I DISASTRI AMBIENTALI DELLE ATTIVITÀ MINERARIE IN EUROPA

Ambiente
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare - I Disastri Ambientali delle Attività Minerarie in Europa

L’estrazione e la lavorazione dei minerali hanno frequentemente lasciato un segno indelebile sui territori e sulla popolazione


di Marco Arezio

Le miniere e le cave di estrazione, sono state spesso ubicate in zone scarsamente abitate, dove l’impatto immediato delle attività sui luoghi abitati, era poco monitorato e non destava una grande preoccupazione sociale.

In realtà, queste attività, se non gestite nel rispetto dell’ambiente, possono essere silenti avvelenatori di un territorio o, come successe tante volte, sfociare in veri e propri disastri ambientali.

Ma quali sono questi rischi primari delle attività minerarie per il territorio e le persone:

- Distruzione degli habitat: l'apertura di miniere può comportare la distruzione o l'alterazione degli habitat naturali, con conseguenze negative sulla biodiversità

- Inquinamento dell'acqua: l'attività mineraria può provocare il rilascio di sostanze chimiche tossiche o metalli pesanti nell'acqua, contaminando le falde acquifere, i fiumi e i laghi circostanti

- Inquinamento atmosferico: le attività di estrazione e lavorazione dei minerali possono rilasciare polveri sottili, gas nocivi e altre sostanze inquinanti nell'aria

- Impatto del rumore e delle vibrazioni: l'estrazione mineraria può generare rumori intensi e vibrazioni che possono disturbare la fauna selvatica e le comunità locali

- Gestione dei rifiuti: l'attività mineraria genera grandi quantità di scarti, come scarti di roccia, scorie e materiali di scavo

- Impatto sull'uso del suolo: l'apertura di miniere comporta spesso la conversione di terreni agricoli o forestali in aree industriali


Purtroppo, la storia ci ha consegnato episodi tragici, avvenuti in Europa, che sono stati generati da deficienze delle attività minerarie in Europa, che hanno comportato un importante danno ambientale e, conseguentemente, delle ricadute negative e pericolose per la popolazione che, direttamente o indirettamente, è venuta a contatto con l’inquinamento prodotto.


Di questi disastri ambientali ne vogliamo ricordare tre di particolare intensità:

1. Disastro della miniera di Aznalcóllar (Spagna, 1998). Un bacino di decantazione di una miniera di pirite in Spagna si è rotto, riversando circa 5 milioni di metri cubi di liquami tossici e contenenti metalli pesanti nel fiume Guadiamar. L'inquinamento risultante ha danneggiato gravemente l'ecosistema fluviale, compresi i terreni agricoli circostanti.

2. Disastro del cianuro in Romania (2000). La rottura di una diga contenente liquami tossici provenienti da una miniera d'oro nel nord della Romania ha causato il riversamento di circa 100.000 metri cubi di acqua contaminata da cianuro nel fiume Tisza. Questo ha generato una significativa morte della fauna ittica e ha avuto effetti negativi sull'approvvigionamento di acqua per molte comunità.

3. Disastro della diga di Kolontár (Ungheria, 2010). La rottura di una diga contenente residui tossici provenienti da una miniera di alluminio ha causato il riversamento dei fanghi rossi, altamente corrosivi, in diverse città e campi agricoli. Questo incidente ha causato diversi decessi e ha avuto gravi conseguenze per l'ambiente locale.


Disastro della miniera di Aznalcóllar (Spagna, 1998)

Il disastro della miniera di Aznalcóllar è un grave incidente ambientale avvenuto il 25 aprile 1998 nella regione di Andalusia, in Spagna.

L'incidente coinvolse la rottura di una diga di decantazione nella miniera, situata vicino al Parco Nazionale di Doñana.

La miniera di Aznalcóllar era dedicata all'estrazione di minerali, in particolare di pirite, contenente elevate concentrazioni di metalli pesanti come piombo, zinco e cadmio. La diga di decantazione, che aveva lo scopo di trattenere i residui tossici generati dalla lavorazione della pirite, cedette improvvisamente, causando il riversamento di circa 5 milioni di metri cubi di liquami tossici nella regione circostante.

I liquami contenenti metalli pesanti e sostanze chimiche nocive si riversarono nel fiume Agrio, che a sua volta si unisce al fiume Guadiamar. Questo provocò una vasta contaminazione delle acque e del terreno lungo il corso dei fiumi. L'area colpita includeva zone umide, habitat naturali e terreni agricoli, creando un impatto significativo sull'ecosistema locale.

L'incidente suscitò preoccupazioni per l'importante riserva naturale del Parco Nazionale di Doñana, riconosciuta come sito di patrimonio mondiale dall'UNESCO.

Il parco è una zona umida di importanza internazionale e un habitat cruciale per numerose specie di uccelli migratori e altri animali selvatici. L'inquinamento causato dal disastro di Aznalcóllar rappresentò una minaccia diretta per questo prezioso ecosistema.

Le autorità spagnole e le organizzazioni ambientaliste intervennero rapidamente per affrontare la situazione. Furono adottate misure di emergenza per contenere l'inquinamento e ripristinare l'area colpita.

Ciò includeva la costruzione di barriere per limitare la diffusione dei liquami tossici, la bonifica dei terreni contaminati e la reintroduzione di specie animali e vegetali native.

Il disastro della miniera di Aznalcóllar ha messo in evidenza l'importanza di un'adeguata gestione dei rifiuti industriali e delle misure di sicurezza nelle miniere.

Ha sottolineato la necessità di controlli più rigorosi e di una maggiore responsabilità da parte delle industrie minerarie nel prevenire incidenti ambientali dannosi. L'incidente ha anche contribuito a una maggiore consapevolezza dell'importanza della conservazione delle aree naturali sensibili e dell'ecosistema unico del Parco Nazionale di Doñana.


Disastro del cianuro in Romania (2000)

Il disastro ambientale del cianuro in Romania si riferisce a un grave incidente avvenuto il 30 gennaio 2000, quando una diga contenente liquami tossici provenienti da una miniera d'oro si ruppe nel nord della Romania.

L'incidente ha causato il riversamento di una grande quantità di acqua contaminata da cianuro nel fiume Tisza e successivamente nel Danubio.

La miniera coinvolta era la miniera d'oro di Baia Mare, situata nella regione di Maramureș. A seguito della rottura della diga di contenimento, circa 100.000 metri cubi di acqua contaminata, contenente elevate concentrazioni di cianuro e metalli pesanti, si sono riversati nel fiume Tisza.

Il cianuro è un composto altamente tossico per gli organismi viventi e può causare danni irreversibili all'ecosistema acquatico.

L'inquinamento da cianuro ha avuto effetti disastrosi sulla fauna ittica del fiume Tisza e dei suoi affluenti. Si stima che migliaia di tonnellate di pesci siano morte a causa dell'avvelenamento da cianuro.

Inoltre, il fiume Tisza attraversa diversi paesi, tra cui Romania, Ucraina, Ungheria e Serbia, e l'inquinamento si è esteso anche a questi territori, causando danni all'ambiente fluviale e minacciando le risorse idriche locali.


Disastro della diga di Kolontár (Ungheria, 2010)

Il disastro della diga di Kolontár è un grave incidente avvenuto il 4 ottobre 2010 in Ungheria. La diga di contenimento di una miniera di alluminio situata nel villaggio di Kolontár si ruppe, causando il riversamento di grandi quantità di fanghi rossi altamente corrosivi in diverse città e campi agricoli circostanti.

I fanghi rossi, noti anche come "fango bauxite", sono un sottoprodotto tossico del processo di raffinazione dell'alluminio.

Contengono elevate concentrazioni di sostanze chimiche nocive, tra cui metalli pesanti, come l'arsenico e il piombo.

Quando la diga si è rotta, una massa di fango rosso altamente alcalino si è riversata nella valle circostante, coprendo tutto ciò che incontrava lungo il suo cammino.

L'incidente ha avuto conseguenze devastanti. Le città di Kolontár e Devecser sono state le più colpite, con case e infrastrutture completamente sommerse dai fanghi tossici, dieci persone hanno perso la vita nell'incidente e molte altre sono rimaste ferite.

L'inquinamento ha avuto un impatto significativo sull'ambiente locale, distruggendo le terre agricole, uccidendo la fauna e contaminando le risorse idriche.

Le autorità ungheresi hanno dichiarato lo stato di emergenza e hanno avviato un'ampia operazione di pulizia e bonifica. Le squadre di emergenza hanno lavorato per contenere il fango e cercare di prevenire il suo raggiungimento del fiume Danubio.

È stato costruito un sistema di dighe temporanee per evitare ulteriori fuoriuscite e sono stati avviati sforzi per ripulire le aree colpite e ripristinare l'ambiente.



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