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https://www.rmix.it/ - India: il fermo del paese fa rivedere l’Himalaya
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare India: il fermo del paese fa rivedere l’Himalaya
Ambiente

Assediate dall’inquinamento le città Indiane vivono immerse in una caligine permanente.Un poco invidiabile record di inquinamento è detenuto dall’india che, a causa della sua numerosa popolazione, dagli assembramenti urbani e da una politica ambientale non eccelsa, è annoverato tra i paesi che producono maggiore inquinamento atmosferico al mondo. Forse è un fatto di cultura che il problema dell’ambiente non sia molto sentito nel paese, così che le fonti di inquinamento fanno parte della vita quotidiana della popolazione.  L’uso della carbonella per cucinare, il traffico impazzito composto da mezzi di trasporto che non hanno impianti per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, l’abitudine a bruciare la spazzatura specialmente la plastica, le centrali a carbone che sostengono la produzione di energia elettrica, l’incenerimento in campagna delle stoppie per preparare le nuove colture e le emissioni in atmosfera delle fabbriche. In questo momento la Cina, considerata il paese che produceva più inquinamento al mondo, si sta attrezzando per far fronte a un problema che è diventato anche sociale, di salute pubblica, lasciando il triste primato all’India. Le morti per inquinamento sono aumentate da 740.000 decessi del 1990 a 1.100.000 nel 2015, ricoprendo la quarta causa di morte in India, con una progressione in crescita che non vede la fine, in quanto, per ora, un progetto complessivo di riduzione delle fonti inquinanti non si vede ancora. Nonostante sia stato lanciato il progetto Ncap, che prevede la riduzione nelle aree metropolitane del PM 2,5 e PM 10, i risultati attualmente non sono visibili e valutabili. Nel frattempo è arrivato il Coronavirus, che ha imposto il lockdown per alcune settimane facendo chiudere, fabbriche, bloccando i voli aerei, il traffico su gomma, le metropolitane, dando così una tregua ambientale al paese. A seguito di queste restrizioni totali, nel giro di due settimane si è verificato una drastica riduzione delle polveri sottili e degli altri inquinanti solitamente presenti nei cieli Indiani, facendo scoprire nuovi aspetti della natura. In alcune aree del paese, a distanza di centinaia di chilometri, si è tornata ad ammirare la catena Himalayana che, secondo gli abitanti del Panjab, non si vedeva da 20 anni. I bambini hanno potuto godere di una vista meravigliosa su una catena montuosa di cui conoscevano l’esistenza solo sui libri.Approfondisci l'argomento

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https://www.rmix.it/ - Quando i Capitali sono Daltonici agli Investimenti Green
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Quando i Capitali sono Daltonici agli Investimenti Green
Ambiente

Si parla tanto di investimenti per l’economia circolare ma il capitale cerca sempre scorciatoieSembreremmo ormai entrati in una fase di sicuro interesse verso l’economia verde, di startup innovative che si occupano di agricoltura eco sostenibile, di scoperte per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, dei mari e dei suoli, di una mobilità con una bassa impronta carbonica… ma è proprio così?  Nonostante la Commissione Europea presieduta da Ursula von der Leyen, abbia tracciato una strada chiara e univoca su un modello di sviluppo più compatibile con le esigenze della terra e, nonostante dall’altra parte dell’oceano, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, stia remando in senso opposto ritirando addirittura il suo paese dall’accordo di Parigi sul clima, il mondo degli affari tiene il timone dritto decidendo come e dove investire il denaro a disposizione. Infatti, al di là dei proclami statali e dei movimenti di opinione della gente, i soldi si muovono nell’interesse del profitto che, a volte, si può incrociare con i gli interessi della politica e dell’opinione pubblica e a volte no. Non si può dire che il business sociale esista, in quanto i soldi vengono investiti oggi con orizzonti temporali sempre più corti rispetto agli anni, ai decenni o al secolo scorso. Complice l’informatizzazione dei sistemi economici, gli investitori scommettono su attività che si auspicano avere dei ritorni di profitto molto alti in tempi estremamente ristretti. Un esempio lo possiamo vedere osservando l’andamento di alcuni titoli tecnologici e di servizi legati al web, come Google, Apple, Amazon, Tesla, solo per citarne alcuni, che hanno incrementato il loro valore durante il periodo dell’esplosione del Covid in modo del tutto sorprendente, in uno spazio di tempo estremamente limitato, con valori di crescita a due cifre percentuali. Questo è difficile che succeda in un’economia tradizionale, ed è sempre più consueto vedere come i capitali mondiali si rivolgano a business con crescite esponenziali in periodi ristretti. Come è possibile attirare investimenti su progetti green che debbano cambiare o risolvere le anomalie produttive, di consumo o di mobilità che affliggono il nostro pianeta, i cui progetti hanno bisogno di anni o decenni per essere realizzati? Interessa a qualche investitore portare l’acqua potabile in alcune metropoli, come Mumbai, in cui il ritorno dell’investimento sarebbe assicurato ma a fronte della costruzione di una rete idrica i cui tempi sarebbero ovviamente lunghi? Sembrerebbe di no, infatti ogni giorno centinaia di camion portano l’acqua in città, emettendo tonnellate di Co2, ma non si trovano capitali per ammodernare la rete idrica e ridurre l’inquinamento atmosferico. Questo è solo un esempio del paradosso della finanza, che influisce sul mantenimento di sistemi inefficienti e inquinanti, nonostante si dispongano di risorse e di mezzi per risolvere i problemi ambientali. Approfondisci l'argomento

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https://www.rmix.it/ - European green deal: dove sta andando l’europa?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare European green deal: dove sta andando l’europa?
Ambiente

Ursula Von der Leyen sola dopo il fallimento della Cop25 a Madrid. Il presidente della commissione Europea, Ursula Von der Leyen, dopo il fallimento dell’assemblea dei principali paesi del mondo, che si sono riuniti a Madrid per discutere della drammatica situazione ambientale, nella speranza di accelerare sul raggiungimento degli obbiettivi di Parigi, si è trovata decisamente sola. Per varie ragioni, come descritto nelle pagine NEWS del portale qualche giorno fà, i maggiori inquinatori del nostro pianeta come gli Stati Uniti, la Cina, il Brasile, l’India e la Russia non solo non hanno dato diponibilità per rispettare i limiti ambientali stabiliti in precedenza ma, alcuni di essi, hanno addirittura chiesto di uscire dall’accordo di Parigi. Il sentimento condiviso da questi paesi è quello di essere libero di produrre e inquinare a loro piacimento, senza necessità di sottomettersi a regole e controlli stringenti, con la conseguenza di diventare più competitivi commercialmente sul mercato rispetto a quei paesi che rispettano le normative ambientali. Sembrerebbe sia stata una grande delusione, prima di tutto politica, da parte dell’Unione Europea, che si trova a portare avanti da sola questa battaglia sulla salvaguardia del pianeta. Ma nonostante gli insuccessi di Madrid il presidente della commissione Europea ha deciso di continuare la sua lotta verso i cambiamenti climatici e all’inquinamento, varando il programma “European Green Deal” che esprime la volontà comunitaria di far diventare l’Europa il primo continente ad impatto zero entro il 2050. Attraverso nuove proposte legislative e cospicui finanziamenti comunitari che il presidente vuole mettere in campo, entro due anni, si vuole arrivare al controllo delle emissioni, alla creazione di un mercato verde, anche nel campo lavorativo e spingere sull’innovazione, punto dolente rispetto a nazioni come Cina e USA. La nuova politica comunitaria toccherà diversi settori: l’agricoltura, l’industria, l’energia, la tecnologia, i trasporti e la chimica. Ci sono ancora alcuni paesi comunitari che sono contrari o scettici al nuovo programma, specialmente quelli dell’est, legati a doppio filo al carbone per la produzione di energia elettrica. Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria vorrebbero un rinvio della partenza del piano per avere più tempo per poter convertire i propri impianti dal carbone ad una fonte energetica più pulita. Sicuramente il piano è ambizioso e impegnativo, in quanto coinvolge non solo l’adeguamento tecnologico di sistemi produttivi di energia obsoleti ed inquinanti, come il carbone, ma anche il reperimento di risorse economiche enormi, circa 100 miliardi l’anno, da investire per aiutare i paesi dell’EST al raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050. Risorse che oggi non sono facili da reperire tra i paesi della comunità Europea. Ma c’è anche un aspetto importante da tenere presente, che riguarda lo svantaggio commerciale dei prodotti realizzati all’interno del mercato Europeo, governato dalle stringenti norme ambientali, rispetto a paesi che hanno la facoltà di derogare a questi impegni, diventando quindi più competitivi dal punto di vista commerciale. Per far fronte a questo problema si sta pensando ad un ritorno dell’investimento pubblico in settori strategici come quello tecnologico, industriale e dell’energia. Questo potrebbe servire per diminuire il differenziale tra il costo di produzione Europeo e quello di altri paesi che producono energia da fonti fossili. Tuttavia l’investimento pubblico non è l’unico pensiero che ha Bruxelles per aiutare le imprese Europee a rimanere competitive nelle esportazioni, ma sta pensando anche ad una sorta di “Carbon Tax”, una tassa per gli inquinatori, rivolta alle merci di quei paesi che producono ed esportano i loro beni, utilizzando energia non verde, quindi meno cara e più inquinante. A catena, si potrebbero aggregare idee circa il blocco dell’accordo di libero scambio dei beni tra l’Europa e il Mercosur, colpendo il commercio della carne Brasiliana, in quanto il presidente del Brasile, Bolsonaro, è ritenuto responsabile della deforestazione dell’Amazzonia, con tutte le conseguenze ambientali relative. Le intenzioni sono buone, ma il processo di compimento del nuovo piano verde comporta molta politica e molti soldi, due cose da prendere con le pinze.Vedi maggiori informazioni sull'argomento

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