Il Record dei Prezzi delle Materie Prime Minaccia le Linee di Credito e le AziendeLa situazione internazionale delle materie prime plastiche che sta portando ad aumenti incredibili dei prezzi, in una continua rincorsa di record a causa di una enorme scarsità di offerta, sta mettendo a dura prova la capacità di approvvigionamento delle imprese.Uno dei motivi determinanti riguardano le linee di credito aziendali, che erano calibrate su un trend finanziario dove le materie prime avevano dei prezzi più contenuti e, che ora, non danno la disponibilità alle aziende di finanziare i propri acquisti di materie prime secondo i nuovi prezzi di mercato. Inoltre, alcuni istituti finanziari stanno lavorando in controtendenza, con l’obbiettivo di ridurre le disponibilità liquide per le aziende nel breve termine per la paura delle conseguenze sulle oscillazioni così violente dei prezzi delle materie prime. Questa tesi è supportata dall’idea che il livello così alto dei prezzi possa deprimere la redditività aziendale e incidere negativamente sui bilanci, considerando che in questo momento i clienti hanno due alternative: fermare la produzione per mancanza di materia prima o produrre realizzando una perdita sui contratti già acquisiti. Ma la domanda che circola insistentemente tra gli operatori del settore è quando si tornerà ad una situazione normale. Una risposta abbastanza condivisa vede il ritorno ad una situazione più tranquilla sui mercati nel momento in cui gli Stati Uniti dovessero riprendere la produzione di materia prima in modo regolare. Una regolarità che è mancata a causa della pandemia, delle tempeste invernali che hanno paralizzato una parte del paese e a causa della crisi della logistica via mare. La tempistica per il ritorno alla normalità rimane tuttavia incerta in attesa che si verifichino alcuni elementi essenziali: • Il miglioramento della situazione Covid negli Stati Uniti che, a seguito della campagna vaccinale massiccia, permetterà un ritorno al lavoro in modo completo. • La stagione delle tempeste dovrà definitivamente passare • Il ritorno di un’equa distribuzione dei containers vuoti in tutto il mondo così da permettere nuovamente la ripresa delle rotte commerciali. Vedi maggiori informazioni sulla finanza e la sostenibilità del business
SCOPRI DI PIU'Vantaggi, rischi e valutazioni chiave nella selezione di un leader non convenzionale in aziendadi Marco ArezioCome direttore del personale, una delle decisioni più delicate riguarda la selezione di figure dirigenziali. Tra le varie tipologie di leader, il manager anticonformista rappresenta un profilo particolare: capace di portare innovazione e cambiamento, ma potenzialmente foriero di tensioni e rischi. L'assunzione di un manager con un approccio non convenzionale richiede un'accurata valutazione degli effetti che questo stile di leadership potrebbe avere sull'azienda e sui dipendenti. Vediamo quindi i vantaggi e le criticità che devono essere ponderati. I vantaggi di assumere un manager anticonformista Innovazione costante: Un manager anticonformista tende a rompere gli schemi tradizionali e a proporre soluzioni innovative. Questo può essere particolarmente utile in settori che richiedono creatività o in aziende che necessitano di un rilancio. Il suo approccio, fuori dalle righe, può aiutare l’azienda a trovare nuovi spunti per crescere, migliorare i processi e rispondere ai cambiamenti del mercato in modo più rapido e flessibile. Cultura della sfida: Un leader che sfida costantemente il modo di fare tradizionale può promuovere una cultura aziendale dinamica, dove i dipendenti sono incoraggiati a pensare in modo critico, proporre idee nuove e non accontentarsi dello status quo. Questo può risultare in un ambiente stimolante che spinge le persone a dare il meglio di sé. Capacità di rompere inerzie: In aziende particolarmente rigide o con processi molto burocratici, l'arrivo di un manager anticonformista potrebbe essere una boccata d'aria fresca. Le sue iniziative possono aiutare a rompere le inerzie e sbloccare situazioni di stallo che rallentano il progresso dell’azienda, migliorando l'efficienza operativa. Attrazione dei talenti: Spesso i manager anticonformisti attirano collaboratori che condividono la stessa passione per l'innovazione e il cambiamento. Se l’azienda punta a rinnovarsi o a rinfrescare il proprio team, un leader di questo tipo può contribuire a costruire un ambiente di lavoro dinamico che attrae nuovi talenti con mentalità aperte. I rischi nell’assumere un manager anticonformista Rischio di destabilizzazione: Non tutti i dipendenti e i team sono pronti ad affrontare cambiamenti radicali. Un manager che si distanzia troppo dai metodi tradizionali rischia di creare instabilità, generando resistenza interna. La frequenza e la rapidità dei cambiamenti potrebbero disorientare i dipendenti e creare un ambiente di lavoro incerto, con conseguente calo della motivazione. Conflitti culturali: Se l'azienda ha una cultura aziendale consolidata, l’introduzione di un manager anticonformista potrebbe portare a frizioni. Potrebbero verificarsi conflitti con la leadership esistente o con team che preferiscono metodi più tradizionali. In questi casi, il rischio è che il manager non riesca a integrarsi con la struttura aziendale, rallentando il raggiungimento degli obiettivi strategici. Gestione del rischio: L'innovazione, pur essendo un punto di forza, può comportare decisioni audaci che espongono l'azienda a rischi elevati. Un manager anticonformista potrebbe essere troppo focalizzato sull'esplorazione di nuove strade, a discapito di un’adeguata valutazione dei potenziali fallimenti o dei costi non previsti. Se le iniziative non sono ben ponderate, l’azienda potrebbe subire perdite. Effetto sul turnover: Se l’approccio anticonformista del manager genera stress e incertezza nel personale, potremmo assistere a un aumento del turnover. Dipendenti che non si sentono allineati alla nuova leadership potrebbero scegliere di lasciare l'azienda, portando via competenze preziose e aumentando i costi di sostituzione. Valutare la compatibilità con l’organizzazione Prima di assumere un manager anticonformista, è cruciale valutare se questo profilo è compatibile con la fase di sviluppo dell’azienda e la cultura aziendale. Ad esempio: Contesto aziendale: Un'azienda che si trova in una fase di trasformazione, di espansione o che punta a rilanciare il proprio brand potrebbe beneficiare dell’energia innovativa di un manager anticonformista. Tuttavia, in aziende consolidate e con una cultura più gerarchica, il rischio di frizioni potrebbe essere più elevato. Obiettivi a lungo termine: Se l’obiettivo dell’azienda è consolidare le proprie posizioni, potrebbe essere preferibile un leader più tradizionale e orientato alla stabilità. Se invece l'obiettivo è la crescita e il cambiamento, un manager anticonformista potrebbe essere l’agente di trasformazione necessario. Tipo di team: Un team composto da persone dinamiche e aperte al cambiamento potrebbe trarre vantaggio dalla leadership anticonformista. Al contrario, team che preferiscono stabilità e chiarezza nelle direttive potrebbero entrare in conflitto con uno stile di gestione troppo non convenzionale. Conclusioni La scelta di assumere un manager anticonformista è una decisione strategica che deve essere valutata attentamente. Da un lato, può rappresentare una grande opportunità per introdurre innovazione, dinamismo e nuovi talenti. Dall’altro, comporta rischi legati alla destabilizzazione del team e all’esposizione a cambiamenti troppo repentini. Come direttore del personale, il mio compito è quello di ponderare attentamente i vantaggi e i rischi, valutando la compatibilità tra il profilo anticonformista e le esigenze specifiche dell’azienda e dei suoi dipendenti. Se l’azienda è pronta a un cambiamento e a gestire le sfide che un leader anticonformista potrebbe portare, l’assunzione di tale figura potrebbe rivelarsi una mossa vincente per il futuro.
SCOPRI DI PIU'Innovazione sostenibile per prevenire la corrosione dei metalli in ambienti estremidi Marco ArezioLa protezione delle superfici metalliche dalla corrosione rappresenta una delle sfide principali in ambito industriale, con importanti implicazioni sia economiche che ambientali. La corrosione, infatti, non solo compromette l'efficienza e la sicurezza delle strutture, ma genera costi elevati per manutenzione e sostituzione. In questo contesto, i rivestimenti polimerici a base di silani si stanno affermando come una soluzione innovativa e sostenibile per estendere la vita utile dei metalli esposti a condizioni ambientali avverse. Questo articolo si propone di analizzare in dettaglio le proprietà protettive di questi rivestimenti, la loro efficienza, le applicazioni pratiche e l’impatto positivo sulla sostenibilità ambientale.Caratteristiche dei Rivestimenti a Base di SilaniI silani sono composti organosiliconici caratterizzati da gruppi funzionali che permettono una forte adesione chimica alle superfici metalliche, garantendo al contempo una reattività ottimizzata con materiali polimerici. Questa combinazione unica li rende particolarmente adatti a creare barriere protettive contro ossigeno, umidità e agenti chimici aggressivi. Grazie alla loro versatilità, i silani facilitano l’adesione tra substrati metallici e strati organici, migliorando significativamente le prestazioni del rivestimento.Un altro aspetto distintivo è l’approccio eco-compatibile che i silani offrono. Rispetto ai rivestimenti tradizionali, la loro applicazione comporta una ridotta emissione di composti organici volatili (VOC), minimizzando l’impatto ambientale durante il processo di produzione e utilizzo. Inoltre, l'ottimizzazione delle formulazioni chimiche ha permesso di incrementare le proprietà meccaniche e termiche dei rivestimenti, migliorandone la resistenza e la durata nel tempo.Meccanismo di ProtezioneIl meccanismo protettivo dei rivestimenti a base di silani si basa sulla formazione di un reticolo tridimensionale che si ancora saldamente alla superficie metallica tramite legami covalenti e idrogeno. Questo reticolo agisce come una doppia barriera: fisica, impedendo il contatto diretto tra il metallo e gli agenti corrosivi, e chimica, intrappolando molecole reattive all'interno della struttura del rivestimento.La densità del reticolo e la composizione chimica del rivestimento sono fattori determinanti per la sua efficacia. Studi sperimentali hanno dimostrato che rivestimenti con un’elevata densità reticolare offrono una protezione superiore, mantenendo intatte le proprietà adesive anche dopo prolungate esposizioni a condizioni ambientali estreme.Prestazioni in Condizioni EstremePer valutare l’efficienza dei rivestimenti silanici, sono stati condotti rigorosi test su superfici metalliche trattate, sottoponendole a nebbia salina, umidità elevata e cicli termici estremi. I risultati di questi esperimenti hanno evidenziato una drastica riduzione del tasso di corrosione rispetto alle superfici non trattate. Anche dopo centinaia di ore di esposizione, le proprietà protettive del rivestimento sono rimaste pressoché inalterate, garantendo un’eccellente preservazione delle superfici metalliche.L’adattabilità dei rivestimenti è un altro elemento chiave. Grazie alla possibilità di personalizzare le formulazioni, è possibile ottenere prestazioni ottimali anche in applicazioni particolarmente esigenti, come quelle tipiche del settore aerospaziale o offshore.Applicazioni Industriali e Benefici AmbientaliL’adozione di rivestimenti a base di silani sta crescendo rapidamente in numerosi settori industriali, tra cui l’automotive, il settore marittimo e la produzione di elettrodomestici. In ciascuno di questi ambiti, i rivestimenti offrono una combinazione unica di resistenza chimica, durata meccanica e facilità di applicazione, rendendoli una scelta superiore rispetto ai rivestimenti tradizionali.Dal punto di vista ambientale, i benefici sono altrettanto significativi. I rivestimenti silanici sono privi di solventi tossici e contribuiscono a ridurre la frequenza degli interventi di manutenzione, diminuendo così l’uso di risorse e l’emissione di rifiuti. Inoltre, grazie alla loro compatibilità con i processi di riciclo dei metalli, questi rivestimenti si inseriscono perfettamente in una strategia di economia circolare, contribuendo a un minore impatto ambientale complessivo.Innovazioni Future e ProspettiveL’evoluzione dei rivestimenti silanici è solo all’inizio. Futuri sviluppi potrebbero focalizzarsi sull’ulteriore ottimizzazione delle formulazioni per rispondere a esigenze specifiche di settori altamente tecnologici, come quello biomedicale o delle energie rinnovabili. Inoltre, l’integrazione di tecnologie di monitoraggio avanzate potrebbe consentire una gestione predittiva della corrosione, migliorando ulteriormente l’efficienza e la sostenibilità delle soluzioni adottate.Parallelamente, la ricerca continua a esplorare nuove combinazioni chimiche che possano ampliare il range di applicazioni dei rivestimenti silanici, rendendoli ancora più versatili e performanti.ConclusioniI rivestimenti polimerici a base di silani rappresentano una svolta nella protezione dei metalli, offrendo un’alternativa efficace ed ecologica ai metodi tradizionali. La loro capacità di combinare prestazioni elevate con un ridotto impatto ambientale li rende una scelta ideale per numerose applicazioni industriali. Con l’avanzamento della ricerca e l’implementazione di nuove tecnologie, il loro ruolo nell’industria è destinato a crescere, contribuendo a un futuro più sostenibile e innovativo.© Riproduzione Vietata
SCOPRI DI PIU'Abbiamo già avuto modo di parlare degli atteggiamenti consumistici dei giorni nostri in molti settori merceologici, ma la moda, forse, incarna a pieno questi comportamenti discutibilidi Marco ArezioLa moda sta passando da un consumo veloce ad uno ultra veloce, con la conseguenza di comprare, vestire e buttare tutto in un lasso di tempo esiguo. Questo atteggiamento è facilitato dalla riduzione di costi dei vestiti che si è compiuto attraverso la globalizzazione delle produzioni, incentrate prevalentemente in paesi poveri o poverissimi e dall’uso di fibre sintetiche sempre più a buon mercato. Inoltre, le catene distributive internazionali, hanno creato un business basato meno sul profitto del singolo capo e più sulla quantità di vendite elevate in alta rotazione. La corsa a comprimere i prezzi finali dei capi si è riverberato su tutta la filiera, creando marginalità sempre più piccole per la logistica e naturalmente la produzione. Se le vendite diminuiscono si perde la sostenibilità finanziaria di un indotto enorme, che metterebbe in crisi il sistema. Per questo, si produce sempre di più, si consumano sempre più materie prime e si creano sempre più rifiuti. Questa spirale sembra un vantaggio per l’acquirente finale che trova un capo di abbigliamento a buon mercato, ma è assolutamente deleterio per l’ambiente e per chi ci lavora. Se guardiamo il problema dal punto di vista ambientale, possiamo dire che una rotazione così alta dei capi di abbigliamento, la cui maggior parte giacciono inusati nei nostri armadi, comporta: • un utilizzo elevatissimo di materie prime sintetiche, plastica principalmente, che hanno un impatto ambientale molto negativo sia nella produzione che nello smaltimento. • una dispersione di nanoplastiche nell’ambiente durante i lavaggi, materiali che finiscono attraverso gli scarichi, nei fiumi e nei mari ed entrano nella catena alimentare. Questo vuol dire che ci rimangiamo, a piccole dosi i vestiti che continuiamo a comprare. • una quantità sempre maggiore di rifiuti tessili, che possono essere anche pericolosi per l’ambiente per via delle tinte di cui sono impregnati e per la bassa o nulla biocompatibilità. • una problematica crescente per lo smaltimento dei di rifiuti tessili nel mondo a causa della scarsa propensione alla circolarità della filiera, quindi al riciclo. Se poi guardiamo il problema dal punto di vista sociale, la lotta all’economia di scala imperante nel settore ha imposto marginalità sempre più piccole per i lavoratori della filiera. Di questi problemi ci ricordiamo solo quando succedono delle tragedie, come gli incendi nelle ditte di confezionamento dei capi, o nelle aziende di tintura, o nelle fabbriche di scarpe, tutti posizionate in paesi del terzo mondo. Un atteggiamento oppressivo e di sfruttamento dei lavoratori si manifesta in vari modi: • distribuzione del lavoro di rifinitura dei capi in paesi dove la manodopera costa pochissimo e la produzione oraria è elevata • sfruttamento del lavoro minorile per ridurre ulteriormente i costi a disprezzo delle norme internazionali del lavoro e dell’abbandono scolastico • potere contrattuale tra fornitore e cliente assolutamente sbilanciato verso quest’ultimo attraverso il quale non esiste dignità lavorativa • disprezzo per le problematiche ambientali che si possono manifestare nei paesi di produzione dei capi. Come abbiamo sempre detto il potere reale per cambiare le cose lo ha sempre in mano il consumatore finale, che può modificare il corso delle cose facendo acquisti più sostenibili e cambiano le sue abitudini nel campo dell’abbigliamento. Ognuno di noi può responsabilizzarsi nei confronti delle problematiche urgenti che assillano il nostro pianeta e verso chi sta lavorando nel settore della produzione della moda, cercando di fare qualche cosa per contribuire al suo miglioramento e forse, un giorno alla sua risoluzione. Che cosa possiamo fare? • uscire dalla logica della moda ultra veloce, facendo durare di più i capi che abbiamo già, limitando nuovi acquisti, che per la maggior parte potrebbero essere superflui e acquistare solo le cose necessarie. • Non diventare succubi del marketing delle aziende della moda (ma in generale di qualsiasi altro settore) che spinge a sempre nuovi acquisti, manipolando la nostra mente, creando necessità che probabilmente non ci sono, facendo leva sulle debolezze psicologiche della popolazione, come la crescita dell’autostima facendo shopping. • contribuire a far crescere la moda lenta, fatta di capi che non invecchiano ai nostri occhi, porre attenzione alla loro conservazione, imparare nuovamente a fare piccole riparazioni di sartoria per non perdere quella manualità che c’era un tempo nelle famiglie. • partecipare ai nuovi movimenti che permettono lo scambio di vestiti ed accessori o facendo acquisti di capi usati con lo scopo di risparmiare soldi, risorse ambientali e partecipando alla riduzione die rifiuti. • Rifiutare la globalizzazione degli stili e promuovere lo scambio di culture produttive diverse, in modo da ricostruire le filiere multilateralmente a discapito della produzione di pochi marchi internazionali. Ricordati che ogni acquisto che fai incide più o meno sull’inquinamento del pianeta.Categoria: notizie - tessuti - economia circolare - riciclo - rifiuti - moda Foto: WP.F
SCOPRI DI PIU'Nella lavorazione dei polimeri riciclati ci siamo spesso imbattuti nel problema della formazione dell’elettricità staticadi Marco ArezioLa formazione di questa carica, durante le fasi di riciclo dei polimeri plastici, può causare un cattivo funzionamento della miscelazione tra la materia prima e gli additivi o coloranti, oppure un pericolo per i lavoratori che si avvicinano ai miscelatori, tramogge, nastri trasportatori ed essiccatori. Il movimento del polimero, in condizioni ambientali in cui vi sia una bassa percentuale di umidità, uno scorrimento e contatto dei granuli tra loro e lungo le pareti delle macchine che li contengono, possono generare elettricità statica, di intensità diversa in base al percorso che il polimero ha condotto e alle ambientali condizioni esterne. La presenza di cariche statiche può portare ad una miscelazione dei componenti anomala, infatti può succedere che si verifichino delle separazioni tra i granuli di polimero e quelli colorati, questo a causa della diversa carica elettrostatica che assorbono. Questa separazione indotta potrebbe aumentare la presenza dei granuli, che assorbono la stessa carica, verso le pareti delle tramogge o dei tubi di alimentazione o delle bocche di scarico. Il fenomeno si accentua quando abbiamo un granulo correttamente essiccato o la presenza di un’umidità dell’aria contenuta, infatti, con una maggiore umidità, l'acqua, che è polare, dissipa la carica. Un classico esempio nella nostra vista lo puoi vedere in casa, quando generi elettricità statica camminando su un tappeto in presenza di una bassa umidità dell’aria. Gli umidificatori aggiungono acqua all'aria e riducono al minimo l'accumulo di elettricità statica. La soluzione del problema vede due fattori concomitanti: • Assicurarsi che le macchine che trasportano, lavorano ed essiccano il polimero abbiano un corretto impianto di dispersione delle cariche elettriche.• Per quanto riguarda il polimero in produzione è consigliabile utilizzare un additivo antistatico, che ha la funzione di interrompere l’accumulo di elettro-staticità tra i diversi granuli, permettendo un trasporto e una miscelazione senza problemi. Sul mercato sono presenti numerosi additivi che risolvono il problema in modo facile, economico ed efficiente, senza influenzare le proprietà dei polimeri. Ad per esempio il Polietilenglicole 400 da miscelare in quantità molto ridotta (0,010%), ha un costo economico e una resa soddisfacente. Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - elettricità statica - produzione - polimeri
SCOPRI DI PIU'Polipropilene, Poliestere e Polietilene sono le principali materie prime che costituiscono i teli sottocoppo e sottotegoladi Marco ArezioNell’ambito della sostenibilità dei materiali che vengono utilizzati nei cantieri edili per l’impermeabilizzazione dei tetti, ci siamo occupati in passato dei sistemi di riciclo delle lastre in cartone bitumato, che servono per la posa di coppi e tegole, rendendo il tetto impermeabile e nello stesso tempo ventilato e delle guaine bituminose, che vengono posizionate sopra la falda del tetto in laterocemento o in legno, per proteggerlo dalle infiltrazioni di acqua. Se nel passato, durante le fasi di demolizione, il materiale di risulta del cantiere veniva inviato senza alcuna selezione preventiva alla discarica, oggi è doveroso e necessario selezionare i prodotti di scarto per il loro recupero. I teli sottotetto e sottotegola sono prodotti relativamente recenti che vengono utilizzati per evitare percolazioni di acqua all’interno dell’abitazione, per riflettere il calore verso l’esterno, per favorire la traspirabilità del pacchetto tetto, per ridurre la formazione di umidità causata da fattori interni ed esterni e per altri scopi. Come sono composti i teli sottotetto?I più diffusi sono realizzati in polipropilene o poliestere o polietilene, attraverso la calandratura delle materie prime in strati sottili e molto resistenti. Sono normalmente realizzati in pacchetti stratificati di due, tre o quatto fogli ognuno con un compito preciso che possiamo riassumere: • Strati di finitura • Strato portante • Strato riflettente • Armature Per renderci conto della costituzione di un metro quadrato di telo impermeabile possiamo dire che le grammature possono variare da 100 a 400 grammi, possono avere alcuni strati accoppiati tra loro o prevedere un’armatura a rete che ne aumenta la resistenza a trazione. Quali funzioni hanno i teli sottotetto?In passato l’impermeabilizzazione del tetto, che fosse costituito da una falda il laterocemento o da un assito in legno, si affidava ai composti bituminosi, guaine liquide o guaine a rotoli, il compito di rendere impermeabile il tetto. Con l’utilizzo su larga scala dei tetti in legno, si è notato che la posa dei composti bituminosi avevano una controindicazione, in quanto l’umidità che migrava dall’abitazione veniva bloccata dallo strato impermeabile, con la conseguenza di far marcire, nel tempo, l’assito in legno. Si iniziò quindi ad adottare, per questa tipologia di costruzione, le lastre in cartone riciclato imbevute di bitume, che permettevano, attraverso la loro conformazione, sia la ventilazione del tetto che la facilità di posa della copertura in laterizio. L’adozione successiva dei teli sottotetto ebbe una più rapida impiego nel nord Europa, in quanto l’uso del legno per i tetti era più diffuso che nel sud, inoltre la copertura finale era spesso rappresentata dalle tegole e, queste, risultavano di facile posa su una doppia listellatura in legno anziché sulle lastre bitumate. Nacque così una vasta gamma di prodotti per le esigenze più disparate: • Impermeabilità • Traspirabilità • Riflettenza • Protezione • Isolamento • anticondensa Come riciclare i teli sottotetto?La grande diffusione di questi sistemi di protezione ha, negli ultimi trent’anni, incrementato in modo esponenziale la produzione creando, dopo un lasso di tempo naturale, i primi ritorni come rifiuti da riciclare. Normalmente, essendo i prodotti costituiti da polimeri primari, come il polipropilene, il poliestere e il polietilene, il loro recupero segue la strada dei rifiuti plastici da post consumo, con il conferimento alle piattaforme di riciclo che provvederanno alla loro selezione, macinazione, lavaggio, densificazione, pronti per essere estrusi in nuova materia prima riciclata. Un percorso più problematico esiste per quei teli che sono composti da plastiche differenti, come l’abbinamento con poliuretani, poliesteri, film di alluminio o spalmature varie. In questi casi il conferimento agli impianti di riciclo meccanico di questi teli composti, crea un percentuale di rifiuti non riciclabili piuttosto elevata, in quanto diventa difficile la separazione per tipologia di polimeri dei vari strati e, quindi, il loro riciclo come nuova matria prima. Sicuramente alcune combinazioni tra i polimeri, come il PE+PET, potrebbero trovare un utilizzo come materie prime riciclate, ma restano comunque di difficile riciclo le altre tipologie. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - edilizia - teli impermeabili e traspiranti
SCOPRI DI PIU'Come un impianto di riciclo a ciclo chiuso può ridurre il consumo di acqua, migliorare l’efficienza produttiva e contribuire alla sostenibilità ambientale nel settore della produzione di cartadi Marco Arezio Le cartiere sono impianti industriali che utilizzano grandi quantità di acqua per la produzione di carta. Dalla preparazione della pasta di cellulosa al lavaggio e trattamento delle fibre, l’acqua è un elemento essenziale in tutto il processo. Tuttavia, questo uso intensivo ha anche un grande impatto ambientale, soprattutto se si considera che, tradizionalmente, molte cartiere scaricano l’acqua utilizzata, anche se trattata, nell’ambiente circostante. Negli ultimi anni, sempre più aziende del settore si stanno muovendo verso sistemi di gestione idrica più sostenibili, e tra le soluzioni più efficaci spicca l’implementazione di impianti di riciclo delle acque a ciclo chiuso. Questo tipo di impianto consente di riutilizzare l’acqua all’interno del ciclo produttivo, riducendo drasticamente il consumo complessivo e minimizzando l’impatto ambientale. Vediamo come funziona un impianto di questo tipo, perché viene implementato e quali vantaggi offre. Perché adottare un sistema a ciclo chiuso L’acqua è una risorsa sempre più preziosa, e il suo utilizzo deve essere ottimizzato per ridurre la pressione sugli ecosistemi. In questo contesto, adottare un impianto di riciclo a ciclo chiuso permette di ridurre il prelievo di nuove risorse idriche dall’ambiente, contribuendo alla sostenibilità del processo produttivo. Ma i vantaggi non si limitano all’aspetto ambientale. Utilizzando meno acqua fresca e riducendo il volume delle acque reflue da trattare e smaltire, le cartiere possono anche abbattere i costi operativi. Infatti, diminuendo la quantità di acqua prelevata e quella scaricata, si riducono anche le spese legate ai sistemi di approvvigionamento e depurazione. Inoltre, adottare un sistema a ciclo chiuso aiuta le aziende a conformarsi a normative ambientali sempre più restrittive, che impongono limiti severi sugli scarichi inquinanti e sull’utilizzo di risorse naturali. La riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti e il risparmio idrico sono oggi aspetti chiave per migliorare la reputazione aziendale e allinearsi agli obiettivi di sostenibilità a lungo termine. Come funziona un impianto di riciclo a ciclo chiuso La realizzazione di un impianto di riciclo delle acque all’interno di una cartiera richiede uno studio attento del processo produttivo e delle caratteristiche delle acque reflue generate. Queste acque, infatti, possono contenere residui di fibre di cellulosa, sostanze chimiche, materiali organici e inorganici. Per garantire che l’acqua possa essere riutilizzata in sicurezza, è necessario adottare tecnologie avanzate che consentano di purificarla adeguatamente. Il processo di riciclo si articola in più fasi: 1. Trattamento delle acque reflue La prima fase consiste nel rimuovere i solidi sospesi e le impurità più grossolane. Questo avviene attraverso filtri o centrifughe che separano le fibre di cellulosa e altri residui dall’acqua. Il trattamento delle acque può avvenire anche tramite l’aggiunta di agenti chimici, come i flocculanti, che aggregano le particelle più fini, facilitandone la rimozione. Una volta rimosse le impurità solide, si passa a un trattamento più approfondito delle sostanze disciolte. In molti casi, si ricorre a trattamenti biologici, dove batteri e microrganismi decompongono le sostanze organiche, o a trattamenti chimici per abbattere i composti inorganici. 2. Filtrazione avanzata e disinfezione Dopo il trattamento iniziale, l’acqua viene sottoposta a ulteriori processi di filtrazione per eliminare anche i contaminanti più piccoli. Tecnologie come l’ultrafiltrazione o la nanofiltrazione permettono di rimuovere particelle microscopiche, virus e batteri. Infine, si procede alla disinfezione dell’acqua. In genere, vengono impiegati sistemi di irradiazione con raggi ultravioletti (UV) che sterilizzano l’acqua senza l’uso di sostanze chimiche, o, in alcuni casi, vengono utilizzati sistemi a base di cloro, sebbene l’irradiazione UV sia preferita per la sua maggiore sicurezza e sostenibilità. 3. Reimmissione nel processo produttivo Dopo essere stata trattata e disinfettata, l’acqua viene reimmessa nel ciclo produttivo. È fondamentale monitorare costantemente la qualità dell’acqua riciclata per assicurarsi che sia adatta all’uso nei processi produttivi e che non contenga impurità che potrebbero influire sulla qualità della carta o sui macchinari utilizzati. Materiali e tecnologie utilizzate Per garantire l’efficienza del sistema e mantenere elevata la qualità dell’acqua riciclata, è essenziale adottare materiali e tecnologie avanzate: Membrane filtranti: Le membrane utilizzate per l’ultrafiltrazione e la nanofiltrazione sono progettate per bloccare le particelle più piccole, garantendo che l’acqua riciclata sia priva di contaminanti. Sistemi di ossidazione avanzata: In alcuni casi, è necessario ricorrere a tecnologie di ossidazione avanzata come l’ozonizzazione o l’uso di perossido di idrogeno per abbattere le sostanze organiche refrattarie e garantire una disinfezione efficace. Agenti chimici: Per facilitare il trattamento dell’acqua, vengono spesso utilizzati coagulanti e flocculanti, che aggregano le particelle fini e ne agevolano la rimozione durante i processi di filtrazione. Sistemi di automazione: Il controllo della qualità dell’acqua e il monitoraggio del funzionamento dell’impianto sono gestiti attraverso sistemi di automazione avanzati. Sensori e software di monitoraggio consentono di intervenire tempestivamente in caso di malfunzionamenti e di mantenere costantemente elevati gli standard di efficienza. La gestione e la manutenzione dell’impianto Un impianto di riciclo delle acque a ciclo chiuso, per mantenere un’elevata efficienza, richiede una gestione costante e una manutenzione regolare. Uno degli aspetti più critici è il monitoraggio continuo della qualità dell’acqua, per evitare che l’accumulo di impurità comprometta il processo produttivo o danneggi i macchinari. Le membrane utilizzate per la filtrazione, ad esempio, devono essere periodicamente pulite o sostituite, poiché nel tempo possono intasarsi o perdere la loro capacità filtrante. Anche i sistemi di disinfezione, come quelli UV, richiedono una manutenzione regolare per garantire che continuino a operare correttamente e a mantenere l’acqua priva di contaminanti patogeni. I vantaggi del riciclo a ciclo chiuso Oltre ai benefici ambientali, l’adozione di un impianto di riciclo delle acque a ciclo chiuso rappresenta un vantaggio competitivo per le cartiere. Riducendo il consumo di acqua e le emissioni di sostanze inquinanti, le aziende possono abbattere i costi operativi, limitare le spese legate ai trattamenti esterni e migliorare la propria immagine sotto il profilo della sostenibilità. A livello normativo, inoltre, le cartiere che adottano questo tipo di impianto si preparano al futuro, rispondendo alle crescenti esigenze di conformità ambientale e riducendo il rischio di sanzioni o restrizioni imposte dalle autorità competenti. Conclusioni In un contesto in cui l’attenzione alla sostenibilità ambientale è sempre più centrale, l’adozione di un impianto di riciclo delle acque a ciclo chiuso in una cartiera rappresenta una soluzione innovativa e vantaggiosa. Riducendo il consumo di acqua e minimizzando gli scarichi, questo sistema consente alle cartiere di contribuire alla protezione dell’ambiente e di ridurre i propri costi operativi, garantendo al contempo un elevato livello di qualità nel processo produttivo. La corretta progettazione e gestione di questi impianti richiede una profonda conoscenza delle tecnologie di trattamento delle acque e dei processi industriali, ma i benefici che ne derivano sono chiari: meno risorse consumate, meno rifiuti generati e un miglioramento complessivo delle performance aziendali.© Riproduzione Vietata
SCOPRI DI PIU'Polvere o Granulo Riciclato di PVC: Sarà Sempre come tu lo Vuoidi Marco ArezioIl PVC riciclato si è fatto in mille forme per te, per i tuoi estrusori o per le tue presse, in granulo, macinato o in polvere è sempre a tua disposizione per le tue produzioni.Si mette al tuo servizio con mille vestiti diversi, colori a RAL o standard, miscele popolane o di classe, che non fanno desiderare di avere altri polimeri vergini. Diventa sempre quello che vuoi tu vuoi che sia: • Tubi • Profili • Zerbini • Raccordi • Accessori • Masselli autobloccanti • Finestre • Scarpe • Ciabatte • Stivali • Canne dell’acqua • Griglie • Fili per legature • Angolari • Guarnizioni • Membrane impermeabili • Puntali antiinfortunistici • Semilavorati • Chiusini • E molto altro Si adatta a quello che desideri, può essere rigido o soft a seconda di cosa richiede la situazione, può essere trasparente se lo richiedi, senza ombre o sfumature strane, o di mille colori se preferisci. Ma sa anche essere forte e resistente come il granulo, aspettando che tu possa scioglierlo e plasmarlo secondo i tuoi desideri, oppure impalpabile come la polvere nella quale lasciare la tua impronta o sfuggente come le scaglie di un macinato che assomigliano ai coriandoli della tua infanzia. Il PVC riciclato, sotto qualsiasi forma, cammina con te, ti accompagna nella tua vita lavorativa, ti esorta a rispettare l’ambiente, a ridurre l’impronta carbonica, a non utilizzare i polimeri vergini di derivazioni petrolifera se possibile, ti rendono fiero di partecipare al processo dell’economia circolare, ti insegna a credere di poter costruire un mondo migliore attraverso il riciclo. Quando fai una cosa che ritieni socialmente utile, come realizzare prodotti in PVC riciclato, lo fai anche per le generazioni future, forse anche per i tuoi figli, insegnandoli che la riduzione dei consumi, il riciclo, il riuso e il recupero di ciò che sembrerebbe un rifiuto, sono fattori non trascurabili ma essenziali per vivere in un mondo meno consumista, dove si brucia tutto quello che si tocca, lasciando solo scorie.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - riciclo - PVC Vedi maggiori informazioni sulle materie plastiche
SCOPRI DI PIU'Togliamo dal vocabolario dell’economia circolare la parola rifiutodi Marco ArezioNon è un esercizio di lessico accademico, quello che vorrebbe che la parola Rifiuto scomparisse dal vocabolario per essere sostituita da –Risorsa– ma una provocazione che serve a farci capire come, in un periodo in cui le parole – Economia Circolare e Rifiuti – assumono un’importanza nella comunicazione generale, facciamo un pò di confusione e difficoltà a capirne i veri termini e le vere implicazioni. Il modello circolare di cui tanto si parla, non è solo quello di cercare di fare del nostro meglio, come cittadini, per avere una vita che sia più rispettosa dell’ambiente, quindi ridurre gli imballi, ridurre l’uso della plastica, razionalizzare gli spostamenti con i mezzi a con motori termici, regolare il riscaldamento o l’aria condizionata per evitare gli sprechi, razionalizzare l’uso dell’acqua, favorire negli acquisti le aziende che producono rispettando l’ambiente e sfavorire chi non lo fà. Potremmo citare molti altri comportamenti virtuosi da tenere, ma non dobbiamo dimenticarci che l’economia circolare si raggiunge attraverso una crescita culturale continua che può aiutare il nostro pianeta. Non ci dobbiamo accontentare dei piccoli gesti quotidiani, peraltro importantissimi, ma dobbiamo guardare, con la mente aperta, a come migliorare la nostra vita da cittadini “circolari“, perchè le idee di molti possono aiutare il sistema produttivo e distributivo. Nella filiera dell’economia circolare ci sono aree ancora trascurate e inespresse, a causa di deficit comunicativi, di una struttura manageriale e di una parte di consumatori che non hanno realmente compreso l’importanza degli argomenti trattati, di una errata scala dei valori in cui il denaro gioca un ruolo importante nelle scelte di tutti. Queste aree le troviamo in molti settori produttivi e distributivi su cui dovremmo lavorare meglio per dare un risultato più concreto al progetto comune di un’economia e di una vita meno impattante sull’ambiente. La prima cosa da fare è declassificare la parola rifiuto e riclassificarla come risorsa. La bottiglia dell’acqua che buttiamo non è un rifiuto, per fare un esempio banale, è la risorsa che permetterà alle aziende di produrre, nuovamente, altre bottiglie, indumenti, imbottiture per divani, articoli per il packaging senza intaccare le risorse naturali. La seconda cosa è la produzione di articoli con materiali che possano essere riciclati al 100%, non può più succedere che l’immissione sul mercato di un prodotto, un imballo per esempio, non tenga conto dei parametri di riciclabilità e possa costituire, per la collettività, un rifiuto che non sia una risorsa. La terza cosa, nell’era di internet super veloce, è la comunicazione circolare trasversale, che significa che lo scarto di produzione di un settore che non può essere riutilizzato nuovamente all’interno di esso, possa diventare una risorsa per atri settori. Le piattaforme web servono per comunicare anche, appunto, trasversalmente, informazioni in tempo reale che possano risolvere problematiche immediate e concrete. Ogni settore industriale è gravato da una parte di rifiuti di lavorazione che, nonostante accurate analisi, non può essere riutilizzato all’interno di esso, ma deve essere messo a disposizione di altri settori, in modo da poter scoprire le potenzialità del prodotto-rifiuto che può essere impiegato in campi differenti, così da creare una economia circolare trasversale. Per fare alcuni esempi, certamente non esaustivi, possiamo citare: Gli scarti del settore della carta potrebbero essere valorizzati nel settore della plastica Gli scarti della combustione del carbone potrebbero essere impiegati nel campo delle ceramiche Gli scarti della lavorazione delle pietre e delle demolizioni nel settore edile Gli scarti del vetro nell’arredamento e nel calcestruzzo I fanghi di alcune lavorazioni industriali possono essere impiegati in vari settori. Gli scarti di plastiche composite possono diventare polvere per compounds Gli scarti di alcuni rifiuti plastici non riciclabili da impiegare nel settore dei bitumi Ci sono molti altri esempi di settori che già si scambiano i rifiuti-risorse, ma il problema che i numeri sono decisamente bassi e molti dei prodotti descritti ed altri non citati, oggi, finiscono ancora in discarica e, a volte, anche per mancanza di comunicazione, che crea nuove opportunità e un nuovo modello circolare.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiutoVedi maggiori informazioni sul riciclo
SCOPRI DI PIU'I Primi Treni ad Idrogeno in Italia Saranno in Lombardia. Andranno a sostituire le linee che funzionano con locomotive dieselIn Italia ci sono ancora attive circa 2000 corse giornaliere di treni alimentati a gasolio con un impatto sull’ambiente del tutto negativo. Ed è da questo punto che la decarbonizzazione ferroviaria muoverà i primi passi attraverso la sostituzione di questi locomotori con nuovi mezzi alimentati a idrogeno. Il primo progetto verrà realizzato in Valcamonica, in provincia di Brescia, dove sulla tratta Brescia-Edolo, a partire dal 2026, vedremo viaggiare i primi 6 treni della Alstrom a trazione verde, utilizzando l’idrogeno. Il progetto prevede inoltre la costruzione di centrali locali per la produzione, in un primo tempo di idrogeno blu, che alimenterà le locomotive, per poi passare all’idrogeno verde una volta costruite tutte le infrastrutture. L’idrogeno blu, creato attraverso l’uso dell’energia derivante dal gas naturale e dal biometano, emetterà CO2 ma sarà totalmente recuperata e stoccata, evitando la dispersione nell’aria. Terminato il progetto, con l’arrivo di altri 8 treni e la costruzione di due centrali per la produzione, stoccaggio e rifornimento dell’idrogeno verde, si sarà realizzata la prima linea di trasporto ferroviario totalmente green in Italia. I treni a idrogeno saranno solo il primo tassello di un progetto ad impatto zero nel mondo del trasporto pubblico infatti è previsto di equipaggiare anche un certo numero di bus del trasporto locale che viaggiano in Valcamonica con l’idrogeno verde. Vedi maggiori informazioni
SCOPRI DI PIU'Cosa succederà al mercato del PVC in India dopo la caduta dei prezzi di Luglio?Secondo gli esperti del settore, dopo una caduta di circa il 16 % sul prezzo del PVC in India, pari a circa 130 $/tonnellata all’inizio del mese di luglio, sembra che un rimbalzo sia possibile. Infatti il prezzo medio del PVC si è attestato intorno a 1400 $/Ton CIF India per la prima volta dall’inizio di Febbraio, con dei distinguo sulle tipologie di PVC che compongono il paniere di riferimento. Secondo i dati del Price Index di ChemOrbis, la media settimanale dei prezzi del PVC K67, su base CIF India, ha registrato un calo totale di $/Ton 280/ dall'inizio del trend ribassista a fine aprile. Tuttavia i prezzi medi rimangono a circa 780 $/Ton superiori ai livelli visti nel maggio 2020, data in cui iniziò il più lungo rally rialzistico della storia delle materie plastiche. La spiegazione di questa discesa dei prezzi potrebbe essere individuata nella seconda ondata di COVID 19 che ha investito il paese, con la conseguente riduzione della produzione a causa della scarsa richiesta di prodotti finiti. Questo fenomeno ha calmierato i prezzi facendo scendere le quotazioni del PVC, in relazione anche al fatto che una minore produzione significa un numero minore di salariati al lavoro e, di conseguenza, una minore capacità di spesa delle famiglie. Ma nel breve periodo si ipotizza un rimbalzo dei prezzi del PVC a causa della probabile domanda post-monsone. I mesi piovosi monsonici da giugno a settembre sono in genere una stagione a bassa domanda per il mercato degli utenti finali del PVC in India. Gli acquirenti tendono ad iniziare a fare scorta per la stagione post-monsonica ad agosto, quando la domanda inizia a salire. "Gli acquisti per la stagione post-monsonica iniziano ad agosto e questo è un altro motivo per cui i prezzi dovrebbero aumentare", ha affermato il commerciante con sede a Mumbai.
SCOPRI DI PIU'Riduzione delle truffe sui polimeri riciclati, protezione del mercato, sostenibilità economica e garanzia della qualità per il consumatoredi Marco ArezioIl mercato dei polimeri riciclati Europeo sta vivendo uno dei periodi più bui della sua storia recente, stretto da problemi legati ai costi di produzione, alla situazione inflattiva, alla bassa richiesta per l’instabilità internazionale e alla concorrenza, extra UE, sempre più aggressiva e poco trasparente. Inoltre, il polimero riciclato si presta ad un mercato dove le certezze sulla qualità intrinseca del prodotto attualmente sono francamente difficili da identificare e controllare, creando a volte contestazioni e sfiducia. La contestazione non è solo l’espressione di una qualità attesa differente da quella richiesta, ma, sempre più, riguarda un polimero che di riciclato ha veramente poco, ma passato come tale e destinato a produzioni dove è obbligatorio l’uso di un polimero circolare al 100%. Tutti questi problemi nascono dal fatto che la filiera di produzione, quindi a partire dalla gestione del rifiuto fino alla produzione dei polimeri, non è tracciabile in maniera certa, facendo perdere al produttore finale informazioni preziose per garantire la sopravvivenza della propria azienda e del proprio mercato. Come funziona la blockchain per tracciare le materie prime riciclate Quando uno scarto plastico viene inviato al riciclo, un record viene creato sulla blockchain, che sta ad indicare la sua origine, la sua composizione, la quantità e altre informazioni essenziali. Mentre la materia prima passa attraverso le varie fasi di lavorazione come la raccolta, la selezione, il lavaggio, la macinazione e l’estrusione, ogni fase viene registrata sulla blockchain. Questo permette di tracciare il percorso completo del materiale. Una volta che il polimero è stato granulato, può essere sottoposto ai test di qualità, i cui risultati possono essere registrati sulla blockchain, assicurando agli acquirenti che il materiale riciclato soddisfa determinati standard. Quando una transazione è stata registrata su una blockchain, non può essere modificata senza cambiare tutti i blocchi successivi, il che richiederebbe il consenso della maggioranza della rete, il che rende i dati affidabili e resistenti alle frodi. La blockchain, infatti, non è controllata da una singola entità, ma piuttosto da una rete di nodi (computer), che ne aumenta la trasparenza. Attraverso gli smart contracts, protocolli auto-esecutivi con termini di accordo tra le parti scritti direttamente in codice, si può automatizzare e verificare processi nella linea di approvvigionamento, come confermare la provenienza di una materia prima. E’ possibile sapere quindi, con esattezza, la provenienza delle materie prime quando vengono raccolte, attraverso un record che viene creato sulla blockchain. Questo record può includere dettagli come la data, il luogo, la qualità della materia prima e altre informazioni pertinenti. Una volta accertati della provenienza della materia prima è possibile seguirne il percorso verso l’acquirente finale, infatti, man mano che la materia prima si sposta lungo la linea di fornitura (dalla raccolta differenziata o industriale al riciclatore, da questo al produttore, ecc.), vengono registrate nuove transazioni sulla blockchain, creando una cronologia completa e immutabile del suo percorso. Le aziende o i clienti finali possono verificare le informazioni sulla blockchain, per garantire che le materie prime rispettino determinati valori tecnici richiesti o la sostenibilità. Inoltre, utilizzando gli smart contracts, i pagamenti possono essere automatizzati e rilasciati solo quando vengono soddisfatte determinate condizioni, come la conferma della consegna di una materia prima. La blockchain può essere pubblica, permettendo a chiunque di vedere e verificare la tracciabilità delle materie prime. Questo può aiutare le aziende a dimostrare la sostenibilità, il contenuto e la qualità delle loro linee di fornitura ai consumatori o agli uffici acquisti e di qualità. Infatti, anche i consumatori che acquistano prodotti realizzati con materie prime riciclate possono verificare la provenienza di tali materiali attraverso la blockchain. Incorporando la blockchain nel processo di tracciamento delle materie prime riciclate, si può creare un sistema più trasparente e affidabile che può incoraggiare una maggiore adozione del riciclo e una maggiore responsabilità nel settore produttivo. Quali vantaggi commerciali può dimostrare ai propri clienti un fornitore di materie prime riciclate che utilizza la blockchain delle materie prime L'adozione della blockchain da parte di un fornitore di materie prime riciclate offre numerosi vantaggi, uno tra questi è, come abbiamo visto, la tracciabilità delle fonti, infatti, attraverso la blockchain, i clienti possono verificare l'origine e il percorso di una materia prima riciclata, controllando l'autenticità e la sostenibilità della fonte. Un altro importante vantaggio è la riduzione delle frodi sul polimero e sulla sua qualità, infatti, la natura immutabile della blockchain rende quasi impossibile alterare o falsificare i dati, riducendo il rischio di frodi o di materie prime non autentiche. Questo vale sia nella composizione di ricette con fonti riciclate al 100%, ma anche per quei polimeri definiti riciclati ma che invece possono contenere una percentuale preponderante di materiali vergini, sottoposti al classico fenomeno del greenwashing. Inoltre, utilizzando i processi automatizzati, come gli smart contracts, si possono accelerare le transazioni e le verifiche, rendendo l'intera catena di fornitura più sicura. Con la blockchain si può anche creare una storia delle materie prime originali, fornendo prove tangibili dell'origine e delle tipologie di trasformazione a cui sono sottoposte, consentendo alle aziende di dimostrare la loro responsabilità ambientale e sociale. C’è poi un aspetto innovativo che è possibile far valere sul cliente finale, in quanto l'adozione di tecnologie emergenti come la blockchain, dimostra un impegno verso l'innovazione e può posizionare il fornitore come un leader nel settore delle materie prime riciclate. Inoltre, la blockchain può ridurre i costi legati a intermediari, errori, frodi e processi manuali, offrendo così prezzi più competitivi ai clienti. Si crea quindi maggior trasparenza e l'affidabilità che possono rafforzare la fiducia tra fornitore e cliente, costruendo relazioni commerciali più solide e durature, anche nella dimostrazione del rispetto delle normative vigenti, in quanto il cliente può verificare la conformità del prodotto, che sta acquistando, a normative ambientali o di tutela dei lavoratori o dei consumatori relative al proprio settore, facilitando il processo di acquisto a quei clienti che necessitano di tali certificazioni per le loro attività. Infine, in un mercato sempre più affollato, l'uso della blockchain può fornire un vantaggio distintivo e posizionare il fornitore come pioniere in termini di trasparenza e sostenibilità. In sintesi, la blockchain offre ai fornitori di materie prime riciclate un mezzo per dimostrare autenticità, qualità, responsabilità e innovazione, tutti aspetti che possono avere un impatto positivo nella percezione e nelle decisioni di acquisto dei clienti. Quali competenze tecniche devono avere le aziende per sviluppare la blockchain delle materie prime riciclate Per sviluppare una blockchain dedicata alle materie prime riciclate, le aziende avrebbero bisogno di una combinazione di competenze tecniche e settoriali, tra le quali la conoscenza dei fondamentali della tecnologia che si vuole adottare, la comprensione dei tipi di blockchain (pubblica o privata) e delle loro implicazioni,e familiarità con la crittografia. E’ quindi necessario acquisire la competenza nella programmazione di smart contracts, spesso utilizzando linguaggi come Solidity (per Ethereum) o altri linguaggi specifici alla piattaforma blockchain scelta. Inoltre è necessaria la conoscenza dei linguaggi di programmazione back-end come Python, Java, C++ o Go. L’azienda inoltre deve avere la capacità di gestire e integrare grandi volumi di dati in tempo reale, la conoscenza delle reti peer-to-peer, la configurazione e manutenzione dei nodi blockchain e la gestione della scalabilità. Sviluppando le informazioni della produzione, degli acquisti, della logistica e del settore commerciale, è necessario avere le necessarie competenze per garantire la sicurezza della linea di fornitura, compresa la prevenzione di attacchi, la gestione delle vulnerabilità e la protezione delle informazioni sensibili. Se si desidera fornire un'interfaccia utente o un portale per l’accesso e l’interazione, saranno necessarie competenze in design UI/UX e linguaggi di programmazione front-end come JavaScript, HTML e CSS. Inoltre sarà necessario la conoscenza delle leggi e delle normative relative al riciclo, alla privacy dei dati e agli standard della blockchain. Mentre le competenze tecniche sono essenziali, è altrettanto importante, per l’azienda, avere una visione strategica e comprendere come la blockchain si possa inserire nel contesto più ampio degli obiettivi aziendali e della propria vocazione relativa alla sostenibilità e all'economia circolare. Molte aziende possono anche scegliere di collaborare con fornitori esterni o consulenti specializzati nella blockchain, per compensare le competenze che potrebbero mancare internamente.
SCOPRI DI PIU'Un racconto sospeso tra luce e ombra, dove il tempo si ferma per un attimo di pura intesa e armoniadi Marco ArezioIn un universo etereo, due presenze emergono dal nulla, come ombre delicate sospese in una nebbia dorata. Si avvicinano l'una all'altra, guidate da un richiamo antico, da un’attrazione misteriosa che sfugge a ogni spiegazione razionale. I contorni dei loro volti sono sfumati, indefiniti, quasi come se il loro essere fosse fatto più di luce che di sostanza. Non parlano, non si toccano, eppure la loro vicinanza è colma di significato, densa come il battito di un cuore che cresce in intensità. Tra di loro, uno spazio esiguo si riempie di vibrazioni, un campo invisibile che pulsa e li avvolge in una danza immobile. È uno di quei momenti che sembrano racchiudere una promessa, un segreto che non sarà mai svelato. L’aria intorno a loro è carica di un’energia silenziosa, come se il mondo si fosse fermato solo per permettere a questo incontro di svolgersi. La luce si piega, si ammorbidisce, avvolgendo le figure in un abbraccio che non ha bisogno di contatto per esistere. È la sintesi perfetta di ciò che non è mai stato detto, di un legame che trascende il tempo, lo spazio, persino l’esistenza stessa. Quella scena invita chi osserva a perdersi, a immaginare cosa significhi incontrare un’anima affine, un riflesso che completa e arricchisce. È un frammento di eternità in cui ogni parola, ogni gesto, ogni pensiero diventa superfluo, sostituito da una comprensione pura e assoluta. E poi, come un sogno al risveglio, l’immagine si dissolve lentamente. Rimane solo un ricordo, un’ombra lieve nel cuore, che continua a battere in quel ritmo silenzioso, in quella melodia sospesa che sembra promettere un ritorno, in un tempo e in un luogo ancora sconosciuti.© Riproduzione Vietata
SCOPRI DI PIU'Radici Novacips è Stata Premiata da Stihl Un premio importante che riconosce la qualità dei tecnopolimeri prodotti dal gruppo Radici che vengono acquistati da Stihl per produrre le motoseghe, decespugliatori, tosaerba e i soffiatori per il giardino. Nonostante il Covid la premiazione come "Supplier of the Year 2019" è stata fatta con una video conferenza.Radici Novacips Spa, società con sede in Italia (Chignolo d’Isola – Bergamo) e appartenente alla Business Area RadiciGroup High Performance Polymers, ha ricevuto il prestigioso premio "Supplier of the Year 2019" promosso da STIHL, nota azienda produttrice di motoseghe e altri attrezzi per l’esterno tra cui decespugliatori, tosaerba, soffiatori. Non è la prima volta che STIHL manifesta la sua riconoscenza nei confronti di RadiciGroup: già nel 2016 infatti, High Performance Polymers era stata premiata dai vertici dell’azienda tedesca come partner strategico nella fornitura di materiali polimerici di qualità. «Ringrazio RadiciGroup per l’eccellente collaborazione dimostrata in questi dieci anni di lavoro fianco a fianco – ha detto Marc Moser Senior Vice President Purchasing di Stihl – La consolidata esperienza nel settore dei tecnopolimeri e la capacità di saper cogliere i bisogni di Stihl fanno di RadiciGroup un fornitore per noi di assoluta fiducia in grado di offrirci tecnologia, innovazione, servizio e ottimizzazione dei costi». A differenza delle altre edizioni e a causa delle restrizioni anti Covid, questa volta la premiazione è stata “virtuale” con un video messaggio indirizzato a RadiciGroup da parte di Marc Moser, Senior Vice President Purchasing di Stihl e Martin Schwarz, Executive Board Member Manufactuing and Materials.Siamo onorati del premio e della stima di Stihl nei nostri confronti – ha detto Cesare Clausi Global Sales Director di RadiciGroup High Performance Polymers - Siamo pronti ad affrontare nuove sfide e non vediamo l'ora di rafforzare la nostra collaborazione su scala globale. Con il consueto lavoro di squadra sono certo che saremo capaci di raggiungere, insieme, traguardi sempre più ambiziosi». Info Radici
SCOPRI DI PIU'Polimeri Plastici Riciclati: Essicazione o Deumidificazione?di Marco ArezioTutte le materie plastiche, vergini o riciclate, sotto forma di granulo o di macinato o di densificato, hanno la tendenza a trattenere l’umidità, fino a raggiungere un equilibrio con l’ambiente esterno. Questa capacità di assorbimento dipende, come precedentemente accennato in un altro articolo, dalla tipologia di polimero, dalla temperatura dell’aria e dalla sua umidità.In base alle considerazioni sopra esposte i polimeri li possiamo dividere in igroscopici e in non igroscopici. Infatti, nei materiali igroscopici, l’acqua è assorbita all’interno della struttura legandosi chimicamente con la stessa, mentre nei polimeri non igroscopici l’umidità rimane all’esterno della massa interferendo successivamente nel processo di lavorazione. I polimeri plastici, espressi nelle forme di granulo, macinato, densificato o polveri vengono avviati alla loro trasformazione in base al prodotto da realizzare e al tipo di processo stabilito. Che i materiali siano igroscopici o non igroscopici, la presenza dell’umidità durante la fase di fusione della massa polimerica crea notevoli problemi in quanto l’acqua può diventare vapore, creando striature, bolle superficiali, ritiri termici irregolari, tensioni strutturali, deformazioni o rotture. L’umidità è una delle principali cause di imperfezioni o difetti sui prodotti plastici realizzati ma, nello stesso tempo, è un problema largamente trascurato o sottovalutato dagli operatori che utilizzano soprattutto le materie plastiche riciclate. Se vogliamo elencare alcuni difetti evidenti causati dalla presenza dell’umidità nei polimeri possiamo citare: • Aspetto opaco del prodotto • Striature brune • Striature argentate • Linee di saldatura deboli • Pezzi incompleti • Sbavature • Bolle • Soffiature • Diminuzione delle proprietà meccaniche • Deformazioni dell’elemento • Degradazione del polimero • Invecchiamento irregolare • Ritiri irregolari Per ovviare a questi inconvenienti è buona regola asciugare il materiale prima del suo utilizzo attraverso getti di aria. In questo caso possiamo elencare due sistemi di intervento, simili tra loro, ma con risultati differenti, che sono rappresentati dall’essicazione e dalla deumidificazione. Per essicazione possiamo considerare un processo di insufflazione di aria aspirata in ambiente e immessa in una tramoggia in cui si trova la materia plastica da trattare, per un determinato tempo ad una temperatura stabilita. Questo sistema dipende molto dalle condizioni metereologiche in essere e dal grado di umidità dell’aria ed è consigliato solo per i materiali non igroscopici. Per i materiali igroscopici, come per esempio le poliolefine, (PP, HDPE, LDPE, PP/PE solo per citarne alcune), il sistema di essicazione ad aria forzata visto precedentemente non è sufficiente, in quanto il contenuto di umidità intrinseco nel polimero, ne rende il processo di scarsa efficacia. In questo caso è consigliabile l’essicazione dei polimeri attraverso la deumidificazione, che comporta l’insufflazione all’interno della tramoggia, non più di aria a condizioni ambientali variabili, ma di un’aria deumidificata attraverso un dryer ad una temperatura stabilita. La tramoggia dovrà essere coibentata per ridurre la dispersione di calore di processo e il materiale sarà in movimento, in modo che durante la fase di transito all’interno della tramoggia sia possibile investirlo con getti di aria calda e deumidificata. Il dryer produrrà un flusso costante di aria calda e secca che avrà la capacità di ridurre notevolmente l’umidità interna dei polimeri igroscopici.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - polimeri - essicazione - deumidificazione
SCOPRI DI PIU'Tanzania: Il governo vieta i prodotti plastici monouso e promuove i centri ecologici Trentatrè, fin’ora, sono gli stati Africani che hanno vietato l’uso dei sacchetti di plastica per cercare di diminuire l’errato uso della plastica nella nostra vita. Dal 1° Giugno 2019 anche la Tanzania si è unito a questo piccolo esercito che tenta di fare qualche cosa per arginare il mare di plastica monouso che sta intasando l’ambiente. Ma il paese sta anche cercando di fare qualche passo in più nell’ambito di un uso coerente e rispettoso della plastica, infatti sta anche studiando come fare a risolvere la problematica dello smaltimento di una produzione giornaliera ingente di rifiuti nelle proprie città. Il problema è così sentito che il governo ha coinvolto tutte le forze nazionali disponibili aprendo un canale di comunicazione anche con le associazioni giovanili ambientaliste. Lo sviluppo demografico delle città, come ad esempio Dar es Salaam, capitale culturale della Tanzania, che ha visto una rapida crescita negli ultimi anni, ed è ha una popolazione di circa 4,3 milioni di persone registrate nell’ultimo censimento nazionale, dispone di un servizio di raccolta dei rifiuti per solo il 30-40% dei suoi cittadini. Il paese produce circa 4.600 tonnellate di rifiuti al giorno con una previsione di salire a circa 12.000 entro il 2025, quindi si capisce che la messa al bando dei prodotti monouso, tra i quali ci sono i sacchetti in plastica, non potesse essere l’unica decisione da prendere in ambito ambientale. Il governo ha deciso di partire dalle scuole per far prendere coscienza ai giovani che i rifiuti, specialmente quelli plastici, siano una risorsa nel loro riutilizzo e che la loro dispersione nell’ambiente sia un lento suicidio collettivo. Inoltre i programmi didattici nelle scuole elementari vogliono valorizzare il giardinaggio, la piantumazione e ogni forma di conservazione dell’ambiente.Approfondisci l'argomento
SCOPRI DI PIU'La tragedia della diga di Fundão e la causa da 44 miliardi di dollari contro BHP per ottenere giustiziadi Marco ArezioNell'ottobre 2015, la diga di Fundão, situata nello stato di Minas Gerais, Brasile, collassò, provocando una delle più grandi catastrofi ambientali nella storia del Paese. La diga di Fundão era parte di un complesso minerario gestito dalla Samarco, una joint venture tra Vale e BHP Billiton. Si trattava di una diga di contenimento per i rifiuti minerari, destinata a immagazzinare i fanghi tossici prodotti dall'estrazione del ferro. Queste strutture, note come bacini di decantazione, sono essenziali per contenere i residui minerari, che altrimenti contaminerebbero le terre e le acque circostanti. La diga di Fundão, alta circa 110 metri, era stata progettata per contenere fino a 55 milioni di metri cubi di fanghi di scarto. Tuttavia, già dalla sua costruzione, la diga presentava una serie di problemi tecnici. Rapporti successivi al disastro hanno rivelato che la progettazione della diga non aveva tenuto adeguatamente conto della composizione del terreno e della stabilità della struttura, elementi critici per la sicurezza di una diga di contenimento di tale portata. In particolare, si è scoperto che l'argilla presente nel terreno sottostante la diga non aveva la capacità di sopportare adeguatamente il peso e la pressione dei fanghi, aumentando il rischio di cedimenti strutturali. Le Cause del Crollo Il crollo della diga di Fundão fu il risultato di una combinazione di fattori tecnici, operativi e gestionali. Le indagini condotte dopo l'incidente hanno messo in luce numerosi segnali di allarme ignorati nel corso degli anni. Tra le cause principali identificate vi sono: Problemi strutturali e progettuali: La progettazione della diga era basata su ipotesi errate riguardo la capacità del terreno di sopportare il carico dei fanghi. Inoltre, nel tempo, la diga era stata sottoposta a modifiche strutturali che ne avevano indebolito la stabilità complessiva, senza che venissero adottate le necessarie contromisure per garantire la sicurezza dell'impianto. Crescente volume di residui: Samarco aveva aumentato in modo significativo la produzione mineraria, incrementando la quantità di rifiuti depositati nella diga. Questo aumento non era stato accompagnato da un rafforzamento della struttura, lasciando la diga vulnerabile a sovraccarichi. Mancanza di monitoraggio e manutenzione: Uno degli aspetti più critici emersi dalle indagini è stato l'insufficiente monitoraggio della stabilità della diga. Nonostante i segnali di instabilità fossero evidenti – come crepe e piccoli cedimenti – le autorità e le aziende coinvolte non avevano adottato misure preventive o corrette. Samarco, Vale e BHP non avevano messo in atto sistemi di monitoraggio adeguati per valutare costantemente la salute della diga e prevenire cedimenti. Fattori naturali: Sebbene non sia stato l'elemento principale, le forti piogge che colpirono la regione nelle settimane precedenti il crollo contribuirono ad aggravare la situazione, aumentando la pressione sui fianchi della diga. Tuttavia, come sottolineato dalle indagini, queste precipitazioni non avrebbero dovuto rappresentare un problema per una struttura progettata e mantenuta correttamente. Cattiva gestione del rischio: Forse l'aspetto più grave di tutta la vicenda è stato il fallimento nella gestione del rischio da parte delle aziende coinvolte. BHP e Vale non solo non avevano implementato misure preventive adeguate, ma avevano anche ignorato i consigli degli esperti che avevano segnalato più volte la necessità di interventi correttivi sulla diga. Nonostante i risarcimenti promessi, molte delle vittime sentono di non aver ricevuto giustizia. Questo ha portato a una lunga e complicata battaglia legale, che ha visto il coinvolgimento di diverse giurisdizioni. L'ultimo capitolo di questa vicenda si svolge nel Regno Unito, dove circa 720.000 cittadini brasiliani hanno intentato una causa contro BHP, una delle aziende minerarie più grandi e potenti del mondo, con una capitalizzazione di mercato che la posiziona tra i leader globali del settore. Il Processo di Londra Nel 2023, a Londra, è iniziato un importante processo contro BHP, con l'accusa di negligenza nella gestione della diga di Fundão. Questo processo rappresenta un punto di svolta nelle azioni legali transnazionali, in quanto tenta di stabilire una responsabilità per eventi che, pur avvenuti in Brasile, sono direttamente collegati alle decisioni prese da una multinazionale con sede in Australia e operazioni in tutto il mondo. Il valore della causa si stima in circa 44 miliardi di dollari, una somma che riflette non solo i danni materiali ma anche la sofferenza umana e la distruzione ambientale. Gli avvocati che rappresentano le vittime brasiliane sostengono che BHP non abbia adottato misure adeguate per garantire la sicurezza della diga, nonostante fosse a conoscenza dei rischi associati alla sua struttura e alla gestione dei rifiuti minerari. Le accuse includono la mancata manutenzione, la scarsa supervisione e la negligenza nel reagire tempestivamente ai segnali di allarme. L'Impatto del Disastro Il crollo della diga di Fundão non è stato solo un disastro ambientale, ma anche una tragedia umana. Almeno 19 persone persero la vita a causa dell'inondazione di fango tossico, e migliaia di altre furono sfollate dalle loro case. Le città vicine, come Bento Rodrigues, furono completamente spazzate via. Le ripercussioni si estendono anche alla fauna selvatica e alle risorse idriche. Il fiume Doce, uno dei più importanti del Brasile, è stato contaminato, distruggendo i mezzi di sussistenza delle comunità che dipendono dalla pesca e dall'agricoltura. Oltre alla perdita immediata di vite e alla distruzione delle infrastrutture locali, l'impatto a lungo termine sulle popolazioni colpite è devastante. Molte delle comunità coinvolte non sono ancora state ricostruite, e le compensazioni promesse dalle compagnie responsabili non sono state distribuite in modo equo o sufficiente, secondo le accuse delle vittime. Questo ha generato un crescente senso di ingiustizia, che ha portato le vittime a cercare giustizia a livello internazionale, data l'apparente inefficacia del sistema giudiziario brasiliano nel garantire risarcimenti adeguati. Un Caso Simbolico per la Responsabilità delle Multinazionali Il processo contro BHP a Londra è molto più di una semplice causa per risarcimento danni. È emblematico di una tendenza crescente a livello globale: la richiesta di maggiore responsabilità da parte delle multinazionali nei confronti delle comunità locali e dell'ambiente. Sempre più spesso, le grandi aziende sono chiamate a rispondere delle loro azioni in tribunali che si trovano al di fuori delle giurisdizioni in cui operano direttamente. Questo spostamento riflette una crescente consapevolezza dell'impatto globale delle operazioni delle multinazionali e del bisogno di meccanismi legali che possano affrontare adeguatamente queste dinamiche. Il caso di Fundão è particolarmente significativo in quanto coinvolge una delle più grandi aziende minerarie del mondo, mettendo in discussione le pratiche di un'intera industria. Il settore minerario è infatti spesso accusato di trascurare gli impatti ambientali e sociali delle proprie attività, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, dove le normative sono meno stringenti e le capacità di controllo governative sono più deboli. Il Futuro del Processo Sebbene il processo a Londra sia solo all'inizio, potrebbe avere implicazioni di vasta portata per l'intero settore minerario e per la gestione delle risorse naturali a livello globale. Una vittoria per i 720.000 brasiliani coinvolti nella causa potrebbe stabilire un precedente legale importante, spingendo altre comunità colpite da disastri simili a cercare giustizia in tribunali internazionali. Tuttavia, BHP ha dichiarato di voler combattere vigorosamente le accuse, sostenendo di aver agito in conformità con le leggi e i regolamenti locali e di aver già contribuito significativamente ai risarcimenti attraverso un accordo con il governo brasiliano. La compagnia ha inoltre messo in dubbio la legittimità del processo nel Regno Unito, sottolineando che eventi e danni si sono verificati in Brasile. Conclusione Il disastro della diga di Fundão rimarrà per sempre una macchia nella storia dell'industria mineraria, ma il processo in corso a Londra rappresenta una speranza per le vittime brasiliane che cercano giustizia. Il risultato di questo caso potrebbe ridefinire i confini della responsabilità aziendale a livello internazionale, e inviare un chiaro messaggio alle multinazionali: le comunità e l'ambiente non possono essere considerati sacrificabili in nome del profitto.
SCOPRI DI PIU'Riciclo Chimico della Plastica Contro Riciclo Meccanico?di Marco ArezioLa storia del riciclo della plastica nasce e si sviluppa, fino ad oggi, per merito del sistema meccanico, fatto di selezione, macinatura, lavaggio ed estrusione dei polimeri che costituiscono nuova materia prima. Questo tipo di riciclo lascia dietro di sé una quantità considerevole di scarti plastici non riciclabili che vanno all'incenerimento o in discarica. I motivi di una quantità di scarti plastici non riciclabili li abbiamo più volte affrontati negli articoli del blog del portale rMIX, ma oggi, come presentato da Sreeparna Das parlando del processo di riciclo chimico ENI-VERSALIS, possiamo vedere una concreta possibilità di trovare una giusta collocazione a quei rifiuti plastici non riciclabili attraverso il riciclo chimico.Competizione con riciclo meccanico? Direi proprio di no, anzi vedo un completamento del processo circolare dei rifiuti.La resistenza della plastica, considerata in passato un beneficio, oggi assume una connotazione fortemente negativa. Adesso, quando sentiamo la parola plastica, una delle prime immagini che ci vengono in mente è quella di un sacchetto che galleggia nell’oceano. Ciò è dovuto soprattutto all'aumento senza precedenti dei prodotti monouso e alla mentalità usa e getta dei consumatori. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della plastica? È importante non perdere di vista il valore della plastica e delle varie industrie che dipendono da questo materiale. La plastica ha dimostrato i propri vantaggi in termini di proprietà meccaniche, prestazioni, versatilità, costo, ecc. É, per esempio, un materiale fondamentale nella lotta contro la pandemia di COVID-19 in tutto il mondo. Il rischio per la salute, soprattutto per i professionisti del settore medico e per i lavoratori in prima linea, sarebbe maggiore senza la plastica presente nei kit di DPI (dispositivi di protezione individuale), nelle mascherine e nei guanti. Il modo in cui le plastiche vengono attualmente prodotte, consumate e gestite a fine vita, tuttavia, non è completamente sostenibile. Il dibattito sulla sostituzione della plastica con altri materiali riciclabili, come la carta, soprattutto negli imballaggi, ha preso piede a causa dell’impatto negativo sull’ambiente della produzione di plastica lineare, dell'elevato volume di applicazioni monouso e della cattiva gestione dei rifiuti nel corso degli anni. La circolarità della plastica e la valorizzazione dei rifiuti sono all’ordine del giorno e le tecnologie di riciclo chimico possono svolgere un ruolo fondamentale per ottenere lo stesso obiettivo. Il riciclo della plastica Chiaramente è necessario un cambio di rotta. Chi lavora all’interno della catena di valore delle materie plastiche deve adottare principi circolari. Una parte della soluzione per garantire la circolarità della plastica è il suo riciclo, ma gli attuali tassi sono ben lontani dai livelli ideali. La Commissione europea riconosce la necessità di tassi di riciclo più elevati nel suo piano d'azione per l'economia circolare recentemente adottato nell'ambito dell'European Green Deal. Gli Stati membri devono raggiungere i seguenti obiettivi: • Riciclo del 55% dei rifiuti di imballaggio in plastica entro il 2030 • Riduzione del consumo a 40 sacchi a persona entro il 2026 • Migliorare la progettazione del prodotto per rispondere ai requisiti di durata, riparabilità e riciclabilità • Monitoraggio e riduzione dei rifiuti marini Molti stakeholder stanno seguendo il modello circolare della Fondazione Ellen MacArthur e in questa direzione la strategia circolare di Eni si concentra su: • L'uso di materie prime sostenibili • Riuso, riciclo e recupero • Prolungare la vita utile Per sostenere ulteriormente la circolarità della plastica e aumentare le percentuali di riciclo, Versalis ha avviato il Progetto Hoop® nel febbraio 2020. Il progetto si concentra sullo sviluppo di nuove tecnologie per il riciclo chimico dei rifiuti di plastica. Insieme a Servizi di Ricerche e Sviluppo (S.R.S.), l’azienda chimica di Eni sta sviluppando un processo di valorizzazione dei rifiuti di plastica mista che non possono essere riciclati meccanicamente. Cos’è il riciclo chimico della plastica?Il riciclo chimico, un termine ombrello per diverse tecnologie avanzate, può trasformare i rifiuti di plastica in materie prime che rientrano nella catena del valore per produrre nuovi polimeri. Il CEFIC, Consiglio Europeo dell'Industria Chimica, ha ampiamente classificato queste tecnologie in tre tipi. Riciclo chimico e la classificazione delle tecnologie.Dissoluzione: da rifiuto in plastica a polimero Il processo consiste nell'estrarre il polimero sciogliendo i rifiuti plastici selezionati con un solvente e/o calore. In questo modo è possibile separare anche gli additivi dai polimeri. Inoltre, il polimero estratto può essere lavorato con nuovi additivi per produrre nuove materie plastiche. Depolimerizzazione: da rifiuto in plastica a monomero Questo metodo prevede che i rifiuti di plastica selezionati vengano scomposti nei loro monomeri costitutivi sfruttando varie reazioni chimiche. I monomeri purificati possono poi essere utilizzati per produrre nuovi polimeri. I polimeri più adatti a questa tecnica sono il polietilenetereftalato (PET), il polistirolo (PS), il polimetilmetacrilato (PMMA), ecc. Conversione: da rifiuto in plastica a materia prima Grazie a queste tecniche, i rifiuti di plastica mista possono essere convertiti in una miscela di idrocarburi che può essere utilizzata come materia prima per nuove plastiche. Questa materia prima simile al petrolio o al gas può sostituire la materia prima fossile appena estratta negli impianti chimici. I due principali tipi di processo sono: pirolisi e gassificazione. La pirolisi è uno dei processi principali esplorati oggi per raggiungere gli impegnativi obiettivi di riciclo e rispondere alla necessità di circolarità della plastica. Il processo avviene ad alte temperature (in assenza di ossigeno) e trasforma i rifiuti di plastica in materie prime che vengono ulteriormente utilizzate nella produzione di nuovi prodotti chimici. Versalis sta portando avanti lo sviluppo della tecnologia della pirolisi attraverso il progetto Hoop®. Per meglio comprendere la missione e la visione del progetto, ho parlato con Fabio Assandri, Direttore Ricerca e Innovazione Tecnologica di Versalis. D: Può spiegarci Hoop® e perché Eni sta investendo in questo progetto?Assandri: Oggi, i rifiuti in plastica sono una sfida per tutti noi. L'Europa raccoglie quasi 30 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica post-consumo e ne ricicla solo un terzo. Il riciclo meccanico è il metodo principale utilizzato e gestisce in modo efficiente i flussi di rifiuti pre-assortiti (ad es. monomateriale, meno contaminati, ecc.). Un buon esempio sono le bottiglie d'acqua in PET. Tuttavia, il riciclo meccanico ha alcuni limiti. Le fasi di ritrattamento portano al degrado delle proprietà del materiale e possono causare una riduzione della trasparenza. Inoltre, include sul numero di volte che la plastica può essere riciclata. Forse, però, il più grande inconveniente è l'impossibilità di gestire flussi di rifiuti in plastica più complessi e misti, che attualmente sono inceneriti o gettati in discarica. Questo ci ha portato ad investire nel progetto Hoop®, un progetto che si concentra sul riciclo chimico come soluzione alternativa al problema, facendo così progredire la circolarità della plastica. D: Come funziona Hoop®?Assandri: Hoop, il nome del progetto, rappresenta un cerchio completo e simboleggia dunque il supporto alla circolarità. Abbiamo lavorato su un nuovo processo basato sulla tecnologia di pirolisi dell'S.R.S. che trasforma i polimeri in molecole più piccole e mattoncini. Questa conversione è analoga allo smontaggio di un set lego in pezzi singoli. Abbiamo completato i test a livello pilota e anche la progettazione dell'impianto dimostrativo con una capacità di 6.000 tonnellate all'anno nel sito di Mantova. Il nostro obiettivo è quello di scalare e avere la tecnologia pronta per l'applicazione su larga scala. D: Cos'è il plasmix? E quali sono i vantaggi della tecnologia della pirolisi? Assandri: Il plasmix è il rifiuto in plastica mista che non è adatto a un efficace riciclo meccanico. Rappresenta una percentuale significativa dei rifiuti in plastica che attualmente non vengono riciclati. La pirolisi è ideale per tali flussi di smaltimento e consente ai materiali di estendere il loro utilizzo, in linea con i principi dell'economia circolare. Poiché la qualità è la stessa della plastica vergine, i gradi riciclati chimicamente possono essere utilizzati in applicazioni di alto valore, comprese le applicazioni a contatto con gli alimenti. Il processo da noi sviluppato offre ulteriori vantaggi come la flessibilità, l'efficienza energetica, la qualità dei prodotti e un grande risparmio di emissioni di gas serra (GHG). Il recupero dei materiali di tutti i flussi risultanti dal processo di pirolisi (liquidi, gas e solidi) è per noi una priorità assoluta. D: Il riciclo chimico può ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e le emissioni di CO2? Assandri: Nel complesso, l'impronta ecologica del riciclo chimico è inferiore alle emissioni a monte e a valle dell'attuale sistema lineare (estrazione delle materie prime, produzione di plastica e gestione dei rifiuti a fine vita). Attualmente, i rifiuti in plastica mista vengono inceneriti o messi in discarica. Entrambe le soluzioni hanno un impatto ambientale negativo. L'incenerimento porta a un aumento delle emissioni di CO2 e di altri inquinanti, mentre lo smaltimento in discarica provoca un'ulteriore dispersione dei rifiuti in plastica nell'ambiente. Il riciclo chimico evita questi problemi e, poiché riconverte i rifiuti in materie prime, contribuisce a ridurre la dipendenza dalle riserve fossili. D: Il riciclo meccanico svanirà con lo sviluppo di impianti di riciclo chimico? Assandri: Per niente. Il riciclo meccanico è già un'attività considerevole con un ecosistema ben sviluppato per flussi di polimeri come PET, HDPE, PP, ecc. Non ha senso sostituire i sistemi esistenti che funzionano bene. L'obiettivo del progetto è quello di integrare il riciclo meccanico e migliorare drasticamente la circolarità dei prodotti in plastica, ampliando la portata dei flussi di rifiuti riciclabili. In effetti, credo che il riciclo meccanico trarrà vantaggio dallo sviluppo di tecnologie di riciclo chimico, poiché gli obiettivi e le valutazioni sarebbero più ripartiti tra i due. D: Hoop® è la soluzione al problema dei rifiuti in plastica? Assandri: La questione dei rifiuti in plastica è complessa e richiede un approccio su più livelli per trovare soluzioni efficaci. Progetti come Hoop® stanno compiendo passi nella giusta direzione e costituiscono una parte importante della soluzione. Se il riciclo chimico, insieme al riciclo meccanico, riuscirà o meno ad affrontare il problema dei rifiuti plastici dipende da diversi fattori: Tutti gli attori della catena del valore, compresi i proprietari dei brand, devono essere coinvolti e collaborare. Anche i consumatori devono svolgere un ruolo importante nel seguire la corretta raccolta dei rifiuti e nell'aumentare la domanda di prodotti riciclati. Le certificazioni standardizzate e riconosciute a livello internazionale sono una necessità. Poiché il riciclo chimico genera una materia prima vergine equivalente, i materiali si mescolano negli impianti chimici e rendono difficile rintracciare fisicamente la materia prima riciclata. Gli esperti, pertanto, suggeriscono di utilizzare l'approccio del bilancio di massa per tracciare accuratamente il flusso del materiale riciclato intorno agli impianti industriali, al fine di attribuire il corretto valore del contenuto riciclato a un prodotto. Un ultimo aspetto, ma non per questo meno importante: l'industria avrà bisogno anche di sostegno politico e normativo. Una maggiore chiarezza sulla produzione sostenibile delle materie plastiche dovrebbe arrivare all'inizio del 2021, una volta che la Commissione Europea avrà completato la revisione del Regolamento sulla tassonomia dell'UE. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - riciclo meccanico - riciclo chimico
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