PERCHÉ LE CEMENTERIE CHIEDONO PIÙ RIFIUTI NON RICICLABILI?

Ambiente
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare - Perché le Cementerie Chiedono più Rifiuti non Riciclabili?

di Marco Arezio

Il settore della produzione del cemento è uno tra quelli energivori e, oggi, con l’aumento del prezzo del gas, il costo di produzione è esploso.

Nei forni per la produzione di cemento è possibile utilizzare, come combustibile, quella parte dei rifiuti proveniente dalla raccolta differenziata che, attraverso il riciclo meccanico, vengono scartati perché non più riciclabili.

Questo rifiuto del rifiuto, inutilizzabile in ottica di un reintegro nella circolarità dei prodotti può avere tre strade:

• Il riciclo chimico (poco)

• La discarica

• L’utilizzo come combustibile

Secondo i dati elaborati dalla Federbeton Confindustria i costi per produrre il cemento sono aumentati del 50% a causa del costo dell’energia, infatti il gas è aumentato di otto volte e il petcoke, combustibile utilizzato negli impianti, è aumentato di tre volte rispetto al gennaio 2020.


Come mitigare il problema?


Qui entra in gioco il CSS, sigla che indica appunto quella massa di rifiuti non più riciclabile, che da una buona resa termica negli impianti per la produzione di cemento in sostituzione dei combustibili fossili.

Il CSS è considerato un combustibile a kilometro 0 in quanto prodotto abbondantemente in ogni paese, non soggetto a ricatti internazionali ed è economico.

Nonostante questa massa di rifiuti combustibili vada ancora a finire nelle discariche o trasportato all’estero per il suo utilizzo, con costi in termini economici per il loro smaltimento e di produzione di inquinamento nelle fasi di trasporto, il loro impiego in modo strutturale è ancora abbastanza relativo in Italia.

Se consideriamo che l’utilizzo del CSS in Europa varia tra il 60 e l’80%, in base ai paesi, in Italia ci fermiamo intorno al 20% o poco più.

L’incremento dell’utilizzo del CSS nelle cementerie aiuterebbe sicuramente a ridurre l’impatto ambientale che i rifiuti non riciclabili hanno, riducendo lo scarico degli stessi nelle discariche, in attesa che si sviluppi, in modo consistente, il riciclo chimico dei rifiuti non riciclabili.

Secondo il laboratorio REF, che ha elaborato una stima sul possibile utilizzo del CSS in Italia, la percentuale di sostituzione delle fonti fossili come combustibile attraverso i rifiuti potrebbe essere del 66%, il che comporterebbe una mancata emissione di CO2 di circa 6,8 milioni di tonnellate.


Perché non decolla questo carburante?


In Italia, nonostante la tecnologia degli impianti permetta un uso ampio del CSS, e nonostante gli standard emissivi possano essere controllati attraverso impianti di filtrazione comuni con quelli di altri impianti Europei, permane una diffidenza di base, sia a livello politico che sociale all’utilizzo dei rifiuti come combustibile.

In alcuni paesi del nord Europa, notoriamente green, sugli impianti di incenerimento rifiuti che producono energia elettrica, si può sciare, inserendo così nel contesto urbano queste attività industriali.

In Italia questi impianti sono ancora oggi, nonostante la diversificazione energetica attuale molto carente, oggetto di discriminazione da parte di alcune forze politiche.

Il CSS può essere considerato una fonte rinnovabile come il vento, il sole o l’acqua, che producono energia elettrica e che dovranno sostituire le fonti fossili nel modo più rapido possibile, se vogliamo che le fabbriche continuino a funzionare, le nostre case possano ricevere la corrente per i nostri consumi e le nostre macchine elettriche possano circolare.




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