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https://www.rmix.it/ - L’ultima moda in cucina: cucinare con la lavastoviglie
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare L’ultima moda in cucina: cucinare con la lavastoviglie
Ambiente

I cibi possono essere cotti, in appositi contenitori, durante il lavaggio dei piatti per risparmiare energia di Marco ArezioNon c’è bisogno di fare grandi progetti per seguire i principi dell’economia circolare e della tutela dell’ambiente, ma l’attenzione agli sprechi della nostra vita quotidiana, moltiplicati ed ampliati dal numero della popolazione, incideranno sul benessere del nostro pianeta. Avete mai pensato che l’utilizzo dell’acqua più o meno calda incide su consumi e inquinamento? Pensate che per riscaldare 60 litri d’acqua servono 2,17 kw/h, mentre per 20 ne sono sufficienti appena 0,72 (una lavastoviglie con il programma Eco consuma appena tra gli 0,8 e 1,5 kw/h). Ecco perché è nata l’dea di sfruttare ancora di più il microclima che si produce nella lavastoviglie durante il lavaggio, utilizzando le alte temperature per cuocere dei cibi. Come avviene la cottura dei cibi nella lavastoviglie? Durante il lavaggio, all’interno della macchina si sviluppa un vapore caldo che è paragonabile a quello della cottura a vapore utilizzata per moltissimi tipi di cibi, nella cucina più salutista. Ecco che allora, inserendo nella lavastoviglie appositi contenitori rigorosamente a chiusura ermetica (per non rovinare i cibi con il contatto diretto con l’acqua) è possibile cuocerli in maniera naturale, mentre nel frattempo lavate i piatti del pranzo. In base al tipo di lavaggio potete ovviamente scegliere la temperatura di cottura. Ormai sul web spopolano anche i ricettari per la cottura in lavastoviglie. Quale è il rapporto tra la temperatura del lavaggio e quella della cottura? Lavaggio eco = cottura a bassa temperatura (50° – 55° C) Lavaggio normale = cottura a media temperatura (60° – 65° C) Lavaggio intensivo = cottura a medio alta temperatura (70° – 75° C). Per la cottura potete anche utilizzare gli appositi sacchetti per il sottovuoto, che siano adatti anche alla cottura. Badate che così come i vasetti ermetici, anche i sacchetti siano lavabili e riutilizzabili, così da fare un vero servizio per l’ambiente. Se volete provare subito con quello che avete in casa, mettetevi alla prova con cibi semplici che cuociono a basse temperature. Potete provare con qualsiasi alimento: carni, pesci, molluschi, frutta, ortaggi. Quali sono gli alimenti sconsigliati per la cottura nella lavastoviglie? Naturalmente prediligete per la cottura in lavastoviglie solo i cibi che richiedono cotture brevi e a basse temperature. Evitate cibi come riso o legumi, che richiedono lunghe cotture e temperature elevate. Risparmio di acqua, di corrente e di gas sono i contributi giornalieri che possiamo dare attraverso l’uso corretto delle fonti energetiche in casa nostra.Vedi maggiori informazioni sulla vasocottura

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https://www.rmix.it/ - Guerra, Pandemia e Siccità: La Tempesta Perfetta per l'Africa
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Guerra, Pandemia e Siccità: La Tempesta Perfetta per l'Africa
Ambiente

Guerra, Pandemia e Siccità: La Tempesta Perfetta per l'Africadi Marco ArezioAllo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia la situazione alimentare delle popolazioni Africane, specialmente quelle nelle aree occidentali, come il Burkina Faso, il Ciad, Niger Mali e Nigeria, era già compromessa in quanto le lunghe siccità avevano fatto crescere del 20% i prezzi dei beni alimentari.Con il conflitto in corso, la situazione si è ulteriormente aggravata in quanto molti paesi dipendono dalla Russia e dall'Ucraina per le importazione di grano e la sua mancanza sul mercato porta all'aumento esponenziale dei prezzi e alla difficoltà a reperire le derrate alimentari.La dipendenza di questi nazioni, per le importazioni di grano dai due paesi in conflitto, si aggira tra il 30 e il 50%, lasciando pochi spazi di trovare nuovi fornitori per quantità così considerevoli.Un altro problema che si somma a quello della carenza di derrate alimentari è la probabile riduzione degli aiuti finanziari ai paesi poveri, in quanto, molti stati potrebbero spostare le risorse finanziarie, destinate alla cooperazione internazionale, per aiutare l'Ucraina e il gran numero di sfollati che si sta riversando in Europa.I poveri, gli affamati e i profughi, che siano alimentari o a causa delle guerre, sono tutti uguali ed è per questo che bisogna mantenere una visione degli aiuti ampia a livello mondiale.

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https://www.rmix.it/ - Cambiamenti Climatici e Siccità. L’Acqua non si Fabbrica (Forse)
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Cambiamenti Climatici e Siccità. L’Acqua non si Fabbrica (Forse)
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La siccità è arrivata in modo devastante anche in Europa, forse adesso ascolteremo la terra?di Marco ArezioIl Covid, la guerra, il caldo asfissiante, la siccità, la mancanza di energia, i flussi migratori in crescita, questa è la fotografia del nostro vivere contemporaneo. I problemi ci piace vederli in televisione, con l’idea sciocca che rimangano confinati li dentro, poi, facciamo la vita di sempre, facendo finta che tutto vada bene. E’ una forma di protezione? Forse, ma di fatto la situazione è proprio questa, un insieme di fatti concatenati (e non li ho citati tutti), che rendono complicata la vita di oggi e del medio periodo. Di cambiamenti climatici piace parlarne a tutti, siamo tutti ecologisti per uniformarci alla massa che, ora, cammina in questo senso, ma in realtà, nella nostra vita quotidiana ci comportiamo in modo non troppo green. Noi rispecchiamo la classe politica che eleggiamo, che dovrebbe prendere delle decisioni per la comunità, anche impopolari, nella giusta direzione per il nostro futuro, ma la politica oggi sembra un grande social e i politici, come influencers, devono piacere e compiacere, non governare. Quindi risolvere i problemi climatici è difficile, perché sembra non ci siano nell’agenda delle priorità, anche se ne parlano giornalmente. Da anni si parla di energie rinnovabili e da anni si fa pochino per aumentare seriamente la produzione di energia dal sole e dal vento, ma adesso che il prezzo del gas è andato alle stelle si rispolverano vecchi progetti lasciati nei cassetti dei burocrati. Per quanto riguarda l’acqua la faccenda è, purtroppo, ancora più grave in quanto non basta finanziare nuovi progetti, come è successo per le energie rinnovabili, per avere più acqua, in quanto questa è difficilmente producibile. Anche per il settore idrico, bene primario per la popolazione, le istituzioni hanno fatto sempre poco, molto poco, in un paese che fino a poco tempo fa non aveva il problema della siccità, non si è mai investito abbastanza sugli acquedotti, che in molti casi disperdono lungo il tragitto anche il 30-40% della loro portata. Non si è investito sugli accumuli, creando nelle zone più piovose, come in montagna, invasi che potessero fungere da riserva d’acqua quando necessario, non si è investito in impianti di desalinizzazione lungo le coste e non si è mai affrontato una gestione organica e sociale delle acque sotterranee profonde. Secondo i dati Istat del 2019, le acque sotterranee garantiscono l’84% del fabbisogno idropotabile (48% da pozzi e 36% da sorgenti), oltre a coprire una parte significativa delle esigenze agricole e industriali. Pur risentendo della diminuzione delle piogge, la risorsa idrica sotterranea nazionale si rinnova annualmente per circa 50 miliardi di metri cubi, valore paragonabile all’acqua invasata in media nel Lago di Garda e a quella che mediamente il fiume Po scarica in Adriatico in un anno. Inoltre si dovrebbe sfruttare di più la risorsa dell’umidità dell’aria, in quanto è possibile costruire deumidificatori che, spinti da energia rinnovabile, trasformino l’umidità in acqua potabile. Questi impianti potrebbero contribuire alla riduzione dell’uso dell’acqua che preleviamo dagli acquedotti, facendo risparmiare risorse naturali importanti. Forse è il caso di svegliarci e fare tutti, nel nostro piccolo, qualche cosa.

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https://www.rmix.it/ - I Crediti di Carbonio Africani Aiutano a Ridurre la CO2
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare I Crediti di Carbonio Africani Aiutano a Ridurre la CO2
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Il principio di negoziazione dei crediti di carbonio contribuisce al miglioramento del pianetadi Marco ArezioNella stesura del protocollo di Kyoto nel dicembre del 1997, entrato poi in vigore il 16 Febbraio del 2005, relativo alle misure urgenti da prendere e agli strumenti che le aziende potevano utilizzare per ridurre o compensare l’emissione di CO2 in atmosfera, si sono citati i famosi crediti di carbonio. Questi sono dei certificati ambientali negoziabili tra le società che, a fronte di un investimento certificato sulla riduzione delle emissioni di carbonio, possono compensare le emissioni inderogabili e incomprimibili. Una sorta di ricompensa economica all’emissione di CO2 necessaria per una certa produzione industriale, che verrà compensata attraverso progetti che mirano ad immagazzinare il gas serra prodotto. Un certificato corrisponde a 1 tonnellata di CO2 non emessa in atmosfera e può essere negoziato attraverso attività che riguardano: • Forestazione e la silvicoltura • Acqua potabile • Gestione sostenibile dei rifiuti • Agricoltura smart • Riscaldamento ed illuminazione green • Energie rinnovabili Tra queste attività, il Gabon è in prima fila per progetti di gestione e conservazione di circa 600.000 ettari di foreste certificate che, oltre produzione di legname per le attività industriali e del settore edilizio internazionale, investe, con aziende estere nella cura della foresta per cedere i certificati di credito di carbonio. Da una parte lo sfruttamento consapevole ed equilibrato della foresta dà vita ad attività locali nella lavorazione del legno, permettendo alla popolazione di trovare lavoro e stabilità, creando per il paese un benessere indiretto da queste attività. Dall’altro lato, l’investimento economico delle società industriali che producono CO2, permettono al Gabon di riforestare le aree tagliate dall’attività delle segherie, creando un equilibrio tra produzione e natura a beneficio della popolazione e dello stato. Chi investe in progetti di riforestazione e tutela del territorio ha il vantaggio di ricevere i certificati di credito di carbonio, che consentono un ribilanciamento delle emissioni di CO2 per arrivare alla totale compensazione tra tonnellate immesse e compensate. Questo sistema dimostra, in maniera inequivocabile, che il processo di miglioramento, sia dell’ambiente che delle condizioni socio-economiche delle popolazioni dei paesi più poveri, non dipende sempre dalla delocalizzazione delle industrie dei paesi più avanzati, né nello sfruttamento intensivo delle risorse naturali dei paesi in via di sviluppo, che danno poco e mal pagato lavoro. E’ proprio la conservazione e l’investimento sull’ambiente che crea un equilibrio naturale al mondo, la riduzione delle emigrazioni e l’alzamento del tenore di vita dei cittadini.

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https://www.rmix.it/ - Plogging: uno Sport Etico, Socialmente Utile e Rieducante
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Plogging: uno Sport Etico, Socialmente Utile e Rieducante
Ambiente

Come stare in forma e continuare a essere utili all’ambientedi Marco ArezioIl contatto con la natura è una forma di riappacificazione con sé stessi, un calmante per la mente e una medicina per il nostro corpo. Che tu sia amante della corsa nei boschi o in campagna o nei parchi, o che ti piaccia camminare lentamente con gli amici o la tua famiglia in montagna o nei sentieri di pianura, sulle spiagge o in altri ambiti naturali, quello che conta è vivere in simbiosi con la natura. Che faccia freddo, o caldo, che piova o ci sia il sole, che sia giorno o sera, ogni momento delle stagioni e delle giornate possono regalare momenti indimenticabili al tuo tempo. Colori, profumi, luci, ombre, fiori, animali, rocce, panorami, borghi, tutto ti ricorderà, anche a distanza di molto tempo, i momenti piacevoli che hai vissuto da solo, come esperienza intima, o in compagnia di altre persone. Purtroppo da sempre la natura è usata, violentata, disprezzata per ignoranza, soldi, aridità d’animo e menefreghismo da una parte della popolazione, che la usa distruggendo, giorno dopo giorno, l’ambiente. Siamo passati però, da un lungo periodo di apatia verso il problema, a un risveglio progressivo, dove le persone si sono decise a fare qualche cosa per invertire questo pericoloso declino. Abbiamo incominciato a vedere gruppi di giovani che, muniti di sacchi della spazzatura e guanti, camminavano sulle spiagge per raccogliere i rifiuti che il pare portava a riva. Abbiamo visto amici che si ritrovavano nei parchi cittadini, in modo autonomo, per una giornata di pulizia degli spazi verdi, da rifiuti, siringhe e oggetti abbandonati. Abbiamo visto famiglie, singoli o gruppi di persone che percorrono i sentieri di montagna, di campagna, di collina, con un sacchetto attaccato allo zaino, per raccogliere, senza alcun programma prestabilito o obbligo, i rifiuti che altri lasciano in giro. Il senso dell’ambiente, del vivere civile e dell’ecologia traspare da queste iniziative private, individuali o collettive, dove si pulisce un luogo senza che nessuno ce lo chieda, per noi stessi e anche per chi sporca, a danno suo e di tutti. In un periodo di neologismi questa attività fisico-ambientale ha preso il nome di Plogging, definizione con cui si individua uno sport all’aria aperta, correre o camminare, con lo scopo aggiunto di raccogliere i rifiuti abbandonati. Il Plogging può diventare anche una rieducazione sociale, un’espiazione di una pena inflitta per l’abbandono di rifiuti, reato vero e perseguibile, che molti forse non sanno che esista. Dalle cicche di sigaretta buttate per terra, alle bottiglie dell’acqua ai resti del cartone della pizza o alle lattine di bibite lasciate ai piedi delle panchine, sono tutti reati che costituiscono un danno alla comunità. Il Plogging potrebbe essere la pena giusta per queste persone, che potranno per alcuni giorni, camminare per i sentieri, le vie delle citta, i parchi pubblici, le spiagge raccogliendo i rifiuti che, gente come loro, hanno lasciato in giro. Credo possa essere educativo, costruttivo e democratico impegnare delle giornate a riparare gli errori che si commettono, perché l’ambiente non è una cosa tua ma è un bene di tutti e, quindi, ci vuole rispetto.

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https://www.rmix.it/ - La 24 Ore di Le Mans Iscriverà solo Auto con Carburante Rinnovabile
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La 24 Ore di Le Mans Iscriverà solo Auto con Carburante Rinnovabile
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Vediamo come, nella più iconica delle competizioni d'auto, la 24 Ore di Le Mans, si useranno solo biocarburantidi Marco ArezioLa gara automobilistica che si svolge ogni anno, nel mese di Giugno, presso il circuito di Le Mans in Francia è nata nel 1923 e, non c’è dubbio, ha fatto la storia delle competizioni sportive delle auto. Attraverso le competizioni, l’industria automobilistica si metteva in luce verso i propri clienti, utilizzando le corse come veicolo pubblicitario per i propri modelli di serie. Ricordiamo nomi eccellenti dell’industria dell’auto come la Ferrari, l’Alfa Romeo, la Bugatti, la Ford, la Bentley, la Jaguar, la Mercedes e molte altre marche, e più recenti, che hanno calcato il prestigioso circuito. Alcuni piloti sono diventati oramai leggenda, come Tazio Nuvolari, Luigi Chinetti, Phil Hill, Olivier Gendebien, Ludovico Scarfiotti, Lorenzo Bandini, Bruce McLaren, Chris Amon, Jacky Ickx, Henri Pescarolo, Gérard Larrousse, Jean-Pierre Jaussaud, Didier Pironi, Michele Alboreto, Stefan Johansson, Tom Kristensen e molti altri che si sono sfidati a velocità folli per far vincere il proprio team. La gara ha visto anche delle enormi tragedie, come l’incidente avvenuto nel 1955 quando una Mercedes, volò letteralmente oltre la pista, atterrando tra la folla che seguiva la gara. Ci furono 83 morti e 120 feriti. Ma la competizione di Le Mans è sempre stata vista come la battaglia tecnologica tra le case costruttrici che, attraverso le gare, volevano sottolineare la capacità industriale e la maestria nel produrre modelli vincenti, veloci e carismatici. I clienti di auto si identificavano, come nel calcio, con il proprio marchio preferito, supportandone le gesta e, i fortunati che potevano permettersi macchine così prestigiose, ne facevano uno status symbol. L’intreccio tra industria e sport è durato per molto tempo, nonostante da un po' di anni le case automobilistiche sono viste come produttori di mezzi inquinanti e, quindi, si è allentato quel forte sodalizio passionale che c’era prima con le auto. In realtà oggi si vuole cercare di conservare quella passione per il motore endotermico, che ha sempre affascinato il pubblico, cerando carburanti che siano pienamente rispettosi dell’ambiente e non di derivazione petrolifera. Infatti, secondo le informazioni di Total, si è realizzato un biocarburante composto da residui delle lavorazioni agricole, come le vinacce e le fecce, chiamato Excellium Racing 100, che è stato approvato dalla FIA come carburante adatto alle competizioni. Soddisfa inoltre le direttive delle case automobilistiche per quanto riguarda i motori, dei piloti per la guidabilità e dell’ente europeo sulle energie rinnovabili (RED). Tutte le 60 auto che correranno la gara di Le Mans nel 2022 saranno rifornite questo carburante ecologico, dimostrazione che passione e ambiente sono conciliabili, se si vuole.

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https://www.rmix.it/ - Senza la Riduzione della Carne sulle Tavole la Lotta Climatica Perderà
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Senza la Riduzione della Carne sulle Tavole la Lotta Climatica Perderà
Ambiente

L'impari lotta tra la carne animale e quella vegetaledi Marco ArezioL’industria della carne è una lobby forte al pari di quella del petrolio, di internet, del fumo, dell’alcol, del gioco d’azzardo e di molte altre attività economiche che vivono sull’empatia con il consumatore.E’ da considerarsi una sorta di dipendenza dal gusto, un richiamo irresistibile a soddisfare l’impulso del cibo corroborato dalla sensazione di appagamento del palato. Un richiamo irresistibile, unito al fatto che normalmente non ci poniamo il problema se un così prelibato alimento possa arrecare danno all’ambiente.Il bisogno primario di mangiare, supportato dal piacere di farlo per vivere un’esperienza culinaria gradevole, quasi mai accende un processo di ragionamento imparziale e distaccato sul problema del mondo della carne. Purtroppo è risaputo che l’industria dell’allevamento degli animali da macello incide in modo enorme sul cambiamento climatico, sia direttamente causato dagli animali in vita, che dalla necessità di spazi sempre più grandi di territori deforestati da assegnare al pascolo, sia dall’enorme quantità di terra ed acqua necessarie a produrre alimenti per gli animali. Se consideriamo che i nutrimenti che la carne può dare al nostro corpo sono facilmente sostituibili con altri, forse meno gustosi, ma con un basso impatto climatico, la partita si gioca solo sulle sensazioni espresse dal sapore del prodotto. La catena di soggetti che protegge questo scrigno del sapore, con cui tiene legato il consumatore al proprio business, parte da lontano, a cominciare dalla politica che dovrebbe legiferare per proteggere l’ambiente ma anche la salute dei cittadini (la carne ha molte controindicazioni importanti per il nostro corpo). Il marketing delle aziende della carne che fa leva proprio sulle sensazioni del gusto per promuovere il prodotto da vendere, incidendo sulle debolezze dei cittadini. Le aziende del settore che combattono contro qualsiasi forma di concorrenza vegetale di prodotti alternativi, interdicendo i nomi dei prodotti finiti che sono nel linguaggio comune, come hamburger, bistecca, ecc.. cercando di ostacolare la diffusione di prodotti non a base di carne ma dall’aspetto simile. In un mondo democratico è giusto che le scelte alimentari dipendano da noi stessi, ma abbiamo, nello stesso modo, il diritto ad una corretta informazione sugli impatti che l’industria della carne ha, non solo sul nostro pianeta, ma anche sulla nostra salute. Ma nello stesso tempo, abbiamo il diritto che i prodotti a base vegetale, che possono sostituire i prodotti a base di carne, abbiano la libertà di diffondersi sul mercato in modo da lasciare ampio spazio di scelta al consumatore che vuole acquistarli. Il consumatore consapevole dell’impatto sulla terra che ha la produzione di carne, fa nutrire una certa speranza che, in ogni modo, prima o poi, la scelta si sposterà su una carne vegetale che non creare squilibri ambientali così macroscopici. Invece, per i consumatori che non hanno questa consapevolezza ambientale e si fanno dirigere da scelte dettate dal gusto del prodotto, dobbiamo aspettare che la carne a base vegetale possa raggiungere standard olfattivi e di gusto piacevoli come la carne da animale. Solo a quel punto sarà possibile aumentare la platea di soggetti che potranno spostarsi verso un alimento a minore impatto ecologico. Certamente gli stati potrebbero disincentivare il consumo della carne, visto che la problematica della sua permanenza sulle tavole comporta un peggioramento del clima e della salute, valori che gli stati devono perseguire e tutelare. I sistemi per disincentivare, per esempio, il fumo e l’alcol, sono normalmente applicati in molti stati, con il risultato che anno dopo anno, i cittadini si stanno adeguando a queste limitazioni. Questo non vuol dire non fumare o non bere, ma cercare di limitare le occasioni e renderle più onerose per il portafoglio di chi vuole consumare questi prodotti. Anche per la carne dovrebbe essere fatta una politica di disincentivazione, creando un contro marketing, senza eccedere nelle provocazioni o nelle paure, ma illustrare in modo esatto gli impatti ambientali dell’industria della carne e l’impatto sulla nostra salute nel lungo periodo.

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https://www.rmix.it/ - Una Pista Ciclo-Pedonale Sospesa tra gli Alberi
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Una Pista Ciclo-Pedonale Sospesa tra gli Alberi
Ambiente

Una pista ciclo-pedonale sopraelevata che corre tra gli alberi, poggiata su due file parallele di piante che fungono da pilastri, sarà probabilmente un’esperienza fantastica.Abbiamo passato la seconda metà del secolo scorso nella più sfrenata cementificazione del suolo, creando città dormitorio, periferie squallide, consumato spazi verdi e costruendo senza anima. Un’edilizia anche senza cuore, fatta per il denaro e non per l’uomo, dove si consumavano le vite tra lavoro, impegni, sacrifici e poche speranze, vivendo in edifici spersonalizzati lontani dalla natura. La natura, questo è il punto. Abbiamo tentato di cancellare il rapporto primario tra l’uomo e l’ambiente, riempendolo di cemento, asfalto, macchine in una sequenza continua. Durante gli ultimi 10 anni le esigenze della popolazione sono cambiate, l’attenzione all’ambiente è diventata una spinta propulsiva e il controesodo dalle città, in cerca di abitazioni a misura d’uomo, ha fatto riflettere i progettisti e i costruttori. Una nuova esigenza abitativa ma anche sociale, con la necessità di ripensare un’urbanizzazione meno cemento-centrica, a favore di spazi verdi in cui ripristinare un equilibrio con se stessi e con il mondo. In questa filosofia si inserisce il progetto dello studio CRA-Carlo Ratti Associati e l'organizzazione no-profit GAL “The Tree Path”, che ha pensato a un percorso sopraelevato per pedoni e ciclisti supportato da più di mille alberi, come ci racconta Cuoghi Dalila. Il percorso sensoriale conduce a Sabbioneta, patrimonio mondiale dell'UNESCO nel nord Italia, ed è stato sviluppato in stretta collaborazione con OLA, il massimo esperto di una tecnica di costruzione che utilizza gli alberi come elementi architettonici. Arrivare a Sabbioneta, uno dei più famosi siti Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, in bicicletta, lungo una pista ciclo-pedonale sopraelevata che corre tra gli alberi, poggiata su due file parallele di piante che fungono da pilastri, sarà probabilmente un’esperienza fantastica. Una soluzione sostenibile e smart al tempo stesso: le persone possono camminare o andare in bicicletta su una piattaforma rialzata tra le cime degli alberi, mentre i sensori integrati nel verde tracciano le condizioni ambientali in tempo reale. Indissolubile rapporto tra architettura e natura Il sentiero degli alberi si snoda verticalmente su tre diversi livelli, salendo fino a sei metri dal suolo, aggirando il traffico stradale e i corsi d'acqua. Il percorso incorpora sensori digitali per misurare molteplici fattori nell'atmosfera, dall'inquinamento atmosferico allo stato di salute e crescita dei singoli alberi. I sensori aiuteranno anche a garantire che tutti gli organismi viventi lungo il percorso possano rispondere alle mutevoli condizioni ambientali o ai carichi strutturali, realizzando una visione di "Internet degli alberi". In questo progetto lo studio CRA segue OLA - Office for Living Architecture, l’ufficio specializzato nella tecnica del Baubotanik con il quale CRA ha collaborato per questo progetto. In passato loro hanno usato con funzione strutturale specie diverse come salice, platano, pioppo, betulla e carpino. Tutti alberi sufficientemente flessibili e vigorosi con cortecce sottili che possono essere facilmente innestate. Una volta piantumati gli alberi, quanto tempo bisognerà attendere per il loro accrescimento affinché possa essere realizzata la passerella? Questa è una caratteristica molto interessante del progetto. Non si seguiranno i ritmi della costruzione umana, ma quelli della natura. Ovviamente la tecnica del Baubotanik prevede un accompagnamento della crescita degli alberi, in modo che quest’ultimo processo possa dispiegarsi in parallelo a un sostegno sempre più solido della struttura. Si tratta di un modo di pensare l’architettura su tempi lunghi: un antidoto a certe costruzioni frettolose… Con quali materiali sarà realizzata la passerella sospesa? In questa fase di concept abbiamo ipotizzato una leggera struttura metallica, sulla quale si innestino materiali organici – legno, micelio e altro. La passerella sarà completamente sostenuta dagli alberi o sono comunque previste opere puntuali di sostegno realizzate con altri materiali? Soprattutto all’inizio ci saranno anche strutture temporanee di sostegno – il mondo del naturale e dell’artificiale che si danno la mano! Foto: studio CRA-Carlo Ratti Associati

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https://www.rmix.it/ - L’EU sta Studiando Nuove Restrizioni sull’Uso di Molte Sostanze Chimiche
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare L’EU sta Studiando Nuove Restrizioni sull’Uso di Molte Sostanze Chimiche
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di Marco ArezioI consumatori sono sempre preoccupati sulla scarsità e sulla veridicità delle informazioni che ruotano intorno alla possibile tossicità per la salute dei prodotti che acquistano, siano essi imballi per alimenti, oggetti di uso comune, cosmetici o prodotti ausiliari come vernici, isolanti o altri elementi.Nel mondo delle fake news diventa difficile stabilire, per esempio,  se l'acqua contenuta nelle bottiglie di plastica, sotto l'effetto del calore del sole o della luce, possa essere contaminata dal suo imballo in PET, oppure se il rivestimento polimerico di una lattina di piselli possa cedere sostanze nocive al cibo o se le creme che mettiamo sul corpo possano creare problemi sul lungo periodo all'organismo. Per questi motivi era necessario che, a livello governativo, si affrontasse il problema dei composti chimici che potrebbero creare un danno alla salute, cercando di catalogare ed eventualmente vietare, una volta per tutte, i composti ritenuti pericolosi.Secondo recenti informazioni, l’Unione Europea starebbe realizzando un elenco che conterrebbe fino a 12.000 sostanze chimiche, che vengono oggi usate per realizzare moltissimi prodotti e che vorrebbe considerare pericolose per la salute.L’obbiettivo sarebbe quello di vietarne l’uso realizzando così il più grande elenco di sostanze vietate che sia mai comparso in Europa. Il progetto, come ci descrive Arthur Neslen nel suo articolo, sembra sia supportato dalle analisi e dagli studi compiuti da un numero di scienziati che affermano che il tasso di inquinamento da sostanze chimiche presenti in molti prodotti, porterebbe a conseguenze irreparabili se non si interviene quanto prima. Si pensa, ad esempio, che la peronospora sintetica stia spingendo alcune specie di balene sull'orlo dell'estinzione, è stata inoltre accusata del calo dei tassi di fertilità umana e di 2 milioni di morti all'anno. Questo elenco preparato dall'UE è stato concepito come un primo passo per trasformare, in modo definitivo, la situazione attuale, riuscendo in ogni modo ad utilizzare la legislazione esistente, per mettere fuori legge le sostanze tossiche legate al cancro, all'interruzione ormonale, ai disturbi reprotossici, all'obesità, al diabete e ad altre malattie.Tatiana Santos, responsabile delle politiche chimiche, ha affermato: “I controlli chimici dell'UE sono generalmente e dolorosamente lenti, ma l'UE sta pianificando la più grande restrizione che abbiamo mai visto. Questo elenco promette di migliorare la sicurezza di quasi tutti i prodotti fabbricati e di ridurre rapidamente l'intensità chimica delle nostre scuole, case e luoghi di lavoro". Il piano si concentra per la prima volta su intere classi di sostanze chimiche, inclusi tutti i ritardanti di fiamma, i bisfenoli, le plastiche in PVC, le sostanze chimiche tossiche nei pannolini monouso e i PFAS, noti anche come " prodotti chimici per sempre " a causa del tempo prendono a degradarsi naturalmente. Tutti questi saranno inseriti in una lista di sostanze da considerare per la restrizione da parte dell'Agenzia Europea per le sostanze chimiche. L'elenco sarà regolarmente rivisto e aggiornato, prima di una revisione significativa del regolamento fondamentale dell'UE Reach per le sostanze chimiche, previsto per il 2027. Le sostanze chimiche identificate nel nuovo documento includono sostanze dei materiali a contatto con gli alimenti, pannolini monouso, IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e per i parchi giochi dei bambini. Ma i gruppi industriali sostengono che l’inclusione in questo elenco di alcune sostanze chimiche rischierebbe di colpire anche la fascia alta del mercato, in cui si trovano crene e profumi, nelle quali verrebbero utilizzati composti chimici che l’UE vorrebbe vietare. "Molti ingredienti diversi rientrano nel gruppo dei sensibilizzanti per la pelle, quindi un'ampia gamma di prodotti cosmetici potrebbe essere influenzata", ha affermato John Chave, direttore generale di Cosmetics Europe, un ente commerciale. "L'effetto di queste restrizioni porterebbe potenzialmente ad una riduzione di offerta, meno scelta e meno efficacia funzionale per i prodotti cosmetici, senza alcun vantaggio in termini di sicurezza perché gli ingredienti erano già sicuri". Oltre ai cosmetici, i prodotti interessati alla declassazione potrebbero includere vernici, prodotti per la pulizia, adesivi, lubrificanti e pesticidi. Il sistema Reach in Europa è già il registro chimico più esteso al mondo e nuovi divieti potrebbero colpire più di un quarto del fatturato annuo del settore, pari a circa 500 miliardi di euro all'anno, secondo uno studio del gruppo commerciale Cefic. "Alcune delle restrizioni potrebbero avere un impatto significativo sull'industria e sulle catene del distributive", ha affermato Heather Kiggins, portavoce del Cefic. L'industria sostiene un approccio più mirato alle restrizioni, con incentivi e controlli sulle importazioni per aiutare a sviluppare prodotti alternativi più sicuri. Tuttavia, l'Agenzia Europea per le sostanze chimiche preferisce trattare le sostanze chimiche in gruppi più ampi, perché le aziende chimiche hanno, nel tempo, aggirato il divieto delle singole sostanze chimiche modificando la loro ricette, per creare sostanze sorelle che possono anche essere pericolose, ma che richiedono lunghe battaglie legislative per essere regolamentate. La tattica del settore, nota come " sostituzione deplorevole”, è stata criticata da gruppi ambientalisti per aver consentito la sostituzione di sostanze come il bisfenolo A, che altera il sistema endocrino, con altri bisfenoli. Santos l'ha descritta come "una tattica cinica e irresponsabile dell'industria chimica per sostituire le sostanze chimiche vietate più dannose, con altre altrettanto dannose non ancora giudicate dalle normative. Abbiamo assistito a un modello decennale di continue sostituzioni per evitare la regolamentazione delle sostanze”.Consideriamo che esistono più di 190 milioni di sostanze chimiche sintetiche registrate a livello globale e una nuova sostanza chimica industriale viene creata in media ogni 1,4 secondi. L'ONU afferma che l’attuale valore globale del settore sia di oltre 5 trilioni di dollari e che raddoppierà entro il 2030 e quadruplicherà entro il 2060. Il commissario per l'ambiente dell'UE, Virginijus Sinkevičius, ha affermato che le nuove restrizioni "mirano a ridurre l'esposizione delle persone e dell'ambiente ad alcune delle sostanze chimiche più dannose". Il commissario per i mercati interni dell'UE, Thierry Breton, ha affermato che il raggiungimento di un ambiente privo di sostanze tossiche richiederebbe trasparenza e visibilità da parte della commissione. "Il piano delle restrizioni sulle sostanze chimiche fornisce tale visibilità e consente alle aziende e alle altre parti interessate di essere meglio preparate per potenziali restrizioni imminenti", ha affermato. Milioni di tonnellate di sostanze chimiche sono state utilizzate da giganti industriali come BASF, Bayer, Dow Chemicals ed ExxonMobil senza completare i controlli di sicurezza tra il 2014 e il 2019, secondo una ricerca degli ambientalisti tedeschi.

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https://www.rmix.it/ - Prenditi Cura della Natura e la Natura si Prenderà Cura di Te
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Prenditi Cura della Natura e la Natura si Prenderà Cura di Te
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Prenditi Cura della Natura e la Natura si Prenderà Cura di Tedi Marco ArezioQuando un leggendario climber affronta le pareti con il rispetto totale per la montagna stessa e per l'ambiente in cui è inserita, quando rifiuta qualsiasi mezzo che potrebbe incidere negativamente sul rapporto con la montagna, quando l'amore per la natura lo fa sentire "roccia, vento e pioggia", allora è nato un nuovo ambientalista.Il leggendario scalatore dello Yosemite è Ron Kauk è nato a Redwood City, in California, il 23 settembre 1957. All'età di 14 anni, Ron ha partecipato a un'esperienza di backcountry di 20 giorni organizzata dalla sua scuola.Per il gusto di farlo, uno degli adulti aveva scommesso un frullato per chiunque fosse stato in grado di completare una salita difficile, che Ron vinse con successo. Trafitto dalla bellezza dell'arrampicata e incoraggiato dai modelli di comportamento nella comunità di arrampicata su roccia in Yosemite, Ron ha dovuto scegliere se continuare la sua istruzione formale o trasferirla in un luogo diverso. Scelse la via della natura e si trasferì a Yosemite all'età di 17 anni.Nel campeggio degli scalatori nella Yosemite Valley, noto come Campo 4, Ron è stato circondato da una comunità di individui che la pensano allo stesso modo in cerca di significato nelle sfide verticali delle pareti di granito, pareti scolpite dalle forze della natura.I successi di Ron nell'arrampicata sono stati molti, ma tutti hanno implicato l'espansione degli orizzonti nell'attività. Tra i risultati più iconici c'è un boulder nel mezzo del campo 4 noto come Midnight Lightning. Un'altra salita molto famosa è Astroman, che si trova sulla parete orientale della Colonna di Washington sotto il North Dome. Ancora un'altra, Magic Line , è una fessura molto sottile che si trova sul lato destro di Vernal Falls che Ron considera una delle sue salite "di successo nella vita" a causa della sua difficoltà.Ron in anni più recenti ha lavorato per esprimere il suo apprezzamento per Yosemite. Si è attivamente impegnato con la comunità dei nativi americani che ha giustamente un legame spirituale e storico con Yosemite.Ha trascorso le estati come volontario nel campeggio di Tuolumne Meadows fornendo legna da ardere per il campo dei ranger, organizzando pulizie e ricordando ai visitatori attraverso innumerevoli conversazioni la bellezza di Yosemite. Durante le estati a Tuolumne Meadows, Ron ripete le sue numerose salite e massi familiari, rinnovando il suo apprezzamento per ogni singola fessura, nodo e superficie levigata dal ghiacciaio che rappresenta le incisioni della geologia. È come uno studioso che legge antichi manoscritti, alla ricerca di riferimenti indecifrabili e significati nascosti. Annusa il vento, apprezza i temporali, il sole e il flusso dei fiumi a cascata. La nostra consapevolezza di questi elementi è la chiave per la nostra comprensione della condizione umana. La vita e la natura sono grandi insegnanti e offrono molti percorsi di intuizione, ispirazione e apprezzamento. Per Ron, è un semplice riassunto: "Prenditi cura della natura e la natura si prenderà cura di te".Info: Sacred rok

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https://www.rmix.it/ - CO2: la Butto? No la Catturo, la Imprigiono e la Riutilizzo
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare CO2: la Butto? No la Catturo, la Imprigiono e la Riutilizzo
Ambiente

L’anidride carbonica è sempre stata additata come un veleno per l’ambiente, dispersa senza criterio nell’atmosfera, distrutti gli ambienti che fungevano da moderatore delle quantità dell’aria, costruiti prodotti che ne emettono in quantità pericolose.Ma c’è un altro risvolto della medaglia che consiste nel considerare la CO2 una vera risorsa da riutilizzare in molti campi civili ed industriali. La CO2, opportunamente trattata, viene usata nel settore alimentare, nelle bibite, nel settore medicale, nella depurazione delle acque, nella lavorazione dei metalli, come gas refrigerante ecologico e in molti altri campi applicativi. Quindi catturarla, imprigionarla, lavorarla e riutilizzarla è un’opportunità importante ma anche una necessità per il bilanciamento carbonico del nostro pianeta. Tra i primi in Italia a realizzare industrialmente un processo di riciclo della CO2 è stata l’azienda Bergamasca Tenaris Dalmine, che attraverso lo stabilimento a Dalmine (Bg), iniziò a trattare questa preziosa materia prima nel settore della lavorazione dei metalli Oggi l’azienda ha aperto una collaborazione con la società Saipem e la Siad, che, attraverso l’acquisto di una innovativa tecnologia Canadese tramite Saipem, utilizza un enzima particolare per la cattura della CO2. Processo che sta interessando l’approfondimento tecnico-scientifico, con studi già in fase avanzata anche il Politecnico di Milano e di Torino. Questa tecnologia riduce notevolmente i costi di post-combustione per la cattura della C02 e permette il suo impiego in moltissimi settori di competenza delle tra aziende. Michele della Botta, Ad di TenarisDalmine, sostiene che questo progetto aiuterà l’azienda nell’obbiettivo di riduzione del 30% delle emissioni di CO2 entro il 2030.

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https://www.rmix.it/ - L’alba ecologica della Tanzania
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare L’alba ecologica della Tanzania
Ambiente

Tanzania: Il governo vieta i prodotti plastici monouso e promuove i centri ecologici Trentatrè, fin’ora, sono gli stati Africani che hanno vietato l’uso dei sacchetti di plastica per cercare di diminuire l’errato uso della plastica nella nostra vita. Dal 1° Giugno 2019 anche la Tanzania si è unito a questo piccolo esercito che tenta di fare qualche cosa per arginare il mare di plastica monouso che sta intasando l’ambiente.  Ma il paese sta anche cercando di fare qualche passo in più nell’ambito di un uso coerente e rispettoso della plastica, infatti sta anche studiando come fare a risolvere la problematica dello smaltimento di una produzione giornaliera ingente di rifiuti nelle proprie città. Il problema è così sentito che il governo ha coinvolto tutte le forze nazionali disponibili aprendo un canale di comunicazione anche con le associazioni giovanili ambientaliste. Lo sviluppo demografico delle città, come ad esempio Dar es Salaam, capitale culturale della Tanzania, che ha visto una rapida crescita negli ultimi anni, ed è ha una popolazione di circa 4,3 milioni di persone registrate nell’ultimo censimento nazionale, dispone di un servizio di raccolta dei rifiuti per solo il 30-40% dei suoi cittadini. Il paese produce circa 4.600 tonnellate di rifiuti al giorno con una previsione di salire a circa 12.000 entro il 2025, quindi si capisce che la messa al bando dei prodotti monouso, tra i quali ci sono i sacchetti in plastica, non potesse essere l’unica decisione da prendere in ambito ambientale. Il governo ha deciso di partire dalle scuole per far prendere coscienza ai giovani che i rifiuti, specialmente quelli plastici, siano una risorsa nel loro riutilizzo e che la loro dispersione nell’ambiente sia un lento suicidio collettivo. Inoltre i programmi didattici nelle scuole elementari vogliono valorizzare il giardinaggio, la piantumazione e ogni forma di conservazione dell’ambiente.Approfondisci l'argomento

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https://www.rmix.it/ - Donne Africane: Tutelano l'Ambiente e Sostengono la Famiglia.
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Donne Africane: Tutelano l'Ambiente e Sostengono la Famiglia.
Ambiente

Africa: mai come nei paesi poveri il ruolo delle donne è fondamentale e centrale nella societàdi Marco ArezioLa maggior parte dei paesi Africani sono costantemente sotto pressione a causa dei fenomeni che riguardano, le siccità, le migrazioni, l'iper urbanizzazione, la povertà, le malattie e la sicurezza sociale. Una parte di questi fenomeni, a volte concatenati tra loro, sono la conseguenza dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento causati dall'evolversi, negativamente, dei fenomeni di industrializzazione mondiale e da un tenore di consumi che erode il pianeta, con tutte le conseguenze del caso. I cambiamenti climatici, in alcune aree Africane, comportano prolungate siccità, con conseguenti deficit alimentari per la popolazione, che si vede costretta a spostarsi nelle aree urbane o sub-urbane alla ricerca di ipotetiche migliori condizioni di vita. Secondo una stima delle Nazioni Unite vivrebbero, nelle aree urbane del mondo, circa 3 miliardi di persone e di loro, circa 1 miliardo, in quartieri periferici degradati, in assenza di servizi minimali per la persona. L'iper urbanizzazione comporta delle conseguenze di tipo sanitario, di sicurezza, di inquinamento e di problematiche di sostentamento per le famiglie emigrate. Tra i tanti problemi che questi agglomerati umani sono costretti ad affrontare, quello dei rifiuti autoprodotti è annoverato tra quelli di urgente soluzione. Le città metropolitane Africane non sono tutte dotate di servizi di raccolta dei rifiuti, che possano far fronte alla crescita costante dell'espansione delle città e non sono nemmeno pronte ad arginare e risolvere il fenomeno dell'aumento dei rifiuti plastici causati dal cambio di abitudine dei cittadini in sull'uso degli imballi. Infatti, quello che era, un tempo, di Juta, di metallo o di legno si è presto trasformato in contenitori di plastica usa e getta. Il mix esplosivo di problemi esistenti, si contorna di un'altra piaga sociale che è la disoccupazione dilagante con conseguenza legata alla sicurezza dei cittadini e al loro sostentamento. In questa situazione, in alcune città, le donne, che hanno l'effettiva responsabilità famigliare, aiutate da alcune organizzazioni di volontariato Europeo, hanno imparato a fare, dei rifiuti plastici, un mezzo di sostentamento della propria famiglia, dando un contributo sostanziale al decoro del loro quartiere e contenendo quei fenomeni di pericolo sanitario che l'inquinamento implica. Le associazioni di volontariato le hanno sostenute attraverso l'istruzione sulle tematiche lavorative e nella costituzione di cooperative di lavoro che si occupano della raccolta selettiva e della vendita dei rifiuti plastici. Una lezione per tutti. Hanno creato piccoli, ma diffusi centri di raccolta e dispongono di risorse per poter gestire il lavoro dando uno stipendio alle loro famiglie e creando la possibilità, non solo di sostegno alimentare, ma anche di scolarizzazione dei propri figli. Le donne coinvolte in questa attività erano considerate la parte fragile, emarginata, analfabeta della comunità, ma ora, hanno preso coscienza della loro forza, della loro importanza e della loro autodeterminazione, che vogliono trasferire ai propri figli, soprattutto alle figlie, in modo da costruire una vita migliore.

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https://www.rmix.it/ - Il credito bancario si fa eco sostenibile
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il credito bancario si fa eco sostenibile
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Social banking, green economy e nuova strategia sugli investimentiAlcune delle grandi banche internazionali hanno intercettato il sentimento popolare che spinge per un cambio delle strategie industriali e di consumo mettendo al centro l’ambiente e la socialità sostenibile. Un esempio lo ha dato Unicredit, una grande banca di respiro internazionale, che ha varato una nuova strategia rivolta agli impieghi nel settore ESG (Environmental, Social, Governance) che è racchiusa nel nuovo piano industriale che verrà presentato il 3 Dicembre 2019. Il nuovo concetto che rappresenta, più di ogni altra cosa, lo spirito dell’iniziativa è racchiuso nella strategia “non un ritorno sul capitale ma un ritorno del capitale”. La banca ha messo a disposizione 1 miliardo di euro per finanziare operazioni che abbiano un risvolto sociale, facendo girare il denaro su progetti che creino iniziative con impatto positivo per la comunità. Inoltre la banca ha deciso di abbandonare completamente il finanziamento di progetti che non vadano nel senso dell’economia circolare e sostenibile, in particolare non verranno più finanziati progetti che si occupano dell’estrazione del carbone, portando a termine quelli in corso, ma non ne verranno finanziati altri. Verranno poi vietati finanziamenti di progetti coinvolti nell’estrazione petrolifera nell’Artico, del gas offshore e quelli relativi allo shale oil, a causa del sistema invasivo di estrazione basato sulle fratture meccaniche delle faglie. Per quanto riguarda i finanziamenti ai progetti eco sostenibili la banca ha deciso di aumentarli del 25%, arrivando ad una quota di 9 miliardi di euro entro il 2023, iniettando liquidità nel settore delle energie rinnovabili e per l’efficienza energetica. La banca disporrà di un team di tecnici ed economisti che valuterà direttamente le casistiche più importanti per classificare del finanziamento rispetto alle direttive del nuovo piano industriale.Vedi maggiori informazioni sull'argomento

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https://www.rmix.it/ - Petrolio, metano, idrogeno: passato-presente-futuro
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Petrolio, metano, idrogeno: passato-presente-futuro
Ambiente

Petrolio, metano e idrogeno: come stiamo affrontando la transizione energetica dalle fonti fossili? A guardarci intorno sembra che nulla stia cambiando, andiamo al distributore a riempire le nostre macchine di benzina o di gasolio, vediamo circolare qualche auto a metano, poche francamente, qualche rara auto elettrica. Ci sono ancora città che usano il gasolio per il riscaldamento e l’acqua calda, molte fabbriche che hanno processi industriali alimentati da fonti fossili e il trasporto su gomma divora gasolio come fosse un fiume in piena. I trasporti via mare e il traffico aereo dipendono dai derivati del petrolio e hanno un’incidenza nell’inquinamento dell’aria notevole. Ci sono centrali che producono energia elettrica che funzionano ancora a carbone e nonostante tutto, si parla tanto di energie rinnovabili ma, nel quotidiano, facciamo fatica a vederle espresse. In realtà il processo di de-carbonizzazione in alcune aree del mondo è partito, con le attività di conversione dalle fonti fossili verso quelle rinnovabili, un processo però che richiederà tempo e che avrà bisogno di investimenti. In passato c’era solo il petrolio, che forniva, una volta raffinato, tutta l’energia di cui avevamo bisogno. Inquina, si, lo abbiamo sempre saputo, ma abbiamo fatto sempre finta di niente, anzi, ancora oggi c’è chi sostiene che il cambiamento climatico non dipende anche dal petrolio. Il pericolo che temevamo, pronunciando la parola “Petrolio”, era che prima o poi potesse finire, dovendo quindi rinunciare ai nostri agi. Poi è arrivato il metano, non che lo avessimo chiamato al nostro capezzale per una questione ambientale, ma perché costava meno e quindi ci è stato subito simpatico. Agli esperti, introdotti nel settore petrolifero, non piacevano queste grandi simpatie e per evitare un travaso di clienti importante, che avrebbe minato la marginalità dell’industria petrolifera, hanno sostenuto che le riserve di gas erano molto limitate rispetto a quelle petrolifere, quindi il mercato del gas vide un’impennata dei prezzi così da mettere al sicuro il business del petrolio. Oggi le cose si sono ristabilite, in quanto la tutela dell’ambiente è sull’agenda di qualunque cittadino, quindi le cose si vedono in un modo meno unilaterale. Le riserve di gas stimate nel 2006 in 25 anni di disponibilità oggi sono arrivate a 200 anni, portando il prezzo del gas, per esempio negli Stati Uniti, ad un valore di dieci volte inferiore a quello del 2006. Rispetto al petrolio, il gas naturale costa oggi circa la metà, rendendo appetibili gli acquisti. L’allontanamento dal petrolio si sta concretizzando anche con l’aumento della produzione di bio-metano, che darà una grossa mano, sia in termini ambientali che di gestione dei rifiuti urbani, molto importante, aiutando la riconversione energetica. In questa ottica la fonte energetica per far funzionare il trasporto su gomma e su mare può essere progressivamente sostituita dal gas con risparmi in termini di CO2 considerevoli. Come per gli impianti di produzione di energia elettrica o i termovalorizzatori che potranno godere dell’uso di gas naturale o bio-gas per il loro funzionamento riducendo l’impronta carbonica. E il futuro quale è? Il futuro oggi si chiama Idrogeno, un elemento conosciuto da molti anni ma per ragioni politiche, economiche e tecniche non ha mai visto un’alba felice. Le speranze che questo elemento energetico venga usato in larga scala nei prossimi 10 anni è confortato dal fatto che le energie rinnovabili abbasseranno il prezzo della produzione dell’idrogeno, inoltre l’industrializzazione della produzione degli elettrolizzatori, che servono a ricavare l’idrogeno dall’energia elettrica scomponendo l’acqua, aiuterà questo processo. L’idrogeno si potrà utilizzare nei trasporti pesanti, nel settore residenziale, nel riscaldamento e in alcune attività industriali. Il matrimonio tra idrogeno e l’energia prodotta da fonti rinnovabili sarà la chiave di volta per la sua diffusione, infatti si devono progettare nuovi impianti che siano in grado di trasformare, per esempio l’energia del sole, in energia elettrica specificamente dedicata a questa produzione. L’Italia sta pensando con interesse all’area del nord Africa come fonte preferita per la produzione di energia solare dedicata, mentre l’Olanda pensa al mare del nord per l’utilizzo dell’eolico. C’è un gran fervore dietro le quinte, a breve, ci auguriamo, lo spettacolo possa iniziare anche per i consumatori.Vedi maggiori informazioni

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https://www.rmix.it/ - Il cambiamento climatico e i diritti umani
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il cambiamento climatico e i diritti umani
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Xenofobie, Nazionalismi e Violenze sono solo danni collaterali al progresso economico? Gli stati ricchi sono sordi agli avvertimenti degli scienziati sul riscaldamento globale e sulle conseguenze che esso imprime sull’ambiente e sulla popolazione. Quello che era considerato catastrofico qualche anno fa sembra sia un buon punto di partenza oggi. Se il riscaldamento globale attacca la filiera alimentare, da cui alcuni paesi sono abituati a rifornirsi, riducendo i quantitativi, poco male, cambiaeranno area geografica e fornitori, si tratterà di pagare un po’ di più.  Se il riscaldamento globale aumenta la temperatura media nelle città in cui vivono, poco male, aumenteranno l’uso dei condizionatori, si tratterà di pagare un po’ di più. Se il riscaldamento globale riduce la disponibilità di acqua da bere e per l’uso domestico, poco male, si forniranno da fonti più lontane e la trasporteranno fino a casa, si tratterà di pagare un po’ di più. Se il riscaldamento globale fa aumentare i livelli degli oceani e minaccia alcune aree costiere o zone turistiche, poco male, cambieranno i loro orizzonti di vacanza, si tratterà di pagare un po’ di più. Se il riscaldamento globale incrementa le migrazioni che premono ai loro confini, poco male, spegneranno la televisione e si verseranno un buon bicchiere di vino, sapendo che sono in costruzione nuovi muri che li proteggeranno, si tratterà di pagare un po’ di più. Se il riscaldamento globale aumenta i casi di malattie pandemiche e tradizionali, che minacciano le loro nazioni, poco male, l’assistenza sanitaria di alto livello e le protezioni individuali e i servizi a cui possono accedere ridurranno quasi a zero il rischio, si tratta di pagare un po’ di più. Esatto, si tratta di pagare un po’ di più.  Ma c’è una consistente fetta della popolazione mondiale, alla quale non è imputabile, se non in maniera del tutto marginale, l’inquinamento che causa il riscaldamento globale, che non gode di tutte le difese che i paesi ricchi possono elargire ai propri cittadini.  Le popolazioni Africane, del sud est Asiatico e sud Americane, subiscono un impatto diretto dei cambiamenti climatici, come la mancanza di acqua, la mancanza di cibo causato dalla progressiva desertificazione dei terreni, il caldo estremo che non può essere mitigato da alloggi adeguati, un’assistenza sanitaria scarsa o scadente, che non permette loro di affrontare le malattie che si stanno diffondendo ripetutamente nel mondo. Quando si parla, anche nelle sedi più autorevoli, di diritti umani si è portati a pensare sempre a se stessi e di come sia giusto garantire i supporti di base alla vita delle persone. Poi, però, ci si dimentica di agire o lo si fa in maniera del tutto timida e inadeguata rispetto alle esigenze. A questo divario di risorse così vergognoso ci stiamo un po’ abituando, sembra sia una divisione divina tra ricchi e poveri, uno status quo che ci fa comodo mantenere, coccolandoci nella nostra quotidianità. Ma a parte i governi che non guardano più in là del loro naso, che negano i problemi ambientali, che negano le relazioni tra epidemie e cambiamenti climatici, che credono nella correttezza e nella validità degli slogan “prima noi”, i paesi più ricchi del mondo si dovranno a breve confrontare con la disperazione di masse sempre più grandi di popolazione che non hanno più niente, a causa del clima impazzito che abbiamo creato. Se abbiamo negato a milioni di uomini i diritti di base che sono l’alimentazione, la casa, l’assistenza sanitaria, il lavoro e l’istruzione, come possiamo pensare che questa rabbia, fatta di disperazione, non possa portare a rivolte sociali, guerre, terrorismo, nazionalismi, xenofobia che prima o poi riguarderanno tutti? Se adesso giudichiamo la negazione del diritto alla vita o ad una vita dignitosa, una grande fetta di popolazione mondiale, come un danno collaterale al progresso economico, quanto tempo pensiamo possa passare perché anche noi verremo coinvolti e stritolati dal disastro ambientale del pianeta che stiamo piano piano costruendo? I diritti fondamentali non sono mai unilaterali, valgono per tutti, sempre. Approfondisci l'argomento 

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https://www.rmix.it/ - In Europa il Carbone Uccide due Persone all'Ora
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare In Europa il Carbone Uccide due Persone all'Ora
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Il combustibile plastico "End of Wast" è la soluzione al carbone? di Marco ArezioIl fumo che esce dalle ciminiere delle centrali elettriche alimentate a carbone, in Europa, ucciderebbe più di due persona l'ora secondo il rapporto "Silent Killers" Uno studio realizzato dall'università si Stoccarda, sulla base di una ricerca fatta, evidenzia gli impatti sanitari dell'inquinamento prodotto dall'utilizzo del carbone quale combustibile per produrre energia elettrica in Europa, evidenziando un numero pari a 22.300 morti premature, su base annua, che corrispondono alla perdita di 240.000 anni di vita. Inoltre le malattie legate all'inquinamento dell'aria prodotto dalle centrali a carbone, determinano una perdita di giornate lavorative pari a 5 milioni. Secondo questo studio, che ha analizzato anche i progetti per la realizzazione di 52 nuove centrali a carbone, progetti che sono in fase di realizzazione o di autorizzazione, l'impatto sulla salute se entrassero in funzione queste nuove centrali, corrisponderebbe alla perdita di ulteriori 32.000 anni di vita ogni anno. Tenendo in considerazione che la vita media di una centrale a carbone è normalmente di 40 anni, in prospettiva questi nuovi progetti porterebbero alla perdita di 1,3 milioni di anni di vita. L'università si Stoccarda, attraverso questo studio, ha riaffermato che il carbone pulito non esiste, e che questo tipo di combustibile è una delle principali cause di avvelenamento dell'aria. In Europa esistono circa 300 centrali a carbone funzionanti, le quali producono un quarto dell'energia elettrica consumata nell'unione, ma, nello stesso tempo, producono il 70% degli ossidi di zolfo e più del 40% degli ossidi di azoto provenienti dal settore elettrico. Queste centrali Europee sono la fonte di circa la metà di tutte le emissioni industriali di mercurio e un terzo di quelle di arsenico, ed emettono, infine, quasi un quarto del totale delle emissioni di CO2 di tutta l'Europa. In termini sanitari, i paesi maggiormente colpiti dalle emissioni inquinanti del carbone sono la Polonia (più di 5000 morti all'anno), la Germania, la Romania e la Bulgaria. Ma come potrebbe essere attenuato questo fenomeno doppiamente negativo, sia sotto l'aspetto dell'impatto sulla salute sia sotto l'aspetto della distruzione delle risorse ambientali? Un'alternativa che è presa in considerazione, ma forse non con le dovute attenzioni, è il combustibile che deriva dallo scarto di lavorazione dei rifiuti plastici e urbani, detto "End of wast". Questo deriva appunto dalla lavorazione dei rifiuti civili non pericolosi e dei rifiuti speciali non pericolosi e si presenta sotto forma di macinato sfuso o in balle pressate. Il processo di lavorazione comprende: Triturazione del materialeAsportazioni delle parti metalliche attraverso separatori elettromagnetici e anche delle parti metalliche non ferroseDeumidificazioneAsportazioni delle frazioni inertiPalletizzazione in base alle esigenze degli impianti L'alto contenuto della componente plastica all'interno della ricetta permette il raggiungimento di un potere calorifico, molto importante. Il combustibile "end of waste" viene normalmente impiegato: CementificiInceneritoriCentrali termoeletticheImpianti di gassificazioneCentrali termiche per teleriscaldamento Questo combustibile può essere usato in impianti dedicati oppure in impianti che utilizzano normalmente altri tipi di combustibili, ma, in entrambi i casi, la struttura industriale deve dotarsi di tecnologie di combustione e depurazione dei fumi in grado di abbattere gli inquinanti emessi. Un caso particolare, che vedremo successivamente, riguarda l'utilizzo del combustibile "End of West" nelle cementerie in quanto c'è una corrente di pensiero che sostiene che i tradizionali forni per la produzione del clinker non siano in grado di evitare emissioni in atmosfera dannose.Vedi maggiori informazioni

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https://www.rmix.it/ - Analisi della Qualità dell’Aria e degli Odori all’Interno delle Auto
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Analisi della Qualità dell’Aria e degli Odori all’Interno delle Auto
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di Marco ArezioLe auto con cui ci spostiamo durante le nostre giornate lavorative o come mezzo di trasporto per le nostre vacanze o per i nostri hobbies, sono un insieme di prodotti chimici che, come tali, sono sottoposti a differenti reazioni in base alle sollecitazioni esterne che li interessano.Le temperature, specialmente quelle calde, sono un fattore scatenante che possono causare un incremento di volatili all’interno degli abitacoli delle auto, volatili che possono essere percepiti sotto forma di odori, o del tutto neutri alla percezione nasale, ma che possono portare con sé elementi volatili che potrebbero essere dannosi per la salute, causando problemi fisici a lungo termine. Ma quali sono i volatili che si disperdono all’interno degli abitacoli delle auto? I composti nocivi per la salute presenti nelle auto: • Acetaldeide • Acroleina • Benzene • Toluene • Etilbenzene • Stirene • O-m-p-xilene Queste sostanze che provengono dalla composizione delle strutture plastiche, o dai suoi rivestimenti, che compongono tutta la macchina, come cruscotti, sedili, accessori, pannellature, parti di aerazione, parti del motore che, sotto l’effetto del cambio di temperature, possono rilasciare sostanze volatili nocive.Ma come si può controllare la concentrazione di questi elementi per capire, in modo analitico, se possono danneggiare la salute?Questa analisi della qualità dell’aria può essere fatta impiegando un piccolo strumento come il gascromatografo a mobilità ionica che, attraverso l’aspirazione dei volatili all’interno dell’abitacolo, permette in modo semplice e rapido, la valutazione chimica dei volatili dispesi nell’aria. Questa piccola macchina impiega circa 15 minuti per identificare i concentrati chimici ad un livello pari a 5 ppb e ci restituisce una fotografia della qualità dell’aria che respiriamo in macchina. Qual’ è in sintesi l’obbiettivo: • Quantificazione simultanea delle emissioni gassose sopra riportate • Impiego di un apparecchio semplice e veloce per il campionamento dell’aria nelle auto • Vision tridimensionale dei componenti chimici rilevati • Automatizzazione del sistema di aspirazione e controllo • Breve tempo di ciclo • Valori analitici certi Considerando che nello spettro delle sostanze volatili che possono essere presenti in un’auto, una parte di esse non vengono percepite come odori dall’uomo e, quindi, non ci accorgiamo della loro presenza. La qualificazione dei composti chimici ci può aiutare a capire se, viaggiando all’interno dell’abitacolo esposti all’inalazione di questi elementi, per un determinato tempo, questi possano causare un danno alla nostra salute. Vedi filtri per areazione auto

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