Come un Flirt in un team aziendale potrebbe influire sui risultati lavoratividi Marco ArezioChe siano aziende grandi, in cui esistano diversi gruppi di lavoro divisi per differenti attività interne, che di piccole aziende, in cui un unico team si occupa delle attività aziendali, la componente umana è il motore di qualsiasi impresa. Le persone lavorano sempre a stretto contatto e dividono, non solo gli obbiettivi di budget che l’azienda ha deciso anno per anno, ma anche gli spazi e il loro tempo, attraverso una socialità che permette loro di portare avanti le attività per cui sono state assunte. Come in ogni ambito sociale all’interno dei teams di lavoro si devono creare degli equilibri tra le persone, linee di confini non visibili, gerarchie a volte non scritte e il confronto con reazioni caratteriali differenti. Come in una squadra di calcio, basket o di un altro sport collettivo, una grande scommessa che fa il coach, nel nostro caso il dirigente o il responsabile della squadra, è lavorare per amalgamare i componenti del team, smussare i caratteri, accrescere la fiducia collettiva, aumentare la competitività, in pratica applicare quello che è chiamato “gioco di squadra”. Sembra semplice scegliere un certo numero di collaboratori, senza conoscerli, metterli a lavorare insieme e pretendere dei risultati dopo un certo periodo, dando per scontato che questi arrivino nelle quantità e nella qualità desiderata. E’ pur vero che qualcuno vince alla lotteria, a fronte di milioni di perdenti, ma in azienda l’azzardo eccessivo ricade sempre sul leader. Questo dovrebbe preoccuparsi di avere un team coeso, collaborativo, fiducioso, con obbiettivi condivisi e con relazioni interpersonali corrette e costruttive. Per realizzare un equilibrio così importante tra le persone è necessario investire tempo tra loro, conoscerne i difetti e i pregi, condividere il senso collaborativo delle loro relazioni professionali, in modo da ridurre gli individualismi innati nell’uomo e il senso di prevalenza, l’uno sull’altro, che distruggerebbe lo spirito di squadra. Per accrescere il senso di appartenenza al team e ridurre la sterile competizione individuale, che porterebbe a lotte intestine, invidie, dispetti ed azioni che si ripercuoterebbero negativamente sui risultati aziendali, è importante anche vivere insieme dei momenti di vita comune fuori dal contesto aziendale. Una gita o un programma di gite, sostenute dall’azienda, in località culturali o di svago hanno la forza di accrescere quello spirito di unione e condivisione, in un ambito in cui le difese personali sono meno rigide, le confidenze e la conoscenza delle persone si mostrano più profonde e con esse il loro legame. Cambia la percezione reciproca, spostando l’asse da un concetto di collega ad uno di persona, con la speranza che il tempo riesca a portare in azienda meno colleghi e più persone. Nei gruppi di lavoro, specialmente quelli giovani, vivono sempre speranze ed aspettative anche non professionali, dove le preferenze di tipo sentimentale sono all’ordine del giorno. Il mondo del lavoro non è differente rispetto a quello che può succedere in momenti di socialità quotidiani, dove le persone si scelgono, o sperano di farlo, perseguendo sempre la ricerca, consapevolmente o meno, di un contatto umano sotto diverse forme. Quando questo approccio dovesse diventare concreto all’interno dello stesso team di lavoro, specialmente se questo è composto da molte persone, è bene rendersi conto della situazione e mettere in conto la possibilità di un mutamento degli equilibri interni. Il flirt tra due componenti del gruppo potrebbe creare invidie e gelosie tra alcune persone che avevano probabilmente speranze reciproche verso una delle due, creando un senso di frustrazione e di rifiuto, non solo verso di loro, ma anche del gruppo stesso. Qui entra in gioco la minaccia all’armonia collettiva, in quanto esisteranno fazioni a cui l’episodio non creerà nessun effetto collaterale e, altre, che genereranno delle conseguenze. Una o più persone frustrate del team non riusciranno più, probabilmente, ad avere rapporti costruttivi e collaborativi, ma potranno, consciamente o inconsciamente, mettere in campo azioni punitive per il rifiuto subito. Questo può creare un attrito crescente tra il gruppo, senza magari capirne le motivazioni e senza poter sapere come recuperare il clima costruttivo di prima. Solo un’attenta osservazione delle singole persone all’interno del team di lavoro e la loro pregressa conoscenza personale, può indurre il responsabile a pensare che esistano motivazioni di carattere extra lavorativo che stanno minacciando il funzionamento del gruppo. Nel rispetto della privacy dei singoli, è importante incrementare l’interlocuzione personale con tutti i componenti, singolarmente, e spingerli ad esternare i loro problemi e a raccontare la loro visione delle difficoltà del gruppo. Incrociando i dati raccolti, amalgamandoli con quelli immagazzinati nel tempo, confrontandoli con un prima e un dopo, si può arrivare ad individuare le aree del problema, ponendo in atto delle azioni che disinneschino le sensazioni negative della o delle persone che stanno vivendo male il momento.
SCOPRI DI PIU'Gli aerei degli Stati Uniti spruzzarono più di 20 milioni di litri di erbicidi di Marco ArezioNel tentativo di piegare la tenace e caparbia resistenza dei soldati Nord Vietnamiti, gli aerei e gli elicotteri degli Stati Uniti, spruzzarono più di 20 milioni di litri di erbicidi, compreso l’Agente Orange che conteneva la diossina, sulle foreste pluviali del paese. Il conflitto tra gli Stati Uniti e il regime dei Viet Cong, spalleggiati dalla Cina e dalla Russia, ha devastato la nazione asiatica per quasi venti anni, causando milioni di morti soprattutto tra la popolazione civile. Nonostante siano trascorsi decine di anni dalla fine del conflitto, il Vietnam continua a subire gli effetti negativi di quella guerra. Gli erbicidi utilizzati dall’esercito americano continuano infatti a inquinare e avvelenare gli ecosistemi vietnamiti e le persone che li abitano. Ma perché gli Americani utilizzarono questi veleni in modo indiscriminato? L’esercito Statunitense subì pesanti perdite umane nel conflitto armato all’interno della giungla vietnamita, dove i soldati Viet Cong, oltre a conoscere meglio il territorio e la sua natura, creavano frequenti imboscate ai soldati americani i quali non potevano essere massicciamente supportati dall’artiglieria pesante o dalle incursioni aeree. Le strategie militari degli Stati Uniti, abituati a gestire battaglie campali su spazi aperti usufruendo dalla copertura aerea e dall’artiglieria pesante, erano quelle di cercare di attirare l’esercito Nord Vietnamita in campo aperto per sfruttare la schiacciante superiorità militare del loro esercito. Ma i Viet Cong si dimostrarono soldati astuti e tenaci tanto da indurre l’esercito americano ad entrare, suo malgrado, nella giungla o sulle colline boscose, specialmente vicino al confine cambogiano, per farli uscire allo scoperto. In questo ambiente aspro e solitario gli americani pagarono un prezzo altissimo in vite umane e raggiunsero scarsi risultati militari. La tattica dei militari nord Vietnamiti era definita “prendere il nemico per la cintura” che consisteva in imboscate frequenti all’interno della giungla o in ambienti fittamente boscosi, dove il combattimento corpo a corpo impediva agli americani di usare la più grande potenza di fuoco del loro esercito. Non riuscendo a piegare la resistenza del nemico, la US Army pensò così di distruggere sistematicamente, in modo preventivo, le foreste in cui dovevano avanzare i loro soldati, per evitare imboscate e poter godere, in ogni momento, del supporto armato dal cielo e dalla terra. Per questa operazione pensarono di irrorare, con agenti defolianti, la vegetazione in modo da distruggerla e, in alcuni casi, il napalm per bruciare a terra ogni cosa. L’utilizzo dell’agente defoliante Orange non ha solo distrutto le foreste, ma anche una parte delle colture alimentari del paese, a causa della presenza nel composto di un contaminante a base di diossina che colpì molti militari vietnamiti e statunitensi. Un articolo dell’Università dell’Illinois e dell’Iowa State University documenta gli effetti ambientali dell’agente Orange spruzzato in Vietnam, prendendo anche in considerazione, non solo gli effetti nel tempo del veleno sulla popolazione, ma anche la persistente azione che ancora oggi la diossina ha sulla catena alimentare. Ma cos’è l’Agente Orange? Olson e il co-autore Lois Wright Morton hanno spiegato che l’Agente Orange era una combinazione di due erbicidi, 2,4-D e 2,4,5-T, che, usati singolarmente in agricoltura, presentavano una vita utile non più a lunga di alcuni giorni o settimane in un ambiente esposto alla luce solare. Tuttavia, durante la produzione, la miscelazione dei due componenti per creare il nuovo erbicida chiamato Agente Orange, si formò un sottoprodotto tossico composto da diossina TCDD, la più tossica della famiglia delle diossine dei prodotti chimici. Una volta che la diossina TCDD entra nell’ambiente può rimanere in vita per decenni o addirittura secoli. Questo è quello che è successo nel territorio Vietnamita bombardato da questa sostanza. Quale è stato il meccanismo di contaminazione? I ricercatori hanno esaminato un rapporto USAID di 870 pagine, nonché una dozzina di altri rapporti di ricerca sui siti contaminati, per spiegare il comportamento della diossina sul lungo termine in tutte le campagne del Vietnam interessate all’evento. “Il percorso di contaminazione inizia con l’irrorazione dell’Agente Orange, l’assorbimento da parte delle foglie degli alberi e degli arbusti, la caduta delle foglie sulla superficie del suolo (insieme a qualche contatto diretto del composto velenoso con il terreno), quindi l’attaccamento della diossina TCDD alla sostanza organica del suolo con le particelle di argilla del terreno. Da lì, la diossina TCDD si è spostata con il deflusso superficiale delle acque, aggrappandosi a particelle di sedimenti e stabilendosi in zone umide, paludi, fiumi, laghi e stagni. Il sedimento contaminato da diossina TCDD era – e lo è tuttora – ingerito da pesci e gamberetti, accumulandosi nel loro tessuto adiposo e nella catena alimentare in molti altri pesci che costituiscono la base della dieta vietnamita. Anche se la pesca è ora vietata nella maggior parte dei siti contaminati, i divieti da parte delle autorità sono difficili da far rispettare e, di conseguenza, la TCDD della diossina sta ancora entrando nell’approvvigionamento alimentare umano a distanza di più di 50 anni dalla fine del conflitto. Il presidente Nixon ordinò alle forze armate statunitensi di interrompere l’irrorazione dell’agente Orange nel 1970 anche a causa della scoperta che gli stessi soldati statunitensi si ammalavano a causa della diossina dispersa nell’ambiente.
SCOPRI DI PIU'La densificazione dei rifiuti plastici destinati alla produzione di combustibilidi Marco ArezioQuando parliamo di economia circolare, parola molto di moda al giorno d’oggi, intendiamo la produzione di un bene, il suo uso, il suo riciclo a fine vita e la nuova produzione fatta con la materia prima del prodotto riciclato. In questo processo non sempre si riesce a rendere circolare, attraverso i comuni sistemi di riciclo meccanici, il 100% dei rifiuti che raccogliamo. Una parte di essi finiva e finisce in discarica, con tempi di decomposizione talmente lunghi da definirli eterni, con problemi di possibile inquinamento delle aree circostanti. Nel campo delle materie plastiche, quello che possiamo definire il rifiuto del rifiuto, può ancora essere recuperato attraverso la creazione di un prodotto adatto alla produzione di combustibile industriale destinato ad impianti come le cementerie, le acciaierie e altre produzioni energivore. L’argomento dell’utilizzo dei rifiuti urbani non riciclabili come combustibile non può essere più attuale di così, vista la situazione degli alti prezzi del petrolio e del gas, che stanno fortemente incidendo sui costi di produzione, sia delle attività industriali che nella produzione di energia elettrica. Impiegare i rifiuti urbani non riciclabili significa: • Ridurre l’uso delle fonti fossili • Ridurre i rifiuti che sarebbero destinati alle discariche • Ridurre i costi di produzione • Utilizzare carburanti a Km. 0 • Ridurre l’impronta carbonica del traffico delle materie prime industriali • Ridurre la dipendenza energetica dall’estero Il nord Europa, dove l’utilizzo di CSS e CDR per la produzione di energia elettrica e per l’alimentazione dei forni industriali è circa il 60-80% dei carburanti utilizzati, ci dimostra come le nuove tecnologie di filtrazione dell’aria rende il processo sicuro e conveniente. Ma come deve essere preparato il rifiuto per essere utilizzato come combustibile? Lo scarto dei rifiuti urbani è un mix eterogeneo, composto prevalentemente da plastiche miste, che sono, per forma, natura, densità e composizione, bisognose di un trattamento che le amalgami in modo regolare per poterle utilizzare come combustibile. Questa operazione può essere fatta attraverso l’uso di specifici densificatori, che trasformano quello che è un ammasso scomposto e variegato di rifiuti plastici in un prodotto dalla forma di un macinato grossolano. Lo scopo del densificatore non è solo quello di regolarizzare il rifiuto plastico misto, in pezzature che vanno da 25 a 60 mm., quindi facilmente utilizzabili in tutti i forni, ma anche quello di ridurne drasticamente la percentuale di umidità creando un comburente asciutto e prestante. Il desnsificatore è un impianto che viene utilizzato anche per amalgamare le plastiche flessibili e leggere durante le fasi di riciclo. Infatti per poter estrudere il rifiuto plastico con peso specifico basso, si tende ad agglomerare le parti tra loro creando delle pezzature che possano, attraverso il loro peso maggiore, essere gestite facilmente in un impianto di estrusione o di stampaggio. Categoria: notizie - plastica - economia circolare - riciclo - rifiuti - combustibili
SCOPRI DI PIU'Analisi dei Processi di Produzione, Controllo delle Proprietà del Materiale e Implicazioni per la Riciclabilità e la Sostenibilità Ambientale di Marco ArezioNel campo della plastica, gli agenti schiumogeni e gli espandenti sono additivi utilizzati per modificare le proprietà dei materiali plastici, rendendoli più leggeri, isolanti o riducendo l'uso della materia prima. Questi additivi sono fondamentali in molte applicazioni, inclusi i processi di economia circolare, consentendo l'uso efficiente delle risorse e la riduzione degli impatti ambientali. Di seguito, analizzeremo in dettaglio le differenze tra agenti schiumogeni ed espandenti, esplorando le loro caratteristiche, applicazioni e impatti nell'economia circolare. Gli Agenti Schiumogeni per i Polimeri Gli agenti schiumogeni giocano un ruolo cruciale nel settore delle materie plastiche, non solo per le loro applicazioni dirette ma anche per il loro impatto sulle pratiche di economia circolare. Essi consentono la produzione di materiali più leggeri, con miglior isolamento e minor uso di risorse. Esplorando in modo più approfondito il funzionamento, i tipi e le applicazioni degli agenti schiumogeni, possiamo comprendere meglio il loro contributo all'industria delle materie plastiche e all'ambiente. Tipi di Agenti SchiumogeniAgenti Schiumogeni Chimici: Sono composti che si decompongono sotto l'effetto del calore rilasciando gas. Sono ampiamente usati per la loro capacità di produrre celle uniformi e per la loro relativa facilità di controllo nel processo di schiumatura. Esempi includono:- Azodicarbonamide (ADA)- Bicarbonato di sodio- Acido citrico in combinazione con bicarbonati- Benzenesulfonidrazide (OBSH)Agenti Schiumogeni Fisici: Sono meno impattanti sull'ambiente rispetto a quelli chimici e includono CO2, azoto, acqua o idrocarburi. Sono preferiti in applicazioni dove la tossicità e l'impatto ambientale sono di primaria importanza. Meccanismo di Azione degli Agenti Schiumogeni Il processo di schiumatura inizia quando l'agente schiumogeno viene miscelato con il polimero e successivamente riscaldato durante il processo di trasformazione. Gli agenti schiumogeni chimici si decompongono termicamente, rilasciando gas come azoto, anidride carbonica, o ammoniaca, che si diffondono nella matrice polimerica creando una struttura cellulare. Gli agenti schiumogeni fisici, invece, subiscono un cambio di stato (da liquido a gas, ad esempio) sotto l'effetto del calore, espandendo il materiale. ApplicazioniGli agenti schiumogeni trovano applicazione in una vasta gamma di prodotti e settori, tra cui: Imballaggi: La produzione di imballaggi protettivi, leggeri e con buone proprietà di assorbimento degli urti. Componenti Automobilistici: Parti interne e esterne di veicoli dove il peso ridotto contribuisce alla riduzione del consumo di carburante. Edilizia: Materiali isolanti per l'edilizia, inclusi pannelli e lastre schiumate, dove l'isolamento termico e acustico è essenziale. Articoli Sportivi: Attrezzature leggere e resistenti, come i materassini da yoga o i giubbotti di salvataggio. Vantaggi nell'Economia Circolare Riduzione delle Risorse: La produzione di materiali schiumati riduce il consumo di materie prime polimeriche e, di conseguenza, l'impatto ambientale associato all'estrazione e alla lavorazione di queste risorse. Efficienza Energetica: I materiali con buone proprietà isolanti contribuiscono significativamente alla riduzione del consumo energetico negli edifici, allineandosi ai principi dell'efficienza energetica e della sostenibilità. Riciclabilità e Riutilizzo: Anche se la presenza di agenti schiumogeni può presentare dei problemi nel riciclo dei materiali plastici, lo sviluppo di nuove tecnologie e processi sta migliorando la riciclabilità di tali materiali, favorendo l'integrazione nel ciclo di vita dei prodotti secondo i principi dell'economia circolare. In conclusione, gli agenti schiumogeni offrono numerosi vantaggi per l'industria delle materie plastiche, migliorando le proprietà dei materiali e contribuendo agli obiettivi di sostenibilità e economia circolare. La ricerca e lo sviluppo continui in questo campo sono fondamentali per superare le sfide associate alla loro applicazione, come la riciclabilità. Gli Agenti Espandenti per i Polimeri Gli agenti espandenti nelle materie plastiche svolgono un ruolo fondamentale nel modificare le proprietà fisiche dei materiali, migliorandone l'applicabilità in diversi settori industriali. A differenza degli agenti schiumogeni, che sono progettati principalmente per creare una struttura cellulare all'interno di una matrice polimerica, gli agenti espandenti mirano a incrementare il volume dei materiali attraverso l'espansione. Questo processo può o non può generare una schiuma, a seconda della natura dell'agente utilizzato e del metodo di applicazione. Esaminiamo più da vicino il ruolo, i tipi e le applicazioni degli agenti espandenti, oltre al loro impatto sull'economia circolare. Ruolo degli Agenti Espandenti Il ruolo primario degli agenti espandenti è di aumentare il volume di un polimero durante il processo di lavorazione. Questo viene realizzato attraverso la generazione di gas o attraverso l'espansione fisica di un additivo preesistente, risultando in un materiale con densità ridotta e, in alcuni casi, proprietà isolate migliorate. Questi agenti possono essere utilizzati per ottenere una distribuzione uniforme del gas all'interno del materiale, senza necessariamente cercare di formare una struttura cellulare chiusa o aperta come nel caso degli agenti schiumogeni. Tipologia di Espandenti Chimici Gli espandenti chimici producono gas attraverso reazioni chimiche quando riscaldati, espandendo il materiale plastico. Questo processo di decomposizione termica genera una pressione interna che forma celle gassose all'interno della matrice polimerica, risultando in un materiale espanso. Azodicarbonamide (ADA): È uno degli espandenti chimici più comunemente utilizzati nelle materie plastiche, specialmente in PVC, poliolefine e schiume. Si decompone termicamente, rilasciando azoto, anidride carbonica e ammoniaca, che fungono da agenti espandenti. Acido Citrico e Bicarbonato di Sodio: Questa combinazione è un esempio di sistema espandente che rilascia anidride carbonica quando riscaldato. È considerato un sistema espandente ecocompatibile, spesso utilizzato in applicazioni dove la sostenibilità è una preoccupazione. Idrazidi: Composti come l'acido benzenesulfonico idrazide (OBSH) e l'acido toluenesulfonico idrazide (TSH) sono agenti espandenti chimici che si decompongono termicamente rilasciando azoto e vapore acqueo. Sono utilizzati per ottenere schiume con celle fini e uniformi. Tipologia degli Espandenti Fisici Gli espandenti fisici sono sostanze che, sottoposte a riscaldamento, cambiano stato da liquido a gas, espandendo il materiale senza reazioni chimiche. La scelta dell'espandente fisico dipende dalla sua compatibilità con il polimero e dal processo di produzione. Idrocarburi: Composti come il butano, l'etano, il pentano o l'isobutano sono utilizzati come espandenti fisici, specialmente nelle schiume poliolefiniche. Sono scelti per la loro capacità di produrre schiume con buone proprietà meccaniche e termiche. Gas Inerti: Anidride carbonica e azoto sono gas inerti comunemente usati come agenti espandenti fisici. Sono considerati opzioni più sicure e ambientalmente sostenibili rispetto ad altri agenti espandenti, ma possono richiedere attrezzature specifiche per l'iniezione e il mantenimento delle pressioni desiderate durante il processo di schiumatura. Acqua: L'acqua è un agente espandente fisico utilizzato in alcuni processi di schiumatura per polimeri termoplastici. Quando riscaldata, si vaporizza, espandendo il materiale. Questo metodo è considerato ecologico, ma la quantità di espansione ottenibile è relativamente limitata rispetto ad altri agenti espandenti. Applicazioni Gli agenti espandenti trovano applicazione in numerosi settori, tra cui: Componenti per l'Automotive: Riduzione del peso dei componenti interni e esterni dei veicoli per migliorare l'efficienza del carburante e ridurre le emissioni. Imballaggi: Sviluppo di imballaggi protettivi leggeri che richiedono meno materiale e offrono una migliore protezione. Prodotti per la Costruzione: Materiali da costruzione leggeri e isolanti, come blocchi di cemento espanso, che contribuiscono all'isolamento termico degli edifici. Impatto sull'Economia Circolare Gli agenti espandenti contribuiscono significativamente ai principi dell'economia circolare: Efficienza delle Risorse: Riducendo la densità dei materiali, si riduce l'utilizzo delle materie prime e si aumenta l'efficienza del trasporto, riducendo così le emissioni associate. Isolamento ed Efficienza Energetica: I materiali espansi possono offrire miglioramenti nelle proprietà di isolamento, contribuendo all'efficienza energetica degli edifici e alla riduzione del consumo di energia. Riciclabilità: Sebbene la presenza di agenti espandenti possa presentare dei problemi nel processo di riciclo, la ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali e processi stanno migliorando la riciclabilità di questi materiali. In sintesi, gli agenti espandenti svolgono un ruolo importante nell'industria delle materie plastiche, non solo per le loro applicazioni dirette ma anche per il loro contributo all'efficienza delle risorse e alla sostenibilità. L'innovazione continua in questo campo è essenziale per sviluppare materiali che siano sia funzionali sia compatibili con i principi dell'economia circolare. Come scegliere un agente espandente o uno schiumogeno per la produzione con polimeri plastici La comprensione delle caratteristiche specifiche e delle applicazioni di ciascun tipo di agente espandente è fondamentale per ottimizzare le proprietà del materiale finito e soddisfare le esigenze del progetto, mantenendo al contempo un occhio di riguardo.Obiettivi del Progetto e Proprietà del Materiale Densità del Materiale: Se l'obiettivo è ridurre significativamente la densità del prodotto finale, gli agenti schiumogeni sono generalmente preferiti perché creano una struttura cellulare all'interno del materiale, riducendone il peso. Proprietà Meccaniche: È importante considerare come l'aggiunta dell'agente influenzerà le proprietà meccaniche del materiale, come la resistenza alla trazione, l'elasticità e la resilienza. Gli agenti schiumogeni possono ridurre alcune di queste proprietà a causa della formazione di celle. Proprietà Termiche e Acustiche: Per applicazioni che richiedono miglioramenti nell'isolamento termico o acustico, gli agenti schiumogeni sono spesso preferibili poiché la struttura cellulare intrappola l'aria, migliorando l'isolamento. Compatibilità del Processo di Produzione Metodo di Lavorazione: La scelta tra agenti schiumogeni ed espandenti può dipendere dal processo di produzione utilizzato (ad esempio, estrusione, stampaggio a iniezione). Alcuni agenti possono essere più adatti a specifici processi di lavorazione. Temperatura di Decomposizione: È fondamentale che la temperatura di decomposizione dell'agente sia compatibile con le temperature del processo di produzione. Gli agenti schiumogeni chimici e gli espandenti hanno diverse temperature di attivazione che devono essere considerate. Impatto Ambientale Sostenibilità: La scelta tra agenti fisici e chimici può essere influenzata dalla loro impronta ecologica. Gli agenti fisici, come l'anidride carbonica o l'azoto, possono avere un impatto ambientale minore rispetto ad alcuni agenti chimici. Riciclabilità: La presenza di alcuni agenti schiumogeni o espandenti può influenzare la riciclabilità del prodotto finale. È importante considerare come l'agente selezionato influenzerà il ciclo di vita del materiale e la sua compatibilità con le pratiche di economia circolare. Costi Oltre all'efficacia, il costo degli agenti schiumogeni o espandenti e il loro impatto sui costi di produzione complessivi sono fattori critici. Alcuni agenti possono richiedere attrezzature speciali o modifiche al processo produttivo, influenzando il costo finale. Normative e Compliance Infine, è essenziale considerare eventuali restrizioni normative relative all'uso di determinati agenti schiumogeni o espandenti, soprattutto in settori regolamentati come l'alimentare, il medicale o l'edilizia. Conclusione La scelta tra un agente schiumogeno e uno espandente richiede un'analisi attenta degli obiettivi del progetto, delle proprietà desiderate del materiale, della compatibilità con il processo di produzione e dell'impatto ambientale. Collaborare con fornitori di materie prime e sfruttare le conoscenze tecniche disponibili può aiutare a identificare la soluzione ottimale per le specifiche esigenze di produzione. Con quali polimeri riciclati si legano gli agenti espandenti e gli schiumogeni Gli agenti espandenti e gli schiumogeni possono essere utilizzati con una varietà di polimeri riciclati, con l'obiettivo di migliorarne le proprietà, ridurne il peso, e aumentarne l'efficienza di produzione. La compatibilità di questi agenti con specifici tipi di polimeri riciclati dipende da vari fattori, tra cui la struttura chimica del polimero, il processo di trasformazione utilizzato, e le proprietà desiderate nel prodotto finito. Di seguito, vengono esaminati alcuni dei polimeri riciclati comunemente associati con l'uso di agenti espandenti e schiumogeni. Polietilene (PE) Il PE riciclato è ampiamente utilizzato in applicazioni di packaging, contenitori, e prodotti per l'edilizia. Gli agenti schiumogeni possono essere utilizzati per produrre schiume di PE riciclato che offrono un miglior isolamento termico o riducono il peso del materiale per applicazioni come i pannelli isolanti o i prodotti di imballaggio protettivo. Polipropilene (PP) Il PP riciclato beneficia dell'uso di agenti schiumogeni o espandenti per migliorare la lavorabilità e le proprietà meccaniche dei prodotti finiti. Questi possono includere componenti automobilistici, contenitori per alimenti, e materiali da costruzione, dove la riduzione del peso e il miglioramento dell'isolamento sono vantaggi chiave. Polistirene (PS) Il PS riciclato, sia nella forma espansa (EPS) che solida, è un candidato ideale per l'applicazione di agenti schiumogeni, specialmente per produrre materiale di imballaggio o isolamento termico. Gli agenti espandenti possono essere utilizzati per aumentare ulteriormente il volume del materiale, riducendo così il consumo di risorse. Polietilentereftalato (PET) Il PET riciclato viene spesso utilizzato in fibre per tessuti, contenitori per alimenti e bevande, e in alcune applicazioni di ingegneria. L'aggiunta di agenti schiumogeni può essere sfruttata per ridurre il peso e migliorare le proprietà termiche dei prodotti in PET riciclato, come nel caso di pannelli isolanti o componenti automobilistici. PVC (Policloruro di Vinile) Il PVC riciclato può essere schiumato per produrre una varietà di prodotti con miglior isolamento, riduzione del peso e proprietà acustiche. Gli agenti espandenti e schiumogeni possono essere utilizzati per produrre profili per finestre, tubi, e pannelli per l'edilizia con PVC riciclato. Considerazioni sull'Uso di Agenti Espandenti e Schiumogeni con Polimeri Riciclati Pulizia del Materiale: La presenza di contaminanti nei polimeri riciclati può influenzare l'efficacia degli agenti schiumogeni o espandenti e le proprietà del prodotto finito. Processo di Riciclo: Il processo di riciclo può alterare le proprietà chimiche e fisiche del polimero, influenzando la sua compatibilità con specifici agenti schiumogeni o espandenti. Obiettivi di Sostenibilità: L'uso di agenti espandenti o schiumogeni con polimeri riciclati dovrebbe essere valutato anche in termini di impatto ambientale, assicurandosi che l'approccio adottato sia in linea con gli obiettivi di sostenibilità e economia circolare. In conclusione, l'integrazione di agenti espandenti e schiumogeni con polimeri riciclati offre notevoli opportunità per migliorare le prestazioni e ridurre l'impatto ambientale dei prodotti plastici. Tuttavia, è fondamentale considerare attentamente la selezione degli agenti e le condizioni di lavorazione per ottimizzare le proprietà dei materiali riciclati e realizzare prodotti di alta qualità ed ecocompatibili. Quali attenzioni bisogna considerare in produzione utilizzando gli agenti espandenti o schiumogeni L'integrazione di agenti espandenti e schiumogeni nella produzione con polimeri plastici richiede una serie di considerazioni tecniche e ambientali per garantire la qualità del prodotto, l'efficienza del processo e la sostenibilità ambientale. Qui di seguito sono riportate alcune delle principali attenzioni da tenere in considerazione: Selezione degli Agenti Compatibilità: Scegliere un agente (espandente o schiumogeno) compatibile con il tipo di polimero utilizzato, considerando la reattività chimica e le condizioni di lavorazione. Obiettivi del Prodotto: Definire gli obiettivi specifici del prodotto (ad esempio, riduzione del peso, isolamento termico, assorbimento degli urti) per selezionare l'agente più adatto che possa soddisfare tali esigenze. Processo di Produzione Controllo della Temperatura: Ottimizzare le condizioni di temperatura per garantire che l'agente si attivi al momento giusto, evitando decomposizione precoce o incompleta che può influire sulla qualità del prodotto. Distribuzione dell'Agente: Assicurarsi che l'agente sia distribuito uniformemente nel polimero per ottenere una struttura cellulare o un'espansione omogenea. Pressione e Velocità di Espansione: Monitorare la pressione e la velocità di espansione per controllare la dimensione e la densità delle celle, influenzando direttamente le proprietà fisiche del materiale finale. Salute e Sicurezza Tossicità: Verificare la tossicità degli agenti utilizzati e adottare misure di protezione adeguate per i lavoratori, inclusi dispositivi di protezione individuale e sistemi di ventilazione. Rischi di Processo: Gestire i rischi associati alla manipolazione e al riscaldamento degli agenti espandenti e schiumogeni, compresi i rischi di esplosione o incendio. Riciclabilità e Economia Circolare Riciclabilità del Prodotto Finale: Considerare come la presenza di agenti espandenti o schiumogeni influenzerà la riciclabilità del prodotto finale e esplorare opzioni per il riciclo o il riutilizzo. Economia Circolare: Integrare principi di economia circolare nella progettazione del prodotto, valutando la possibilità di utilizzare polimeri riciclati e sviluppando prodotti che possono essere facilmente riciclati o smaltiti in modo sostenibile. Prendere in considerazione queste attenzioni può aiutare a massimizzare l'efficacia dell'uso di agenti espandenti e schiumogeni nei polimeri plastici, migliorando la qualità del prodotto, ottimizzando il processo di produzione e riducendo l'impatto ambientale.
SCOPRI DI PIU'La demonizzazione dei dischi in vinile di PVC, in quanto plastica, è esagerata e superficiale di Marco ArezioNell’era della digitalizzazione e dell’immaterialità musicale pensiamo che il disco, o come in passato si chiamava, LP, possa avere un impatto ambientale negativo in quanto prodotto con il PVC, una plastica vergine di derivazione petrolifera e che la musica che ascoltiamo in streaming, non essendo riprodotta da un oggetto solido, come il disco, abbia un impatto ridotto o nullo. Niente di più sbagliato. La storia dei dischi in vinile a 33 giri, nasce nel 1948, alla fine del secondo conflitto mondiale, ad opera della ColumbiaRecords negli Stati Uniti, a seguito di un’evoluzione tecnologica della produzione musicale che era retta dai dischi in gommalacca, i famosi 78 giri, che permettevano un ascolto maggiore in termini di tempo, raggiungendo i 30-40 minuti per lato. Le innovazioni tecniche riguardarono non solo i materiali utilizzati per la produzione del disco, passando appunto dalla ceralacca del 78 giri al PVC del 33 giri, ma anche attraverso le novità sulla tecnologia di riproduzione della musica nel disco stesso. Si passò quindi dalla tecnologia del 78 giri, che utilizzava un macro solco profondo, alla tecnologia del microsolco con la memorizzazione dei segnali sonori per via analogica. Se il materiale che costituiva il 33 giri rimaneva abbastanza invariata negli anni, la qualità del suono inciso aumentò progressivamente a partire dagli anni 60 dello scorso secolo, quando venne introdotta la tecnologia quadrifonica a matrice, incidendo separatamente nel disco i segnali musicali, dando l’impressione di essere avvolti dalla musica. Nonostante questa tecnologia non decollò in modo importante a causa dell’alto costo degli impianti di riproduzione musicale, l’LP ebbe un formidabile successo mondiale, incontrastato mezzo per ascoltare la musica fino alla fine degli anni 70 quando iniziò la produzione delle musicassette e dagli anni 80 quella dei CD. La parabola discendente delle vendite di dischi in vinile continuò fino ai primi anni 90 quando si cessò la produzione in buona parte del mondo. Oggi in cui viviamo nell’epoca dell’uso dei prodotti, senza possederli, la musica si ascolta in streaming, sulle piattaforme come Spotify, Apple Music, solo per citarne alcune, in una continua attività di usa e getta, con volumi di ascolto enormi. Proprio in questo periodo di immaterialità, sta ritornando prepotentemente alla ribalta il possesso dell’LP come oggetto da collezione, come fosse un quadro, un libro pregiato, un gioiello, che sono e saranno elementi che faranno parte della nostra vita. Questa attività non riguarda solo i vecchi dischi in formato 33 giri stampati negli anni 60-80, ma riguardano anche le nuove produzioni, tanto che le case discografiche si sono nuovamente attrezzate per fornire un formato fisico alla musica dei propri artisti. Ma come è fatto un LP? I dischi in vinile vengono realizzati attraverso il processo di stampaggio a caldo, utilizzando una pressa alimentata da un PVC granulato, opportunamente modificato e chiamato biscotto, con il quale si realizza la forma e i solchi provenienti da uno stampo madre. Dopo la pressatura i dischi possono presentare bordi irregolari, motivo per il quale vengono rifilati per dare al disco l’aspetto che tutti conosciamo. Il disco in PVC inquina più dello streaming? Possiamo quindi dire che un disco in PVC non è altro che uno dei tanti prodotti plastici che vengono realizzati nel mondo e che la sua esistenza, di per se, non è un elemento inquinante, ma come tutti i prodotti, anche quelli non plastici, devono rientrare in un’ottica di economia circolare. Fa specie leggere articoli di testare autorevoli che definiscono un prodotto in PVC, in quanto tale, pericoloso per l’ambiente e la salute dei lavoratori, a seguito delle esalazioni e degli inquinanti che le produzioni realizzerebbero. Non fa specie tanto quello che è stato detto, che segue l’onda popolare, con poca competenza sul problema della plastica, ma induce ad una certa perplessità pensare che testate giornalistiche di primo livello, trattino in modo così poco professionale il problema della plastica e del PVC. In ogni caso, l’LP, ha una produzione, in termini quantitativa, molto limitata e ancora più improbabile che il disco in vinile finisca dopo l’ascolto in pattumiera, in quanto è un oggetto che crea empatia con chi l’ha acquistato e verrà conservato, probabilmente, con molta cura e per molto tempo. Dobbiamo però considerare anche l’impatto che l’ascolto in streaming della musica produce ogni giorno sull’ambiente, perchè il fatto di non possedere un oggetto, come un disco che potrebbe trasformarsi in rifiuto, non significa che l’impatto ambientale dell’ascolto della musica sia zero. Infatti la disponibilità di miliardi di brani di musica sui nostri telefoni, laptop o tablets comporta l’archiviazione dei file musicali in apposite strutture, che vengono alimentate utilizzando l’energia che non sempre è rinnovabile. Se è vero che lo streaming di un singolo brano comporta un consumo energetico molto limitato, è anche vero che la disponibilità di musica senza limiti ha incrementato in maniera esponenziale l’ascolto dei brani con le relative conseguenze ambientali. Negli Stati Uniti si è stimato che le emissioni, in termini di gas serra, relative al settore dello streaming musicale, sono circa 200 milioni di tonnellate, secondo stime prudenziali e 350 milioni secondo altre stime.Vai al prodotto finito
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