L’ECONOMIA CIRCOLARE SARÀ MESSA IN GINOCCHIO DALLA CADUTA DEL PREZZO DEL PETROLIO?

Economia circolare
rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare - L’economia circolare sarà messa in ginocchio dalla caduta del prezzo del petrolio?
Sommario

- La caduta del prezzo del greggio e le sue cause

- Il ritorno alle plastiche monouso

- Il dubbio sulla mobilità elettrica in alternativa a quello endotermica

- La crisi del mercato del riciclo a causa dei bassi prezzi dei polimeri vergini

- La crisi della produzione di energie rinnovabili a causa dei costi non più competitivi

Ci sono relazioni tra ambiente, economia circolare ed energie rinnovabili con le quotazioni del barile

di Marco Arezio

Il mondo, negli ultimi anni, ha fortemente spinto per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, che sono tra le cause principali dell’inquinamento, del degrado della salute umana, della distruzione dell’ecosistema, dei cambiamenti climatici, di un potere economico concentrato in poche mani che influenza la vita di miliardi di persone. Ma ora, potrebbero cambiare gli equilibri e il lavoro fatto fino a oggi.

Non si era mai visto, da quando si era iniziato il monitoraggio delle quotazioni petrolifere, che il prezzo del WTI, il greggio che viene prodotto negli Stati Uniti, avesse un valore di mercato negativo: – 37,63 dollari.

Si, non c’è un errore, è proprio così. Il mercato americano del petrolio, in questo momento, sarebbe disposto a pagare i clienti che potessero ridurre le sue scorte, avendo oggi un oggettivo problema di stoccaggio se la domanda di greggio dovesse rimanere sulle quantità odierne.

Non fanno festa, però, nemmeno in Europa dove la quotazione del Brent del mare del nord è intorno a 27 dollari al barile e le prospettive per i prossimi mesi, a sentire gli esperi energetici, non sono delle più rosee.

In effetti il blocco delle auto, delle navi, degli aerei e delle fabbriche nel mondo, a causa del coronavirus, ha distrutto la domanda di greggio facendo salire in modo esponenziale le scorte, con la conseguenza di non sapere più dove mettere le nuove produzioni di greggio.

Inoltre, il taglio della produzione di 10 milioni di barili al giorno, deciso dai paesi aderenti all’OPEC +, non ha dato i frutti sperati in quanto il calo della domanda è risultata superiore ai tagli.

In questo scenario complesso, oltre alla crisi del comparto petrolifero, che vede remunerativo il costo minimo del greggio tra i 30 e i 60 dollari al barile, in base alle tipologie di estrazione che impiegano, il comparto dell’economia circolare, delle energie rinnovabili e dell’ambiente intravede all’orizzonte dei seri problemi.

Possiamo citarne alcuni:

  • In molti paesi, a causa della pandemia, sono ritornati in uso i prodotti plastici monouso, che vanno dai sacchetti, ai piatti, ai bicchieri e alle posate. Questi prodotti, se dispersi nell’ambiente, sono imputati quali una tra le principali cause della formazione di micro e nano plastiche che vengono dispersi negli oceani, nei fiumi e nei mari, entrando, attraverso la catena alimentare nei nostri corpi con tutte le conseguenze sanitarie che implicano.

  • L’industria automobilistica è stata duramente colpita dalla pandemia. Il blocco delle produzioni in tutto il mondo, ha causato il crollo delle entrate finanziarie ai produttori di auto, camion e machine industriali. Negli ultimi anni le aziende si stavano dedicando al delicato passaggio della produzione dai motori termici a quelli elettrici, con grandi investimenti programmati. Questi investimenti erano necessari per rientrare nei valori massimi di emissioni decise dai governi, soprattutto quelli Europei, al fine di contenere il riscaldamento globale. Ora, il settore auto si sta chiedendo se non sia il caso di spostare di 5 anni almeno la data per il raggiungimento, dal punto di vista industriale, di questi valori.

  • Il mercato del riciclo delle materie plastiche ha già vissuto un anno difficile nel 2019, con una netta concorrenza sui prezzi da parte del comparto delle materie prime vergini. Nonostante molti stati nel mondo stiano adoperandosi per promuovere il riciclo dei rifiuti plastici che quotidianamente si producono, questo non si traduce in supporti reali all’industria del riciclo. La competizione che esiste tra i prezzi delle materie prime plastiche vergini con quelle rigenerate non è educativa, socialmente utile ed economicamente vantaggiosa per i governi, che hanno la responsabilità di gestire e trovare soluzioni corrette allo smaltimento dei rifiuti. Con il crollo dei prezzi del petrolio che stiamo vedendo in questi giorni, ci si può aspettare che le quotazioni dei polimeri vergini diventino, definitivamente e in ogni settore, più competitivi di quelle dei polimeri rigenerati. Questo bloccherebbe il mercato della lavorazione dei rifiuti plastici con la creazione di un enorme problema ambientale ed economico.

  • Il grande sforzo fatto per incrementare la produzione delle energie rinnovabili, quale il solare, l’eolico, le biomasse, il geotermico e tutte le altre fonti in fase di studio e progettazione (energie dalle maree, dalle onde, dalle differenze di temperature dell’acqua, dall’idrogeno, dalla fusione nucleare e altre fonti) si potrebbero impattare con dei conti economici di produzione non più in linea rispetto al costo attuale del greggio. Pur sapendo che la lungimiranza tecnico-politica direbbe che le energie alternative al petrolio, in quanto rinnovabili, rimarranno nella nostra vita senza mai esaurirsi, le lobbies potrebbero giocare un ruolo determinante in questi periodi, per rallentare la spinta verso le energie rinnovabili.

Ci auguriamo che il buon senso possa far capire che l’economia circolare, l’ambiente e le energie rinnovabili sono i pilastri della nostra vita su cui non si dovrebbe discutere per metterli in difficoltà.

Categoria: notizie - plastica - economia circolare - petrolio

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