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https://www.rmix.it/ - Il vetro nell’economia circolare.
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il vetro nell’economia circolare.
Economia circolare

L’incremento dell’uso del vetro si vede al supermercato. di Marco ArezioIl trend di crescita del fatturato degli imballi di vetro nelle catene di supermercati per prodotti alimentari, come evidenziato dal report di Assovetro, riflette un cambiamento significativo nei comportamenti di consumo e nelle politiche ambientali. Questo interesse rinnovato verso il vetro, anziché altri materiali come la plastica, può essere analizzato attraverso diverse lenti: ambientale, economica, e di percezione del consumatore. Contesto Ambientale e Regolamentare Il vetro, essendo completamente riciclabile, si inserisce perfettamente nella narrativa dell'economia circolare, un principio fondamentale per ridurre l'impronta ecologica e migliorare la sostenibilità. L'Europa, in particolare, ha messo in atto numerose direttive volte a ridurre la produzione di rifiuti e aumentare le quote di riciclaggio. La strategia europea per la plastica nel 2018 ha spinto molte aziende a riconsiderare le loro opzioni di imballaggio, promuovendo materiali sostenibili come il vetro. L'obiettivo dell'industria europea di raggiungere un tasso di raccolta del vetro per il riciclo del 90% entro il 2030 è un'espressione di queste politiche ambientali aggressive. Dinamiche di Mercato del VetroI dati presentati da Assovetro mostrano un incremento significativo nel fatturato di prodotti imballati in vetro in categorie diverse, da alimenti base come i sughi a prodotti più voluttuari come il vino e la birra. Questo può essere interpretato come un indicatore di una crescente preferenza dei consumatori per il vetro, visto come più sicuro, riciclabile e meno impattante rispetto alla plastica. Le aziende che operano nei settori alimentare e delle bevande stanno rispondendo a questo cambiamento con investimenti in linee di produzione per imballaggi in vetro e iniziative di marketing che sottolineano la sostenibilità del vetro.Percezione dei Consumatori sulla sostenibilità degli imballi di vetroIl rapporto sottolinea una crescente sensibilità dei consumatori verso la sostenibilità e l'impatto ambientale dei materiali di imballaggio. Anche se la preferenza per il vetro può derivare da una percezione non completamente informata dell'impatto ambientale della plastica, rappresenta comunque una spinta positiva verso materiali considerati più "puliti" e "naturali". Inoltre, il vetro è spesso percepito come un materiale che migliora l'esperienza di consumo, mantenendo meglio le proprietà organolettiche dei prodotti, soprattutto nel settore alimentare e delle bevande. Implicazioni per il Settore Retail e Produttivo I supermercati e i produttori stanno adattando le loro strategie per capitalizzare su queste tendenze. Questo include non solo l'adattamento delle linee di prodotti ma anche l'implementazione di strategie di raccolta e riciclo del vetro per ridurre i costi e migliorare l'efficienza operativa. Il successo in questi sforzi può anche essere un forte punto di differenziazione nel mercato, attrattivo per i consumatori che sono sempre più consapevoli delle questioni ambientali. Conclusione In conclusione, l'aumento del fatturato degli imballi di vetro nei supermercati riflette una trasformazione significativa nelle preferenze dei consumatori e nelle pratiche aziendali. Questo non solo cambia il panorama dei materiali di imballaggio ma segna anche un punto di svolta verso pratiche più sostenibili e responsabili. Tuttavia, affrontare la sfida di aumentare le quote di raccolta e riciclo del vetro sarà cruciale per realizzare appieno i benefici ambientali promessi da questo cambiamento.Categoria: notizie - vetro - economia circolare - rifiuti - rottameVedi maggiori informazioni sul riciclo

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https://www.rmix.it/ - Perché l’Industria Petrolchimica Aumenterà la Produzione di Plastica a Discapito del Riciclo?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Perché l’Industria Petrolchimica Aumenterà la Produzione di Plastica a Discapito del Riciclo?
Economia circolare

Molti fattori stanno alla base di questo trend rialzista: l’elettrificazione, il coronavirus e i nuovi mercatidi Marco ArezioSembra incredibile poter immaginare, in un mondo che sta annegando nei rifiuti plastici, che ci siano società industriali che spingono ancora oggi sull’aumento della produzione di plastica vergine. Eppure, secondo i dati forniti da Wood Mackenzie, nei prossimi 5 anni, nel mondo, si realizzeranno 176 nuovi impianti petrolchimici, di cui 80% sarà in Asia. Inoltre, se vediamo cosa succede negli Stati Uniti, dal 2010 ad oggi sono stati investiti 200 miliardi di dollari in progetti legati alla plastica vergine e ai prodotti chimici derivati secondo i dati dell’ACC. Nel frattempo i rifiuti mondiali aumentano, spinti anche dal ritorno alle produzioni di oggetti in plastica monouso per l’ambito ospedaliero, come le mascherine, le visiere i camici e tutti gli accessori, usa e getta, che si usano in ambito medico. Ma, se da una parte questi rifiuti non sono riciclabili per questioni igieniche, dall’altra parte ci troviamo di fronte ad una grave crisi nel campo del riciclo in quanto in molte aree del mondo i riciclatori hanno visto una riduzione sostanziale della domanda di polimeri riciclati a causa dell’impossibilità di competere con i prezzi dei polimeri vergini. Questo crea due fattori destabilizzanti:• L’aumento dei rifiuti riciclabili che non vengono riutilizzati • La crisi del comparto del riciclo delle materie plastiche Ma quale è il motivo che spinge i petrolchimici ad aumentare la produzione di plastica vergine? Le previsioni mondiali di consumo di carburanti fossili per l’autotrazione è vista dagli esperti del settore in forte calo, con previsioni di pesanti ribassi percentuali fino al 2050, cosa che ha già messo in allarme il comparto petrolchimico. Inoltre queste temono le preoccupazioni ambientali della popolazione mondiale che ha spinto molti governi al divieto di utilizzo di alcuni prodotti monouso, come i sacchetti di plastica, che sta comportando, secondo alcuni studi, una riduzione di domanda petrolifera di 2 milioni di barili al giorno. In questo scenario di forte riduzione del mercato, le compagnie petrolifere hanno adottato strategie che permettessero loro di ridurre le perdite in termini quantitativi, cercare nuovi mercati e assecondare la popolazione con un’immagine più verde delle loro aziende. Queste strategie le possiamo riassumere: • Acquisizione del mercato dei polimeri riciclati attraverso la guerra sul prezzo delle materie prime • Sostegno alle campagne di utilizzo della plastica come materia prima che possa rendere più igienica la nostra vita • Capillarizzazione della produzione e distribuzione delle materie prime vergini in aree in via di sviluppo, abituando la popolazione all’uso dei prodotti plastici per praticità ed economia • Creazione di un’immagine più green attraverso la costante informazione del mercato circa le donazioni economiche fatte al consorzio tra le aziende chiamato “Alliance to End of Plasitc Waste”. In realtà la guerra, mai dichiarata, tra i petrolchimici e il mondo del riciclo, con quest’ultimo ormai in ginocchio, ha portato grandi nomi come la Coca Cola, a dichiarare, come riportato da Reuters, che non riuscirà a rispettare l’impegno di produrre le bottiglie con il 50% di plastica riciclata entro il 2020 nel Regno Unito, per svariate ragioni, una di queste è l’impossibilità di reperire sul mercato una quota sempre maggiore di rifiuto plastico riciclato. Se i petrolchimici stanno facendo la corsa ad incrementare le produzioni mondiali di plastica, vorrei ricordare che dal 1950 abbiamo prodotto e utilizzato circa 6,3 miliardi di tonnellate di plastica e che il 91% di questi quantitativi, ormai rifiuti, non è mai stato riciclato e giace nell’ambiente, inquinando le nostre vita, secondo uno studio pubblicato su Science del 2017. Questo non ci fa riflettere?Categoria: notizie - plastica - economia circolare  Vedi maggiori informazioni sull'argomento

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https://www.rmix.it/ - Quando la plastica ti salva la vita
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Quando la plastica ti salva la vita
Economia circolare

Un nuovo approccio al mondo della plastica, senza preconcetti e condizionamenti di Marco ArezioQuante parole si sono dette nei dibattiti televisivi, sui social, nelle News di tutto il mondo, sull’inquinamento della plastica, quanta gente ha seguito l’onda emotiva di quello che vedeva e sentiva senza capire fino in fondo il problema. Ma quante persone hanno fatto un bilancio obbiettivo e indipendente del fenomeno? La plastica non è solo la bottiglia di acqua o il fustino del detersivo che qualche irresponsabile, o comunità, abbandona nei fiumi, nei mari o a bordo delle strade. Non è rappresentata nemmeno dai sacchetti della spesa che vengono buttati nell’ambiente e che vanno a finire nello stomaco dei pesci. Non si può dire che sia identificata negli oggetti monouso che servono come strumenti sterili per la nostra vita e che possono diventare micro o nanoplastiche se abbandonati in mare, entrando nella catena alimentare. La plastica non è questo, ma purtroppo è quello che rappresenta nel subconscio della gente, senza capire che sono le conseguenze negative della sua gestione a portare ai fenomeni descritti. Sono quindi le carenti o improvvide gestioni del prodotto che creano il problema ambientale non il prodotto stesso. Certamente se partiamo dal presupposto che, tolti i denti doloranti ci togliamo il dolore, mi chiedo con cosa poi mangeremo? Forse ci facciamo una nuova dentiera di resina plastica. Non è colpa della plastica se l’uomo ha prodotto, dagli anni 60 del secolo scorso ad oggi, circa 8 miliardi di tonnellate di prodotto non biodegradabile, di cui si ricicla mediamente il 9% e che il 12% viene impiegato nei termovalorizzatori, mentre circa l’80% va disperso nell’ambiente. Non è colpa della plastica se nel mondo non vengono organizzati, in modo capillare, i sistemi di raccolta per i rifiuti, non vengono costruiti, in quantità sufficiente, gli impianti per la selezione e lo smaltimento, e i rifiuti stessi non vengono convertiti in energia rinnovabile e carburante. Non è colpa della plastica se l’uomo, nonostante abbia scoperto sistemi di riciclo che hanno superato il vecchio sistema meccanico, permettendo, attraverso processi chimici, di utilizzare ogni parte dei rifiuti plastici raccolti, ma non li promuove sul territorio attraverso investimenti pubblici. Non è colpa della plastica se l’uomo, inventandola, ha fatto una scoperta di una portata tale da migliorare la nostra vita quotidiana, impiegandola poi in un innumerevole quantità di prodotti di uso comune. Se avete dubbi guardatevi in giro, tra le vostre cose e fatevene un’idea. Oggi, la tanto vituperata plastica, ci può salvare la vita, con il polipropilene, il poliestere o altre plastiche per le mascherine, i camici degli operatori sanitari, i prodotti monouso sterili, i contenitori dei rifiuti ospedalieri pericolosi. Il movimento contro la plastica nasce da razioni impulsive, su episodi le cui immagini toccano la coscienza della gente, ma dopo la comprensibile disapprovazione, bisogna riavvolgere il filo e capire l’origine del problema. È una questione di cultura e conoscenza, che deve essere assimilata dalla gente in modo che abbia le informazioni obbiettive e indipendenti per giudicare e prendere una propria posizione, senza essere influenzata da protagonismi, fazioni politiche o lobbies. La plastica del futuro dovrà essere quella del passato, possiamo farlo.Categoria: notizie - plastica - economia circolareIl settore sanitario nella pandemia

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https://www.rmix.it/ - Come Riciclare il Supporto delle Etichette nel Settore del Packaging
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Come Riciclare il Supporto delle Etichette nel Settore del Packaging
Economia circolare

Come Riciclare il Supporto delle Etichette nel Settore del Packagingdi Marco ArezioRecuperare e riciclare non significa solo occuparsi del prodotto a fine vita che è stato acquistato dal consumatore, portato per esempio a casa, utilizzato il suo contenuto e poi buttato nei rifiuti.Questo è il concetto tradizionale di un prodotto che deve essere avviato al riciclo, ma i consumatori non vedono altre tipologie di rifiuti che vengono generati per produrre quell'imballo. Per esempio i supporti delle etichette che vengono applicate ai prodotti, generano, in maniera continuativa, rifiuti che possiamo definirli non di consumo ma di produzione. Come ci racconta Tiziano Polito di un'iniziativa portata avanti dalla società Americana Avery Dennison, che recupererà i rifiuti dai materiali adesivi che immette sul mercato in otto paesi Europei nella prima metà del 2021. 470.000 tonnellate: questo è il volume del supporto per etichette prodotto in Europa nel 2019 secondo la società di consulenza AWA. Solo un terzo di questa quantità viene riciclato. I dorsi - chiamati da alcuni "liner" o "protector" sono usati, per veicolare l'etichetta, chiamata "front", diventano poi rifiuti una volta applicata l'etichetta sul prodotto. Da diversi anni i produttori di materiali adesivi si propongono di recuperarli nell'ambito di programmi che rispondono ad un approccio di economia circolare. Avery Dennison è uno di loro. Il produttore americano lancia, con AD Circular, un nuovo progetto di recupero e riciclo per i paesi europei. Con un inizio previsto nella prima metà del 2021 in Francia, Spagna, Belgio, Polonia, Danimarca, Svezia, Germania e Regno Unito, il programma coinvolgerà altri paesi europei nella seconda metà dell'anno. Il progetto riguarda il recupero e il riciclo del supporto in carta e il film plastico. Per realizzare il progetto, Avery Dennison cha reato un sistema semplice: le aziende hanno a disposizione un'applicazione Web per pianificare la raccolta dei propri rifiuti. Inoltre fornisce loro dati utili sotto forma di analisi e certificati, quantità di materiali riciclati, quantità di emissioni di CO2 evitate, ecc.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - etichette - packaging

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https://www.rmix.it/ - L’aumento della Domanda di vetro Metterà in Crisi il Fotovoltaico?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare L’aumento della Domanda di vetro Metterà in Crisi il Fotovoltaico?
Economia circolare

I pannelli solari a doppia faccia aumentano la qualità del pannello ma richiedono più vetrodi Marco ArezioChe le energie rinnovabili siano entrate nella nostra vita e nelle nostre aspettative future è una certezza ormai assodata e, che per questo, le aziende e la comunità scientifica si stanno impegnando a trovare dei prodotti sempre più performanti che migliorino, non solo l’efficienza tecnica, ma riducano anche il costo dell’energia prodotta, è un auspicio importante. In quest’ottica il fotovoltaico ha fatto, in pochi anni, passi enormi, creando pannelli solari a doppia facciata che permettono una migliore resa, non soltanto attraverso la luce diretta, ma riuscendo a intercettare anche la luce riflessa dalle superfici circostanti il pannello. Questo miglioramento tecnologico richiede però più vetro, creando un incremento della domanda di materia prima che ha fatto schizzare verso l’alto il prezzo. Il problema non è solo di carattere economico, ma riguarda anche la futura disponibilità di vetro da lavorare nei prossimi anni, risorsa che, se non si dovesse trovare in relazione alla domanda del marcato, metterebbe in difficoltà il settore. Se analizziamo il problema dal punto di vista economico, quindi un aumento dei costi delle materia prime che compongono un pannello solare a doppia facciata, dobbiamo considerare che la quota di mercato attuale di questo tipo di pannello è di circa il 14% di quelli venduti, prevedendo un aumento fino al 50% entro il 2022. Quindi un incremento del prezzo della materia prima che investirà, probabilmente il 50% del mercato, potrebbe portare un aumento di costo del pannello che, nell’economia generale dell’impianto, rischia di assottigliare in modo eccessivo i margini di profitto della filiera senza gli interventi di sostegno statale. Di conseguenza, se i progetti del solare dovessero essere considerati non più remunerativi, probabilmente gli investitori rinuncerebbero a finanziarli con la conseguenza di ridurre la crescita del settore. Per quanto riguarda l’incremento della domanda di vetro vi sono aree del pianeta in cui la raccolta differenziata non funziona o non si applica, la cui conseguenza è che il vetro non viene avviato al riciclo e quindi si perde una risorsa importante. In altre aree della terra la raccolta differenziata non riesce a coprire la domanda crescente di vetro da riciclare da parte delle industrie produttive, con la conseguenza di far aumentare i prezzi e di ridurre la produttività industriale. La Cina è il più grande produttore mondiale di pannelli solari e sta vivendo la difficoltà del reperimento della materia prima e del contenimento dei costi di produzione, problema così importante che i più grandi produttori di pannelli solari, come la LONGi Solar, hanno chiesto al governo Cinese di interessarsi del problema. Considerando che la Cina, avendo dichiarato di voler raggiungere nel 2060 la parità carbonica, è impegnata nell’aumento della produzione di energie da fonti rinnovabili, di cui il solare è un pilastro insostituibile, aumentando questo tipo di produzione dai 210 GW attuali a circa 2200 GW entro il 2060, progetto che può proseguire anche attraverso la risoluzione del problema della mancanza di vetro sul mercato.Categoria: notizie - vetro - economia circolare - rifiuti - fotovoltaico Vedi maggiori informazioni

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https://www.rmix.it/ - La Germania è Virtuosa nella Gestione dei Rifiuti Plastici?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La Germania è Virtuosa nella Gestione dei Rifiuti Plastici?
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La Germania, un paese virtuoso sotto molti aspetti, industriale, economico, finanziario e sociale, vive con un grave problema che riguarda i propri rifiuti in plasticadi Marco ArezioInfatti, esporta ogni anno circa un milione di tonnellate di rifiuti di plastica per un valore di circa 254 milioni di euro, rimanendo il più grande esportatore  nell’ambito europeo, con circa 1,5 milioni di tonnellate di questa tipologia di rifiuti spediti all’estero. Fino al 2018, la Cina era il principale cliente per questo di scarto ed era anche una comoda via per fare pulizia in casa propria. Ma da quella data, tuttavia, la Repubblica Popolare ha vietato l'importazione di alcuni materiali provenienti dai sistemi urbani e industriali di raccolta, compresi i rifiuti di plastica indifferenziati. La Germania, come molti altri paesi nel mondo, ha cercato nuovi porti di approdo per questa tipologia di materiale di scarto, trovando la Malesia disponibile a riceverli raggiungendo così il 17% delle esportazioni tedesche. Tuttavia, ultimamente, anche la Malesia sta controllando con maggiore attenzione il mix di questi rifiuti, iniziando a rifiutare alcune navi dopo le ispezioni. Nel 2019, ad esempio, il paese ha restituito circa 4.000 tonnellate di rifiuti di plastica ai paesi di provenienza. Motivo per il quale anche la Germania è sempre alla ricerca di nuovi sbocchi per i rifiuti plastici che non vuole riciclare nel proprio paese e, con meraviglia, proprio vicino a casa ha trovato una soluzione. Infatti i Paesi Bassi ritirano circa il 15% dei rifiuti tedeschi con costi logistici ben più convenienti che spedirli nel far east. In un confronto tra i paesi dell’Unione Europea, la Germania è di gran lunga il principale esportatore con oltre un milione di tonnellate di rifiuti di plastica, seguita da Belgio (476.100 tonnellate), Paesi Bassi (389.900 tonnellate), Francia (385.600 tonnellate) e Italia (206.100 tonnellate). C'è ancora molto spazio per migliorare quando si tratta di riciclo: solo una frazione dei rifiuti raccolti in Germania è destinata all'incenerimento e al recupero, secondo i dati dell'Ufficio federale tedesco. Infatti, nel 2019 sono stati raccolti 38 milioni di tonnellate di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, una media di 457 chilogrammi di rifiuti domestici pro capite e, secondo l'autorità competente, solo un terzo viene riciclato o incenerito.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti

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https://www.rmix.it/ - HDPE 100% Riciclato: Resistenza Certificata allo Stress Cracking nei Flaconi
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare HDPE 100% Riciclato: Resistenza Certificata allo Stress Cracking nei Flaconi
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Come il test ASTM D1693 B dimostra che l’HDPE riciclato garantisce durabilità, riduce il rischio di greenwashing e apre nuove prospettive sostenibili per l’industria del packagingdi Marco ArezioLa crescente attenzione verso la sostenibilità e l’economia circolare ha portato il settore del packaging a spingersi oltre l’impiego parziale di materiali riciclati. Fino a pochi anni fa, l’idea di produrre flaconi interamente in HDPE riciclato era accolta con scetticismo: si temeva una perdita di prestazioni meccaniche e, soprattutto, una minore resistenza allo stress cracking, fenomeno che compromette la durata e l’integrità dei contenitori. Oggi, i risultati ottenuti dalle prove di laboratorio mostrano che queste perplessità possono essere superate con evidenze tecniche concrete. Cos’è lo stress cracking e perché è cruciale per i flaconi in HDPE Lo stress cracking ambientale (ESCR – Environmental Stress Cracking Resistance) è uno dei parametri più critici per valutare l’affidabilità dei manufatti in polietilene ad alta densità. Si tratta di microfratture che si sviluppano sotto l’effetto combinato di stress meccanico e agenti esterni, come detergenti o sostanze chimiche. Nel caso dei flaconi, che spesso contengono prodotti aggressivi o vengono sottoposti a urti e pressioni durante lo stoccaggio e il trasporto, garantire un’adeguata resistenza allo stress cracking è fondamentale per evitare rotture e perdite di contenuto. Per lungo tempo si è ritenuto che l’HDPE vergine fosse insostituibile per garantire standard di sicurezza e prestazioni elevate. Tuttavia, i test effettuati su granuli provenienti da HDPE riciclato dimostrano che, se correttamente selezionato e processato, questo materiale può raggiungere livelli di resistenza comparabili a quelli dei polimeri tradizionali. Il test secondo la normativa ASTM D1693 B La prova di resistenza allo stress cracking è regolata dalla normativa ASTM D1693 B, riconosciuta a livello internazionale. Secondo questo metodo, i provini vengono sottoposti a immersione in un tensioattivo e mantenuti a temperatura controllata (50 °C) per un tempo definito. La forma del provino di tipo B consente di standardizzare la sollecitazione meccanica, riproducendo in laboratorio condizioni che simulano l’uso reale dei manufatti. Il risultato si esprime in termini di tempo alla rottura o, nei casi migliori, assenza di rottura durante tutto l’arco temporale considerato. Nel test condotto sui campioni di HDPE riciclato, i provini sono stati esposti per 300 ore a 50 °C in tensioattivo puro, senza che si verificasse alcuna rottura. Questo dato conferma non solo l’elevata qualità del riciclato impiegato, ma anche la sua idoneità a sostituire integralmente il materiale vergine in applicazioni critiche come la produzione di flaconi. Risultati e significato tecnico Superare un test di 300 ore senza rottura in condizioni di massima sollecitazione rappresenta un traguardo di robustezza e affidabilità per un materiale 100% riciclato. Significa che il flacone realizzato con questo polimero può affrontare le sfide dell’uso quotidiano, dallo stoccaggio nei magazzini alle variazioni di temperatura, senza compromettere la sicurezza del contenuto. Dal punto di vista del progettista e del produttore di imballaggi, questo apre la strada a una nuova generazione di contenitori sostenibili, capaci di mantenere le stesse performance dei tradizionali, con un impatto ambientale ridotto. I vantaggi ambientali di un HDPE interamente riciclato La produzione di flaconi in HDPE 100% riciclato offre benefici ambientali tangibili: - Riduzione delle emissioni di CO₂: il riciclo evita l’estrazione di nuove materie prime fossili e diminuisce il consumo energetico rispetto alla produzione di polimero vergine. - Minore impatto sul consumo di risorse naturali: ogni flacone prodotto in riciclato sottrae materiale alla discarica o all’incenerimento, contribuendo a chiudere il ciclo di vita della plastica. - Allineamento agli obiettivi europei di economia circolare: l’UE richiede l’aumento delle percentuali di plastica riciclata negli imballaggi, e un materiale che performa anche al 100% rende più realistico il raggiungimento di tali target. Un vantaggio anche per i produttori Dal lato industriale, l’impiego di HDPE riciclato che supera le prove ESCR significa poter offrire flaconi competitivi non solo sul prezzo, ma anche sull’affidabilità. La certezza che il materiale resista agli agenti chimici e allo stress ambientale permette ai produttori di: - ridurre la dipendenza dalle resine vergini, soggette a oscillazioni di prezzo- migliorare la propria immagine in termini di sostenibilità, evitando l’accusa di greenwashing- rispondere alle richieste crescenti dei clienti finali, sempre più attenti all’impatto ambientale degli imballaggiInoltre, eliminare la necessità di miscelare percentuali di vergine con riciclato semplifica la filiera, rende più trasparente la dichiarazione ambientale del prodotto e consolida la fiducia del consumatore. Superare il rischio del greenwashing Uno degli aspetti più importanti riguarda il tema della credibilità ambientale. Molte aziende, per dimostrare impegno nella sostenibilità, dichiarano l’uso di percentuali di materiale riciclato. Tuttavia, quando tali percentuali sono marginali, l’effetto è spesso percepito come marketing più che come reale azione ambientale. La possibilità di produrre flaconi in HDPE 100% riciclato, certificati da prove tecniche rigorose, elimina questo rischio: non si tratta di aggiungere una piccola parte di riciclato per “colorare di verde” il prodotto, ma di ripensarne davvero la materia prima in ottica circolare. Una nuova prospettiva per il settore del packaging Le prove di laboratorio aprono scenari concreti. L’industria del packaging non si trova più di fronte alla domanda “quanto riciclato posso inserire senza compromettere la qualità?”, ma piuttosto a “come posso sfruttare al meglio un riciclato che offre le stesse prestazioni del vergine?”. Questo cambio di paradigma non solo riduce i costi ambientali, ma favorisce l’innovazione nei processi di selezione, lavaggio e rigenerazione del materiale. In futuro, la sfida sarà quella di estendere questa affidabilità a un numero crescente di applicazioni, non solo ai flaconi, ma anche a contenitori più complessi e a componenti tecnici che richiedono resistenza e durabilità.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Imballaggi per dispositivi medici: tra protezione sterile e impatti ambientali
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Imballaggi per dispositivi medici: tra protezione sterile e impatti ambientali
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Studio sugli impatti ambientali dei materiali sterili monouso ospedalieridi Marco ArezioNella pratica clinica moderna, la sicurezza del paziente dipende non solo dalla qualità dei dispositivi utilizzati, ma anche dalla capacità degli imballaggi di preservarne l’integrità. L’imballaggio sterile, infatti, non è un semplice involucro: è parte integrante del dispositivo stesso e contribuisce a garantirne la funzionalità. Deve resistere a manipolazioni, urti, trasporti e a processi di sterilizzazione che spaziano dall’autoclave al gas plasma, fino ai raggi gamma. La barriera che crea contro agenti microbiologici, polveri e contaminanti chimici è ciò che consente al dispositivo di arrivare al paziente nelle condizioni previste dal produttore e dalle normative sanitarie. I materiali impiegati, spesso polimeri ad alta purezza come polipropilene e polietilene, o combinazioni di carta medicale e film multistrato, devono rispondere a criteri precisi di biocompatibilità, stabilità chimica e compatibilità con i metodi di sterilizzazione. In questo senso, l’imballaggio sterile non è un accessorio ma un sistema tecnico progettato in funzione della sicurezza sanitaria. Materiali monouso: vantaggi e criticità La diffusione degli imballaggi monouso ha semplificato la logistica sanitaria, riducendo i rischi di cross-contaminazione e aumentando la praticità nella gestione dei dispositivi. Ogni strumento confezionato singolarmente riduce le probabilità di errore umano e garantisce tracciabilità. Inoltre, il monouso elimina la necessità di decontaminazioni aggiuntive e riduce il fabbisogno di infrastrutture interne per la sanificazione. Tuttavia, a questi vantaggi operativi corrisponde un notevole impatto ambientale. Gli imballaggi monouso costituiscono una delle principali fonti di rifiuti plastici ospedalieri e la loro produzione richiede l’impiego di risorse fossili, energia e additivi chimici. Studi di settore hanno dimostrato che il solo confezionamento degli strumenti chirurgici può rappresentare oltre il dieci per cento dei rifiuti generati in sala operatoria. Il peso ambientale degli imballaggi sanitari Il ciclo di vita degli imballaggi medici evidenzia chiaramente l’entità del loro impatto. La produzione delle materie prime polimeriche, l’energia necessaria per la fabbricazione e i processi di sterilizzazione, fino al trasporto e allo smaltimento finale, contribuiscono a un’impronta ambientale consistente. Una parte rilevante delle emissioni legate al settore sanitario deriva proprio dai dispositivi e dai loro sistemi di confezionamento. In alcuni ospedali europei e nordamericani, il ricorso al cosiddetto blue wrap in polipropilene ha raggiunto volumi tali da generare milioni di chilogrammi di rifiuti ogni anno. Questo dato evidenzia la necessità urgente di soluzioni alternative, capaci di ridurre non solo il peso dei rifiuti ma anche le emissioni associate all’intero ciclo produttivo. Sistemi riutilizzabili e bilanci ecologici Un approccio alternativo è rappresentato dai contenitori rigidi riutilizzabili per la sterilizzazione. Questi sistemi, se correttamente gestiti, possono ridurre drasticamente l’impronta di carbonio. Analisi di ciclo di vita hanno dimostrato riduzioni fino all’85% rispetto agli imballaggi monouso, con un bilancio ecologico favorevole raggiunto già dopo alcune decine di cicli di utilizzo. Esperienze condotte in ospedali europei hanno confermato che la sostituzione del blue wrap con contenitori rigidi può abbattere di oltre la metà le emissioni per vassoio chirurgico. Tuttavia, l’adozione di queste soluzioni incontra barriere culturali, normative e logistiche. La percezione di rischio associata alla possibile contaminazione, i costi iniziali di infrastrutture per il lavaggio e la necessità di sistemi di tracciamento scoraggiano una diffusione su larga scala. Materiali alternativi e innovazioni bio-based Parallelamente, la ricerca sta esplorando l’impiego di materiali bio-based o compostabili, come il PLA o i polimeri PHA. Questi materiali, prodotti da fonti rinnovabili, potrebbero ridurre la dipendenza dal petrolio e abbattere l’impatto legato allo smaltimento. Tuttavia, la loro applicazione in campo medico solleva ancora interrogativi: la compatibilità con i metodi di sterilizzazione, la capacità di garantire barriere microbiologiche affidabili, i costi e la durabilità restano nodi non del tutto risolti. Alcune soluzioni ibride, basate su multistrati ridotti o su film con elevate proprietà barriera, cercano di bilanciare prestazioni tecniche e minore utilizzo di materiale. Ma l’accoppiamento di diversi strati può complicare la riciclabilità, evidenziando come ogni innovazione debba essere valutata nell’intero ciclo di vita. La gestione dei rifiuti ospedalieri Il tema degli imballaggi non si esaurisce alla produzione: gran parte della loro criticità emerge nel momento dello smaltimento. Secondo stime consolidate, solo una minoranza dei rifiuti ospedalieri è realmente pericolosa, ma per motivi di precauzione una quota molto grande finisce nei flussi di smaltimento dedicati, come inceneritori o autoclavi. Questa sovraccarica non solo i sistemi di gestione, ma impedisce anche il recupero di materiali che, se adeguatamente separati e decontaminati, potrebbero essere riciclati. L’incenerimento, pur riducendo il rischio biologico, produce emissioni nocive e residui solidi difficili da trattare, mentre la discarica presenta rischi di inquinamento a lungo termine. Alcuni progetti pilota hanno avviato programmi di sterilizzazione centralizzata e separazione dei materiali plastici non contaminati, destinandoli a processi di riciclo o di conversione energetica. Parallelamente, sistemi basati su algoritmi di riconoscimento e intelligenza artificiale stanno sperimentando la classificazione automatizzata dei rifiuti ospedalieri, migliorando l’efficienza della raccolta differenziata. Valutazioni ambientali e indicatori di sostenibilità Per decidere tra sistemi monouso, riutilizzabili o bio-based, non basta un giudizio qualitativo: servono dati comparabili. Le analisi del ciclo di vita (LCA) permettono di quantificare l’impatto ambientale lungo tutte le fasi, dal prelievo delle materie prime allo smaltimento. Il mix energetico locale ha un peso determinante: un ospedale alimentato da energia rinnovabile può rendere molto più vantaggiosi i sistemi riutilizzabili, mentre in contesti basati su energia fossile il bilancio può essere diverso. Anche la logistica influisce: imballaggi leggeri monouso hanno costi di trasporto inferiori, ma accumulano impatti significativi se confrontati con contenitori rigidi riutilizzabili impiegati centinaia di volte. Prospettive future e linee di ricerca Il futuro degli imballaggi per dispositivi medici dipenderà dalla capacità di coniugare sicurezza clinica e responsabilità ambientale. Servono politiche sanitarie che incoraggino sistemi circolari, normative che ammettano alternative al monouso quando le evidenze scientifiche ne dimostrino la sicurezza, e investimenti in infrastrutture per la sterilizzazione e il riciclo. La ricerca dovrà continuare a sperimentare materiali innovativi, migliorare i sistemi di logistica inversa e integrare nuove tecnologie di separazione dei rifiuti. Anche la formazione del personale sanitario è decisiva: solo operatori consapevoli e formati possono garantire una corretta differenziazione dei flussi e una riduzione degli sprechi. La sfida, in definitiva, non è rinunciare alla sicurezza, ma ridefinire il concetto di sterilità in un’ottica che tenga conto non solo del rischio clinico, ma anche di quello ambientale. Un sistema sanitario sostenibile deve essere sicuro per i pazienti oggi e rispettoso dell’ambiente domani. Conclusione Gli imballaggi per dispositivi medici rappresentano un nodo essenziale della sanità moderna: indispensabili per la protezione sterile, ma pesanti da un punto di vista ambientale. La contraddizione tra esigenza clinica e sostenibilità non è insuperabile: esperienze e studi mostrano che alternative più circolari sono possibili. Il passaggio da un modello basato sul monouso a uno che integri riuso, innovazione materiale e corretta gestione dei rifiuti richiede coraggio, investimenti e un cambiamento culturale. È questa la direzione verso cui deve muoversi la sanità del futuro.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Plastica insostituibile: I 20 prodotti che mantengono in equilibrio il mondo moderno
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Plastica insostituibile: I 20 prodotti che mantengono in equilibrio il mondo moderno
Economia circolare

Nonostante i crescenti appelli per l’abolizione della plastica, ci sono prodotti essenziali in vari settori, dalla medicina alla tecnologia, che non possono essere sostituiti senza compromettere la nostra societàdi Marco ArezioL’utilizzo della plastica ha rivoluzionato il mondo moderno, rendendo possibile una vasta gamma di innovazioni che spaziano dalla medicina ai trasporti, dalle tecnologie di comunicazione all’alimentazione. Tuttavia, accanto ai benefici evidenti della plastica, negli ultimi decenni è cresciuto un movimento di critici che sottolineano gli enormi danni ambientali legati alla sua produzione, al suo utilizzo e soprattutto alla sua gestione come rifiuto. I detrattori della plastica sostengono che questo materiale, nonostante la sua utilità, rappresenti una minaccia esistenziale per l'ecosistema terrestre a causa della sua capacità di persistere nell’ambiente per centinaia di anni, causando inquinamento su scala globale. Spinti da queste problematiche, numerosi attivisti, organizzazioni ambientaliste e governi hanno iniziato a proporre misure drastiche per ridurre o eliminare l'uso della plastica. Campagne come “Break Free from Plastic” hanno mobilitato milioni di persone in tutto il mondo, chiedendo la riduzione della plastica monouso e l'adozione di alternative più sostenibili. Alcuni paesi, soprattutto in Europa, hanno già adottato misure legislative per ridurre drasticamente l’uso della plastica, come il bando dei sacchetti di plastica monouso, delle cannucce e dei contenitori in polistirolo espanso. Inoltre, molti critici sostengono che, nonostante la sua utilità, l'umanità non può più permettersi di dipendere dalla plastica come fa oggi, e chiedono una transizione verso un’economia circolare, in cui i materiali vengono riutilizzati e riciclati anziché essere gettati via. L'argomento centrale è che continuare a produrre e usare plastica come abbiamo fatto negli ultimi decenni porterà a conseguenze disastrose e irreversibili per il pianeta. Sebbene le preoccupazioni ambientali siano giustificate, ci sono settori, come quello medico, tecnologico e industriale, dove la plastica è ancora insostituibile. La sfida per il futuro non sarà semplicemente quella di abolire la plastica, ma di bilanciare il suo uso con pratiche sostenibili e di promuovere innovazioni in grado di ridurre l’impatto ambientale. Se da una parte è essenziale ridurre drasticamente l’uso delle plastiche monouso non necessarie, dall’altra è altrettanto importante riconoscere che in alcuni casi la plastica rimane fondamentale per il funzionamento della società moderna. Nel dibattito sulla plastica, un aspetto cruciale riguarda la distinzione tra i prodotti che possono essere sostituiti con alternative più sostenibili e quelli che, al momento, sono difficilmente sostituibili per le loro proprietà uniche. In questo articolo, ci concentreremo sui prodotti plastici che non hanno ancora una valida alternativa a causa delle loro prestazioni specifiche, della resistenza o della sicurezza che offrono. Questi prodotti sono essenziali in vari settori, tra cui la sanità, l'industria e le tecnologie avanzate, e la loro assenza potrebbe causare gravi disagi o addirittura la compromissione del funzionamento di settori vitali. 1. Dispositivi medici monouso Uno dei campi in cui la plastica risulta irrinunciabile è la medicina. Strumenti come siringhe, cateteri, guanti, e sacche per trasfusioni sono realizzati in materiali plastici per garantire standard igienici elevati, ridurre il rischio di infezioni e garantire la sicurezza del paziente. Al momento, nessun altro materiale riesce a combinare la sterilità, il basso costo e la leggerezza di questi prodotti. 2. Protesi e impianti medici Le protesi per arti e gli impianti, come valvole cardiache artificiali e protesi ortopediche, utilizzano plastiche avanzate come il polietilene ad alta densità (HDPE) e il poliuretano. Questi materiali sono biocompatibili, leggeri e resistenti all’usura, rendendo possibile la mobilità e migliorando la qualità della vita di milioni di persone. Al momento, non esistono materiali alternativi che possano offrire le stesse prestazioni nel lungo periodo. 3. Tubi per infrastrutture idriche e del gas Il PVC e il polietilene sono materiali insostituibili nei sistemi di distribuzione idrica e di gas. Questi tubi sono resistenti alla corrosione, hanno una lunga durata e sono economici rispetto ai tubi metallici. Inoltre, offrono una resistenza chimica superiore e richiedono meno manutenzione. L’utilizzo di materiali alternativi aumenterebbe significativamente i costi di produzione e manutenzione delle infrastrutture. 4. Sistemi di isolamento elettrico La plastica è un isolante elettrico eccellente, utilizzata per rivestire fili e cavi. Materiali come il PVC e il polietilene sono essenziali per garantire che le reti elettriche siano sicure e resistenti. La sostituzione con materiali alternativi, come il vetro o la ceramica, non è praticabile per la maggior parte delle applicazioni quotidiane, a causa dei costi e della rigidità di questi materiali. 5. Componenti per dispositivi elettronici La plastica è alla base di molti componenti di smartphone, computer, televisori e altre apparecchiature elettroniche. Dai gusci protettivi ai circuiti stampati, la plastica offre leggerezza, flessibilità, isolamento elettrico e protezione contro gli urti. Materiali alternativi come il vetro o i metalli non potrebbero replicare la combinazione di caratteristiche necessarie per queste applicazioni. 6. Occhiali e lenti a contatto La plastica è fondamentale per la produzione di occhiali leggeri e resistenti, e di lenti a contatto. L'uso del vetro per le lenti sarebbe pericoloso e scomodo, mentre la plastica, come il policarbonato, offre resistenza, trasparenza e flessibilità. Al momento, non esistono alternative economiche e pratiche che possano offrire le stesse proprietà. 7. Schermi e display elettronici I display a cristalli liquidi (LCD) e i display OLED utilizzano film plastici sottili per proteggere e isolare i componenti interni. Questi materiali sono indispensabili per creare schermi sottili, leggeri e flessibili. Senza l’uso della plastica, i display moderni sarebbero più pesanti, meno duraturi e più costosi da produrre. 8. Materiali per la stampa 3D La stampa 3D si basa principalmente sull'uso di plastiche come PLA e ABS, che offrono un’elevata modellabilità, resistenza e facilità di utilizzo. Anche se esistono filamenti a base di metalli o ceramica, la plastica rimane il materiale più versatile e accessibile per le applicazioni quotidiane, dalla prototipazione alla produzione di oggetti complessi. 9. Componenti automobilistici Nell'industria automobilistica, la plastica è essenziale per ridurre il peso del veicolo e migliorare l'efficienza del carburante. Paraurti, cruscotti, sedili e altre parti interne sono realizzati in plastiche leggere e resistenti come il polipropilene e il poliuretano. Le alternative metalliche aumenterebbero il peso del veicolo, riducendo l'efficienza energetica e aumentando i costi di produzione. 10. Contenitori farmaceutici e per alimenti La plastica garantisce la sicurezza e la durata dei farmaci e degli alimenti. Contenitori in HDPE o PET proteggono i contenuti da contaminazioni, umidità e agenti esterni, preservandone la freschezza. Al momento, non esistono materiali alternativi che possano offrire le stesse proprietà di barriera a costi comparabili, soprattutto in ambienti sensibili come quello farmaceutico. 11. Tessuti tecnici e indumenti protettivi Materiali come il nylon e il poliestere, usati per l’abbigliamento sportivo, tessuti tecnici e indumenti protettivi, offrono resistenza, leggerezza e capacità traspiranti. Sono anche utilizzati in dispositivi di protezione individuale (DPI), come mascherine, guanti e tute protettive. Non esistono alternative naturali con le stesse proprietà tecniche. 12. Protezioni per l’industria aerospaziale La plastica viene utilizzata in numerosi componenti aerospaziali, dai rivestimenti per gli interni degli aerei ai materiali isolanti per i circuiti elettronici. Materiali come il Kevlar e il policarbonato sono essenziali per garantire leggerezza, resistenza al calore e protezione contro impatti e stress meccanici. Senza questi materiali, il peso e i costi di gestione dei veicoli spaziali aumenterebbero notevolmente. 13. Tubi flessibili per applicazioni mediche I tubi flessibili in plastica sono fondamentali per il trasporto di fluidi nei pazienti. Utilizzati per drenaggi, trasfusioni e ventilazione, questi tubi devono essere leggeri, flessibili e sterili. Il materiale alternativo, come il metallo, è meno pratico e più costoso per molte applicazioni mediche. 14. Membrane per la filtrazione e la purificazione La plastica è essenziale nei sistemi di filtrazione dell'acqua e dell'aria. Membrane in polipropilene o poliuretano offrono una combinazione di resistenza chimica e capacità filtrante che non è replicabile con materiali naturali o metallici. Questi sistemi sono fondamentali per la purificazione dell'acqua potabile e per la depurazione industriale. 15. Attrezzature chirurgiche avanzate Strumenti chirurgici come bisturi, pinze e altri strumenti delicati utilizzano componenti plastici per garantire precisione e sterilità. La plastica offre la possibilità di creare strumenti monouso, riducendo i costi di sterilizzazione e garantendo la sicurezza in sala operatoria. Senza di essa, molte procedure sarebbero più rischiose o meno accessibili. 16. Dispositivi di telecomunicazione I cavi in fibra ottica e gli altri componenti delle infrastrutture di telecomunicazione dipendono dalle plastiche per isolare e proteggere i segnali. La plastica offre un'eccellente protezione dall'umidità e dalle interferenze, rendendola insostituibile per mantenere connessioni internet veloci e sicure. Al momento, non esistono materiali che possano garantire le stesse prestazioni a costi altrettanto ridotti. 17. Componenti per batterie e celle a combustibile Le batterie agli ioni di litio, utilizzate in telefoni, computer e auto elettriche, contengono parti plastiche che isolano e proteggono i componenti interni. La plastica garantisce sicurezza e durata nel tempo, evitando perdite di carica e prevenendo cortocircuiti. Nessun altro materiale offre la stessa combinazione di leggerezza e resistenza chimica. 18. Strumenti per il test diagnostico rapido I test diagnostici rapidi, come quelli utilizzati per rilevare malattie infettive, dipendono in modo cruciale dalla plastica per la loro produzione. Questi strumenti, spesso monouso, sono realizzati con materiali plastici che garantiscono precisione, sicurezza e facilità di utilizzo. La plastica consente la creazione di dispositivi leggeri, economici e sterili, fondamentali per l'uso immediato in ambienti clinici o sul campo. Al momento, non esistono alternative praticabili che offrano la stessa combinazione di costo contenuto, igiene e rapidità di produzione, rendendo la plastica insostituibile per questi strumenti diagnostici. 19. Strumenti per la conservazione di organi e tessuti La plastica gioca un ruolo cruciale nei sistemi di conservazione e trasporto di organi e tessuti destinati ai trapianti. Contenitori in plastica specializzata, sacche per organi e materiali di imballaggio utilizzati per mantenere un ambiente sterile e controllato sono essenziali per garantire che gli organi rimangano vitali durante il trasporto. L'assenza di plastiche adeguate comprometterebbe seriamente la possibilità di salvare vite attraverso i trapianti, poiché materiali alternativi non offrono la stessa combinazione di leggerezza, resistenza e capacità isolante. 20. Sistemi di protezione da radiazioni In ambito medico e industriale, la plastica è utilizzata per schermare dai raggi X e da altre radiazioni, spesso combinata con altri materiali come il piombo. I materiali plastici offrono flessibilità e resistenza in ambienti in cui l'uso di metalli pesanti sarebbe troppo ingombrante o inefficace. Questi sistemi di protezione sono fondamentali per garantire la sicurezza di pazienti e operatori in ambienti ad alta esposizione a radiazioni, come ospedali e impianti industriali, e non esistono attualmente materiali altrettanto pratici per garantire la stessa combinazione di prestazioni e maneggevolezza.

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https://www.rmix.it/ - Progetto di Consulenza per l'Esportazione di TPO Riciclato in Svezia
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Progetto di Consulenza per l'Esportazione di TPO Riciclato in Svezia
Economia circolare

Progetto di Consulenza per l'Esportazione di TPO Riciclato in Sveziadi Marco ArezioIl TPO è una Poliolefine composta che si adatta ad innumerevoli applicazioni in settori tecnici di produzione. Il materiale impiegato in modo importante nel settore dell’automotive, viene recuperato, prevalentemente, come scarto industriale.Il mercato dei compounds tecnici richiedono uno scarto di TPO che abbia un bassissimo contenuto di polietilene reticolato, o addirittura nullo, il quale molte volte viene impiegato a corredo dei fogli di copertura delle parti interne delle auto. Rimane comunque un mercato di nicchia, in quanto il riutilizzo dello scarto post industriale può essere impiegato in settori che non siano il food o il medicale e, la ridotta disponibilità sul mercato, hanno spesso privilegiato la produzione di compounds con le materie prime vergini. La società di consulenza sulle materie prime riciclate, Arezio Marco, è stata incaricata di valutare dei canali di vendita per le balle di TPO in Europa, per permettere al cliente di poter seguire l’ingresso dello scarto di produzione con maggiore costanza, avendo, a valle, un mercato regolare a cui vendere il prodotto selezionato. Il compito della società Arezio Marco è stato quello di ottimizzare i flussi in ingresso, derivanti dai produttori degli scarti, con i flussi di vendita verso i trasformatori della materia prima, creando nuovi rapporti con clienti che potessero acquistare in modo continuativo il TPO in balle. La Svezia si è dimostrato un paese in cui l’interesse per il prodotto è stato importante, potendo costruire una buona partnership tra fornitore e cliente.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - TPO

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https://www.rmix.it/ - Odori nel PLA Riciclato: Tecniche per Rilevarli e Strategie di Riduzione per Imballaggi Alimentari Sicuri
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Odori nel PLA Riciclato: Tecniche per Rilevarli e Strategie di Riduzione per Imballaggi Alimentari Sicuri
Economia circolare

Scopri come analizzare e ridurre i composti volatili e gli odori indesiderati nel PLA riciclato, garantendo sicurezza e qualità nelle applicazioni di packaging alimentaredi Marco ArezioIl crescente interesse verso l'uso di materiali plastici biodegradabili e riciclati ha stimolato molte ricerche sul poli(lattato) o polilattico (PLA), un polimero derivato da risorse rinnovabili come l'amido di mais. Grazie alle sue caratteristiche ecocompatibili, come la biodegradabilità e la riciclabilità, il PLA è sempre più utilizzato per la produzione di imballaggi alimentari. Tuttavia, durante il processo di riciclo, il PLA può sviluppare composti volatili e odori indesiderati che possono compromettere la sicurezza e la qualità degli alimenti confezionati. Questi odori non solo influenzano la percezione del prodotto da parte dei consumatori, ma possono anche rappresentare un rischio per la sicurezza alimentare. Questo articolo esamina le principali fonti di odori nel PLA riciclato, i metodi per l'analisi dei composti volatili e le strategie per minimizzarli, con un focus sulla sicurezza e la qualità degli imballaggi alimentari. Fonti dei Composti Volatili e Odori nel PLA Riciclato I composti volatili e gli odori indesiderati presenti nel PLA riciclato derivano principalmente da tre fattori: Degradazione Termica del Polimero: Durante il riciclo, il PLA viene sottoposto a temperature elevate che possono causare la degradazione del polimero. Questa degradazione termica porta alla formazione di composti come acidi, aldeidi e chetoni, spesso associati a odori sgradevoli. La gravità della degradazione è influenzata da vari parametri del processo, come la temperatura di estrusione, il tempo di permanenza e la presenza di agenti ossidanti. L'uso di condizioni di lavorazione eccessivamente aggressive può incrementare significativamente la produzione di composti volatili indesiderati. Contaminazione da Materiali Estranei: Il PLA proveniente da rifiuti post-consumo può essere contaminato da residui organici o altri materiali plastici. Queste contaminazioni possono contribuire alla formazione di composti volatili attraverso reazioni chimiche o decomposizione di sostanze estranee. La separazione inefficace dei materiali durante la fase di raccolta e selezione contribuisce a questo problema, favorendo reazioni indesiderate durante il riciclo. La presenza di materiali contaminanti, come polietilene o polipropilene, può complicare il processo di riciclo e portare alla formazione di odori sgradevoli. Residui di Additivi e Monomeri: Gli additivi utilizzati nella produzione del PLA, come plastificanti o stabilizzanti, possono rimanere intrappolati nella matrice del polimero e durante il riciclo liberare sostanze volatili che contribuiscono agli odori indesiderati. Anche i monomeri residui o i prodotti di degradazione del PLA possono contribuire significativamente alla formazione di odori. Questi residui rappresentano una delle principali problematiche per la produzione di PLA riciclato di alta qualità, in quanto l'eliminazione completa degli additivi è spesso difficile. Tecniche di Analisi dei Composti Volatili Per garantire la sicurezza e la qualità degli imballaggi in PLA riciclato, è fondamentale identificare e quantificare i composti volatili responsabili degli odori indesiderati. Le principali tecniche utilizzate per l'analisi dei composti volatili includono: Microestrazione in Fase Solida (SPME) accoppiata alla Gascromatografia-Spettrometria di Massa (GC-MS): Questa tecnica è ampiamente utilizzata per analizzare i composti volatili grazie alla sua elevata sensibilità e capacità di identificare una vasta gamma di molecole. La SPME permette di estrarre i composti volatili presenti nel PLA senza l'uso di solventi, riducendo così il rischio di contaminazione. La combinazione con la GC-MS consente una caratterizzazione precisa dei composti volatili, facilitando l'identificazione dei principali responsabili degli odori. Olfattometria: Questa tecnica viene utilizzata per la valutazione sensoriale degli odori e si basa sull'uso di un pannello di esperti che valuta l'intensità e la qualità degli odori emessi dal PLA riciclato. L'olfattometria è spesso impiegata insieme alla GC-MS per correlare le caratteristiche sensoriali con la presenza di specifici composti volatili. L'uso di un pannello umano fornisce una valutazione soggettiva che è consigliabile per comprendere l'impatto sensoriale dei composti volatili sul consumatore. Analisi della Spettroscopia Infrarossa (FTIR): L'FTIR viene utilizzata per identificare i gruppi funzionali presenti nei composti volatili, fornendo informazioni sulla natura chimica degli odori nel PLA. L'analisi FTIR è particolarmente utile per monitorare la presenza di gruppi funzionali correlati alla degradazione del PLA e per verificare l'efficacia dei trattamenti di riciclo. L'uso della FTIR permette anche di monitorare i cambiamenti nella struttura chimica del PLA durante i vari stadi del riciclo. Strategie per la Riduzione degli Odori nel PLA Riciclato Per migliorare la qualità del PLA riciclato e ridurre la presenza di odori indesiderati, sono state sviluppate diverse strategie di trattamento: Lavaggio e Deodorazione: Il lavaggio del PLA con solventi specifici o soluzioni alcaline è una delle tecniche più efficaci per rimuovere i residui di additivi e contaminanti. Il trattamento con aria calda o vapore può essere utilizzato per ridurre ulteriormente la concentrazione di composti volatili. Il lavaggio può includere l'uso di tensioattivi per solubilizzare e rimuovere sostanze organiche responsabili degli odori. In alcuni casi, vengono utilizzati solventi organici per rimuovere in modo più efficace gli odori persistenti, garantendo un materiale finale più pulito e adatto al contatto alimentare. Uso di Adsorbenti: Materiali come il carbone attivo e il biochar sono stati utilizzati come adsorbenti per rimuovere i composti volatili dal PLA riciclato. Questi materiali hanno una grande superficie specifica che permette di assorbire gli odori, migliorando la qualità del prodotto finale. Recentemente, sono stati studiati anche nuovi materiali come le zeoliti e i materiali a base di grafene, che offrono una capacità di adsorbimento migliorata grazie alla loro struttura porosa e alle loro proprietà chimiche uniche. L'uso di adsorbenti avanzati potrebbe essere una soluzione promettente per ridurre gli odori senza influire negativamente sulle proprietà meccaniche del materiale. Modificazione del Processo di Riciclo: L'ottimizzazione dei parametri di processo, come la temperatura di estrusione e il tempo di permanenza, può ridurre la degradazione del PLA e, di conseguenza, la formazione di composti volatili. L'utilizzo di condizioni di lavorazione più miti aiuta a preservare la struttura del polimero e a limitare la formazione di sostanze indesiderate. In particolare, l'estrusione in condizioni di vuoto può aiutare a ridurre la presenza di composti volatili eliminando i gas generati durante il processo di fusione. Inoltre, l'utilizzo di tecnologie come il raffreddamento rapido può contribuire a minimizzare la degradazione termica. Trattamenti Biologici: Alcuni studi hanno esplorato l'uso di trattamenti biologici, come l'impiego di enzimi specifici che possono degradare o trasformare i composti volatili. Questi trattamenti rappresentano un'alternativa sostenibile ai trattamenti chimici, riducendo l'impatto ambientale del processo di riciclo e migliorando la qualità olfattiva del PLA. Gli enzimi, in particolare, possono essere selettivi per certi gruppi funzionali, rendendo possibile la rimozione mirata dei composti responsabili degli odori senza alterare le proprietà del polimero. Conclusioni L'uso del PLA riciclato per applicazioni di packaging alimentare presenta diverse problematiche legate alla presenza di composti volatili e odori indesiderati. Tuttavia, attraverso l'impiego di tecniche avanzate di analisi e strategie di trattamento efficaci, è possibile migliorare la qualità del PLA riciclato e garantirne la sicurezza per il contatto con alimenti. La combinazione di metodi fisici, chimici e biologici per la rimozione degli odori offre promettenti soluzioni per affrontare queste problematiche e contribuire a una maggiore sostenibilità nella filiera degli imballaggi. La continua ricerca su nuove tecnologie di trattamento e sulla comprensione delle dinamiche di formazione degli odori è cruciale per aumentare l'utilizzo di materiali riciclati nell'industria degli imballaggi, contribuendo significativamente alla riduzione dell'impatto ambientale dei materiali plastici. Inoltre, la collaborazione tra industria, enti di ricerca e organi normativi sarà essenziale per sviluppare soluzioni innovative e garantire che il PLA riciclato soddisfi gli standard di qualità e sicurezza necessari per le applicazioni alimentari. In questo contesto, l'adozione di una mentalità orientata all'economia circolare diventa fondamentale per promuovere la sostenibilità e ridurre la dipendenza dai materiali vergini, contribuendo così a un futuro più verde e sostenibile.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Il vetro riciclato nella produzione di fibre di vetro e materiali compositi
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il vetro riciclato nella produzione di fibre di vetro e materiali compositi
Economia circolare

L'uso del vetro riciclato per una nuova generazione di fibre di vetro e materiali compositidi Marco ArezioLa transizione verso un’economia circolare e a basse emissioni di carbonio richiede soluzioni tecnologiche capaci di ridurre l’uso di risorse naturali e, al contempo, mantenere o migliorare le prestazioni dei materiali avanzati. Uno degli ambiti di ricerca più promettenti è l’impiego del vetro riciclato nella produzione di fibre di vetro e materiali compositi. Si tratta di un settore in rapida evoluzione, che unisce le esigenze industriali di leggerezza, resistenza e versatilità alla necessità di contenere l’impatto ambientale dei processi produttivi. Le fibre di vetro sono già oggi ampiamente utilizzate in molte applicazioni, dalle costruzioni all’automotive, dall’aerospazio alle energie rinnovabili, grazie al loro eccellente rapporto tra peso e resistenza. La possibilità di produrle a partire da cullet, ossia frammenti di vetro riciclato, apre scenari industriali di grande interesse, sia per l’efficienza energetica dei processi sia per la riduzione dei rifiuti. La composizione chimica del vetro riciclato e la sua compatibilità Il vetro riciclato mantiene una struttura chimica dominata dal biossido di silicio (SiO₂), accompagnato da ossidi di sodio, calcio, alluminio e magnesio. Questi elementi sono compatibili con la composizione tipica del vetro per fibre, che deve garantire viscosità adeguata al processo di filatura e resistenza termica al prodotto finale. Tuttavia, a differenza delle materie prime vergini, il vetro riciclato presenta una maggiore variabilità dovuta alla provenienza eterogenea degli scarti. Per esempio, la presenza di vetro sodico-calcico da imballaggi, borosilicati da lampade o piombo residuo da vecchi dispositivi elettronici può alterare sensibilmente la fusione e compromettere la qualità delle fibre. Per questa ragione, le pubblicazioni scientifiche sottolineano l’importanza di una fase di selezione e purificazione molto accurata, che può includere separazione ottica, rimozione magnetica di contaminanti metallici e trattamenti chimici per ridurre la presenza di ossidi indesiderati. Processi produttivi e ottimizzazione dei parametri L’utilizzo di vetro riciclato nella produzione di fibre richiede un’attenta revisione dei parametri di processo. La fusione del cullet avviene a temperature inferiori rispetto alla miscela di materie prime vergini: si stima una riduzione della temperatura di fusione di circa 150–200 °C, che comporta un risparmio energetico del 25–30%. Questo aspetto rappresenta uno dei principali vantaggi ambientali ed economici, in quanto il consumo energetico costituisce una voce rilevante nei costi di produzione industriale. Uno dei parametri più studiati in letteratura è la viscosità del bagno fuso. Per ottenere fibre uniformi, la viscosità deve rimanere stabile entro un range specifico (generalmente tra 10² e 10³ Pa·s). L’aggiunta di vetro riciclato tende a migliorare la fluidità del fuso, rendendo più agevole la filatura. Tuttavia, eccessive concentrazioni di ossidi alcalini possono ridurre troppo la viscosità, aumentando il rischio di instabilità durante l’estrusione. Le ricerche condotte presso università europee e centri di ricerca statunitensi hanno sperimentato percentuali di riciclato fino al 70% nella miscela di fusione, dimostrando che, con un adeguato controllo della composizione, è possibile ottenere fibre di qualità comparabile a quelle tradizionali. Alcuni studi hanno inoltre proposto l’introduzione di additivi fluidificanti o correttivi chimici per stabilizzare la composizione del vetro riciclato, con risultati positivi sulla regolarità delle fibre prodotte. Un’altra area di ottimizzazione riguarda i crogioli e gli ugelli utilizzati nella filatura. Le impurità del vetro riciclato, anche se in tracce, possono accelerare l’usura dei componenti refrattari. Per ovviare a questo problema, sono in corso ricerche su materiali refrattari più resistenti agli ossidi metallici e sulle tecniche di rivestimento protettivo, al fine di aumentare la durata degli impianti. Proprietà meccaniche e termiche delle fibre da vetro riciclato La letteratura scientifica concorda nel sottolineare che le fibre prodotte da vetro riciclato presentano proprietà meccaniche comparabili a quelle prodotte da materie prime vergini. La resistenza a trazione, che nelle fibre tradizionali varia mediamente tra 2 e 3 GPa, si mantiene sugli stessi livelli anche in presenza di elevate percentuali di cullet. Analogamente, il modulo elastico si colloca nell’intervallo 70–75 GPa, con scostamenti minimi dovuti alla variabilità della materia prima. Alcuni ricercatori hanno osservato che l’impiego di vetro riciclato può migliorare la regolarità della superficie delle fibre, riducendo la presenza di microfratture o porosità dovute a tensioni interne durante il raffreddamento. Questo effetto, ancora oggetto di studio, sembrerebbe legato alla diversa distribuzione degli ossidi alcalini nel reticolo vetroso derivato da cullet. Dal punto di vista termico, le fibre di vetro riciclato mostrano una temperatura di transizione vetrosa (Tg) e una temperatura di rammollimento molto simili a quelle tradizionali, confermando la piena idoneità per applicazioni ad alte temperature. La stabilità dimensionale fino a circa 600–700 °C è garantita anche in campioni con oltre il 50% di riciclato, rendendole adatte per applicazioni nel settore delle energie rinnovabili (pale eoliche, pannelli fotovoltaici) e nell’edilizia ad alte prestazioni. Un aspetto interessante riguarda la resistenza agli agenti chimici. Alcuni studi indicano che le fibre contenenti cullet possono avere una maggiore resistenza all’attacco alcalino, proprietà che ne estende la durabilità in ambienti aggressivi, come infrastrutture in calcestruzzo armato esposte a sali disgelanti o acque marine. Applicazioni nei materiali compositi I materiali compositi rinforzati con fibre di vetro (GFRP) rappresentano uno dei campi di applicazione più promettenti per le fibre prodotte da vetro riciclato. Questi materiali sono fondamentali per il settore automobilistico, dove leggerezza e resistenza meccanica sono essenziali per ridurre i consumi energetici dei veicoli. L’introduzione di fibre da cullet consente di ridurre l’impatto ambientale dei compositi, senza comprometterne la rigidità o la resistenza alla fatica. Nel settore delle energie rinnovabili, in particolare nelle pale eoliche, i GFRP ottenuti con fibre riciclate hanno mostrato prestazioni paragonabili a quelle tradizionali. Le prove di fatica ciclica su campioni realizzati con matrici epossidiche e fibre riciclate indicano una durata utile coerente con gli standard industriali. Considerata la crescente domanda di materiali per l’eolico, l’integrazione del vetro riciclato rappresenta una strategia per ridurre la dipendenza da materie prime vergini e migliorare la sostenibilità complessiva della filiera. Un altro campo emergente è quello delle costruzioni sostenibili. I pannelli isolanti, i profili strutturali e i rinforzi per calcestruzzo in composito con fibre di vetro riciclato offrono vantaggi sia sul piano meccanico sia su quello ambientale. Le ricerche in questo settore evidenziano un potenziale aumento della resistenza a flessione del 10–15% rispetto a compositi convenzionali, grazie a una migliore interazione tra fibra e matrice polimerica. Infine, applicazioni interessanti si riscontrano nell’industria nautica e aerospaziale, dove la riduzione del peso e l’elevata resistenza alla corrosione sono cruciali. Sebbene in questi settori la certificazione dei materiali sia particolarmente severa, i primi studi suggeriscono che, con ulteriori controlli sulla qualità del cullet, le fibre di vetro riciclato potrebbero aprire la strada a nuovi standard di materiali compositi eco-efficienti. Impatto ambientale e analisi LCA L’uso di vetro riciclato riduce non solo il consumo energetico, ma anche le emissioni di gas serra associate. Le analisi di ciclo di vita (LCA) condotte in diversi contesti industriali mostrano che la sostituzione del 50% delle materie prime vergini con cullet può portare a una riduzione delle emissioni di CO₂ fino al 20–25% per tonnellata di fibra prodotta. Inoltre, l’impiego del vetro riciclato contribuisce a ridurre la quantità di rifiuti destinati in discarica, alleviando la pressione sui sistemi di gestione dei rifiuti urbani e industriali. Conclusioni L’integrazione del vetro riciclato nei processi di produzione delle fibre di vetro e dei materiali compositi rappresenta un importante passo avanti nella direzione della sostenibilità industriale. Gli studi scientifici confermano che, con un adeguato controllo della composizione e dei parametri di processo, è possibile ottenere fibre di alta qualità con proprietà meccaniche e termiche in linea con le esigenze industriali. Le applicazioni nei compositi aprono prospettive concrete in settori strategici come l’automotive, l’edilizia sostenibile e le energie rinnovabili. La sfida principale rimane quella di migliorare i sistemi di selezione e purificazione del vetro riciclato, per garantire qualità e costanza del materiale. Ma le prospettive di ricerca sono incoraggianti: l’adozione di tecnologie innovative e il supporto delle politiche ambientali potranno trasformare il vetro riciclato in una risorsa primaria per i materiali avanzati del futuro.© Riproduzione Vietata

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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Le bioplastiche compostabili saranno un’alternativa alla plastica tradizionale?
Economia circolare

Le bioplastiche compostabili saranno un’alternativa alla plastica tradizionale?di Marco ArezioLe bioplastiche compostabili, di derivazione vegetale, sembravano essere la panacea di tutti i mali attribuiti alla plastica di origine fossile ma, oggi, sono sorti molti dubbi su una loro efficacia e sostenibilità relativi ai modelli di produzione della componente vegetale. C’è una grande confusione sul mercato, causata anche dalle etichette sui prodotti in cui abbondano i suffissi “Bio”,“Biodegradabile”, e “Biocompostabile”, dove il consumatore rimane spiazzato e non sempre ne capisce le differenze. Su questa velata ignoranza si fonda spesso il fenomeno del greewashing che fa sembrare un prodotto eticamente “green” quando a volte non lo è del tutto. I prodotti che troviamo negli scaffali dei negozi con l’etichetta biodegradabile e compostabile sono generalmente prodotti che partono da una materia prima vegetale, come l’amido di mais, il frumento, la barbabietola, la canna da zucchero, la tapioca e le patate. Questi elementi naturali, debitamente processati, possono essere trasformati in polimeri, comparabili per qualità, caratteristiche tecniche e lavorabilità a polimeri di origine fossile che non sono compostabili. In realtà il consumatore deve sapere che la compostabilità, che trova espressa sulle etichette dell’imballo, riguarda principalmente una trasformazione industriale dello stesso e non la possibilità di inserirlo nel composter in giardino. Quella della materia prima che costituisce un imballo biodegradabile e compostabile è effettivamente un’ottima idea, in quanto permetterebbe di recuperare molti imballi che oggi non si riciclano, o si riciclano con uno scarso valore aggiunto proprio per i residui di cibo che rimangono all’interno delle confezioni. Ma dobbiamo fare un passo indietro per vedere la sostenibilità della filiera di queste materie prime compostabili di origine vegetale. I dubbi che sorgono in modo sempre più corposo riguardano la coltivazione dei prodotti vegetali quali canna da zucchero, patate, mais, barbabietole, frumento e molti altri prodotti, che vanno ad incidere negativamente sulla produzione di derrate alimentari, sull’occupazione del suolo coltivabile già messo sotto pressione dalla produzione di cereali per l’industria della carne, dal consumo di acqua, dall’impiego di concimi chimici e pesticidi e dalla deforestazione per creare nuove terre coltivabili. Ne vale la pena? Secondo il rapporto della FAO del Luglio 2019, oltre 2 miliardi di persone, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, non hanno accesso regolare ad alimenti salubri, nutrienti e sufficienti. Ciò richiede una profonda trasformazione dei sistemi alimentari affinché forniscano diete sane e prodotte in modo sostenibile alla popolazione mondiale in aumento. Numero di persone affamate nel mondo nel 2018 sono circa 821,6 milioni così divise: in Asia: 513,9 milioniin Africa: 256,1 milioniin America Latina e nei Caraibi: 42,5 milioniNumero di persone in stato di insicurezza alimentare moderata o grave: 2 miliardi (26,4%)Bambini con basso peso alla nascita: 20,5 milioni (1 su 7)Bambini al di sotto dei 5 anni affetti da rachitismo (bassa statura rispetto all’età): 148,9 milioni (21,9%)Bambini al di sotto dei 5 anni che soffrono di deperimento (scarso peso rispetto all’altezza): 49,5 milioni (7,3%) Un rapporto dell’UNICEF evidenzia gli scarsi progressi compiuti nella lotta agli effetti della malnutrizione infantile sullo sviluppo dell’infanzia. Nel 2017 sono stati 151 milioni i bambini sotto i cinque anni affetti da ritardo nell’altezza dovuto alla malnutrizione (stunting), rispetto ai 165 milioni del 2012. In Africa e Asia vivono rispettivamente il 39% e il 55% di tutti i bambini affetti da questa forma di ritardo. L’incidenza del deperimento infantile (wasting) rimane estremamente elevata in Asia, dove quasi un bambino su dieci sotto i cinque anni ha un peso più basso del dovuto rispetto all’altezza: dieci volte più di quanto avvenga in America Latina e nei Caraibi, dove questa forma di malnutrizione colpisce solo 1 bambino su 100. Il rapporto bolla come “vergognoso” il fatto che una donna su tre in età fertile, nel mondo, sia affetta da anemia, circostanza che ha conseguenze pesanti sulla salute e sullo sviluppo sia per le donne stesse che per i loro bambini. Nessuna regione del pianeta ha mostrato negli ultimi anni un calo nella diffusione dell’anemia femminile, e l’incidenza del fenomeno fra le donne africane e asiatiche è quasi tripla rispetto alle donne nord-americane. Ma se l’aumento della richiesta di biopolimeri, di biocarburanti e di foraggio per l’industria della carne deve soddisfare l’aumento di una popolazione crescente, anno dopo anno, l’agricoltura non sarà in grado di produrre quanto richiesto dal mercato per soddisfare le esigenze alimentari umane. Si aggiunga inoltre che l’agricoltura, per via del cambiamento climatico, è strettamente dipendente dalle condizioni metereologiche che stanno diventando sempre più sfavorevoli con un aumento della desertificazione e della resistenza delle piante. In questo quadro, le scoperte dei biopolimeri sono sicuramente un passo avanti nella ricerca, ma se dovessimo pensare di sostituire, anche parzialmente la produzione di plastica con una bioplastica, le cui materie prime derivino da una coltivazione agricola, non credo che sia un processo in equilibrio con le esigenze globali.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - bio plasticaVedi maggiori informazioni sulla bioplastica

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https://www.rmix.it/ - Tecnologie Avanzate nel Riciclo del Vetro: Innovazione e Sostenibilità per un Futuro Circolare
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Tecnologie Avanzate nel Riciclo del Vetro: Innovazione e Sostenibilità per un Futuro Circolare
Economia circolare

Illustrazione delle ultime innovazioni tecnologiche nel riciclo del vetro e del loro impatto sull’efficienza dei processi e sulla qualità del materiale riciclatodi Marco ArezioIl riciclo del vetro rappresenta una componente cruciale nell'ambito dell'economia circolare e della sostenibilità ambientale. Il vetro è un materiale infinitamente riciclabile senza perdita di qualità, rendendolo ideale per un ciclo chiuso di produzione e riutilizzo. Negli ultimi anni, il settore del riciclo del vetro ha visto significative innovazioni tecnologiche che stanno trasformando il modo in cui questo materiale viene raccolto, trattato e reinserito nel ciclo produttivo. In questo articolo esploreremo le tecnologie più recenti e come stanno contribuendo a migliorare l’efficienza e la qualità del processo di riciclo del vetro. Tecnologie di Raccolta e Smistamento Raccolta Differenziata Avanzata La raccolta differenziata è il primo passo fondamentale per un efficace riciclo del vetro. Le tecnologie avanzate nel campo della raccolta stanno rendendo questo processo più efficiente e preciso. Sensori intelligenti e sistemi di monitoraggio IoT (Internet of Things) sono sempre più utilizzati per ottimizzare i percorsi di raccolta dei rifiuti, riducendo i costi e l’impatto ambientale. Smistamento Ottico Una delle innovazioni più significative è rappresentata dai sistemi di smistamento ottico. Queste tecnologie utilizzano sensori a infrarossi e a raggi X per identificare e separare i diversi tipi di vetro e altri materiali contaminanti. Questi sistemi sono in grado di distinguere tra vetro chiaro, verde e marrone, migliorando notevolmente la purezza del materiale riciclato. La precisione dello smistamento ottico permette di ridurre le impurità, rendendo il vetro riciclato più adatto per la produzione di nuovi prodotti. Processi di Frantumazione e Pulizia Frantumazione Controllata La frantumazione del vetro è una fase critica nel processo di riciclo. Le nuove tecnologie di frantumazione controllata permettono di ottenere frammenti di vetro di dimensioni omogenee, ottimizzando il successivo trattamento. I frantumatori di ultima generazione sono dotati di sistemi di controllo automatizzato che regolano la velocità e la pressione, minimizzando la produzione di polveri e riducendo l’usura delle macchine. Tecniche di Pulizia Avanzate La pulizia del vetro frantumato è essenziale per eliminare le impurità come carta, plastica e metalli. I moderni impianti di riciclo utilizzano una combinazione di tecniche avanzate, tra cui lavaggi con acqua ad alta pressione, separatori ad aria e magnetici, e centrifughe. Queste tecnologie migliorano la qualità del vetro riciclato, rendendolo comparabile al vetro vergine in termini di purezza e trasparenza. Innovazioni nella Rifusione del Vetro Forni a Basso Impatto Ambientale La rifusione del vetro richiede una grande quantità di energia. I nuovi forni a basso impatto ambientale sono progettati per ridurre il consumo energetico e le emissioni di CO2. Questi forni utilizzano tecnologie avanzate come il recupero di calore, l’uso di combustibili alternativi e la gestione automatizzata dei processi di combustione, contribuendo a rendere la produzione di vetro riciclato più sostenibile. Additivi per la Rifusione L'aggiunta di specifici additivi durante la rifusione può migliorare le proprietà del vetro riciclato. Recenti studi hanno esplorato l'uso di materiali nanostrutturati che aumentano la resistenza e la trasparenza del vetro, consentendo una maggiore varietà di applicazioni per il vetro riciclato. Tecnologie di Monitoraggio e Controllo Sistemi di Controllo in Tempo Reale L'implementazione di sistemi di controllo in tempo reale nei processi di riciclo permette di monitorare costantemente le condizioni operative e la qualità del prodotto. Questi sistemi utilizzano sensori avanzati e algoritmi di intelligenza artificiale per ottimizzare ogni fase del processo, dalla raccolta alla rifusione. Il monitoraggio in tempo reale aiuta a identificare e correggere rapidamente eventuali problemi, migliorando l'efficienza complessiva del riciclo. Blockchain per la Tracciabilità La blockchain è una tecnologia emergente che sta trovando applicazione anche nel riciclo del vetro. Utilizzando registri distribuiti e immutabili, è possibile tracciare ogni fase del ciclo di vita del vetro riciclato, garantendo la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni. Questo approccio può aumentare la fiducia dei consumatori e degli stakeholder nei prodotti riciclati, favorendo una maggiore adozione di materiali riciclati. Impatto delle Innovazioni sul Settore Le innovazioni tecnologiche nel riciclo del vetro stanno avendo un impatto significativo su diversi fronti: Efficienza Energetica: Le nuove tecnologie riducono il consumo energetico nei processi di raccolta, frantumazione e rifusione, contribuendo a una diminuzione delle emissioni di gas serra. Qualità del Materiale Riciclato: I miglioramenti nella separazione e nella pulizia del vetro aumentano la purezza del vetro riciclato, rendendolo più competitivo rispetto al vetro vergine. Riduzione dei Costi: L'automazione e il controllo avanzato riducono i costi operativi e migliorano l'efficienza complessiva del processo. Sostenibilità: L’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale e la tracciabilità dei materiali favoriscono una gestione più sostenibile delle risorse. Sfide e Prospettive Future Nonostante i progressi, il settore del riciclo del vetro affronta ancora diverse sfide. La contaminazione dei rifiuti, la variabilità della domanda di vetro riciclato e la necessità di investimenti significativi in nuove tecnologie sono tra i principali ostacoli. Tuttavia, le prospettive future sono promettenti. La ricerca continua nel campo dei materiali avanzati e delle tecnologie di processo promette ulteriori miglioramenti. In particolare, l’integrazione delle tecnologie digitali, come l’intelligenza artificiale e la blockchain, potrebbe rivoluzionare il settore, rendendo il riciclo del vetro ancora più efficiente e sostenibile. Conclusioni Le tecnologie avanzate stanno trasformando il settore del riciclo del vetro, rendendo i processi più efficienti, sostenibili e capaci di produrre materiali di alta qualità. Queste innovazioni non solo contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale, ma anche a promuovere un’economia circolare più robusta e resiliente. Per continuare su questa strada, sarà fondamentale supportare la ricerca e l’adozione di nuove tecnologie, garantendo al contempo politiche favorevoli e investimenti adeguati. Solo così sarà possibile realizzare pienamente il potenziale del vetro riciclato come risorsa preziosa e sostenibile per il futuro.© Riproduzione Vietata

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https://www.rmix.it/ - Ricambi per le auto prodotti con un compound contenente scarti di caffè
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Ricambi per le auto prodotti con un compound contenente scarti di caffè
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Ford e McDonald’s hanno creato una collaborazione ispirata all’economia circolaredi Marco ArezioLe due società attive nel settore della mobilità e della ristorazione hanno coinvolto la ditta Competitive Green Technology per realizzare un compound che potesse utilizzare alcuni scarti del del caffè, uniti al polipropilene, per produrre ricambi per auto. Lo scopo era studiare una ricetta che rendesse alcune parti delle auto più leggere e più robuste rispetto alle ricette tradizionali. Lo scarto, per evitare che si bruci, viene trattato in un ambiente a basso contenuto di ossigeno e poi mischiato con il polipropilene per la formazione dei granuli, che risulteranno più leggeri del polipropilene tradizionale e avranno bisogno di minor energia per lo stampaggio. Secondo il leader tecnico del team di ricerca dei nuovi materiali Ford, il Sig. Mielewski, lo scarto proveniente dalla torrefazione del caffè viene usato in sostituzione del talco che normalmente compone i compounds di polipropilene, apportando una riduzione di peso intorno al 20% e una buona resistenza alle alte temperature. Le prime applicazioni sono state fatte nella produzione di alloggiamenti per i fari, a seguito di prove nelle quali si è notata una maggiore resistenza alle temperature rispetto al pezzo fatto con il nuovo compound al tradizionale. Infatti, l’alloggiamento dei fari è una zona dove si crea molto calore e le proprietà tecnica del nuovo materiale è sembrata subito azzeccata a questo lavoro. Questi nuovi ambiti per i fari saranno costruiti dal fornitore Varroc Lighting Systems e saranno posizionati sulla berlina Lincon Continental a seguito delle nuove modifiche previste nel 2020. Secondo il team Ford, l’alloggiamento per i fari è solo l’inizio della produzione di articoli per la componentistica delle auto fatte con questa ricetta Green e con altre allo studio, come è successo per la schiuma di soia usata nei sedili della Mustang e che oggi si trovano in molte altre macchine dell’azienda. La ricerca e lo sviluppo di ricette che siano compatibili con la circolarità dei componenti impiegati, hanno lo scopo di utilizzare i pezzi prodotti in alcune vetture della gamma Ford e Lincon, con particolare attenzione a quegli elementi dove, all’interno dell’auto, vengono sviluppate alte temperature. Parliamo di involucri per batterie, sotto cofani e coperture per il motore. Ovviamente la fragranza del caffè, sui componenti da installare, viene tolta nella fase di produzione del compound per evitare che la vostra macchina abbia il profumo di una tazza di caffè appena versato.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - demolizioni - ricambi autoVedi maggiori informazioni sul riciclo

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https://www.rmix.it/ - Prezzi del PVC: Quali Aspettative per il Secondo e Terzo Trimestre 2021?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Prezzi del PVC: Quali Aspettative per il Secondo e Terzo Trimestre 2021?
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Prezzi del PVC: Quali Aspettative per il Secondo e Terzo Trimestre 2021?di Marco ArezioLa tendenza ad un aumento sostenuto dei prezzi del PVC si è notato con chiarezza nel quarto trimestre 2020, a causa di una serie di fattori concatenanti, che ha portato un differenziale medio rispetto all’etilene di 243,5 € /tonnellata nell'Europa nord-occidentale.Se consideriamo i prezzi spot del PVC possiamo notare un picco di costo intorno alla settimana 6 del 2021 mai registrato dai dati ICIS dal 2003. Le contrattazioni reali hanno fatto segnare prezzi, sul mercato Turco per esempio, intorno a 1600 $/tonnellata verso all’ultima settimana di Gennaio 2021, con valori medi delle esportazioni internazionali, considerando la collocazione della merce FOB, che ha subito un incremento del 69%, pari a circa 900 $/tonnellata, rispetto al quinquennio 2015-2020. Quali sono i motivi di questi incrementi di prezzo? In Europa e negli Stati Uniti si è assistito ad una serie di dichiarazioni di fermo degli impianti per causa di forza maggiore, con la concomitante ripresa del settore delle costruzioni a livello globale. Inoltre si è verificato una diminuzione delle quantità di plastificanti disponibili, necessari per la produzione delle ricette di PVC. In Europa le fermate per causa di forza maggiore hanno interessato circa 3 milioni di tonnellate di capacità produttive, alle quali si aggiungono anche i produttori statunitensi Westlake e Formosa. Cosa succederà nel secondo e terzo trimestre 2021? Le aspettative di un mantenimento dei prezzi attuali è supportata dal fatto che ci sono in arrivo nuove riduzioni delle produzioni, per esempio di KEM ONE, Vynova e INOVYN, le quali fanno pensare ad una stabilità dei prezzi sui livelli del primo trimestre 2021. La richiesta di PVC nel settore delle costruzioni dovrebbe incrementare ulteriormente a seguito delle nuove spinte al risparmio energetico su cui si stanno concentrando molti governi. Spinte che si tradurranno in un efficientamento, per esempio, delle abitazioni attraverso un uso maggiore di nuovi infissi con maggiori valenze termiche. Si ipotizza che nel 2021 la domanda globale del settore edile dovrebbe crescere del 3,5% rispetto al 2020, anche spinta da un nuovo stile di vita imposto dalla pandemia, in cui la gente vive più in casa e, di conseguenza, investirà più nella manutenzione edilizia delle proprie abitazioni sfruttando gli incentivi degli stati. Le aspettative per il terzo trimestre 2021 vedrebbero una leggera flessione dei prezzi del PVC, a causa di un assestamento globale delle forniture, delle scorte e degli ordini, pur rimanendo i prezzi decisamente più alti rispetto al 2020. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - PVC

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https://www.rmix.it/ - Mercato della Plastica Riciclata 2020: Luci e Ombre
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Economia circolare

Il mondo, nel 2020, ha attraversato una situazione di generale difficoltà umana, economica e sociale con ricadute pesanti per tutti noidi Marco ArezioLe ripetute restrizioni alle libertà personali dovute al Covid stanno cambiando il nostro approccio anche nel mondo degli affari con le limitazioni dei contatti umani e l’uso massiccio delle tecnologie di comunicazione internet. Questo ha portato vantaggi e svantaggi, ma sicuramente non vi erano possibilità diverse per continuare a lavorare e a preservare le aziende e il lavoro. Nel mondo dell’economia circolare, attività di cui ci occupiamo, il settore della plastica riciclata ha pesantemente risentito della caduta delle quotazioni petrolifere, con la conseguenza di comprimere i prezzi delle materie prime riciclate ad un punto pericoloso per la sostenibilità finanziaria delle aziende. L’annullamento del divario, in molti casi, tra il prezzo delle materie prime vergini e quelle riciclate, ha comportato, in alcuni settori non legati al food o alla detergenza, una caduta degli ordinativi delle materie prime riciclate rispetto al passato. Le aspettative al rialzo dei prezzi delle materie prime vergini, non sono ben chiare, in quanto, in un quadro macroeconomico, la crisi planetaria ha ridotto in modo sostanziale il consumo di carburanti (aerei, macchine, navi, camion, industrie) favorendo l’incremento di produzione delle materie plastiche vergini a prezzi molto compressi. Inoltre, in una situazione come quella descritta, paesi in cui il problema del riciclo non è così sentito, la mancanza di un divario di prezzo sostanziale tra la materia prima vergine e quella rigenerata, ha comportato uno spostamento degli acquisti verso le materie prime vergini con la perdita di interi mercati del comparto delle materie prime riciclate. Ma il 2020 non è però passato invano, ci sono stati visibili progressi tecnologici che fanno ben sperare per il prossimo anno in un nuovo corso per le plastiche da post consumo. La ricerca ha portato a buoni traguardi sullo sviluppo dell’uprecycling, che ha l’obbiettivo di incrementare la qualità e l’utilizzo delle plastiche da post consumo, in settori e su prodotti che fino a poco tempo fa non erano producibili con queste tipologie di plastiche da riciclo. Selezionatori, lavaggi, estrusori, cambiafiltri, degasaggi e impianti per controllo analitico degli odori hanno portato una ventata di qualità nella filiera del riciclo, migliorandone in modo sostanziale la materia prima. Ed è proprio sul controllo degli odori che si giocherà la battaglia per incrementare l’utilizzo delle plastiche da post consumo in settori che ancora oggi non le usano. Se fino a ieri la definizione di un disturbo legato all’odore era, non solo empirica, ma soggettiva, in quanto veniva fatta attraverso la sensazione percepita dal naso umano, oggi, attraverso lo strumento da laboratorio che esegue un’analisi chimica dei volatili prodotti dai campioni, niente sarà più soggettivo e incerto. Chi utilizza questo strumento, chiamato naso elettronico in maniera riduttiva crea una patente certificata dell’odore della propria materia prima o prodotto finale, i cui valori, analitici e incontrovertibili, non lasciano adito a discussioni. Chi compra e chi vende materia prima riciclata o prodotti fatti dalla plastica da post consumo ha oggi la possibilità di certificare i livelli dei prodotti contenuti che generano odore. I motivi per vedere con un certo cauto ottimismo il 2021 nel settore della plastica riciclata da post consumo credo che ci siano, quindi il regalo che ci possiamo fare è un atteggiamento propositivo che ci accompagni a migliorare la nostra vita, il nostro lavoro e l’ambiente in cui viviamo.Categoria: notizie - plastica - economia circolare Vedi maggiori informazioni sulle materie plastiche

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