I PRINCIPALI FENOMENI DI DEGRADAZIONE DEL PET. COSA È BENE SAPERE

Informazioni Tecniche
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Sommario

- Cosa è il PET

- Caratteristiche del PET

- Cause di degradazione del PET

Si possono verificare fenomeni di degradazione del PET, durante la lavorazione, che ne influenzano la qualità


di Marco Arezio

Il PET è uno tra i polimeri più usati in produzione, in quanto, anche riciclato, costituisce una tra le materie prime principali nel settore del packaging.

Le sue caratteristiche di buona resistenza meccanica, trasparenza, economicità, inerzia termica, durabilità e riciclabilità, ne hanno fatto il polimero per eccellenza, per esempio, nella produzione di bottiglie per l’acqua e per le bibite, nel settore farmaceutico, nei prodotti per il corpo e per la produzione di fibre.

Il PET, tuttavia, può facilmente degradare a causa di errati processi nelle lavorazioni termiche o ambientali, i quali possono creare una modificazione chimica della struttura del polimero, creando delle catene a basso peso molecolare che possono alterare, anche in maniera marcata, le proprietà originali.

Tra le influenze ambientali negative possiamo annoverare l’umidità, infatti, il PET è un polimero igroscopico e, in presenza di condizioni di riscaldamento del materiale, la commistione tra umidità e calore potrebbe portare ad una depolimerizzazione.

Proprio per questo motivo il granulo prima di qualsiasi tipo di processo dovrebbe essere essiccato, utilizzando una corrente di aria riscaldata con basso contenuto di vapore acqueo, al fine di evitare la degradazione idrolitica.

Inoltre, l’acqua ha un doppio ruolo, oltre ad innescare la degradazione idrolizzando i legami dell’estere, viene assorbita dal materiale e agisce da plasticizzante.

Le possibili cause di degradazioni del PET sono molteplici, ma quella relativa alla presenza di umidità è tra le più comuni nella trasformazione del polimero, che si manifesta velocemente durante il processo, con dirette conseguenze sulla proprietà del materiale.

Per questo motivo, prima di essere estruso, il PET dovrebbe essere accuratamente deumidificato, riducendo il valore dell’acqua presente fino a un valore di 30 ppm.

Un altro tipo di degradazione del PET, che si può manifestare durante la lavorazione del polimero, riguarda lo stress termico, cioè l’eccessiva esposizione al calore che può accadere durante la sua estrusione, creando un sottoprodotto come l’acetaldeide.

Una vite di estrusione mal progettata, condizioni di processo troppo drastiche, come condotti troppo stretti e, infine, un’alta percentuale di residui di catalizzatori, possono portare a eccessivi sforzi meccanici che, legati alle alte temperature, possono causare fenomeni di degradazione.

La presenza di acetaldeide, facilmente individuabile dal naso umano come odore sgradevole già in presenza di pochi ppm, può essere considerata come l’indice di degradazione del PET, infatti, è particolarmente temuto quando si producono contenitori alimentari.

Non è poi solo una questione di odore fastidioso che potrebbe alterare il sapore dei cibi contenuti nelle vaschette alimentari, ma c’è da considerare che l’acetaldeide è un elemento cancerogeno del gruppo 1.

Inoltre il PET può essere interessato da fenomeni di termossidazione che portano ad ingiallimento dei prodotti.

Per evitare questo problema si può estrudere, sotto flusso di azoto, utilizzando anche additivi specifici per bloccare le reazioni con perossidi e/o impurità presenti dal processo di polimerizzazione.

Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - degradazione - PET - produzione


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