Un composto polimerico di estrema importanza per gli usi più disparati a cui è destinato, ma con un complicato rapporto con il riciclo di Marco ArezioUna resina epossidica è un tipo di polimero termoindurente che, una volta miscelato con un indurente, subisce una reazione chimica chiamata "reticolazione". Questo processo trasforma la resina da uno stato liquido o viscoso a uno stato solido e rigido. Le principali caratteristiche e aspetti delle resine epossidiche:Struttura Molecolare Le resine epossidiche contengono gruppi epossidici (un atomo di ossigeno legato a due atomi di carbonio adiacenti in una catena) che sono reattivi e permettono la reticolazione con vari indurenti. Indurenti Perché una resina epossidica si indurisca, deve essere miscelata con un indurente (o agente di reticolazione). Questo indurente reagisce con i gruppi epossidici della resina, formando una struttura tridimensionale solida. Proprietà Una volta reticolate, le resine epossidiche hanno eccellenti proprietà meccaniche, resistenza chimica e adesione. Sono anche elettricamente isolanti. Applicazioni A causa delle loro ottime proprietà, le resine epossidiche sono utilizzate in una vasta gamma di applicazioni, come adesivi, rivestimenti, compositi rinforzati con fibre, circuiti stampati e molto altro. Manipolazione Le resine epossidiche possono essere modificate per avere proprietà specifiche. Ad esempio, possono essere formulate per avere tempi di indurimento rapidi o lenti, o per resistere a temperature estreme. Estetica Esistono resine epossidiche trasparenti che sono utilizzate in applicazioni artistiche e decorative, come rivestimenti per tavoli o creazioni di gioielli. È importante notare che, una volta che una resina epossidica è completamente reticolata, diventa termoindurente. Ciò significa che, a differenza dei polimeri termoplastici, non può essere rifusa o modellata con l'applicazione di calore. Le resine epossidiche riciclate La ricerca sulle resine epossidiche riciclabili è al centro di grandi interessi negli ultimi anni. Questi tipi di polimeri, come abbiamo detto, sono termoindurenti, il che significa che una volta reticolate o indurite, non possono essere facilmente riciclate o riprocessate. Tuttavia, ci sono studi volti a sviluppare resine epossidiche "riciclabili" o "riproducibili" che possono quindi essere depolimerizzate o riportate a uno stato liquido dopo il processo di reticolazione. Alcune di queste resine epossidiche riciclabili sono state progettate per depolimerizzarsi attraverso specifici stimoli, come il calore o l'esposizione a certi prodotti chimici. L'idea dietro questi materiali è che, una volta depolimerizzati, possano essere riciclati. Ricerche sulle resine episodiche riciclate Le resine epossidiche sono ampiamente utilizzate in una varietà di applicazioni industriali in virtù delle loro ottime proprietà meccaniche di adesione e di resistenza chimica. Tuttavia, una delle principali sfide associate a queste resine è la difficoltà nel loro riciclo a causa della loro natura termoindurente. Diverse soluzioni di riciclo sono state proposte per risolvere il problema: Depolimerizzazione chimica Questo processo coinvolge l'uso di agenti chimici per rompere i legami crociati nella rete epossidica. Una volta depolimerizzate, le resine possono essere potenzialmente riprocessate. Reticolazione dinamica Alcune resine epossidiche sono state modificate per avere legami crociati dinamici che possono scambiarsi sotto determinate condizioni. Ciò significa che possono essere reticolate (indurite) e poi "de-reticolate" quando esposte a determinati stimoli come calore o luce. Riciclo meccanico Invece di cercare di depolimerizzare la resina, questo approccio si concentra sul triturare o frantumare il materiale epossidico indurito in particelle, che possono poi essere riutilizzate come riempitivi o rinforzi in nuovi compositi. Recupero di riempitivi e rinforzi In molti compositi epossidici, la matrice epossidica è solo una componente. Altri componenti, come fibre di carbonio o vetro, possono essere recuperati dal composto e riutilizzati. La ricerca in questo campo è in continua evoluzione. Mentre alcune di queste tecniche sono ancora in fase di sviluppo e potrebbero non essere commercialmente pronte o economicamente fattibili su larga scala, rappresentano comunque importanti passi avanti verso una maggiore sostenibilità nel campo dei materiali epossidici. Storia delle resine epossidiche Le resine epossidiche sono polimeri che sono diventati fondamentali in molte industrie per le loro eccezionali proprietà meccaniche, di adesione e di resistenza chimica. Ecco una breve storia delle resine epossidiche: Primi anni (1930-1940) Le resine epossidiche furono sviluppate per la prima volta negli anni '30. Il chimico svizzero Paul Schlack è spesso accreditato per aver realizzato la prima resina epossidica mentre lavorava per la società tedesca IG Farben. Poco dopo, negli Stati Uniti, la Devoe & Raynolds Company iniziò a sviluppare resine epossidiche basate su bisfenolo A e epossicloridrina. Seconda guerra mondiale Durante la seconda guerra mondiale, c'era un crescente bisogno di materiali ad alte prestazioni, e le resine epossidiche iniziarono a essere utilizzate in applicazioni militari. Anni '50 e '60 Dopo la guerra, la produzione e l'utilizzo delle resine epossidiche si espansero notevolmente. Furono sviluppati nuovi tipi di resine e indurenti, portando a una vasta gamma di proprietà e applicazioni. Durante questo periodo, le resine epossidiche divennero popolari come adesivi strutturali e come matrici per compositi rinforzati con fibra. Anni '70 La crescente consapevolezza ambientale portò alla ricerca di sistemi epossidici senza solventi e a basso contenuto di composti organici volatili (COV). Durante questo periodo, le resine epossidiche divennero anche fondamentali nella produzione di circuiti stampati. Anni '80 e '90 L'industria aerospaziale ha iniziato a utilizzare in modo significativo le resine epossidiche per compositi leggeri e ad alte prestazioni. La ricerca si concentrò anche sul miglioramento delle proprietà termiche e sulla riduzione delle tensioni interne durante la reticolazione. 2000 – Oggi Con la crescente necessità di materiali sostenibili, c'è stato un interesse nella ricerca di resine epossidiche riciclabili o biodegradabili. La tendenza alla miniaturizzazione in elettronica ha anche portato a resine epossidiche con proprietà specifiche per applicazioni come l'incapsulamento di semiconduttori. Oggi, le resine epossidiche sono onnipresenti in molte industrie, da quelle edilizie e navali, all'elettronica, all'aerospaziale, e oltre. Le continue innovazioni e la ricerca in questo campo continuano a espandere le potenzialità e le applicazioni di questi versatili materiali. Dove vengono impiegate le tesine epossidiche Le resine epossidiche sono utilizzate in una vasta gamma di applicazioni. Ecco alcune delle principali applicazioni delle resine epossidiche: Adesivi Questi polimeri sono notevolmente adesivi e sono utilizzati come collanti strutturali per molte applicazioni industriali. Possono aderire a una vasta gamma di materiali, compresi metalli, plastica, legno e ceramica. Rivestimenti Le resine epossidiche sono utilizzate per rivestire pavimenti industriali e commerciali, offrendo resistenza all'abrasione, resistenza chimica e una facile pulizia. Compositi Questi polimeri sono spesso utilizzati come matrice in compositi rinforzati con fibre, come quelli con fibre di carbonio o fibra di vetro. Queste applicazioni sono comuni in settori come l'aerospaziale, l'automotive e lo sport. Circuiti stampati Le resine epossidiche sono un componente fondamentale nella produzione di circuiti stampati utilizzati in elettronica. Protezione Le resine epossidiche sono utilizzate per proteggere componenti elettronici sensibili, isolandoli dall'ambiente esterno. Strutture marine Grazie alla loro resistenza chimica, le resine epossidiche sono utilizzate per la riparazione e la protezione di strutture marine, come scafi di barche. Riparazioni A causa della loro forte adesione e delle loro proprietà strutturali, le resine epossidiche sono spesso utilizzate per la riparazione di una varietà di oggetti, compresi quelli fatti di metallo, ceramica e legno. Attività dentistiche Alcuni tipi di resine epossidiche sono utilizzati in odontoiatria per riempimenti e adesivi. Arte e artigianato Le resine epossidiche trasparenti sono diventate popolari nell'arte e nell'artigianato, utilizzate per creare gioielli, mobili, opere d'arte e altri oggetti artistici. Strutture in calcestruzzo Le resine epossidiche sono utilizzate per la riparazione, il rafforzamento e la protezione delle strutture in calcestruzzo.
SCOPRI DI PIU'Quale è la situazione nel campo delle energie rinnovabili in Europa alla luce delle tensioni energetiche con la Russia?di Marco ArezioOramai è sotto gli occhi di tutti quale grave situazione si può creare quando uno stato, o un gruppo di essi come l’Europa per esempio, dipende a doppio filo da altre nazioni per un bene così assoluto come l’energia.La guerra tra Russia e Ucraina ha aperto gli occhi, improvvisamente, a chi dormiva tranquillamente e comodamente sui contratti del gas e del petrolio con la Russia, accorgendosi immediatamente che se un tuo fornitore strategico non vuole più fornirti o aumenta, con un gioco subdolo di domanda e offerta, il prezzo dell’energia, ti ritrovi come un re nudo. L’ Europa, paladina del verde e delle energie rinnovabili, ha perso molto tempo nel settore delle energie verdi, pensando che potesse impiegare molti più anni nella transizione energetica. Adesso è diventata una corsa ad ostacoli, stretti tra esigenze di avere a tutti i costi, è proprio il caso di dirlo, il gas e il petrolio e la necessità di spingere sull’incremento della produzione di energie rinnovabili. In questo articolo riportiamo con interesse l’intervista che Kyra Taylor ha fatto Sven Utermöhlen, presidente di WindEurope e CEO dell'eolico offshore presso RWE, che ci aiuta a capire la situazione europea delle rinnovabili. La Commissione europea punta ad almeno 60 gigawatt (GW) di produzione eolica offshore entro il 2030. Quali sono i piani di RWE per aumentare la capacità offshore in Europa? Quanti investimenti state facendo e quando vi aspettate che questi investimenti inizino a generare elettricità? Entro il 2030 investiremo 50 miliardi di euro lordi nel nostro core business, ovvero 50 miliardi di euro per la protezione del clima. L'eolico offshore è uno dei nostri punti focali nella nostra strategia di crescita: entro il 2030, intendiamo triplicare la nostra capacità eolica offshore pro-quota da 2,4 GW a 8 GW in tutto il mondo. Presto annunceremo il completamento del nostro parco eolico offshore Triton Knoll nel Regno Unito, inoltre abbiamo recentemente avviato i lavori di costruzione offshore per Kaskasi, al largo della costa tedesca. Questi parchi eolici offshore avranno una capacità installata totale di 1.200 MW e stiamo anche procedendo con il parco eolico offshore Sofia da 1,4 GW nel Regno Unito. Stiamo inoltre guidando un progetto di sviluppo eolico offshore di 10 GW con diritti offshore garantiti, ad esempio, il progetto da 1.000 MW Thor in Danimarca o FEW Baltic II in Polonia. Le nostre attività di sviluppo offshore sono concentrate nel Nord America, nella regione dell'Asia Pacifica e in mercati particolarmente interessanti in Europa. L'Unione Europea e gli Stati membri stanno aumentando i propri obiettivi nazionali, fornendo ulteriori opportunità di crescita. Paesi come Germania, Regno Unito e Paesi Bassi hanno aumentato i loro progetti offshore ed incrementeranno anche i volumi delle aste. Tutto ciò fornirà ulteriori opportunità di crescita e questo significa che amplieremo ulteriormente la nostra rete di energie rinnovabili e, in particolare, il nostro business eolico offshore. In totale, l'UE punta a far sì che il 40% del suo mix energetico sia fornito da fonti rinnovabili entro il 2030: il Parlamento europeo vuole addirittura puntare ancora più in alto, al 45%. Quale sostegno è necessario in termini di politica da parte dell'UE e dei governi nazionali per raggiungere questi obiettivi? Ciò che è di vitale importanza è che vengano messi in atto meccanismi che continuino a stimolare gli investimenti. Soprattutto nell'attuale situazione con la guerra in Ucraina, ci sono stress e tensioni sulla catena di approvvigionamento e sui prezzi delle materie prime. In generale è essenziale che, in primo luogo, le aste avvengano rapidamente perché i tempi di consegna sono relativamente lunghi nell'eolico offshore. Con le tempistiche nell'eolico offshore di solito comprese tra cinque e 10 anni, quei volumi aggiuntivi devono essere messi all'asta al più tardi nei prossimi due o tre anni, altrimenti nessuno di questi progetti aggiuntivi sarà operativo entro il 2030. Poi c'è un altro aspetto molto importante: i progetti e i regimi delle aste non dovrebbero essere basati solo su criteri finanziari o di prezzo, ma dovrebbero anche considerare criteri qualitativi, come la sostenibilità, la capacità dei partecipanti, la loro capacità di portare a termine questi progetti e il loro contributo all'economia europea. Questo è fondamentale per garantire che i progetti vengano realizzati. L'unica cosa che vediamo in una luce critica sarebbero le componenti di prezzo negative, soprattutto se non coperte, infatti questo comporterà aumenti di prezzo da parte dei consumatori. Diamo uno sguardo più approfondito agli ultimi sviluppi in Germania. Il cosiddetto “Pacchetto Pasquale” del governo tedesco è un altro passo verso una transizione energetica più rapida. Obiettivi di espansione significativamente più elevati per l'energia eolica onshore e offshore, nonché per il fotovoltaico, una maggiore velocità nell'espansione della rete e una nuova priorità assoluta per le energie rinnovabili. Ma ci devono essere miglioramenti quando si tratta delle condizioni di espansione offshore, in particolare, la componente di offerta negativa pianificata aumenterebbe semplicemente il costo dell'energia verde per i consumatori industriali, l'opposto di ciò di cui abbiamo bisogno. Inoltre, il percorso del “Contratto per differenza” per le aree pre-rilevate senza indicizzazione dell'inflazione e massimali di offerta restrittivi si scontrano con l'andamento dei costi attualmente imprevedibile nel settore delle materie prime. Inoltre, secondo lo stato attuale, l'elettricità verde proveniente da aree pre-rilevate per i parchi eolici offshore, non può essere commercializzata all'industria perché rimane intrappolata nel sistema del "Contratto per differenza". Grandi quantità di elettricità verde non sarebbero quindi affatto disponibili per l'industria. La decarbonizzazione del settore è una delle maggiori sfide sulla nostra strada per raggiungere gli obiettivi climatici europei e realizzare la transizione energetica. L'energia eolica offshore dovrebbe svolgere un ruolo centrale in questo. Durante questa conferenza, abbiamo sentito molte preoccupazioni sulla catena di approvvigionamento. Cosa state chiedendo all'Unione Europea e dai governi nazionali per risolvere questo problema? L'industria eolica è determinata a fornire risultati, anche in tempi difficili. Ma abbiamo più che mai bisogno delle giuste politiche di governo. I prezzi sono significativamente più alti al momento – in particolare i prezzi delle materie prime e il prezzo di alcuni componenti, come le parti in ghisa – e le previsioni sui prezzi sono diventate significativamente più incerte. In questo momento, è molto difficile per le aziende della catena di approvvigionamento prevedere dove andranno i prezzi, il che significa che se viene loro chiesto di fare offerte per la consegna tra quattro o cinque anni, è molto difficile prevederne i costi. Quindi i governi devono guardare a come questa incertezza, sul lato dei costi, può riflettersi nei sistemi di aste e potenzialmente sul lato delle entrate, perché anche semplicemente mettere il rischio sulle aziende che istallano e gestiscono gli impianti non funzionerà. Dobbiamo pensare a meccanismi che ci consentano di prendere decisioni di investimento, anche se queste incertezze sui costi sono ora molto più elevate e dobbiamo, assolutamente, considerare questo come un argomento a medio termine: non deve essere un problema a breve termine. Per quanto riguarda la filiera, questo bisogno di espandersi. Doveva farlo molto prima, anche senza la guerra in Ucraina e, probabilmente, ora ha bisogno di crescere ulteriormente a causa delle interruzioni dovute alla guerra. Ciò di cui la filiera ha bisogno sono investimenti e stimoli per espandere la base industriale in Europa. A parte queste preoccupazioni, quali sono le maggiori sfide che il suo settore deve affrontare in questo momento e quali soluzioni stai cercando? Garantire la sicurezza dell'approvvigionamento e diversificare l'approvvigionamento energetico sono le massime priorità, in particolare attraverso l'espansione delle energie rinnovabili. Per accelerare la produzione di energia eolica, le decisioni chiave devono essere prese ora. Per l'eolico onshore, i problemi di autorizzazione sono molto difficili nella maggior parte dei paesi. Queste tempistiche devono essere notevolmente ridotte e i percorsi attuativi devono anche essere semplificati: il nuovo governo tedesco ha appena pubblicato proposte per semplificare le autorizzazioni per l'eolico onshore. Molte delle loro proposte sembrano promettenti, ma misure simili devono essere adottate in tutta Europa per semplificare i processi di autorizzazione per l'eolico onshore. Naturalmente, questo ha anche a che fare con l'aumento dell'accettazione della popolazione locale. Come settore, dobbiamo lavorare fianco a fianco con le comunità locali e i comuni in cui operiamo. Per l'eolico offshore, l'accettazione da parte delle persone che vivono sulle coste non è il problema. Ma abbiamo delle sfide da risolvere per quanto riguarda le autorizzazioni, così dobbiamo intensificare il dialogo con le parti interessate per le stesse aree offshore, questo include il tema della protezione della natura e della coesistenza tra l'eolico offshore e altri utilizzatori del mare, come la pesca o la navigazione. Dobbiamo inoltre chiarire e semplificare alcune regole e procedure per garantire tempi più brevi per le valutazioni di impatto ambientale e la consultazione con i vari soggetti interessati. Abbiamo anche bisogno di una migliore comunicazione sugli effetti positivi dell'eolico offshore sull'ambiente, ad esempio, alcuni studi dimostrano che, dove sono in funzione parchi eolici offshore, dopo pochissimi anni la popolazione di alcune specie marine aumenta. Qual è stato l'impatto della guerra in Ucraina sull'introduzione delle rinnovabili? C'è preoccupazione su come potrebbe avere un impatto sul settore, ma c'è anche una maggiore spinta per le energie rinnovabili. Qual è la tua opinione? C'è una richiesta ancora più forte per una partenza più rapida e più ampia delle rinnovabili, perché il tema della sicurezza dell'approvvigionamento energetico e dell'indipendenza ha assunto una priorità significativa. Ed è vero, infatti, che le energie rinnovabili e l'eolico possono svolgere un ruolo molto importante nel garantire la sicurezza energetica. Il problema è che, almeno nel breve e medio termine, la guerra ha portato a interruzioni nella catena di approvvigionamento e all'aumento dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, l'industria eolica è determinata a fornire risultati e, noi di RWE, stiamo continuando ad espandere il nostro core business verde a pieno ritmo. Quanto è importante l'energia eolica come fonte di energia in Europa, vista la guerra in Ucraina? È di vitale importanza. Le energie rinnovabili, in generale, sono molto importanti per la sicurezza energetica e, l'energia eolica, è uno dei due grandi pilastri oltre al solare. Se si guarda al potenziale delle energie rinnovabili in tutta Europa, probabilmente l'energia eolica ha il ruolo più importante. Ovviamente, questo varia da paese a paese, infatti alcuni stati hanno una risorsa solare molto favorevole, ci sono poi altri paesi del nord e nord-ovest dell'Europa, per esempio, dove l'energia eolica gioca un ruolo ancora più importante. Così il Mare del Nord e il Mar Baltico in Europa sono i posti migliori per costruire l'eolico offshore rispetto ad altre aree del mondo. La combinazione di acque relativamente basse e un'eccezionale velocità del vento è unica. Questo è qualcosa che dobbiamo assolutamente utilizzare come Europa perché è un'opportunità unica. La Commissione Europea ha delineato il suo piano per ridurre la dipendenza dell'Europa dalla Russia, chiamato REPowerEU. Qual è il suo punto di vista? Pensa che sia buono? Pensa che serva di più? E quale può essere il vostro contributo come RWE? Accogliamo decisamente con favore l'iniziativa della Commissione europea e crediamo che sia la giusta direzione in cui andare. Quello che possiamo fare come RWE è realizzare la strategia Growing Green che abbiamo pubblicato l'anno scorso, con il nostro investimento di 50 miliardi di euro fino alla fine di questo decennio. La stragrande maggioranza di ciò andrà nelle energie rinnovabili, in particolare nell'energia eolica, sia in mare che in mare aperto. Un'altra pietra miliare importante per noi è l'avvio dei progetti sull'idrogeno il prima possibile. Portare avanti questa strategia è il nostro obbiettivo. Ovviamente, con l'aumento dei progetti per l'energia eolica e le energie rinnovabili nell'UE, cercheremo sicuramente di partecipare a queste ulteriori opportunità di crescita. Lei menziona il piano di RWE di investire nelle energie rinnovabili. Come saranno i prossimi dieci anni in termini di investimenti? Su quale tecnologia di energia rinnovabile vi state concentrando? L'attenzione alle energie rinnovabili è principalmente suddivisa in eolico offshore e onshore. C'è anche un elemento significativo sul solare fotovoltaico. Insieme, rappresentano il 90% degli investimenti complessivi nella strategia green. Il resto è sulla produzione di energia flessibile, idrogeno e stoccaggio. E qual è il rapporto tra progetti di combustibili fossili e rinnovabili nel portafoglio di RWE nel 2030? In RWE, stiamo guidando la transizione energetica più rapidamente rispetto alla maggior parte delle altre società, puntando allo zero netto entro il 2040. Abbiamo un percorso chiaro verso la neutralità climatica: stiamo gradualmente eliminando nucleare e carbone e continuiamo a investire in una crescita verde, che passerà all'idrogeno verde il prima possibile. Con la nostra vasta strategia di investimento e crescita, espanderemo la nostra capacità di generazione verde a 50 GW a livello internazionale entro il 2030. La nostra crescita è sostenibile: oltre il 90% dei nostri investimenti fino al 2030 confluirà in progetti sostenibili secondo la tassonomia dell'UE. Infine, lei è appena stato eletto presidente di WindEurope. Quali sono i tuoi obiettivi principali per questo? Sono onorato di essere stato eletto a rappresentare l'intera catena del valore dell'energia eolica in Europa, un'industria che contribuisce a costruire un futuro a basse emissioni di carbonio. Voglio aiutare l'industria eolica a superare questi tempi difficili, che sono infatti caratterizzati dall'enigma delle prospettive di crescita, forse i più grandi di sempre e probabilmente più grandi di quanto avessimo mai pensato. Allo stesso tempo, ci sono parti di questo settore e parti della catena di approvvigionamento la cui situazione, vista la guerra in Ucraina, è diventata ancora più complicata. WindEurope, in quanto associazione, ha bisogno di aiutare il settore a superare questa situazione instaurando il giusto dialogo con i responsabili politici, le parti interessate e la società, fornendo le giuste argomentazioni, le giuste informazioni, la giusta educazione nel nostro settore, in modo da raggiungere gli obiettivi che condividiamo con l'UE e i governi nazionali in tutta Europa.
SCOPRI DI PIU'Plastica Riciclata: Come Impiegare la Gas Cromatografia a Mobilità Ionica per la ricerca analitica degli odoridi Marco ArezioCome abbiamo ampiamente descritto in altri articoli, i cui links li troverete nella parte finale di questo intervento, il mondo delle plastiche riciclate o da riciclare, specialmente quelle che provengono dalla raccolta differenziata, definite da post consumo, hanno il problema di gestire la componente odorosa che si instaura all’interno della materia prima riciclata. Odori che provengono dalla composizione eterogenea della plastica nella fase di raccolta, dai processi di fermentazione dei residui organici incorporati nelle plastiche da riciclare, dalle acque di lavaggio non gestite in maniera corretta, dalla degradazione in fase di estrusione dei granuli, di plastiche mischiate a quelle principali e di sostanze chimiche assorbite dai contenitori durante la loro funzione di imballo, come i tensioattivi per esempio. La produzione di granuli riciclati fatta senza il controllo chimico della materia in ingresso, del controllo delle acque e dei materiali estrusi per la vendita, è come guidare nella notte a fari spenti. L’impegno delle risorse aziendali per acquistare la materia prima da riciclare, i costi di trasformazione, i costi logistici e quelli di vendita, potrebbero essere messi a rischio dall’impossibilità di produrre una materia prima in plastica riciclata che soddisfi le aspettative del cliente finale in fatto di odori. Il controllo analitico degli odori nelle materie di ingresso ci permettere di selezionare i fornitori, dividerli per categorie e stilare ricette di produzione che tengano conto dell’impronta odorosa dei prodotti in entrata. Lo stesso controllo analitico verrà utilizzato per controllare il processo di produzione e la formulazione corrette di ricette, non solo dal punto di vista tecnico estetico, ma anche odorifero, per dare al cliente finale una qualità in più sempre più ricercata dal mercato. E, infine, il commerciale può serenamente proporre un granulo che ha una patente per l’odore, non opinabile o discutibile attraverso altri nasi, soprattutto da quelli che sono addetti all’acquisto del granulo prodotto, ma attraverso una certezza fornita da un’analisi chimica dei componenti odorosi presenti nel prodotto. Come funziona questa tecnologia da laboratorio? La tecnologia alla base della strumentazione di cui stiamo parlando è la GC IMS (Gas Cromatografia a mobilità ionica). Questa tecnologia si applica alle sostanze organiche volatili provenienti da uno spazio di testa statico generato in condizione standardizzate. Una colonna gas cromatografica permette il frazionamento preliminare delle sostanze volatili introdotte prima della entrata nel cuore dello strumento. Il cuore dello strumento è costituito da un tubo metallico di 9,8 cm al cui interno viene creato un campo elettrico di 5.000 Volt; le sostanze volatili provenienti dalla colonna cromatografica vengono ionizzate tramite una sorgente contenente trizio (una sostanza radioattiva a bassa intensità). Il processo di ionizzazione avviene a pressione ambiente e si basa sull’interazione fra l’acqua presente in tracce nel gas di azoto che fa da “carrier”: Il processo chimico-fisico di ionizzazione è tale per cui le sostanze volatili organiche come alcoli, aldeidi, chetoni, acidi carbossilici composti aromatici, ammine, tioli , composti alogenati , etc , vengono caricati elettricamente e rese quindi rilevabili dalla piastra di Faraday posta alla fine del tubo di volo. Le sostanze sopracitate sono quelle responsabili degli “odori “che vengono percepiti dall’ olfatto umano: va segnalata la “estrema sensibilità” del sistema di rilevazione che raggiunge il livello delle parti per miliardo (ppb). Il naso elettronico è quindi costituto da un rilevatore GC IMS, con accoppiato un autocampionatore che ha il compito di riscaldare i flaconi di vetro da 20 ml in cui si trovano le sostanze (liquide o solide) che sviluppano le sostanze volatili. La modalità di esecuzione delle analisi è estremamente semplice, dato che non vi è alcuna preparazione del prodotto da analizzare. Nel settore delle plastiche riciclate o da riciclare è veramente semplice preparare i campioni ed ottenere i tests. Il risultato analitico è costituito da un diagramma a tre dimensioni come una carta geografica delle montagne: la “carta geografica” indica il tempo di eluizione dalla colonna cromatografica, il tempo di volo e l’intensità del segnale di ogni singola sostanza organica volatile. Questa strumentazione permette quindi di confrontare in maniera “oggettiva“ delle plastiche riciclate che emettono delle sostanze organiche volatili percepibili all’ odorato.Categoria: notizie - tecnica - plastica - riciclo - gascromatografia a mobilità ionica - odori Links Utili:GRANULO IN PLASTICA RICICLATA DA POST CONSUMO CON CERTIFICAZIONE DELL’ODORE CONTROLLO ANALITICO DEGLI ODORI NEL SETTORE DEL RICICLO ODORI NEI POLIMERI RICICLATI: COME AFFRONTARE IL PROBLEMA? ODORI NELLA PLASTICA: CONTROLLARE LA FILIERA PER EVITARE CONTESTAZIONIINFO SULLA MACCHINA
SCOPRI DI PIU'Robert Hooke il precursore della reologia dei polimeridi Marco ArezioSebbene la reologia non sia un concetto applicabile solo alle materie plastiche e, quindi al mondo dei polimeri, ma spazi anche nel settore farmaceutico, alimentare, delle gomme e della ceramica, la reologia applicata ai polimeri plastici ha una componente importante nelle applicazioni di tutti i giorni.E’ evidente che nel 1678 non esistevano i polimeri plastici, ma la storia ci ha insegnato a fare tesoro degli studi e delle scoperte che uomini brillanti, come Robert Hooke, hanno realizzato nella loro vita e che, le conclusioni scientifiche da loro sperimentate, come la legge di Hook, inerente ai comportamenti elastici delle materie prime, ci accompagnano ancora oggi. Robert Hook nasce il 18 Luglio del 1635 in Inghilterra presso Freshwater, nell'Isola di Wight, da una famiglia di umili origini, dove il padre esercitava la sua professione come curato della locale parrocchia. Di salute cagionevole si dimostrò molto incline alla pittura tanto che, nel 1648, alla morte del padre, si trasferì a Londra e andò a lavorare come apprendista presso la bottega del pittore Peter Lely, frequentando comunque la scuola che lo portò nel 1653 all’università di Oxford. Nel 1662 fu assunto alla Royal Society con un ruolo inedito per l’epoca, in quanto fu il primo scienziato ad eseguire esperimenti tecnici con un regolare contratto di lavoro. Nel suo mansionario c’era il compito di eseguire settimanalmente degli esperimenti scientifici da mostrare durante le riunioni dei soci della Royal Society. La sua attività di ricerca e di sperimentazione lo portò al vertice della società scientifica in cui lavorava, ma si attrasse le invidie e le divergenze da parte di altri scienziati, uno tra questi fu Newton. Tra le molteplici attività scientifiche svolte, dimostrò il comportamento elastico della materia, coniando un insieme di teorie che sono racchiuse nella legge di Hook, a lui intitolata. Nel 1678 Hook arrivò a dimostrare che un corpo elastico, quale ad esempio una molla, subisce una deformazione direttamente proporzionale alla forza ad esso applicato. Nel corso degli anni successivi molti scienziati lavorarono, migliorarono e sperimentarono, nuovi concetti sul comportamento elastico della materia, come la legge di Newton sulla viscosità nel 1687, il concetto di viscoelasticità da James Clerk Maxwell nel 1868, l’effetto delle sollecitazioni composte dei materiali a cura di Ludwig Boltzmann nel 1878, fino ad arrivare nel 1920 quando viene fondata la società di reologia dagli scienziati Eugene C. Bingham, Wolfgang Ostwald, Ludwig Prandtl e Markus Reiner. Nel mondo odierno dei polimeri vergini e riciclati i comportamenti reologici sono di primaria importanza per poter realizzare ricette corrette, per trasformare le materie prime attraverso lo stampaggio, l’estrusione, il soffiaggio, la termoformatura e per creare articoli apprezzabili sia dal punto di vista estetico che meccanico. Categoria: notizie - tecnica - plastica - reologia - polimeri - storia
SCOPRI DI PIU'Nell’era del boom economico, il 1963 segna una data importante per un’azienda lungimirante che pensava fuori dagli schemidi Marco ArezioI primi anni ’60 la plastica iniziava a compiere i primi e decisivi passi che avrebbero poi caratterizzato lo sviluppo economico e sociale del secolo scorso. Pochi anni prima Giulio Natta aveva ottenuto il Nobel per la chimica per le sue ricerche che lo portarono alla scoperta del polipropilene. I Caroselli nella TV in bianco e nero di allora magnificavano i molteplici usi del Moplen, con il quale si potevano realizzare contenitori leggeri, resistenti e colorati, perfettamente in grado si sostituire quelli fatti in lamiera verniciata, pesanti e che potevano arrugginirsi. Nella sale cinematografiche, intanto, gli italiani si appassionavano al Gattopardo. È infatti nel 1963, come abbiamo detto, in pieno boom economico, che grazie all’intuizione e ad una visione illuminata di Innocente Caldara e del cognato Mario Pontiggia, nasce la “Pontiggia & Caldara” che sessant’anni più tardi sarebbe diventata la Caldara Plast che conosciamo oggi. Il Sig. Innocente girava instancabilmente l’Italia con il suo camion, un OM Tigrotto, in un periodo di grandi innovazioni in tutti i settori. È in questo scenario, in un’Italia in grande fermento, in cui tutti gli scantinati di Milano erano occupati da qualche laboratorio dove si produceva “qualcosa”, che Innocente Caldara vide due residui plastici che molte industrie eliminavano, una risorsa da riutilizzare e riportare a nuova vita. Erano solo gli anni Sessanta ma questa è l’idea che oggi sta alla base dell’economia circolare. In quei primi faticosi ma emozionanti anni, l’azienda faceva trasporti per varie società situate nella provincia di Lecco, operanti nella distillazione del metacrilato, portando il monomero ai clienti di queste ditte. Il modus operandi era semplice ma efficace: da queste ditte che producevano lastre di metacrilato venivano ritirati gli scarti prodotti e, successivamente, gli stessi venivano venduti alle aziende che si occupavano di distillazione. Con l’evoluzione del mercato e dei materiali, (erano anni di gran fermento nell’industria dei polimeri), al metacrilato trattato inizialmente si aggiunsero presto anche gli scarti di Policarbonato, dell’ABS, della Poliammide e del Polistirolo. Così, anche l’azienda, come il mercato, stava cambiando. Negli anni Settanta venne costruito, non con pochi sacrifici, il capannone di Caslino d’Erba, paese d’origine della famiglia Caldara, necessario ormai per contenere tutti gli scarti ritirati. Qui vennero posizionati i primi mulini acquistati per macinare le diverse tipologia di materiali, e stoccare il macinato pronto da rivendere in Italia ma anche all’estero. Giungono in fretta gli anni Novanta e la ditta diventa “Innocente Caldara snc”. Accanto al Sig. Innocente inizia a lavorare a 17 anni il figlio Attilio, il secondo dei suoi figli, che si occupa della macinazione degli scarti. Anche Massimiliano, il figlio maggiore, lascia la società in cui lavorava ed entra nell’azienda di famiglia. Avendo la patente per guidare il camion si alterna al papà nella guida del nuovo Iveco 190, anche lui girando l’Italia recuperando scarti di polimeri da avviare alla macinazione. Nel 1994, il terzo figlio, Alessandro, si unisce ai fratelli e al padre occupandosi anche lui di trasporti e macinazione. A supportare tutto questo gran lavoro negli uffici arriva Ester, che si occupa di amministrazione e contabilità e che affianca la Sig.ra Angela, moglie del Sig. Innocente, che da sempre, con costanza e rigore, tiene le fila della parte amministrativa dell’azienda. Ora, che la quantità di scarti aumenta, sorge un dubbio ai Caldara “ma che ce ne facciamo di tutti questi scarti acquistati e macinati? Sono belli, colorati, perfino simpatici, gli ambientalisti non sono ancora intervenuti gridando che la plastica è uno dei mali del mondo, ma nel nostro magazzino incominciano a diventare un po' troppi.” E allora? Internet e il web ancora non esistevano... così si incominciò con il telefono e le pagine gialle a trovare potenziali clienti a cui interessassero le plastiche macinate, e altri potenziali fornitori da cui acquistare scarti di lavorazione. Massimiliano, approfittando di uno stop forzato a seguito di un incidente in moto, iniziò a stare al telefono e ad occuparsi in prima persona della ricerca di clienti e dei rapporti con i fornitori. Siamo negli anni Novanta e in Caldara è già iniziata l’era dell’economia circolare. Continua… Traduzione automatica. Ci scusiamo per eventuali inesattezze. Articolo originale in Italiano.Fonte: Caldara
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