OBSOLESCENZA PROGRAMMATA E DIRITTO ALLA RIPARAZIONE

Economia circolare
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare - Obsolescenza Programmata e Diritto alla Riparazione
Sommario

- Il problema dell'incremento dei rifiuti RAEE

- Cosa è l’obsolescenza programmata

- Perché i prodotti tecnologici sono di difficile riparazione

- Come si sta muovendo la Comunità Europea per normare la questione dei rifiuti RAEE

La diminuzione delle risorse naturali e l’aumento dei rifiuti elettronici impongono scelte urgenti. Cosa sta Facendo l’UE


di Marco Arezio

In un mondo in cui vige ancora il consumo veloce o super veloce, dove si applica l’usa e getta anche di apparecchiature elettroniche costose, è forse il momento di cambiare questo paradigma che arricchisce le aziende produttrici, diseduca la popolazione al riuso e all’economia circolare e aumenta in modo esponenziale i rifiuti RAEE che sono, ancora oggi, di difficile gestione.


Cosa è l’obsolescenza programmata?

E’ una pratica industriale, secondo la quale il bene venduto è standardizzato per avere una vita di utilizzo più breve di quello che in realtà potrebbe.

Questo può avvenire attraverso aggiornamenti tecnologici non supportabili dal prodotto, da una minore qualità di alcuni componenti che ne riducono la durata o dalla difficoltà di riparazioni, anche banali, per la mancanza programmata di pezzi di ricambio o difficoltà tecniche nelle riparazioni.

L’obsolescenza programmata non è però una pratica moderna, già nel 1924, un consorzio di aziende occidentali produttrici di lampadine si accordò per produrle con una durata massima di 1000 ore di accensione, così da aumentarne la vendita.

Un altro episodio che possiamo citare nel periodo post bellico, intorno agli anni ’50 del secolo scorso, periodo nel quale si affacciarono sul mercato i collant prodotti in Nylon.

Il materiale era così robusto e durevole che non si rompeva facilmente, così fu commissionato, al produttore del filo, un prodotto che permetteva una sostituzione dei collant con maggiore frequenza.

Oggi possiamo dire che quando si parla di obsolescenza programmata la nostra mente si rivolge frequentemente agli smartphone, oggetti del desiderio dei consumatori, dove il concetto di usa e getta è stato radicato dai produttori.

Attraverso manipolazioni tecnologiche, che fanno rallentare il prodotto o nuove funzioni, interessanti per il pubblico, che sono istallate solo sugli smartphone nuovi, spinge il consumatore a fare nuovi acquisti buttando gli apparecchi vecchi.


Perché i prodotti tecnologici sono di difficile riparazione?

Un tempo si parava qualsiasi cosa, i prodotti erano più meccanici e meno elettronici ed era più semplice aprirli, individuare il guasto e sostituire il pezzo che creava il difetto.

In questo modo si dava una vita maggiore al prodotto e, quindi, dal punto di vista di un’economia industriale, si producevano meno articoli.

Oggi la tecnologia ha invaso ogni cosa e, quindi di per sé, sono più difficili le riparazioni in quanto è necessaria una preparazione tecnica maggiore.

Ciò nonostante, se si avessero le competenze necessarie, è diventato molto difficile, non solo disporre dei pezzi di ricambio, ma certe parti dell’oggetto sono di difficile riparazione o aggiornamento, per un preciso disegno di marketing che spinge il consumatore non alla riparazione ma alla sostituzione.

Inoltre, molte case produttrici vedono in modo negativo la possibile riparazione fatte da aziende esterne, quindi può mettere il veto all’intervento pena la perdita della garanzia.

Inoltre, spesso, semplificano l’operazione di riparazione presso la loro sede attraverso la cessione, a prezzi calmierati, di un apparecchio sostitutivo, cosa che non fa altro che alimentare i rifiuti la non circolarità del sistema.


Come si sta muovendo la Comunità Europea

Finalmente la UE ha intavolato una discussione circa l’obsolescenza programmata e il diritto dei cittadini alea riparazioni, con la volontà di modificare le regole circa il diritto dei consumatori, per favorire il riuso e la riparazione dei prodotti e dei softwares elettronici.

E’ in fase di redazione un piano d’azione per l’economia circolare, in 54 punti, che mira a promuovere prodotti durevoli che siano più facili da riparare, riutilizzare e riciclare, adottando nel contempo misure per sostenere i consumatori in questa transizione.

Un'economia circolare comporterebbe 450 milioni di tonnellate in meno di emissioni di carbonio nell'UE entro il 2030, facendo risparmiare alle imprese dell'UE 600 miliardi di euro e 580.000 nuovi posti di lavoro, secondo la Commissione.

Categoria: notizie - RAEE - economia circolare - riciclo - rifiuti - obsolescenza programmata

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