- Rifiuti edili tra riciclo e discarica
- Il riciclo dei rifiuti edili per creare nuovi inerti
Nuove applicazioni e sperimentazioni per riutilizzare i rifiuti edili nelle linee di produzione dei nuovi prodotti
di Marco Arezio
Il settore edile è uno tra quelli che produce il maggior quantitativo, in tonnellate, di rifiuti, non solo del mercato Italiano, che ne conta circa 40 milioni all’anno, ma anche d’Europa, che produce circa 870 milioni di tonnellate stando ai valori del 2017.
Una quantità incredibile che fino a poco anni fa finiva, senza troppi pensieri, in discarica e lasciati li, dormienti, a inquinare i terreni e a sprecare risorse importanti.
Oggi, nell’ambito delle nuove normative sull’economia circolare, molta strada si è compiuta nel riciclo di una parte di questi rifiuti, ma soprattutto nel divieto di gettare in discarica prodotti recuperabili.
In particolare, gli inerti prodotti in Italia ogni anno sono circa 68 milioni di tonnellate, delle quali si riesce a riciclarne circa il 78%, impiegandoli come sottofondi stradali o nella creazione di piazze, nella produzione di calcestruzzi a bassa resistenza o nella produzione di asfalti, manufatti in cemento o massicciate ferroviarie.
La percentuale di riciclo degli inerti potrebbe facilmente arrivare al 90% se si estendessero ancora gli impieghi nei prodotti finiti o come aggregato nelle miscele, in cui è necessaria una parte fine o finissima come granulometria d’impasto.
La sperimentazione di nuovi utilizzi degli aggregati riciclati continua, coinvolgendo anche alcuni produttori di cemento, che stanno provando a sostituire gli aggregati naturali con quelli riciclati per la produzione di farina cruda negli impianti di fabbricazione del cemento.
Nonostante questo interesse favorevole, ci sono delle nubi che si addensano all’orizzonte, infatti il nuovo decreto End o Waste del Ministero dell’Ambiente, ha classificato come riciclabili solo 18 su 50 codici di prodotti, rischiando di avviare alla discarica circa 32 milioni di tonnellate all’anno di rifiuti edili, in quanto non rientranti nei codici approvati.
L'Anpar, l'Associazione italiana dei produttori di aggregati riciclati, ha chiesto al ministero un confronto per risolvere il problema.
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