OMBRE DI AMBIZIONE. CAPITOLO 5: VERITÀ NASCOSTE

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rMIX: Il Portale del Riciclo nell'Economia Circolare - Ombre di Ambizione. Capitolo 5: Verità Nascoste
Sommario

Il racconto a puntate, ambientato negli anni '50, riguarda il furto a Milano e le indagini della polizia, di una ricetta brevettata sul Polipropilene.

- Capitolo 5: Verità Nascoste

Il Caso della Formula del Polipropilene Perduta a Milano.

Capitolo 5: Verità Nascoste

di Marco Arezio

Mentre Marini e Conti lasciavano l'ufficio del questore, sentivano il peso della responsabilità sulle loro spalle, ma anche la soddisfazione di un lavoro svolto con onore e competenza.

La fiducia e l'elogio del questore non erano solo un riconoscimento del successo nel caso di Sartori, ma un incentivo a continuare con la stessa passione e integrità in tutte le sfide future.

Il giorno seguente all'arresto di Enrico Sartori, il commissario Lucia Marini e l'ispettore Carlo Conti si ritrovarono nel cuore pulsante della questura di Milano, pronti a confrontarsi con l'uomo che speravano potesse chiudere definitivamente il caso del furto della formula del polipropilene.

La stanza degli interrogatori era spoglia e funzionale, illuminata da una luce fredda che non lasciava spazio a ombre o segreti. 

Sartori sedeva di fronte a loro, le mani ammanettate davanti, l'espressione un misto di rassegnazione e sfida.

"Enrico Sartori," iniziò Marini, la sua voce calma ma ferma, "abbiamo raccolto prove schiaccianti della tua partecipazione al furto della formula del professor Ferrari. Ma ci sono ancora tanti pezzi di questo puzzle che non tornano. Perché? Perché hai fatto una cosa del genere?"

Marini proseguì. "abbiamo bisogno di sapere dove si trova la formula. È l'ultimo tassello che ci manca per chiudere questo caso. Aiutaci a mettere a posto questo pezzo."

Sartori alzò lo sguardo, fissando Marini negli occhi. "Commissario, sono stato un folle, lo ammetto. Ma non credo che possiate capire la pressione, l'umiliazione di essere sempre il secondo, di vivere all'ombra di un genio come Ferrari."

Conti, con un cenno di intesa a Marini, prese la parola. "Capisco la frustrazione, ma c'è una grande differenza tra sentirsi sottovalutato e commettere un crimine. Hai messo a rischio la tua carriera, la tua vita. Ne è valsa la pena?"

Sartori, visibilmente in lotta con sé stesso, rimase in silenzio. Marini, decisa a spingere oltre, aggiunse: "Pensaci, Enrico. Questa non è solo una questione di legge; è una questione di etica, di responsabilità verso la comunità scientifica e verso te stesso."

Il silenzio di Sartori si prolungò, fino a quando, con un sospiro pesante, parlò. "Non posso... Non posso dirvi dove si trova. Mi hanno minacciato, hanno detto che se parlassi..."

Marini inclinò la testa, mostrando comprensione e determinazione. "Chi ti ha minacciato, Enrico? Chi altri è coinvolto? La tua sicurezza è la nostra priorità, ma devi fidarti di noi."

Sartori agitò nervosamente le mani, l'ansia evidente. "È più grande di me, commissario. Non è solo la formula, è tutto ciò che essa rappresenta. Non so se posso..."

"Enrico," intervenne Marini, la voce più morbida, cercando di raggiungerlo a un livello personale, "pensa al motivo per cui sei diventato scienziato. Per contribuire al progresso, per fare la differenza. Questo è il momento di dimostrare quel valore."

"Enrico," riprese Marini, con una nota di impellenza nella voce, "hai detto di essere stato minacciato. Da chi? Perché hanno così tanto interesse nella formula del polipropilene?"

Sartori, chiaramente combattuto, si passò una mano tra i capelli, guardando il tavolo come se potesse trovare le parole giuste incise nel legno. 

"Commissario, è complicato. Non si tratta solo di una persona, ma di un'intera organizzazione."

Marini si appoggiò in avanti, interessata. "Un'organizzazione? Puoi dirci di più?"

"Si chiamano 'I Custodi dell'Ombra'," svelò Sartori con voce appena udibile, quasi temesse che pronunciare quel nome potesse invocare i suoi persecutori.

"Sono... sono un gruppo che crede nella supremazia della scienza sopra ogni cosa, a qualsiasi costo. Mi hanno avvicinato mesi fa, interessati alla mia ricerca, ma non avevo capito fino a che punto sarebbero arrivati."

"Commissario, 'I Custodi dell'Ombra' non sono semplici criminali," iniziò Sartori, la sua voce carica di un misto di timore e risolutezza.

"Si presentano come un'élite di scienziati, industriali e intellettuali che credono nella scienza come l'unico vero potere capace di cambiare il mondo. Ma il loro modo di perseguire questo ideale... è distorto."

Marini, assicurandosi di registrare ogni parola, chiese: "In che modo, Enrico? Cosa fanno esattamente?"

"Manipolano la ricerca scientifica a loro vantaggio, finanziando progetti che solo loro ritengono validi e, in molti casi, eticamente discutibili. 

Usano la scienza non per il bene dell'umanità, ma come strumento di controllo e potere," continuò Sartori, il disgusto per quelle azioni evidente nel suo tono.

Conti, cercando di capire meglio la struttura dell'organizzazione, intervenne: "Hai detto che sono un'élite. Chi sono i membri di questo gruppo? Come operano?"

Sartori prese un momento per raccogliere i suoi pensieri. "I membri sono anonimi, conosciuti solo attraverso pseudonimi.

Si incontrano segretamente, discutendo di finanziamenti, direzioni di ricerca, e... di come eliminare ostacoli o concorrenza. 

Ho avuto contatti con uno di loro, che si fa chiamare 'Il Custode'. È lui che mi ha avvicinato, offrendomi sostegno finanziario per la mia ricerca in cambio della mia... 'collaborazione'."

Marini, sempre più preoccupata per l'ampiezza e la pericolosità dell'organizzazione, chiese: "E la minaccia alla tua famiglia? È stato 'Il Custode' a orchestrarla?"

"Sì," confermò Sartori, con un filo di voce. "Quando ho iniziato a esitare, a dubitare delle loro vere intenzioni, hanno mostrato di sapere tutto di me. Di noi. 

Era un avvertimento chiaro: o collaboravo senza fare domande, o avrebbero pagato le conseguenze."

L'atmosfera nella stanza divenne ancora più pesante, mentre Marini e Conti si rendevano conto della sfida che avevano davanti.

Non solo dovevano recuperare la formula e proteggere Sartori, ma ora si trovavano a dover smantellare una rete di potere che minacciava di corrompere l'essenza stessa della ricerca scientifica.

"Enrico, quello che hai fatto oggi è di fondamentale importanza," disse Marini, cercando di trasmettere un senso di solidarietà e sostegno.

"Non solo ci hai aiutato a capire meglio con chi abbiamo a che fare, ma ci hai dato un punto di partenza per proteggere te e la tua famiglia. E ti assicuro, smantelleremo 'I Custodi dell'Ombra'."

Conti, che fino a quel momento aveva osservato in silenzio, intervenne. "E perché hanno minacciato te, Enrico? Cosa volevano esattamente dalla formula?"

Sartori inghiottì a fatica, la paura evidente nei suoi occhi. "Volevano usarla per finanziare le loro operazioni. 

La formula del polipropilene ha un enorme potenziale commerciale, e loro... loro volevano sfruttarla per espandere la loro influenza."

Marini annotò rapidamente queste informazioni. "E la minaccia? Come ti hanno fatto sentire in pericolo?"

"Mi hanno mostrato... delle foto," confessò Sartori, la voce rotta dall'emozione. "Foto di mia sorella, dei miei nipoti, con un messaggio chiaro: se non avessi collaborato, loro avrebbero sofferto."

Un pesante silenzio cadde sulla stanza. Marini sentiva un misto di rabbia e compassione per l'uomo di fronte a lei, intrappolato in una situazione apparentemente senza via d'uscita.

"Enrico, faremo tutto il possibile per proteggere te e la tua famiglia," promise Marini, con fermezza. "Ma abbiamo bisogno di tutto quello che sai su 'I Custodi dell'Ombra'. Nomi, luoghi, qualsiasi cosa possa aiutarci a fermarli."

Con un profondo respiro, Sartori annuì, capendo che la sua collaborazione era l'unico modo per sfuggire all'oscurità che lo aveva avvolto.

Marini annuì, segnando la svolta nell'interrogatorio. "Grazie, Enrico. Faremo in modo che tu sia protetto. Ora, parliamo di questa chiave."

Sartori, con gli occhi fissi sul tavolo, sembrava lottare con se stesso. "Commissario, la chiave... è complessa. Non è semplicemente una password o un codice. È... è una sequenza di reazioni chimiche, qualcosa che solo io posso completare."

Marini, sorpresa da questa rivelazione, cercò di capire meglio. "Vuoi dire che la chiave è in realtà un procedimento scientifico?"

"Esatto," confermò Sartori, alzando lo sguardo. "Ho criptato la formula in modo che solo chi conosce esattamente le reazioni chimiche necessarie possa decifrarla. È stata una misura di sicurezza contro... contro eventuali furti."

Conti, che aveva seguito la conversazione in silenzio, intervenne: "E tu saresti disposto a condurre questo procedimento per noi? A decifrare la formula?"

Sartori esitò, poi annuì lentamente. "Sì, ma non qui. Dobbiamo farlo in un laboratorio, con le attrezzature adatte. E... e devo ammettervi, ho paura. 'I Custodi dell'Ombra' non si fermeranno facilmente."

Marini posò una mano sul tavolo, cercando di trasmettere sicurezza. "Enrico, ti garantiamo la massima protezione. Questo è importante non solo per te, ma per l'intera comunità scientifica. Dobbiamo agire, e lo faremo con ogni precauzione possibile."

Sartori chiuse gli occhi, come per raccogliere il coraggio necessario. Poi, lentamente, iniziò a parlare, fornendo l'indirizzo di un piccolo laboratorio alle periferie di Milano dove aveva nascosto la formula.

Mentre l'interrogatorio proseguiva, con Sartori finalmente disposto a collaborare, Marini sentiva un misto di sollievo e preoccupazione. 

Avevano un punto di partenza per recuperare la formula, ma sapeva anche che il cammino verso la verità era ancora lungo e pieno di ostacoli.

"Commissario," Sartori alzò lo sguardo, un barlume di speranza nei suoi occhi, "grazie. Mi dispiace, per tutto."

Dopo aver ottenuto le informazioni necessarie, Marini e Conti si alzarono, pronti a recuperare la formula.

Mentre uscivano dalla stanza, Marini si fermò un istante sulla soglia, voltandosi verso Sartori. "Enrico, ricorda che la grandezza di un uomo non si misura dai suoi successi, ma da come affronta i suoi fallimenti."

Lasciando Sartori ai suoi pensieri, Marini e Conti si avviarono verso il laboratorio indicato, consapevoli che stavano per chiudere un capitolo importante ma turbolento della loro carriera.

La ricerca della formula era stata molto più di un semplice caso da risolvere; era stata una lezione su quanto profondamente le passioni umane possano influenzare le scelte, per il bene o per il male.

Il viaggio verso il laboratorio fu breve, ma carico di aspettative. Entrambi sapevano che, una volta recuperata la formula, avrebbero potuto finalmente offrire al professor Ferrari e alla comunità scientifica milanese un po' di pace.

Tuttavia, le ombre lasciate da questo caso nelle loro anime sarebbero rimaste a lungo, ricordandogli il prezzo della verità e della giustizia.

Il commissario Lucia Marini e l'ispettore Carlo Conti si trovavano di fronte al vecchio laboratorio abbandonato che Sartori aveva indicato come nascondiglio della formula del polipropilene. 

La struttura, avvolta da rampicanti e con le finestre infrante, sembrava più un relitto del passato che un luogo di scoperte scientifiche.

"Questo posto mi dà i brividi," commentò Conti, scrutando l'edificio con una torcia.

Marini annuì, la sua espressione tesa. "Concentriamoci sul compito. La formula deve essere qui dentro. Sartori non aveva motivo di mentirci a questo punto."

Avevano organizzato una squadra di perquisizione, includendo agenti specializzati e due scienziati del laboratorio di MilanTech, il dottor Bianchi e la dottoressa Rossi, per assistere nella ricerca e nell'identificazione della formula.

Il gruppo entrò cautamente nel laboratorio, i fasci delle loro torce che danzavano tra le ombre, rivelando corridoi polverosi e stanze piene di attrezzature vecchie e documenti sparsi. 

Ogni passo faceva risuonare i loro movimenti in un eco spettrale.

"Dividiamoci," suggerì Marini. "Io e il dottor Bianchi prenderemo il piano di sopra. Conti, tu e la dottoressa Rossi controllate il seminterrato. Gli altri agenti possono esaminare il piano terra. Comunicate qualsiasi scoperta."

Mentre esploravano, Marini non poté fare a meno di notare come il tempo e la negligenza avessero trasformato quel luogo un tempo all'avanguardia in una tomba del progresso.

Il dottor Bianchi, mentre scartavano tra vecchie provette e appunti, esclamò: "È incredibile pensare che qualcuno possa aver nascosto qui qualcosa di così prezioso come la formula del polipropilene."

Marini annuì. "Le persone a volte scelgono i luoghi più improbabili per nascondere i loro segreti," rispose, continuando a cercare.

Nel frattempo, nel seminterrato, Conti e la dottoressa Rossi affrontavano difficoltà diverse. L'umidità aveva rovinato molte delle vecchie registrazioni e documenti, rendendo la ricerca ancora più complicata.

"Qui è tutto marcio," lamentò Rossi, sollevando un fascio di carte che si disintegrò al tocco. "Trovarci qualcosa di intatto sarà un miracolo."

Conti, però, rimase ottimista. "Continuiamo a cercare. Potrebbe esserci una cassaforte o un nascondiglio segreto."

Dopo ore di ricerca meticolosa e molti vicoli ciechi, fu Marini a scoprire, dietro una falsa parete nel suo settore di ricerca, una cassaforte nascosta. 

Con l'aiuto degli agenti, riuscirono ad aprirla, trovandovi all'interno una piccola casserei a di legno protetta da una un panno rosso. 

"Potrebbe essere questa," disse Marini, un filo di speranza nella voce.

Il gruppo si riunì per esaminare il contenuto della cassettina, e quando la micro pergamena fu aperta, rivelarono dettagliate note di laboratorio e, infine, la formula criptata del polipropilene.

"Trovata!" esclamò la dottoressa Rossi, quasi non credendo ai propri occhi.

La formula era stata criptata, con un messaggio lasciato da Sartori che indicava che solo lui conosceva la chiave per decifrarla.

"Furbo, Sartori," mormorò Marini.

Mentre facevano ritorno alla questura, Marini e Conti sapevano che il loro lavoro non era finito. Dovevano confrontare Sartori per l'ultima volta, per ottenere ciò che era stato tanto faticosamente cercato.

"Un passo alla volta, Lucia," disse Conti, vedendo la determinazione negli occhi del suo commissario. "Risolveremo anche questo enigma."

E così, mentre Milano si avvolgeva nel manto della notte, Marini e Conti si preparavano per l'ultimo atto di una lunga indagine, consapevoli che ogni mistero nasconde chiavi inaspettate, pronte a essere scoperte.


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