sfiducia e smarrimento ai cittadini e tra la tristezza per le vittime e gli sfollati del terremoto in Friuli, avvenuto due mesi prima. Il luglio del 1976 era un mese caldo, afoso, dove le attività quotidiane erano rese più difficili dalle alte temperature, mitigate solo dall’idea che dopo poche settimane gli Italiani sarebbero andati in ferie. Ma il 10 Luglio, a Seveso, un paese nell’hinterland milanese successe l’impensabile, in una fabbrica che produceva prodotti chimici, l’ICMESA, una filiale della società chimica svizzera Hoffmann-La Roche. In un reattore dell’azienda si crea una reazione incontrollata che ha portato alla liberazione di un'ampia quantità di diossina TCDD (tetraclorodibenzo-p-diossina) nell'atmosfera. La diossina si disperde velocemente nelle zone circostanti la fabbrica, estendendosi per circa 18 Km. quadrati, contaminando il suolo, l’aria, gli animali e la popolazione. Come si sa, l’hinterland di Milano ha una densità di popolazione molto elevata e Seveso che ne faceva parte, fu investito dalla diossina, esponendo circa 37.000 persone al contagio. L’Italia si trovò vulnerabile agli incidenti industriali di questa portata, ma in realtà, anche in Europa si guardò con apprensione alle tutte le attività industriali che trattavano prodotti pericolosi. Molti animali morirono nei giorni successivi alla fuoriuscita del veleno, i terreni e le coltivazioni agricole furono impregnate dalla diossina e le persone, a distanza di pochi giorni, iniziarono a manifestare allergie cutanee, note come "cloracne", che un chiaro sintono di esposizione alla diossina. L’impatto di un disastro chimico di questa dimensione, spinse il governo al trasferimento della popolazione che viveva nei pressi della fabbrica, verso altre aree abitative, all’asportazione dei terreni contaminati e all’abbattimento dei capi di bestiame destinati alla produzione di carne. Cosa è la diossina, come si produce e perché è pericolosa La diossina è un termine generico che si riferisce a un gruppo di composti chimici organici clorurati che tendono a persistere nell'ambiente per lunghi periodi di tempo. Possono essere prodotte come sottoprodotto indesiderato in vari processi industriali, come la produzione di cloro e alcuni derivati del cloro, come componente per la produzione di erbicidi e pesticidi, nella produzione di carta e polpa attraverso processi a base di cloro. Ma le diossine si possono formare anche durante l’incenerimento dei rifiuti, specialmente se contengono cloro. Ciò include l'incenerimento di rifiuti solidi urbani, rifiuti medici e rifiuti pericolosi. Sono tossiche per gli esseri umani e possono causare una serie di problemi di salute. Anche a basse dosi, con un esposizione a lungo termine, può portare a problemi immunitari, endocrini, nervosi e riproduttivi. L'esposizione alla diossina, come è successo a Seveso nel 1976, ha avuto vari effetti sulla salute della popolazione locale. Mentre gli effetti immediati furono piuttosto evidenti, quelli a lungo termine sono diventati chiari solo attraverso studi e monitoraggi effettuati nel corso di molti anni. Cloracne Questa è una delle manifestazioni più evidenti e immediate dell'esposizione alla diossina, infatti la cloracne è una grave forma di acne causata da sostanze chimiche Problemi di salute a lungo termine Studi successivi hanno dimostrato un aumento del rischio malattie cardiovascolari, diabete e ipertensione. Cancerogenicità Studi condotti negli anni successivi hanno dimostrato un leggero aumento di alcuni tipi di cancro, in particolare il linfoma non-Hodgkin, tra le persone che vivevano nelle zone più contaminate. Effetti riproduttivi Ci sono state alcune evidenze di un leggero aumento delle nascite premature e con neonati di sotto peso, tra le donne esposte alla diossina. Alterazioni endocrine Le diossine sono conosciute come interferenti endocrini, il che significa che possono provocare disfunzioni sul normale funzionamento del sistema endocrino. Ciò può portare a una serie di problemi, compresi quelli riproduttivi e dello sviluppo. Effetti immunitari La diossina può avere un effetto soppressivo sul sistema immunitario, il che può aumentare la crescita di diverse malattie. Permanenza Una volta rilasciate nell'ambiente, le diossine sono estremamente stabili e possono permanere per lunghi periodi di tempo. Questo significa che possono accumularsi nella catena alimentare, soprattutto nei tessuti grassi degli animali. Bioaccumulo Le diossine tendono ad accumularsi negli organismi viventi, quindi, mangiando animali contaminati, gli esseri umani possono accumulare concentrazioni tossiche di diossine nel proprio corpo. Quali leggi ambientali sono state adottate in seguito al disastro di Seveso L’incidente avvenuto nella fabbrica dell’ICMESA ha avuto un impatto profondo sulla percezione dei rischi industriali e ha portato a un rafforzamento della normativa ambientale, soprattutto in Europa. Il cambiamento legislativo più noto e diretto, in Italia, è stato la promulgazione della Direttiva Seveso dell'Unione Europea. Direttiva Seveso I (82/501/CEE) Adottata nel 1982, fu la prima risposta legislativa a livello europeo al disastro di Seveso. Essa obbligava gli Stati membri a identificare gli impianti industriali con un elevato rischio di incidenti gravi e a garantire che questi impianti avessero piani di emergenza adeguati, informando anche le comunità circostanti sui rischi. Direttiva Seveso II (96/82/CE) Introdotta nel 1996, la Direttiva Seveso II estese e rafforzò le disposizioni della Direttiva Seveso originale. In particolare, ampliò la gamma di attività industriali coperte dalla direttiva e introdusse nuovi requisiti per la prevenzione degli incidenti e la pianificazione delle emergenze. Ha anche posto una maggiore enfasi sulla comunicazione con il pubblico e sulla partecipazione del pubblico alla pianificazione delle emergenze. Direttiva Seveso III (2012/18/UE) Adottata nel 2012, la Direttiva Seveso III ha ulteriormente aggiornato e rafforzato le norme relative alla prevenzione degli incidenti industriali gravi. Tra le principali novità, la nuova direttiva ha introdotto cambiamenti nella classificazione delle sostanze pericolose e ha rafforzato le disposizioni relative all'accesso del pubblico alle informazioni e alla partecipazione pubblica.

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https://www.rmix.it/ - Cosa è un Fotoelettrolizzatore e Come Funziona nella Produzione dell'Idrogeno Verde
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Cosa è un Fotoelettrolizzatore e Come Funziona nella Produzione dell'Idrogeno Verde
Informazioni Tecniche

Innovazione e Sostenibilità: La Rivoluzione dell'Idrogeno Verde attraverso la Fotoelettrolisidi Marco ArezioL'idrogeno verde rappresenta una delle fonti energetiche più promettenti e sostenibili del nostro futuro energetico. La sua produzione attraverso il fotoelettrolisi dell'acqua utilizza fonti di energia rinnovabile, riducendo significativamente l'impatto ambientale rispetto ai metodi convenzionali basati sui combustibili fossili. Un componente chiave in questo processo è il fotoelettrolizzatore, una tecnologia innovativa che svolge un ruolo cruciale nella conversione dell'energia solare in idrogeno verde. Cos'è un Fotoelettrolizzatore? Un fotoelettrolizzatore è un dispositivo che scompone molecole d'acqua (H2O) in ossigeno (O2) e idrogeno (H2) utilizzando la luce solare come fonte di energia. Questa tecnologia combina i principi della fotoelettrochimica con quelli dell'elettrolisi, permettendo di ottenere idrogeno in modo efficiente e sostenibile. Come Funziona Il processo di fotoelettrolisi si basa sull'utilizzo di semiconduttori sensibili alla luce, noti come fotoelettrodi, che assorbono l'energia solare e la convertono in energia elettrica. Questa energia elettrica viene poi utilizzata per scomporre le molecole d'acqua in idrogeno e ossigeno attraverso una reazione elettrochimica. Il processo può essere riassunto in tre fasi principali: Assorbimento della luce solare: I fotoelettrodi assorbono la luce solare e generano coppie di elettrone-lacuna. Generazione di corrente: Le coppie di elettrone-lacuna generano una corrente elettrica quando si muovono verso gli elettrodi. Elettrolisi dell'acqua: La corrente elettrica stimola la scomposizione dell'acqua negli elettrodi, producendo idrogeno all'anodo e ossigeno al catodo. Costi dell'Idrogeno Verde La produzione di idrogeno verde è storicamente stata considerata costosa a causa dell'alto costo dei fotoelettrolizzatori e dell'energia rinnovabile necessaria per alimentarli. Tuttavia, con il miglioramento delle tecnologie e l'aumento dell'efficienza, i costi stanno diminuendo. Attualmente, il costo dell'idrogeno verde è influenzato da vari fattori, tra cui il costo dell'energia solare, l'efficienza del fotoelettrolizzatore, e i costi operativi e di manutenzione. Perché non si è ancora Sviluppato Completamente l'Idrogeno VerdeNonostante il suo potenziale, lo sviluppo dell'idrogeno verde tramite fotoelettrolisi è limitato da sfide tecniche, economiche e infrastrutturali. Le principali barriere includono l'alto investimento iniziale per la produzione e lo stoccaggio, la necessità di ulteriori ricerche per aumentare l'efficienza dei fotoelettrolizzatori, e la mancanza di infrastrutture dedicate al trasporto e all'utilizzo dell'idrogeno. Vantaggi sull'Ambiente Riduzione delle emissioni di CO2: L'utilizzo dell'energia solare per produrre idrogeno verde elimina le emissioni di gas serra associate alla produzione di idrogeno da combustibili fossili. Sostenibilità: L'idrogeno verde è prodotto utilizzando risorse rinnovabili e abbondanti, come l'acqua e la luce solare. Versatilità: L'idrogeno può essere utilizzato in una varietà di applicazioni, inclusa la generazione di energia, il riscaldamento e come carburante per i veicoli. Svantaggi sull'Ambiente Costi iniziali elevati: Lo sviluppo delle infrastrutture necessarie per la produzione e distribuzione dell'idrogeno verde richiede investimenti significativi. Efficienza: Le attuali tecnologie di fotoelettrolisi hanno efficienze inferiori rispetto ad altri metodi di produzione dell'idrogeno, sebbene vi sia un potenziale di miglioramento. Conclusioni Il fotoelettrolizzatore gioca un ruolo fondamentale nella produzione sostenibile di idrogeno verde, offrendo una soluzione promettente per un futuro energetico pulito. Nonostante le difficoltà esistenti, gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo, insieme ai miglioramenti tecnologici, stanno rendendo la produzione di idrogeno verde sempre più fattibile e conveniente. Con un impegno continuo verso l'innovazione, l'idrogeno verde ha il potenziale per diventare una componente chiave del nostro mix energetico sostenibile.

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Notizie Brevi

Una collaborazione strategica tra TE H2, CIP e A.P. Møller Capital porta alla nascita di un hub globale di idrogeno verde in Maroccodi Marco ArezioNel contesto della transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio, il Marocco si conferma un protagonista di rilievo grazie al recente accordo firmato tra il governo marocchino e TE H2, una joint venture tra TotalEnergies e il Gruppo EREN, insieme ai partner danesi Copenhagen Infrastructure Partners (CIP) e A.P. Møller Capital. Questa partnership è finalizzata allo sviluppo del progetto "Chbika", un'iniziativa ambiziosa e innovativa nel campo delle energie rinnovabili e dell'idrogeno verde. Un Accordo Strategico per l'Energia Verde Sotto l'egida di Sua Maestà Re Mohammed VI e del Presidente francese Emmanuel Macron, l’accordo di riserva territoriale per il progetto "Chbika" è stato formalizzato il 28 ottobre 2024. Situato nella regione di Guelmim-Oued Noun, sulla costa atlantica del Marocco, il progetto rappresenta un passo significativo verso la creazione di un hub mondiale per la produzione di idrogeno verde e ammoniaca verde, destinata prevalentemente al mercato europeo. L’elemento distintivo del progetto consiste nell’utilizzo di energia solare e eolica per alimentare un processo di elettrolisi dell’acqua desalinizzata, producendo idrogeno verde. Questo idrogeno sarà poi trasformato in ammoniaca verde, con un obiettivo di produzione annua stimato di 200.000 tonnellate. Questa sostanza, utilizzata in vari settori industriali, costituisce una risorsa fondamentale per la decarbonizzazione, rappresentando un’alternativa sostenibile agli attuali processi produttivi ad alta intensità di carbonio. Il Ruolo di TE H2, CIP e A.P. Møller Capital Il progetto "Chbika" vede la partecipazione di TE H2, che si occupa dello sviluppo delle infrastrutture energetiche rinnovabili insieme a CIP, che attraverso il suo Energy Transition Fund contribuirà alla creazione delle capacità eoliche e solari necessarie per la produzione di idrogeno verde. A.P. Møller Capital, invece, si concentrerà sulla costruzione e gestione delle infrastrutture portuali e logistiche per facilitare l’esportazione dell’ammoniaca verde verso l’Europa. L’accordo sottolinea le potenzialità uniche del Marocco nel settore delle energie rinnovabili, con risorse eoliche e solari tra le migliori al mondo. La posizione geografica del paese nordafricano lo rende un partner strategico per l’Europa, che punta ad accelerare la propria transizione energetica verso il “Green Deal” europeo e ad aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Le Parole dei Leaders del Progetto Patrick Pouyanné, CEO di TotalEnergies, ha espresso gratitudine alle autorità marocchine per la fiducia concessa e ha evidenziato come il progetto "Chbika" sia in linea con la strategia della compagnia di sviluppare le energie rinnovabili in regioni altamente competitive. Pouyanné ha dichiarato: “Il Marocco possiede una posizione geografica e risorse eccezionali per diventare un partner chiave per l’Europa, e TotalEnergies mira a contribuire a questa ambizione.” Anche David Corchia, CEO di TE H2, ha evidenziato il valore strategico del progetto per il Marocco, affermando che l'accordo rappresenta un primo passo fondamentale verso l’implementazione di un programma di investimento orientato all’energia verde. Il Marocco, secondo Corchia, ha un ruolo fondamentale per fornire energia pulita e conveniente all'Europa, contribuendo al contempo alla sua industrializzazione sostenibile. Philip Christiani, partner di CIP, ha sottolineato il potenziale del Marocco come futuro leader nella transizione energetica globale. La partecipazione di CIP al progetto riflette l’importanza di rafforzare le connessioni tra Europa e Marocco per raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni a livello globale. Kim Fejfer, CEO di A.P. Møller Capital, ha infine sottolineato l’importanza di un’infrastruttura logistica efficiente per il successo dell’idrogeno verde, un settore dove A.P. Møller Capital porta un’esperienza consolidata, rendendo possibile la creazione di un’importante catena del valore in collaborazione con partner locali e autorità marocchine. Implicazioni per lo Sviluppo Sostenibile del Marocco Il progetto "Chbika" è solo la prima fase di un piano di sviluppo più ampio, che mira a trasformare il Marocco in un hub globale per l'idrogeno verde. Le ricadute economiche e sociali per il paese sono rilevanti, sia in termini di creazione di posti di lavoro che di rafforzamento delle infrastrutture industriali e logistiche. Con l’entrata in scena di un progetto così avanzato, il Marocco si posiziona come un modello di transizione energetica per altre economie emergenti, attratte dall'idea di valorizzare le proprie risorse naturali per sviluppare tecnologie pulite e competitive. Inoltre, l’impatto ambientale positivo di questa iniziativa potrebbe essere notevole. Attraverso la produzione di idrogeno verde, infatti, si evita l'emissione di gas serra tipici delle tecnologie tradizionali, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico. Con l'idrogeno verde, il Marocco non solo ottiene benefici economici, ma rafforza il proprio ruolo nella comunità internazionale come paese impegnato nella sostenibilità e nell’innovazione. Conclusione Il progetto "Chbika" rappresenta un esempio concreto di come le collaborazioni internazionali possano trasformare il panorama energetico mondiale, facendo leva su tecnologie all’avanguardia e risorse naturali per rispondere alle sfide ambientali e climatiche. Il Marocco, con il supporto di partner internazionali, ha l’opportunità di diventare un leader nell'idrogeno verde, contribuendo in modo significativo al futuro energetico sostenibile dell’Europa e del mondo.© Riproduzione Vietata

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Scopri le evidenze scientifiche sui PFAS nella carta da forno, i rischi per la salute e le migliori alternative per una cucina sicuradi Marco ArezioLa carta da forno è comunemente utilizzata in cucina per le sue proprietà antiaderenti e la resistenza al calore. Tuttavia, recenti studi scientifici hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla presenza di sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) in alcuni tipi di carta da forno. PFAS nella carta da forno: evidenze scientifiche Uno studio pubblicato su "Foods" nel 2024 ha analizzato la presenza di PFAS in materiali monouso a contatto con alimenti, inclusa la carta da forno. I risultati hanno evidenziato che alcuni campioni di carta da forno contenevano PFAS, con una migrazione di queste sostanze negli alimenti durante la cottura. In particolare, è stata rilevata la presenza di acido perfluorottanoico (PFOA), classificato come cancerogeno per l'uomo dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Un altro studio di Fosan ha esaminato la migrazione di PFAS e esteri organofosfati (OPE) da carta da forno e fogli di alluminio agli alimenti. I risultati hanno mostrato che la carta da forno presentava un rilascio maggiore di queste sostanze rispetto ai fogli di alluminio, con valori di migrazione che potrebbero contribuire all'esposizione alimentare umana. Rischi per la salute associati ai PFAS I PFAS sono noti per la loro persistenza nell'ambiente e la capacità di accumularsi negli organismi viventi. L'esposizione a lungo termine a queste sostanze è stata associata a vari problemi di salute, tra cui: - Disfunzioni del sistema immunitario - Alterazioni della funzione tiroidea - Problemi riproduttivi - Aumento del rischio di alcuni tipi di cancro La loro presenza in materiali a contatto con gli alimenti, come la carta da forno, rappresenta quindi una potenziale fonte di esposizione per i consumatori. Normative e regolamentazioni In Europa, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha riconosciuto la necessità di regolamentare l'uso dei PFAS a causa dei loro effetti nocivi sulla salute umana e sull'ambiente. Tuttavia, le normative specifiche riguardanti la presenza di PFAS nei materiali a contatto con gli alimenti variano tra i diversi paesi.Consigli per i consumatori Per ridurre l'esposizione ai PFAS attraverso l'uso della carta da forno, si consiglia di: Controllare l'etichetta: scegliere prodotti che dichiarano esplicitamente l'assenza di PFAS. Evitare temperature elevate: non superare le temperature massime indicate dal produttore per evitare la degradazione dei materiali e la possibile migrazione di sostanze chimiche negli alimenti. Considerare alternative: utilizzare tappetini in silicone alimentare riutilizzabili o altri materiali sicuri per la cottura. Conclusione Le evidenze scientifiche indicano che alcune carte da forno possono contenere PFAS, con potenziali rischi per la salute umana. È quindi fondamentale che i consumatori siano informati e attenti nella scelta dei prodotti, leggendo attentamente le etichette e optando per alternative più sicure.© Riproduzione Vietata

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