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https://www.rmix.it/ - Innovazioni Tessili: L'Integrazione Rivoluzionaria delle Polveri di Marmo Riciclate
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Innovazioni Tessili: L'Integrazione Rivoluzionaria delle Polveri di Marmo Riciclate
Economia circolare

Tra Sostenibilità e Estetica, Come le Polveri di Marmo Stanno Ridefinendo il Futuro del Settore Tessile di Marco ArezioL'integrazione delle polveri di marmo nei tessuti rappresenta un'innovazione significativa nel campo dei materiali compositi, offrendo un connubio unico tra la robustezza e l'eleganza del marmo e la flessibilità e praticità dei tessuti. Questa innovazione trova le sue radici in una lunga storia di esplorazione e sperimentazione all'intersezione tra diversi campi di studio e pratiche artigianali. Antiche Civiltà e Medioevo La storia dell'utilizzo delle polveri di marmo nel tessile può essere tracciata fin dalle antiche civiltà, come quella romana e greca, dove il marmo era ampiamente utilizzato in scultura, architettura e arti decorative. Sebbene non esistano prove dirette che le polveri di marmo fossero utilizzate nei tessuti in questo periodo, la cultura dell'adattamento e dell'integrazione di materiali naturali per nuove applicazioni suggerisce che esperimenti simili potrebbero essere stati condotti. Nel Medioevo, con l'avvento di innovazioni tecnologiche e l'esplorazione di nuovi materiali, si registrano tentativi di incorporare additivi naturali nei tessuti per migliorarne le proprietà o l'aspetto. Sebbene la documentazione sia scarsa, gli artigiani di quest'epoca erano noti per la loro abilità di sperimentazione con materiali diversi, inclusi quelli minerali, per creare prodotti unici.Rinascimento e Oltre Il Rinascimento, con il suo rinnovato interesse per l'arte e la scienza greco-romana, vide una rinascita nelle tecniche di lavorazione dei materiali, compreso il marmo. Artigiani e scienziati di quest'epoca potrebbero aver esplorato l'uso di polveri di marmo come pigmenti o additivi per tessuti, benché le evidenze siano aneddotiche. La vera svolta nell'utilizzo delle polveri di marmo nel tessile, tuttavia, è un fenomeno piuttosto moderno, che si colloca nell'ambito della ricerca di materiali sostenibili e della fusione tra tecnologia e design. L'idea di utilizzare scarti di marmo, provenienti dalle cave e dalle lavorazioni artigianali e industriali, per crearne polveri fini da integrare nei tessuti, rispecchia una visione contemporanea della sostenibilità e dell'innovazione.Il Moderno Incrocio di Cammini Negli ultimi decenni, l'avvento di tecnologie avanzate di produzione e di trattamento dei materiali, ha permesso di affinare le tecniche di additivazione dei tessuti con polveri di marmo. L'interesse per materiali ecocompatibili, unito al fascino senza tempo del marmo, ha spinto ricercatori e designer a esplorare questa sinergia. Oggi, la pratica di integrare polveri di marmo in tessuti si inserisce in un contesto più ampio di ricerca e sviluppo sostenibile, mirando a combinare estetica, funzionalità e responsabilità ambientale. La storia dell'utilizzo delle polveri di marmo nel tessile, quindi, è una narrazione di esplorazione continua e di convergenza tra tradizione e innovazione, che testimonia la creatività umana nel rielaborare materiali naturali per scopi sempre nuovi. Processi Produttivi e Vantaggi dell'Utilizzo della Polvere di Marmo nel Tessile Preparazione delle Polveri di Marmo La polvere di marmo utilizzata nei tessuti deriva prevalentemente da processi di recupero e riciclaggio dei rifiuti di lavorazione del marmo. Questi residui vengono sottoposti a un processo di macinazione fino a ottenere una polvere finissima. La scelta della granulometria è cruciale: polveri più fini si distribuiscono meglio tra le fibre del tessuto, migliorandone le proprietà senza comprometterne la maneggevolezza o il comfort.Tecnologie di Additivazione dei Tessuti L'integrazione della polvere di marmo nei tessuti avviene tramite diverse tecniche, come l'impregnazione diretta, in cui i tessuti vengono immersi in una soluzione contenente la polvere e un agente legante, o attraverso metodi di coating, dove la polvere viene applicata sulla superficie del tessuto. Gli additivi giocano un ruolo fondamentale in questo processo, agendo come mediatori che facilitano l'adesione della polvere al tessuto.Additivi Comunemente Utilizzati Agenti Leganti: Polimeri sintetici o naturali che aiutano a fissare le particelle di marmo alle fibre tessili, garantendo durabilità e resistenza al lavaggio. Agenti di Accoppiamento Silanici: Utilizzati per migliorare l'interfaccia tra le particelle di marmo e la matrice tessile, aumentando la resistenza meccanica del tessuto. Softeners: Aggiunti per mantenere o migliorare la morbidezza del tessuto, compensando l'eventuale aumento di rigidità dovuto all'aggiunta di polveri minerali.Vantaggi dell'Utilizzo della Polvere di Marmo nel Tessile L'integrazione della polvere di marmo nei tessuti apporta una serie di vantaggi unici, sia funzionali che estetici: Miglioramento delle Proprietà Meccaniche: L'aggiunta di polvere di marmo può aumentare la resistenza dei tessuti all'abrasione e alla trazione, rendendoli più duraturi e adatti a usi intensivi. Proprietà Termiche: I tessuti trattati con polvere di marmo mostrano una migliore resistenza al calore e un'inerzia termica aumentata, beneficiando di una maggiore stabilità dimensionale alle variazioni di temperatura. Estetica Unica: Il marmo conferisce ai tessuti un aspetto distintivo, con potenziali effetti visivi e tattili che vanno dalla sottile venatura marmorea alla sensazione di maggiore corpo e struttura. Sostenibilità: Utilizzando polvere di marmo ricavata da scarti di lavorazione, questa pratica promuove il riciclo di materiali altrimenti destinati allo smaltimento, riducendo l'impatto ambientale del settore tessile e quello estrattivo del marmo. L'additivazione di tessuti con polvere di marmo rappresenta, quindi, un'esplorazione affascinante all'incrocio tra innovazione tecnologica, estetica materica e sostenibilità, aprendo nuove frontiere per il design tessile e per l'industria dei materiali compositi. Tipi di Polveri di Marmo e loro Impatto sui Tessuti L'utilizzo delle polveri di marmo nel tessile non è un processo uniforme; varia ampiamente in base alle caratteristiche specifiche della polvere di marmo selezionata. Queste caratteristiche includono la granulometria, il colore, la purezza e la provenienza del marmo, ognuna delle quali gioca un ruolo fondamentale nel determinare non solo l'aspetto estetico del tessuto finale ma anche le sue proprietà meccaniche e termiche.Granulometria La dimensione delle particelle di marmo, o granulometria, è forse l'aspetto più critico nella scelta della polvere di marmo per l'additivazione tessile. Le polveri possono variare da micro a nano dimensioni, con effetti significativi sul prodotto finale: Microgranulometria: Particelle di dimensioni comprese tra 1 a 100 micrometri tendono a conferire ai tessuti una maggiore resistenza meccanica e una migliorata protezione UV, mantenendo una buona flessibilità. Nanogranulometria: Particelle inferiori a 1 micrometro si distribuiscono più uniformemente tra le fibre del tessuto, migliorando le proprietà isolanti e di resistenza al fuoco, e offrendo un aspetto più omogeneo e meno influenzato dalla texture della polvere.Colore Il colore della polvere di marmo varia in base alla tipologia specifica di marmo utilizzata e può spaziare dal bianco puro (tipico del marmo di Carrara) a tonalità più scure o variamente venate. Questa caratteristica permette di realizzare tessuti con effetti cromatici unici e personalizzati, adatti a diversi contesti d'uso, dalla moda all'arredamento.Purezza e Composizione La purezza della polvere di marmo influisce sulla sua reattività chimica e sulla capacità di interazione con gli agenti leganti e con le fibre del tessuto. Polveri di alta purezza sono preferite per applicazioni che richiedono una grande uniformità e stabilità del colore, mentre polveri con minori gradi di purezza possono essere utilizzate per effetti estetici più vari e meno uniformi.Provenienza La provenienza del marmo può influenzare non solo le caratteristiche fisiche della polvere ma anche il valore percettivo del tessuto finale. Marmi provenienti da cave storiche o geograficamente note possono aggiungere un valore aggiunto al tessuto, trasformandolo in un prodotto di nicchia o di lusso.Implicazioni sulle Proprietà dei Tessuti L'interazione tra le polveri di marmo e i tessuti porta a una modifica sostanziale delle proprietà materiali dei tessuti stessi. La resistenza all'abrasione, la durabilità, l'isolamento termico e acustico, e la resistenza al fuoco possono essere notevolmente migliorati attraverso l'additivazione con polveri di marmo. Inoltre, l'aspetto estetico dei tessuti può essere arricchito, offrendo nuove possibilità nel design tessile per soddisfare richieste sempre più specifiche e personalizzate. L'utilizzo di polveri di marmo nel tessile rappresenta quindi un esempio eccellente di come la tecnologia e l'innovazione possano reinterpretare materiali tradizionali per nuove applicazioni, unendo estetica, funzionalità e sostenibilità.Mercati e Applicazioni dei Tessuti Additivati con Polveri di Marmo L'introduzione delle polveri di marmo nei tessuti apre una vasta gamma di applicazioni in diversi settori, dalla moda all'architettura, dall'industria automobilistica agli articoli per la casa, trasformando la percezione e l'uso dei tessuti tradizionali.Moda e Lusso Nel settore della moda, i tessuti additivati con polvere di marmo si distinguono per la loro unicità e pregio. Designer e marchi di alta moda sperimentano con questi tessuti per creare collezioni esclusive che spiccano per eleganza e innovazione. Gli effetti visivi e tattili unici offerti dalla polvere di marmo possono trasformare capi di abbigliamento, accessori e calzature in veri e propri pezzi d'arte, esprimendo un connubio tra natura e tecnologia che risuona con le tendenze attuali verso la sostenibilità e l'autenticità.Arredamento e Design d'Interni L'industria dell'arredamento e del design d'interni trae grande vantaggio dai tessuti additivati con polveri di marmo per la creazione di mobili, tendaggi, rivestimenti murali e altri elementi decorativi che combinano durabilità e estetica. Questi tessuti possono conferire una sensazione di lusso e unicità agli spazi interni, offrendo al contempo prestazioni migliorate in termini di resistenza e manutenzione. La versatilità estetica permette l'abbinamento con vari stili di design, da quelli contemporanei a quelli più classici o minimalisti.Industria Automobilistica Nell'automotive, i tessuti additivati con polvere di marmo trovano applicazione in interni di veicoli, sedili, pannelli delle portiere e cieli auto, dove la combinazione di estetica, comfort e prestazioni è fondamentale. Questi tessuti offrono un'alternativa innovativa ai materiali tradizionali, con vantaggi in termini di durabilità, resistenza al fuoco e proprietà isolanti, contribuendo alla creazione di ambienti interni più sicuri e confortevoli. Settore Alberghiero e Spazi Pubblici L'utilizzo di tessuti additivati con polvere di marmo in hotel di lusso, ristoranti, teatri e altri spazi pubblici rappresenta un'eccellente strategia per elevare l'estetica degli interni e migliorare la funzionalità degli arredi. La resistenza alle macchie, la facilità di pulizia e la durata estesa sono caratteristiche particolarmente apprezzate in ambienti ad alto traffico, dove l'aspetto e la manutenzione dei tessuti sono di primaria importanza.Innovazioni Tecnologiche e Ricerca La ricerca continua e lo sviluppo di nuove applicazioni per i tessuti additivati con polveri di marmo dimostrano il potenziale di questi materiali in campi innovativi, come la bioedilizia, l'isolamento termico e acustico avanzato, e persino in applicazioni mediche, dove le proprietà antibatteriche naturali del marmo possono offrire vantaggi aggiuntivi. Circolarità e Sostenibilità del Processo Tessile con l'Utilizzo delle Polveri di Marmo Nell'era contemporanea, l'attenzione verso pratiche sostenibili e la circolarità nei processi produttivi è diventata cruciale in tutti i settori industriali, compreso quello tessile. L'integrazione delle polveri di marmo nei tessuti rappresenta non solo un'avanzata innovazione tecnologica ma anche un passo significativo verso la sostenibilità e l'economia circolare nel settore tessile.Riduzione degli Sprechi e Valorizzazione dei Materiali di Scarto La produzione di polvere di marmo per l'additivazione tessile proviene spesso da scarti di lavorazione delle cave e degli scarti produttivi nel settore del marmo, che altrimenti verrebbero destinati allo smaltimento. Questo recupero di materiale contribuisce significativamente alla riduzione degli sprechi, inserendosi in un'ottica di economia circolare dove ogni scarto può trovare una nuova vita come risorsa per altri processi produttivi.Minimizzazione dell'Impatto Ambientale L'uso delle polveri di marmo in alternativa o come complemento ad altri trattamenti tessili può ridurre l'impiego di sostanze chimiche potenzialmente dannose per l'ambiente. A differenza dei processi tradizionali di finitura e trattamento dei tessuti, che possono richiedere l'utilizzo di sostanze nocive per ottenere determinate proprietà, l'additivazione con polveri di marmo si avvale di un materiale naturale e non tossico, minimizzando l'impronta chimica del processo produttivo.Promozione dell'Economia Circolare L'integrazione delle polveri di marmo nei tessuti si allinea perfettamente con i principi dell'economia circolare, che mira a mantenere il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse il più a lungo possibile, riducendo al minimo la generazione di rifiuti. Attraverso il riciclo dei materiali di scarto del marmo e il loro riutilizzo nel settore tessile, si crea un ciclo chiuso che valorizza materiali altrimenti inutilizzati, stimolando l'innovazione e riducendo la dipendenza da risorse vergini.Sostenibilità a Lungo Termine I tessuti additivati con polveri di marmo offrono vantaggi in termini di durabilità e resistenza, prolungando la vita utile dei prodotti e riducendo la necessità di sostituzioni frequenti. Questa maggiore longevità dei tessuti contribuisce alla sostenibilità complessiva del processo produttivo, in quanto meno risorse sono necessarie nel tempo per la produzione di nuovi tessuti.Contributo alla Responsabilità Sociale d'Impresa Adottare processi produttivi che incorporano polveri di marmo in un'ottica di sostenibilità e circolarità migliora l'immagine delle aziende, dimostrando un impegno concreto verso pratiche ecocompatibili. Questo non solo risponde alla crescente domanda dei consumatori per prodotti sostenibili ma contribuisce anche al raggiungimento degli obiettivi globali di sostenibilità. Conclusioni I tessuti additivati con polveri di marmo stanno emergendo come una frontiera importante nell'evoluzione dei materiali compositi, offrendo soluzioni innovative che abbracciano estetica, funzionalità e sostenibilità. L'ampia gamma di applicazioni in diversi settori testimonia la versatilità e il potenziale trasformativo di questa tecnologia, promettendo di ridefinire l'uso dei tessuti in modi prima inimmaginabili.

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Scopri come la polvere di cotone può trasformare l'industria con applicazioni sostenibili in svariati settori di Marco ArezioLa polvere di cotone è un sottoprodotto della lavorazione del cotone che si forma durante i vari processi industriali, come la cardatura, la filatura e la tessitura del cotone. Questa polvere è composta principalmente da fibre di cotone sottili e spezzate, frammenti di semi, e altre particelle organiche minori. Formazione della Polvere di Cotone La formazione della polvere di cotone durante la lavorazione industriale dello stesso è un processo complesso che si realizza in diverse fasi, principalmente a causa delle interazioni meccaniche tra le fibre di cotone, le macchine lavoratrici e l'ambiente di lavorazione. Esaminiamo più in dettaglio queste fasi e i fattori che contribuiscono alla generazione di polvere. Preparazione della materia primaApertura e Pulizia: Le balle di cotone grezzo vengono aperte per allentare le fibre compresse. Durante la pulizia, semi, detriti vegetali e altre impurità vengono rimossi. Queste operazioni meccaniche agitano le fibre, liberando frammenti di cotone e particelle fini nell'aria, dando inizio alla formazione di polvere.Miscelazione: Le fibre vengono miscelate per garantire uniformità nel prodotto finale. Questo processo, pur essendo meno intenso, contribuisce alla diffusione di particelle fini. Cardatura Separazione delle Fibre: La cardatura è forse la fase più critica per la generazione di polvere. Le macchine cardatrici separano le fibre aggrovigliate, allineandole per la successiva filatura. L'azione meccanica dei cilindri cardatori, dotati di denti fini, genera un'alta quantità di polvere a causa della rottura delle fibre più corte e deboli. Rimozione delle Impurità: Nonostante la precedente pulizia, alcune impurità rimangono intrappolate tra le fibre. La cardatura aiuta a rimuovere ulteriormente queste impurità, che vengono poi espulse sotto forma di polvere e detriti. Filatura Stiratura e Torsione: Nella filatura, le fibre cardate vengono stirate e torcite per trasformarle in filo. Il movimento rapido e la tensione applicata alle fibre possono causare ulteriori rotture, specialmente nelle fibre più deboli, contribuendo alla formazione di polvere. Generazione di Calore: L'attrito generato dalle macchine filatrici produce calore, che può asciugare le fibre e rendere più probabile la rottura e la formazione di polvere. Questo fenomeno è particolarmente evidente in ambienti con controllo dell'umidità non ottimale. Fattori Ambientali Umidità: L'umidità relativa dell'ambiente di lavorazione gioca un ruolo significativo nella formazione di polvere. Ambienti troppo secchi favoriscono la fragilità delle fibre e la generazione di polvere, mentre un'umidità eccessiva può ridurre l'efficienza della lavorazione. Ventilazione: Una ventilazione inadeguata può aumentare la concentrazione di polvere nell'aria, aggravando i problemi di qualità dell'aria e salute dei lavoratori. La gestione efficace della polvere di cotone richiede un'attenzione particolare a questi processi e fattori ambientali, implementando sistemi di controllo della qualità dell'aria e tecnologie di raccolta della polvere per minimizzare l'impatto sulla salute e sull'ambiente. Problemi di Salute per i Lavoratori Associati alla Polvere di Cotone L'esposizione alla polvere di cotone nei luoghi di lavoro, specialmente nelle industrie di lavorazione dello stesso, può portare a vari problemi di salute per i lavoratori. Questi problemi spaziano da effetti immediati e a breve termine a condizioni croniche e malattie gravi. Ecco un'analisi dettagliata: Bissinosi (Byssinosis) Definizione e Sintomi: La bissinosi, comunemente nota come "polmone del cotone", è una malattia polmonare causata dall'inalazione prolungata della polvere di cotone. I sintomi possono includere tosse, oppressione toracica, difficoltà respiratorie e diminuzione della capacità polmonare. Questi sintomi tendono a peggiorare con la continua esposizione. Meccanismo e Progressione: La malattia si sviluppa tipicamente dopo anni di esposizione. Inizialmente, i sintomi possono manifestarsi all'inizio della settimana lavorativa e migliorare durante il fine settimana o le vacanze, ma possono diventare permanenti con l'esposizione continua. Asma Occupazionale Esposizione alla Polvere di Cotone: L'asma occupazionale può essere scatenata o aggravata dalla polvere di cotone. Gli agenti irritanti presenti nella polvere possono indurre reazioni infiammatorie nelle vie aeree, causando restringimento bronchiale, tosse e difficoltà respiratorie. Prevalenza e Fattori di Rischio: I lavoratori nel settore della lavorazione del cotone hanno un rischio più elevato di sviluppare asma occupazionale, soprattutto se esistono preesistenti condizioni respiratorie o una predisposizione alle allergie. Irritazioni e Altre Condizioni Respiratorie Irritazioni: Oltre ai problemi respiratori, l'esposizione alla polvere di cotone può causare irritazioni agli occhi, alla pelle e alle vie respiratorie superiori. Queste irritazioni sono generalmente di natura meccanica, dovute alle particelle fisiche presenti nell'aria. Altre Condizioni Respiratorie: L'esposizione continua può portare allo sviluppo di altre patologie respiratorie croniche, come la bronchite cronica e diverse forme di pneumoconiosi, che differiscono dalla bissinosi per natura e meccanismo di sviluppo. Strategie di Prevenzione e Intervento Controllo dell'Esposizione: La riduzione dell'esposizione alla polvere di cotone è fondamentale. Ciò può essere ottenuto attraverso l'uso di sistemi di ventilazione e aspirazione della polvere, nonché la fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI), come maschere e respiratori. Sorveglianza Sanitaria: Implementare programmi di sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti, permettendo la diagnosi precoce delle condizioni correlate alla polvere di cotone e l'intervento tempestivo. Educazione e Formazione: Informare i lavoratori sui rischi associati all'esposizione alla polvere di cotone e fornire formazione sull'uso corretto dei DPI e sulle pratiche lavorative sicure. La gestione dei rischi legati alla polvere di cotone richiede un approccio olistico che includa la prevenzione, il monitoraggio e l'educazione, al fine di proteggere la salute dei lavoratori e garantire ambienti di lavoro sicuri e salubri. Raccolta della Polvere di Cotone La raccolta efficace della polvere di cotone negli ambienti di lavorazione è fondamentale per ridurre l'esposizione dei lavoratori e minimizzare l'impatto ambientale. Esistono vari metodi e tecniche per la raccolta della polvere, ognuno dei quali è progettato per affrontare specifiche sfide legate alla gestione della polvere nei processi di lavorazione del cotone. Sistemi di Aspirazione Aspirazione Localizzata: Questa tecnica impiega sistemi di aspirazione posizionati direttamente nelle vicinanze delle fonti di generazione della polvere, come le macchine cardatrici e filatrici. L'obiettivo è catturare la polvere al momento della sua formazione, prima che possa diffondersi nell'ambiente di lavoro. Efficienza e Design: I sistemi di aspirazione devono essere progettati per adattarsi specificamente alle macchine e ai processi che generano polvere, garantendo che la velocità e il volume dell'aria aspirata siano sufficienti per catturare efficacemente la polvere senza interferire con le operazioni di lavorazione. Filtrazione dell'Aria Filtri ad Alta Efficienza: Dopo l'aspirazione, l'aria contenente polvere viene convogliata attraverso filtri progettati per trattenere particelle fini. I filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air) e ULPA (Ultra Low Penetration Air) sono tra i più efficaci nel catturare particelle di dimensioni estremamente ridotte. Manutenzione e Sostituzione: È cruciale mantenere i filtri puliti e in buone condizioni, sostituendoli secondo le raccomandazioni del produttore per garantire l'efficacia continua del sistema di filtrazione. Confinamento e Automazione Confinamento delle Operazioni: Limitare la diffusione della polvere confinando le operazioni che generano polvere in aree chiuse o cabine appositamente progettate. Questo approccio, combinato con l'aspirazione e la filtrazione, può ridurre significativamente la quantità di polvere nell'ambiente di lavoro. Automazione del Processo: L'automazione delle fasi di lavorazione più polverose può ridurre l'esposizione diretta dei lavoratori alla polvere. Sebbene l'automazione richieda investimenti iniziali, può offrire benefici significativi in termini di salute e sicurezza sul lavoro. Monitoraggio e Manutenzione Monitoraggio dell'Aria: L'implementazione di sistemi di monitoraggio della qualità dell'aria in tempo reale può aiutare a identificare aumenti dei livelli di polvere e adottare misure correttive tempestive. Programmi di Manutenzione Regolare: Mantenere i sistemi di raccolta della polvere e i dispositivi di protezione in condizioni ottimali attraverso programmi di manutenzione regolare è essenziale per la loro efficacia a lungo termine. La combinazione di questi metodi e tecniche consente di creare un ambiente di lavoro più sicuro e pulito, riducendo al minimo l'esposizione dei lavoratori alla polvere di cotone e contribuendo alla sostenibilità delle operazioni di lavorazione del cotone. Riciclo della Polvere di Cotone Il riciclo della polvere di cotone rappresenta un'opportunità significativa per le industrie tessili e altri settori per promuovere la sostenibilità e l'economia circolare. La polvere di cotone, un sottoprodotto della lavorazione del cotone, può essere trasformata in nuovi materiali e prodotti, riducendo così lo spreco e l'impatto ambientale. Vediamo più da vicino i processi e le applicazioni del riciclo della polvere di cotone. Processi di Riciclo Trattamento e Preparazione: Prima di poter essere riciclata, la polvere di cotone deve essere raccolta e trattata per rimuovere eventuali impurità. Questo può includere la separazione delle fibre più lunghe da quelle più corte e la rimozione di semi, detriti e altri residui. Pressatura e Compattazione: La polvere di cotone trattata può essere poi pressata e compattata in balle o pannelli, a seconda dell'uso finale previsto. Questo passaggio facilita il trasporto e la manipolazione del materiale. Impiego della Polvere di Cotone RiciclataMateriali di Riempimento La polvere di cotone può essere usata come materiale di riempimento ecologico per cuscini, giocattoli, e articoli di tappezzeria. Grazie alla sua origine naturale, offre un'alternativa sostenibile ai riempitivi sintetici. Produzione di Carta Sfruttando il contenuto di cellulosa della polvere di cotone, è possibile produrre carta o cartoncino. Anche se questa carta potrebbe non avere la stessa qualità di quella derivata direttamente dalle fibre di cotone lunghe, è adatta per applicazioni meno esigenti, come imballaggi o prodotti monouso. Compostaggio Data la sua composizione organica, la polvere di cotone può essere aggiunta al compost come fonte di carbonio. Questo aiuta a bilanciare il rapporto carbonio/azoto nel compost, favorendo il processo di decomposizione e producendo un ammendante ricco di nutrienti per l'agricoltura. Produzione di Pannelli Isolanti La polvere di cotone può essere utilizzata nella produzione di pannelli isolanti per l'edilizia. Questi pannelli, oltre a offrire un ottimo isolamento termico e acustico, sono biodegradabili e non tossici, rendendoli un'opzione sostenibile per la bioedilizia. Mangimi Animali Può essere impiegata anche come ingrediente nei mangimi, ma prima di essere utilizzata, deve essere trattata per rimuovere sostanze potenzialmente nocive, come i gossypol, un alcaloide naturale del cotone che può essere tossico per alcuni animali. Dopo il trattamento, la polvere di cotone può essere un'aggiunta preziosa ai mangimi, specialmente per il suo contenuto di proteine e fibre. È particolarmente adatta per l'alimentazione di ruminanti, i quali sono in grado di digerire le fibre efficacemente grazie al loro sistema digestivo unico. Materiali Compositi La polvere di cotone può essere utilizzata come rinforzo in materiali compositi, combinata con polimeri o resine, per migliorarne le proprietà meccaniche come la resistenza e la durabilità. Questi compositi possono essere impiegati in una vasta gamma di applicazioni, dalla produzione di componenti automobilistici a oggetti di uso quotidiano. L'uso della polvere di cotone nei materiali compositi non solo riduce la dipendenza da risorse fossili ma può anche offrire vantaggi in termini di leggerezza e isolamento termico, contribuendo a migliorare l'efficienza energetica e la sostenibilità dei prodotti finiti. Produzione di Energia La polvere di cotone può essere utilizzata come biomassa in processi di combustione o gasificazione per produrre energia. Questo approccio trasforma un rifiuto in una preziosa fonte di energia rinnovabile. L'utilizzo della polvere di cotone per la produzione di energia può contribuire a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a diminuire le emissioni di gas serra, supportando gli obiettivi di sostenibilità e di transizione energetica.Materiali per l'Edilizia La polvere di cotone può trovare applicazione nella produzione di materiali da costruzione, come blocchi isolanti o pannelli acustici. Questi materiali offrono buone prestazioni in termini di isolamento termico e acustico, oltre a essere biodegradabili e non tossici. Problematiche ed Opportunità Problematiche: La principale sfida nel riciclo della polvere di cotone risiede nella raccolta e nella separazione efficace del materiale utile dalle impurità. Inoltre, il mercato per i prodotti ricavati dalla polvere di cotone deve essere sviluppato e promosso attivamente. Opportunità: Il riciclo della polvere di cotone offre l'opportunità di ridurre i rifiuti e promuovere pratiche di produzione sostenibili. Incentivare l'innovazione e lo sviluppo di nuovi prodotti può aprire nuovi mercati e stimolare l'economia circolare. In conclusione, il riciclo della polvere di cotone rappresenta un'importante leva per l'industria tessile e altre industrie connesse per avanzare verso una maggiore sostenibilità e responsabilità ambientale. La ricerca e lo sviluppo continuo in questo campo sono cruciali per superare le sfide esistenti e sfruttare appieno le potenzialità del riciclo della polvere di cotone.

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Un viaggio nella circolarità tessile dove la seta è da sempre regina di Marco ArezioIl mondo del tessile si immerge sempre più nella circolarità, cercando soluzioni sostenibili per ridurre l'impatto ambientale dell'industria della moda. Tra le molte fibre naturali, la seta si distingue per la sua bellezza e la sua versatilità, tuttavia, anche questo tessuto lussuoso può essere parte integrante dell'economia circolare. In questo articolo, esploreremo il processo di riciclo della seta, dall'inizio alla fine, per comprendere come questa antica fibra possa trovare nuova vita attraverso pratiche sostenibili. Il Ciclo di Vita della Seta La seta ha una storia ricca e affascinante, che inizia con il baco da seta e continua attraverso la filatura, la tessitura e la produzione di capi pregiati. Tuttavia, quando i tessuti di seta raggiungono la fine della loro vita utile, invece di essere considerati rifiuti, possono essere trasformati in risorse preziose attraverso il riciclo. Il Processo di Riciclo della SetaIl processo industriale di riciclo della seta coinvolge diversi passaggi chiave per trasformare i tessuti di seta usati in fibre riutilizzabili. Vediamo una panoramica dei principali passaggi industriali: Raccolta e Selezione dei Tessuti Usati: Il primo passo consiste nella raccolta dei tessuti di seta usati da varie fonti, come abiti vecchi, scarti di produzione e tessuti d'arredamento. Questi tessuti vengono quindi selezionati e classificati in base alla qualità, al colore e alla composizione. Pulizia e Pretrattamento: I tessuti raccolti possono contenere sporco, macchie o altri contaminanti che devono essere rimossi prima del processo di riciclo. Pertanto vengono sottoposti a un processo di pulizia e pretrattamento per eliminare qualsiasi residuo indesiderato. Destrutturazione dei Tessuti: Dopo la pulizia, i tessuti vengono destrutturati per separare le fibre di seta dalle altre componenti del tessuto, come il cotone o il poliestere. Questo processo può avvenire meccanicamente, utilizzando macchinari appositi che rompono e separano il tessuto in fibre più piccole, oppure chimicamente, mediante l'uso di solventi o altre sostanze chimiche per dissolvere o disgregare le componenti non desiderate. Filatura delle Fibre: Le fibre di seta estratte vengono quindi filate per creare filati utilizzabili nella produzione di nuovi tessuti. Questo processo può avvenire utilizzando metodi tradizionali di filatura a mano o macchinari industriali più moderni, a seconda delle esigenze e delle capacità del produttore. Tessitura o Maglieria: I filati di seta riciclata vengono infine tessuti o lavorati a maglia per creare nuovi tessuti o capi di abbigliamento. Questo passaggio può includere la produzione di tessuti per abbigliamento, biancheria per la casa, accessori e molto altro ancora. Finitura e Trattamenti Aggiuntivi: Una volta completata la tessitura o la maglieria, i tessuti possono essere sottoposti a ulteriori trattamenti per migliorarne le proprietà o l'aspetto. Questi trattamenti possono includere il lavaggio, la tintura, la stampa o la rifinitura per conferire al tessuto la texture desiderata o per aggiungere caratteristiche speciali. Questi passaggi industriali rappresentano una panoramica generale del processo di riciclo della seta. Tuttavia, è importante notare che le pratiche specifiche possono variare a seconda delle tecnologie e delle preferenze dei produttori, ma l'obiettivo finale rimane quello di trasformare i tessuti di seta usati in risorse preziose e sostenibili. Applicazioni del Tessuto RiciclatoIl tessuto di seta riciclata può essere utilizzato in una vasta gamma di applicazioni, che vanno dall'abbigliamento alla biancheria per la casa e agli accessori. Grazie alle sue proprietà naturali, come la morbidezza e la traspirabilità, la seta riciclata offre un'alternativa sostenibile ai tessuti vergini senza compromettere lo stile o la qualità. Benefici Ambientali e SocialiIl riciclo della seta porta con sé una serie di benefici ambientali e sociali. Riduce la dipendenza dalle risorse naturali limitate, come il guscio di baco da seta, e contribuisce a ridurre i rifiuti tessili destinati alla discarica. Inoltre, promuove pratiche commerciali più sostenibili e può sostenere comunità locali attraverso l'occupazione in imprese di riciclo tessile. Il riciclo della seta rappresenta un'opportunità emozionante per ridurre l'impatto ambientale dell'industria tessile e promuovere la circolarità nel settore della moda. Attraverso un processo di raccolta, destrutturazione e riutilizzo, i tessuti di seta possono trovare una nuova vita, conservando il loro fascino e la loro eleganza intrinsechi. Investire nell'economia circolare della seta non solo beneficia l'ambiente, ma anche il settore tessile nel suo complesso, spingendo verso una moda più sostenibile e consapevole.

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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare I Brands della Moda Vogliono i Tessuti Riciclati. Ma dove sono?
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Il settore del riciclo dei cascami tessili non riesce a fornire ai produttori di capi di abbigliamento sostenibili le quantità richiestedi Marco ArezioSembra un controsenso, ma la realtà è che le case di produzione di indumenti ed accessori per la moda stanno virando il timone, fortemente, verso le materie prime di riciclo e chiedono sempre più rifiuti tessili da riciclare. Per andare incontro alle richieste dei clienti, che vogliono acquistare indumenti ed accessori di moda che possano rispecchiare la loro voglia di ecosostenibilità, si sono studiate linee senza compromessi, con percentuali di materiali riciclati dichiarati e verificabili.Ma il mercato del riciclo è pronto a questa transizione? La risposta potrebbe essere in un dato, abbastanza sconfortante, che indica il tasso di riciclo dei cascami tessili, nel mondo, intorno al 3%, valore molto più basso della vituperata plastica o del vetro o della carta o dei metalli. Questo significa che, nonostante l’industria tessile sia tra quelle con il maggior impatto ambientale, vengono prodotti ogni anno milioni di vestiti che finiscono in discarica o, peggio, bruciati, ad un ritmo medio di un autotreno ogni secondo. In questa percentuale media di riciclo, troviamo i paesi occidentali sopra il tre percento e i paesi del sud est asiatico, dove sono concentrate molte produzioni, sotto questa soglia, con un picco negativo in India che racimola appena l’1,5%. Un grave problema, anche dal punto industriale e dell’immagine delle aziende che vivono di moda, in quanto le richieste dei clienti sono chiare ma la loro soddisfazione resta complicata.Cosa si può fare per incrementare il sistema riciclo? La filiera del riciclo dei cascami tessili è abbastanza arretrata rispetto a quelle sopra citate, come la plastica, il vetro, la carta o i metalli, ed è necessario spingere per recuperare il gap.Tra le principali e più urgenti azioni da compiere possiamo suggerire: - Incrementare la raccolta post consumo dei tessuti usati come avviene per gli altri prodotti da riciclo- Migliorare la raccolta differenziata evitando di inserire i capi vecchi nel sacco del rifiuto indifferenziato che andrà bruciato - A fronte di una domanda in crescita, industrializzare e incrementare i punti di raccolta dei cascami tessili meccanizzando la loro separazione - Incrementare la ricerca chimica e meccanica, in modo da rendere sempre più disponibile ed ampia la gamma di tessuti recuperati - Fare sistema, quindi responsabilizzare chi deve emettere normative sul riciclo dei cascami tessili, migliorare la comunicazione con i cittadini, rendere accattivante e profittevole il settore della raccolta, smistamento e riciclo dei tessuti. Secondo il report di “Circular Fashion Index 2023” di Kearney, che ha preso in considerazione circa 200 imprese del settore prevalentemente della moda e del lusso, vi sono aziende più virtuose di altre, in termini di riciclo dei cascami tessili, comunicazione sulla circolarità relativa al brand, la qualità per la manutenzione del prodotto e la possibilità di offrire una riparazione del capo con lo scopo di allungargli la vita. Inoltre si sono considerati alcuni servizi post vendita come l’offerta di capi usati, il servizio di noleggio e la raccolta del cascame tessile a fine vita del capo. La classifica stilata della Top Ten delle aziende più sostenibili è la seguente: 1. Patagonia 2. Levi’s 3. The North Face 4. OVS 5. Gucci 6. Madewell 7. Coach 8. Esprit 9. LululemonAthletica 10. Lindex

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https://www.rmix.it/ - Spunbond Sostenibile: Polipropilene Riciclato ed Energia Rinnovabile 100%
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Spunbond Sostenibile: Polipropilene Riciclato ed Energia Rinnovabile 100%
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Qualità tecnica dei tessuti non tessuti, campi di applicazione, circolarità delle materie prime ed impronta carbonica ridottadi Marco ArezioLo spunbond dell’azienda di cui parliamo oggi, è un tessuto non tessuto in polipropilene riciclato che viene realizzato utilizzando, in produzione, solo energia rinnovabile. Lo Spunbond in PP è un materiale leggero ma incredibilmente resistente, appartenente al gruppo dei tessuti sintetici, oggi anche riciclati, omogeneo e sulla superficie è visibile un debole effetto geometrico. Questo tipo di tessuto non tessuto in polipropilene è impiegato in moltissimi campi applicativi, come quello dell’edilizia, dell’automotive, dei tessuti commerciali, dei mobili, dei materassi, nell’agricoltura, nell’industria, nel settore sanitario e in molti altri casi. Ma come si produce un tessuto non tessuto in polipropilene riciclato attraverso la tecnica dello spunbond? Rispetto alla filiera di produzione di un tessuto non tessuto in PP vergine attraverso la tecnica dello spunbond, volendo produrre un prodotto riciclato, si dovrà partire dalla raccolta degli scarti di produzione o di altri canali che forniscono il tessuto non tessuto in PP a fibre. Gli scarti dei tessuti non tessuti verranno macinati, in dimensioni sufficientemente piccole da permettere un lavaggio del materiale, se questo fosse necessario, e successivamente densificati per aumentare il peso del materiale riciclato che dovrà essere lavorato nell’estrusore. Se utilizzeremo esclusivamente scarti da lavorazioni industriali, sarà possibile evitare il lavaggio del materiale in quanto il suo ciclo di vita non ha avuto contaminazioni esterne. Utilizzando la tecnologia termica di estrusione, lo scarto dei tessuti non tessuti in PP viene fuso e, attraverso un processo di filatura, si realizzano le fibre di PP che daranno vita al nuovo materiale. Successivamente le fibre, disposte in maniera casuale su un trasportatore, verranno riscaldate per calandratura realizzando un unico velo continuo. Il tessuto non tessuto prodotto con la tecnica dello spunbond ha notevoli vantaggi tecnici, in quanto ha una grande resistenza a trazione longitudinale e trasversale, è permeabile all’acqua, al vapore e all’aria, resiste agli acidi, è anallergico, non irritante e adattabile ai diversi settori di applicazione. La novità che la Radici Group, produttore dello spunbond con materiali riciclati, vuole sottolineare non è solo quella di aver studiato e industrializzato un tessuto non tessuto con in polipropilene di recupero, in percentuali differenti in base alla tipologia di prodotto da realizzare, ma che questa produzione venga fatta utilizzando al 100% energia proveniente da fonti rinnovabili. L’azienda ha dimostrato che una percentuale variabile di materiale riciclato dal 50 al 70%, porta una riduzione delle emissioni di CO2 dal 30 al 40% circa, rispetto a un tessuto realizzato a partire completamente da materiali vergini, senza compromessi sulle performance tecniche che restano elevate. Inoltre Radici Group, avendo aderito allo schema ISCC PLUS (International Sustainability and Carbon Certification), può proporre non tessuti spunbond e meltbown realizzati in polipropilene bio, bio-circolare o circolare, dove il materiale sostenibile è allocato tramite bilancio di massa. Si tratta di una certificazione che fornisce tracciabilità lungo la filiera, verificando che le aziende certificate soddisfino elevati standard ambientali e sociali. Il fatto che il tessuto non tessuto venga realizzato con scarti di PP riciclato non impatta negativamente nemmeno nel segmento del colore, anzi, Radici Group può offrire un’ampia cartella colori per il cliente, inoltre è possibile realizzare colori "tailor made", per soddisfare le necessità produttive.

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https://www.rmix.it/ - Il Riciclo dei Tappeti e della Moquette: A che punto Siamo?
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Il Riciclo dei Tappeti e della Moquette: A che punto Siamo?
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Due famiglie di rifiuti ancora di difficile riciclo che continuano a riempire le discariche in tutto il mondodi Marco ArezioIl riciclo dei tappeti e delle moquette rimane un punto non risolto nell’agenda della circolarità dei prodotti, infatti, se guardiamo freddamente i numeri, rappresentati dalle tonnellate di prodotto che vengono portati in discarica rispetto a quelli che vengono riciclati o recuperati, possiamo dire che i conti non tornano. Se vogliamo parlare di tonnellate di rifiuto, secondo la Comunità Europea, in un anno vengono avviate alla discarica o all’incenerimento circa 1,6 milioni di tonnellate rappresentati da tappeti e moquette. Questo significa una quota rilevante di rifiuti che non viene minimamente riciclata per via della loro complicata composizione, fatta di polimeri, lana, carbonato di calcio e additivi chimici, che rappresentano, nell’insieme, una barriera al riciclo meccanico tradizionale. Infatti, i sistemi di riciclo dei rifiuti che rappresentano queste due famiglie di prodotti sono:- chimico, come illustrato nell’articolo “La Moquette si può riciclare grazie alla tecnologia molecolare”, - la produzione di energia tramite l’incenerimento, quindi l’utilizzo dei rifiuti infiammabili come propellente - il riusoSe il riciclo chimico non ha ancora raggiunto una diffusione importante, anche a causa dei costi per la produzione di nuovi polimeri, attraverso la scomposizione degli elementi costituenti i tappeti e le moquettes, la scelta dell’uso di questi rifiuti per produrre energia termica da impiegare, per esempio, nei forni delle cementerie, sembra una scelta apparentemente obbligata, visto che il riciclo meccanico non è in grado di fare la sua parte. Ma. in realtà, in alcuni paesi come l’Inghilterra, si è sviluppata da alcuni anni una terza strada che permette il riciclo di questi scarti complicati, attraverso il loro riuso sotto forma di prodotti nuovi in modo che non finiscano più in discarica o all’incenerimento. La moquette e i tappeti avviati al riuso vengono puliti, separati e ridotti in piastrelle di diverse dimensioni adatte al loro riutilizzo come pavimentazioni, feltri o accoppiati ad altri materiali fono-isolanti. In Inghilterra è nata l’associazione Carpet Recycling UK (CRUK), di cui fanno parte alcuni produttori di moquette e di tappeti, alcuni riciclatori ed esperti del riciclo, con lo scopo di migliorare la circolarità della filiera. Ma anche negli Stati Uniti qualche cosa si sta muovendo, infatti, lo stato della California ha implementato una legge sulla responsabilità del produttore di tappeti e, a partire dal 2026, lo stato di New York richiede ai produttori di istituire un programma per la raccolta e il riciclaggio dei tappeti scartati e inutilizzati. In termini quantitativi stiamo parlando di numeri ancora contenuti, considerando che nel settore tessile i rifiuti che vengono generati ogni anno hanno un tasso di riciclo molto basso, intorno al 13%, e di questi il loro riutilizzo, per ora, vede un riuso di bassa qualità, come stracci, imbottiture o isolanti. Inoltre la circolarità espressa dal sistema tessile vede un ampio uso di polimeri riciclati che non derivano dalla propria filiera, come per esempio il poliestere che deriva dal riciclo delle bottiglie dell’acqua e delle bibite, bottiglie che sono sempre più necessarie per la produzione del packaging riciclato. Questa abitudine di dichiarare circolare un prodotto tessile per via della sua produzione con materiali riciclati, anche se non provengono dal settore tessile, è un elemento fuorviante e che non aiuta alla circolarità della filiera.

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https://www.rmix.it/ - Riciclare? Non Basta più. Crescono i Prodotti Riutilizzati e Ricondizionati
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Riciclare? Non Basta più. Crescono i Prodotti Riutilizzati e Ricondizionati
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L’economia circolare ha bisogno di integrazione e di sinergie per aumentare la circolarità dei prodottidi Marco ArezioNuove aziende nascono sulla scorta di nuovi business nel campo, soprattutto, dei rifiuti tessili e del RAEE, fortemente voluti e promossi dalle nuove generazioni, che sono in controtendenza rispetto al mercato tradizionale. Ma come siamo arrivati fino qui? In giro di qualche decennio siamo passati dalla logica della discarica, in cui “conferivamo”, nobile parole che copre il senso compulsivo di buttare qualsiasi cosa non utilizzata più in una buca, all’era del riciclo. Si sono faticosamente costruite aziende e macchinari che potessero separare i vari rifiuti che venivano prodotti dalla società, con l’intento di riutilizzarli sotto forma di nuova materia prima. Abbiamo imparato a diversificare la pattumiera che viene prodotta nelle case, attraverso la raccolta differenziata che ha accresciuto, in modo determinante, la quantità di rifiuti riutilizzabile attraverso il riciclo meccanico. Abbiamo iniziato a creare una nuova coscienza ambientalista, che ha messo al centro il risparmio delle materie prime naturali e la riduzione della CO2 nell’aria, cercando di avviare al riciclo la maggiore quantità possibile di rifiuti per creare un circolo virtuoso dei prodotti. Ma tutto questo purtroppo non è sufficiente, in quanto la quota dei rifiuti riciclati rimane ancora modesto rispetto a quello che viene buttato, ancora, in discarica o direttamente nell’ambiente. La necessità di innalzale la quota dei prodotti che vengono avviati al riciclo, oggi intorno al 10 % a livello mondiale, è del tutto essenziale e, ogni azione intrapresa dai consumatori, dalla politica e dall’industria è di estrema importanza. Una di queste riguarda la politica del riutilizzo dei prodotti usati e quella dell’acquisto di prodotti, specialmente elettronici, ricondizionati. Per quanto riguarda i prodotti usati, le nuove generazioni hanno già sdoganato l’impatto dell’acquisto di prodotti già utilizzati da altri, attraverso in commercio privato, specialmente per quanto riguarda i capi di abbigliamento od oggetti che non contengano componenti di difficile valutazione qualitativa. Si sta creando un mercato parallelo al nuovo, dove il costo del prodotto e l’offerta territoriale, attraverso le App dedicate, ne facilitano il funzionamento. Altra questione riguarda il problema dei rifiuti RAEE, cioè tutti quei prodotti elettrici od elettronici, che vengono eliminati, a volte anche se funzionanti, per questioni che, spesso, non riguardano la qualità dell’oggetto ma la moda. In questo filone possiamo sicuramente inserire gli smartphones uno strumento di lavoro, di divertimento, di gioco, uno status symbol e, forse, anche un po' di comunicazione. Un oggetto ormai di culto che viene spesso, se non spessissimo, cambiato non per inefficienza del prodotto, ma per acquistare gli ultimi modelli usciti dalle fabbriche del marketing della telefonia. Questo usa e getta elettronico, che si vede anche nei computers, nelle console dei giochi, negli orologi e in altri prodotti in continuo aggiornamento tecnologico, creano una quantità enorme di rifiuti elettronici di difficile riciclo. Inoltre c’è da considerare le emissioni di CO2 che ogni anno, solo nella filiera dell’estrazione delle materie prime degli smartphone, è pari a 125 megatonnellate, che corrispondono a circa 31,5 centrali a carbone in funzione per un anno. Qui, entrano in gioco società come la finlandese Swappie, che si occupa di ricondizionare gli smartphone della Apple, con l’obbiettivo di restituire al mercato un prodotto testato e garantito di sicuro valore residuo. La società recupera gli IPhone, li sottopone ad una serie di tests elettronici per verificare l’efficienza dei sistemi, delle batterie e di altri parti che potrebbero essere danneggiate ma non visibili all’occhio dell’uomo. Inoltre, generalmente, sostituisce le batterie, e attribuisce un prezzo di vendita per ogni telefono in base all’aspetto esterno del prodotto, qualità dei vetri, della cassa e di altri parti visibili, fermo restando la qualità della macchina interna. Swappie è diventata a tutti gli effetti un concorrente di Apple, in quanto garantisce un prodotto usato, ad un prezzo inferiore, con la giusta qualità attesa dal consumatore, contribuendo in maniera sostanziale alla circolarità dei prodotti. Categoria: notizie - riuso - economia circolare - riciclo - rifiuti - ricondizionatirNEWS

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https://www.rmix.it/ - Perché la Filiera della Moda Deve Diventare Sostenibile e Socialmente Responsabile
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Perché la Filiera della Moda Deve Diventare Sostenibile e Socialmente Responsabile
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Abbiamo già avuto modo di parlare degli atteggiamenti consumistici dei giorni nostri in molti settori merceologici, ma la moda, forse, incarna a pieno questi comportamenti discutibilidi Marco ArezioLa moda sta passando da un consumo veloce ad uno ultra veloce, con la conseguenza di comprare, vestire e buttare tutto in un lasso di tempo esiguo. Questo atteggiamento è facilitato dalla riduzione di costi dei vestiti che si è compiuto attraverso la globalizzazione delle produzioni, incentrate prevalentemente in paesi poveri o poverissimi e dall’uso di fibre sintetiche sempre più a buon mercato. Inoltre, le catene distributive internazionali, hanno creato un business basato meno sul profitto del singolo capo e più sulla quantità di vendite elevate in alta rotazione. La corsa a comprimere i prezzi finali dei capi si è riverberato su tutta la filiera, creando marginalità sempre più piccole per la logistica e naturalmente la produzione. Se le vendite diminuiscono si perde la sostenibilità finanziaria di un indotto enorme, che metterebbe in crisi il sistema. Per questo, si produce sempre di più, si consumano sempre più materie prime e si creano sempre più rifiuti. Questa spirale sembra un vantaggio per l’acquirente finale che trova un capo di abbigliamento a buon mercato, ma è assolutamente deleterio per l’ambiente e per chi ci lavora. Se guardiamo il problema dal punto di vista ambientale, possiamo dire che una rotazione così alta dei capi di abbigliamento, la cui maggior parte giacciono inusati nei nostri armadi, comporta: un utilizzo elevatissimo di materie prime sintetiche, plastica principalmente, che hanno un impatto ambientale molto negativo sia nella produzione che nello smaltimento. • una dispersione di nanoplastiche nell’ambiente durante i lavaggi, materiali che finiscono attraverso gli scarichi, nei fiumi e nei mari ed entrano nella catena alimentare. Questo vuol dire che ci rimangiamo, a piccole dosi i vestiti che continuiamo a comprare. una quantità sempre maggiore di rifiuti tessili, che possono essere anche pericolosi per l’ambiente per via delle tinte di cui sono impregnati e per la bassa o nulla biocompatibilità. una problematica crescente per lo smaltimento dei di rifiuti tessili nel mondo a causa della scarsa propensione alla circolarità della filiera, quindi al riciclo. Se poi guardiamo il problema dal punto di vista sociale, la lotta all’economia di scala imperante nel settore ha imposto marginalità sempre più piccole per i lavoratori della filiera. Di questi problemi ci ricordiamo solo quando succedono delle tragedie, come gli incendi nelle ditte di confezionamento dei capi, o nelle aziende di tintura, o nelle fabbriche di scarpe, tutti posizionate in paesi del terzo mondo. Un atteggiamento oppressivo e di sfruttamento dei lavoratori si manifesta in vari modi: distribuzione del lavoro di rifinitura dei capi in paesi dove la manodopera costa pochissimo e la produzione oraria è elevata • sfruttamento del lavoro minorile per ridurre ulteriormente i costi a disprezzo delle norme internazionali del lavoro e dell’abbandono scolastico potere contrattuale tra fornitore e cliente assolutamente sbilanciato verso quest’ultimo attraverso il quale non esiste dignità lavorativa disprezzo per le problematiche ambientali che si possono manifestare nei paesi di produzione dei capi. Come abbiamo sempre detto il potere reale per cambiare le cose lo ha sempre in mano il consumatore finale, che può modificare il corso delle cose facendo acquisti più sostenibili e cambiano le sue abitudini nel campo dell’abbigliamento. Ognuno di noi può responsabilizzarsi nei confronti delle problematiche urgenti che assillano il nostro pianeta e verso chi sta lavorando nel settore della produzione della moda, cercando di fare qualche cosa per contribuire al suo miglioramento e forse, un giorno alla sua risoluzione. Che cosa possiamo fare? uscire dalla logica della moda ultra veloce, facendo durare di più i capi che abbiamo già, limitando nuovi acquisti, che per la maggior parte potrebbero essere superflui e acquistare solo le cose necessarie. Non diventare succubi del marketing delle aziende della moda (ma in generale di qualsiasi altro settore) che spinge a sempre nuovi acquisti, manipolando la nostra mente, creando necessità che probabilmente non ci sono, facendo leva sulle debolezze psicologiche della popolazione, come la crescita dell’autostima facendo shopping. contribuire a far crescere la moda lenta, fatta di capi che non invecchiano ai nostri occhi, porre attenzione alla loro conservazione, imparare nuovamente a fare piccole riparazioni di sartoria per non perdere quella manualità che c’era un tempo nelle famiglie. partecipare ai nuovi movimenti che permettono lo scambio di vestiti ed accessori o facendo acquisti di capi usati con lo scopo di risparmiare soldi, risorse ambientali e partecipando alla riduzione die rifiuti. Rifiutare la globalizzazione degli stili e promuovere lo scambio di culture produttive diverse, in modo da ricostruire le filiere multilateralmente a discapito della produzione di pochi marchi internazionali. Ricordati che ogni acquisto che fai incide più o meno sull’inquinamento del pianeta.Categoria: notizie - tessuti - economia circolare - riciclo - rifiuti - moda Foto: WP.F

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https://www.rmix.it/ - Come Funziona il Riciclo dei Materassi e perché viene Fatto
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Come Funziona il Riciclo dei Materassi e perché viene Fatto
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Il materasso ci accompagna per anni durante le nostre notti, è un compagno fedele e comodo all’interno della nostra casa.di Marco ArezioQuando lo abbiamo comprato non ci siamo preoccupati, nel dettaglio, di come fosse fatto, ma ci siamo seduti o sdraiati sopra per decretarne la comodità o meno. Come tutti i prodotti, anche il materasso ha una vita utile e, terminata la propria, si procede alla sostituzione, facendolo passare da nostro compagno di camera a rifiuto. Già, rifiuto. Un rifiuto composto da plastica, stoffa, metalli, schiume, imbottiture varie che ne fanno una grande risorsa di materie prime ma che, ancora oggi, finisce spesso incenerito o in discarica. Nonostante le normative parlino chiaro in termini di riciclo e, nonostante i grandissimi volumi di sostituzione annui dei materassi, che generano circa 5 milioni di pezzi all’anno solo in Italia, la circolarità del prodotto è ancora molto scarsa. Il materasso ha al suo interno materie prime sicuramente recuperabili nella filiera dei tessuti, dell’industria del metallo e in quella della plastica attraverso il recupero del poliuretano e delle schiume. Quindi, tecnicamente, il riciclo quasi completo dei prodotti è possibile, ma quello che manca oggi, in maniera diffusa, è il conferimento del materasso in una filiera dedicata e le attività industriali della separazione dei componenti. Inoltre, l’industria deve progettare e costruire materassi i cui componenti possano, in un futuro, prevedere un riciclo semplice, completo e al minor costo possibile. Nell’ottica del riciclo di questa tipologia di prodotto è da sottolineare l’interessante accordo tra Basf e Neveon che puntano al riciclo chimico del materasso a fine vita. Questo accordo ha lo scopo di migliorare la circolarità dei prodotti, studiando come incrementare la riciclabilità dei singoli componenti. Le schiume che sono all’interno dei materassi diventati ormai rifiuti, sono l’oggetto dello studio per il riciclo chimico del poliuretano che, secondo le intenzioni di Basf, tornerebbero a rigenerare una nuova materia prima per produrre nuove schiume poliuretaniche. Attraverso il processo di riciclo chimico, la materia prima che ne scaturisce è perfettamente equiparabile, dal punto di vista qualitativo, ad una vergine di provenienza petrolchimica, con un enorme vantaggio di riduzione dei rifiuti e di impatto ambientale. Categoria: notizie - pmaterassi - economia circolare - riciclo - rifiuti

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https://www.rmix.it/ - La Moda Abbraccia l’Ambiente e il Riciclo
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare La Moda Abbraccia l’Ambiente e il Riciclo
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Produzioni di filati riciclati e verso una moda ad impatto zerodi Marco ArezioLa moda non poteva esimersi dal proporre novità estetiche e nuovi tessuti per tutte le donne che hanno un’innata inclinazione all’ambiente e alla natura. Nascono così capi fatti con filati eco-compatibili. I primi stilisti che avevano proposto tessuti provenienti dalla lavorazione di stoffe usate non erano stati identificati come precursori del movimento ambientalista nel settore della moda, ma più come l’espressione di un capriccio di creatori ed innovatori artistici. In realtà queste idee non si erano poi tramutate in ricerche più approfondite o addirittura in elementi costituenti collezioni di moda o produzioni industriali per capi di livello più popolare. Oggi, dove tutte le aziende stanno puntando all’impatto zero, si sono veramente e concretamente studiate soluzione per il riuso degli scarti di produzione adatti alla realizzazione di nuovi capi di abbigliamento. Per esempio la GoldenLady, nota casa produttrice di intimo, che possiede un ciclo industriale che spazia dalla produzione del filato fino alla confezione dei capi per l’intimo, punta all’impatto zero attraverso nuovi filati riciclati e fatti in casa. Parliamo di polimeri in PA 6 e 66, che provengono dal riciclo meccanico dei materiali di scarto della produzione degli stabilimenti aziendali, i quali mantengono caratteristiche del tutto simili ai polimeri vergini normalmente impiegati. L’idea dell’azienda non è solo quella di un autoconsumo, ma è anche allo studio un progetto per vendere sul mercato la produzione di filo riciclato prodotto internamente. L’azienda sta anche studiando filati che provengono dalle biomasse, attraverso l’utilizzo delle piante di mais, barbabietole, canna da zucchero e grano, che manterrebbero le qualità tecniche del filo necessario per creare i capi di abbigliamento. Esistono sul mercato altre realtà imprenditoriali che seguono una strada totalmente naturale per creare fibre tessili, in particolare una Start Up chiamata Orange Fiber, attraverso una collaborazione universitaria con il Politecnico di Milano, hanno studiato una fibra proveniente dagli scarti della filiera agricola delle arance. Considerando che l’industria di trasformazione agrumicola, solo in Italia, produce circa 700.000 tonnellate di sottoprodotto all’anno, creando considerevoli costi di smaltimento, l’azienda ha quindi pensato come utilizzare questa materia prima per l’industria tessile. Il principio della produzione di tessuto dagli scarti delle arance sfrutta la trasformazione delle bucce in cellulosa che, successivamente possa essere filata, per poi produrre fiocco o filo per gli indumenti.Categoria: notizie - tessuti - economia circolare - rifiuti - modaVedi maggiori informazioni sull'argomento

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https://www.rmix.it/ - rNEWS: Come Funziona il Riciclo dei Tessuti e perchè Viene Fatto
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Come Funziona il Riciclo dei Tessuti e perchè Viene Fattodi Marco ArezioLa circolarità dei materiali nelle produzioni moderne deve tenere presente l'ingresso dei prodotti a fine vita. Lo si fà normalmente con la plastica, la carta, il legno, i metalli, le gomme, il vetro e anche con i tessutiIl settore dei tessuti usati, come ci racconta Rick Leblanc, se non sostenuto dal riciclo, avvia processi di accumulo di rifiuti nelle discariche con conseguente incremento dell'inquinamento e lo sfruttamento, attraverso le fibre vergini, di risorse naturali del pianeta. cosa che non ci possiamo più permettere. Il riciclo dei tessuti è il processo mediante il quale i vecchi indumenti e altri tessuti vengono recuperati per il riutilizzo o il recupero dei materiali. È la base per l'industria del riciclaggio tessile. Negli Stati Uniti, questo gruppo è rappresentato da SMART, l'Associazione dei materiali per la pulizia, dell'abbigliamento usato e delle industrie delle fibre. Le fasi necessarie nel processo di riciclaggio dei tessuti comprendono la donazione, la raccolta, lo smistamento e la lavorazione dei tessuti e quindi il successivo trasporto agli utenti finali di indumenti usati, stracci o altri materiali recuperati.La base per la crescente industria del riciclo tessile è, ovviamente, l'industria tessile stessa. L'industria tessile si è evoluta in un business da quasi mille miliardi di dollari a livello globale, che comprende abbigliamento, nonché mobili e materiale per materassi, lenzuola, tendaggi, materiali per la pulizia, attrezzature per il tempo libero e molti altri articoli. L'urgenza di riciclare i tessuti L'importanza del riciclaggio dei tessuti viene sempre più riconosciuta. Si stima che ogni anno in tutto il mondo vengano prodotti circa 100 miliardi di capi. Secondo l'EPA statunitense, nel 2018 sono stati generati circa 17 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani (RSU) tessili, circa il 5,8% della produzione totale di RSU. Il tasso di riciclaggio per i tessuti derivati ​​da abbigliamento e calzature è stato del 13,0%, mentre il recupero di lenzuola e federe è stato del 15,8% per lo stesso anno. In quanto tale, il riciclaggio dei cascami tessili è una sfida significativa da affrontare mentre ci sforziamo di avvicinarci a una società a discarica zero. Una volta nelle discariche, le fibre naturali possono impiegare da poche settimane ad alcuni anni per decomporsi e possono rilasciare metano e gas CO2 nell'atmosfera. Inoltre, i tessuti sintetici sono progettati per non decomporsi, quindi nella discarica possono rilasciare sostanze tossiche nelle acque sotterranee e nel suolo circostante. Il riciclaggio dei tessuti offre i seguenti vantaggi ambientali: Diminuisce il fabbisogno di spazio per le discariche, tenendo presente che i prodotti in fibra sintetica non si decompongono e che le fibre naturali possono rilasciare gas serra Si riduce l'uso di fibre vergini Consumi ridotti di energia e acqua Prevenzione dell'inquinamento Diminuzione della domanda di coloranti. Fonti di tessuti per il ricicloI tessuti per il riciclaggio sono generati da due fonti primarie. Queste fonti includono: 1. Post-consumo, inclusi indumenti, tappezzeria di veicoli, articoli per la casa e altri. 2. Pre-consumo, compresi gli scarti creati come sottoprodotto dalla produzione di filati e tessuti, nonché gli scarti tessili post-industriali di altre industrie. La donazione di vecchi indumenti è supportata da organizzazioni no profit e da molti programmi aziendali, compresi quelli di Nike e Patagonia.Tessuti indossabili e riutilizzati Nell'Unione Europea, circa il 50% dei tessuti raccolti viene riciclato e circa il 50% viene riutilizzato. Circa il 35% degli indumenti donati viene trasformato in stracci industriali. La maggior parte degli indumenti riutilizzati viene esportata in altri paesi. Oxam, un'organizzazione di beneficenza britannica, stima che il 70% delle donazioni di vestiti finisca in Africa. La questione dell'invio di indumenti usati in Africa ha generato un certo grado di controversia sui vantaggi di tali iniziative, dove possono avere un impatto negativo sulle industrie tessili locali, sui vestiti indigeni e sulla produzione di rifiuti locali. Il processo di ricicloPer i tessuti da riciclare, esistono differenze fondamentali tra fibre naturali e sintetiche. Per tessuti naturali: Il cascame tessile in entrata viene ordinato per tipo di materiale e colore. La selezione dei colori produce un tessuto che non necessita di essere tinto nuovamente. La selezione del colore significa che non è necessaria alcuna nuova tintura, risparmiando energia ed evitando inquinanti. I tessuti vengono quindi trasformati in fibre o triturati, a volte introducendo altre fibre nel filato. I cascami vengono triturati o ridotti in fibre. A seconda dell'uso finale del filato, possono essere incorporate altre fibre. Il filato viene quindi pulito e miscelato attraverso un processo di cardatura Quindi il filo viene nuovamente filato e pronto per il successivo utilizzo nella tessitura o nella lavorazione a maglia. Tuttavia, alcune fibre non vengono filate in quanto compressi per l'imbottitura di tessuti come nei materassi. Nel caso dei tessuti a base di poliestere, gli indumenti vengono sminuzzati e poi granulati per essere trasformati in trucioli di poliestere. Questi vengono successivamente fusi e utilizzati per creare nuove fibre da utilizzare in nuovi tessuti in poliestere. Oltre al riciclo, acquista in modo sostenibile Man mano che la società acquisisce maggiore familiarità con i rischi associati all'invio di vecchi tessuti in discarica e con lo sviluppo di nuove tecnologie di riciclaggio, si può prevedere che l'industria del riciclaggio tessile continuerà a crescere. L'industria del fast fashion genera un notevole inquinamento e un considerevole impatto negativo sul cambiamento climatico. I consumatori possono contribuire a influenzare il cambiamento scegliendo marchi di abbigliamento che durano più a lungo e che dimostrano un impegno a ridurre il loro impatto sul cambiamento climatico.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - tessuti - cascami Vedi le offerte sui tessuti riciclati

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https://www.rmix.it/ - Anche la Moda Vuole la sua Circolarità. La Visione di MacArthur Foundation
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare Anche la Moda Vuole la sua Circolarità. La Visione di MacArthur Foundation
Economia circolare

Anche la Moda Vuole la sua Circolarità. La Visione di MacArthur Foundationdi Marco ArezioLa circolarità dell'economia non è fatta solo da settori che apparentemente sono, all'opinione pubblica, più visibilmente inquinanti, ma deve essere applicata a tutte le tipologie di produzioni industriali. La moda, per esempio, non è percepita come una filiera inquinante dalla popolazione, ma i dati degli esperti non supportano questa sensazione popolare, se consideriamo che ogni secondo viene mandato in discarica o bruciato la quantità di un autotreno di materiali tessili. RadiciGroup, attraverso l'ultima informazione, si fà carico del problema. RadiciGroup, dal 2018 partner dell’iniziativa “Make Fashion Circular” di Ellen MacArthur Foundation, ha recentemente partecipato alla stesura delle linee guida sulla circolarità nella moda redatte dall’associazione e basate sui principi dell'economia circolare, con l’obiettivo di offrire un contributo concreto alla riduzione degli sprechi nel mondo tessile-abbigliamento. Linee guida da attuare quanto prima se si pensa ai dati quantificati da EMF: ogni secondo, l'equivalente di un camion di materiali tessili viene mandato in discarica o bruciato. Si stima che ogni anno si perdano circa 500 miliardi di dollari di valore a causa di indumenti indossati saltuariamente e raramente riciclati. La nuova “Vision of a Circular Economy fo fashion” parte dal presupposto che è necessario lavorare tutti insieme per portare su scala industriale modelli di business profittevoli, che consentono però di noleggiare, rivendere o riciclare i vestiti più facilmente. Ecco perché si basa su ricerche approfondite e contributi di circa 100 organizzazioni tra cui produttori di tessuti, produttori di abbigliamento, marchi, rivenditori, collezionisti, selezionatori, riciclatori, accademici, istituzioni internazionali e ONG. Tre i punti chiave della vision: usare di più, riutilizzare, partire da materiali rinnovabili o da riciclo. RadiciGroup, produttore di filati in poliammide ma anche in poliestere ed acrilico, è “contributor” della nuova vision EMF, mettendo a disposizione competenza ed esperienza nella formulazione di soluzioni tessili in grado di concretizzare l’economia circolare.Categoria: notizie - plastica - economia circolare - rifiuti - moda Per maggiori info: www.ellenmacarthurfoundation.org

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